Literatura académica sobre el tema "Partiti socialisti"

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Artículos de revistas sobre el tema "Partiti socialisti"

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Maravall, José Maria. "L'IDENTITÀ DELLA SINISTRA: LE POLITICHE SOCIALDEMOCRATICHE NELL'EUROPA DEL SUD". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 22, n.º 3 (diciembre de 1992): 449–99. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200018888.

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IntroduzioneQuesto articolo intende discutere i programmi e le politiche realizzate dai partiti socialisti dell'Europa del Sud giunti al potere negli anni ottanta. Vi sono considerati i partiti socialisti spagnolo (PSOE), greco (PASOK), portoghese (PSP), italiano (PSI) e francese (PS). Per i primi tre, la democrazia costituiva un'esperienza recente, esito delle transizioni dall'autoritarismo della metà degli anni settanta; negli altri due casi, era stata invece ristabilita al termine del secondo conflitto mondiale. Tre dei partiti socialisti considerati – PSOE, PS e PASOK – giungevano al potere forti di maggioranze assolute al Parlamento e dopo una lunga esclusione dal potere. Al contrario, i partiti socialisti portoghese e italiano facevano parte di coalizioni, con l'eccezione, in Portogallo, di un breve periodo di governo monopartitico socialista, dalle elezioni del 1976 fino alla fine del 1977. Il PSI, inoltre, figura al governo come partner minore, sebbene Craxi sia stato primo ministro dal 1983 al 1987. L'analisi comparata delle politiche sarà quindi agéométrie variable: poiché la presenza di coalizioni rende difficile assumere il bilancio dell'azione del governo come indicativo di specifiche politiche socialiste, il lavoro discuterà i casi di Spagna, Francia e Grecia con maggior dovizia.
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Giner, Salvador. "PARTITI SOCIALISTI E NUOVE DEMOCRAZIE NEL SUD EUROPA". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 15, n.º 1 (abril de 1985): 3–34. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200002987.

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IntroduzionePiò di ogni altro animale politico, i socialisti vivono di speranze. Speranze, tuttavia, alle quali si è aggiunta una note-vole apprensione allorché governi socialisti hanno preso il potere nell'Europa del sud non molto dopo la caduta delle dittature in Grecia, Portogallo e Spagna. Successivi risultati elettorali in Francia, ed in Italia hanno fatto sì che con il 1983 l'intera Europa mediterranea si sia trovata ad essere guidata da governi maggioritari socialisti o da coalizioni governative dirette da premier socialisti.
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Puigsech, Farrŕs Josep. "Un caso eccezionale. L'Internazionale comunista e la "questione spagnola" 1936-1943". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 259 (noviembre de 2010): 216–36. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-259002.

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La creazione nel luglio del 1936 del Partito socialista unificato della Catalogna (Psuc), frutto dell'unione tra una parte dei socialisti e una parte dei comunisti catalani, trasformň il rapporto dei comunisti spagnoli con la Terza internazionale in un caso unico e anomalo rispetto alla situazione esistente fino a quel momento nel movimento comunista. La presenza, in uno stesso Stato, di due formazioni politiche che si dichiaravano entrambe legittime rappresentanti dell'Internazionale comunista (il Partito comunista di Spagna, Pse, e il partito catalano) metteva in discussione il dogma "uno Stato, un partito", stabilito dall'organismo internazionale diretto da Mosca, fin dalla sua fondazione nel 1919. L'ufficializzazione dell'adesione avvenne solo nell'estate del 1939, a guerra civile terminata e con la maggioranza dei dirigenti e dei militanti in esilio. Nel saggio, l'autore ripercorre, sulla scorta di fonti documentarie inedite conservate in archivi spagnoli e russi (RGASPI), l'intero e complicato percorso che vide confrontarsi, in alcuni momenti con estrema asprezza, i due partiti comunisti spagnoli, l'Internazionale con i suoi organi dirigenti e i delegati inviati nella Spagna repubblicana, altri partiti comunisti europei e le due componenti in cui si divise lo stesso partito catalano.
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Pappalardo, Adriano. "AUSTERITÀ CONSERVATRICE E RIGORE SOCIALISTA: CHE DIFFERENZA? I". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, n.º 1 (abril de 1991): 33–90. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200009813.

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IntroduzioneI partiti socialisti dell'Europa meridionale sono gli attori politici sui quali piò si è concentrata l'attenzione della comunità scientifica negli anni ottanta. Tre ragioni, piò o meno connesse, spiegano questo fenomeno, che rappresenta una svolta rispetto all'indifferenza, o all'interesse marginale, a lungo prodotti dal tema. La prima — ovvia — è la rapida scalata al potere dei partiti in questione, sull'onda di maggioranze elettorali senza precedenti nei paesi interessati. Quali caratteristiche avrebbe assunto la loro azione di governo, gli obiettivi ai quali si sarebbe rivolta e le probabilità di successo nel conseguirli, sono stati gli interrogativi inizialmente trattati dai commentatori, piò o meno suggestionati dalle ambizioni programmatiche del socialismo francese (Wright 1984; Beaud 1983), o dal piò cauto, ma pur sempre significativo, «cambio» annunciato da quelli spagnoli (Psoe 1982) o portoghesi.
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Baviello, Davide. "Democrazia e modernizzazione. Ambizioni americane e modelli europei nella distribuzione italiana 1947-1978". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 259 (noviembre de 2010): 284–301. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-259005.

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Con il piano Marshall e l'avvio dell'integrazione europea, gli Stati Uniti lanciarono un ambizioso progetto egemonico. Fondato sulla modernizzazione economica come strumento per consolidare la democrazia, esso venne tuttavia ostacolato da gran parte degli imprenditori italiani, anche se l'aumento della produttivitŕ e la diffusione del benessere avrebbero non solo rafforzato il libero mercato, ma anche eroso le basi sociali del consenso al Partito comunista italiano e al Partito socialista italiano. Questi partiti, che si proponevano di ammodernare la distribuzione commerciale secondo modelli diversi dal supermercato introdotto dagli americani nel 1957, furono accusati di volere la scomparsa del commercio privato, come era giŕ avvenuto in Europa orientale. I comunisti s'impegnarono nello sviluppo delle cooperative e i socialisti, nel primo governo Moro, proposero invano la creazione di una rete di supermercati a gestione pubblica. A conferma della mancata attuazione del progetto di consolidamento democratico attraverso la modernizzazione, dopo il boom economico la democrazia italiana fu sottoposta a serie minacce eversive, mentre la riforma commerciale del 1971, invece d'ispirarsi ai principi liberisti della Comunitŕ europea, continuň a ostacolare la distribuzione moderna.
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Pellizzari, Paolo. "Socialisti e comunisti italiani di fronte alla questione energetico-nucleare 1973-1987". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 259 (noviembre de 2010): 237–61. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-259003.

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Il saggio si concentra sulle proposte avanzate dai partiti politici e dalle istituzioni repubblicane tra anni settanta e ottanta per sciogliere i problemi riguardanti l'approvvigionamento energetico dell'Italia, con uno sguardo particolarmente attento alla questione nucleare e al potenziale impatto ecologico di quelle proposte. In particolare, sono qui analizzate le posizioni via via assunte dai principali rappresentanti della sinistra socialcomunista italiana (Partito comunista italiano, Partito socialista italiano, Confederazione generale italiana del lavoro, Unione italiana del lavoro) in rapporto all'effetto di rottura di alcuni eventi traumatici (dalla crisi petrolifera del 1973 all'incidente di Chernobyl del 1986) e alle risposte dell'opinione pubblica. I soggetti qui presi in esame si dimostrarono particolarmente attenti al tema energetico, considerando soprattutto le ripercussioni occupazionali delle scelte in tale ambito. Benché al suo interno molte voci si siano schierate a sostegno delle battaglie antinucleariste, il movimento ope- raio, complessivamente inteso, non sembra invece essere riuscito a cogliere le potenzialitŕ dello scontro sul tema ecologico.
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Mair, Peter. "IL DESTINO DEI PICCOLI PARTITI". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, n.º 3 (diciembre de 1989): 467–98. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200008662.

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IntroduzioneNella abbondante letteratura che prefigura una crisi delle convenzionali forme di politica nelle democrazie dell'Europa occidentale un'enfasi speciale è stata posta sulla presunta sfida rivolta ai più tradizionali e consolidati partiti di massa. La stessa politica tradizionale è vista come passè ed i grandi partiti di massa, che ne rappresentano la più classica incarnazione, sono ritenuti — a torto o a ragione — strumenti sempre più inadeguati all'incanalamento delle forme contemporanee della rappresentanza.La vulnerabilità dei partiti di massa tradizionali pare derivare da due distinti processi. In primo luogo questi partiti sono ritenuti vulnerabili in termini ideologici e di politiche, in quanto rifletterebbero temi e problemi che corrispondono sempre meno agli interessi contemporanei. In secondo luogo, sono visti come vulnerabili sotto il profilo organizzativo, in quanto cittadini più istruiti, articolati e informati non sarebbero più soddisfatti della passività e/o anonimità che caratterizza la partecipazione in questo tipo di partiti e della natura essenzialmente oligarchica attraverso la quale si ritiene venga esercitato il loro controllo. Seguendo con varie intonazioni entrambe queste linee di ragionamento, gran parte della letteratura contemporanea pone conseguentemente l'accen to sulla erosione dei partiti tradizionali e suggerisce un potenziale riallineamento a favore di partiti più recenti e più piccoli, che appaiono allo stesso tempo più sensibili verso le nuove issues e più aperti verso nuove forme di partecipazione. L'emergere di partiti ecologisti in un gran numero di democrazie europee è spesso citato come la prova più evidente della base di un tale riallineamento, ma evidenza dello stesso tipo può anche essere individuata per un gruppo più ampio di partiti che vanno dai Radicali italiani a D'66 nei Paesi Bassi e ai Socialisti di sinistra in Danimarca e Norvegia (Poguntke 1987).Tuttavia, è chiaro che ognuno di questi argomenti ha implicazioni alquanto diverse. Se, per esempio, quello corretto è il primo, allora il motore principale del cambiamento è il grado di insoddisfazione programmatica e se i partiti tradizionali si rivelassero incapaci di adattarsi dovremmo aspettarci che il riallineamento conseguente favorisca i nuovi partiti. Se invece è corretta la seconda ipotesi, allora il cambiamento principale deriva da insoddisfazione organizzativa e potrebbe risultarne un riallineamento a favore dei piccoli partiti. In realtà i due processi possono essere combinati solo nella misura in cui partiti nuovi tendono anche ad essere partiti piccoli e viceversa, un punto su cui dovremo tornare in seguito.L'importanza di distinguere tra partiti nuovi e partiti piccoli emerge anche al semplice livello di definizione. Mentre la definizione di cosa costituisca un «nuovo» partito (rispetto a un partito della «nuova politica») non sembra porre difficoltà molto superiori a quelle di stabilire una data di soglia temporale, la definizione di cosa sia un partito «piccolo» è molto più problematica. In quest'ultimo caso sono disponibili due strategie. In primo luogo possiamo definire la piccola dimensione in termini di nlevanza sistemica, o facendo ricorso ai criteri identificati da Sartori (1976, 121-25) oppure a criteri alternativi anch'essi basati sul ruolo sistemico dei partiti in questione (Smith 1987). Tuttavia, in questo caso si tende inevitabilmente a parlare di partiti rilevanti o irrilevanti piuttosto che di partiti piccoli o grandi per sè. La seconda alternativa è quella più ovvia, secondo cui piccoli e grandi partiti possono essere distinti sulla base della semplice dimensione, sia essa elettorale, parlamentare, organizzativa o altro. Di sicuro i piccoli partiti possono essere partiti rilevanti e quelliirrilevanti · possono essere piccoli. In ultima analisi, tuttavia, nel nostro caso «piccolo» si deve riferire alla dimensione piuttosto che al ruolo.Questo lavoro è parte di un più ampio progetto dedicato alla esperienza dei piccoli partiti nell'Europa occidentale ed altri contributi del progetto tratteranno il ruolo sistemico dei piccoli partiti, le varie soglie di rilevanza nella loro vita e le varie esperienze in un gran numero di diversi contesti nazionali (Mueller, Rommel e Pridham, in via di pubblicazione). L'obiettivo di questo lavoro è semplicemente quello di offrire un quadro di sintesi sull'universo elettorale dei piccoli partiti nell'Europa occidentale del dopoguerra. Attraverso questa analisi spero di mostrare il grado in cui le fortune elettorali di tali partiti sono cambiate nel tempo, di identificare quei paesi e quei periodi in cui tali cambiamenti sono stati più pronunciati e, in particolare, di identificare quali piccoli partiti ne sono stati coinvolti.Va inoltre aggiunto che si tratta di una analisi a carattere largamente induttivo: cercherò prima di definire cosa costituisca un piccolo partito e in seguito di investigare le modalità e le spiegazioni del cambiamento nel sostegno elettorale aggregato di questi partiti. Intuitivamente si ha la sensazione che il sostegno elettorale dei piccoli partiti sia aumentato negli anni del dopoguerra. Per esempio, la recente nascita di piccoli partiti ecologici, così come le numerose analisi che suggeriscono un declino dei cleavages tradizionali di classe e religione e la crisi concomitante affrontata da quei partiti tradizionali e di grandi dimensioni che mobilitano il voto lungo queste linee di cleavage, sembrano implicare che i partiti di piccola taglia siano divenuti sempre più importanti con il tempo. Anche in questo caso, tuttavia, ci vuole cautela nel mettere in relazione prognosi di mutamento con una classificazione di partiti derivata dalla sola taglia. Non tutti i partiti piccoli sono partiti nuovi, né tantomeno partiti della «nuova politica», e molti si mobilitano elettoralmente in riferimento a linee di frattura molto tradizionali. Un esempio pertinente è quello del Partito popolare svedese in Finlandia. Inoltre, non tutti i nuovi partiti sono partiti piccoli, come evidenzia il successo elettorale della nuova Associazione Cristiano-democratica nei Paesi Bassi. Per la verità, si può anche dubitare che una categorizzazione dei partiti in soli termini di taglia abbia un significato teorico; ma questo è un problema diverso, sul quale torneremo in seguito.Nonostante questi caveat rimane incontestabile che una lettura non-critica della letteratura contemporanea suggerirebbe che vi è stato nel tempo un aumento di voti verso i piccoli partiti e questa ipotesi di partenza dirigerà la nostra analisi. Nella prossima sezione opereremo una classificazione dei partiti a seconda della loro taglia e, su questa base, una classificazione dei sistemi di partito a seconda della distribuzione dei diversi tipi di partiti. Successivamente analizzeremo la tendenza temporale del sostegno elettorale ai piccoli partiti e cercheremo di offrire alcune spiegazioni per la variazione di queste tendenze. Infine, esamineremo in che modo il voto per i piccoli partiti si distribuisce nelle diverse famiglie politico-ideologiche e studiere-mo l'andamento elettorale dei diversi sottogruppi di piccoli partiti, inclusi i «nuovi» piccoli partiti e i «vecchi» piccoli partiti.
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Irwin Fragale, Luca. "La massoneria nel Casellario politico centrale. Criticità di uno strumento di ricerca". MONDO CONTEMPORANEO, n.º 1 (agosto de 2021): 173–85. http://dx.doi.org/10.3280/mon2021-001006.

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Il "Servizio dello Schedario biografico degli affiliati ai partiti sovversivi maggiormente pericolosi nei rapporti dell'ordine e della Pubblica Sicurezza" fu istituito nel 1894 e fu messo a punto due anni dopo, quando nel giugno 1896 la Direzione generale di Pubblica sicurezza ne indicava ai prefetti del Regno gli scopi e l'utilità, nonché le nuove norme da seguire per la compilazione delle relative schede. Le 5.615 buste del fondo raccolgono i fascicoli relativi a ben 152.589 schedati: si tratta in massima parte di socialisti, comunisti, sovversivi, anarchici, antifascisti tout court, ma anche di vagabondi, oziosi, prostitute, membri di minoranze etniche e, appunto, massoni. Oggi un'interfaccia virtuale permette la consultazione on line dei risultati emergenti, ovvero di quei dati che corrispondono fedelmente alle informazioni riportare in recto e verso sulle sole copertine dei singoli fascicoli. Ciò che se da un lato rende assai più comoda la ricerca per lemmi, ne inficia però pesantemente la qualità, in quanto le suddette copertine non riportano in modo integrale i dati essenziali contenuti nei fascicoli. La questione è lampante nel caso dei massoni schedati.
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Giacci, Vittorio. "Cinematografia e ispirazione letteraria socialista". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 54, n.º 1 (31 de marzo de 2020): 473–557. http://dx.doi.org/10.1177/0014585820910925.

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Il saggio affronta il tema della relazione tra letteratura e cinema sia in termini generali che in ambito più strettamente politico, soffermandosi sugli adattamenti di opere letterarie scritte da autori di area e ispirazione socialista, ma anche su opere cinematografiche, tratte da soggetti originali, realizzate da registi che si sono riconosciuti, stabilmente o temporaneamente, nel socialismo italiano. Si vuole colmare l’evidente lacuna di una critica che ha preferito guardare alle esperienze di autori che palesavano altre ispirazioni, come quelle cattolica e comunista, benché il contributo di cineasti dell’area socialista sia stato altrettanto, se non più ampio e profondo, come il presente saggio intende dimostrare. Lo studio considera anche l’apporto fornito dai socialisti laddove hanno operato, con incarichi di responsabilità, nelle politiche culturali italiane, partecipando anche alla definizione legislativa di settore, con posizioni di rilievo in importanti istituzioni del cinema pubblico (Centro Sperimentale di Cinematografia, Cinecittà, Italnoleggio, Istituto Luce), senza escludere la Biennale, i vari festival e le organizzazioni del settore pubblico. Ne risulta il ruolo determinante giocato dal pensiero e dai valori socialisti nel quadro del rinnovamento culturale del paese attuato mediante lo strumento della settima arte. La relazione cinema/socialismo non può essere colta in tutte le sue articolazioni se non la si inscrive in un più ampio contesto storico/politico e all’interno delle due anime che hanno da sempre caratterizzato le vicende del Partito Socialista, la tensione massimalista e la progettualità riformista, le scissioni ed i tentativi di riunificazione, l’unità d’azione e il contrasto a sinistra tra Partito Comunista e Partito Socialista, la propensione del primo al monopolio culturale ed a tacciare di “revisionismo” qualunque tentativo di innovazione politica che fosse al passo con i tempi e la refrattarietà del secondo a ogni forma di immobilismo ideologico, di egemonia culturale e di subalternità.
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Kowalski, Wawrzyniec. "Stanowisko Polskiej Partii Socjalistycznej wobec zamachu majowego w 1926 roku". Studia nad Autorytaryzmem i Totalitaryzmem 40, n.º 2 (16 de agosto de 2018): 103–23. http://dx.doi.org/10.19195/2300-7249.40.2.5.

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The aim of the article is to present the standpoints of the Polish Socialist Party against the May coup d’Etat in 1926. The paper brings close the actual influence of socialists and dependent on trade unions within the preparation and course on the May coup d’Etat 1926. The author analyses the role and influence of the socialist past of Marshal Jozef Pilsudski in obtaining the support of the leftist forces in the decisive moments of the 1926 coup d’Etat. The article contains a comparative analysis of the political postulates of the Polish Socialist Party as well as the actions taken by the leading groupings aimed at carrying out political and system reforms in the Second Polish Republic. It was shown that the concept of Polish socialists, adopted at the beginning of the 1920s, consisting of achieving program objectives through gradual and non-revolutionary socio-political reforms, paradoxically was abandoned in 1926 in favour of solutions characteristic for revolutionary groups.
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Tesis sobre el tema "Partiti socialisti"

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Piemontese, Matteo Gaspare. "Un Welfare State per le classi medie: Democristiani e Socialisti in Francia e Italia, 1945-1958". Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2012. http://hdl.handle.net/11385/200930.

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In the history of welfare state, the publication of the Beveridge Report in 1942 represents one of the biggest steps toward the creation of a complete social security system for all the citizens of a state. Influenced by ideas and purposes of such report, political parties in France and Italy tried to imagine a more efficient and inclusive welfare system for their own countries, with the aim of extending the benefits of social legislation to middle class – especially non-salaried middle class workers (peasants, craftsmen, shop owners). For both Socialist and Christian-Democratic parties, the middle class was problematic for two main reasons. Firstly, from an ideological point of view, it proved the fallacies of Marxist theory about social evolution towards two major classes – proletariat and bourgeoisie; at the same times it highlighted the need of a more precise definition of the ideology of “inter-classism” professed by Christian-Democratic parties. Secondly, the vote of non-salaried middle class workers was of fundamental importance for parties engaged in the election game. The aim of this research is to analyse the way by which French and Italian Christian-Democratic and Socialist parties tried to adapt their ideology and politics to the needs and requests of non-salaried middle class. In this process, the extension of welfare state benefits was seen as a major element for the social and political integration of this group of citizens. To this end, the research takes into account the position regarding the issues of welfare state and middle class adopted by four parties – Mouvement Républicain Populaire (MRP), Democrazia Cristiana (DC), Section Française de l’Internationale Ouvrière (SFIO), Partito Socialista Italiano (PSI) – in their congresses, in the party press, and finally in the bills and in Parliamentary debates.
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Costantini, Luca <1983&gt. "I partiti socialisti italiano e spagnolo e le loro relazioni con i sindacati (1976-1986)". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5847/1/Costantini_Luca_I_partiti_socialisti_italiano_e_spagnolo_e_le_loro_relazioni_con_i_sindacati_%281976-1986%29.pdf.

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La tesi qui presente è uno studio comparativo dei partiti socialisti italiano e spagnolo dal 1976 al 1986. Il soggetto di studio è la relazione tra i partiti socialisti e i sindacati. Durante questa decade, i partiti socialisti italiano e spagnolo vissero processi paralleli a livello nazionale e internazionale. Entrambi i partiti, per mano di Bettino Craxi e Felipe González, intrapresero un revisionismo ideologico per adattarsi alla situazione politica e sociale dell’epoca, al fine di divenire partiti di governo.
The present thesis is a comparative study of the Italian and Spanish Socialists Parties from 1976 to 1986. The subject of study is the socialist parties of both countries and their relationship with the unions. During these years, the socialist parties of Italy and Spain were living parallel processes at a national and international level, both parties undertook an ideological revisionism to adapt to the social and political situation of the moment in order to become ruling parties.
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Costantini, Luca <1983&gt. "I partiti socialisti italiano e spagnolo e le loro relazioni con i sindacati (1976-1986)". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5847/.

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La tesi qui presente è uno studio comparativo dei partiti socialisti italiano e spagnolo dal 1976 al 1986. Il soggetto di studio è la relazione tra i partiti socialisti e i sindacati. Durante questa decade, i partiti socialisti italiano e spagnolo vissero processi paralleli a livello nazionale e internazionale. Entrambi i partiti, per mano di Bettino Craxi e Felipe González, intrapresero un revisionismo ideologico per adattarsi alla situazione politica e sociale dell’epoca, al fine di divenire partiti di governo.
The present thesis is a comparative study of the Italian and Spanish Socialists Parties from 1976 to 1986. The subject of study is the socialist parties of both countries and their relationship with the unions. During these years, the socialist parties of Italy and Spain were living parallel processes at a national and international level, both parties undertook an ideological revisionism to adapt to the social and political situation of the moment in order to become ruling parties.
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Huber, Til. "Makler der Demokratie : das Potenzial europäischer Parteien am Beispiel der Sozialdemokratischen Partei Europas /". Baden-Baden : München : Nomos ; C.A.P. - Centrum für angewandte Politikforschung, 2007. http://bvbr.bib-bvb.de:8991/F?func=service&doc_library=BVB01&doc_number=015698428&line_number=0001&func_code=DB_RECORDS&service_type=MEDIA.

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Gueorguieva, Petia. "La social-démocratie en Europe centrale et orientale: convergences et divergences par rapport à l'identité sociale-démocrate "occidentale"?" Doctoral thesis, Universite Libre de Bruxelles, 2005. http://hdl.handle.net/2013/ULB-DIPOT:oai:dipot.ulb.ac.be:2013/210951.

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Vodovar, Christine. "Le PSI, la SFIO et l'évolution des systèmes politiques italien et français de 1943 à 1956". Paris 10, 2006. http://www.theses.fr/2006PA100002.

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Cette thèse repose sur une étude comparative des partis socialistes italien et français de la fin de la deuxième guerre mondiale aux premières années de la guerre froide et tente de répondre à la question suivante : pourquoi deux partis très proches par leur origine historique et leur patrimoine génétique ont totalement divergé durant cette période et dans quelle mesure la diversité historique des deux partis socialistes a marqué - de manière plus forte de ce que l'on retient habituellement l'histoire politique des deux pays dans le deuxième après guerre. La recherche confirme l'importance des facteurs culturels et politiques, sur lesquels l'historiographie traditionnelle insiste généralement, mais étend l'analyse à trois autres dimensions : la structure et à la sociologie interne ; les relations des deux partis avec leurs systèmes politiques respectifs ; enfin le poids des liens, internationaux, qui resulte non seulement d'options politico-idéologiques différentes mais également de la position géopolitique et du statut différents des deux pays.
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Anjos, Herbert Gler Mendes dos. "Socialismo e Liberdade : o PSB e a cultura socialista-democrática no Brasil (1945-1965)". reponame:Repositório Institucional da UnB, 2014. http://repositorio.unb.br/handle/10482/16235.

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Dissertação (mestrado)—Universidade de Brasília, Instituto de Ciências Humanas, Programa de Pós-Graduação em História, 2014.
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O Partido Socialista Brasileiro (PSB) é objeto de pesquisa desta dissertação de mestrado. Os enfoques deste trabalho estão situados na análise da formação do PSB, partido político surgido no processo de redemocratização brasileira de 1945, por meio da ação de variados atores com experiências e ideias políticas que, embora estivessem todas no campo ideológico da esquerda, eram substantivamente distintas do pensamento de esquerda, mais ortodoxo, em especial o marxismo stalinista do PCB. Este trabalho também consiste em analisar os elementos peculiares que caracterizaram o projeto socialista democrático do PSB, que combinava igualdade social com liberdades civis e políticas. Enfatiza-se na análise as modificações sofridas pelo projeto e pelo discurso do PSB, que são visíveis a partir da década de 1950. Por fim, analisa-se a história do partido no período entre 1945-1965. Debruçamo-nos sobre a experiência e sobre o percurso do socialismo democrático no Brasil por meio das ações do partido em todo esse período democrático. _______________________________________________________________________________________ ABSTRACT
The Brazilian Socialist Party (PSB) is the research object of this dissertation. The approaches that work are situated in analyzing formation of the PSB, political party, emerged in the 1945 Brazilian democratization process, through the action of actors with varying experiences and political views, even though they were all on the ideological left field, were substantively distinct from left thinking, more orthodox , especially the Stalinist Marxism of the PCB. This work also consists of analyzing the peculiar elements that characterized the democratic socialist project of the PSB, which combined social equality with civil and political liberties. We emphasize the analysis the changes undergone by the project and by the discourse of the PSB that are visible from the 1950s. Finally, we analyze the history of the party in the period 1945 to 1965. We focused on the experience and on the path of democratic socialism in Brazil through the actions of the party in all this democratic period.
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Botopoulos, Costas. "Les socialistes à l'épreuve du pouvoir /". Maastricht : Institut européen d'administration publique, 1992. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb37666306z.

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Grimaldi, toro Daniel. "La transformation de la gauche socialiste en Espagne et au Chili : pour une sociologie historique comparative et relationnelle de la "rénovation" des socialismes". Thesis, Paris, EHESS, 2017. http://www.theses.fr/2017EHES0016.

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Resumen
Cette thèse en études politiques aborde l’évolution des partis socialistes espagnol (PSOE) et chilien (PSCH) depuis leurs origines, suivant leurs trajectoires pendant leurs processus de consolidation, de radicalisation, de rupture et de rénovation, suite aux dictatures de Francisco Franco et d’Augusto Pinochet. Notre travail dévoile les connexions entre ces deux partis politiques, en analysant de façon à la fois comparée et relationnelle leurs mutations les plus importantes en matière idéologique et stratégique. aaaaaaLes relations entre ces deux partis soulignent la manière par laquelle deux types de socialisme de nature différente trouvent un point de convergence dans un contexte de sortie de dictature, établissant des alliances et des influences mutuelles, qui déterminent un cheminement des socialismes espagnol et chilien débouchant sur le « socialisme démocratique » au sein de l’Internationale Socialiste. Notre thèse signale l’existence d’un espace sociopolitique Ibéro-américain formé par un ensemble de relations entre les dirigeants politiques espagnols et chiliens, par la circulation d’idées, de savoirs et de leur appropriation de manière différente au sein de chaque parti, déterminant les frontières de ce que le socialisme veut dire au sein de chaque pays
This Ph.D thesis on political studies analyses the evolution of the Spanish Socialist Workers Party (PSOE) and the Chilean Socialist Party (PSCH) since their origins, by following their trajectories throughout their processes of consolidation, radicalization, breakdown and rénovation during the dictatorships of Francisco Franco and Augusto Pinochet. From a comparative perspective, the work reveals the connections between these political parties by taking into account their ideological and strategic transformations, as well as their mutual influences. Despite being different types of socialism, such connections lead these parties to common new strategies by establishing alliances and mutual influences in order to overcome dictatorships. The relationship between the transformation of PSOE and the PSCH shows a convergence of these political parties in a new form of "democratic socialism" within the Socialist International. Our thesis explains the existence of an Ibero-American socio-political space formed by a set of relations between Spanish and Chilean political leaders, through the circulation of ideas, knowledge and their own understandings, which determine the boundaries of what socialism means within each country
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Polese, Pablo 1986. "Política radical e transição socialista = estudo introdutório sobre a contribuição de István Mészáros à teoria da transição". [s.n.], 2012. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/279272.

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Resumen
Orientador: Ricardo Luiz Coltro Antunes
Dissertação (mestrado) - Universidade Estadual de Campinas, Instituto de Filosofia e Ciências Humanas
Made available in DSpace on 2018-08-20T04:21:18Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Polese_Pablo_M.pdf: 3234498 bytes, checksum: da6c5752529ac8e92628f05edba40bc5 (MD5) Previous issue date: 2012
Resumo: Nossa pesquisa busca demonstrar o modo como o teórico marxista István Mészáros trata das questões relativas aos limites e possibilidades da política na transição socialista, bem como aos problemas inerentes à chamada linha de menor resistência do capital. A fim de permitir ao leitor o contato com minha interpretação acerca de aspectos da contribuição dada por Mészáros ao debate acerca da teoria da transição do século XXI, optei pelo desenvolvimento teórico de alguns temas do legado político de Karl Marx que foram resgatados, apropriados e incorporados de forma crítica por Mészáros. Tais aspectos do legado marxiano nos parecem essenciais ao entendimento da teoria de Mészáros e dotados de destacada importância no debate contemporâneo. Dada a amplitude da problemática em tela e os limites inerentes a esse trabalho, tivemos de privilegiar apenas um dos problemas subjacentes aos limites e possibilidades da política na transição para além do capital: a questão do fenecimento do Estado. Tal escolha se deve à evidente relevância do tema à teoria da transição socialista, bem como devido ao destaque dado por Mészáros a essa problemática
Abstract: Our research seeks to demonstrate how the Marxist theorist István Mészáros deals with issues concerning the limits and possibilities of politics in socialist transition, and the problems inherent in the so-called line of least resistance of the capital. In order to allow the reader an adequate understanding of the contribution given by Mészáros to the debate about the theory of the transition from twenty-first century, we chose the demonstration of some aspects of the political legacy of Karl Marx who were rescued, and incorporated appropriate critically by Mészáros. These aspects of the Marxian legacy in seem essential to the understanding of the theory of Mészáros and featuring outstanding importance in the contemporary debate. Given the breadth of the problems and limits of this work, we had to focus on just one aspect of the limits and possibilities of politics in transition beyond the capital: the question of the withering away of the state. This choice is due to the obvious relevance of the issue to the theory of socialist transition, as well as due to the prominence given to this problem by Mészáros
Mestrado
Sociologia
Mestre em Sociologia
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Libros sobre el tema "Partiti socialisti"

1

Serneri, Simone Neri. Resistenza e democrazia dei partiti: I socialisti nell'Italia del 1943-1945. Manduria: Lacaita, 1995.

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2

García, Francisco V. Sanchís. El socialismo francés: Historia, sociología y teoría política. Madrid: Istmo, 1986.

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3

Les réseaux du Parti socialiste: Sociologie d'un milieu partisan. [Paris]: Belin, 1997.

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4

Socialismo francese e italiano a confronto: Dalla rinascita democratica all'avvento del gollismo. Bari: G. Laterza, 2012.

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5

La parabola romagnola del "partito intermedio": I congressi del Partito socialista rivoluzionario romagnolo (1881-1893). Milano: Pantarei, 2010.

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6

López, Jorge Navarro. Revolucionarios y parlamentarios: La cultura política del Partido Obrero Socialista, 1912-1922. Santiago: LOM Ediciones, 2017.

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7

Walker, Ignacio. Socialismo y democracia: Chile y Europa en perspectiva comparada. Santiago de Chile: CIEPLAN, 1990.

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8

1943-, Brons Thomas y Almarza Rafael, eds. En busca de la utopía socialista. Santiago: Ediciones ChileAmérica, 1992.

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9

Salgado, Diego Jaramillo. Las huellas del socialismo: Los discursos socialistas en Colombia, 1919-1929. Popayán, Cauca, Colombia: Facultad de Humanidades de la Universidad del Cauca, 1997.

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10

Salgado, Diego Jaramillo. Las huellas del socialismo: Los discursos socialistas en Colombia, 1919-1929. Popayán, Cauca, Colombia: Facultad de Humanidades de la Universidad del Cauca, 1997.

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Capítulos de libros sobre el tema "Partiti socialisti"

1

Magone, José. "The Portuguese Socialist Party". En Social Democratic Parties in the European Union, 166–75. London: Palgrave Macmillan UK, 1999. http://dx.doi.org/10.1057/9780230374140_14.

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2

Delwit, Pascal. "The Belgian Socialist Party". En Social Democratic Parties in the European Union, 30–42. London: Palgrave Macmillan UK, 1999. http://dx.doi.org/10.1057/9780230374140_3.

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3

Ladrech, Robert y Philippe Marlière. "The French Socialist Party". En Social Democratic Parties in the European Union, 64–78. London: Palgrave Macmillan UK, 1999. http://dx.doi.org/10.1057/9780230374140_6.

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4

Moschonas, Gerassimos. "The Panhellenic Socialist Movement". En Social Democratic Parties in the European Union, 110–22. London: Palgrave Macmillan UK, 1999. http://dx.doi.org/10.1057/9780230374140_9.

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5

Hix, Simon. "The Party of European Socialists". En Social Democratic Parties in the European Union, 204–17. London: Palgrave Macmillan UK, 1999. http://dx.doi.org/10.1057/9780230374140_17.

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6

Ristić, Irena. "The Socialist Party of Serbia". En Communist and Post-Communist Parties in Europe, 343–70. Göttingen: Vandenhoeck & Ruprecht, 2008. http://dx.doi.org/10.13109/9783666369124.343.

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7

Fitzmaurice, John. "The Luxembourg Socialist Workers’ Party". En Social Democratic Parties in the European Union, 148–54. London: Palgrave Macmillan UK, 1999. http://dx.doi.org/10.1057/9780230374140_12.

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8

Kennedy, Paul. "The Spanish Socialist Workers’ Party". En Social Democratic Parties in the European Union, 176–88. London: Palgrave Macmillan UK, 1999. http://dx.doi.org/10.1057/9780230374140_15.

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9

Choudhary, Sunil K. "The Left-Wing Parties (Socialist Block)". En The Changing Face of Parties and Party Systems, 121–37. Singapore: Springer Singapore, 2017. http://dx.doi.org/10.1007/978-981-10-5175-3_8.

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10

Perrotta, Louise. "Rural Identities in Transition: Partible Persons and Partial Peasants in Post-Soviet Russia". En Post-Socialist Peasant?, 117–35. London: Palgrave Macmillan UK, 2002. http://dx.doi.org/10.1057/9780230376427_5.

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