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Tesis sobre el tema "Patrimonio industriale a Verona"

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Scarmagnani, Arianna <1991&gt. "La governance del patrimonio culturale: strumenti e forme. Il sito UNESCO The City of Verona". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9541.

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Resumen
In che modo l'Italia gestisce e amministra i beni facenti parte del proprio tesoro culturale materiale? E quelli dichiarati Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO? Il presente lavoro scaturisce dalla volontà di far riflettere su tali quesiti e cercare di rispondervi. Attraverso l'analisi specifica di un sito UNESCO, ovvero The City of Verona, e del suo Piano di Gestione, l’intento era di constatare come il nostro Paese amministri il proprio patrimonio culturale materiale, ed in particolare, tentare di ravvisare eventuali differenze tra la governance indirizzata ai beni italiani dichiarati di "eccezionale valore universale" e quella rivolta agli altri che non presentano tale riconoscimento; sottolineando, di entrambe, punti di forza e di debolezza, ed individuando potenziali “margini di miglioramento”. Utilizzando un approccio multidisciplinare, si è cercato di far chiarezza sul complesso panorama normativo riguardante l'argomento, e di indagare le modalità e gli strumenti legislativi ed operativi utilizzati e messi a disposizione dall'UNESCO e dallo Stato per assicurare la corretta gestione della sua più importante, cospicua e redditizia risorsa. Strutturata in tre capitoli, focalizzati rispettivamente sull'aspetto giuridico, la dimensione amministrativa e lo studio del sito di Verona, la ricerca ha fatto emergere l’impellente e perentoria necessità di un rinnovamento gestionale da compiere a più livelli, confermando parte delle supposizioni iniziali.
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Mauti, Francesco. "Il patrimonio di edilizia industriale in Italia. Situazione e possibili strategie di intervento". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Resumen
La tesi affronta il tema dell’edilizia industriale in Italia, con riferimento particolare alle strutture utilizzate dalle piccole e medie imprese manifatturiere, le cui problematiche insediative ed immobiliari sono spesso state trascurate, nonostante l’importanza che hanno per il tessuto socioeconomico del paese e della stessa Europa, costituendone la quasi totalità della produzione. La metà all’incirca di questo patrimonio è in disuso o abbandonato, mentre gran parte del restante necessita di interventi di riqualificazione, essendo costituito da edifici in cui lo standard edificatorio è lontano da quello accettabile, sia per gli aspetti di sicurezza strutturale che di efficienza energetica, tema ancora poco approfondito per questa tipologia. Nella mia tesi vengono fornite informazioni e strumenti utili nell’orientamento alla scelta e convenienza del tipo di strategia da intraprendere nella gestione dell’edificio, attraverso un sistema di indicatori che classifica il patrimonio industriale esistente in Italia, in modo da produrre una classificazione di questo parco immobiliare in classi di priorità di intervento. Il lavoro contiene un iter conoscitivo del tema trattato condotto a monte, utile a illustrare i motivi della ricerca e importanza del tema; le peculiarità dell’edilizia industriale in particolare in Italia ed infine una rassegna dei strumenti attuali per la gestione e buone pratiche da prendere come riferimento. Grazie a questo lavoro sarà possibile individuare categorie di intervento adeguate in base alla classificazione dell’edificio e per ognuna di esse ritenuta significativa, si potrà delineare una strategia progettuale per la riqualificazione dell’edificio sotto l’aspetto funzionale e tecnico.
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ZAPPIA, GIULIA. "Tutela, valorizzazione e recupero delle imbarcazioni del patrimonio: Linee guida per il processo di restauro nautico". Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2019. http://hdl.handle.net/11567/943856.

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Negro, Andrea <1994&gt. "Il patrimonio industriale immateriale dell’acciaio friulano. Storia e memoria della Safau di Udine e dei suoi lavoratori". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20858.

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Resumen
Attraverso l’incrocio di fonti orali e fonti d’archivio ho ricostruito la vicenda della Safau di Udine, fabbrica siderurgica attiva dal 1942 al 1988. Ho proceduto intrecciando fra loro tre filoni d’indagine: la storia d’impresa e tecnologica, con particolare attenzione al ruolo della fabbrica friulana nello sviluppo di alcune innovazioni rilevanti nel panorama della siderurgia internazionale, la vicenda sociale dei lavoratori: contadini-operai sospesi fra il mondo agricolo e la fabbrica, protagonisti della peculiare via friulana allo sviluppo del Secondo dopoguerra, e, infine, il tema del patrimonio industriale immateriale, ovvero quel microcosmo socioculturale che sorge attorno ad una realtà industriale del passato e che ne rappresenta il lascito. Si tratta di una serie di elementi come le conoscenze e il know-how sviluppati spesso a partire da zero e tramandati poi di generazione in generazione, la formazione di un senso di comunità e di identità, le espressioni sociali e culturali come la quotidianità in fabbrica fra solidarietà e conflittualità, e poi tradizioni, storie e molti altri aspetti che assumono infinite declinazioni in rapporto all’ambiente in cui si manifestano, rappresentando un patrimonio dal grande valore storico che merita di essere salvato prima che il tempo lo condanni. Il filo conduttore che unisce le tre prospettive è l’approccio legato alla soggettività dei testimoni, alle loro percezioni dell’esperienza e alla memoria individuale e collettiva: storie di vita che si sono intersecate ognuna a proprio modo con un comune ambiente lavorativo, con il mondo della produzione dell’acciaio, con il territorio del Friuli e tutte le rispettive specificità.
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Porchia, Foscara. "L'evoluzione del porto industriale di Marghera dalle origini al secondo dopoguerra (1917 - 1963):Insediamenti, cicli produttivi, trasformazioni territoriali tra passato e futuro". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3425453.

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Resumen
The aim of the research was to analyze the evolution of the First Industrial Area of Porto Marghera from its origin to the post Second World War period. The goal was to deal with Marghera’s peculiar feature of being an industrial port, i.e. not only a transit point, but a site of goods manufacturing too. According to this approach, the location and building of the different industrial plants have been studied, considering both the manufacturing process features and the historic-geographical properties of the area, in order to evaluate the relationships developed between supply chains structures industrial settings, urban context and surrounding landscape. A state-of–art depth analysis shows how relevant studies are not exhaustive and quite erratic, producing a huge amount of data in some topics, such as the socio-economic impacts, or in some well-defined historical periods, like the start-up of the first industrial area (1904-1917) and the period between the first and second world wars (1924-1942). However, very little is reported both on the “physical” changes of the area in connections with the evolving nature of the industrial productions, and about changes which took place after the Second World War. So the final goal of this study has been to recompose the events from a technical – industrial - urbanistic point of view, referring to a national and international context, and within a temporal frame wide enough to enclose some historical events - somewhat tragic - which led to a series of transformations in the Italian economic-political structure and, as a consequence, in the case study. The historical period considered spans from the industrial development in the Venice lagoon, which took place at the end of the XIX century, the Second World War years, to the economical boom of the Sixties, including a brief survey of the present-day situation. Other than a mere chronological description, the analysis has been developed starting from a general overview and will gradually go deeper into the details of the different components, zooming in several issues like the rationale used for settlement, the criteria used for land appointing, architectural features of the buildings, industrial cycles and processes, and the follow-up of the industrial plants on environmental and technical fields. In order to gain a better knowledge on some aspects and phases in the history of Porto Marghera not deeply studied so far, the research took rise from the study and interpretation of less used original sources, such as cartography, enterprise census, urban plans, historic photos, industrial archives, films, witnesses and the analysis and interpretation of still existing architectural manufactures too. This task is in particular worth pursuing, as nowadays Porto Marghera is facing a new period of substantial changes. So, in addition to the aim of further increasing the general knowledge through a multidisciplinary analytical methodology, this work has faced the history of industrial heritage and of its enhancement, in order to investigate chances and boundaries of the difficult link between memory and re-utilization, history and project. The historical awareness, the comparison between peculiar elements of each development phase, the identification of still existing values (under different points of view: historical, architectural, technological, productive), has highlighted the key factors useful to define the guidelines for a process of safeguarding and enhancement of the industrial heritage. Through these elements it will be possible to rank the historico-cultural, technical scientific, architectural, landscaping values in order to classify the material legacy and provide the evaluation and operative tools necessary to define the most suitable ways for any action on it .
Il lavoro di ricerca si è proposto di analizzare l’evoluzione della prima zona industriale di Porto Marghera dalle origini al secondo dopoguerra, partendo dalla sua peculiarità di “porto industriale”, ossia non solo di punto di transito ma, soprattutto, di luogo di prima trasformazione delle merci. Sulla base di questo assunto si sono ricostruiti i processi di insediamento degli stabilimenti, in rapporto sia alle tipologie produttive che alle caratteristiche storico-geografiche del territorio, per valutare le relazioni intercorse tra produzioni, strutture industriali e loro ubicazione, contesto urbano e paesaggio circostante. L’analisi dello stato dell’arte ha evidenziato che gli studi sul tema presentavano rilevanti discontinuità, con una ricchezza di documentazione nell’ambito economico-sociale e in alcuni periodi (avvio della prima zona industriale, 1904 - 1917, e anni tra le due guerre, 1924 -1942), mentre il materiale si presentava più scarso e lacunoso sia in ordine alle trasformazioni “fisiche” del sito in rapporto alle sue produzioni, che ai suoi mutamenti negli anni di sviluppo del secondo dopoguerra. L’intento è stato quindi quello di ricomporre la vicenda - sia in ambito locale che con riferimenti ad un contesto nazionale ed internazionale - da un punto di vista tecnico-industriale-urbanistico, in un arco cronologico sufficientemente ampio da comprendere una serie di eventi storici, anche traumatici, che portarono ad un susseguirsi di trasformazioni nella situazione economico-politica italiana e, di riflesso, nell’area di studio. L’analisi storica parte quindi dallo sviluppo industriale del contesto veneziano avviatosi dalla fine del XIX secolo, si sofferma sugli anni pre e post seconda guerra mondiale, per giungere al boom economico degli anni ’60 e concludersi con un richiamo alla situazione attuale. Più che come narrazione cronologica il lavoro si sviluppa come una sequenza di “zoom” che dall’inquadramento generale scendono man mano di scala fino al dettaglio delle varie componenti, esaminate con un approccio tematico: la logica degli insediamenti, le modalità di assegnazione delle aree, i caratteri tipologici dell’edificato, i cicli e le filiere produttive, le ricadute territoriali del processo di industrializzazione ed il suo rapporto con il contesto ambientale e paesaggistico. Per approfondire la conoscenza di aspetti e fasi meno indagate della storia di Porto Marghera si è proceduto allo studio di fonti originali poco utilizzate, quali cartografie, censimenti aziendali, piani urbanistici, documentazione fotografica storica, archivi tecnici delle imprese, filmati, testimonianze e infine attraverso l’analisi e la rilettura dei manufatti edilizi ancora esistenti, considerati anch’essi come fonti. Ciò si ritiene particolarmente opportuno nel momento attuale in cui Porto Marghera si ritrova ad affrontare un nuovo periodo di grandi trasformazioni, poiché, oltre all’obiettivo di fornire nuovi apporti di conoscenza mediante una metodologia di analisi di tipo multidisciplinare, il lavoro si è anche confrontato con l’ambito della storia del patrimonio industriale e della sua valorizzazione, per approfondire possibilità e limiti del problematico nesso tra memoria e riuso, tra storia e progetto. La conoscenza storica, la comparazione degli elementi caratterizzanti le varie fasi di espansione, l’identificazione dei valori ancora riconoscibili nella prima zona industriale di Porto Marghera (sotto diversi punti di vista: storico, architettonico, tipologico, produttivo, tecnologico) hanno messo in luce elementi utili a tracciare delle linee guida per un processo di patrimonializzazione dell’eredità industriale. Tramite questi elementi sarà infatti possibile costruire una scala di valori storico-culturali, tecnico-scientifici, architettonici, urbanistici e paesaggistici in cui collocare le testimonianze materiali rimaste, in modo da fornire gli strumenti valutativi e operativi necessari per corrette e ponderate azioni di intervento sull’esistente.
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Lippi, Sara <1996&gt. "La cooperazione internazionale nell’ambito del patrimonio culturale: il caso Hangzhou- Verona. Traduzione e commento di un articolo accademico e di tre articoli di rivista". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18375.

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Resumen
This thesis focuses on the translation of four specialized texts related to international cooperation in the field of culture and to the cultural tourism in the sister cities of Hangzhou and Verona. The first source text is an academic article by Wang Li and Li Qin and the other three are magazine articles written by Zhang Yong, Chi Yingxue and Yang Ji, respectively. The thesis is divided into three chapters. The first chapter consists of an introduction which gives general information about the different themes related to the texts: “One Belt & One Road Initiative”, international cooperation, cultural heritage, partnerships between China and Italy and UNESCO sites in Hangzhou and Verona. The introduction is divided in to three main paragraphs. The first one is an historical excursus on Chinese foreign policy and international cooperation with particular reference on the “One Belt & One Road Initiative” and the recent Memorandum between China and Italy. The second paragraph is about cultural diplomacy in Chinese and Italian foreign policy and the last one is about the twinned cities of Hangzhou and Verona and their cultural heritage. The second chapter is the translation of the articles from Chinese to Italian. In particular, the first text is an in-depth analysis of real cases of international cooperation in the candidacy for World Heritage and a delineation of future prospects for collaborations between China and the countries involved in the Belt & Road Initiative. The second text is about the cultural partnership between Hangzhou and Verona and the cultural and technological development of Hangzhou. Lastly, the third and the fourth texts are catered towards Hangzhou’s and Verona’s historical and cultural heritage. The final chapter of the thesis consists of a commentary on the translation of the source texts which provides an explanation of the strategies adopted by the translator in producing the target text and also a glossary divided into sections according to different thematic areas. At the end of this thesis there is also a list of bibliography references.
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Rossi, Magi Riccardo <1997&gt. "Il recupero e la valorizzazione turistica del patrimonio industriale cartario. Il caso di Fabriano: la "culla" della carta europea". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21296.

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Negli ultimi cinquant’anni, a causa del progressivo processo di digitalizzazione delle informazioni, la carta ha gradualmente perso quel valore che per quasi mille anni l’aveva resa uno strumento unico ed insostituibile. Conseguenza inevitabile di questa rivoluzione digitale è stata la dismissione di innumerevoli opifici che facevano della produzione di carta e dei suoi derivati il loro business principale: cartiere tradizionali e industriali sono state costrette a chiudere i battenti, venendo abbandonate ad un destino che, in molti casi, le ha viste trasformarsi in veri e propri relitti industriali. Inserendosi in tale contesto, il presente lavoro si prefigge di effettuare un’analisi del processo di recupero e valorizzazione turistica (ma anche sociale e culturale) del patrimonio industriale della carta, interrogandosi sui possibili valori aggiunti che un simile intervento possa conferire sia ai beni in sé, sia alla società e all’ambiente che li ospitano. Lo studio che si intende presentare muove, da una parte, dalla necessità di conoscere le migliori modalità di riutilizzo di questa categoria patrimoniale; dall’altra, dalla consapevolezza del fatto che l’Italia è uno dei paesi più ricchi di archeologia industriale cartaria, e che, ciononostante, buona parte di essa versa ancora in stato di totale abbandono. Una volta affrontata la questione relativa alla terminologia, tramite l’illustrazione di concetti che costituiscono le basi ideologiche della ricerca, lo studio proseguirà analizzando le possibili modalità di recupero e riqualificazione del patrimonio industriale cartario (e non), attraverso l’osservazione di vari casi studio in ambito sia nazionale che internazionale, per poi concentrare l’attenzione sulla riconversione di tale patrimonio in chiave turistica. Infine, si prenderà in esame l’emblematico caso di Fabriano, città da sempre considerata la “culla” della carta europea, attraverso una riflessione riguardante passato, presente e futuro (ipotetico) del suo patrimonio industriale cartario.
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Tosetti, Riccardo. "Il BIM e il Facility Management: il valore degli strumenti digitali nella produzione del fascicolo del fabbricato per un edificio industriale". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Resumen
Il fascicolo del fabbricato rappresenta un documento indispensabile per la conoscenza approfondita dello stato di conservazione dell’immobile. Ha il fine di promuovere la cultura delle prevenzione basata su una strategia di manutenzione programmata e rappresenta uno strumento importante per la continuità del business all'interno del comparto privato L’obbiettivo che la tesi si pone è quello di analizzare le potenzialità degli strumenti digitali a servizio della disciplina del facility management e stabilire delle linee guida per la digitalizzazione del fascicolo del fabbricato. Alla luce delle novità in ambito normativo e la crescente tendenza delle discipline tecniche a fare uso dei processi digitali per l’organizzazione delle informazioni, viene redatto un modello digitale con software BIM prendendo come caso di studio un magazzino industriale. L’operazione di modellazione, sviluppata ad hoc per il progetto di manutenzione e gestione degli asset, si è basata sulle direttive della nuova norma (UNI 11337) comparata alle esperienze internazionali più virtuose(UK e USA). Vengono così portate alla luce le varie potenzialità del fascicolo digitale: una vera e propria carta d’identità, un manuale d’uso e manutenzione dell’edificio per la trasmissibilità delle informazioni progettuali lungo il ciclo di vita dell’immobile, uno strumento imprescindibile di gestione efficiente nella rivoluzione digitale. Nella filiera delle costruzioni il BIM ha il ruolo di “game changer” per poter affrontare la gestione dell’esistente attraverso un linguaggio più collaborativo e interoperabile. Il Facility Management è sicuramente la disciplina che più di altre ha bisogno di sfruttare questa tecnologia ed il mondo delle costruzioni italiano necessità di uno strumento di organizzazione del patrimonio esistente che sia più dinamica ed efficace.
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Khaldi, Hajer. "De friche au patrimoine industriel: mémoire, sauvegarde et valorisation: le cas du site minier Djerissa en Tunisie". Master's thesis, Universidade de Évora, 2020. http://hdl.handle.net/10174/29686.

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Cette recherche s’intéresse aux processus de valorisation de lieux industriels délaissés, abandonné le cas du site minier djerissa en Tunisie Comme le reste du monde la Tunisie, après l'indépendance, a connu une période de désindustrialisation en raison de plusieurs facteurs Laissant des endroits complètement abandonnés ou des sites minières existantes encore avec tous les équipements installées depuis fin 19e siècle pour tenter de résister à la détérioration , comme notre cas d’étude la ville minière de Djerissa qui représente un témoin sur les exploitations minières, soient en cours d'exécution, fermées ou abandonnées, peuvent représenter un élément du patrimoine industriel minier , qui permet d'être utilisé dans le cadre d'un nouveau schéma, constituant un intérêt économique, social, touristique et culturel. Djerissa née à la fin du XIXe siècle, après la retrouvaille du minerai de fer ainsi que la réalisation de la voie ferrée reliant la région minière à Tunis, et ça confirmée par les implantations et infrastructures du début du XXe siècle, de ses équipements, logements et d'une population ouvrière cosmopolite venue du Maghreb et d’Europe, y a vécu, habité et travaillé dans la mine de fer; Summary : This research focuses on the processes of valorisation of abandoned industrial sites, abandoned the case of the Djerissa mining site in Tunisia. Like the rest of the world, Tunisia, after independence, experienced a period of deindustrialisation due to several factors Leaving completely abandoned places or existing mining sites still with all the equipment installed since the end of the 19th century to try to resist deterioration, as our case study the mining town of Djerissa, which represents a witness to mining operations, either in progress, closed or abandoned, can represent an element of the mining industrial heritage, which can be used in the framework of a new scheme, constituting an economic, social, tourist and cultural interest. Djerissa was born at the end of the 19th century, after the iron ore was found and the construction of the railway linking the mining region to Tunis, and this is confirmed by the settlements and infrastructures of the beginning of the 20th century, its equipment, housing and a cosmopolitan working population from the Maghreb and Europe, lived, inhabited and worked in the iron mine; Riassumendo: Questa ricerca si concentra sui processi di valorizzazione dei siti industriali abbandonati, abbandonato il caso del sito minerario di Djerissa in Tunisia. Come il resto del mondo la Tunisia, dopo l'indipendenza, ha vissuto un periodo di de industrializzazione dovuto a diversi fattori Lasciando luoghi completamente abbandonati o siti minerari esistenti ancora con tutte le attrezzature installate dalla fine del XIX secolo per cercare di resistere al deterioramento, come il nostro caso di studio la città mineraria di Djerissa, che rappresenta una testimonianza sugli sfruttamenti minerari, in corso, chiusi o abbandonati, può rappresentare un elemento del patrimonio industriale minerario, che ne permette l'utilizzo nell'ambito di un nuovo schema, costituendo un interesse economico, sociale, turistico e culturale. Djerissa è nata alla fine del XIX secolo, dopo il ritrovamento del minerale di ferro e la costruzione della ferrovia che collega la regione mineraria a Tunisi, e ciò è confermato dagli insediamenti e dalle infrastrutture dell'inizio del XX secolo, dalle sue strutture, dalle abitazioni e da una popolazione lavorativa cosmopolita del Maghreb e dell'Europa, che ha vissuto, abitato e lavorato nella miniera di ferro.
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MARCHESELLI, SARA. "L’architettura dell’Industria elettrica in Sardegna dal 1911 al 1961". Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2016. http://hdl.handle.net/11584/266775.

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At the beginning of the Twentieth Century, Sardinian industrial production was still strictly related to steam machines and only a few enlightened industries exploited electric power. The development of electrical industry in Sardinia has been an essential moment on a political, social and economic level; the design of artificial lakes has deeply changed the morphology and the hydrology of the Isle, and the modern electrical plants built along the coasts enlarged the industrial heritage which marks the Sardinian landscape. The studied time frame goes from 1911 and 1961, fifty years during which the Società Elettrica Sarda (S.E.S.) has been in charge of the design and construction of the hydroelectrical and thermic plants and power lines. The research focuses on the architectures related to Sardinian electrization: the S.E.S., along with its scientific committee led by Angelo Omodeo e Giulio Dolcetta, has built high quality architectures and high level factories. The dykes and the plants not only reached high technical performances, but are also the result of a fertile architectural research that has no equals in the hystory of Sardinia. Few of the plants have been demolished and some of them now are only ruins that still demand for a solution; two of the hydroelectrical plants are still productive and still provide for electrical power. The aim of the research is to create an archive that puts together all documents that are now stored in various archives in the whole country and also to deeply investigate the buildings to discover the constructive and design ideas; all architectures are studied trough drawing, that helps the understanding process throughrout all components of the architecture, its materials and its building techniques. The research will become an organic record that contains an accurate study of the buildings designed by S.E.S. during the most active years of electrical revolution in Sardinia; it also wants to become a solid means for a future design action.
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LEOPARDI, Alma. "Il Patrimonio Culturale e il suo Eco-Sistema: un nuovo approccio metodologico basato su tecniche di Prototipazione Virtuale per gestirne il ciclo di vita e migliorare l’interazione con gli utenti". Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2020. http://hdl.handle.net/11566/274582.

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I musei oggi hanno assunto un nuovo significato, non sono più solo luoghi dediti alla conservazione ed esposizione di collezioni e opere d’arte, ma rappresentano uno dei mezzi di comunicazione privilegiati per diffondere la cultura e renderla accessibile ad un pubblico più vasto possibile. Grazie all’emergere della filosofia della “nuova museologia”, il rapporto tra i musei, i luoghi d’arte, la società e la comunità, è profondamente cambiato, riducendo via via la divisione presente tra cultura trattata in modo classico e nuovi canali di comunicazione introdotti con la diffusione delle tecnologie. Numerosi sono gli interventi volti a creare strategie e strumenti per conservare e diffondere l’intero patrimonio, soprattutto laddove esso risulti fragile e deteriorabile, ma fino ad ora non è stato sviluppato un approccio metodologico strutturato, volto alla gestione efficiente del patrimonio culturale. Infatti, i profondi cambiamenti dovuti alla trasformazione digitale ed alla rinnovata centralità dell’utente devono essere affrontati con un approccio razionalmente e compiutamente organizzato, che consideri il reperto storico in tutte le fasi del suo ciclo di vita, dal ritrovamento alla conservazione all’interno di un museo e dalla digitalizzazione alla fruizione, considerando il reperto come un prodotto fisico che passa attraverso l'elaborazione e la conservazione digitale. Grazie al Prototipo Virtuale e all’Eco-Sistema del Bene Culturale, tutto questo è possibile. Gli studi condotti hanno permesso di porre al centro il reperto storico e il visitatore, permettendo a entrambi di usufruire di tutti gli strumenti a disposizione per valorizzarsi reciprocamente all’interno del nuovo ambiente: l’Eco-Sistema del Bene Culturale. Questo lavoro di tesi, grazie agli studi svolti sulla digitalizzazione ed alle varie installazioni create e testate con gli utenti avvalendosi dell’intera metodologia sviluppata, ha permesso di ottenere risultati innovativi, soprattutto nell’utilizzo delle tecnologie per garantire, dal punto di vista del reperto, la valorizzazione, preservazione, conservazione, che si riflettono in engagement, accessibilità, interattività a visitatori di diversa formazione socio-culturale e contesto.
Museums today have taken on a new meaning, they are no longer just places dedicated to the conservation and exhibition of collections and artworks, but represent one of the privileged means of communication to spread culture and make it accessible to the widest possible public. Thanks to the emergence of the philosophy of the "new museology", the relationship between museums, places of art, society and the community has profoundly changed, gradually reducing the present division between culture treated in a classical way and new channels of communication introduced with the spread of technology. There are numerous interventions aimed at creating strategies and tools to preserve and disseminate the entire heritage, especially where it is fragile and deteriorable, but so far no structured methodological approach has been developed for the efficient management of cultural heritage. In fact, the profound changes due to the digital transformation and the renewed centrality of the user must be tackled with a rationally and fully organized approach, which considers the historical find in all phases of its life cycle, from discovery to conservation within a museum and from digitization to fruition, considering the find as a physical product that passes through digital processing and preservation. Thanks to the Virtual Prototype and the Eco-System of Cultural Heritage, all this is possible. The studies carried out have made it possible to place the historical find and the visitor at the centre, allowing both to take advantage of all the tools available to enhance each other within the new environment: the Eco-System of Cultural Heritage. This thesis work, thanks to the studies carried out on digitization and the various installations created and tested with the users using the entire methodology developed, has allowed to obtain innovative results, especially in the use of technologies to ensure from the point of view of the find enhancement, preservation, conservation, which are reflected in engagement, accessibility, interactivity to visitors of different socio-cultural training and context.
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Bossum, Erika. "Il sistema integrato 'irriguo elettrico' veronese di derivazione atesina: vicende storiche e prospettive di valorizzazione socio culturale". Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/11562/706763.

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Resumen
Dando per acquisito che l'Archeologia Industriale considera le testimonianze del lavoro umano sul territorio come Beni Culturali, la ricerca é stata indirizzata allo studio del complesso sistema integrato irriguo elettrico realizzato tra Otto e Novecento di derivazione atesina tra Pilcante (Tn) e Zevio (Vr), con particolare attenzione alle componenti per la produzione idroelettrica, nella maggior parte dei casi, ancora operative. Si é preso atto dello stato attuale dei luoghi per la produzione di energia, registrando manufatti per la produzione, infrastrutture, nuclei residenziali ed esaminando quanto è stato fatto in termini di tutela e loro conservazione. Di tale realtà é stata indagata la storia della realizzazione e inserimento di tali manufatti nel territorio. L'attenzione é stata inizialmente volta ad aggiornare il panorama bibliografico sul tema; inoltre, sulla base di fonti archivistiche inedite, si é insistito sugli aspetti meno indagati, con l'obiettivo di ricostruire la memoria storica e di restituire identità ai manufatti degni di tutela. Dalle indagini da me condotte anche in ambito nazionale ed internazionale è risultato che le centrali idroelettriche, dismesse o ancora operative ed i relativi contesti ambientali, caratterizzati dalla presenza dell’acqua e da aree verdi non edificate, costituiscono elementi strategici per la riqualificazione del paesaggio storico in vista di una progettualità volta alla rigenerazione urbana. Sulla base di tali premesse, sono stati valutati i casi di recupero e valorizzazione di centrali coeve a quelle veronesi, aventi caratteristiche storiche e ambientali affini ai casi da me esaminati. Ciò al fine di individuare soluzioni possibili per la salvaguardia e la fruizione di queste aree, nell'ottica di una gestione «intelligente» del patrimonio industriale locale. Nell'ottica di fornire le chiavi interpretative alla base di progetti futuri di valorizzazione di tale patrimonio, sono stati evidenziati i due livelli secondo cui poter considerare i sistemi: un primo, macroscopico, volto a considerare la sinergia, funzionale e storico economica, esistente tra i singoli casi nel complesso della rete irriguo energetica territoriale. Un secondo livello, analitico, indaga il ruolo delle componenti industriali nell'interpretazione dell'assetto storico dei contesti locali in cui essi sono inseriti.
Taking for granted that the Industrial Archaeology considers the evidences of man’s work in the territory as cultural heritage, the research was addressed to study the complex hydroelectric system of Adige river carried out between the nineteenth and twentieth century, between Pilcante (Tn) and Zevio (Vr), with particular attention to the components for hydropower, in most cases, still working. It was taken note of the current state of the sites for power generation, recording artifacts for the production, infrastructures, residential areas and examining what has been done in terms of protection and their preservation. Of such reality, history of the realization and the inclusion of such artifacts in the territory has been investigated. The focus was initially intended to update the bibliographical panorama on the theme. Furthermore, on the basis of unpublished archival sources, it has been persisted with less investigated aspects, with the aim of reconstructing the historical memory and returning an identity to artifacts worthy of preservation. From my surveys carried out in national and international field, it was showed that hydroelectric power stations, dismantled or still working and the related environmental contexts, characterized by the presence of water and by undeveloped green areas, are strategic elements for the redevelopment of the historical landscape for a future plan aiming at an urban regeneration. On the basis of these premises, they were evaluated cases of renewal and enhancement of power plants contemporary with the Veronese ones, with historical and environmental characteristics related to my cases. This in order to identify possible solutions for the preservation and enjoyment of these areas, in the perspective of an intelligent management of the local industrial heritage. In order to provide the interpretative keys for future plans of enhancement of this heritage, they were highlighted two levels according to which we can consider the systems. A first level, macroscopic, aimed to consider the synergy, functional, historical and economic, between the individual cases in the territorial complex hydroelectric network. A second level, analytic, investigates the role of the industrial components in the interpretation of the historical structure of the local context in which they occur.
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BIANCHI, Silvana. "Verona città Patrimonio dell’Umanità. L’importanza di voler chiamarsi UNESCO". Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/11562/576351.

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Il lavoro ricostruisce il percorso che ha portato Verona a far parte della Lista del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, l’elenco che contiene una serie di beni riconosciuti dall’Unesco come beni di eccezionale valore appartenenti a tutta la comunità mondiale.. La ricerca, condotta su materiali d’archivio inediti, dopo aver presentato storia, valori e ruoli della Lista, si sofferma sul ‘caso veronese’ e mostra, attraverso le accelerazioni e le frenate del percorso, le caratteristiche della “volontà di chiamarsi Unesco” da parte di enti e istituzioni. Indaga poi la ricaduta di questo riconoscimento, evidenziando come il brand Unesco sia poco conosciuto e ancora poco sfruttato in una città che tradizionalmente continua a promuoversi prevalentemente come ‘città dell’amore’ legata al mito shakespeariano di Giulietta e Romeo.
This work restores the way that brought Verona into the Unesco World Heritage List (WHL), that is a roll containing a set of places that Unesco recognizes as mankind heritage. The research study, carried out with unpublished files, explains history, values and role of the WHL and than it focuses on Verona showing, through the speedings up and slowings down of the course, how much is important to be called Unesco to the city agencies and authorities. Finally it looks into the effects this recognition has had, showing how Unesco brand is not much known and still little exploited in a city that traditionally goes on with advertising itself especially as “the city of love”, connected with Shakespeare’s myth of Romeo and Juliet.
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Becherini, Pietro. "Le Mura di Verona. Il rilievo digitale per la tutela e valorizzazione del Patrimonio UNESCO". Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/2158/1186421.

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A 20 anni dalla nomina di Patrimonio UNESCO della città veronese, il presente lavoro si concentra sulla salvaguardia del Patrimonio della città scaligera attraverso le più recenti tecnologie digitali sviluppatesi negli ultimi decenni. La via della conservazione non può che partire da quella della conoscenza e il rilievo delle mura di Verona, processo inedito sul territorio scaligero, è stato così occasione di verifica di un procedimento di rilievo integrato dove gli sviluppi tecnologici messi a disposizione nel campo della documentazione, danno notevoli opportunità per il rilevamento dell’Architettura e soprattutto per il rilievo nel settore dei Beni Culturali, sia per quanto riguarda l’acquisizione delle informazioni riferite all’oggetto d’indagine, cioè la fase di acquisizione del dato metrico, sia per quanto riguarda la questione della rappresentazione e divulgazione. Il progetto di ricerca Verona Fortificata, riguardo alla documentazione del sito UNESCO di Verona, nasce nel 2015 grazie alla collaborazione dell’Università degli Studi di Firenze e dell’Università degli Studi di Pavia, con il Comune di Verona e la partecipazione di professori, studiosi e ricercatori del settore. Nell’ottica di costruire, per la prima volta sul territorio veronese, una documentazione digitale completa del Patrimonio UNESCO, durante le varie campagne di rilievo svolte tra il 2015 e il 2019, sono stati acquisiti un grande mole di contenuti riguardanti parte della cinta muraria e delle fortificazioni presenti sul territorio scaligero. La raccolta ordinata degli stessi va ad assumere un punto chiave per la riuscita del progetto, per la sua facile comprensione e condivisione dei suoi risultati. La ricerca si divide in tre parti, di cui la prima ha carattere introduttivo, conoscitivo proponendosi di fornire le basilari informazioni storico-culturali imprescindibili al corretto inquadramento delle attività di ricerca e studio del perimetro scaligero; viene presentata una panoramica generale sulle vicende storiche che hanno portato la trasformazione nei secoli della città di Verona e le sue mura, che, tramite l’operato dei numerosi architetti e ingegneri, contribuì alla diffusione della concezione di architettura della difesa “alla moderna”, intendendo evidenziare con quali dinamiche i sistemi culturali e la tecnologia militare sviluppati in Italia si sono poi diffusi in tutto il continente europeo prima e nel mondo successivamente. Segue una seconda parte dove viene trattata l’acquisizione mediante sistemi laser e sensori digitali con una disamina sulla strumentazione sperimentale utilizzata e relativi dati ottenuti, quindi, dopo una rappresentazione di alcuni esempi di studio e analisi sul territorio nazionale, di gestione dei perimetri delle città fortificate nel secondo dopoguerra, si passa a una descrizione generale del valore e del significato del Patrimonio culturale in ambito nazionale e internazionale Nella terza e ultima parte della discussione, a partire dall’analisi del modello teorico desunto dagli allegati UNESCO, ne viene verificata l’applicazione del campo pratico e, attraverso i rilievi svolti sul campo coadiuvati da un attento studio, vengono evidenziati gli aspetti salienti tipici del caso preso in esame. Le indagini hanno preso in considerazione solo alcune porzioni delle mura, dove è stato ritenuto fossero più evidenti le difformità dal fronte delle mura, andando così a creare dei tipici casi di studio del problema della Buffer Zone. La rappresentazione grafica in questo percorso di ricerca è stato uno strumento fondamentale, capace di visualizzare, materializzare, dare volume e comprendere i disegni di progetto e di riprodurre, attraverso modelli digitali, gli elementi della fortificazione andando a creare, ove richiesto, sezioni dei singoli manufatti o ambientali come nel caso dello studio della buffer zone veronese. Con la proposta di istituzione della nuova zona cuscinetto “visibile” e la conseguente creazione di uno strumento operativo per la sua gestione, interrogabile nel tempo, in accordo con le indicazioni del Comitato del Patrimonio Mondiale, l’intento di questa ricerca è stato quello di cercare di rispondere a due delle principali questioni affrontate nel primo Piano di Gestione: promuovere uno sviluppo sostenibile del Centro Storico di Verona e salvaguardarne lo skyline. Il presente lavoro rappresenta una tappa all’interno di quell’articolato percorso conoscitivo volto alla comprensione delle principali architetture militari censite all’interno della città e sul territorio.
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FILIPPI, Vinicio. "Patrimonio redditi e consumi del convento di Santa Maria della Scala di Verona nel 1680 e nel 1724". Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/11562/350736.

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Abstract Il lavoro di ricerca è focalizzato sull’analisi della situazione economica del convento di Santa Maria della Scala di Verona negli anni 1680 e 1724. La scelta di approfondire le dinamiche economiche di una istituzione religiosa è sorta in seguito al rinnovato interesse per lo studio del clero nell’ambito della storia economica in età moderna, periodo nel quale chiese, conventi e monasteri non erano solo luoghi di culto, ma rappresentavano anche delle strutture essenziali, per tutto il sistema economico e sociale che attorno a quegli edifici si annodava. In questo quadro l’interesse per Santa Maria della Scala è maturato in seguito agli stimoli offerti dal lavoro condotto da Giorgio Borelli, che attraverso l’esame delle polizze di estimo del clero veronese ha delineato la situazione economica di diverse istituzioni religiose cittadine. Da questa significativa analisi emergeva che Santa Maria della Scala, dal punto di vista economico, si poteva considerare un convento di dimensione media, quindi in qualche misura paradigmatico in una realtà particolarmente complessa, come risultava essere quella delle istituzioni religiose di epoca moderna. Formalizzata in questi termini la scelta dell’istituzione religiosa, la questione che si poneva era quella di fissare un determinato campo di indagine, o meglio di contestualizzare un periodo entro il quale fosse possibile raffigurare elementi comuni, in modo tale da poter procedere in termini dinamici alla determinazione della situazione economica del convento. Su questo assunto è maturata la decisione di focalizzare l’interesse su due specifici periodi: quello del 1680 e del 1724, in quanto in entrambi gli anni erano state rinnovate le polizze di estimo del clero, inoltre nell’intervallo temporale, che separava questi periodi, non aveva subito variazioni la moneta intesa come unità di conto e non erano mutati i criteri di conversione della ricchezza reale in cifra d’estimo, precisamente un soldo di estimo corrispondeva a 240 ducati di capitale. Attraverso la polizza di estimo, conventi e monasteri dichiaravano il loro reddito annuale, che successivamente veniva analizzato e valutato da incaricati dello stesso clero, i quali dopo opportuni approfondimenti e modifiche arrivavano a definire la situazione economica di ogni istituzione religiosa, da cui tramite la conversione suddetta veniva determinata la cifra d’estimo. La cifra d’estimo stabiliva non solo lo stato economico, ma anche quanto ogni singola istituzione ecclesiastica, all’interno del corpo clero era chiamata a corrispondere come imposizione fiscale. Un successivo elemento per approntare ulteriori margini di confronto fra i due anni era rappresentato anche dall’assunto, che ambedue risultavano parte di quella fase storica definita “Lungo Seicento”, che caratterizzò il periodo compreso fra il 1631 e il 1750. Questo intervallo temporale fu contraddistinto da un ciclo economico particolarmente depressivo, indotto da un significativo decremento demografico, che trovava le sue ragioni, soprattutto nei danni provocati da devastanti epidemie di peste, oltre che da guerre e carestie. Definiti i termini di analisi il primo risultato che è stato possibile attestare è quello emerso dallo studio delle polizze di estimo relative ai due anni. Nello specifico dai valori delle cifre di estimo si è rilevata una significativa riduzione dei redditi tra il 1680 e il 1724. A fronte di questa evidenza il primo problema che si presentava era quello di comprendere, se l’origine di tale situazione fosse dettata dalle condizioni economiche dell’ambiente esterno, oppure risultasse puramente interna al convento. Essendo i due anni parte di un periodo particolarmente depressivo sul piano economico, la prospettiva di influenze esterne era certamente un tema da non trascurare. Per cercare di affrontarlo in termini funzionali ai nostri fini, l’idea è stata quella di valutare, sempre all’interno del corso temporale in esame, la situazione economica di altre istituzioni religiose cittadine confrontando, come per Santa Maria della Scala le entità delle cifre di estimo. Attraverso studi precedenti e consultazioni di archivio sono emersi dati decisamente contrastanti, nel senso che alcune istituzioni religiose avevano attestato la situazione di Santa Maria della Scala, altre non avevano rilevato differenze sostanziali fra il 1680 e il 1724, mentre in alcuni conventi si evidenziava una significativa crescita economica. Da questo confronto emergeva che le condizioni esterne non erano così determinanti rispetto ai risultati economici del convento, di conseguenza la loro origine era da ricercare nelle dinamiche economiche di Santa Maria della Scala. Valutata la questione in questi termini, un successivo problema che si poneva era quello di accertare se i dati espressi dalle polizze di estimo potevano considerarsi attendibili, in quanto come molti autori hanno sottolineato, attraverso la redazione di questi documenti i padri dichiaravano le proprie sostanze patrimoniali, con la possibilità, talvolta non remota, di attestare entità più contenute rispetto alla situazione reale, in modo da far risultare una cifra di estimo minore. Questa situazione, di cui si conoscono solo teoricamente le possibili dinamiche, ha consigliato di integrare i dati rilevati dalle polizze di estimo, con l’analisi anche dei libri contabili delle entrate e delle uscite relative ai due anni considerati, in modo da fissare un quadro non solo più ampio, ma probabilmente più consono, alla effettiva situazione economica del convento. Seppure con valori assoluti diversi da quelli rilevati nelle polizze di estimo, anche dai registri contabili si attestava, che tra il 1680 e il 1724 era avvenuta una significativa riduzione del corso economico all’interno di Santa Maria della Scala. Preso atto di questa situazione insita nelle dinamiche dell’istituzione religiosa non restava, che comprendere quali fossero gli elementi, che in misura maggiore potessero aver concorso a determinare il decremento economico. Per procedere su questo piano si è deciso di studiare il convento considerandolo, come una vera e propria organizzazione aziendale, suddividendo le entrate e le spese in categorie omogenee, per determinarne in chiave diacronica il corso tra i due anni. Dall’analisi delle diverse categorie di entrata emergeva, che buona parte del risultato economico attestato tra i due anni era addebitabile soprattutto ad una significativa riduzione delle elemosine. Raffigurato in questi termini il quadro economico, un ulteriore problema che veniva ad emergere era quello, di verificare se questa situazione fosse contingente in riferimento ai due anni, oppure risultasse come il prodotto di un ciclo economico negativo protratto nel corso del tempo. Per verificare questo, il modo più consono era analizzare lo stato dei proventi, di ognuno degli anni compresi fra il 1680 e il 1724. La scelta si è orientata esclusivamente sulle entrate, in quanto a determinare il valore della cifra di estimo, che risultava poi il dato dal quale ha preso forma lo sviluppo delle diverse analisi era soprattutto l’entità degli introiti e solo in modo marginale la dinamica delle spese. Il corso degli anni mostrava andamenti spesso contrastanti e gli stessi singoli elementi che costituivano le entrate presentavano tendenze significativamente discontinue e non generalizzabili. In sostanza da quanto emerso dall’esame approfondito del quarantennio, si rilevava che le dinamiche economiche del convento non erano caratterizzate da una congiuntura negativa protratta nel tempo e di conseguenza il risultato attestato nel confronto fra il 1680 e il 1724 era addebitabile soprattutto a cause strettamente correlate ai due specifici periodi, che nel merito erano rappresentate da una significativa riduzione delle elemosine.
Abstract The following research is focused on the analysis about the economical situation of the convent Santa Maria della Scala in Verona, comparing the years 1680 and 1724. The decision to deep the economical dynamics of a religious institute is due to the increasing interest for the studying of the clergy within the economic history in modern age. In that period, churches, convents and monasteries were not only worship centres but were also economical and social structures in the surrounding area. My interest for Santa Maria della Scala has been ripened through the work carried out by Giorgio Borelli, who drew the economical situation of several religious institutions in Verona, taking into consideration the “polizze di estimo” of the local clergy. From this analysis, it was clear that Santa Maria della Scala from an economical point of view, was estimated to be a medium dimension convent; therefore as a model in a particularly complex environment as the resulting situation in all the religious institutions of the modern age. After choosing the convent, as religious institution, it was necessary to decide which years were to be taken into consideration for my survey, possibly using elements in common to be compared. The years 1680 and 1724 were chosen, since the “polizze di estimo” had been renewed in those years; moreover in the range between 1680 e 1724, the currency meant as “unità di conto” had not suffered any evident changes, and the criteria of conversion of real wealth into “cifra di estimo” had remained the same: one “soldo di estimo” corresponded to 240 “ducati di capitale”. The “polizza di estimo” was used by convents and monasteries to declare their yearly income. That was the analysed and valued by experts from the clergy itself. They were able to define the economical situations of every religious institutions. The “cifra di estimo” was also necessary to evaluate the taxes to be paid by any clerical institutions, another element useful to compare the economical position in the two mentioned years, was the historical period called “Lungo Seicento”, which they were included in, that span was characterized by economical depression caused by a particularly decreasing population, due to plague, wars and famine. After analysing the “polizze di estimo” the first result was an evident income reduction between 1680 and 1724. The question was whether the origin of decreasing had been due to the general external crisis or it had been caused by internal economic problems in Santa Maria della Scala convent. The general and spread depression was not to be neglected, so it was necessary to compare the economic situation and in particular the values of the “cifre di estimo” in Santa Maria della Scala, with other religious institutions in Verona in the same span. Through previous studies, absolutely contrasting datas emerged, that some religious institutions showed the same financial situation as Santa Maria della Scala; in other no substantial changes had been recorded between 1680 and 1724. On the other hand in some convents a significant economic growing had been highlighted, from that any external conditions were not so influent for the economical results of the convent. Therefore the onset of the negative situation was to be found in the economical management inside the convent itself. A further problem which had to be solved , was the reliability of the datas inside the “polizze di estimo”, as those documents could testify reduced financial possessions, in comparison with the real value. So the “cifra di estimo” was consequently lower. That situation led to integrate the datas supplied by the “polizza di estimo”, with the study of the account books of incomes and expenses, within the two years taken into consideration. Therefore the picture could be more trustable and reliable, although with different absolute values between the account books and the “polizze di estimo”. We could also find that between 1680 and 1724 there was a significant reduction of the financial standing in Santa Maria della Scala. After considering that situation we had to find out the elements that might have mostly influenced the economical decrease. In order to reach the prefixed aim, the convent itself was to be studied as a real business organization, dividing the incomes and the expenses into homogeneous categories, to determine in diachronic key the gap between the two years. From comparing the different income categories, it emerged that great part of the reduced financial standing was due to decreased charities. Another problem to be verified was whether the situation was limited to the mentioned years, or it might be the result of a negative economical situation extended throughout the time. To demonstrate that it was necessary to analyse the incomes in each of the years between 1680 and 1724. The choice of consider the only incomes was taken because they could better determine the “cifra di estimo” . The years pointed out contrasting states and each category carefully showed discontinuous tendencies. In the end, after examining the forty years, the economic situation of Santa Maria della Scala was not the result of a negative business trend, lasting in that period but it was related to those specific years, 1680 and 1724: the recession was due to a marked reduction of charities.
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PINTO, FUENTES DANIEL ANDRES. "Conservazione e valorizzazione della “Salitrera Chacabuco”, regione di Antofagasta, Cile. Tra persistenza della immagine e adattamento al riuso. PARTE II Conservación y valorización de la “Salitrera Chacabuco”, región de Antofagasta, Chile. Entre persistencia de la imagen y la adaptación al ReUso". Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/2158/1176791.

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Resumen
Lo studio tratta il tema del recupero dell'architettura industriale-mineraria e dei relativi centri "storici" minori in abbandono, affrontando le diverse tematiche legate alla complessità della loro valorizzazione e gestione. Il percorso di studio è relativo alla Regione di Antofagasta, Cile, in un contesto in cui il patrimonio architettonico non viene ben valorizzato e anzi tante volte distrutto a causa della crescita costante delle città e la mancanza di normative di tutela, la “necessità” di introdurre “il nuovo”, e soprattutto dove la identità mineraria della regione, responsabile proprio della nascita di queste città, non è riconosciuta e come conseguenza di queste due variabili è che nella maggior parte del territorio regionale, sia all'interno che all'esterno delle loro città, si possono trovare delle testimonianze che fanno capire l’origine mineraria. Come esempio della mancanza di consapevolezza del proprio patrimonio e di disinteresse nel riconoscimento minerario si possono trovare le "Salitreras", antichi insediamenti appartenenti all’epoca di estrazione del Salnitro, periodo molto importante per il paese che si estese intorno agli anni 1870-1930 avendo un boom a livello mondiale. Questi insediamenti hanno dato origine a un sistema di strutturazione del territorio che ancora oggi è presente nella regione ma, come risultato dell'abbandono, sono in completo disuso e in stato di conservazione molto precario, isolati dalle principali città nell'immensità del deserto di Atacama. Pertanto, da una parte è necessario contribuire a incentivare il recupero e la conservazione dei nostri monumenti come una questione fondamentale e soprattutto per dimostrare che è possibile far convivere tradizione e/o patrimonio architettonico con la nuova architettura, attraverso un intervento consapevole. Inoltre, è importante diffondere la conoscenza dell'architettura industriale-mineraria e operaia in Cile, dovendo necessariamente iniziare con la sua valorizzazione come patrimonio culturale, intendendo questo non solo come un'opera monumentale, ma come architettura "minore" che nel suo insieme assume rilevanza e porta con sé l'identità e i valori storico-culturali di un passato e presente minerario. Oggi c'è nuova vita nel deserto, l'attività mineraria non si è fermata, anzi continua a crescere con i depositi più importanti del paese, la cui riforma tecnologica li proietta a continuare la loro estrazione di diverse materie prime tra cui il Liteo cha fa intravedere un futuro promettente che si basa non solo sulla sua produzione come materia prima, ma anche sulla generazione della ricerca tecnologica. I centri di energie rinnovabili non convenzionali irrompono nel territorio, per tanto il turismo nel deserto è consacrato come il numero uno del paese, attraverso i suoi paesaggi naturali e le piccole località preispaniche, mentre gli insediamenti “Salitreros”, in silenzio aspettano una valorizzazione, tra cui Chacabuco, un importante insediamento dell’epoca del Salnitro, che con una posizione privilegiata, si trova al centro delle rotte che collegano la nuova miniera, il turismo e le principali città della regione. Tra persistenza dell'immagine e adattamento al Riuso. Il tema dell'incontro tra l'Antico e il Nuovo in architettura, sebbene discusso per diversi decenni, è ancora attuale. È una questione molto complessa, in cui il confronto tra composizione architettonica, urbana e restauro può portare a risultati di qualità e controllati. Alla luce di ciò, lo studio affronta la questione con un approccio multi-scalare e interdisciplinare, che si apre anche al dibattito internazionale, nella ricerca di una base metodologica con cui leggere e orientare il progetto sulle preesistenze. Un progetto che guarda al presente attraverso il passato, per risignificare il futuro di questo luogo e dare risposte consapevoli alle tendenze temporanee imposte dalle nuove città contemporanee. Dopo eventi traumatici, eventualmente come un terremoto, o forse graduale come un abbandono, nessun edificio può essere considerato veramente "perduto" dal punto di vista fisico-costruttivo, perché ne rimarrebbero, anche nei casi più gravi, alcune tracce della sua materia. La ricostruzione è considerata un'occasione per riflettere sulla necessità di cambiamento. Pensare alla ricostruzione obbliga, in un certo senso, la cultura del design a pensare alla preziosa e delicata struttura che abbiamo ereditato dal passato, e che nel territorio rappresentano un luogo unico e irripetibile sul quale le forme contemporanee devono necessariamente essere intercalate. Sebbene oggi la cultura del restauro e della conservazione non è una pratica molto diffusa nella regione, i casi in cui è stata realizzata, il "dove era e come era" sembra essere la tendenza prediletta. Questa frase già famosa ha acquisito un significato più psicologico e antropologico che fisico-architettonico. Riguardo a questa problematica della ricostruzione, Cino Zucchi commenta questo famoso slogan: "Potrebbe essere oggi la strategia emotivamente e socialmente più adeguata; Tuttavia, il problema pero non è tanto il «falso stilistico» [...], ma piuttosto quello di capire se, una volta perso un bene al quale eravamo sentimentalmente molto legati, valga la pena di rifarne una copia solo in virtù di questa spinta emotiva; O se invece esso possa riempirsi davvero di nuova vita, di nuove scelte e impulsi." Ora, intervenire sul patrimonio costruito richiede la massima attenzione, la piena conoscenza e un grande senso di responsabilità nelle decisioni, sia per ciò che si vuole sottrarre quanto per la qualità dei nuovi contributi con cui si vuole manipolare l'esistente costruito. È necessario, quindi, un deciso declino etico del progetto per garantire l'alta qualità del risultato che produce sempre un'alterazione nella preesistenza sia dal punto di vista della sua immagine come le trasformazioni spaziali che può produrre la ricerca di adattamento al Riuso. Lo studio cerca di approfondisce il processo di conoscenza che guida le scelte di progettazione, dove, nei processi ricostruttivi, sarà possibile trovare una risposta attraverso l'uso di un linguaggio piuttosto contemporaneo, pur non superando i codici che garantiscono la persistenza dell'immagine. Ciò è correlato alla valutazione delle "richieste" del tessuto mutilato su cui interviene, più precisamente, è legato ai criteri che possono essere adottati per il reinserimento delle lacune architettoniche e urbane per rigenerare nuovi usi, cioè la ricerca di un equilibrio e di un'integrazione dove questi possano essere risolti ricorrendo alla propria metodologia della disciplina del restauro conservativo, mentre nel complesso il linguaggio contemporaneo può svolgere il compito re-integrativo o allusivo degli spazi o della massa muraria persa. Non è, in questi casi, andare "al di là del restauro", ma rimanere al suo interno, nel pieno rispetto dei principi conservativi.
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BABALIS, DIMITRA. "Architetture per l’industria cartaria del Diciannovesimo secolo nella Valle del Pescia in Toscana: dalla tutela della memorie storiche ai problemi del recupero". Doctoral thesis, 1996. http://hdl.handle.net/2158/600461.

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L’industrializzazione di medie dimensioni in Toscana tra Ottocento e Novecento costituisce un fenomeno di rilevante importanza locale e nazionale. La ricerca storico-sociale-territoriale-urbanistico-architettonico di tale fenomeno ha considerato prevalentemente il sistema produttivo di Valle del Pescia Maggiore. Lo sviluppo “pianificato” delle cartiere e la stimolante imprenditoria hanno determinato una intensa attività produttiva lungo il fiume mentre i numerosi opifici cartari sono considerati vere e proprie architetture da salvaguardare. Oggi, il patrimonio industriale costituisce, oltre che lo strumento per conoscere e comprendere il processo di industrializzazione, anche l’elemento di grande potenzialità di sviluppo per il futuro. Le vicende storico-sociale dell’industrializzazione del territorio Pesciatino, ampiamente analizzate, hanno costituito una grande opportunità per sviluppare le seguenti tematiche o categorie interpretative: le relazioni tra territorio e sistema produttivo; la formazione delle capacità imprenditoriali e delle tecniche; il carattere socio-economico nel XIX; la formazione del sistema produttivo di Valle, i criteri di localizzazione degli edifici cartari lungo l’asta del fiume Pescia; la questione tecnologica in relazione con il carattere tipologico degli edifici; i luoghi produttivi in relazione con il nuclei abitativi; la questione di tutela e della salvaguardia del patrimonio culturale. Per la valorizzazione del territorio si è proposto un “nuovo modello territoriale”, l’ecomuseo, sia per lo sviluppo socio-economico locale che per la valorizzazione dei beni industriali e del territorio.
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Silva, Catarina Perdigão Clemente da. "Reabilitação de património industrial: seu valor e critérios de análise para propostas de intervenção". Master's thesis, 2007. http://hdl.handle.net/10071/2495.

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Este estudo parte da vontade de criar um conjunto de ferramentas de trabalho que possam apoiar uma correcta acção de intervenção em edifícios de Património Industrial. As questões que se colocam, têm origem na vontade de encontrar alternativas relativamente às intervenções de carácter capitalista que preenchem as nossas cidades e provar que é possível trabalhar de forma adequada, salvaguardando os valores patrimoniais e históricos de um edifício sem prejudicar os novos usos que lhes são atribuídos. - Património Industrial: como é que esta categoria de monumentos pode ser preservada e protegida na cidade contemporânea? Iniciando pela compreensão da importância deste Património e seu valor para a sociedade de hoje, passa-se para a observação das dificuldades que se colocam à sua conservação. São analisados cinco Casos de Estudo à luz das Cartas do Património aplicáveis ao Património Industrial. Resulta a proposta de uma Metodologia de Análise e Intervenção direccionada para esta categoria de edifícios. Verifica-se que para o Museu D’Orsay em Paris, a Fundação Antoni Tàpies em Barcelona, o Lingotto em Turim, a Tate Modern em Londres e a Antiga Fábrica de Cerâmica de Jeronymo Pereira Campos, Filhos em Aveiro, resultam usos de natureza sobretudo cultural. A fábrica, que foi um motor de desenvolvimento urbano na sua época, terá hoje que ser um motor de requalificação e novo desenvolvimento da sua área de influência. As possibilidades da aplicação prática desta Metodologia de trabalho são verificadas na proposta apresentada para o edifício da Tabaqueira de Braço de Prata, em Lisboa. Deseja-se que esta possa vir a ser base para outros projectos no âmbito da salvaguarda do Património Industrial, bem como para o desenvolvimento de outros métodos de trabalho que lhe possam ser complementares.
This study strives to create a group of working tools that sustain an appropriate intervention on Industrial Buildings. The arguments found, convene the tendency in finding alternatives towards the capitalist interventions that realised our cities and prove that it is possible to work in an adequate way, by preserving the patrimonial and historical values of a building and at the same time, not inflicting the new attributed uses. - Industrial Heritage: How to preserve and conserve monuments of this category in the contemporary city? By understanding the importance of this heritage and its value to our society, we observe the difficulties that we find in its conservation. Five Case Studies were analyzed through the Heritage Charters applicable to Industrial Heritage, has resulted a proposal on Analysis and Intervention Methodology which is directed towards this category. The Orsay Museum in Paris, Antoni Tàpies Foundation in Barcelona, Lingotto building in Turin, Tate Modern in London and the old Ceramics Factory Jeronymo Pereira Campos, Filhos in Aveiro, were converted mostly for cultural uses. The factory, which was an urban development factor for its time, is a requalification and development factor for its influence area today. The possibilities of practical application of this Methodology are verified on the rehabilitation proposal of the Tabaqueira de Braço de Prata building, in Lisbon. The ambition of this thesis is to be a paradigm for other projects on Industrial Heritage conservation as well as the development basis of other complementary working methods.
Questo studio sorge dalla volontà di creare una serie di strumenti di lavoro per una corretta azione di intervento negli edifici di Patrimonio Industriale. Le questioni poste hanno origine nella volontà di incontrare un'alternativa agli interventi capitalistici che riempiono le nostre città e per provare che è possibile lavorare in modo adeguato, salvaguardando i valori patrimoniali e storici di un edificio senza pregiudicarne i nuovi usi que gli saranno attribuiti. - Patrimonio Industriale: in che modo è possibile preservare e proteggere questa categoría all'interno della città contemporanea? Si inizia dalla comprensione dell'importanza di questo patrimonio ed il suo valore per la società odierna, per poi passare all'osservazione delle difficoltà poste alla sua conservazione. Verranno analizzati cinque Casi di Studio alla luce delle Carte del Patrimonio applicabili al Patrimonio Industriale. Tali studi si sintetizzano in una proposta di Metodología di Analisi ed intervento specifica per questa categoría di edifici. Si è verificato che, il museo d'Orsay a Parigi, la fondazione Antoni Tàpies a Barcelona, il Lingotto a Torino, la Tate Modern a Londra e l'antica Fabbrica di Ceramica di J. P. C. & F. ad Aveiro, riscontrano usi di natura sopratutto culturale. La fabbrica, che all'epoca fu un motore di sviluppo urbano, si dovrà trasformare oggi nel motore della riqualificazione e del nuovo sviluppo nella propria area di influenza. Le possibilità di applicazione pratica della suddetta metodologia di lavoro trovano compimento nella proposta di progetto per l'edificio Tabaqueira de Braço de Prata, a Lisbona. Ci si augura che questo testo possa diventare una base per altri progetti inseriti nell'ambito della salvaguardia del patrimonio industriale, così come per uno sviluppo di ulteriori metodi di lavoro che possano essere complementari.
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BOUSSOUS, Nabil. "Beni culturali e valore d’uso: conoscenza tacita, creatività e innovazione". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251082.

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Il lavoro di tesi indaga la definizione di bene culturale secondo una interpretazione estensiva del termine "cultura", data dalla sovrapposizione del concetto di cultura a quello di civiltà. In chiave di lettura antropologica, cultura e civiltà si presentano come sinonimi. Sicché, la nozione di beni culturali giunge a costituire un insieme aperto e suscettibile di continuo ampliamento, talché, ossequio al relativismo culturale, il concetto di cultura, meglio ingloba anche quelle pratiche ed usanze tradizionali che altre accezioni del termine lo sogliono contrapporre a "barbarie". Si è voluto così porre enfasi sulla pari meritevolezza di tutte quelle culture a lungo classificate come "altre". In altra istanza s’è colto il nesso trapelante tra il concetto di cultura e quello di conoscenza affinché l’analisi potesse essere convogliata verso l’altrettanta sua fondamentale variante tacita. L’intersezione col nuovo paradigma dell’economia della conoscenza ne ha fatto punto di riflessione e spunto di ricerca. In vero, la relazione esistente tra fruizione del beni culturali e lo sviluppo della conoscenza tacita ne ha ulteriormente suffragato l’impatto in termini di creatività e innovazione. Elementi, entrambi, necessari per l’acquisizione di un vantaggio competitivo nell’economia della globalizzazione. Successivamente, il "valore d’uso" associato alla fruizione del patrimonio culturale è stato analizzato. Dopo una sua prima scomposizione nelle due componenti, educativa ed edonistica, si è proceduto all’analisi della loro stretta interdipendenza funzionale. Il fine ultimo è stato quello di comprendere il loro contributo in termini di creatività e innovazione intese quale forma tangibile dell’espressione culturale. Si è cercato di dimostrare come la fruizione dei beni culturali, resa possibile mediante tecniche aggiornate di marketing sensoriale (o esperienziale), capaci di intercettare il mutamento dei benefici attesi dai consumatori, consente il raggiungiumento di uno stadio relativamente superiore di acculturazione tale da configurare un ricco bagaglio di conoscenza tacita. Addotta, poi, a fattore produttivo immateriale indispensabile per la creazione di prodotti place-specific forti degli attributi distintivi tradotti in termini di non replicabilità, inimitabilità e della difficile riproducibilità in altri contesti. Infine, il concetto di "Industrie Culturali e Creative" si è rivelato quello meglio atto ad inglobarne gli attributi, di modo che ci si è assunti l’onere di indagare le politiche finanziarie dell’UE all’uopo adottate in sua tutela.
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