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Artículos de revistas sobre el tema "Paese in via di sviluppo"

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1

Romoli, Andrea. "I sistemi dei mezzi di comunicazione di massa nell'Afghanistan occidentale (Herat)". FUTURIBILI, n.º 1 (marzo de 2011): 131–52. http://dx.doi.org/10.3280/fu2011-001010.

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Resumen
Nello studio l'Autore descrive il sistema deinell'Afghanistan occidentale spiegando come radio, televisioni e giornali cerchino di giocare il loro ruolo nello sviluppo democratico e sociale del paese. Lo studio entra nel dettaglio della programmazione e dei palinsesti delle diverse emittenti aiutando a comprendere come esse organizzino il loro lavoro nel tentativo di trovare una via afgana alle comunicazioni di massa. Lo studio nasce da una lunga ricerca sul campo che l'Autore ha realizzato in qualitŕ di analista Psyops del contingente italiano ad Herat.
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Kimenyi, Mwangi S. "The Causal Relationship Between Revenues and Expenditures: A Developing Country Case Study". Journal of Public Finance and Public Choice 8, n.º 1 (1 de abril de 1990): 3–11. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907344875.

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Resumen
Abstract Sono le entrate che determinano il volume delle spese di uno Stato oppure la relazione causale va letta in senso inverso? Il quesito, su cui gli economisti esprimono visioni differenti, è di fondamentale importanza per individuare le variabili economiche su cui il policy maker deve agire per ridurre la presenza dello Stato nell’economia e la minor crescita di quest’ultima che ne consegue. Il problema è particolarmente delicato nei paesi in via di sviluppo e coinvolge il ruolo svolto dagli aiuti e dai prestiti esteri di cui tali paesi beneficiano: infatti, se sono le entrate la variabile indipendente, i prestiti esteri aumentando le dimensioni del settore pubblico, potrebbero limitare le capacità di crescita dell’economia del paese.Valendosi di strumenti econometrici, Kimenyi cerca di individuare la relazione esistente tra entrate e spese in un’economia in via di sviluppo scegliendo il Kenia come case study. Il test di causalità di Granger applicato ai dati delle variazioni delle entrate e delle spese effettuate dal governo del Kenia nel periodo 1963-1987 dimostra che entrambi i rapporti di causalità sono verosimili. La conclusione che si trae è che occorre limitare la spesa pubblica. La natura della maggior parte dei governi dei paesi del Terzo Mondo, però, rende utopistica l’ipotesi di imporre un equilibrio di bilancio ed un limite al ricorso al prestito estero tramite norme costituzionali: Kimenyi quindi suggerisce che prestiti ed aiuti siano canalizzati, per esempio, da banche private verso investitori privati nel paese ricevente.
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3

Cuffaro, Nadia y David Hallam. ""Land grabbing" nei Paesi in via di sviluppo: investitori esteri, regolamentazione e codici di condotta". QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, n.º 2 (junio de 2011): 131–49. http://dx.doi.org/10.3280/qu2011-002006.

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Resumen
L'articolo tratta gli sviluppi recenti degli investimenti esteri diretti in agricoltura nei paesi in via di sviluppo (Pvs). Tre sono agli argomenti analizzati. Il primo č l'evidenza empirica sulla recente crescita delle acquisizioni di terra per usi agricoli nei paesi in via di sviluppo da parte d'investitori esteri (land grabbing) e la questione collegata del ruolo del controllo sulla terra nel processo d'internazionalizzazione dell'agricoltura dei Pvs. Il secondo sono i possibili rischi di tali progetti, derivanti essenzialmente dal fatto che l'attuale ondata di investimenti riguarda contesti in cui molti soggetti dipendono da diritti di proprietŕ sulla terra poco certi e sono perciň esposti al rischio di gravi perdite. Infine, si discute il possibile ruolo della responsabilitŕ sociale delle imprese e di un codice di condotta promosso su base internazionale nel mitigare tali rischi.
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4

Asioli, Fabrizio y Angelo Fioritti. "Elettroshock (ESK) and electroconvulsive therapy (ECT)". Epidemiologia e Psichiatria Sociale 9, n.º 2 (junio de 2000): 99–102. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00008289.

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Resumen
RIASSUNTOScopo - Discutere gli dementi etici, deontologici e normativi alia base della regolamentazione nella pratica dell'elettroschock ad un anno dalla emanazione della circolare ministeriale 15.2.1999 in merito. Metodo - Revisione della letteratura e presentazione delle opinioni degli autori. Risultati - Nonostante l'ESK sia la terapia biologica da più tempo praticata in psichiatria, solo negli ultimi 20 anni essa è stata sottoposta al vaglio di studi scientifici controllati con risultati contraddittori che hanno comunque prodotto un progressivo restringimento delle indicazioni cliniche. Sussistono a tutt'oggi ampie variazioni tra paesi diversi ed all'intemo dello stesso paese circa l'estensione dell'utilizzo, le modalità tecniche impiegate, le indicazioni al trattamento. In varie parti del mondo l'ESK sembra essere praticato prevalentemente in grandi strutture asilari o in cliniche private, mentre il suo uso è più ristretto nei servizi che hanno un filosofia territoriale, così come esistono grandi differenze circa il livello di restrittività imposto dai governi o consigliato dalle associazioni professionali; anche l'insegnamento e l'auditing presso gli istituti universitari riconosce ampi gradi di differenza. Infine esistono recenti rapporti da vari paesi, so prattutto in via di sviluppo, che testimoniano un uso corrente per scopi politici o repressivi nelle grandi istituzioni manicomiali. Conclusioni - Gli autori considerano legittimo ed anzi auspicabile che l'insieme di norme e regolamenti alia base dell'attività psichiatrica esercitata nel nostro paese contempli anche disposizioni in materia di ESK. Gli Autori ritengono che la circolare ministeriale 15.2.1999 sia un documento equilibrato e rappresentativo dei valori alia base della politica sanitaria e psichiatrica del nostro paese.
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Di Nubila, Marco. "Dalla libertŕ alla responsabilitŕ del futuro: percorso di strategia verso un nuovo sviluppo economico sostenibile di San Marino". RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, n.º 3 (septiembre de 2011): 35–65. http://dx.doi.org/10.3280/sa2011-003004.

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Resumen
Partendo dal presupposto che l'ideale di libertas perpetua, che anima la storia della piů antica Repubblica, implichi per San Marino la responsabilitŕ di ricreare il proprio futuro ad ogni svolta della storia, il saggio ne affronta le implicazioni in una logica conseguente: dalla necessitŕ di reinterpretare la propria identitŕ millenaria nel mondo globalizzato, alla definizione di una nuovaper il Paese; dall'elaborazione di un piano strategico, allo sviluppo delle necessarie capacitŕ esecutive; fino all'attivazione delle leve fondamentali per l'avvio del cambiamento. Č un percorso di strategia quello proposto dall'Autore nella ricerca di una via di uscita dalla crisi, verso un nuovo modello di sviluppo economico competitivo e sostenibile. Facendo uso degli strumenti essenziali di strategia in ambito economico, emerge la proposta di una direzione organica di marcia nel medio-lungo periodo, che diviene riferimento essenziale anche nell'affrontare l'emergenza della crisi nell'immediato.
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Costantini, Valeria y Graziana Dizonno. "Biocombustibili, agricoltura e Paesi in via di sviluppo". QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, n.º 1 (marzo de 2010): 65–93. http://dx.doi.org/10.3280/qu2010-001004.

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Resumen
Il rapido incremento dei prezzi agricoli ed energetici, che ha scosso i mercati internazionali durante il biennio 2006-2008, ha sollevato un acceso dibattito sulle cause all'origine di tale shock e sulle politiche piů adeguate di risposta. Il ruolo dell'agricoltura nella produzione di fonti energetiche alternative ha rappresentato un aspetto importante di tale discussione. Spesso perň, l'attenzione si č rivolta maggiormente sulla verifica della presunta corresponsabilitŕ dei biocarburanti nella crescita dei prezzi di alcuni prodotti agricoli, piuttosto che su aspetti attinenti le potenzialitŕ di sviluppo del settore delle bioenergie e i Paesi in via di sviluppo (Pvs), in particolare nell'ambito dello sviluppo rurale. Il lavoro si propone come una rassegna della letteratura che analizza lo scenario internazionale dei mercati agricoli nel periodo 2006-2008 e gli impatti sui Pvs derivanti dallo sviluppo del mercato dei biocarburanti, dedicando, infine, particolare attenzione, alle possibilitŕ di un ruolo piů attivo dei Pvs nell'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, quali le bioenergie
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Kuthy Porter, José y Gabriel De la Escosura. "El panorama etico y humano de la medicina en Mexico". Medicina e Morale 39, n.º 4 (31 de agosto de 1990): 799–809. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1990.1171.

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Analizzare la situazione dell'etica medica in Messico aiuta a comprendere la problematica dei paesi in via di sviluppo. Si sente anche in essi il pericolo dell' "utilitarismo economico" in medicina, e la "disumanizzazione" della pratica medica. Non mancano in Messico leggi e disposizioni che mirano a regolare la pratica medica nelle diverse aree. Ma si riscontrano problemi che meritano attenta riflessione: inadeguata distribuzione delle risorse per l'investigazione, sterilizzazione di massa senza il consenso informato, come metodo di controllo delle nascite, incertezze in molti medici nel modo di trattare il paziente terminale dovute a numerosi tabù sulla morte, insufficiente distribuzione delle risorse necessarie per i trapianti di organi, programmi di prevenzione contro l'AIDS puntati esclusivamente sulla promozione dell'uso del condom, ecc. Occorre dunque una seria formazione etica e umanistica dei medici. D'altra parte però sono pochissime le facoltà mediche del paese che includono l'etica nei loro programmi di insegnamento. E' urgente riempire questa lacuna.
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Scarlato, Margherita. "Sistemi di protezione sociale e politiche di sviluppo: approcci, strumenti e proposte di policy". ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, n.º 1 (septiembre de 2010): 154–76. http://dx.doi.org/10.3280/es2010-001011.

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In questo articolo si discutono i recenti approcci che analizzano il contributo dei sistemi di protezione sociale alle politiche di sviluppo. Le lezioni tratte, in particolare, dall'esperienza dei Paesi emergenti e in via di sviluppo sono poi considerate con riferimento al caso delle politiche regionali condotte in Italia. Infine, dalla letteratura internazionale vengono distillate alcune proposte di policy per rendere piů efficace la spesa dei Fondi strutturali europei nelle regioni del Mezzogiorno.
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Giacopelli, Anna Licia. "Lima cittŕ informale. Attori, ruoli e dinamiche dei processi di trasformazione urbana e di costruzione dell'housing sociale". ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, n.º 99 (abril de 2011): 111–33. http://dx.doi.org/10.3280/asur2010-099007.

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L'infinito espandersi deglinei Paesi in Via di Sviluppo non č sintomo esplicito di un percorso allo sviluppo. La cittŕ informale ha assunto proporzioni consistenti ed č diventato un problema strutturale delle cittŕ. Si tratta, a livello mondiale, del prodotto di scarto della globalizzazione. Ci interessa provare ad analizzare, attraverso il caso studio di Lima Metropolitana, il ruolo delle Organizzazioni Non Governative (ONG) e delle Comunitŕ di Base nei processi partecipativi di costruzione del diritto a un habitat degno per gli abitanti della cittŕ informale.
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Craveri, Piero. "Aldo Moro e la storia della Repubblica". MONDO CONTEMPORANEO, n.º 2 (diciembre de 2010): 9–16. http://dx.doi.org/10.3280/mon2010-002002.

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L'autore insiste su un aspetto particolare della formazione di Moro: la "discrasia" tra il militante delle organizzazioni cattoliche e il giurista possessore di una cultura influenzata dallo storicismo di Gentile e di Croce. Si spiega cosě la lontananza di Moro dalla tradizione sturziana ma anche la volontŕ di riconsiderarla a fondo, cosě come la frattura con gli ex-popolari ma anche la non omogeneitŕ con il dossettismo. Con questa cultura politica Moro segretario Dc dal 1959 avrebbe affrontato il problema di continuare a dare un significato "cristiano" alla presenza di un partito ormai in via di "laicizzazione". Lungo una prospettiva profondamente diversa da quella fanfaniana e in continuitŕ piuttosto con quella di De Gasperi, la leadership morotea avrebbe considerato compito del partito cristiano un sistema d'alleanze che favorisse lo sviluppo del paese attraverso una continua mediazione politica che colmasse le fratture della societŕ italiana. Rimane l'ereditŕ di un'opera tragicamente incompiuta, ma da riesaminare storicamente alla luce delle molte nuove fratture aggiuntesi nella storia italiana.
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Zamponi, Mario. "Questione agraria, contadini e mondo rurale nei Paesi in via di sviluppo (PVS) nel discorso contemporaneo dello sviluppo". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 128 (diciembre de 2012): 32–45. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-128003.

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L'articolo intende ricostruire alcuni elementi del dibattito contemporaneo sulle politiche si sviluppo rurale nei paesi in via di sviluppo (PVS) e del ruolo della questione agraria e dei contadini. Dopo aver presentato una riflessione sul dibattito che si č articolato riguardo a cosa sia storicamente, e a come si possa intendere oggi, la questione agraria, analizza alcuni elementi del mondo rurale nei PVS (con un'attenzione specifica all'Africa sub-sahariana) sia in rapporto allo sviluppo sia in rapporto ai processi di accumulazione capitalista. Presenta poi il dibattito che si incentra sul fatto se esistano ancora i contadini (a causa di significativi e diffusi processi di de-agranianisation) e sul loro ruolo economico-politico, anche in rapporto alle lotte per la loro sopravvivenza e alle politiche di riforma (incluse le riforme agrarie). Nelle conclusioni si segnala la complessitŕ di tali questioni, peraltro diverse da luogo a luogo, evidenziando tuttavia che esiste una spazio politico per i contadini attraverso nuovi e variegati processi di re-peasantisation.
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Di Berardino, Claudio y Giuseppe Mauro. "Crescita economica e impatto della crisi: il ruolo dei distretti industriali in Italia". ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, n.º 1 (junio de 2011): 92–114. http://dx.doi.org/10.3280/es2011-001009.

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Resumen
Il lavoro descrive l'evoluzione delle province italiane nel corso di questi ultimi anni, analizzando la posizione espressa dalle aree prevalentemente distrettuali, in modo da offrire nuove evidenze sul legame tra distretto e sviluppo industriale del paese. Per l'individuazione dei distretti si č scelto di adottare un procedimento di rilevazione indiretta che si basa sull'individuazione della prevalente caratterizzazione strutturale della provincia. Lo studio si distingue in due fasi: nella prima si procede alla rilevazione delledi crescita negli anni 1995-2007; nella seconda si valutano in via preliminare gli effetti della crisi internazionale. I risultati attestano una dinamica migliore per le province altamente distrettuali. Per quanto riguarda gli anni della crisi (2008-2009), queste aree sembrano risentire meno dell'impatto recessivo. Le stime econometriche indicano la presenza di un effetto distretto in grado di influenzare favorevolmente il trend occupazionale nel settore industriale. Il risultato č confermato in presenza di due importanti variabili di controllo: la dimensione settoriale e il ricorso agli ammortizzatori sociali.
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Sapienza, Elvira. "Sovranitŕ monetaria: le difficili scelte dei paesi in via di sviluppo". STUDI ECONOMICI, n.º 102 (junio de 2011): 107–35. http://dx.doi.org/10.3280/ste2010-102005.

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Torlone, Gaetano. "Le sperimentazioni internazionali Il dibattito sugli studi placebo-controllati". Medicina e Morale 53, n.º 3 (30 de junio de 2004): 555–88. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.638.

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Il lavoro proposto prende spunto da un articolo apparso sul New England Journal of Medicine del 1997 a firma di P. Lurie e S.M. Wolfe. In questo articolo gli autori descrivevano come non etici alcuni studi sull’efficacia di dosi ridotte di AZT nella trasmissione materno-fetale dell’HIV. Tali studi erano sponsorizzati da organizzazioni occidentali e realizzati in paesi dell’Africa subsahariana e in Asia. Il nodo etico più importante messo in luce era l’utilizzo di un braccio placebo-controllato anche se era già nota l’efficacia del trattamento a base di zidovudina per la riduzione della trasmissione perinatale dell’infezione grazie ad uno studio (ACTG 076) effettuato negli USA e in Francia e che aveva indicato la zidovudina come terapia standard. Nella prima parte del presente lavoro analizziamo la letteratura scientifica internazionale nei quinquenni precedente e successivo alla pubblicazione dell’articolo di Lurie e Wolfe. Da tale analisi appare un incremento statisticamente significativo delle pubblicazioni sull’etica della ricerca clinica nei paesi in via di sviluppo negli ultimi anni. Nella seconda parte del lavoro invece si cerca di analizzare il tema specifico della giustificazione etica dell’uso del braccio placebo-controllato in sperimentazioni effettuate nei paesi in via di sviluppo pur esistendo una terapia standard. Si approfondiscono pertanto le posizioni favorevoli e quelle contrarie, soprattutto facendo riferimento agli strumenti interpretativi elaborati da A.J. London. Le conclusioni raggiunte forniscono indicazioni generali sulla non eticità, dal punto di vista etico e logico, dell’utilizzo del braccio placebo-controllato nelle sperimentazioni nei paesi in via di sviluppo quando si conosca una terapia standard per la patologia in studio. Tuttavia rimane aperta la discussione per quel che riguarda la “generalizzabilità” dei risultati di un trial a popolazioni di differente identità storica e culturale.
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Pennisi, Giuseppe. "Cost-Benefit Analysis: Credibility and Feasibility - A Comment". Journal of Public Finance and Public Choice 6, n.º 2 (1 de octubre de 1988): 135–39. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15760639917586.

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Resumen
Abstract L’Organizzazione Economica per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha pubblicato nel 1968 un manuale per l’analisi dei progetti industriali nei paesi in via di sviluppo. Dopo il processo di analisi e verifiche che ha avuto luogo nell’ultimo ventennio, l’OCSE ha preso l’iniziativa di rivedere questa metodologia e le sue procedure applicative.L’articolo di Boeri s’inserisce in questo processo di revisione e suggerisce modifiche che, per quanto utili, rimangono legate agli schemi tradizionali. É questa la principale debolezza del suo lavoro, che trascura la principale alternativa agli schemi basati sulla funzione del benessere sociale: il neo-contrattualismo.
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Postiglione, Luigi. "Popolazione e fame nel mondo: agricoltura, alimenti, sviluppo". Medicina e Morale 53, n.º 4 (31 de agosto de 2004): 767–91. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.632.

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Resumen
L’agricoltura fornisce gli alimenti per la nutrizione, costituisce uno dei principali mezzi per ristabilire l’equilibrio dell’agroecosistema ed è motore primo dello sviluppo. Però oggi i 4/5 della popolazione mondiale, in continua crescita, soffrono per carenza di cibo; e ciò, per buona parte, a causa della cattiva distribuzione delle produzioni agricole, delle quali, purtroppo, nei Paesi sviluppati se ne distrugge una parte per ragioni di mercato. Nel secolo XX, invero, la disponibilità di alimenti ha subito consistenti aumenti, sia per un forte aumento della produzione areica (aumentata in media di 4-5 volte) sia per l’aumento della superficie coltivata (messa a coltura di terreni prima non coltivati, bonifica, irrigazione), tanto che nei Paesi industrializzati oggi si dà molto più spazio alla qualità dei prodotti. Il detto aumento è dovuto principalmente alle moderne tecnologie e all’impiego di consistenti mezzi tecnici (concimi, fitofarmaci), questi ultimi spesso causa d’inquinamento e di notevole consumo di energia fossile. Tuttavia vi è la possibilità di aumentare ancora l produzione, nel rispetto dell’ambiente, con l’agricoltura ecocompatibile che prevede l’impiego corretto dei mezzi tecnici, il ritorno ad antiche pratiche agricole con nuovo significato. Vi è altresì la possibilità di utilizzare l’agricoltura per l’equilibrio dell’agroecosistema (difesa del suolo, riduzione dell’anidride carbonica nell’atmosfera). Questi obiettivi, già molto impegnativi nei Paesi industrializzati, vanno perseguiti con attenzione nei Paesi in via di sviluppo, coinvolgendo maestranze e dirigenti locali e suggerendo modelli di sviluppo che tengano conto delle caratteristiche ambientali di ciascuna zona (condizioni socio-culturali e condizioni pedoclimatiche). L’autore, dopo di aver esaminato i problemi tecnico-scientifici connessi con ciascun argomento trattato, chiude con una nota di ottimismo, desunta dalla sua lunga attività di agronomo trattato, chiude con una nota di ottimismo, desunta dalla sua lunga attività di agronomi e dalla conoscenza diretta delle potenzialità produttive di diverse regioni del mondo, nonché dagli studi di altri autori. Afferma, cioè, che l’agricoltura è in grado di fornire gli alimenti per tutti gli abitanti del Pianeta, purché si vincano gli egoismi di alcune nazioni, e nelle previsioni lo sarà anche quando nel 2030 gli abitanti saranno 8,27 miliardi.
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D’Adamo, Gianna. "Brevissime dalla Letteratura internazionale". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, n.º 3 (8 de febrero de 2013): 259–60. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1049.

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Breve riassunto del recentissimo lavoro sui costi dell'emodialisi e della dialisi peritoneale in diversi Paesi, pubblicato su NDT nel Giugno del 2013. Dopo un'approfondita revisione della letteratura, gli Autori concludono che, nella maggior parte dei Paesi sviluppati, la DP è un trattamento meno costoso rispetto alla HD, mentre, nei Paesi in via di sviluppo, la situazione è molto varia e il costo della DP è simile a quello della HD dove sono state realizzate economie di scala.
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Castillo, Juan José y Calle Pablo Lňpez. "La qualitŕ del lavoro e dell'occupazione in Spagna: una valutazione critica sul "miracolo economico spagnolo" degli ultimi trent'anni". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 127 (septiembre de 2012): 177–94. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-127011.

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La Spagna, come altri Paesi della denominata semiperiferia europea, ha basato i propri alti indici di crescita economica degli ultimi trent'anni su un modello di sviluppo di via bassa, centrato sull'intensificazione del lavoro e sulla riduzione dei costi lavorativi. La prima parte del testo analizza le trasformazioni nell'ambito della regolazione del mercato del lavoro e nell'ambito dell'organizzazione del lavoro che hanno dato luogo a questo modello. In secondo luogo, si analizzano gli effetti sulla qualitŕ del lavoro di questo modello produttivo, a partire da indicatori come la precarizzazione dell'impiego, l'intensificazione del lavoro e la dequalificazione media delle occupazioni. Arrivando infine alla conclusione che il denominato miracolo economico spagnolo si č sorretto su un sovrasfruttamento di risorse tecniche e umane del sistema, in particolare sul prosciugamento di una generazione, che ha limitato le possibilitŕ attuali di sviluppo a medio e lungo termine.
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Okereke, O. Chima. "PPM: una pallottola d'argento per "eliminare" il fallimento dei progetti nei paesi via di sviluppo". PROJECT MANAGER (IL), n.º 29 (febrero de 2017): 6–7. http://dx.doi.org/10.3280/pm2017-029002.

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Baron, Britta. "Atti del 2A Colloquio Internazionale sulla cooperazione universitaria con i Paesi in via di sviluppo". Higher Education Policy 3, n.º 3 (septiembre de 1990): 59. http://dx.doi.org/10.1057/hep.1990.48.

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Altili, Priscilla. "Il ruolo dei Paesi in via di sviluppo per la protezione delle risorse biogenetiche e dei diritti delle comunitĂ locali che le hanno preservate". AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, n.º 1 (diciembre de 2010): 185–206. http://dx.doi.org/10.3280/aim2009-001013.

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Questo lavoro si propone di approfondire le problematiche relative alla tutela giuridica delle innovazioni in agricoltura e alla protezione delle risorse biogenetiche. Se da un lato, gli ordinamenti stimolano l'attivitĂ inventiva con il riconoscimento all'inventore del diritto di sfruttamento esclusivo dell'invenzione, dall'altro, la conservazione e la protezione della diversitĂ biologica, in generale, e della bio-diversitĂ agricola, in particolare, sono considerate gli unici mezzi per evitare la progressiva perdita di risorse biogenetiche. I Paesi in via di sviluppo devono giocare un ruolo attivo per bilanciare queste necessitĂ . Gli strumenti giuridici esistenti devono essere perfezionati ed utilizzati fino in fondo per la protezione delle risorse biogenetiche.
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Favilli, Silvia. "Affrontare la gravidanza con una cardiopatia". CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, n.º 1 (31 de mayo de 2022): 47–50. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2022-1-11.

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Le malattie cardiovascolari costituiscono la prima causa indiretta di mortalità materna in gravidanza. Fra le cardiopatie pre-esistenti alla gravidanza, le Cardiopatie Congenite (CC) rappresentano la condizione più frequente nei paesi occidentali, mentre gli esiti della Malattia Reumatica rimangono la prima causa di morte materna nei paesi in via di sviluppo. Anche se molto più rare delle CC, le Cardiomiopatie, soprattutto le forme dilatative, sono la causa più frequente di scompenso cardiaco in gravidanza. La stratificazione del rischio è fondamentale in tutte le donne portatrici di cardiopatia che desiderano una gravidanza; idealmente la valutazione completa delle condizioni cardiovascolari, l’eventuale correzione di fattori di rischio modificabili ed un counselling strutturato dovrebbero precedere la gravidanza. In tutte le cardiopatie moderate o severe, la consulenza pre-concezionale, la gestione della gravidanza e la programmazione del parto dovrebbero essere affidate ad un team multidisciplinare con esperienza nelle gravidanze ad alto rischio.
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Saraceno, Benedetto. "The WHO World Health Report 2001 on mental health". Epidemiologia e Psichiatria Sociale 11, n.º 2 (junio de 2002): 83–87. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00005546.

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RIASSUNTOScopo – La OMS stima che 450 milioni di persone soffrano di disturbi psichiatrici o neurologici e che fra il 10 e il 20% della popolazione infantile presenti qualche disturbo mentale o comportamentale. I disturbi mentali e neurologici rappresentano il 31% di tutte le disabilita. Tuttavia meno del 25% di coloro che soffrono di epilessia ricevono un trattamento e in paesi in via di sviluppo solo un quarto di coloro che soffrono di schizofrenia riceve un trattamento. Sono urgenti e necessarie misure per diminuire il gap nei trattamenti e per superare le barriere che impediscono l'accesso alle cure. I governi devono agire in coUaborazione con altri partner affinche tali barriere siano superate e l'assistenza per la salute mentale sia resa disponibile. Risultati – Il Rapporto Mondiale sulla Salute propone ai governi 10 raccomandazioni per l'azione. Le azioni suggerite sono classificate secondo tre scenari/paesi: a basso, medio e alto livello di risorse. Conclusioni – Il Rapporto rappresenta per i paesi uno strumento che consente di riconoscersi in uno dei tre scenari e di avviare azioni correttive conseguenti.
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Guasconi, Maria Eleonora. "Prove tecniche di politica estera: la Comunitŕ economica europea e lo sviluppo del dialogo euro-arabo negli anni Settanta". MONDO CONTEMPORANEO, n.º 2 (diciembre de 2012): 35–56. http://dx.doi.org/10.3280/mon2012-002002.

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L'articolo ricostruisce i negoziati che, all'indomani dello shock petrolifero del 1973, si svolsero tra i nove membri della Comunitŕ economica europea e i paesi della Lega araba nella cornice della cooperazione politica, mettendo in luce il tentativo europeo di trovare una via d'uscita autonoma alla crisi energetica degli anni Settanta. Grazie a un'ampia documentazione archivistica, l'autrice dimostra che, pur tra numerose difficoltŕ e ostacoli, attraverso il dialogo euro-arabo la Comunitŕ sperimentň per la prima volta, dopo gli accordi di Yaoundé/Lomé, un'esperienza di relazioni collettive con un gruppo di paesi terzi, promuovendo un negoziato che, seppur limitato a questioni economiche che esulavano dal petrolio, portň ad alcuni significativi risultati, come la dichiarazione di Venezia del 1980, considerata una pietra miliare della posizione europea nei confronti del conflitto arabo-israeliano. La ricostruzione dello svolgimento del dialogo euro-arabo rappresenta inoltre un interessante esempio della crescita della dimensione delle relazioni esterne della Cee durante gli anni Settanta.
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Laschi, Giuliana. "La CEE e i paesi in via di sviluppo: le contraddizioni emerse dalla politica agricola (1957-1992)". MEMORIA E RICERCA, n.º 30 (julio de 2009): 37–46. http://dx.doi.org/10.3280/mer2009-030004.

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Resumen
- The EEC doesn't have a proper foreign policy, so the international dimension of the Community has grown on a sui generis foreign policy, in which doesn't always coexist community and national interests. Given the intergovernmental nature of the external issues of the EEC, on international policy of the Community has been relevant the member states and their individual action in foreign policy. The international role of the EEC was not produced by overall political choices, but rather from external action of internal policies. Action that often produces and has produced incoherent results between the European policies of agriculture, trade and development cooperation, which are often in conflict with each other and thus threaten to undermine their potential positive effects. The policies analysed in historical perspective are able to outline not only the inside action of the Community as expression of the composition of national positions, but also the international aims of the EEC, even in the absence of a proper foreign policy.Parole chiave: Politiche della CEE, Studi storici sulla CEE, Politica agricola comune, Politica estera della CEE, Cooperazione allo sviluppo della CEE, Politiche incoerenti EEC Policies, EEC Historical Perspective, Common Agricultural Policy, EEC Foreign Policy, EEC Development Policy, EEC Incoherent Policies
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Mancini, Elena y Roberta Martina Zagarella. "Modelli deliberativi per l’allocazione delle risorse in sanità: il caso della dengue in Tanzania". Medicina e Morale 68, n.º 3 (15 de octubre de 2019): 313–35. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2019.589.

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Resumen
Nei piani di intervento a sostegno dei sistemi sanitari dei paesi in via di sviluppo, l’utilizzo prevalente di approcci tecnici (basati su strumenti economici) ha rappresentato la via maestra per l’individuazione delle priorità sanitarie. Tali approcci mostrano tuttavia il limite, sotto il profilo etico, di non includere un’analisi dei valori e del contesto culturale e di essere scarsamente responsivi nei confronti delle reali domande di salute della popolazione. Nascondono, inoltre, un sostanziale conflitto tra i valori sottesi, quali l’efficienza e l’equità. La nostra analisi si rivolge ai modelli partecipati e deliberativi di allocazione delle risorse, e specialmente all’approccio elaborato da Norman Daniels – che prende il nome di Accountability for Reasonableness (A4R) – con l’intento di proporre un metodo finalizzato alla definizione di priorità “giuste”, definite cioè non in base a predefinite scelte di valori bensì derivanti da una procedura deliberativa legittima (trasparente e negoziata tra tutti i portatori di interessi in gioco). Per testare l’applicabilità in circostanze reali (soprattutto per paesi a basso reddito) del modello A4R, l’articolo propone l’analisi dello studio di un caso. In particolare, viene esaminata una concreta applicazione dell’A4R relativa alla prioritarizzazione degli interventi di contrasto alla Dengue in Tanzania, al fine di mostrare cosa ha funzionato in questa circostanza specifica, quali difficoltà si sono incontrate e quali reazioni sono scaturite da parte della popolazione.
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Argentero, Piergiorgio, Elisabetta Torchio, Giuseppe Tibaldi, Robert Horne, Jane Clatworthy y Carmine Munizza. "The beliefs about drug treatments. The Italian version of the BMQ (The Beliefs about Medicines Questionnaire): its validity and applicability". Epidemiologia e Psichiatria Sociale 19, n.º 1 (marzo de 2010): 86–92. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00001640.

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Resumen
L'adesione al trattamento è stata definita come la consonanza del comportamento di una persona alle indicazioni mediche (Fawcett, 1995; Myers & Nidence, 1998). Le revisioni della letteratura orientate ad analizzare questo argomento rilevano che, nei Paesi sviluppati, solo il 50% dei pazienti affetti da patologie croniche aderisce al trattamento, mentre nei Paesi in via di sviluppo si riscontrano tassi ancora più bassi. Per esempio, negli Stati Uniti, circa 50 milioni di adulti sono affetti da ipertensione, ma solo il 50% di essi sono stati diagnosticati e trattati adeguatamente; tra i pazienti trattati soltanto il 51% aderisce al trattamento. Analogamente, in Australia, solo il 43% dei pazienti affetti da asma assume i farmaci prescritti per l 'intera durata del trattamento e solo il 27.8% usa i farmaci prescritti come preventer (World Health Organization, 2001). Sul piano della frequenza, l 'analisi della letteratura indica che tra il 20% e il 90% dei pazienti affetti da disturbi psichici abbandona il trattamento, con un 'ampia variabilità di incidenza dovuta alle differenze nella definizione di mancata adesione e alla diversità dei campioni studiati.
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Gaglioppa, P. "“Clean Development Mechanism” projects in the developing countries within the Kyoto protocol: problem analysis of a case study in Morocco". Forest@ - Rivista di Selvicoltura ed Ecologia Forestale 6, n.º 1 (23 de noviembre de 2009): 357–64. http://dx.doi.org/10.3832/efor0596-006.

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Rubans’ka, Yuliya y Gianfranco Franz. "Geografia del potere e grandi progetti urbani in una cittŕ dell'ucraina". ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, n.º 104 (octubre de 2012): 123–39. http://dx.doi.org/10.3280/asur2012-104008.

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Resumen
L'evoluzione delle politiche di sviluppo urbano nel contesto europeo degli ultimi decenni č stata caratterizzata da modifiche strutturali nelle relazioni di potere: dal governo della cittŕ, incentrato sulla pianificazione urbanistica e il piano regolatore si č passati a forme piů o meno articolate e solo in parte pluraliste di governance urbana, grazie alle quali importanti gruppi immobiliari, immobiliaristi improvvisati e free-riders, importanti gruppi industriali alleati con le grandi centrali del credito e della finanza, hanno trovato maggiori consensi politico-culturali e minori difficoltŕ procedurali nel dirigere, imporre e realizzare grandi progetti di trasformazione urbana. La progressiva crescita del mercato immobiliare, sostenuto e drogato dal mercato finanziario, ha facilitato la proposizione e la realizzazione di GPU, almeno fino al 2007/2008, anno del crack finanziario occidentale, dal quale sono rimasti parzialmente immuni Paesi emergenti le cui economie non erano state ancora tanto profondamente modificate dal sistema finanziario di Stati Uniti ed Europa occidentale. Con differenze di scala e di magnitudo una folta schiera di cittŕ europee e nordamericane si sono impegnate nella realizzazione di GPU, seguite in questo processo dalle principali cittŕ di Paesi emergenti o di potenze in via di consolidamento (Pechino, Shangai, San Paolo, Cittŕ del Messico ecc.). Anche cittŕ piccole e medie si sono impegnate nella sfida di innovare e trasformare i propri tessuti, la propria economia e il proprio rango urbano, investendo in progetti affidati molto spesso alle cosiddette "archistar" internazionali o a societŕ di progettazione parti- colarmente avanzate sui temi della costruzione ecologica e del risparmio energetico. Il presente saggio propone un caso studio particolarmente interessante, caratterizzato da dinamiche precipue e non riscontrabili in molti altri contesti: le recenti trasformazioni urbane nella cittŕ di Dnipropetrovsk (Nipropetrovsk), capoluogo dell'omonima regione, una delle cittŕ principali dell'Ucraina dal punto di vista economico, politico e culturale.
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Brady, Gordon L. y Michael L. Marlow. "The Political Economy of Endangered Species Management: the Case of Elephants *". Journal of Public Finance and Public Choice 9, n.º 1 (1 de abril de 1991): 29–39. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345180.

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Resumen
Abstract In questo scritto si discute il ruolo dei diritti di proprietà e del rent-seeking nella gestione degli elefanti come specie in via di estinzione. In particolare, gli Autori si soffermano sul dibattito politico che si è prodotto all’interno della comunità ambientalista, divisa fra: 1) preservazionisti, che si oppongono a tutti i tipi di caccia e commercio dei prodotti derivati dagli elefanti, e 2) conservatoristi commerciali, che sono invece favorevoli alia caccia e al commercio dell’avorio e del pellame, cioè ai diritti di proprietà sugli elefanti, da riconoscere alle sole popolazioni africane.Quest’ultimo approccio si è mostrato più proficuo, sia ai fini dello sviluppo delle popolazioni africane che della salvaguardia della specie in pericolo. Il commercio dei prodotti derivati dall’elefante è una cospicua fonte di ricchezza per le popolazioni africane. Il riconoscimento dei diritti di proprietà sugli elefanti a favore di queste popolazioni ha garantito la possibilità di preservare una fonte di ricchezza legale, ridurre i fenomeni di bracconaggio e di commercio illegale e, in ultima analisi, di proteggere la specie in pericolo. L’interesse economico a ottenere vantaggiosi proventi dalla vendita dei prodotti derivati dagli elefanti ha infatti incentivato le popolazioni africane all’adozione di misure atte a proteggere il branco e a favorire al tempo stesso il suo accrescimento.La proibizione del commercio dell’avorio e del pellame di elefante ha prodotto invece solo retorica e ha creato seri problemi di sottosviluppo oltre che ambientali: non potendo ottenere alcun beneficio in termini di reddito direttamente appropriabile, le popolazioni non hanno alcun interesse ad investire sulla protezione degli elefanti. Il caso dei paesi dell’Africa Orientale e Centrale à un esempio probante dei notevoli costi sociali, in termini di declino della popolazione degli elefanti, derivanti da questo tipo di approccio.Ciò di cui si ha bisogno à quindi un approccio che bilanci l’interesse ambientale a salvaguardare la specie in pericolo e quello economico a preservare una fonte di ricchezza per le popolazioni africane.I diritti di proprietà si configurano come un primo e piccolo tassello ai fini della realizzazione di questo obiettivo.
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de Girolamo, Giovanni y Elisabetta Marchiori. "Trauma and victims: epidemiology of post-traumatic stress disorder". Epidemiologia e Psichiatria Sociale 4, n.º 2 (agosto de 1995): 110–44. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00003821.

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Resumen
RiassuntoScopo- Presentare una esaustivareviewdegli studi riguardanti l'epidemiologia del DPTS condotti nella popolazione generale, tra i soggetti a rischio, e, infine, tra gruppi clinicamente selezionati.Disegno- AttraversoExcepta Medica PsychiatryCD-ROM 1980-1993 (ottobre), utilizzando come parola chiave «Post-Traumatic Stress Disorder», sono stati identificati 1.057 articoli pubblicati nel periodo considerate Sono stati anche consultati altridata basedella letteratura medica (MEDLINE CD-ROM 1988-1993); è stata quindi operata una ricerca manuale su tutti i numeri delJournal of Traumatic Stress. Risultati- In totale, 135 lavori che hanno soddisfatto i criteri di inclusione prescelti sono stati inclusi nella review. I due terzi (n = 86, 64%) di queste ricerche sono state condotte negli USA. Solo 8 (6%) sono le indagini effettivamente realizzate nei paesi del Terzo Mondo. L'ampiezza del campione varia da un minimo di 11 soggetti, numero riscontrato in due studi, sino ad un massimo di 22.436, per un campione medio di 500 e mediano di 108. Per quanto attiene ai metodi di valutazione, in un terzo degli studi (n = 45, 33%), i ricercatori hanno impiegato un questionario (auto- o etero- somministrato). In un altro terzo delle ricerche elencate (n = 44, 33%) e stata somministrata un'intervista strutturata (la DIS, la SCID, o la SADS), mentre nei rimanenti studi la valutazione diagnostica si è basata o su una procedura clinica non strutturata, o sulla somministrazione di altri strumenti specifici dai quali è possibile inferire una diagnosi di DPTS (M-PTSD, IES, SCL-90-R,o pochi altri). In 77 studi (57%) i ricercatori hanno basato la loro valutazione sui criteri diagnostici propri del DSM-III, mentre in altri 55 (41%) su quelli del DSM-III-R. La prevalenza del DPTS e analizzata quindi separatamente per le diverse popolazioni studiate.Conclusioni- Nell'arco di soli 13 anni, a partire cioe dalla definizione di criteri diagnostici operazionali ben definiti per il DPTS, sono stati condotti numerosi studi volti ad indagare la prevalenza, i fattori di rischio, la storia naturale, il decorso e l' esito di questo disturbo tra campioni diversi di popolazioni a rischio; inoltre, anche il livello qualitativo di queste ricerche, per quanto attiene alia sofisticazione metodologica, si è accresciuto sensibilmente in un tempo tutto sommato breve. Molte aree, pero', restano tuttora inesplorate, ed inoltre appare imperativo avviare ricerche estensive tra le popolazioni dei paesi in via di sviluppo, maggiormente esposte a disastri naturali o provocati dall'uomo.
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Lerche, Jens. "Questioni agrarie o questioni del lavoro? La questione agraria e la sua irrilevanza per il lavoro rurale nell'India neo-liberista". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 128 (diciembre de 2012): 76–105. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-128006.

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Resumen
Fra gli economisti politici classici, Terry Byres sostiene che una transizione agraria di successo conduce a uno sviluppo capitalista nazionale dinamico e che tali transizioni sono il risultato di specifiche lotte agrarie di classe. Decenni di sviluppo neo-liberista hanno mosso varie sfide a questa posizione, tra cui la visione che oggi la lotta č tra il "regime alimentare internazionale" e i contadini "come gruppo unificato". Un'altra posizione č quella di Henry Bernstein il quale sostiene che, per il capitale, una transizione agraria a livello nazionale non č piů necessaria né possibile. Il saggio indaga questa discussione in relazione all'India, attraverso l'analisi sia del dibattito riguardante l'economia politica agraria in India sia lo sviluppo agrario del paese oggi. La conclusione č che, mentre lo sviluppo capitalista ha avuto luogo nell'agricoltura indiana, a questo non si č aggiunta una transizione agraria di successo che č effettivamente stata superata in molte parti del paese, almeno nell'immediato futuro.
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Barzaghi, Ilaria M. P. "Milano 1881: l'Esposizione industriale nazionale, la cittŕ, la vita moderna". STORIA IN LOMBARDIA, n.º 3 (septiembre de 2012): 49–68. http://dx.doi.org/10.3280/sil2011-003004.

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Resumen
L'Esposizione industriale nazionale di Milano del 1881 venne realizzata a vent'anni dall'Unitŕ d'Italia, per affermare un modello di sviluppo in grado di trasformare l'Italia in un paese industriale moderno. Milano č la sede elettiva di questo evento in quanto autentico laboratorio della modernitŕ del paese. In Italia la modernitŕ, che viene prevalentemente testimoniata nell'Esposizione milanese del 1881 e rappresentata soprattutto sui mezzi di comunicazione non specialistici, ha eminentemente a che fare con le "immagini della vita moderna" (ovvero urbana) di matrice baudelairiana, piů che con l'esaltazione del progresso scientifico e tecnico, segnatamente industriale e meccanico.
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Lupo, Eleonora. "Design e beni culturali: creare sistemi di valore per connettere cultura, luoghi, conoscenza, comunità, impresa". i+Diseño. Revista Científico-Académica Internacional de Innovación, Investigación y Desarrollo en Diseño 8 (7 de abril de 2013): 30–39. http://dx.doi.org/10.24310/idiseno.2013.v8i.12594.

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La valorizzazione dei beni culturali oggi è un asset privilegiato per lo sviluppo sostenibile e l’innovazione del sistema paese. La fruizione collettiva di cultura si è evoluta, parallelamente alla società dei servizi e delle esperienze, verso la democratizzazione moltiplicazione di momenti e occasioni di appropriazione e accesso a beni, prodotti, servizi ed attività culturali e creative, in termini di circuito di senso identitario di una comunità, di rigenerazione e ridistribuzione del valore di un territorio, di strumento di partecipazione, integrazione e coesione sociale.In questa logica, in coerenza con le indicazioni promosse dalla comunità Europea e dall’Unesco, i modelli di sviluppo culture oriented, hanno l’obiettivo di generare, attivare e incrementare il valore del bene culturale nella sua funzione patrimoniale, storica, civile, simbolica, sociale e di sviluppo, e sono finalizzati allo sviluppo di piattaforme e sistemi di connessione in grado di connettere le comunità attraverso cultura e conoscenza.
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Balduzzi, Giacomo. "Vigevano e la Lomellina oltre il "miracolo": un'espansione senza crescita". STORIA IN LOMBARDIA, n.º 1 (abril de 2022): 170–91. http://dx.doi.org/10.3280/sil2021-001010.

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L'articolo approfondisce una specifica fase dello sviluppo economico, sociale e istituzionale del territorio di Vigevano e della Lomellina, quella del secondo dopoguerra, osservando l'evoluzione del distretto da un punto di vista storico, rispetto alle premesse che l'hanno preceduta e alle conseguenze successive. Le caratteristiche di Vigevano e della Lomellina, nonostante le apparenti somiglianze, si rivelano in realtà differenti rispetto ad altri territori in altre aree del Paese. Al fine di rendere conto di tale specificità è necessario ricostruire i processi di industrializzazione di questo territorio in una logica di lungo periodo e comprendere così l'evoluzione del sistema produttivo alla luce del peculiare contesto territoriale e del suo sviluppo.
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Monteleone, Simone. "Brain drain e crescita economica: una rassegna critica". QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, n.º 1 (marzo de 2011): 29–51. http://dx.doi.org/10.3280/qu2011-001002.

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Ildrain č negativo o positivo per lo sviluppo e la crescita della popolazione che rimane nel Paese d'origine? Il lavoro mostra l'importanza del fenomeno e passa in rassegna la letteratura tradizionale e quella piů recente per evidenziare gli effetti che produce sui Paesi d'origine della migrazione. I modelli della generazione precedente considerano il fenomeno dannoso per i Paesi di provenienza, soprattutto attraverso l'impatto che esso ha sul salario, sull'occupazione e sulla crescita. La letteratura piů recente, invece, mostra come la migrazione di lavoratori qualificati puň avere effetti positivi sulla popolazione che rimane nel Paese d'origine, aumentando l'accumulazione di capitale umano. L'emigrazione di ritorno amplifica gli effetti positivi del.
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Chiarello, Franco y Lidia Greco. "Territorio e regolazione tra locale e globale: il caso delle politiche di sviluppo italiane". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 118 (julio de 2010): 40–52. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-118003.

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Resumen
Questo articolo fa il punto del dibattito sulle politiche di sviluppo in Italia, interrogandosi sul cambiamento della regolazione intervenuto negli ultimi decenni nel nostro Paese, sull'emergere di nuove scalaritŕ e sugli esiti ad esse associate, utilizzando i contributi della sociologia economica e della geografia politica. Il Mezzogiorno č il principale riferimento dell'analisi. Si sostiene che la forte discontinuitŕ introdotta nella politica di sviluppo non č riuscita a contribuire ad una altrettanto forte discontinuitŕ nelle dinamiche economiche del Mezzogiorno. Le difficoltŕ non risiedono tanto nelle caratteristiche interne al modello quanto nella complessitŕ della tensione tra locale e globale. L'articolo suggerisce l'opportunitŕ di tornare a pensare allo sviluppo come ad una questione socio-politica e ad assumere una visione complessiva del problema. Rispetto a questo, č opportuno riconsiderare il ruolo dello Stato.
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Dattomo, Nicla. "La legge 634/57 ed il progetto di sviluppo industriale per il Mezzogiorno". STORIA URBANA, n.º 130 (octubre de 2011): 45–78. http://dx.doi.org/10.3280/su20011-130003.

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La legge 634/57, che proroga fino al 1965 l'attivitŕ della Cassa per il Mezzogiorno, dispone una serie di strumenti specifici atti a sostenere lo sviluppo industriale delle regioni meridionali, introducendo, in particolare, misure finalizzate a consentire la realizzazione di "zone di concentrazione" delle iniziative industriali. Negli anni successivi al 1957, queste misure si specificheranno in un dispositivo normativo per l'istituzione di Aree di sviluppo industriale (Asi) e Nuclei di industrializzazione (Ni) del Mezzogiorno. Esso č espressione di scelte che riguardano due importanti ordini di problemi: da un lato, la scelta di un modello di sviluppo per il paese, con l'affermazione definitiva di un principio di economia mista, o di capitalismo guidato; dall'altro, la scelta di un modello geografico di distribuzione dell'industria nazionale, rispetto al quale temi cruciali appaiono quello di una piů equanime ripartizione del tra nord e sud e, all'interno del Mezzogiorno, quello di un bilanciamento tra "concentrazione" e "diffusione" dell'industria. Il saggio, ripercorsa brevemente la genealogia del disegno di legge ed evidenziato il ruolo svolto, nella sua definizione, dalle ipotesi elaborate dalla Associazione per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno (Svimez), osserva il dispositivo normativo ricercando i contenuti territoriali sottesi ai provvedimenti.
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Gregori, Maddalena. "Dalla comunitŕ di villaggio allo stato. La ricerca-azione nella prassi operativa quotidiana dell'Ong cambogiana "krom"". RICERCHE DI PSICOLOGIA, n.º 3 (febrero de 2011): 235–48. http://dx.doi.org/10.3280/rip2009-003014.

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Resumen
L'articolo si occupa dell'intervento di sviluppo integrato (economico, sociale e individuale) svolto dall'Ong Krom Akphiwat Phum nell'area nord ovest della Cambogia all'indomani della fine della guerra che ha insanguinato il Paese per piů di vent'anni. L'intervento, iniziato nel 1993, si č proposto inizialmente di reintegrare nella societŕ cambogiana l'enorme massa di rifugiati provenienti dai campi profughi posti lungo i confini della Thailandia; successivamente, di offrire strumenti per lo sviluppo delle nuove comunitŕ cosě formate e infine di proporsi come sostegno per lo sviluppo di un movimento di base in grado di rapportarsi con le forze che governano il Paese in modo democratico e partecipato. La metodologia utilizzata da Krom č stata ed č tuttora quella dell'intervento-azione, con una presenza continuativa degli operatori nei villaggi e con un coinvolgimento diretto della popolazione nell'analisi dei problemi, nella scelta delle soluzioni e nell'elaborazione dei progetti di sviluppo. I risultati ottenuti sono stati superiori a quelli di altre Ong attive nello stesso periodo, soprattutto in termini di empowerment della popolazione e di self-efficacy. Ma, col tempo e con la sempre maggior complessitŕ degli interventi, alcuni elementi di criticitŕ hanno iniziato ad emergere, soprattutto per quanto riguarda i rapporti tra gli operatori e la struttura dell'Ong. In sostanza, da una recente valutazione esterna emergono tre rilevanti punti di criticitŕ: 1. la mancanza di ruoli certi e competenze professionali specifiche che rende la rotazione tra le diverse funzioni del Programme Management Team poco funzionale e di scarso sostegno per i membri dello staff; 2. la mancanza di un punto di vista esterno, una figura di supporto per gli operatori dello staff, che da troppi anni si relazionano tra loro e solo tra loro, e che cominciano a mostrare segni di burn out; 3. il confuso rapporto/concetto di potere, che porta l'Ong a doversi reinterrogare su quale sia la struttura (autorevole/democratica) piů giusta per funzionare al meglio.
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Gasperoni, Domenico. "Amministrazione sammarinese: agenzia culturale e di sviluppo economico?" RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, n.º 3 (septiembre de 2011): 57–77. http://dx.doi.org/10.3280/sa2011-003005.

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Resumen
In ogni momento di crisi e di grandi cambiamenti politici, sociali ed economici del mondo esterno, la Repubblica di San Marino subisce un attentato alla sua identitŕ. Per sopravvivere si trova ogni volta costretta a ripensarsi e a riposizionarsi. L'autore illustra l'appuntamento storico di oggi, che si gioca con tre soggetti: la grande crisi economico-finanziaria mondiale, la nascita dell'Europa e un mutato e difficile rapporto con l'Italia. Fa rilevare che si č alla ricerca di un nuovo modello Paese, mediante il superamento dell'attuale "non modello economico". Per questa prospettiva, secondo l'autore, essenziale diventa il ruolo dell'Amministrazione pubblica, ma di una amministrazione post-burocratica. Viene approfondita l'analisi delle attuali criticitŕ e sono indicate le strade del rinnovamento: la ricerca di unanuova, la ritaratura delle funzioni stesse dello Stato, la riprogettazione di un nuovo modello di welfare. L'autore propone un'ipotesi di lavoro secondo cui l'Amministrazione sammarinese, da problema puň essere parte della soluzione e da consumatrice di Pil, diventerŕ produttrice, anche di conoscenza.
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Mauriello, Raffaele. "CONOSCERE E CARTOGRAFARE L’IRAN, SPIE E CARTE DI IERI E DI OGGI. PIETRO DELLA VALLE E I VIAGGIATORI EUROPEI NELLA PERSIA DEL PRIMO ‘600 ALLA LUCE DEL PRESENTE". ISIMU 23 (23 de diciembre de 2020): 125–35. http://dx.doi.org/10.15366/isimu2020.23.007.

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Una delle caratteristiche della prima età moderna è lo sviluppo della cartografia. Fra il 1450 e il 1650 le carte passarono da rappresentare il mondo in modo medievale, in termini di orbis terrae, a una divisione del globo terrestre in segmenti formati da reticolati e coordinate. Questo cambio fu dovuto in particolare ai numerosi viaggi di esplorazione o avventura e di natura diplomatica intrapresi in quegli anni dagli europei. Anche l’Italia vanta nomi importanti di viaggiatori che contribuirono a questo sviluppo. Nel caso dell’Iran, che all’epoca gli europei chiamavano Persia, il “nostro uomo” è Pietro della Valle (1586-1652). Lui c’era, e con lui lo sguardo e gli interessi dell’Italia, rappresentata all’epoca dallo Stato della Chiesa e dalla Repubblica di Venezia. Ma della Valle non era solo. Con lui c’erano anche l’inglese Sir Robert Sherley, il tedesco Heinrich von Poser und Groß Naedlitz e lo spagnolo don García de Silva y Figueroa. Essi, ed altri che li seguirono, cercarono di informarsi ed influire sugli affari dell’Iran e della più ampia geopolitica del Vicino Oriente, contribuendo al contempo attraverso i loro resoconti di viaggio ed altri scritti a cartografare il paese. Mutatis mutandis e in alcuni casi letteralmente sulle tracce dei loro predecessori, oggi come ieri i viaggiatori europei continuano ad interessarsi del paese, e del suo rapporto con l’Europa.
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Fanelli, Tullio y Federico Testa. "A proposito di strategia energetica nazionale". ECONOMICS AND POLICY OF ENERGY AND THE ENVIRONMENT, n.º 1 (abril de 2012): 19–41. http://dx.doi.org/10.3280/efe2012-001003.

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Paese. Oggi questo non č piů vero: non č piů possibile trattare di energia e ambiente senza occuparsi di industria e sviluppo. Tre eventi hanno modificato drasticamente la situazione: l'ingresso dell'Italia nell'Euro nel 1999, l'ingresso della Cina nella World Trade Organization (WTO) nel 2001, l'ampliamento dell'UE da 15 a 25 Paesi nel 2004, divenuti poi 27 nel 2007. In questo mutato contesto occorre una "Strategia energetica" (o di ogni altro strumento programmatico) č quindi quella di fornire indicazioni ai cittadini, ma soprattutto alle imprese, non solo del settore energetico, sulle iniziative che lo Stato intende assumere e sulle conseguenze, in termini di disponibilitŕ, di prezzi, di impatto sull'ambiente, che da esse potranno derivare. L'Italia non č ricca di risorse energetiche fossili; questa č una ragione in piů perché sia ricca di mercati energetici liberi, competitivi e trasparenti, governati da Autoritŕ forti e indipendenti che inducano lo sviluppo efficiente di infrastrutture materiali ed immateriali per il trasporto, lo stoccaggio e le negoziazioni di prodotti energetici e di CO2 .
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Florit, Francesco. "Obiettivo: Tre anni presso la corte internazionalizzata di Timor Est". QUESTIONE GIUSTIZIA, n.º 3 (julio de 2009): 80–87. http://dx.doi.org/10.3280/qg2009-003007.

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- La storia della corte internazionalizzata che ha operato a Timor Est si radica nello sviluppo della democrazia in quel Paese. La presenza di giudici provenienti da Paesi diversi ha favorito la crescita di una giurisdizione locale sufficientemente attrezzata, anche se segnata da difficoltŕ e contraddizioni. L'apporto della cultura giuridica e dell'esperienza italiane ha rappresentato un fattore positivo e, nello stesso tempo, l'esperienza č stata per noi occasione di una riflessione che meriterebbe di essere meglio conosciuta e valorizzata all'interno del sistema giudiziario del nostro Paese1.
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Curami, Andrea. "I primi passi dell'industria aeronautica italiana". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 261 (febrero de 2011): 623–52. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-261004.

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Il saggio esamina lo sviluppo dell'industria aeronautica dalla guerra italo-turca fino al suo consolidamento nella prima guerra mondiale, analizzando le cause dello stato lacunoso dei reparti aeronautici (ma non soltanto di quelli) allo scoppio della guerra e le motivazioni che portarono alla ragguardevole produzione, durante il conflitto, di circa 12.000 velivoli da parte della nascente industria nazionale, grazie a uno sviluppo tumultuoso e a un progressivo affrancamento dai vincoli internazionali che la speciale condizione del conflitto consentiva. Il rapporto tra lo Stato committente e l'industria aeronautica č il motivo centrale di questa disamina critica, che mette in luce i molteplici aspetti delle difficoltŕ incontrate dal paese per equipaggiare in maniera abbastanza efficiente l'aeronautica, soddisfacendo allo stesso tempo le aspirazioni degli industriali. Illuminante in questa prospettiva e la spesso dimenticata inchiesta parlamentare sulle spese di guerra, ricca di dati e di documenti preziosi per la storia dell'industria bellica nella Grande guerra.
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Donathan Guido. "Sfide e potenziale per il futuro sviluppo agricolo in Giordania: ruolo dell'istruzione e dell'imprenditorialità". International Journal of Science and Society 4, n.º 3 (29 de septiembre de 2022): 460–73. http://dx.doi.org/10.54783/ijsoc.v4i3.540.

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Il documento esamina lo stato dello sviluppo agricolo in Giordania, le sfide attuali e il potenziale di sviluppo futuro. L'obiettivo dello studio è svelare il ruolo dell'istruzione e dell'imprenditorialità nella promozione dello sviluppo agricolo in Giordania attraverso: l'introduzione di nuove tecnologie nel settore; applicare una prospettiva di marketing moderna e globale e potenziare l'imprenditorialità giovanile. Questo studio si basa su un approccio teorico basato sulla ricerca secondaria e la ricerca primaria comprende due indagini sono state condotte in questo studio. Come vari studi, questo studio ha confermato che la scarsità d'acqua è la principale sfida allo sviluppo agricolo in Giordania e che il settore è meno sviluppato rispetto ad altri settori del paese. Tuttavia, questo studio ha aggiunto che la scarsa partecipazione dell'imprenditoria giovanile nel settore non è solo dovuta alla scarsità finanziaria e all'insufficiente conoscenza dei giovani, ma anche alla loro scarsa attitudine al lavoro nel settore. Pertanto, si suggerisce che vi sia la necessità di cambiare drasticamente il paradigma del sistema educativo per soddisfare le esigenze del mercato. Utilizzare anche il ruolo della R&S per migliorare la gestione delle risorse idriche e concentrarsi sulla desalinizzazione e il riutilizzo delle acque reflue e cambiare l'atteggiamento dei giovani nei confronti del lavoro in agricoltura. A ciò si aggiunge la necessità di fornire un maggiore supporto finanziario e tecnico per attrarre e aiutare i giovani imprenditori a investire nel settore. Di conseguenza, si presenterà un'opportunità per affrontare le sfide attuali e promuovere lo sviluppo futuro.
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Bertolini, Sonia y Valentina Goglio. "L'imprenditoria femminile come strumento di innovazione per lo sviluppo locale". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 122 (junio de 2011): 206–17. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-122015.

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La valorizzazione dell'occupazione femminile è considerato un obiettivo strategico per lo sviluppo del paese, ma persistono ancora numerose difficoltŕ per le donne ad accedere a determinate posizioni ed occupazioni, in particolare la presenza delle donne rimane minoritaria nel campo dell'imprenditoria. Il presente articolo si propone di mostrare come l'imprenditoria possa essere una delle modalitŕ attraverso le quali far crescere l'occupazione femminile e contribuire all'innovazione dei sistemi produttivi locali. In particolare, la ricerca si concentra sul territorio della provincia di Cuneo, un contesto locale di "successo economico" ma allo stesso tempo portatore di valori tradizionali. I risultati di ricerca fanno emergere l'importanza del capitale sociale e delle politiche per il suo sostegno. In questo quadro è cruciale il contesto istituzionale in cui le imprese si collocano ed il contributo che le istituzioni pubbliche possono dare per una "costruzione sociale dell'innovazione".
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Bignami, Daniele F. y Giovanni Menduni. "Piani comunali di protezione civile: origini, sviluppo e nuove azioni di pianificazione territoriale (parte i)". TERRITORIO, n.º 95 (mayo de 2021): 170–76. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-095018.

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La normativa degli ultimi venti anni dà ai piani comunali di protezione civile un valore crescente tra le attività di pianificazione del territorio, ma i relativi caratteri specifici stentano ad affermarsi tra gli addetti. Questo contributo, nella prima parte, restituisce il percorso, dalla genesi a oggi, della pianificazione di protezione civile nel nostro paese, ricostruendone l'evoluzione tra norme e indirizzi. L'esito culminato nel D.Lgs. 1/2018 definisce i ruoli di sindaci, strutture amministrative comunali, regioni, volontariato e prefetture. La seconda parte espone il nuovo ruolo del piano di protezione civile comunale nel quadro del ‘Sendai Framework for Disaster Risk Reduction' e offre spunti per la cruciale direttiva nazionale sulla pianificazione di protezione civile in fase di stesura.
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Delbono, Flavio. "Le diseguaglianze in Italia nella stagione del Covid-19". QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, n.º 111 (febrero de 2021): 73–86. http://dx.doi.org/10.3280/qua2020-111004.

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In questo articolo, analizzo alcune delle probabili conseguenze della pandemia in atto e delle collegate restrizioni imposte alla popolazione. Il punto di partenza è l'inversione dell'andamento della curva della mobilità sociale in Italia, curva sulla quale la fase post-Covid non potrà che aggravare l'andamento. Mi soffermo quindi su alcune implicazioni derivanti dall'esame dei sistemi sanitario e scolastico in questi mesi nel paese. Concludo tratteggiando alcune ipotesi per uscire dall'attuale recessione e indirizzare il sistema italiano verso un nuovo sentiero di sviluppo.
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Campiotti, Carlo Alberto, Corinna Viola, Matteo Scoccianti y Giuseppe Alonzo. "Agroalimentare e sviluppo economico sostenibile: energia, efficienza energetica, ambiente e cibo". RIVISTA DI STUDI SULLA SOSTENIBILITA', n.º 2 (febrero de 2013): 69–86. http://dx.doi.org/10.3280/riss2012-su2006.

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Nell'ultimo decennio, il sistema agroalimentare nazionale nella sua accezione piů ampia di agricoltura e industria alimentare, ha assunto una configurazione fortemente sistemica, aperta al contributo di diverse discipline e tecnologie. Tale evoluzione ha consentito al sistema agricolo di raggiungere posizioni ragguardevoli se consideriamo che nel complesso l'agroalimentare rappresenta per l'economia italiana un valore di 250 miliardi €, pari a circa 16% del PIL. Il mondo agricolo, nel suo complesso, costituisce ormai uno snodo fondamentale per attivitŕ che riguardano: l'energia, l'ambiente, il cibo, il territorio, il benessere dei cittadini, il sistema economico aree urbane-aree rurali. Il lavoro č focalizzato sul ruolo strategico dell'agroalimentare per gli obiettivi del Pacchetto Europeo 20-20-20 nonché per lo sviluppo economico sostenibile del sistema Paese.
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Bignami, Daniele F. y Giovanni Menduni. "Piani comunali di protezione civile: origini, sviluppo e nuove azioni di pianificazione territoriale (parte II)". TERRITORIO, n.º 96 (septiembre de 2021): 137–46. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-096013.

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La normativa degli ultimi venti anni dà ai piani comunali di protezione civile un valore crescente tra le attività di pianificazione del territorio, ma i relativi caratteri specifici stentano ad affermarsi tra gli addetti. Questo contributo, nella sua prima parte (pubblicata sul n. 95), ha restituito il percorso, dalla genesi a oggi, della pianificazione di protezione civile nel nostro paese, ricostruendone l'evoluzione tra norme e indirizzi. L'esito culminato nel D.Lgs. 1/2018 definisce i ruoli di sindaci, strutture amministrative comunali, regioni, volontariato e prefetture. Questa seconda parte espone il nuovo ruolo del piano di protezione civile comunale nel quadro del ‘Sendai Framework for Disaster Risk Reduction' e offre spunti per la cruciale direttiva nazionale sulla pianificazione di protezione civile in fase di stesura.
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