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Tesis sobre el tema "Pedagogia dei movimenti sociali"

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Santambrogio, Elisa <1987&gt. "Giovani, movimenti sociali e nuovi media. La scossa creativa nel Giappone post-Fukushima". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2426.

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Resumen
Il terremoto che ha colpito il Giappone nord-orientale l’11 marzo 2011, ha provocato un forte senso di desolazione che ha pervaso gli animi di chi l’ha vissuto in prima persona, palesando la fragilità di un futuro già precario di per sé. Nello specifico, si vuole indagare sulla situazione dei giovani, i quali hanno per lungo tempo rappresentato una categoria considerata politicamente apatica e ampiamente stereotipata dai media, ritrovandosi a dover vivere nell’incertezza data dalla costante precarietà lavorativa, nella frustrazione di non riuscire ad avere una propria indipendenza e nella preoccupazione legata alle attuali condizioni sociali ed ambientali, che caratterizzano il presente e il futuro di questa generazione “digitale”. Attraverso i dati raccolti in tre mesi di ricerca sul campo a Tōkyō (febbraio-aprile 2012), si proverà a comprendere come essi siano riusciti a sfruttare le potenzialità dei social media al fine d’intensificare le connessioni con gli altri individui, in una fitta rete di scambio emozionale come può essere quella di Internet, con i suoi blog e i social network, dalla quale si è creata una “società civile 2.0”. La creatività ricopre un ruolo centrale in questa ricerca: attraverso alcuni case study (esempi di una comunicazione alternativa attraverso l’uso dei social media, fenomeno dei MADmovies usati come strumento critico, forme di “protesta creativa” e utilizzo dell’ironia durante le manifestazioni) si proporranno numerosi esempi di metodi di comunicazione su vari livelli, adottati indistintamente dai singoli individui e dai giovani gruppi di protesta che, partendo dalla diffusione tramite i social media, hanno trovato forza e vigore anche nella realtà metropolitana delle strade, promuovendo l’intento primario di risvegliare una coscienza critica e una nuova “politica del quotidiano” nella Tōkyō contemporanea.
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2

Valenti, Chiara <1992&gt. "Sicurezza alimentare: la percezione del rischio e la nascita dei movimenti sociali nel Giappone post-Fukushima". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10056.

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Resumen
L’elaborato mira ad analizzare in che modo la popolazione giapponese percepì e reagì al rischio di contaminazione dei generi alimentari da parte di sostanze radioattive in seguito all’incidente che si verificò alla centrale nucleare di Fukushima l’undici marzo duemilaundici. Successivamente al devastante tsunami che colpì le coste del Tōhoku, i reattori della suddetta centrale subirono gravosi danni che portarono alla dispersione di materiale radioattivo nell’ ambiente circostante, questa situazione generò uno stato di allarmismo che fece nascere una profonda ansia e incertezza sugli effetti delle radiazioni sulla salute. La ricerca sarà composta da tre parti: una relativa al ruolo che ebbero i mass media nella costruzione della percezione del rischio con un focus sui mezzi di comunicazione locali; successivamente verrà analizzato in che modo il governo fu in grado di comunicare i rischi legati alla presenza di sostanze radioattive nei generi alimentari; infine verranno studiati alcuni movimenti e associazioni che sorsero con l’obiettivo primario di salvaguardare la sicurezza alimentare in modo alternativo alle direttive del governo.
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Segna, Federica <1984&gt. "Il Movimento marocchino del 20 Febbraio: esempio di transnazionalismo dei movimenti sociali. I casi studio dei coordinamenti francesi di Montpellier, Parigi e Lille". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4589.

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Resumen
La caduta di Ben ‘Ali in Tunisia e in seguito di Mubarak in Egitto, tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011, ha dato nuovo impulso all’attivismo e ai movimenti sociali marocchini. Le specificità del regno maghrebino impedirebbero una messa in discussione dello status quo? Esiste un’eccezione marocchina secondo la quale il paese sarebbe al riparo dalla “primavera araba”? Cercando una risposta fattuale a questi quesiti, il movimento di protesta nato in rete si è concretizzato il giorno 20 febbraio 2011 con manifestazioni in più di cinquanta città marocchine e, in contemporanea, sono stati organizzati degli eventi di sostegno in alcune città all’estero, soprattutto dove la rete diasporica marocchina è particolarmente attiva. Da questa prima manifestazione è nato il movimento eponimo Movimento del 20 Febbraio (M20F). Il M20F, fin dall’inizio, ha preso forma in uno spazio virtuale, con una vocazione transnazionale rilevabile fin dalle prime azioni, come dimostrerebbe la piattaforma informativa Mamfakinch, concepita in tre lingue (arabo, francese e inglese) gestita da bloggers basati in Marocco come all’estero e le manifestazioni del 20 febbraio 2011 organizzate anche in alcune città europee. Quello che si vuole mettere in risalto in questo lavoro è che il transnazionalismo come caratteristica precipua nel M20F è dato non solo dall’uso crescente e dalla disposizione sempre maggiore di una connessione internet, delle TIC, del Web 2.0 ed in generale dalla globalizzazione, ma dai legami intrattenuti dai migranti marocchini in diaspora e dal loro vissuto. Per poter verificare tali ipotesi, ad una ricerca di tipo bibliografico è stata affiancata un lavoro sul campo di tipo etnografico, sia in Marocco (interviste qualitative) che in Francia (interviste qualitative e osservazione partecipante). Alcune della caratteristiche dell’attivismo transnazionale sono state effettivamente riscontrate nel M20F: il vissuto migratorio dei soggetti intervistati è situato a cavallo di diverse culture politiche (francese e marocchina); l’impegno militante in differenti organizzazioni nazionali e internazionali farebbe risaltare il transnazionalismo dei soggetti impegnati e, infine, la riflessione, l’interpretazione e la ricomposizione delle rivendicazioni iniziali adattate al contesto locale, nello specifico delle città dei casi studio dimostrerebbero tale caratteristica. Durante la ricerca, è stato rilevato che il M20F come movimento transnazionale ha favorito, in Francia, il ricambio generazionale all’interno delle strutture militanti marocchine presenti oltralpe, prima fra tutte l’AMDH (Association Marocaine des Droits Humains), sostituendosi al sindacato studentesco di stampo marxista-lenininista, UNEM (Union Nationale des Étudiants du Maroc), che negli anni ’70-’80 svolgeva tale ruolo formatore. Il lavoro di ricerca condotto durante questa tesi di laurea si inserisce nel contesto più ampio degli studi sui movimenti sociali e delle migrazioni. Ci si è avvalsi dei concetti di “socialità militante” per analizzare le motivazioni dell’impegno in favore del M20F favorite dalle dinamiche di socializzazione messe in atto dai giovani migranti marocchini venuti in Francia per ragioni di studio e impegnati per la causa del M20F dalla propria città di residenza francese e dai “vecchi” militanti di formazione marxista-leninista stabilitisi nelle tre città del caso studio durante gli anni ’70-’80. Allo stesso modo il concetto di “spazio dei movimenti sociali” di L. Mathieu si è rivelato utile per comprendere le interazioni tra i movimenti sociali e gli altri campi dell’universo sociale, nello specifico del M20F con i partiti e le organizzazioni francesi. Infine lo studio di M. Tozy sulla natura e la struttura del potere marocchino (makhzen) è stato centrale poter meglio comprendere le motivazioni della dinamica contestataria in atto da tempo in Marocco in cui s’inserisce il M20F.
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Pupi, Anna <1992&gt. "I limiti e le opportunità della democrazia taiwanese: la gioventù dei movimenti sociali Proposta di traduzione e commento traduttologico di un articolo di sociologia". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9912.

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La tesi propone la traduzione in italiano dell’articolo cinese “Cresciuti in una notte” (yi ye zhang da 一夜長大) dell’attivista sociale e giornalista Liu Meiyu, pubblicato sul periodico Pensiero (sixiang 思想) nel 2014. La traduzione è corredata dal relativo commento traduttologico che spiega la strategia adottata e le modalità di superamento dei problemi linguistici e lessicali riscontrati. L’articolo studia la formazione di una nuova categoria di attivisti, gli “attivisti neofiti”, che riunisce cittadini taiwanesi provenienti da realtà sociali eterogenee. Analizzando il background ideologico dei partecipanti all’attivismo sociale degli ultimi trent’anni, si evince il progressivo coinvolgimento di fasce di popolazione un tempo estranee a questa forma di protesta. Secondo l’autrice l’esposizione all’ideologia democratica, la globalizzazione e la giovane età della popolazione hanno concorso alla formazione di una comunità di attivisti sempre più aperta e diversificata. Questo fenomeno da un lato incrementa il numero di partecipanti alle proteste, ma dall’altro ostacola la formulazione di istanze precise e condivise da tutti. L’articolo analizza in particolare le dinamiche del movimento dei Girasoli, svoltosi nelmarzo del 2014 a Taipei. In questa occasione, per la prima volta nella storia di Taiwan, molti gruppi di attivisti si sono coalizzati per protestare contro obiettivi comuni quali la riforma economica e altre questioni di ordine civile.L’autrice conclude il suo articolo avanzando l’ipotesi che, migliorando la comunicazione tra i gruppi di protesta, si possano aumentare l’efficacia e il potenziale educativo dell’attivismo civile.
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Carrozza, Stefania. "La funzione della performance analysis nella didattica del movimento". Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2012. http://hdl.handle.net/10556/307.

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2010 - 2011
Questo lavoro di ricerca ha voluto studiare alcuni aspetti rilevanti del processo di analisi del movimento attraverso l'utilizzo di metodi scientifici che prendono in considerazione lo studio dei movimenti liberi, concentrandosi sui fattori che determinano la precisione del movimento, la scelta del movimento o schemi di azione. Sulla stessa linea, si e’ voluto studiare il movimento in un contesto ancora più globale in un ambiente predefinito, definendone l’analisi comportamentale, centrato sull'aspetto didattico e sul concetto del processo di miglioramento prestazionale. L’obiettivo principale e’ stato quello di capire le variabili che determinano l’efficacia delle prestazioni motorie e di evidenziare quelle più significative che agiscono sull’apprendimento dei comportamenti del movimento stesso, di capire anche in che modo tali informazioni possono essere utilizzate e in che misura possono aiutare a potenziare e migliorare l’aspetto motorio e dell’apprendimento. L'approccio adottato in questo studio di ricerca è stato quello di concentrarsi sulle mutevoli interazioni tra l’ambiente e il movimento, infatti esistono vari tipi di movimenti che includono diverse abilità e dove il risultato della prestazione è dovuto da fattori diversificati come ad esempio nel gioco degli scacchi dove l’abilità è di tipo intellettuale o in una maratona o nel sollevamento dei pesi dove i fattori sono più in relazione all’allenamento cardiovascolare e alla forza. Tutto questo ci mette difronte ad una scelta sul tipo di elementi da analizzare e al tipo di fattori da prendere in considerazione. L’analisi del movimento e quindi della performance, può essere applicata in diversi ambiti scientifici, educativi, clinici, di intrattenimento, consentendo la misurazione e la descrizione di differenti aspetti di un atto locomotorio, finalizzando i suoi obiettivi al miglioramento della prestazione motoria, all’approfondimento delle conoscenze fisiologiche, alla valutazione del recupero post-infortunio, all’apprendimento, al miglioramento tecnologico delle attrezzature presenti in ambiente sportivo e formativo. [a cura dell'autore]
X n.s.
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6

LURASCHI, SILVIA. "Per/mettere le storie in movimento. Il posizionamento dinamico del ricercatore e la riflessività embodied in pedagogia". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2017. http://hdl.handle.net/10281/158203.

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Resumen
La tesi sostiene il posizionamento dinamico del ricercatore come via per riflettere sulla natura incorporata dei processi conoscitivi. Il corpo è visto come centro attraverso cui il ricercatore dà forma al proprio sentire e sapere; conoscere attraverso i sensi porta a un posizionamento estetico che ridefinisce sia la riflessività, sia l’incontro con i soggetti e contesti della ricerca. Il metodo scelto è autoetnografico, centrato sul racconto in prima persona dell’esperienza estetica del ricercare, incorporata e generata dall’azione e dal movimento del ricercatore, che permette un superamento di saperi e metodi tradizionali, centrati sulla scientificità oggettivante e sul pensiero astratto, attraverso pratiche che valorizzano identità e integrità. Il primo capitolo definisce la Embodied Cognition, paradigma emergente, come cornice epistemologica del lavoro, agganciandola a un’esperienza estetica vissuta, e integrando tra loro testi narrativi e argomenti teorici che fanno riferimento a un ventaglio di discipline e autori. Nel secondo capitolo viene proposta una teoria embodied ed enacted della riflessività pedagogica; nello specifico, sono ricostruite e ridisegnate cinque vie alla riflessività emergenti dalla letteratura, ed è esplicitato il posizionamento riflessivo e meta-riflessivo, etico e auto-etico, della ricercatrice. L’esperienza estetica raccontata all’inizio del capitolo porta a proporre la metafora della deriva come immagine capace di restituire la complessità e l’incertezza delle inter-relazioni corporee tra ricercatore, partecipanti e contesto nel processo di ricerca. L’immagine della deriva diventa la traccia, nel capitolo successivo, per costruire una metodologia innovativa, attraverso il primo studio di caso della tesi, che mostra la trasformazione della domanda di ricerca, inizialmente tesa a comprendere l’esperienza del dis/orientamento, nell’incontro emozionante della ricercatrice con un testo, scritto da una donna adulta rientrata in formazione. L’analisi di questo testo diventerà l’occasione per costruire un metodo originale, estetico, incorporato, che compone creativamente il modello metodologico della cooperative inquiry con l’inter-vista auto/biografica e la postura di “curiosità” di matrice sistemica. L’ultimo capitolo restituisce la ricerca sul campo, un’indagine collaborativa con 4 gruppi di donne e operatici di due comunità mamma-bambino, dagli esiti imprevedibili. Anche qui, come nel precedente studio di caso, l’iniziale domanda di ricerca, finalizzata a comprendere il presunto dis/orientamento esistenziale delle donne, si trasforma nell’inter-azione: la negoziazione del codice etico e l’attivazione di esperienze di consapevolezza corporea porteranno infatti le donne, co-ricercatrici attive e riflessive, a scegliere autonomamente di modificare in modo non anticipabile i tempi e gli esiti della ricerca. L’imprevisto chiede alla ricercatrice di riposizionarsi, porta la sua attenzione sulla dimensione corporea dell’incontro, la invita ad agire la riflessività come presenza, per produrre infine un ripensamento critico dell’intero processo di ricerca.
The thesis proposes the dynamic positioning of the researcher as a way to reflect on the embodied nature of cognition. The body is seen as a center for the researcher to give a shape to her own knowing and feeling. Knowing through sense brings to an aesthetic positioning, redefining both reflexivity and encounter, in searching with subjects and in contexts. The chosen method is autoethnographic, centered on first person narration of searching as an embodied experience generated by action and movement. This goes beyond traditional knowledge and methods, centered on objectivation and abstraction, to pratice identity and integrity. The first chapter takes Embodied Cognition, an emerging paradigm, as the epistemological framework of the study, starting from an aesthetic lived experience and integrating narrative parts and theoretical arguments, that refer to several disciplines and authors. In the second chapter, an embodied and enacted theory of pedagogical reflexivity is proposed, namely five ways to reflexivity, emerging from literature, are reviewed and redefined; moreover, the reflexive and meta-reflexive, ethical and self-ethical positioning of the researcher is exposed. The aesthetic experience that opens the second chapter gives birth to the metaphor of drift, a powerful image used to grasp complexity and uncertainty of bodily inter-relations between researchers, participants and context, as they happen in the process of searching. The drift becomes a track, then, in the following chapter, to build an innovative methodology, through the first case study, where a transformation of the initial research question aimed at understanding the experience of dis/orientation is documented through the soulful encounter of the researcher with a text written by an adult woman who re-entered education. The analysis of this text will be the occasion to build an original, aesthetical, embodied method, creatively composing the methodological model of cooperative inquiry with auto/biographic inter-view and “curiosity” as a systemic posture. The last chapter presents field research, a collaborative inquiry involving 4 groups of women and professionals in two residential mother-and-child care centers, and whose outcomes were unforeseeable. Here again, as with the previous case study, the earlier research question, aiming at understanding presumed existential dis/orientation of these women, was transformed during inter-action: the negotiation of the ethical code and activation of embodied self-awareness brought these women, as active and reflexive co-researchers, to choose autonomously to modify in un-anticipated ways the research timing and results. The unexpected pushed the researcher to re-position herself, brought her attention to the bodily dimension of the encounter, invited her to act reflexivity-as-presence, and produced a critical re-thinking of the whole research process.
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mazzon, r. m. "Una radio di relazioni. Il caso di Radio Cooperativa di Padova". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3421709.

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The research has as object relations that are established between non-mainstream media, their audience and their network of supporters. The moment with the advent of Web 2.0 interactivity between media and users is radically changing the social action and interesting to identify the processes that create a community around an average. To do this, the emphasis has been on the experience of a Venetian Local Radio, Radio Cooperativa of Padua, a radio based on pure voluntary, not income derived from advertising and is maintained by voluntary contributions from listeners and supporters. As stated mission, the issuer has the "give voice to the voiceless" and deals mainly with issues related to civil rights, environmental protection and peace. The choice of a radio depends on whether the media has long been the way for greater interaction with the audience than other media by using the phone
La ricerca ha come oggetto le relazioni che si instaurano tra media non mainstream, il loro pubblico e la loro rete di sostenitori. Nel momento in cui con l’avvento del web 2.0 l’interattività tra media e utenti sta radicalmente mutando l’agire sociale e interessante individuare i processi che creano una comunità attorno a un media. Per fare questo l'attenzione si è rivolta sull'esperienza di una Radio locale veneta, Radio Cooperativa di Padova, una radio basata sul volontariato puro, che non ricava introiti da inserzioni pubblicitarie e viene mantenuta con i contributi volontari di ascoltatori e sostenitori. Come mission dichiarata, l'emittente ha il “dare voce a chi non ha voce” e si occupa, principalmente, di temi legati ai diritti civili, alla salvaguardia dell'ambiente e alla pace. La scelta di una radio dipende dal fatto che questo media ha da tempo reso possibile una maggiore interazione con gli ascoltatori rispetto ad altri media grazie all'utilizzo del telefono
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Zanon, Ombretta. "Le rappresentazioni degli operatori dei servizi per la tutela nei confronti delle famiglie negligenti e formazione riflessiva". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424199.

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Resumen
The “neglecting family” representation of professionals of child care and protection services and their reflexive training The research is part of the second edition of P.I.P.P.I. (Intervention Program for Prevention of Institutionalization), a research-training-intervention funded from 2010 by the Italian Ministry of Labour and Social Affairs in partnership with the Lab of Research and Intervention in Family Education (LabRIEF) of the Department of Philosophy, Sociology, Pedagogy and Applied Psychology (FISPPA) of the University of Padua. The 4th implementation is currently in progress (2015/2016) involving 1000 families and 3000 professional across the entire national territory. Inspired by practices for child care and protection already validated and recognized in the international context, the program P.I.P.P.I. aims at testing and disseminating innovative measures to support neglecting families with children 0 to 11 years old. The primary goal is to reduce the risks of placing children out of home (family preservation) or, if the placement is necessary, to "place with appropriateness" and to reduce the time of separation through accurate and timely care plan and evaluation by the services (family reunification). The P.I.P.P.I. method includes forms of intensive family support (home intensive care) and leverages on the integration between the different services, with the direct participation of children and parents in all the step of the care process: assessment, planning, intervention, and evaluation (Barudy, Dantagnan, 2007 Chamberland, Léveillé; Trocmé, 2007; Lacharité, Éthier, Nolin, 2006; Milani et al., 2015; Serbati, Milani, 2013). Within the focus on “processes” as one the main dimensions of the program implementation, this doctoral research explores the area of training processes and specifically the lifelong and interprofessional reflective training (Kolb, 2002; Fabbri, 2007; Knowles, 1990; Mezirow, 1991; Mortari, 2003, 2010; Pontecorvo, Ajello, Zucchermaglio, 1991, 1995, Reggio, 2010; Schön, 1983, 1987) run with professionals in regular meetings (called "tutoring") where professionals monitor the work with families. According to the role played by the "perspectives of meaning" in driving attitude and behavior (Bateson, 1972; Kelly, 1963; Kuhn, 1962) and in particular to the construct of social representations expressed through verbal language (Abric, 1994; Moscovici, 1961; Jodelet, 1989). The research aimed at answering the question whether the systematic and reflective training in P.I.P.P.I. fosters the change in the representations about families of professionals. Using a quali-quantitative methodology, representations of professionals were collected through the quantitative and qualitative tools and in particular, among the latter, discursive protocols collected during the meetings of tutoring were analyzed in order to identify, within the evolution of the semantic structure, the transformation in the representations. At the end of the experimental process, the research has used «the collected material to develop it in scientific knowledge» (Cadei, 2008, p. 48), reconnecting the data collected with the theoretical framework, with particular reference to the efficacy evaluation of the methods in training of professionals and to the integraton in social work and health field of the pedagogical paradigm of "theory in action" (Orlando Cian, 1997) that fosters and generates knowledge of the practice and for the practice.
La ricerca si inserisce all’interno della seconda edizione di un percorso di ricerca–intervento-formazione denominato P.I.P.P.I. (Programma di intervento per la Prevenzione dell’Istituzionalizzazione). Il programma, promosso a partire dal 2011 dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in partenariato con il Laboratorio di Ricerca e Intervento in Educazione Familiare (LabRIEF) del Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata (FISPPA) dell’Università di Padova, sta attuando nel biennio 2015/2016 la quarta implementazione, con il coinvolgimento di circa 1000 famiglie e 3000 operatori dei servizi per la tutela nell’intero territorio nazionale. Ispirandosi a pratiche per la protezione dell’infanzia già validate nel contesto internazionale, il programma P.I.P.P.I. si pone la finalità di sperimentare e diffondere delle azioni innovative per il sostegno delle famiglie negligenti con figli in età da 0 a 11 anni. L’obiettivo primario è di ridurre i rischi di allontanamento dei bambini dall’ambiente familiare (family preservation) o, nel caso il collocamento del bambino fuori della famiglia si renda necessario, di “allontanare con appropriatezza” e di ridurre i tempi della separazione attraverso una valutazione e una progettazione accurate e tempestive da parte dei servizi (family re-unification). Il metodo proposto dal programma comprende forme di sostegno alle famiglie negligenti di tipo intensivo nel tempo (home intensive care) e in forma integrata tra i diversi servizi per la tutela, con la partecipazione diretta dei bambini e dei genitori alla valutazione e alla progettazione (Barudy, Dantagnan, 2007; Chamberland, Léveillé; Trocmé, 2007; Lacharité, Éthier, Nolin, 2006; Milani et al., 2015; Serbati, Milani, 2013). All’interno del modello logico di implementazione del programma, la presente ricerca dottorale ha esplorato l’area dei processi di formazione e nello specifico l’attività di formazione riflessiva (Kolb, 2002; Fabbri, 2007; Knowles, 1990; Mezirow, 1991; Mortari, 2003, 2010; Pontecorvo, Ajello, Zucchermaglio, 1991, 1995; Reggio, 2010; Schön, 1983, 1987), continua e interprofessionale realizzata con gli operatori in incontri periodici (denominati “tutoraggi”) per il monitoraggio del lavoro con le famiglie. A partire dalla premessa del ruolo esercitato dalle “prospettive di significato” nel guidare gli atteggiamenti e i comportamenti (Bateson, 1972; Kelly, 1963; Khun, 1962) e in particolare dal costrutto di rappresentazioni sociali (Abric, 1994, 1996, 2003; Moscovici, 1961; Jodelet, 1993) espresse attraverso il linguaggio verbale, la ricerca si è orientata a rispondere alla domanda relativa al grado di cambiamento delle rappresentazioni dei professionisti nei confronti delle famiglie, che una formazione sistematica e riflessiva, secondo la metodologia attuata nei tutoraggi con le équipe multidisciplinari, è in grado di apportare. Nella metodologia della ricerca le rappresentazioni dei professionisti sono state rilevate attraverso degli strumenti quantitativi e qualitativi e, tra i secondi, sono stati analizzati i protocolli discorsivi raccolti nel corso degli incontri di tutoraggio, per individuare attraverso l’evoluzione della struttura semantica del testo le eventuali trasformazioni delle rappresentazioni stesse. Al termine del percorso sperimentale, la ricerca ha impiegato «il materiale raccolto per svilupparlo in conoscenza scientifica» (Cadei, 2008, p. 48), connettendo ricorsivamente i dati raccolti con la cornice teorica, con particolare riferimento alla valutazione di efficacia dei metodi nella formazione dei professionisti dei servizi per la tutela e al trasferimento nell’ambito del lavoro sociale e sanitario del paradigma pedagogico dell’azione intesa come “teoria in atto” (Orlando Cian, 1997) e generatrice a sua volta di sapere della pratica e per la pratica.
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Rodríguez, Triviño Oscar Hernán [UNESP]. "Educación del campo y educación popular en américa latina, derecho nuestro, deber del estado". Universidade Estadual Paulista (UNESP), 2016. http://hdl.handle.net/11449/148968.

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Submitted by OSCAR HERNAN RODRÍGUEZ TRIVIÑO RODRÍGUEZ TRIVIÑO (karnanrotri@hotmail.com) on 2017-03-07T18:50:57Z No. of bitstreams: 1 DISERTACIÓN OSCAR.pdf: 9186678 bytes, checksum: a2f6833ae9ddda96682de81a62c37b9a (MD5)
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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)
A finalidade desta investigação se centra em estudar com um enfoque multidisciplinar, partindo da área das ciências sociais, as problemáticas e os debates epistemológicos relacionados à Educação Popular e Educação do Campo na América latina. Procurando obter um diagnóstico das relações que existem atualmente entre a educação formal, os movimentos sociais e a educação popular e do campo, em alguns países da América Latina, como Colômbia, Equador, Peru, Bolívia, Argentina e Brasil. Com enfoque particular em estudos de casos nas experiências protagonizadas pelas escolas populares e outras experiências de construção educativa desenvolvidas por organizações sociais. Comparando práticas pedagógicas, formas de organização, e seus cruzamentos com a cultura das comunidades educativas. Os atuais processos de educação popular na América Latina vêm gerando propostas a respeito de um tipo de educação que nos permita construir-nos enquanto sujeitos e atores com certas capacidades fundamentais.
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Lastrico, V. "PROCESSI DECISIONALI E MOVIMENTI DI PROTESTA TRA SCIENZA E POLITICA. UNA COMPARAZIONE TRA ITALIA E FRANCIA SUL CASO ALTA VELOCITÀ". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/174183.

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La ricerca intende indagare come la strutturazione delle arene decisionali, e nello specifico l’apertura a soggetti portatori di saperi non specialistici, possa influire sulla definizione del problema di policy, nel caso politiche tecno-scientifiche altamente conflittuali come quelle ambientali. A questo scopo si mettono a comparazione due casi relativi ai fenomeni che si rivelano spesso come i più complessi anche fra i conflitti ambientali, vale a dire quelli di pianificazione e localizzazione di grandi infrastrutture particolarmente impattanti sul territorio quali le tratte ferroviarie ad alta velocità. La scelta è ricaduta sui due casi nazionali, italiano e francese, della progettata linea transfrontaliera Torino-Lione, per gli spunti che essi offrono in termini di rapporto fra saperi, repertori d’azione collettiva, struttura delle arene decisionali, e nel tentativo di fornire una prospettiva il più possibile originale e completa su un fenomeno sempre più studiato da diverse angolature, ma su cui non esistono risultati univoci. Molte ricerche tentano infatti di dare una risposta al differente grado di conflittualità riscontrabile sul medesimo progetto dai due lati del confine. In gran parte nel fare ciò adottano spiegazioni di tipo prettamente istituzionale e statico, ponendo di volta in volta in rilievo la maggiore partecipazione concessa ai destinatari o al contrario il maggior decisionismo rintracciabile in Francia, così come la maggiore o minore fiducia verso le istituzioni e la scienza. Obiettivo della tesi è invece di indagare il ruolo che la strutturazione e il funzionamento delle arene decisionali può avere nel determinare la reazione locale, ma attraverso la mediazione operata dalla cognizione sociale. Il che significa indagare non solo se le modalità decisionali possono avere un ruolo nello spiegazione della protesta (o se al contrario quest’ultima sia da addebitare unicamente alla scelta di policy, al di là del modo attraverso cui si è giunti alla scelta), ma anche in che modo ciò avvenga. Vale a dire perché, all’interno dei due casi con processo decisionale omogeneo, alcuni attori decidano di ricorrere a repertori d’azione di tipo conflittuale ed altri no. Si tenta di capire come la strutturazione delle arene (il loro grado di inclusività, l’apertura a forme di conoscenza differenti da quelle tecnico-scientifiche ufficiali, la legittimazione delle istanze locali) si ripercuota sulla definizione del problema, e come questa, a sua volta, da un lato retroagisca sul processo decisionale stesso, costringendo ad un re-framing i policy-makers, e dall’altra funga da stimolo per l’azione collettiva e la scelta delle strategie d’azione (adesione, scientificizzazione, protesta). A tal scopo si analizzano, attraverso le tecniche qualitative e quantitative della political claim analysis, della frame analysis e della protest event analysis, i discorsi prodotti dagli attori coinvolti nella vicenda nei due casi d’indagine.
Aim of this work is to investigate how the structure of decision-making arenas, and specifically the opening to subjects with no specialized knowledge, can influence policy problem definition, in the case of highly contested policies involving techno-scientific and environmental issues. In order to do so a comparative analysis is carried out, comparing two cases related to the phenomena that often represent the most complex environmental conflicts, namely those of planning and location of major infrastructure particularly impacting for local life quality, such as high-speed railway lines. The choice fell on the two national cases, Italian and French, of the proposed cross-border line Turin-Lyon, for the cues they offer in terms of relation among different kinds of knowledge, collective action repertoires, structure of decision-making arenas, and in an attempt to provide an as original and complete as possible perspective of a phenomenon widely studied from different viewpoints, but on which no unequivocal result is reached. In fact, many researches are trying to explain the different degrees of conflict found on the same project from both sides of the border. In order to reach this goal they usually adopt strictly institutional and static explanations, underlining from time to time different supposed characteristics of French policy-making (the increased participation granted to the recipients, or on the opposite the greater role of imposition), as well as the greater or lesser confidence towards institutions and science. Aim of the thesis is rather to investigate the role the structuring and functioning of decision-making arenas may have in determining local reaction, but through the mediation made by social cognition. That means not only to investigate whether the method of decision may have a role in the explanation of the protest (or if on the contrary protest is to be charged only to the policy choice, beyond the way by which the choice is reached), but also how this happens. That is why, within the two cases with homogeneous decision-making process, some actors decide to use conflictual action repertoires, and others do not. The attempt is to understand how the structuring of the arenas (their inclusiveness degree, openness to forms of knowledge different from the techno-scientific official ones, legitimacy of local instances) influences the problem definition, and how this, in turn, retroacts on the decision-making itself (forcing policy-makers to a reframing) and acts as a stimulus for collective action and choice of action strategies (adhesion, technical reframing or protest). For this purpose the discourses produced by involved actors in the two cases are investigated through qualitative and quantitative techniques of political claims analysis, frame analysis and protest event analysis.
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Lima, Lucileide Paz Ferreira de. "A 1ª turma do curso de Licenciatura em Pedagogia do PRONERA da UFPB (2007-2011): contribuições para o desenvolvimento nos assentamentos". Universidade Federal da Paraí­ba, 2013. http://tede.biblioteca.ufpb.br:8080/handle/tede/4740.

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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior
La presente disertación de Máster, desarrollada en el Programa de Post-Grado en Educación de la Universidad Federal de Paraíba UFPB/PPGE, vinculada a la Línea de Investigación: Educación Popular, expone un análisis sobre las repercusiones desencadenadas en los asentamientos a partir de las acciones y prácticas educativas propuestas por los educadores egresos del Curso de Licenciatura en Pedagogía de PRONERA, a tener por objetivos específicos: identificar si los egresos del Curso de Licenciatura en Pedagogía de PRONERA están ejerciendo actividades en sus comunidades; analizar cuales los límites enfrentados por estos profesionales para conseguir realizar sus trabajos en los asentamientos; verificar la percepción de las personas de la comunidad en relación a los posibles beneficios económicos, socioculturales, y educacionales de la formación superior de estos jóvenes y como la comunidad se organizó para envolverlos en las demandas locales. Es un estudio de cuño cualitativo realizado a partir de una investigación de campo la cual utilizamos cuestionarios, entrevistas semiestructuradas y análisis de documentos. Fueran entrevistados a nueve egresos y a doce personas de cuatro asentamientos rurales de Paraíba. Esa investigación es parte del Observatorio de Educación del Campo y busca atender un de los objetivos específicos propuestos en este proyecto, lo cual busca identificar los impactos y los procesos de cambio desencadenados en las comunidades rurales a partir de las acciones educativas promovidas por los programas y políticas públicas analizados. Entre las repercusiones de la formación de los educadores, destacamos que además de haber concluido una graduación, han adquirido autoconfianza y muchos han conseguido entrar en el mercado de trabajo, ampliado la participación en las actividades de los asentamientos, ha habido más demandas de las comunidades para con estos profesionales y el aprovechamiento por los municipios de estos profesores para actuar trabajando en las escuelas de los asentamientos, además de haber despertado en otros jóvenes y adultos la gana de hacer una graduación.
A presente dissertação de Mestrado, desenvolvida no Programa de Pós-Graduação em Educação da Universidade Federal da Paraíba UFPB/PPGE, vinculada à Linha de Pesquisa: Educação Popular expõe uma análise sobre as repercussões desencadeadas nos assentamentos a partir das ações e práticas educativas propostas pelos educadores egressos do Curso de Licenciatura em Pedagogia do PRONERA, tendo como objetivos específicos: identificar se os egressos do Curso de Licenciatura em Pedagogia do PRONERA estão exercendo atividades em suas comunidades; analisar quais os limites enfrentados por esses profissionais para conseguirem fazer seu trabalho nos assentamentos; verificar a percepção de pessoas da comunidade em relação aos possíveis benefícios econômicos, socioculturais e educacionais da formação superior desses jovens e como a comunidade se organizou para envolvê-los nas demandas locais. É um estudo de cunho qualitativo realizado a partir de uma pesquisa de campo na qual utilizamos questionários, entrevistas semiestruturadas e análise de documentos. Foram entrevistados nove egressos e doze pessoas de quatro assentamentos rurais da Paraíba. Esta pesquisa faz parte do Observatório da Educação do Campo e busca atender a um dos objetivos específicos propostos neste projeto, o qual busca identificar os impactos e processos de mudança desencadeados nas comunidades rurais a partir das ações educativas promovidas pelos programas e políticas públicas analizados. Entre as repercussões da formação dos educadores, destacamos que, além de concluírem uma graduação, adquiriram autoconfiança e muitos conseguiram entrar para o mercado de trabalho, ampliaram a participação nas atividades dos assentamentos; houve mais demandas das comuidades para com estes profissionais e o aproveitamento pelos municípios desses professores para atuar trabalhando nas escolas dos assentamentos, além de ter despertado em outros jovens e adultos o desejo de fazer uma graduação.
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Teixeira, Michelle Freitas. "FORMAÇÃO DE EDUCADORAS E EDUCADORES DO CAMPO: CONCEPÇÕES, CONTRADIÇÕES E PERSPECTIVAS À LUZ DA EXPERIÊNCIA DO PRONERA E DO CURSO DE PEDAGOGIA DA TERRA/UFMA". Universidade Federal do Maranhão, 2011. http://tedebc.ufma.br:8080/jspui/handle/tede/212.

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Made available in DSpace on 2016-08-17T13:54:26Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Dissertacao Michelle Teixeira.pdf: 1078454 bytes, checksum: 5e11303710cea6b133a0c63d83a6e485 (MD5) Previous issue date: 2011-10-31
Esa disertación aborda la formación de educadores y educadoras del campo, a través de la investigación de las concepciones presentes en distintos proyectos de educación que se presentan a partir de los años 1990, incluso las concepciones constituidas en conformidad con los nuevos intereses del capital, en el proceso de crisis y reestructuración del Estado y su aparato gestor bajo el neoliberalismo y, en oposición a las luchas emprendidas por los movimientos sociales campesinos por una educación del y en el campo. La especificidad de este objeto de estudio está en el análisis de las concepciones defendidas por los movimientos sociales campesinos para la formación de educadores, en vista de la experiencia del PRONERA y del Curso de Pedagogía de la Tierra/UFMA. Para eso, el soporte teórico-metodológico se constituye en la perspectiva materialista histórico-dialéctica en el intento de desvelar los condicionantes históricos, políticos y económicos así como las contradicciones que se presentan y que influencian directamente la constitución de los distintos proyectos de educación y formación de educadores del campo. En esta investigación se adoptaron como procedimientos metodológicos la revisión de literatura a través de las investigaciones bibliográfica y documental que permitieron, a partir de los aportes teóricos, aprehender la totalidad constitutiva de la temática central, haciendo hincapié a las posibles mediaciones: la historia de la educación del campo; el ideario neoliberal y formación de educadores; relación entre cuestión agraria y educación; relación entre movimientos sociales, educación del campo y formación de educadores y el PRONERA. Además, el análisis documental permitió una comprensión más clara de las concepciones y de las contradicciones que se presentan en los distintos proyectos en disputa en la esfera del real, incluso en el ámbito de la legislación. A través de esta investigación se verificó la existencia de un proceso de luchas entre distintas concepciones de formación de educadores, como las estrategias adoptadas por el Estado brasileño capitalista con el fin de garantizar la difusión de concepciones que garanticen la manutención de la hegemonía del capital como fundamento de las políticas de formación de educadores, mientras en la dirección contraria a esta lógica se identifica la actuación de los movimientos sociales campesinos en la construcción de un proyecto transformador de Educación del Campo y formación de educadores, en el cual se incluye el PRONERA y el Curso de Pedagogía de la Tierra PRONERA/UFMA.
Esta dissertação trata da formação de educadoras e educadores do campo, por meio da investigação das concepções presentes em projetos distintos de educação que se apresentam a partir dos anos de 1990, incluindo aquelas concepções constituídas em consonância com os novos interesses do capital, no processo de crise e reestruturação do Estado e seu aparelho gestor sob o neoliberalismo e em contraposição às lutas empreendidas pelos movimentos sociais camponeses por uma educação do e no campo. A especificidade deste objeto de estudo está na análise das concepções defendidas pelos movimentos sociais camponeses para a formação de educadores, à luz da experiência do PRONERA e do Curso de Pedagogia da Terra/UFMA. Para tanto, busca-se apoio teórico-metodológico na perspectiva materialista histórico-dialética, na tentativa de apontar os condicionantes históricos, políticos e econômicos, bem como as contradições que se apresentam e que influenciam diretamente a constituição dos distintos projetos de educação e formação de educadores em questão. Nesta investigação, adotou-se como procedimento metodológico a revisão de literatura por meio da pesquisa bibliográfica e documental, a qual permitiu, a partir das contribuições teóricas, apreender a totalidade constitutiva da temática central, destacando-se possíveis mediações: a história da educação do campo; o ideário neoliberal e formação de educadores; relação entre questão agrária e educação; relação entre movimentos sociais, educação do campo e formação de educadores e o PRONERA. Além disso, a análise documental permitiu uma compreensão mais clara das concepções e das contradições que se apresentam dentre os diferentes projetos em disputa no terreno do real, inclusive no âmbito da legislação. Por meio dessa investigação, contatou-se a existência de um processo de luta entre concepções distintas de formação de educadores, entre as quais se manifestam estratégias adotadas pelo Estado brasileiro capitalista a fim de garantir a difusão de concepções que garantam a manutenção da hegemonia do capital como fundamento das políticas de formação de educadores e, na contramão desta lógica, identifica-se a atuação dos movimentos sociais camponeses na construção de um projeto transformador de Educação do Campo e formação de educadores ao qual se inclui o PRONERA e o Curso de Pedagogia da Terra PRONERA/UFMA.
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GOMEZ, RIBAS CARLOS. "DYNAMICS OF INTERACTION BETWEEN POLITICAL PARTIES AND SOCIAL MOVEMENTS". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2018. http://hdl.handle.net/2434/575150.

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I partiti politici e i movimenti sociali sono due degli attori più rilevanti della politica, nonostante ciò, le loro relazioni hanno attratto un moderato interesse tra gli studiosi. Così, in un momento in cui i partiti politici cercano nuovi modi di connettersi con i cittadini che non li affidano più, mentre i movimenti sociali stanno avvicinando alla politica istituzionale, il loro rapporto è ancora più importante che mai per comprendere i prossimi eventi politici e sociali. Pertanto, questa tesi esplora la relazione tra partiti politici e movimenti sociali. In particolare, si concentra sulle dinamiche degli elementi in grado di alterare il tipo di relazione esistente tra di loro. Usando il metodo conosciuto come “analytic narratives”, esamina la storia delle interazioni tra partiti politici e movimenti sociali nelle città di Milano e Barcellona. In primo luogo dà una forma coerente agli eventi accaduti nelle elezioni locali di entrambe città ed evidenzia gli attori chiavi e gli elementi cruciali per queste interazioni. In secondo luogo, attraverso gli strumenti di teoria dei giochi, analizza questi elementi per osservare il loro ruolo nella definizione del tipo di relazione che si stabilisce tra partiti politici e movimenti sociali.
Political parties and social movements are two of the most relevant actors in politics, despite this, their relations have attracted a moderate interest among the scholars. Thus, in a time when political parties look for new ways to connect with the citizens that do not trust them anymore, while social movements are approaching to institutional politics, their relationship is even more relevant than ever to understand upcoming political and social events. Therefore, this thesis explores the relationship between political parties and social movements. In particular, it focuses in the dynamics of the elements capable of altering the type of relationship existing between them. Using the method known as “analytic narratives” it investigates the story of the interactions between political parties and social movements in the cities of Milan and Barcelona. First it gives a coherent form to the events occurred around the local elections of both cities, and highlights the key actors and some crucial elements for those interactions. Secondly, through game theory tools it analyses these elements to observe their role in shaping the type of relationship that is establish between political parties and social movements.
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CIAMMELLA, FABIO. "Transmedia Activism e pratiche comunicative. Analisi del processo di worldbuilding partecipativo e di co-creazione per le narrazioni dei movimenti sociali". Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1583112.

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L’elaborato nasce da una riflessione che si fonda sugli studi del transmedia e l’applicazione che questi possono avere in ambito culturale e sociale. Infatti, il transmedia è stato spesso associato a narrazioni di tipo pop, franchise mainstream o a dinamiche partecipative e creative riconducibili al fandom. Tale impostazione deriva dagli studi degli autori che per primi hanno utilizzato questo approccio con lo scopo di spiegare fenomeni comunicativi nel panorama mediale convergente (Jenkins 2003, Scolari 2009, Gomez 2010). In particolare, il transmedia è stato usato come aggettivo per descrivere le modalità di diffusione, attraverso diversi canali mediali, di contenuti appartenenti a un campo specifico, partendo dal classico transmedia storytelling fino all’informazione (transmedia journalism) o il marketing (transmedia branding). In questo caso, anche se si ritiene un’applicazione valida e puntuale, non sono mai emersi in modo coerente gli elementi peculiari del transmedia: la cultura partecipativa e la co-creazione di universi narrativi. Oppure, sempre con la stessa accezione, viene definita l’evoluzione di uno specifico medium nel sistema ibrido e digitale (transmedia television, transmedia cinema, etc.). Tali modalità di applicazione pongono, in parte, un limite stesso alla parola transmedia, non riuscendo a riflettere sugli elementi base di questo processo culturale e comunicativo che, non solo è uscito dalle dinamiche esclusive di produzione dei player e di fruizione dei fan, ma si è andato a integrare in modo evidente nelle routine quotidiane degli attori sociali. Partendo da questa riflessione, il lavoro vuole approfondire quei meccanismi attraverso cui si strutturano narrazioni transmediali endogene grassroots, non pensate strategicamente a monte. In particolare, si vuole indagare come il transmedia possa essere una risorsa importante per l’attivismo sociale, culturale e politico nella comunicazione dei movimenti sociali. Il lavoro si divide in tre parti, la prima è una riflessione teorica sul transmedia e la sua applicazione, primo capitolo; nello specifico viene proposta una ricostruzione critica della letteratura allo scopo di ricostruire l’evoluzione del campo di studi e osservare nuove possibili applicazioni. In particolare, viene avanzato un approccio socialmente orientato al transmedia (Couldry 2012). Quindi, nel secondo capitolo, sono presentate le teorie alla base dell’elaborato, in particolare la cultura partecipativa, nella sua evoluzione fino al participatory turn (Jenkins, Ito, boyd 2016), e la teoria delle pratiche (Shatzki1996, 2001; Reckwitz 2002), nella sua declinazione di pratiche mediali e comunicative, attivate in repertori mediali e figurazioni comunicative (Couldry, Hepp 2016). Lo scopo è stato quello di definire uno frame elastico di pratiche transmediali composto dagli schemi della spreadability (Jenkins et al 2013), della creatività distribuita e partecipativa (Literat, Glaveanu 2018) e, infine, del worldbuilding partecipativo. Nella seconda parte, terzo capitolo, viene presentata una ricostruzione della letteratura sugli studi della comunicazione dei movimenti sociali (Della Porta, Diani 2006) e le pratiche di attivismo mediale (Mattoni 2012) in funzione di un sistema comunicativo ibrido (Treré 2019). È presentata una definizione di transmedia activism e sintetizzate le caratteristiche che connotano questa dimensione. Il fine è quello di applicare gli schemi delle pratiche transmediali nell’analisi di un caso di studio specifico. La terza parte, quarto e quinto capitolo, è l’analisi del caso di studio La Casa delle Donne Lucha y Siesta di Roma, in particolare la campagna comunicativa #luchaallacittà. Ricorrendo a un approccio etnografico, anche di natura digitale (Pink et al 2016), grazie alla caratteristica del pluralismo metodologico (Ronzon 2008), si sono potute approfondire le pratiche comunicative e mediali, impiegate dalle attiviste, in funzione di una narrazione coerente disseminata su più piattaforme mediali. Quello che si è voluto restituire è un aggiornamento per ogni parte dell’elaborato, quindi sia teorico che di ricerca. Rispetto al caso di studio sono state discusse le evidenze emerse dall’analisi, in particolare sull’efficacia comunicativa offerta dal transmedia rispetto alla mobilitazione e al civic engagement. Al tempo stesso, grazie alla centralità assunta dalla narrazione, questo frame permette di rafforzare i valori simbolici fondanti del movimento. In relazione alla seconda parte, è emerso come il transmedia opera in modo complementare con le teorie dell’azione collettiva, e connettiva (Bennett, Segerberg 2012), il contropotere in rete (Castells 2009), l’identità multipla (Melucci 1996; Gerbaudo 2012) e le campagne comunicative per i movimenti sociali (Dutta 2011). In definitiva, anche rispetto alla prima parte, è emerso come il transmedia sia un frame elastico e fluido capace di genera un approccio di analisi replicabile per spiegare fenomeni comunicativi complessi.
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BULGINI, Giulia. "Il progetto pedagogico della Rai: la televisione di Stato nei primi vent’anni. Il caso de ‹‹L’Approdo››". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251123.

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Non c’è dubbio sul fatto che la RAI, dal 1954 a oggi, abbia contribuito in misura considerevole a determinare la fisionomia dell’immaginario collettivo e dell’identità culturale dell’Italia. Si tratta di un assunto che, a distanza di più di sessant’anni, resta sempre di grande attualità, per chi si occupa della questione televisiva (e non solo). Ma a differenza di quanto avveniva nel passato, quando la tv appariva più preoccupata dei reali interessi dei cittadini, oggi essa sembra rispondere prevalentemente a dinamiche di mercato, in grado di alterarne la funzione etica e sociale. E nonostante il livello di istruzione e di benessere economico si siano evidentemente alzati, in questi ultimi anni si è assistito a programmi di sempre più bassa qualità e in controtendenza a un incremento del potere modellante e suggestivo sull’immaginario dei telespettatori. C’è di più: l’interesse verso la tv ha coinvolto anche gli storici dell’epoca contemporanea, i quali hanno iniziato a prendere coscienza che le produzioni audiovisive sono strumenti imprescindibili per la ricerca. Se si pensa ad esempio al ‹‹boom economico›› del Paese, negli anni Cinquanta e Sessanta, non si può non considerare che la tv, insieme agli altri media, abbia contributo a raccontare e allo stesso tempo ad accelerare i progressi economici e sociali di quell’epoca. Partendo, dunque, dal presupposto che la televisione da sempre esercita un potere decisivo sulla collettività, si è scelto di concentrarsi sulla fase meno indagata della sua storia, quella della televisione delle origini: ‹‹migliore›› perché senza competitor, ‹‹autentica›› perché incontestabile e soprattutto ‹‹pedagogica›› perché è di istruzione e di formazione che, quell’Italia appena uscita dalla guerra, aveva più urgenza. La storia della televisione italiana inizia il 3 gennaio 1954, con la nascita del servizio pubblico televisivo e insieme di un mezzo che, di lì a poco, avrebbe completamente rivoluzionato la società italiana, trasformandola in una civiltà di massa. Si accorciano le distanze territoriali e insieme culturali e la società inizia a omologarsi nei gusti, poi nei consumi e infine nel pensiero. Il punto d’arrivo si colloca negli anni Settanta, quando ha termine il monopolio della RAI, che fino a quel momento era stato visto come il garante del pluralismo culturale. La RAI passa dal controllo governativo a quello parlamentare, mentre si assiste al boom delle televisioni private e alla necessità della tv di Stato di stare al passo con la concorrenza, attraverso una produzione diversa da quella degli esordi. Dunque cambia la tv, come pure cambia la sua funzione e la forma mentis di chi ne detiene le redini. Ne risulta un’indagine trasversale, che passa nel mezzo di molteplici discipline che afferiscono alla materia televisiva e che non evita di porsi quelle domande scomode, necessarie tuttavia a comprendere la verità sugli artefici della prima RAI e sui loro obiettivi. E allora: qual era il valore attribuito alla televisione degli esordi? Era davvero uno strumento pedagogico? Sulla base di quali presupposti? Chi scriveva i palinsesti di quegli anni? Chi e perché sceglieva temi e format televisivi? Chi decideva, in ultima analisi, la forma da dare all’identità culturale nazionale attraverso questo nuovo apparecchio? Il metodo di ricerca si è articolato su tre distinte fasi di lavoro. In primis si è puntato a individuare e raccogliere bibliografia, sitografia, studi e materiale bibliografico reperibile a livello nazionale e internazionale sulla storia della televisione italiana e sulla sua programmazione nel primo ventennio. In particolare sono stati presi in esame i programmi scolastici ed educativi (Telescuola, Non è mai troppo tardi), la Tv dei Ragazzi e i programmi divulgativi culturali. Successivamente si è resa necessaria una definizione degli elementi per l’analisi dei programmi presi in esame, operazione resa possibile grazie alla consultazione del Catalogo multimediale della Rai. In questa seconda parte della ricerca si è voluto puntare i riflettori su ‹‹L’Approdo››, la storia, le peculiarità e gli obiettivi di quella che a ragione potrebbe essere definita una vera e propria impresa culturale, declinata in tutte le sue forme: radiofonica, di rivista cartacea e televisiva. In ultimo, sulla base dell’analisi dei materiali d’archivio, sono state realizzate interviste e ricerche all’interno dei palazzi della Rai per constatare la fondatezza e l’attendibilità dell’ipotesi relativa agli obiettivi educativi sottesi ai format televisivi presi in esame. Le conclusioni di questa ricerca hanno portato a sostenere che la tv delle origini, con tutti i suoi limiti, era uno strumento pedagogico e di coesione sociale. E se ciò appare come un aspetto ampiamente verificabile, oltreché evidente, qualora si voglia prendere in esame la televisione scolastica ed educativa di quegli anni, meno scontato risulta invece dimostrarlo se si decide – come si è fatto – di prendere in esame un programma divulgativo culturale come ‹‹L’Approdo››, che rientra nell’esperienza televisiva definita di ‹‹educazione permanente››. Ripercorrere la storia della trasmissione culturale più longeva della tv italiana degli esordi, per avvalorarne la funzione educativa, si è rivelata una strada interessante da battere, per quanto innegabilmente controversa, proprio per il principale intento insito nella trasmissione: diffondere la cultura ‹‹alta›› a milioni di telespettatori che erano praticamente digiuni della materia. Un obiettivo che alla fine della disamina si è rivelato centrato, grazie alla qualità della trasmissione, al suo autorevole e prestigioso groupe d'intellectuels, agli ascolti registrati dal ‹‹Servizio Opinioni›› e alla potenzialità divulgativa e penetrante della tv, nel suo saper trasmettere qualunque tematica, anche quelle artistiche e letterarie. Dunque se la prima conclusione di questo studio induce a considerare che la tv del primo ventennio era pedagogica, la seconda è che ‹‹L’Approdo›› tv di questa televisione fu un’espressione felice. ‹‹L’Approdo›› conserva ancora oggi un fascino innegabile, non foss’altro per la tenacia con la quale i letterati difesero l’idea stessa della cultura classica dal trionfo lento e inesorabile della società mediatica. Come pure appare ammirevole e lungimirante il tentativo, mai azzardato prima, di far incontrare la cultura con i nuovi media. Si potrebbe dire che ‹‹L’Approdo›› oggi rappresenti una rubrica del passato di inimmaginata modernità e, nel contempo, una memoria storica, lunga più di trent’anni, che proietta nel futuro la ricerca storica grazie al suo repertorio eccezionale di immagini e fatti che parlano di arte, di letteratura, di cultura, di editoria e di società e che raccontano il nostro Paese e la sua identità culturale, la stessa che la televisione da sempre contribuisce a riflettere e a delineare. Lo studio è partito da un’accurata analisi delle fonti, focalizzando l’attenzione, in primo luogo, sugli ‹‹Annuari della Rai›› (che contengono le Relazioni del Cda Rai, le Relazioni del Collegio Sindacale, i Bilanci dell’Esercizio e gli Estratti del Verbale dell’Assemblea Ordinaria). Altre fonti prese in esame sono gli stati gli opuscoli di ‹‹Servizio Opinioni››, le pubblicazioni relative a studi e ricerche in materia di televisione e pedagogia e le riviste edite dalla Rai Eri: ‹‹Radiocorriere tv››, ‹‹L’Approdo Letterario››, ‹‹Notizie Rai››, ‹‹La nostra RAI››, ‹‹Video››. Negli ultimi anni la Rai ha messo a disposizione del pubblico una cospicua varietà di video trasmessi dalle origini a oggi (www.techeaperte.it): si tratta del Catalogo Multimediale della Rai, che si è rivelato fondamentale al fine della realizzazione della presente ricerca. Altre sedi indispensabili per la realizzazione di questa ricerca si sono rivelate le due Biblioteche romane della Rai di Viale Mazzini e di via Teulada.
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