Literatura académica sobre el tema "Pietro di Carnia"

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Artículos de revistas sobre el tema "Pietro di Carnia"

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Vitti, Paolo. "Un consolidamento antico con inzeppature metalliche in un paramento lapideo a Iasos (Caria)". Arqueología de la Arquitectura, n.º 14 (12 de diciembre de 2017): 061. http://dx.doi.org/10.3989/arq.arqt.2017.009.

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Resumen
El artículo analiza una consolidación antigua en una pared de la gran terma en Iasos de Caria. El análisis se basa en la observación del uso inusual de elementos de hierro, insertados abundantemente en las juntas de una pared del caldarium. La inspección y estudio de las características constructivas del muro permitieron identificar un deterioro del revestimiento. Este último, formado por grandes y pesados bloques apenas esbozados y no unidos al núcleo del muro, se desprendió quizás por efecto de un terremoto. El uso de la cuña de hierro para crear contraste entre las piedras de un paramento constituía una solución óptima para consolidar la mampostería sin tener que desmontar todo el revestimiento. [it] L’articolo analizza un consolidamento antico su una parete delle grandi terme a Iasos di Caria. L’analisi si basa sull’osservazione dell’impiego inconsueto di elementi di ferro, inseriti in abbondanza nei giunti di una parete del caldarium. Il rilievo e lo studio delle caratteristiche costruttive del muro hanno condotto all’identificazione di un dissesto del paramento. Quest’ultimo, formato da grandi e pesanti blocchi appena sbozzati e non ammorsati al nucleo della muratura in conglomerato, si distaccò forse per effetto di un terremoto. L’impiego di zeppe di ferro per creare contrasto tra le pietre di un paramento dissestato, costituiva una soluzione ottimale per consolidare la muratura senza dover smontare l’intero paramento.
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Journals, FrancoAngeli. "Informazione bibliografica". RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, n.º 3 (septiembre de 2021): 175–219. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa3-2021oa12539.

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Resumen
L'Informazione bibliografica del numero 3/2021 della «Rivista Geografica Italiana» presenta le recensioni dei seguenti testi:    Donna Haraway, Chthulucene. Sopravvivere in un pianeta infetto (Michele Bandiera) Cristiano Giorda, a cura di, Geografia e Antropocene. Uomo, ambiente, educazione (Marco Tononi) Paola Piscitelli, a cura di, Atlante delle città. Nove (ri)tratti urbani per un viaggio planetario (Marco Santangelo) Martina Tazzioli, The making of migration: The biopolitics of mobility at Europe's borders (Silvia Aru) Mercedes Bresso, Claude Raffestin, I duecentocinquantamila stadi di Eratostene, al tempo del virus. Dialoghi fra un geografo e una economista ambientale, in giro per il mondo (Alessandro Ricci) Ernesto C. Sferrazza Papa, Le pietre e il potere. Una critica filosofica dei muri (Marcello Tanca) Vincent Berdoulay, Olivier Soubeyran, L'aménagement face à la menace climatique (Angelo Turco) Isabella Giunta, Sara Caria, a cura di, Pasado y presente de la cooperación internacional: una perspectiva crítica desde las teorías del sistema mundo (Mariasole Pepa) Sara Luchetta, Dalla baita al ciliegio. La montagna nella narrativa di Mario Rigoni Stern (Giacomo Zanolin) Edoardo Boria, Storia della cartografia in Italia dall'Unità a oggi. Tra scienza, società e progetti di potere (Anna Guarducci) Maria Luisa Sturani, Dividere, governare e rappresentare il territorio in uno Stato di antico regime. La costruzione della maglia amministrativa nel Piemonte Sabaudo (XVI-XVIII sec.) (Anna Guarducci) Egidio Dansero, Davide Marino, Giampiero Mazzocchi e Yota Nicolarea, a cura di, Lo spazio delle politiche locali del cibo: temi, esperienze e prospettive (Chiara Spadaro) Giorgio Osti, Elena Jachia, a cura di, AttivAree. Un disegno di rinascita delle aree interne (Raffaella Coletti) Lucilla Barchetta, La rivolta del verde. Nature e rovine a Torino (Alberto Vanolo)   Per leggere i contributi integralmente, cliccare sul quadratino in alto denominato "PDF".
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Papi, Emanuele. "La turba inpia: artigiani e commercianti del Foro Romano e dintorni (I sec. a.C. – 64 d.C.)". Journal of Roman Archaeology 15 (2002): 45–62. http://dx.doi.org/10.1017/s1047759400013830.

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Resumen
Chi avesse percorso la Sacra via tra gli ultimi decenni del I sec. a.C. e l'estate del 64 d.C. si sarebbe trovato in un profano e lussuoso quartiere commerciale: ori, argenti, perle e pietre preziose, aromi e spezie, primizie e cibi ricercati, strumenti musicali, libri, corone di fiori, cortigiane e prostitute — tutte le delizie della vita (come già ai Greci era piaciuto immaginarle) fornite dalla plebe urbana che qui gestiva il sistema di vendite al minuto più famoso e organizzato della città. Anche nelle altre zone intorno al Foro lo scenario non sarebbe stato diverso; nelle botteghe della piazza, lungo le strade circostanti e nei vicini edifici continuava il commercio di dispendiose mercanzie per una clientela di gusti ambiziosi e grandi disponibilità. La tradizione commerciale del luogo era molto antica e risaliva all'età dei re; stando alla tradizione, Tarquinio Prisco aveva per primo utilizzato la valle per attività pubbliche, facendo costruire appositi vani per artigianato e commercio (tabernae circa forum). Quando alla fine del VI sec. a.C. si impiantarono i quartieri della Sacra via, sul fronte degli isolati furono costruite una serie di botteghe tra le quali si aprivano gli ingressi alle domus. Nel periodo più remoto era lo smercio di prodotti alimentari, soprattutto le carni, l'attività primaria forse anche per la presenza di un mercato del bestiame collegato al Foro Boario (beccherie e beccai sono ricordati dal V sec. a.C). Fu negli ultimi decenni del IV sec. a.C. che un aspetto più conveniente (forensis dignitas) si sarebbe affermato per gli interventi di C. Maenius e per la trasformazione delle botteghe da lanienae in argentariae, da macellerie cioè in banchi di cambiavalute, usurai e banchieri, destinati a dominare la piazza fin agli inizi dell'Impero. I commerci più ordinari o le rivendite specializzate non dovettero scomparire del tutto almeno fino alla metà del II sec. a.C: alle tabernae argentariae si mescolavano i negozi di beccai e speziali, chiamati alla greca myropolae, i primi ricordati da Plauto e da Livio nel luogo della basilica Sempronia, i secondi soltanto da Plauto.
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Bowd, Stephen D. "Andrea Vanni. “Fare diligente inquisitione”: Gian Pietro Carafa e le origini dei chierici regolari teatini. Università degli studi Roma tre Dipartimento di Studi storici geografici antropologici. Studi e ricerche 23. Rome: Viella S.r.l., 2010. 264 pp. index. €26. ISBN: 978–88–8334–443–5." Renaissance Quarterly 64, n.º 1 (2011): 279–81. http://dx.doi.org/10.1086/660446.

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Farbaky, Péter. "Giovanni d’Aragona (1456‒1485) szerepe Mátyás király mecénásságában". Művészettörténeti Értesítő 70, n.º 1 (17 de marzo de 2022): 47–91. http://dx.doi.org/10.1556/080.2021.00002.

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Resumen
King Matthias Corvinus of Hungary (1458‒1490), son of the “Scourge of the Turks,” John Hunyadi, was a foremost patron of early Renaissance art. He was only fourteen years old in 1470 when he was elected king, and his patronage naturally took some time and maturity to develop, notably through his relations with the Neapolitan Aragon dynasty. In December 1476, he married Beatrice, daughter of Ferdinand of Aragon, who brought to Buda a love of books and music she had inherited from her grandfather, Alphonse of Aragon.I studied the work of Beatrice’s brother John of Aragon (Giovanni d’Aragona), previously known mainly from Thomas Haffner’s monograph on his library (1997), from the viewpoint of his influence on Matthias’s art patronage. John was born in Naples on June 25, 1456, the third son of Ferdinand I of Aragon. His father, crowned king by Pope Pius II in 1458 following the death of Alphonse of Aragon, intended from the outset that he should pursue a church career. Ferdinand’s children, Alphonse (heir to the throne), Beatrice, and John were educated by outstanding humanist teachers, including Antonio Beccadelli (Il Panormita) and Pietro Ranzano. Through his father and the kingdom’s good relations with the papacy, John acquired many benefices, and when Pope Sixtus IV (1471‒1484) created him cardinal at the age of twenty-one, on December 10, 1477, he made a dazzling entrance to Rome. John was — together with Marco Barbo, Oliviero Carafa, and Francesco Gonzaga — one of the principal contemporary patrons of the College of Cardinals.On April 19, 1479, Sixtus IV appointed John legatus a latere, to support Matthias’s planned crusade against the Ottomans. On August 31, he departed Rome with two eminent humanists, Raffaele Maffei (also known as Volaterranus), encyclopedist and scriptor apostolicus of the Roman Curia, and Felice Feliciano, collector of ancient Roman inscriptions. John made stops in Ferrara, and Milan, and entered Buda — according to Matthias’s historian Antonio Bonfini — with great pomp. During his eight months in Hungary, he accompanied Matthias and Beatrice to Visegrád, Tata, and the Carthusian monastery of Lövöld and probably exerted a significant influence on the royal couple, particularly in the collecting of books. Matthias appointed his brother-in-law archbishop of Esztergom, the highest clerical office in Hungary, with an annual income of thirty thousand ducats.Leaving Hungary in July 1480, John returned to Rome via Venice and Florence, where, as reported by Ercole d’Este’s ambassador to Florence, Lorenzo de’ Medici showed him the most valuable works of art in his palace, and he visited San Marco and its library and the nearby Medici sculpture garden.In September 1483, Sixtus IV again appointed John legate, this time to Germany and Hungary. He took with him the Veronese physician Francesco Fontana and stayed in Buda and Esztergom between October 1483 and June 1484. The royal couple presented him with silver church vessels, a gold chalice, vestments, and a miter.John’s patronage focused on book collecting and building. He spent six thousand ducats annually on the former. Among his acquisitions were contemporary architectural treatises by Leon Battista Alberti and Filarete, which he borrowed for copying from Lorenzo’s library. They were also featured in Matthias Corvinus’s library, perhaps reflecting John’s influence. Around 1480, during his stay in Buda (approximately 1478‒1480), the excellent miniaturist, Francesco Rosselli made the first few large-format luxury codices for Matthias and Beatrice. Both Queen Beatrice and John of Aragon played a part of this by bringing with them the Aragon family’s love of books, and perhaps also a few codices. The Paduan illuminator Gaspare da Padova (active 1466‒1517), who introduced the all’antica style to Neapolitan book painting, was employed in Rome by John as well as by Francesco Gonzaga, and John’s example encouraged Matthias and Beatrice commission all’antica codices. He may also have influenced the choice of subject matter: John collected only ancient and late classical manuscripts up to 1483 and mainly theological and scholastic books thereafter; Matthias’s collection followed a similar course in which theological and scholastic works proliferated after 1485. Anthony Hobson has detected a link between Queen Beatrice’s Psalterium and the Livius codex copied for John of Aragon: both were bound by Felice Feliciano, who came to Hungary with the Cardinal. Feliciano’s probable involvement with the Erlangen Bible (in the final period of his work, probably in Buda) may therefore be an important outcome of the art-patronage connections between John and the king of Hungary.John further shared with Matthias a passion for building. He built palaces for himself in the monasteries of Montevergine and Montecassino, of which he was abbot, and made additions to the cathedral of Sant’Agata dei Goti and the villa La Conigliera in Naples. Antonio Bonfini, in his history of Hungary, highlights Matthias’s interest, which had a great impact on contemporaries; but only fragments of his monumental constructions survive.We see another link between John and Matthias in the famous goldsmith of Milan, Cristoforo Foppa (Caradosso, c. 1452‒1526/1527). Caradosso set up his workshop in John’s palace in Rome, where he began but — because of his patron’s death in autumn 1485 — was unable to finish a famous silver salt cellar that he later tried to sell. John may also have prompted Matthias to invite Caradosso to spend several months in Buda, where he made silver tableware.Further items in the metalware category are our patrons’ seal matrices. My research has uncovered two kinds of seal belonging to Giovanni d’Aragona. One, dating from 1473, is held in the archives of the Benedictine Abbey of Montecassino. It is a round seal with the arms of the House of Aragon at the centre. After being created cardinal in late 1477, he had two types of his seal. The first, simple contained only his coat of arm (MNL OL, DL 18166). The second elaborate seal matrix made in the early Renaissance style, of which seals survive in the Archivio Apostolico Vaticano (Fondo Veneto I 5752, 30 September 1479) and one or two documents in the Esztergom Primatial Archive (Cathedral Chapter Archive, Lad. 53., Fasc. 3., nr.16., 15 June 1484). At the centre of the mandorla-shaped field, sitting on a throne with balustered arm-rest and tympanum above, is the Virgin Mary (Madonna lactans type), with two supporting figures whose identification requires further research. The legend on the seal is fragmentary: (SIGILL?)VM ……….DON IOANNIS CARDINALIS (D’?) ARAGONIA; beneath it is the cardinal’s coat of arms in the form of a horse’s head (testa di cavallo) crowned with a hat. It may date from the time of Caradosso’s first presumed stay in Rome (1475‒1479), suggesting him as the maker of the matrix, a hypothesis for which as yet no further evidence is known to me. The seals of King Matthias have been thoroughly studied, and the form and use of each type have been almost fully established.John of Aragon was buried in Rome, in his titular church, in the Dominican Basilica of Santa Sabina. Johannes Burckard described the funeral procession from the palace to the Aventine in his Liber notarum. Matthias died in 1490 in his new residence, the Vienna Burg, and his body was taken in grand procession to Buda and subsequently to the basilica of Fehérvár, the traditional place of burial of Hungarian kings. The careers of both men ended prematurely: John might have become pope, and Matthias Holy Roman emperor.(The bulk of the research for this paper was made possible by my two-month Ailsa Mellon Bruce Visiting Senior Fellowship at the Center for Advanced Study in the Visual Arts [CASVA] of the National Gallery of Art [Washington DC] in autumn 2019.) [fordította: Alan Campbell]
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Vanni, Andrea. "DIE „ZWEITE“ GRÜNDUNG DES THEATINERORDENS". Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 93, n.º 1 (enero de 2014). http://dx.doi.org/10.1515/qfiab.2014.93.1.226.

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RIASSUNTOIl presente saggio intende ricostruire la storia dell’ordine dei chierici regolari teatini nel XVI secolo, focalizzandosi sul passaggio dalla prima alla seconda generazione di confratelli. Istituiti nel 1524 per coadiuvare le attività di riforma di Gian Pietro Carafa (papa Paolo IV), il principale fondatore, dopo la sua morte avvenuta nel 1559 i teatini hanno dovuto mettere in discussione le proprie origini e trovare una nuova collocazione all’interno dell’edificio ecclesiastico modellato dai decreti del concilio tridentino. Nel porre in evidenza la strategia attuata, nonostante una sterile opposizione, da un gruppo di chierici della casa napoletana di San Paolo Maggiore, il saggio illustra il cambiamento dell’identità storica dell’ordine, che nel giro di pochi anni abbandonò l’iniziale vocazione inquisitoriale per dedicarsi alle attività pastorali, alla cura delle anime, all’assistenza di poveri, malati e infermi, risultato di una accesa dimensione caritativa che traeva le sue origini nel mai del tutto sopito insegnamento del cofondatore Gaetano Thiene.
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Libros sobre el tema "Pietro di Carnia"

1

Candoni, Francesco y Bruno Repezza. San Pietro in Carnia: La pieve di Zuglio : storia, arte e restauri. Udine: Forum, 2014.

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Praeteritae carmina vitae: Pietre e parole di Numidia (Numidia meridionale). Roma: "L'Erma" di Bretschneider, 2011.

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Carafa di Maddaloni, la feudalità napoletana nel Mezzogiorno spagnolo (Conference) (2012 Maddaloni, Italy). I Carafa di Maddaloni e la feudalità napoletana nel Mezzogiorno spagnolo: Atti in memoria di S.E. Mons. Pietro Farina. Caserta: Edizioni Saletta dell'Uva, 2013.

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Versi su pietra: Studi sui Carmina Latina epigraphica : metodologia, problemi, tematiche, rapporti con gli auctores, aspetti filologici e linguistici, edizione di testi : quaranta anni di ricerche. Faenza: Fratelli Lega editori, 2016.

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Biavati, Paolo. Giustizia senza confini. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg258.

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Resumen
“Ho subito accettato molto volentieri l’invito dei membri della Scuola Bolognese a scrivere qualche riga di prefazione alla raccolta di saggi che molto opportunamente offrono a Federico Carpi. Credo che la ragione della loro scelta sia la stessa che mi ha spinto ad accettare, ossia la lunga, salda, profonda e affettuosa amicizia che mi lega a Federico. Dico subito, però, che non intendo parlare della sua pur ricca ed interessante produzione scientifica. […] Vorrei invece mettere in evidenza un altro aspetto della personalità di Federico che mi pare particolarmente rilevante, e riguarda la sua lunga e feconda attività come organizzatore del sapere. Federico è stato a lungo membro degli organi direttivi della International Association of Procedural Law , e ultimamente ne è stato anche presidente. Sul piano nazionale va ricordato che egli è stato per molti anni segretario, e con pieno merito ne è ora presidente, dell’Associazione italiana tra gli studiosi del processo civile. Ma il contributo di Federico che a mio avviso ha avuto e continua ad avere maggiore importanza per l’evoluzione della cultura giuridica, e non solo di quella processualistica, è la direzione – da lungo tempo condivisa con Umberto Romagnoli – della Rivista Trimestrale di Diritto e Procedura Civile. L’apertura di essa verso dimensioni culturali ampie, ed in particolare verso il diritto comparato e la teoria generale del diritto, deve moltissimo all’impulso dei suoi direttori e dunque agli interessi e alle curiosità di Federico come uomo di raffinata cultura. […] In fondo, come tutti i ritratti di personalità complesse e poliedriche, anche questo ritratto di Federico è destinato ad essere largamente incompleto, non più che un modesto schizzo a sanguigna. Mi auguro, tuttavia, che almeno alcuni tratti significativi del personaggio al quale questo volume è dedicato ne emergano con sufficiente chiarezza.”
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