Literatura académica sobre el tema "Poesia umanistica"

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Artículos de revistas sobre el tema "Poesia umanistica"

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Barbalato, Beatrice. "Rita Levi Montalcini". Mnemosyne, n.º 7 (15 de octubre de 2018): 20. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i7.13813.

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Resumen
Tre tratti principalmente si rilevano negli scritti autobiografici di Rita Levi Montalcini : a) Il rapporto con la cultura umanistica : RLM impiega un vocabolario ricco di metafore letterarie e riferimenti pittorici quando spiega il suo lavoro scientifico ; b) la concezione di un temporalità differente per le humanitas e per il lavoro nelle scienze neurobiologiche : per la ricerca scientifica tesse l’elogio dell’imperfezione : la scienza è porosa, permeabile, contrariamente all’etica che è necessaria, non arbitraria ; c) all’etica RLM attribuisce un respiro lungo e duraturo, alla scienza una temporalità più breve, legata alla sperimentazione, e segnata dal fato. Encomiando i compagni di percorso - tra cui Primo Levi - il loro impegno politico (in senso ampio), mai differito, il loro essere di roccia RLM li associa alla bellezza e cristallinità della poesia, evocando in Sott’olio contro vento Yeats, Rilke, e le composizioni poetiche degli stessi protagonisti di cui scrive. Il dialogo fra scienza e humanitas è il nucleo fondativo della visione che offre anche di se stessa.
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Bortoletti, Francesca. "La voce dei poeti alla corte aragonese. La festa e il teatro". Quaderni d'italianistica 36, n.º 1 (27 de enero de 2016): 13–62. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v36i1.26273.

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Resumen
Nella Napoli dei Re d’Aragona (1442–1504) le presenze della poesia orale nei luoghi dell’intrattenimento umanistico e del teatro aragonese giocano un ruolo determinante nel cerimoniale cortigiano e nelle strategie di politica culturale del Regno Aragonese. Il presente studio mira a rintracciare esempi di scritture, storie e materiali legati a una recitazione estemporanea replicabile in diverse occasioni di cerimoniali di corte o degli episodi politici. Una recitazione che non può essere compresa se non messa in relazione con una visione unitaria della festa di corte che qui si propone di investigare attraverso le presenze della voce del ‘nuovo’ poeta umanista — diplomatico e oratore, storico e cerimoniere, poeta e performer — e delle sue pratiche dicitorie e recitative nella società di corte.
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Eadie, Loren. "Porcelio de’ Pandoni: L'umanista e i suoi mecenati. Momenti di storia e di poesia. Antonietta Iacono. Latinae Humanitatis Itinera Nova: Collana di Studi e Testi della Latinità medievale e umanistica 3. Naples: Paolo Loffredo, 2017. 290 pp. €13.50." Renaissance Quarterly 72, n.º 2 (2019): 587–88. http://dx.doi.org/10.1017/rqx.2019.129.

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Giardina, Simona y Antonio G. Spagnolo. "Storie di medici e malati nell’arte e nella letteratura: un approccio narrativo alla Storia della Medicina nelle Facoltà mediche / Stories of doctors and patients in art and literature: a narrative approach to the History of Medicine in the Medical Faculty". Medicina e Morale 66, n.º 1 (15 de marzo de 2017): 11–30. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2017.473.

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Resumen
Negli ultimi trent’anni anche nell’ambito della Storia della medicina si è accentuato un approccio narrativo, soprattutto nei Paesi anglosassoni. L’attenzione viene centrata sull’essere umano, sulle relazioni interpersonali, sulla storia individuale piuttosto che su quella collettiva. Tale prospettiva si avvale del contributo privilegiato della scrittura (il romanzo, la poesia, il teatro, le favole, i diari, gli epistolari) e di quello evocativo dell’arte. In primo piano l’esperienza di vita di medici e malati, ma anche di familiari, colta attraverso il processo empatico che l’opera suscita nel lettore/osservatore. La malattia è quindi vista come condizione esistenziale. Lo storico Roy Porter definisce questa prospettiva “the history from below” e ritiene possa essere utile nel ricostruire gli aspetti antropologici della malattia “from the patients’ point of view”. Lo studente di medicina “immergendosi” nelle storie di medici e malati del passato acquisisce la capacità di capire non solo la malattia ma di sentire l’esperienza del malato (empatia). Le storie aiutano a focalizzare ciò che manca o è andato perduto nella pratica medica, stimolano l’introspezione personale perché spingono a riflettere non sulle abilità pratiche (competenza tecnica) ma su se stessi, sulle proprie emozioni. Il linguaggio denotativo non esaurisce tutta la realtà umana perché «la medicina è contemporaneamente scienza naturale e scienza umanistica. Il chiarire e il comprendere sono necessari allo stesso modo» (D. Von Engelhardt). ---------- In the last thirty years a narrative approach has become more noticeable even in the field of the History of Medicine, above all in English speaking countries. Attention is concentrated on the human being, on interpersonal relations, on the history of the individual rather than on the collective body. This narrative approach privileges the individual as a person, rather than the group, a methodology that uses the contributions of literature (the novel, poetry, theatre, fables, diaries, letters) as well as the evocative approach of the arts. In the foreground are the life experiences of doctors and patients, also of close relatives, evinced by the empathic process that a work of art fuels in the reader or observer. Sickness is viewed as an existential condition. The historian, Roy Porter, defines this perspective as ‘the history from below’ and maintains that it can be useful in reconstructing the anthropological aspects of sickness from the patient’s point of view. By emerging himself in the stories of doctors and patients of the past, the medical student acquires the ability to understand not only the sickness but to feel the experience of the patient (empathy). Medical stories help to focalize what is missing or has been lost in medical practice, stimulating personal introspection, because these stories urge reflection not on technical competence but on themselves and on their own emotions. The denotative language does not diminish all human reality because «medicine is contemporaneously natural and humanistic science. Clarifying and understanding are both necessary in the same way» (D. Von Engelhardt).
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Föcking, Marc. "Dante pfeifen". Deutsches Dante-Jahrbuch 94, n.º 1 (23 de septiembre de 2019): 37–56. http://dx.doi.org/10.1515/dante-2019-0003.

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Resumen
Riassunto Due testi dell’immediato contesto della congiura dei Pazzi del 1478 dimostrano che la popolarità della Commedia, testimoniata da Franco Sacchetti e Leonardo Bruni, potrebbe essere stata strumentalizzata nella Firenze del Quattrocento, nel momento in cui si trattava di discreditare gli oppositori politici in una situazioni di crisi. Il Coniurationis commentarium di Angelo Poliziano e la poesia in terzine »Questo è il tradimento della morte di Giuliano« utilizzano entrambi il tema del traditore degli ultimi due canti dell’Inferno. Entrambi i testi presentano così i Pazzi come i nuovi Bruto, Cassio e Giuda e fanno uso del ›Dante popolare‹ per convincere il popolo fiorentino della legittimità del potere mediceo. La raffinatezza del Commentarium di Poliziano, in contrasto con la poesia in terzine più popolare, sta però nella combinazione di due discorsi sui traditori che si intensificano a vicenda, quello della Commedia e quello del De Coniuratione Catilinae di Sallustio, attraverso il quale egli non solo combina la condanna metafisico-dantesca con un verdetto di stampo intramondano ed umanistico, ma può anche mettere in scena l’unità indissolubile del popolo e dell’élite fiorentina contro i cospiratori e i loro sostenitori.
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Di Brazzano, Stefano. "Il transito degli Argonauti nell’Adriatico settentrionale nella poesia latina umanistica friulana e giuliana". Gaia revue interdisciplinaire sur la Grèce Archaïque, n.º 25 (19 de julio de 2022). http://dx.doi.org/10.4000/gaia.2857.

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"Francesco Stella, ed., La scrittura infinita: Bibbia e poesia in età medievale e umanistica. Atti del Convegno di Firenze, 26–28 giugno 1997, promosso dalla Fondazione Carlo Marchi, dal Centro Romantico del Gabinetto Vieusseux, dalla S.I.S.M.E.L. et da “Semicerchio: Rivista di poesia comparata.” (Millennio Medievale, 28; Atti di Convegni, 8.) Florence: SISMEL, Edizioni del Galluzzo, 2001. Pp. xi, 628. €98.13." Speculum 77, n.º 04 (octubre de 2002): 1433–34. http://dx.doi.org/10.1017/s0038713400113120.

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Tesis sobre el tema "Poesia umanistica"

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SILVI, DANIELE. "Traduzione e ricezione:i Canti di Giacomo Leopardi in Spagna nell’ottica del polisistema". Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/202627.

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Resumen
La tesi analizza le teorie della ricezione e della traduzione dai primi anni del Novecento per giungere al pensiero di Itamar Even-Zohar e alla scuola di Tel Aviv. Dopo un primo capitolo di ricognizione storica si passa, nel secondo capitolo, a presentare la fortuna europea dei Canti di Giacomo Leopardi. Si analizza inoltre il rapporto culturale tra Italia e Spagna dai primi dell’Ottocento fino agli anni Venti del Novecento. Nel terzo capitolo si applicano le teorie del polisistema di Even-Zohar alla ricezione dei Canti di Leopardi in Spagna tra gli anni 1855-1920. L’analisi tiene conto di: antologie poetiche, attività editoriale, riviste letterarie e la pubblicazione di alcuni saggi critici. Nella disamina verrà particolarmente sottolineata l’importanza del polisistema filosofico che giustifica l’ingresso della poesia di Leopardi in terra spagnola e del Krausismo come fattore storico-filosofico determinante alla predisposizione a tale ingresso. L’ultimo capitolo propone infine una applicazione di metodologie di analisi testuale informatica a due antologie poetiche trattate nella tesi per evidenziare i caratteri dello stile traduttivo utilizzato nei diversi periodi
This thesis is focused on reception and translation theories from the beginning of the 20th century to the Tel-Aviv School and Itamar Even-Zohar. After a historical review (chapter I), the second chapter is centered on the success of Giacomo Leopardi’s Canti in Europe. The cultural relationship between Italy and Spain between the beginning of the 19th century and 1920s is taken into account. In the third chapter, Even-Zohar’s polysystem theories are employed in order to analyze the reception of Leopardi’s Canti in Spain between 1855 and 1920. The analysis is based on: poetry anthologies, publishing activities, literary journals and critical essays. The importance of the philosophical polysystem will be particularly highlighted (since it justifies Leopardi’s initial success in Spain) as well as Krausism’s influence, which created a historical and philosophical framework. The last chapter will employ textual analysis tools on two poetry anthologies in order to stress the different translation styles according to the different periods
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Nardello, Chiara. "Il commento di Francesco da Buti all'Ars poetica di Orazio". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425078.

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Resumen
The thesis prepared introduces the edition and analysis of the unpublished comment of Francesco da Buti on Horace's Ars poetica. The comment written at the end of XIV century and probably meant for scholarly aims, is to be considered a small, but precious example of the success of the Classics in medieval times and,in particular, of the great esteem granted to Horace's Ars poetica, which was used both by men of letters and by teachers at school education., owing to its contents of regulations. The thesis first focuses on the figure of Francesco da Buti, an experienced grammarian, a good connoisseur of the Classics (Horace, Persio, Terenzio) and of medieval texts (the Commedia and the Dottrinale). Francesco da Buti's exegetical work can be inserted in the context of the medieval interpretation of the Classics and, in particular, of Horace's work. This frame of reference is further analysed through a proper confrontation of a number of comments on Ars poetica written before (and limited to those published for practical reasons). Accordingly, particular attention has been given to the first work (Porfirione's and pseudo-Acrone's), to the comment handed down by codes Par.Lat. 7971,7972,7974, probably written in the late Carolingian Age, to Scholia, handed down by Par.Lat. 17897 dating back to the XI century as well as to other following expositions. The Scholia are the first, known example of the renewed interest in Horace's poetry following the rules of the Auctores, that is, the Scholia Vindobonensia (IX century), the Anonymus Turicensis (XII century) and the Materia (XII, area id Chartres). The main part of the thesis work is devoted to the edition and analysis of the Butian comment. The text is written on the basis of Ambr. E 3 Sup. manuscript, as the other evidence, ms 30 of the Biblioteca Comunale of San Gimignano, is here described. The ample number of notes included, apart from quoting the sources accurately and examining the grammar observations in the comment exhaustively , also appears to clarify the letter of the text, not always clear, and to suggest a possible interpretation of ambiguous settings. In addition, the thesis work carried out an accurate and meaningful comparison with previous comments and as far as possible, with the other exegetical works of Francesco da Buti, so that as to characterize the comment with rapport to the different kinds of medieval comments and to propose its proven position being used in traditional writing genres, mainly those connected with the university milieu and thus aimed at teaching.
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MARINO, Laura. "«Quisquis ergo a natura humana corpus alienare vult, desipit»: la rappresentazione del problema corpo-anima in alcuni poemi allegorici tra XII e XIV secolo". Doctoral thesis, Università degli studi di Cassino, 2023. https://hdl.handle.net/11580/95564.

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Resumen
The thesis aims to analyze and place in comparison some allegorical-didactic poems, composed in the European area between the 12th and 14th centuries; the analysis focuses on the relation between body and soul within the human individual. The four poems examined (Architrenius by John of Hauville, Anticlaudianus by Alain of Lille, Dante's Commedia, and Petrarch's Triumphi) have in common the ascensional structure and the final reunion of man with the divine: the thesis is concerned with observing how this path develops within the four narratives, through which linguistic patterns it is defined, whether or not it admits the goodness of the bodily part along with the spiritual part, and in general whether the goodness of corporeality in the human individual's path to perfection is acknowledged or denied. This theoretical discussion moves through a constellation of intertextual echoes between the analyzed works, to show the existence of a common semantic substratum signifying a shared theological problem that medieval intellectuals attempt to solve.
La tesi si prefigge l'obiettivo di analizzare e porre in comparazione alcuni poemi allegorico-didascalici composti in area europea tra il XII e il XIV secolo riguardo il tema della relazione tra corpo e anima all'interno dell'individuo umano. I quattro poemi esaminati (Architrenius di Giovanni di Altavilla, Anticlaudianus di Alano di Lilla, la Commedia di Dante, i Triumphi di Petrarca) hanno in comune la struttura ascensiva e il finale ricongiungimento dell'uomo con il divino: la tesi si occupa di osservare come questo percorso avvenga all'interno delle quattro narrazioni, attraverso quali modelli linguistici è definito, se ammetta o no la bontà della parte corporea insieme a quella spirituale, in generale se venga ammessa o negata la bontà della corporeità nel percorso di perfezionamento dell'individuo umano. Questa discussione teoretica si muove attraverso una costellazione di rimandi intertestuali tra le opere, a mostrare l'esistenza di un sostrato semantico comune che significhi un problema teologico condiviso che l'intellettuale medievale tenta di risolvere.
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Leidi, Giulia. "Tibullo nella poesia e negli studi degli Umanisti sull’elegia antica". Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/2158/1265284.

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Oggetto di studio è la ricezione di Tibullo in età umanistica. La Parte prima affronta la delicata questione della trasmissione del Corpus Tibullianum, diretta ed indiretta, includendo una disamina del più antico codice integro superstite (il ms. Milano, Biblioteca Ambrosiana, R 26 sup.) ed un focus sulla circolazione a stampa dell’opera nel XV sec. Nella Parte seconda, dopo una ridefinizione delle peculiarità della poesia di Tibullo e dei tratti che accomunano la lettura umanistica dei classici, si prendono in esame varie tipologie di commento alla silloge, considerando un’applicazione esegetica quasi del tutto inedita. Questi gli studi esaminati: le postille di Antonio Panormita al ms. Vat. Lat. 3270; le annotazioni al ms. Riccardiano 606, autografo di Cristoforo Landino; i segni di lettura di Tito Strozzi sul ms. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Magl. VII 1053; il commento di Giovanni Pontano, trasmesso dal ms. Wolfenbüttel, Herzog-August Bibliothek, Aug. Fol. 82.6, interamente autografo dell’umanista; le postille del Poliziano annotate sui margini di una copia dell’editio princeps della raccolta (oggi l’incunabolo corsiniano 50.F.37). Infine, si prende in considerazione il commentario di Bernardino Cillenio, accluso nell’edizione tibulliana del 1475 (Roma, G. Lauer). La Parte terza è incentrata sulla rilettura in chiave tibulliana della maggiore produzione poetica quattrocentesca in lingua latina, prediligendo la poesia di quegli umanisti dei quali è stata esaminata l’applicazione allo studio di Tibullo. L’attenzione verte sui seguenti autori: Antonio Panormita; Enea Silvio Piccolomini; Giovanni Marrasio; Cristoforo Landino; Angelo Poliziano; Tito Strozzi; Giovanni Pontano. Nella Parte quarta si offre un bilancio conclusivo della ricerca e si indicano le possibili prospettive future di questa indagine. The aim of this work is to investigate the reception of Tibullus during the Italian Quattrocento. The first part treats the transmission of the Corpus Tibullianum, including an analysis of the ms. Milan, Biblioteca Ambrosiana, R 26 sup., which is the most ancient manuscript of the collection. The second part, after a redefinition of Tibullus’ style, looks at the humanist studies of the Corpus, a material for the most part still unpublished: the annotations of Antonio Panormita, Cristoforo Landino, Tito Strozzi, Giovanni Pontano and Angelo Poliziano have been taken into consideration. Then we examined Bernardino Cillenio’s commentary, published in Rome in 1475 by G. Lauer. The third part considers the poetic reception of the Corpus, preferring those authors that have also annotated Tibullus’ poems: Antonio Panormita, Enea Silvio Piccolomini, Giovanni Marrasio, Landino, Poliziano, Tito Strozzi and Pontano. The last part includes also some considerations about future perspectives of our research.
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CHISENA, ANNA GABRIELLA. "Il poema Astronomicon di Basinio da Parma: edizione critica e commento". Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/2158/1028093.

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The thesis is the first critical edition of the poem "Astronomicon libri" written by Basinio da Parma in the XV century. The critical text is followed by the Italian translation and the commentary of the first book of the work.
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Pressin, Roberto. "La versione greca dell’orazione „Pro Archia poeta” di Mikołaj Żórawski (1595-1665): contributi all’analisi del testo". Doctoral thesis, 2019. https://depotuw.ceon.pl/handle/item/3402.

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Argomento della dissertazione è il cd. greco umanistico, lingua sfoggiata dagli eruditi rinascimentali tra XV e XVIII sec. Il fenomeno, sempre più oggetto del'attenzione degli studiosi, nacque in Italia alla fine del XIV sec. e si propagò a poco a poco per tutta l'Europa fino alla Scandinavia. La tesi analizza e commenta la traduzione greca dell'orazione "Pro Archia poeta" di Cicerone eseguita dal secentesco erudito polacco Nicolaus Zoravius e pubblicata a Cracovia nel 1632. Vi sono contenuti: l'introduzione, descrivente lo stato della ricerca, il fine e il metodo dello studio condotto; due capitoli, di cui il primo offre una panoramica storico-letteraria sul "ritorno del greco" in occidente dopo il discusso iato medievale, e sugli interessi grecistici in Polonia a partire dal XVI sec., notizie biografiche sull'autore e sulle circostanze intorno alla nascita dell'operetta; il secondo capitolo costitituisce l'analisi fliologico-glottologica del testo greco, i cui risultati sono raccolti e divisi per sezioni in un riepilogo; le conclusioni permettono di riassumere e discutere i risultati dell'analisi, di avanzare alcune ipotesi sull'uso dei sussidi lessicografici da parte del traduttore, nonché di proporre una futuri approfondimenti sui testi coevi necessari a una migliore inquadratura del fenomeno in un contesto europeo.
Przedmiotem dysertacji jest problematyka związana z tzw. „greką humanistyczną”, którą posługiwali się europejscy erudyci mówiący i piszący w języku greckim w XV-XVIII wieku. Znajomość greki jako zjawisko kulturowe narodziło się w humanistycznej Italii po kilku wiekach przerwy i szybko rozprzestrzeniło się na wiele innych krajów zaalpejskich aż po Skandynawię. Badania nad tym fenomenem to wyłoniona ze studiów nowołacińskich nowa gałąź wiedzy, która cieszy się w ostatnich latach coraz większym zainteresowaniem uczonych. W dysertacji, napisanej w języku włoskim, analizuję grecki przekład oracji Cycerona Pro Archia poeta (wydany w 1632 r. w Krakowie) autorstwa Mikołaja Żórawskiego (1595-1665). Jedyny znany drukowany egzemplarz przekładu przechowywany jest w Bibliotece PAN w Gdańsku. Praca składa się ze wstępu, dwóch głównych części, wniosków, bibliografii oraz dwóch aneksów. We Wstępie opisany jest przedmiot badań, cele oraz metodologia. W nawiązaniu do renesansowego zwrotu ad fontes w Rozdziale I rozważam humanistyczną recepcję antyku, przede wszystkim greckiego. Omawiam ponowne zainteresowanie studiami helleńskimi w Europie począwszy od końca XIV wieku, które stało się możliwe dzięki ówczesnej sytuacji politycznej i kontaktom uczonych bizantyńskich z włoskimi dworami. Następnie podkreślam ważną rolę, jaką odegrały humanistyczne przekłady łacińskie dzieł greckich w rozpowszechnieniu odkrytych utworów i omawiam cechy nowej praktyki translatorskiej, która wykazywała się odmiennością w stosunku do wieków poprzednich. Praktyka ta, znana rzymskim pedagogom i mająca przede wszystkim cele dydaktyczne, obejmowała również, choć w znacznie mniejszym stopniu, przekłady z łaciny na grekę, czego przykładem jest przedmiot moich badań. Na tle szerszej europejskiej perspektywy kreślę sytuację w Rzeczypospolitej między XVI a XVII w., szczególną uwagę skupiając na krakowskim środowisku akademickim i na początkach grecystyki w tamtejszym środowisku, wyszczególniając najczęściej czytanych autorów greckich i najwybitniejszych polskich tłumaczy oraz pisarzy w języku greckim. Następnie przedstawiam biografię Mikołaja Żórawskiego oraz środowisko, w którym tworzył i nauczał ten wszechstronny hellenista, jak również przytaczam okoliczności powstania greckiej translacji Pro Archia. Rozdział II stanowi trzon pracy. Tekst przekładu jest analizowany według zasad wypracowanych w badaniach kontrastywnych nad tłumaczeniami renesansowymi (W. Olszaniec, E. Sironen) i nad tekstami dwujęzycznymi z późnego antyku (R. Ferri). Korzystając z tych metod, zestawiłem tekst źródłowy i tekst docelowy, uwydatniając różnice i podobieństwa w strukturach obydwu tekstów i badając proces translatorski. W komentarzu zamieszczonym po każdej partii tekstu odnotowuję cechy graficzno-fonetyczne, morfologiczne, składniowe i leksykalne. Analiza dała interesujące wyniki związane z metodą i wyborami przekładowymi, zwłaszcza leksykalnymi, lecz także dotyczące poziomu znajomości greki w akademickim Krakowie u schyłku Renesansu. Dla większej przejrzystości wyniki analizy zostały podzielone na kategorie gramatyczne, rodzaje pojawiających się nieścisłości oraz wykaz rzadkich lub niepoświadczonych wyrazów. Zebrany materiał pozwolił w części Wnioski zarówno wyrazić opinię o jakości przekładu i trudnościach, z którymi borykał się jego autor, oraz wskazać domniemane źródła leksykograficzne, z których korzystał. Sformułowany został postulat, by dogłębnie przebadać pod względem językowym dzieła greckie innych autorów współczesnych Żórawskiemu. Postuluje się także ściślejszą współpracę badaczy greki humanistycznej, która mogłaby doprowadzić do stworzenia wspólnego zasobu leksykalnego, m.in. po to, aby rozwiązać kwestie związane z cyrkulacją słowników i ich użytkowaniem. Zamykają dysertację: Aneks I, stanowiący glosariusz łacińsko-grecki oraz Aneks II, zawierający reprodukcje fotograficzne gdańskiego starego druku.
The main subject of my PhD thesis is related to Humanist Greek, with special regard to 17th century in Poland. Humanist Greek as a definition is generally described as a literary movement of erudites writing and speaking Old Greek, which spread throughout Europe from the end of 14th till 18th century. It can be considered as a cultural phenomenon beginning in Italy and later involving the central regions of Europe, as well as the Nordic countries. More specifically, my dissertation presents a Greek Humanistic translation of the famous oration "Pro Archia poeta" by Cicero, made by Polish learned Nicolaus Zoravius (Mikołaj Żórawski) and printed in 1632 in Cracow. The dissertation contains an introduction, two main chapters, a conclusion, a bibliography and two appendices. In the introduction I describe the state of the art, the aims and the methods of my research. The first chapter attempts to give an overview to the broad topic of Humanistic reception of the antiquity. It especially concentrates on the most important moments of the revival of the Hellenic studies in Western Europe, after their general decay during the Middle Ages. This part deals mainly with the following matters: the contacts between the Italian Renaissance courts and the Byzantine scholars who made possible to learn Greek. The next part focuses on the topic of Humanistic translations. Translating from Greek into Latin became a common and appreciated practice, aiming at making new acquired books from the Eastern monasteries and libraries accessible to non-Greek readers. Moreover, original Latin texts were also occasionally converted into Greek by Byzantine scholars who wanted to learn Latin, as well as by teachers and their students. This aspect, to which belongs the subject of my study, is by the way rarer and mostly fulfilling didactic needs. The next part is dedicated to the study of Greek in 16th and 17th centuries Polish-Lithuanian Commonwealth, with special attention to the Cracow milieu and its best renowned exponents. There is an attempt to introduce the most read and translated ancient authors and to describe the methods of teaching Greek. The erudite literature (mostly poetic) written by Polish Hellenists in Ancient Greek is eventually mentioned. Biographical information about the author of the Greek translation and the context in which the text was developed are given in the next section. Some hypotheses on what could be the reason for the choice of such a work are also taken into account. In the second chapter, the focus is put on the Greek text. An in-depth linguistic analysis is conducted by comparing the original text to the translated one (according to the studies by W. Olszaniec, M. Cortesi, R. Ferri). The method of combining contrastively the texts, fragment by fragment, is meant to evidence differences and similarities between the versions and to understand the translation processes that were involved. In the comments following every excerpt of text, I observe the morphological features, the syntactical structures and vocabulary. The analysis brought to light a number of interesting results, showing the peculiarities of Zoravius’ grammatical and stylistic choices. For a more comprehensible scrutiny of this outcome, in the next part the most valuable linguistic facts are displayed in a schematic way. The collected material allows to discuss some conclusions in the last part, about the quality of the translation and the lexicograpgic tools (dictionaries and lexica) that seem to have been used by Zoravius. Few last recommendations are added on the need for deeper investigation of other contemporary Humanist Greek texts from a linguistic point of view, and for promoting collaboration with other scholars to create a lexical database. It has been provided an implementation in Appendix 1 with a Latin-Greek glossary with the terms of the oration and their Greek counterparts, and the photographic reproduction of part of the old book in Appendix 2.
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Libros sobre el tema "Poesia umanistica"

1

Poesia del desiderio: Introduzione a un'educazione sessuale umanistica. Scandicci, Firenze: La Nuova Italia, 1992.

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2

Luigi, De Marchi. Poesia del desiderio: Introduzione ad una cultura umanistica della sessualità. Roma: SEAM, 1998.

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3

Mastrodonato, Michela. "Pietà per la creatura!": La durata umanistica e sacrale della poesia di Pier Paolo Pasolini. Firenze: Franco Cesati editore, 2017.

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4

Graziani, Michela, ed. Un incontro lusofono plurale di lingue, letterature, storie, culture. Florence: Firenze University Press, 2018. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-655-2.

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Il volume Un incontro lusofono plurale di lingue, letterature, storie, culture vuole evidenziare una delle specificità della cultura lusofona: il pluralismo linguistico-letterario che dall'epoca delle scoperte marittime continua, ancora oggi, a contraddistinguere la cultura portoghese dal Brasile, all'Africa, all'Asia. I saggi riuniti segnano, a riguardo, un duplice percorso: interculturale poiché alternano l'aspetto letterario a quello linguistico dall'epoca umanistica a quella contemporanea, e intergeneris in quanto alternano non solo la storiografia e la trattatistica alla poesia e narrativa, con incursioni inter-artistiche tra letteratura, pittura e fotografia, ma anche aspetti linguistici propriamente grammaticali, a esempi di riscritture e questioni traduttologiche, in una sorta di ulteriore dialogo lusofono tra generi e tòpoi.
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1962-, Stella Francesco y Società internazionale per lo studio del Medioevo latino., eds. La scrittura infinita: Bibbia e poesia in età medievale e umanistica : atti del convegno di Firenze, 26-28 giugno 1997, promosso dalla Fondazione Carlo Marchi ... [et al.]. Tavarnuzze (Firenze): SISMEL, 2001.

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Il rinnovamento umanistico della poesia: L'epigramma e l'elegia. Firenze: Polistampa, 2009.

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Gabiano, Giovanni Giacomo. Un umanista del Cinquecento lombardo: Poesia latina di ispirazione religiosa e mariana. Borgomanero, No: Giuliano Ladolfi editore, 2020.

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printer, Tallone (Family), Stamperia di Alberto Tallone y Alexander M. Goren Collection, eds. I quindici misteri e un'elegia: Vita e poesia di un umanista milanese. [Alpignano]: Tallone Editore, 2002.

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Ferro, Maria Chiara, Laura Salmon y Giorgio Ziffer, eds. Contributi italiani al XVI Congresso Internazionale degli Slavisti. Florence: Firenze University Press, 2018. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-723-8.

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Resumen
I ventitré saggi contenuti nel volume rappresentano i contributi della delegazione italiana al XVI Congresso internazionale degli Slavisti, che si svolge a Belgrado nell’agosto del 2018. Scritti in italiano, inglese, russo e serbo, i saggi sono suddivisi in tre sezioni: linguistica, filologia e letterature slave. Come assai ampio è il ventaglio dei temi toccati, così è quantomai largo il loro arco cronologico, che dall’epoca pre- e protostorica arriva fino ai nostri giorni. Gli argomenti trattati si estendono in effetti dal protoslavo alle tradizioni scrittoria, linguistica e letteraria della civiltà slava ecclesiastica, dai rapporti linguistici e culturali fra Italia e Russia a un particolare dizionario illirico del Settecento. Nel settore della linguistica sincronica troviamo saggi in cui si approfondiscono questioni di dialettologia e sociolinguistica nell’area di confine tra Ucraina e Bielorussia, e poi i modi di esprimere il concetto di completezza in russo, alcuni costrutti concessivi del russo studiati con i metodi della ‘grammatica costruzionista’, un particolare aspetto dei sistemi verbali russo e bulgaro, e i diversi suffissi impiegati nella formazione delle coppie aspettuali nel dialetto resiano. In ambito letterario si spazia invece da Gumilev e Chlebnikov a saggi che parlano di letteratura ed ecologia, dagli scrittori armeni che scrivono in russo al poema neolatino Il canto del bisonte e ai riflessi umanistici e rinascimentali nella letteratura ucraina moderna, da una studiosa italiana di letteratura serba della prima metà del Novecento all’immagine della ‘donna forte’ nella letteratura serba dello stesso periodo. Con la loro varietà questi saggi offrono quindi nel loro insieme un’idea assai concreta di diversi degli attuali filoni di ricerca della slavistica italiana.
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Poesia umanistica latina in distici elegiaci: Atti del convegno internazionale, Assisi, 15-17 maggio 1998. Assisi (Perugia): Accademia Properziana del Subasio, Centro studi poesia latina in distici elegiaci, 1999.

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