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Graziella Arazzi. "Scuola e territori: trame di coevoluzione per reinventare il mondo". IUL Research 3, n.º 5 (19 de junio de 2022): 230–39. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v3i5.281.

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Scuola e territori: scuola estesa, scuola diffusa, risorsa formativa per tutto il territorio? Oppure: territorio che propone alla scuola piste di inclusione e di coesione sociale? Oltre il dualismo formazione/mondo esterno, una proposta innovativa, che illustra la reciproca pervasività tra scuola e territorio, proviene dall’attuale modello epistemologico dei territoires apprenants. Utilizzando la lezione di Deleuze e Guattari, pedagogisti e sociologi definiscono i territoires apprenants come movimenti globali di uomini/concetti/forme sociali (tra cui la scuola) che si innescano in un determinato contesto geografico. In tale scenario, caratterizzato dall’attitudine ad abbandonare costantemente stabilità e abitudini, l’istituzione scolastica diviene motore per collegare fattori differenti, ospitare differenze, sostenendo trame di connessione e di coerenza mai definitive e proprio per questo dense di creatività pedagogica ed etica.
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Montero, Maritza. "Psicologia della liberazione: idee di base e sviluppo". PSICOLOGIA DI COMUNITA', n.º 1 (julio de 2012): 11–25. http://dx.doi.org/10.3280/psc2012-001002.

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Il presente contributo intende tracciare un quadro sintetico ed esaustivo della psicologia della liberazione. Una prima parte del testo descrive il contesto culturale entro cui nasce e si sviluppa tale orientamento sottolineando i punti di convergenza e le influenze che arrivano dalle scienze sociali in generale e da quelle latinoamericane in particolare. La descrizione dei movimenti di trasformazione della disciplina psicologica negli anni '70 introduce ai principali cambiamenti proposti dalla psicologia della liberazione di cui vengono descritti i costrutti chiave e i principi fondamentali. La figura di Martín-Baró č sicuramente al centro della trattazione anche se a quella si affiancano i contributi che altre discipline (pedagogia, sociologia e filosofia in primis) e altri autori (Freire e Fals Borda principalmente, ma anche la stessa Montero) hanno dato allo sviluppo della psicologia della liberazione. Questa ultima viene presentata come un orientamento trasversale, che fa uso di una metodologia complessa e che puň rappresentare un modo di intendere il lavoro psicologico in tutte le aree e in contesti anche molto diversi da quello latinoamericano.
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Kriesi, Hanspeter. "SVILUPPO ORGANIZZATIVO DEI NUOVI MOVIMENTI SOCIALI E CONTESTO POLITICO". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 23, n.º 1 (abril de 1993): 67–117. http://dx.doi.org/10.1017/s004884020002205x.

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IntroduzioneNello studio dei movimenti sociali prevalgono ormai due orientamenti: uno incentrato sulla mobilitazione delle risorse e uno incentrato sui processi politici. Il primo approccio si occupa dell'infrastruttura organizzativa dei movimenti sociali, la quale viene considerata il fattore più influente nella loro mobilitazione. Il secondo approccio ha una prospettiva più ampia e situa la mobilitazione dei movimenti sociali all'interno di un contesto politico: la mobilitazione dipende in grande misura dalla struttura delle opportunità politiche che in un dato contesto sono offerte ai movimenti. Sebbene l'approccio basato sui processi politici si sia sviluppato a partire da quello relativo alla mobilitazione delle risorse, rimane carente lo studio dello sviluppo dell'infrastruttura organizzativa dei movimenti sociali in rapporto al contesto politico. La maggior parte degli studi riguardanti i movimenti sociali si è occupata soprattutto delle loro origini, poco del loro sviluppo successivo (McAdamet al.1988). Inoltre, nella misura in cui si è studiato lo sviluppo organizzativo dei movimenti sociali, esso è stato raramente messo in relazione alle strutture di opportunità politica.
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Porta, Donatella della y Hanspeter Kriesi. "MOVIMENTI SOCIALI E GLOBALIZZAZIONE". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 28, n.º 3 (diciembre de 1998): 451–82. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200026241.

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IntroduzioneNel corso dell'ultimo decennio, gli studiosi dei movimenti sociali negli Stati Uniti ed in Europa hanno prestato sempre più attenzione al contesto politico nel quale essi si mobilitano. In questo processo, la ricerca non solo ha fatto sempre più riferimento alla scienza politica per completare le sue concezioni originali (principalmente fornite dalla sociologia, dalla storia e dalla economia), ma è divenuta anche più comparata, focalizzandosi sull'impatto dei contesti politici nazionali, regionali e locali sulla mobilitazione e sulle sue conseguenze in vari paesi. Con la comparazione cross-nazionale, l'attenzione si è diretta agli effetti del cambiamento nel contesto internazionale sui sistemi sociali e sulla politica a livello nazionale. In altre parole, la ricerca sui movimenti sociali è divenuta lentamente consapevole che la divisione tra la politica comparata e le relazioni internazionali è sempre più anacronistica. Anche nello studio dei movimenti sociali, la sfida «è combinare i risultati di ambedue le prospettive senza perdere di vista i loro singoli contributi» (Garrett e Lange 1995, 654). É quello che cercheremo di fare nel corso di questo articolo, concentrandoci sull'impatto delle crescenti interazioni tra contesti politici nazionali ed internazionali e movimenti sociali in un mondo sempre più globale.
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Bosi, Lorenzo. "Movimenti e cambiamento sociale. L'interrelazione delle conseguenze". SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), n.º 42 (enero de 2012): 69–80. http://dx.doi.org/10.3280/las2011-042006.

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Resumen
Nell'ultima decade la letteratura sugli effetti dei movimenti sociali ha conosciuto una notevole espansione. Questo sviluppo ha generato una domanda di miglioramento dei nostri approcci alla materia sia a livello teorico sia metodologico. Nonostante tutto questo, nel cercare di misurare l'impatto dei movimenti sociali, legando questi agli obiettivi che alcune componenti di un movimento dichiarano di avere, la ricerca scientifica sulla materia ha prodotto scarsi risultati. L'articolo suggerisce che per conoscere come i movimenti sociali producono cambiamento sociale bisogna guardare all'interrelazione delle conseguenze e non limitarsi a studiare le conseguenze nel breve periodo ma estendere le analisi al lungo periodo. L'articolo vuole provocare una discussione sulla materia e identificare una nuova opportunitÀ d'investigazione empirica.
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Paccagnella, Luciano. "Il potere dei codici: crittografia, cypherpunk e movimenti sociali". Quaderni di Sociologia, n.º 23 (1 de agosto de 2000): 48–63. http://dx.doi.org/10.4000/qds.1361.

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D'Ambrosi, Lucia y Laura Massoli. "Attivismo giovanile e media sociali: tra consumi civici e sviluppo di capitale sociale". SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, n.º 43 (septiembre de 2012): 105–19. http://dx.doi.org/10.3280/sc2012-043007.

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L'articolo esamina le istanze motivazionali dei giovani che aderiscono ai movimenti partecipativi in Rete, in relazione alla capacitŕ di produrre capitale sociale. L'analisi, condotta attraverso la survey online, pone in rilievo interessanti linee interpretative circa la capacitŕ dei giovani di connettere il vissuto online con quello reale e di creare legami sociali di tipo bridging. Nello specifico, le autrici evidenziano tre profili di giovani attivi: i "connessi ludici", gli "impegnati sul territorio", gli "acculturati virtuali" la cui vocazione emozionale connessa alla partecipazione presenta molteplici riferimenti valoriali. L'adesione ai movimenti si gioca su un ampio set di motivazioni lungo una linea di polarizzazione che vede contrapposto il bisogno di un riconoscimento sociale all'identificazione con una propria filosofia di vita.
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della Portae, Donatella y Dieter Rucht. "MOVIMENTI SOCIALI E SISTEMA POLITICO: UN CONFRONTO FRA ITALIA E GERMANIA". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 22, n.º 3 (diciembre de 1992): 501–37. http://dx.doi.org/10.1017/s004884020001889x.

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IntroduzioneLa letteratura sulle forme di protesta si è arricchita, di recente, di numerosi contributi che hanno, tra l'altro, affrontato il tema dei rapporti tra sistema politico e movimenti sociali. Ispirati da Eisinger, che aveva dimostrato una relazione curvilinea tra l'incidenza della protesta nelle città americane e l'accesso dei movimenti collettivi nelle arene politiche locali (Eisinger 1973, 28), modelli sempre piò complessi sono stati elaborati per spiegare un numero crescente di variabili. Molte ricerche hanno utilizzato il concetto distruttura delle opportunità politiche, riferendosi ad un complesso e variegato insieme di variabili (Tarrow 1983; Tarrow 1989a; Brand 1985; Kitschelt 1986; Kriesi 1989 e 1991). L'uso di questo concetto in una comparazionecross nationalpresenta, a nostro avviso, tre problemi. In primo luogo, il limitato numero di casi analizzati non permette generalizzazioni accurate. In secondo luogo, il controllo logico delle relazioni ipotizzate raramente è stato facilitato attraverso l'indicazione di variabili intervenienti tra variabili indipendenti e variabili dipendenti molto «distanti» fra loro. In terzo luogo, le analisi proposte sono state, prevalentemente, analisi statiche: riferendo le caratteristiche di un movimento a condizioni strutturali piò o meno inerti, queste analisi non sono state, cioè, in grado di spiegare i mutamenti congiunturali. In questa introduzione, proporremo alcune soluzioni a questi tre problemi, illustrando il modello esplicativo utilizzato nella nostra ricerca.
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Pioppi, Daniela. "Neo-patrimonialismo, politica identitaria e opposizione nel mondo arabo: il caso dei Fratelli Musulmani inEgitto". MONDO CONTEMPORANEO, n.º 1 (abril de 2010): 53–78. http://dx.doi.org/10.3280/mon2010-001002.

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Le principali forze di opposizione ai regimi neo-autoritari al potere nel mondo arabo sono oggi senza eccezioni i partiti o movimenti islamisti, mentre altre forme di appartenenza clanica, tribale, etnica o confessionale hanno ripreso centralitŕ politica nel contesto della crisi dello Stato sociale e nazionale che si era invece consolidato nel periodo post-indipendenza. Questo saggio propone di studiare le modalitŕ della mobilitazione e partecipazione politica nel mondo arabo in relazione al neo- patrimonialismo e clientelismo che sempre piů caratterizzano il rapporto Statosocietŕ in questi paesi. Attraverso il caso dei movimenti islamisti e, in particolare, dei Fratelli Musulmani in Egitto, il saggio illustra come lo studio dell'interazione fra i diversi attori sociali e politici e le reti neo-patrimoniali che provengono dal regime puň aiutarci a comprendere meglio la razionalitŕ di alcune scelte di mobilitazione su base identitaria (tribale, etnica o confessionale); il grado di integrazione dei diversi attori politici all'opposizione con le strutture di potere nei rispettivi paesi e quindi la loro natura sistemica o anti-sistemica; e, piů in generale, le probabilitŕ che emergano strutture di potere parallele o alternative a quelle vigenti.
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M. Daher, Liana y Davide Nicolosi. "Mediazioni di cittadinanza: l'attivismo prosociale a favore dei migranti". MONDI MIGRANTI, n.º 1 (marzo de 2022): 117–35. http://dx.doi.org/10.3280/mm2022-001007.

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Le recenti iniziative di rivendicazione politica dei migranti evidenziano episodi di cittadinanza dal basso, all'interno dei quali è possibile osservare la presenza di movimenti collettivi o reti associative, quali, per esempio, Project20k e No Borders; ciò sembra rilevare una sovrapposizione tra aspetti volontaristici e aspetti relativi specificamente all'attivismo politico, prefigurando casi di cittadinanza mediata (Ambrosini, 2020a; Bartolotta, 2015). È possibile studiare questi casi attraverso il modello di attivismo prosociale, inteso come quella pluralità di forme attraverso le quali i cittadini si uniscono al fine di sostenere categorie sociali vulnerabili (Moro, 2010). Il presente lavoro mira ad analizzare tali processi di azione collettiva attraverso studi di caso di alcune reti di attivismo in difesa dei diritti dei migranti presenti in Sicilia, all'interno delle quali sono state condotte delle brevi campagne di interviste non strutturate rivolte ai membri del direttivo.
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Geloso, Livia. "La questione del "genere" nel contesto della complessitŕ tardo-moderna". GROUNDING, n.º 2 (diciembre de 2011): 81–100. http://dx.doi.org/10.3280/gro2011-002007.

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L'articolo descrive come il concetto di "identitŕ di genere" emerga, nel contesto della tarda modernitŕ, dal crogiolo composto dalle ricerche sul transessualismo, dai dibattiti psicanalitici sulla sessualitŕ e sull'identitŕ femminile, dal femminismo in relazione al fenomeno del postcolonialismo e dei "nuovi movimenti sociali". La scelta del termine "genere" viene correlata alla "svolta linguistica" avvenuta nella cultura anglosassone. Il contributo intende essere uno strumento di orientamento in un campo particolarmente complesso, con un'attenzione particolare al rischio che la questione del corpo, cosě come la si intende nell'Analisi bioenergetica, possa essere bypassata.
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Fari, Simone. "La storia della mobilità. Uno studio critico sulle origini, l'evoluzione della disciplina e le carenze della letteratura italiana". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 295 (mayo de 2021): 99–120. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-295005.

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Nel corso della storia, gli eventi drammatici e traumatici sono stati spesso lo spunto per alcune riflessio-ni metodologiche e storiografiche. Questo articolo vuole essere, allo stesso tempo, una revisione della letteratura e una provocazione metodologica e storiografica. La finalità di questo articolo è doppia. Da una parte si evidenzia, provocatoriamente, che il paradigma delle mobilità non è incompatibile con l'analisi storica e che anzi, tale paradigma, dovrebbe essere recepito da chi si occupa di storia dei tra-sporti, delle migrazioni e dei movimenti in generale. Dall'altra parte, si vuole mostrare che le scienze sociali e storiche italiane sono un terreno vergine per la diffusione di un tale approccio, poiché il para-digma delle mobilità è stato largamente trascurato. Per questa ragione, l'articolo è un implicito invito agli studiosi di storia dei trasporti a addentrarsi maggiormente nei meandri metodologici delle scienze delle mobilità.
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Bechara Sanchez, Fabio José. "Autogestione e economia solidale in Brasile. Un nuovo ciclo di partecipazione dei lavoratori all'organizzazione del lavoro". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 123 (septiembre de 2011): 136–49. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-123008.

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Le esperienze di autogestione o, in altre parole, la gestione democratica e la partecipazione autonoma dei lavoratori nell'organizzazione del lavoro e della produzione, hanno una storia antica in Brasile. Tuttavia, quelle esperienze rimasero marginali nello sviluppo sociale brasiliano e nel movimento operaio durante il ventesimo secolo. Esse sono (ri)apparse negli ultimi decenni nel contesto di profondi cambiamenti della societŕ brasiliana, concernenti specialmente la struttura del lavoro e il modello di sviluppo economico e produttivo, cosě come la societŕ civile brasiliana, marcata da un consolidamento dei movimenti sociali dall'emergere di nuovi attori nell'arena pubblica. Questo articolo intende analizzare le condizioni che hanno permesso la ricomparsa di esperienze di autogestione, introducendo la storia recente di esse e la loro rilevanza per il modo del lavoro brasiliano.
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Sidoli, Rita. "La trama dei valori condivisi e la pedagogia della responsabilitŕ". CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, n.º 2 (enero de 2011): 31–42. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-002002.

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La parte introduttiva del capitolo (Paragrafo 1) riassume l'esperienza professionale in cui si radicano le riflessioni successive. Nel paragrafo 2 il tema del dolore č analizzato nei suoi risvolti individuali e sociali, nelle risposte che esso attiva in coloro che ne sono testimoni e nel "costo emotivo" della condivisione. Nel paragrafo conclusivo il prendersi cura, sintesi di sapere razionale e coinvolgimento emotivo, č coniugato nei suoi fondamenti teorici e nelle pratiche che lo concretizzano.
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Lombardi, Pierangelo. "Il centro-sinistra pavese e il quadro politico. Qualche riflessione". STORIA IN LOMBARDIA, n.º 1 (abril de 2022): 73–91. http://dx.doi.org/10.3280/sil2021-001005.

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Tra le prime esperienze messe in atto a livello nazionale, la formula politica di centrosinistra ha costituito per ben tredici anni (1960-1973) il quadro di riferimento politicoistituzionale per Pavia e per l'Amministrazione provinciale. Il saggio propone una prima riflessione su un'esperienza, certamente inedita per i tempi. Ripercorrerne la storia, sia pure ancora nelle sue linee generali, significa individuarne le specificità riconducibili alla sua difficile gestazione; ricostruirne le fasi del dibattito più vivace e dello sforzo propositivo messo in atto, almeno parzialmente, in una prima fase; mettere a fuoco la "mutazione genetica" successiva alle elezioni amministrative del novembre del 1964, e, poi, il timido, ma inutile tentativo di rilancio dei primi anni Settanta, anche sulla spinta dei movimenti sociali nel frattempo scesi in campo. Ma ripercorrerne la storia vuol dire anche, al di là della fragilità e delle contraddizioni del quadro politico, saper cogliere, in tempi di grandi passioni individuali e collettive, il profilo di una città attraversata da una crescita economica e demografica straordinaria.
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Ricoveri, Giovanna. "Beni comuni e nuovo modello di sviluppo". AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, n.º 3 (marzo de 2011): 91–106. http://dx.doi.org/10.3280/aim2009-003005.

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La tesi sostenuta in questo articolo è che i beni comuni del passato - quelli di sussistenza - possono diventare, se riletti ed aggiornati alla luce del presente, la spina dorsale di un ordine sociale alternativo a quello capitalistico, che domina sul mondo da circa tre secoli. Si ritiene che il "ritorno dei beni comuni", come viene chiamata la proposta presentata in questo elaborato, sia una necessità storica per riuscire a superare la crisi del capitalismo e i problemi da esso creati, specialmente nella sua ultima fase finanziaria: il saccheggio della natura, la privatizzazione dello spazio pubblico, la disoccupazione, le disuguaglianze sociali, i disastri ecologici. Per sostenere la proposta avanzata in questo articolo, prima di tutto vengono identificate le caratteristiche principali dei beni comuni come l'autogoverno da parte delle comunità locali., si ricorda brevemente come i beni comuni siano stati delegittimati dalla Rivoluzione industriale nel passaggio dal Medioevo alla modernità . Terzo: si mettono in evidenza le nuove "recinzioni" di acqua, aria, terra ed dell'energia, così come quella del cambiamento climatico. Quarto: il ritorno ai beni comuni richiede una fase intermedia, cioè la conversione ecologica delle economie che deve essere realizzata dalle comunità locali. Quinto: vengono considerati i motivi che non hanno ancora permesso al ritorno dei beni comuni di diventare il primo tema dell'agenda dei movimenti.
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Morlino e, Leonardo y Franco Mattei. "VECCHIO E NUOVO AUTORITARISMO NELL'EUROPA MEDITERRANEA". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 22, n.º 1 (abril de 1992): 137–60. http://dx.doi.org/10.1017/s004884020001827x.

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IntroduzioneNel corso degli anni settanta, crisi autoritaria e transizione alla democrazia hanno caratterizzato Portogallo, Spagna e Grecia (O'Donnell, Schmitter e Whitehead 1986). Nello stesso periodo il quarto paese dell'Europa mediterranea, l'Italia, attraversava la sua crisi democratica piò difficile dai tempi dell'instaurazione repubblicana (1945-48), o addirittura dagli anni venti. In Spagna e Portogallo, il fallimento dei regimi autoritari e i relativi processi di democratizzazione erano scaturiti da una combinazione di trasformazioni interne, economiche e sociali, e internazionali (Morlino 1986). In Grecia quel fallimento veniva dal mancato consolidamento del regime militare, insieme all'attivazione di una notevole opposizione al regime e alla crisi di Cipro, cioè ancora da una combinazione di elementi interni ed internazionali. Trasformazioni socio-economiche e conseguente mobilitazione politica di nuovi gruppi e movimenti (lavoratori, giovani, donne) ovvero emergere di nuove domande erano anche alla base della crisi italiana (Farneti 1978; Morlino 1985).
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Papadopoulus, Dimitris y Vassillis Tsianos. "L'autonomia delle migrazioni". MONDI MIGRANTI, n.º 2 (octubre de 2009): 83–96. http://dx.doi.org/10.3280/mm2009-002006.

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Questo contributo sviluppa un approccio in termini di autonomia delle migrazioni all'interno della contemporanea mobilitŕ transnazionale. In particolare, l'ontologia politica di Deleuze e Guattari ed il concetto di divenire sono usati per articolare una pratica politica nella quale gli attori sociali mobili rifuggono dalle loro rappresentazioni normalizzate e ricostituiscono loro stessi lungo il cambiamento delle condizioni della loro esistenza sociale e materiale. Chiamando in causa la ricerca militante sulla migrazione contemporanea in Europa Meridionale, e considerando molti studi di caso sulla mobilitŕ dei clandestini e la ricerca esistente nel campo della sociologia di migrazione discutiamo qui come i diversi movimenti migratori autonomi sfidano le condizioni attuali della sovranitŕ europea. Per esempio viene discusso come le comunitŕ locali e le micro-economie emergono come un risultato dell'attraversamento di confine, come le differenti autoritŕ statali modifichino le loro pratiche di sorveglianza e di detenzione a seconda dei flussi migratori, ed infine a come gli emigranti si trasformano e cambiano costantemente pratiche ed alleanze per sostenere il loro percorso personale di mobilitŕ. I consistenti flussi di lavoratori migranti costituiscono una forza politica anonima ed indefinita, chi arriva in un nuovo contesto pur essendo uno sconosciuto rappresenta una forza sufficientemente potente per sfidare il bilancio delle governance contemporanee.
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Bean, Kevin. "La strategia dello Stato e l'incorporazione dei movimenti sociali: il caso del movimento repubblicano irlandese fra il 1970 e il 1998". PARTECIPAZIONE E CONFLITTO, n.º 3 (diciembre de 2011): 58–78. http://dx.doi.org/10.3280/paco2011-003004.

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Murgia, Annalisa y Giulia Selmi. "Inspira e cospira. Forme di auto-organizzazione del precariato in Italia". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 123 (septiembre de 2011): 163–76. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-123010.

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Lo scenario del mercato del lavoro a cui assistiamo oggi in Italia è composto da una progressiva proliferazione di contratti non standard. Ciň comporta in primo luogo un problema di cittadinanza e di welfare, a causa della minore o semi-inesistente possibilitŕ di accesso ai diritti sociali che queste forme di impiego consentono (ai diritti pensionistici, ai congedi retribuiti di malattia, maternitŕ, disoccupazione, ecc.). A fronte di questa situazione di severa precarietŕ ed assenza di accesso alle risorse del welfare, tuttavia, nel corso degli ultimi dieci anni l'Italia ha visto la nascita ed il consolidamento di un articolato movimento sociale di contrasto alla precarietŕ agito in prima persona proprio dalla generazione più duramente colpita dal processo di deregolamentazione del mercato del lavoro: giovani, donne e "cognitari". Questo movimento in prima battuta ha concentrato i propri sforzi nella riscrittura del lessico e dell'immaginario simbolico sul lavoro, nel tentativo di consolidare i precari come soggettivitŕ collettiva oltre le sue tradizionali rappresentazioni. Negli ultimi anni, tuttavia, a questo processo di "autorappresentazione" va affiancandosi un processo di "auto-rappresentanza": una fattiva auto-organizzazione di precari nel gestire le conflittualitŕ sui luoghi di lavoro. In uno scenario di sfiducia nei confronti dei partiti e dei sindacati nell'affrontare la questione della precarietŕ, infatti, questi movimenti dimostrano una scarsa attitudine alla delega del conflitto, promuovendo invece modalitŕ di azione fondate sul modulo organizzativo della rete, sulla condivisione dei saperi e sulla rappresentanza diretta. Obiettivo di questo articolo è esplorare criticamente due esperienze di auto-organizzazione di lavoratori e lavoratrici precari/e, in relazione all'attuale crisi della rappresentanza attraversata dalle tradizionali organizzazioni sindacali, soprattutto per quanto riguarda i giovani lavoratori e i rapporti di lavoro non standard.
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Lanzalaco, Luca. "LA FORMAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI IMPRENDITORIALI IN EUROPA OCCIDENTALE". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, n.º 1 (abril de 1989): 63–89. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200017494.

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IntroduzioneLa progressiva attenzione della scienza politica per le tematiche organizzative sembra essere una tendenza incontrovertibile. Gli attori politici collettivi sono visti sempre meno come delle «scatole nere», dei semplici canali di trasmissione di domande e interessi, e si sottolinea, invece, sempre più come essi siano delleorganizzazioni complessela cui condotta è regolata da meccanismi ed imperativispecificiedautonomie come, di conseguenza, l'individuazione di queste dinamiche organizzative contribuisca in modo determinante alla comprensione del funzionamento del sistema politico nel suo complesso. La configurazione di una organizzazione politicanonè un fatto meramente «tecnico» o «ingegneristico», e men che meno «formale», ma determina l'autonomia e la discrezionalità di cui gode il gruppo dirigente nel ridefinire gli interessi dei gruppi sociali rappresentati e nel «guidare» lamembershipverso determinate mete collettive. Una delle acquisizioni più rilevanti che sono state fatte in questo campo di indagine è che per spiegare le caratteristiche strutturali di una organizzazione politica occorre risalire al modo in cui essa è nata, si è formata e si è consolidata. Il concetto distruttura, infatti, appartiene ad una classe di concetti utilizzati nelle scienze sociali — i cosiddettitime oriented concepts— che assumono significato solo in un orizzonte temporalediacronico(Rosenthal 1978). Ciò che si percepisce come «strutturale» al tempo T sono modelli di comportamento e interazioni sociali che sono perdurati e si sono stabilizzati al tempo T-1, T-2, T-3, … T-n, e che per questo motivo diventano elementicostitutividi quella relazione sociale. Quella che potremmo chiamare lafallacy of synchronic reductionismporta a «fotografare» una organizzazione in un dato momento e a considerare tutti i suoi caratteri strutturali in un orizzonteatemporale.Invece, le proprietà strutturali di una organizzazione sono il risultato di scelte organizzative e di processi di adattamento che si sono verificati inmomenti e fasi differentidella vita dell'organizzazione e i cui risultati si sono poi «congelati», «sedimentati», «stratificati» nel tempo. Una semplice analisi del contesto ambientale in cui opera un'organizzazione, come suggerisce l'approcciocontingency, non è sufficiente in quanto organizzazioni con «storie»differentipotranno daredifferentirisposte, in termini di proprietà organizzative, agliidenticiimperativi posti in un dato momento dallo stesso ambiente. Per spiegare le proprietà strutturali di una organizzazione politica occorre quindi integrare opportunamente l'analisistrutturale-morfologica, basata sull'ipotesi che le organizzazioni tendano ad adattarsi razionalmente alla struttura del loro ambiente, con l'analisistorico-genetica, in base alla quale la razionalità degli attori organizzativi è vincolata dalle loro esperienze passate, dallastoriadell'organizzazione e, in particolare, dal modo in cui l'organizzazione stessa è nata e si è formata. L'approccio genetico ha trovato ampie applicazioni nello studio di vari tipi di organizzazioni politiche: i partiti, i sindacati dei lavoratori, i gruppi di interesse, i movimenti collettivi, le organizzazioni terroristiche. Con questo articolo mi propongo di estendere l'utilizzazione, e di dimostrare l'utilità, di questo approccio anche per quanto riguarda l'analisi di un tipo particolare di organizzazioni politiche, che solo recentemente sono diventate oggetto di studio, cioè leassociazioni imprenditoriali.In particolare, mi occuperò dellepeak associations, cioè delle confederazioni nazionali intersettoriali, come la confindustria e le sue omologhe in altre nazioni. Nella prossima sezione traccerò una tipologia dellepeak associationssulla base del loro «modello originario», cioè del modo in cui sono nate, e del loro grado di istituzionalizzazione; nella seconda sezione verificherò la validità di questa tipologia attraverso l'analisi storico-comparata: illustrerò un «modello a dicotomie successive», costruito alla luce dell'evidenza empirica disponibile, per l'analisi dei processi di formazione delle associazioni imprenditoriali, mettendo in evidenza come a diversi processi di formazione siano corrisposti differenti «modelli originari». Nelle sezioni finali, infine, esaminerò i fattori esplicativi che hanno determinato il prevalere di uno o dell'altro dei vari processi di formazione.
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Georgelin, Jean. "Giuseppe Di Tarento, Procida nei secoli XVII-XIX, Genève, Librairie Droz, Istituto italiano per la Storia dei Movimenti sociali et delle Strutture sociali, Biblioteca des « Cahiers internationaux d'histoire économique et sociale », 35, 1985, 288 p." Annales. Histoire, Sciences Sociales 42, n.º 6 (diciembre de 1987): 1339–40. http://dx.doi.org/10.1017/s0395264900066968.

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Odinino, Juliane Di Paula Queiroz y Gustavo José Assunção de Souza. "Desenho animado e imaginário infantil de massa: narrativas, mito e mídias na mediação escolar (Cartoon and child imaginary of mass media: narratives, myth and media in school mediation)". Revista Eletrônica de Educação 14 (15 de enero de 2020): 3772015. http://dx.doi.org/10.14244/198271993772.

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Resumen
This article aims to understand how the media repertoires addressed to children's audiences in the constitution of the child imaginary, through which the language of the cartoon has enjoyed a centrality in the globalized scenario, from the cultural matrices and the myths that populate and outline it. By taking conceptual approaches between mass culture and children's imagery, the analysis aims to provide insights to educate children to / about, with and through the media through a transformative, critical and citizen educational perspective. The methodology used starts from a theoretical and conceptual survey about mass culture (MORIN, 1975; ECO, 1970) and myth (ELIADE, 2016; BARTHES, 1989) and, as it brings elements to understand this relationship, refers, for its once again, the way children's imagery is constituted. Thus, it dialogues with authors of media education (FANTIN, 2006; BUCKINGHAM, 2013) in order to broaden the possibilities of critical reflection and media use in schools, a privileged space for the constitution of children's collectives and, therefore, for cultural mediation. These analyzes indicate that mass culture has an inherent contradiction, with apocalyptic and integrative characteristics simultaneously, which significantly compose and guarantee intelligibility to the culture of childhood in contemporary times. From the reflections on the complex relationship between myth, narrative and children's imagination, the article presents in its conclusion numerous possibilities for the use of cartoons, discussing the possibilities of pedagogical mediation, with a view to the qualification and promotion of a children's reception more critical, diverse, active and participatory.ResumoO presente artigo busca compreender como os repertórios midiáticos endereçados aos públicos infantis participam na constituição do imaginário da cultura de massa, pelo qual a linguagem do desenho animado tem desfrutado de uma centralidade no cenário globalizado, a partir das matrizes culturais e dos mitos que o povoam e o delineiam. Realizando aproximações conceituais entre cultura de massa e imaginário infantil, a análise visa oferecer subsídios para educar crianças para/sobre, com e através das mídias, por meio de uma perspectiva educacional transformadora, crítica e cidadã. A metodologia utilizada parte de um levantamento teórico-conceitual sobre clássicos da cultura de massa (MORIN, 1975; ECO, 1970) e do mito (ELIADE, 2016; BARTHES, 1989) e na medida em que traz elementos para compreender esta relação remete, por sua vez, à forma como o imaginário infantil é constituído. Dialoga com autores da mídia-educação (FANTIN, 2006; BUCKINGHAM, 2013) no sentido de ampliar as possibilidades de reflexão crítica e de usos das mídias na escola, espaço privilegiado de constituição de coletivos infantis e, portanto, de mediação cultural. Tais análises apontam que a cultura de massa apresenta uma inerente contrariedade, com características apocalípticas e integradoras simultaneamente, mesmo nos dias atuais, as quais compõem significativamente e garantem inteligibilidade à cultura da infância na contemporaneidade. O artigo, a partir das reflexões sobre a complexa relação entre mito, narrativa e imaginário infantil, apresenta nas considerações finais inúmeras possibilidades de usos dos desenhos animados, ao discorrer sobre as possibilidades da mediação pedagógica com vistas à qualificação e à promoção de uma recepção e imaginação infantil mais crítica, diversificada e participativa.Palabras-chave: Cultura de massa, Imaginário infantil, Mídia-educação, Desenho animado.Keywords: Mass culture, Children's imagination, Cartoon, Media-education.ReferencesARENDT, Hannah. Entre o passado e o futuro. São Paulo: Perspectiva, 1991.ADORNO, Theodor. Indústria Cultural e Sociedade. Rio de Janeiro: Paz e Terra, 2002.BARTHES, Roland. Mitologias. Rio de Janeiro: Editora Bertrand Brasil, 1989.BEVORT, Evelyne; BELLONI, Maria Luiza. Mídia-educação: conceitos, história e perspectivas. Educ. Soc., Campinas, v. 30, n. 109, p. 1081-1102, Dec. 2009. 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Pacciolla, Aureliano. "EMPATHY IN TODAYS CLINICAL PSYCHOLOGY AND IN EDITH STEIN". Studia Philosophica et Theologica 18, n.º 2 (7 de diciembre de 2019): 138–60. http://dx.doi.org/10.35312/spet.v18i2.29.

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Resumen
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Il presente articolo propone ed espone un punto di vista professionale sul sapere e sulle pratiche pedagogiche contemporanee, soffermandosi in particolare sulla centralità dei soggetti in educazione. Il sapere pedagogico versa in uno stadio di ‘incertezza e precarietà’, lasciando aperti alcuni nodi sui modelli educativi, culturali e sociali. L’esplicitazione delle ‘precarietà’ del lavoro educativo merita di trovare un significato: l’incertezza si fa salutare debolezza, come Sergio Tramma ricorda in ‘L’educatore imperfetto’, la ‘costituzione instabile’ dell’educativo ne è la sua intrinseca forza perché rappresenta la costante apertura alla trasformazione, alla possibilità, alla lettura del cambiamento. Quale tensione deve accompagnare la mission educativa dei professionisti che operano nel campo delle scienze sociali, quali valori accompagnano l’agire educativo, infine quali proposte si possono attivare per creare un terreno pedagogico che possa essere fertile e foriero di suggestioni? Il paradigma della complessità che attraversa il ‘sapere sociale’ non deve solo preoccuparsi delle problematiche inerenti alle letture del contemporaneo ma può attivare energie e risorse inattese, in grado di ripensare il ruolo delle competenze di tutte le funzioni a valenza educativo-sociale (docente, educatore territoriale, assistente sociale, animatore di comunità, psicologo, mentore). La scommessa è quella di generare teorie ed esperienze trasformative che possano restituire protagonismo ai soggetti in educazione, sia nella dimensione individuale che in quella collettiva.
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Malavasi, Pierluigi. "Pedagogia ed economa civile per imparare l'umano". MeTis. Mondi educativi. Temi, indagini, suggestioni 10, n.º 2 (diciembre de 2020). http://dx.doi.org/10.30557/mt00135.

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Esperienze educative e progettazione pedagogica si misurano con le differenze e le peculiarità del territorio, sono locali. Ma la qualità e la reale incisività dei processi formativi si proiettano oggi in uno scenario inedito, suscitando pressanti interrogativi in chi ha a cuore un’idea di civiltà imperniata sulla ricerca del bene comune. É imprescindibile il riferimento, per quanto approssimato e allusivo, alla pervasività delle trasformazioni politiche e sociali, tecnologiche e sanitarie, educative e religiose che interessano l’intero pianeta. Il dialogo tra economia e pedagogia richiama al compito di rendere lo sviluppo davvero umano ovvero plausibile e adeguato alla pienezza della realizzazione personale e comunitaria, cui abbiamo il dovere di aspirare. Si nasce umani e si deve imparare ad esserlo. L’arena della comunicazione pubblica, l’attività finanziaria e la ricerca scientifica non possono essere arbitrariamente ridotte a misura dei social network o dei sostenitori dell’economia di mercato, per i quali sovente ogni cosa ha il suo prezzo ma nulla ha in realtà valore. Il saggio, alla luce di una visione antropologica pedagogicamente legittimata, accredita l’ipotesi che anche, e in misura considerevole, «dai risultati della ricerca scientifica e dai modelli educativi proposti dipende la possibilità di continuare a garantire il benessere sin qui raggiunto, ampliandone il grado di coinvolgimento dei popoli» (Ornaghi, 2007, p. VII). Tra pedagogia e economia, educazione e politica, fondamentale è pensare il civile, tra dinamiche globali e agire locale. Secondo una prospettiva storica e sistemica (Pasquino, 2020), occorre riconoscere la centralità della dimensione relazionale per la costruzione della cittadinanza democratica, di una economia e di una pedagogia civile.
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Orefice, Mario. "Struttura delle Comunicazioni e Costruzione Narrativa dei Movimenti Sociali nei Siti di Social Network: l'esperienza del Popolo Viola". SSRN Electronic Journal, 2012. http://dx.doi.org/10.2139/ssrn.2151280.

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Fratini, Tommaso. "Sulla personalità neoliberista. Considerazioni pedagogiche". MeTis. Mondi educativi. Temi, indagini, suggestioni 10, n.º 2 (diciembre de 2020). http://dx.doi.org/10.30557/mt00149.

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L’articolo svolge alcune considerazioni pedagogiche sull’esistenza di una personalità neoliberista nella popolazione in Occidente. Dopo un breve riferimento alle responsabilità del neoliberismo alle radici dell’attuale condizioni di crisi sociale, viene fornita una descrizione di questo profilo di carattere, che incorpora molti tratti del narcisismo patologico quali si declinano nella nostra epoca. Viene altresì sostenuto come proprio la diffusione di questo tipo di personalità sia uno dei modi di esercitare il potere da parte delle politiche neoliberiste, mettendo in scacco il pensiero di sinistra. L’articolo si chiude ribadendo la preoccupazione per l’aumento endemico di questa forma di carattere e con un riferimento alla lotta alle disuguaglianze sociali quale vera alternativa possibile alla sua ulteriore diffusione. Da qui il ruolo di una pedagogia critica e di una pedagogia dell’inclusione nell’esercitare una opposizione credibile alla predominanza nella popolazione del narcisismo patologico, in specie nella sua versione neoliberista.
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Lazzarini, Anna. "Rebulding reciprocity for civil economics and civil education in the age of complexy". MeTis. Mondi educativi. Temi, indagini, suggestioni 10, n.º 2 (diciembre de 2020). http://dx.doi.org/10.30557/mt00139.

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Il testo riflette sul modo in cui il capitalismo globale, nella sua forma neoliberale, e la società dei consumi siano all’origine di profonde ristrutturazioni degli spazi sociali e politici. La loro azione congiunta ha generato una crisi della socialità e della democrazia. In particolare, nel tempo della complessità, il neoliberismo trasforma i contorni del politico, sul piano soggettivo e oggettivo, controllando i processi di identificazione e di soggettivazione. In questo quadro, la pedagogia deve tematizzare la crisi degli spazi di mediazione sociale come questione cruciale del nostro tempo e promuovere una rinnovata attivazione sociale: favorire la ricostruzione di luoghi e contesti di prossimità, in cui sperimentare partecipazione ed esperienze di reciprocità; promuovere la produzione sociale di beni relazionali, per ricostruire la trama della vita collettiva.
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Gennari, Ana Paula Gonçalves Arantes, Marília Bazan Blanco y Roberta Negrão de Araújo. "Ensino de psicologia da educação nos cursos de pedagogia: uma análise nas universidades públicas paranaenses (Teaching educational psychology in graduation of pedagogy: an analysis in state public universities of Paraná)". Revista Eletrônica de Educação 12, n.º 3 (9 de septiembre de 2019). http://dx.doi.org/10.14244/198271992855.

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Educational Psychology is one of the subjects that help Pedagogy, since it corresponds to a branch of Psychology that discusses principles and psychological theories directed to teaching methods. To do so, it composes the curriculum of the Pedagogy degree, addressing the numerous dimensions of psychological development as well as the teaching and learning process, with the purpose of employing them as necessary subsidies for teacher training, and their performance. Therefore, the pivotal aim of the research is to analyze the contents covered in the subjects of Psychology in the courses of Pedagogy of the State Public Universities of Paraná and the perception of the undergraduate students in Pedagogy of one of the researched universities about the mentioned subject. With the analysis of the School Summary, it was noticed that there is no standard between the universities regarding the time and the nomination of the subjects, as well as the contents referring to the teaching of Educational Psychology. Through the results, it was possible to identify that the academics understand the importance of the subject of Educational Psychology for teacher education, although the workload is considered insufficient to cover the psychological theories related to Education and, even more, it was evidenced the lack of articulation between theory and practice in the discipline.ResumoA Psicologia da Educação é uma das disciplinas que auxilia a Pedagogia, uma vez que corresponde a um ramo da Psicologia que discute princípios e teorias psicológicas voltados aos métodos de ensino. Para tanto, compõe a grade curricular do curso de Pedagogia, abordando as inúmeras dimensões do desenvolvimento psicológico bem como do processo de ensino e de aprendizagem, com a finalidade de empregá-los como subsídios necessários à formação de professores e à sua atuação. Diante do exposto, o objetivo geral da pesquisa consiste em analisar os conteúdos abordados nas disciplinas de Psicologia nos cursos de Pedagogia das Universidades Públicas Estaduais do Paraná e a percepção das acadêmicas do curso de Licenciatura em Pedagogia, de uma das universidades pesquisadas, sobre a referida disciplina. Com a análise dos ementários, percebeu-se que não existe um padrão entre as universidades no tocante à carga horária e à nominação das disciplinas, bem como dos conteúdos referentes ao ensino de Psicologia da Educação. A partir dos resultados, identificou-se que as acadêmicas compreendem a importância da disciplina de Psicologia da Educação para a formação docente, ainda que a carga horária seja considerada insuficiente para abarcar as teorias psicológicas relacionadas à Educação; evidenciou-se, ainda, a ausência da articulação entre teoria e prática na disciplina.ResuménLa Psicología de la Educación es una de las asignaturas que ayudan a la Pedagogía, una vez que corresponde a una rama de la Psicología que trata principios y teorías psicológicas dirigidas a los métodos de enseñanza. Para ello, compone la rejilla curricular del curso de Pedagogía, abordando las innumerables dimensiones del desarrollo psicológico así como del proceso de enseñanza y de aprendizaje, con la finalidad de emplearlos como subsidios necesarios a la formación de profesores, y a su actuación. El objetivo general de la investigación consiste en analizar los contenidos abordados en las disciplinas de Psicología en los cursos de Pedagogía de las Universidades Públicas Estaduales de Paraná y la percepción de las académicas del curso de Licenciatura en Pedagogía, de una universidad del norte del estado, sobre el tema, el encaminamiento de la asignatura. Con el análisis de los eminentes, se percibió que no hay un estándar entre las universidades en cuanto a la carga horaria y la nominación de las disciplinas, así como de los contenidos referentes a la enseñanza de Psicología de la Educación. A partir de los resultados, se identificó que las académicas comprenden la importancia de la disciplina de Psicología de la Educación para la formación docente, aunque la carga horaria sea considerada insuficiente para abarcar las teorías psicológicas relacionadas a la Educación; se evidenció, además, la ausencia de la articulación entre teoría y práctica en la disciplina.Keywords: Pedagogy, Educational psychology, Psychology teaching.Palavras-chave: Pedagogia, Psicologia da educação, Ensino de psicologia.Palabras clave: Pedagogía, Psicología de la educación, Enseñanza de psicología.ReferencesALMEIDA, P. C. A. Discutindo a relação professor-licenciado e aluno-adolescente à luz da formação em psicologia. In: AZZI, R. G.; BATISTA, S. H. S. S.; SADALLA, A. M. F. A. Formação de professores: discutindo o ensino de psicologia. Campinas: Alínea, 2000, p.97-118.ASSOCIAÇÃO PSICOLÓGICA AMERICANA. Dicionário de Psicologia. Porto Alegre: Artmed, 2010.BOCK, A. M. B; FURTADO, O.; TEIXEIRA, M. de L. 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Di Rienzo, Paolo, Aline Sommerhalder, Massimo Margottini y Concetta La Rocca. "Apprendimento permanente, saperi e competenze strategiche: approcci concettuali nel contesto di collaborazione scientifica tra Brasile e Italia (Lifelong learning, knowledge and Strategic Competence: conceptual approaches in the context of scientific collaboration between Brazil and Italy)". Revista Eletrônica de Educação 12, n.º 3 (7 de octubre de 2019). http://dx.doi.org/10.14244/198271993584.

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Resumen
This essay aims to show some approaches in the understanding of the lifelong learning concepts, knowledge, competence, from a literature review with the contributions of Dewey, Bruner, Freire, Schon and Tardif among others. Coming from theoretical studies carried out by Italian researchers and a Brazilian researcher, through their Research Centers/Laboratories and international collaborative partnership between Brazilian and Italian Universities, this text addresses from the undertake scientific literature, key terms which support the held studies. From the considerations, it is highlighted the regular understanding around lifelong learning concept, which considers the human condition for the permanent learning and valuing experiences from different contexts, such as family and school (basic and higher education). In view of this, the approximation between the concepts of competence and knowledge was also highlighted, recognized and valued as fundamental elements for the learning process and for the development of critical and reflexive thinking, and consequently transforming daily problems and challenges. The task reinforces the research network, pursuing the improving theoretical knowledge to subsidize the scientific research production in the educational field, besides Brazilian or Italian academic walls.SommarioQuesto saggio ha l’obiettivo di presentare gli approcci sulla definizione dei concetti di apprendimento permanente, saperi e competenze, partendo da una revisione della letteratura, con i contributi,tra gli altri, di Dewey, Bruner, Freire, Schon e Tardif. A partire dall’analisi teorica condotta da ricercatori italiani e una ricercatrice brasiliana, mediante i loro centri di ricerca/laboratório, e l’accordo di collaborazione internazionale tra l’università brasiliana e italiana, questo testo affronta, in base alla letteratura scientifica, i termini chiave che supportano gli studi realizzati. Dalle argomentazioni espresse, emerge la posizione comune sul concetto di apprendimento permanente o per tutta la vita, che considera l’approccio umanistico e la valorizzazione delle esperienze provenienti da diversi contesti come la famiglia e la scuola (in particolare di base e superiore). In questa prospettiva, si mette in evidenzia anche l'approssimazione semantica tra i concetti di competenza e saperi, riconosciuti e valorizzati come elementi fondamentali per il processo di apprendimento e per lo sviluppo del pensiero critico e riflessivo, e di conseguenza trasformatore rispetto ai problemi e alle sfide quotidiane della vita. Il presente contributo rafforza la rete di ricerca congiunta, con l'obiettivo di migliorare le conoscenze teoriche per supportare lo sviluppo di ricerche in campo educativo, al di là delle mura accademiche brasiliane o italiane.Keywords: Lifelong learning, Knowledge, Strategic competence, Reflexive competence.Parole chiave: Apprendimento permanente, Saperi, Competenze strategiche, Competenze di riflessione.Palavras-chave: Aprendizagem permanente, Conhecimento, Competência estratégica, Competência reflexiva.ReferencesALBERICI, A. La possibilità di cambiare. Apprendere ad apprendere come risorsa strategica per la vita. Milano: Franco Angeli, 2008.ALBERICI, A.; DI RIENZO, P. Learning to learn for individual and society. In: R. Deakin CRICK, C. S.; K. REN (Eds), Learning to Learn. International perspectives from theory and practice. New York: Routledge, 2014, p. 87-104.BALDACCI M. Trattato di pedagogia generale, Roma: Carocci Editore, 2002.BANDURA A. 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