Literatura académica sobre el tema "Paesaggio di pietra"

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Artículos de revistas sobre el tema "Paesaggio di pietra"

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Zöller, Wolf. "Saeculum obscurum – der epigraphische Befund (ca. 890–1000)". Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 99, n.º 1 (1 de noviembre de 2019): 79–114. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2019-0007.

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Resumen
Riassunto Questo saggio offre gli esiti di un’indagine condotta sulla produzione epigrafica della Roma altomedioevale, ponendo in particolare l’accento sugli aspetti topologici e materiali delle iscrizioni commissionate da parte dei vescovi romani e degli esponenti della nobiltà cittadina durante il X secolo. Nonostante esistano ponderosi corpora che raccolgono le iscrizioni romane, manca purtroppo a tutt’oggi una rassegna specifica della produzione epigrafica dell’Urbe per il periodo che va dall’anno 890 all’anno 1000, periodo comunemente noto come saeculum obscurum. Proprio le testimonianze epigrafiche, invece, consentono di giungere a una comprensione più profonda del linguaggio materiale e dei meccanismi di comunicazione utilizzati per la rappresentazione del potere all’interno della struttura urbana della città di Roma. Due casi di studio, riguardanti, da un lato, gli epitaffi papali conservati nella basilica di S. Pietro e, dall’altro, le iscrizioni commemorative nella basilica di S. Giovanni in Laterano dimostrano come le epigrafi siano state opportunamente ed efficacemente integrate all’interno del contesto architettonico e liturgico. Un’organizzazione più attenta dello spazio epigrafico permise infatti una interazione per così dire intensificata tra le iscrizioni e il loro contesto tanto materiale che sociale, in particolare nel momento della controversia che coinvolse papa Formoso e della ricostruzione, così carica di valori anche simbolici, della cattedrale di Roma, quando i papi rivali si misero in competizione per il controllo dello spazio urbano. Seguendo un comportamento analogo, gli esponenti dell’aristocrazia cittadina utilizzarono lastre marmoree dalle dimensioni considerevoli al fine di esibire e consolidare in forme monumentali la loro posizione politica dominante. Soprattutto i famosi Teofilatti occuparono, per così dire, le basiliche patriarcali di S. Lorenzo fuori le mura e S. Maria Maggiore per custodirvi la memoria famigliare, mentre le iscrizioni commemorative delle loro imprese edilizie attestavano il loro sforzo di ridefinire il paesaggio urbano di Roma.
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Vedovetto, Paolo. "A. Chavarría Arnau, M.-A. Causarano (a cura di), La memoria culturale dell'Oltresarca trentino. Paesaggi, persone e storie di pietre". Hortus Artium Medievalium 25, n.º 1 (mayo de 2019): 230–31. http://dx.doi.org/10.1484/j.ham.4.2019022.

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Maiullari, Maria Teresa. "Sergio Onger, L'economia corne paesaggio. Il Bresciano nell'opera di Pietro Rebuschini e negli studi del primo Ottocento, Brescia, Grafo Edizioni, 1995, 220 p." Annales. Histoire, Sciences Sociales 52, n.º 5 (octubre de 1997): 1235–36. http://dx.doi.org/10.1017/s0395264900048551.

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Patterson, John R. "E. M. De Juliis, L'ipogeo dei Vimini di Canosa (Adrias II). Bari: Edipuglia, 1990. Pp. vii + 149, 519 illus. ISBN 88-7228-068-0. L 60,000. - J. G. Pedley, Paestum: Greeks and Romans in Southern Italy. London: Thames and Hudson, 1990. Pp. 184, 136 illus. ISBN 0-500-39027-4. £20.00. - R. Lambrechts et al., La Civita di Artena: Scavi belgi 1979–1989. Rome: ‘L'Erma’di Bretschneider, 1989. Pp. xx + 96, numerous illus. ISBN 88-7062-676-8. - F. D'andria, Archeologia dei Messapi: Catalogo della mostra Lecce, Museo Provinciale ‘Sigismondo Castromediano’, 7 ottobre 1990–7 gennaio 1991 (Le mostre, i cataloghi I). Bari: Edipuglia, 1990. Pp. xvi + 348, numerous illus. ISBN 88-7228-062-1. L 70,000. - G. Volpe, La Daunia nell'età della romanizzazione: Paesaggio agrario, produzione, scambi (Adrias I). Bari: Edipuglia, 1990. Pp. xviii + 298, 246 illus. L 90,000. - R. Compatangelo, Un Cadastre de Pierre: Le Salento romain: Paysage et structures agraires (Centre de recherches d'histoire ancienne xc: Annales littéraires de l'Université de Besançon CDIII). Paris: Les Belles Lettres, 1989. Pp. 280, 78 illus. ISBN 2-251-60-403-0. - M. Tascio, Todi: Forma e urbanistica (Città antiche in Italia II). Rome: ‘L'Erma’ di Bretschneider, 1989. Pp. xi + 138. 110 illus. ISBN 88-7062-653-9. L 100,000." Journal of Roman Studies 83 (noviembre de 1993): 189–93. http://dx.doi.org/10.2307/300994.

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De Felice, Pierluigi y Luisa Spagnoli. "Acque e colture irrigue in Terra di Lavoro tra XVII e XVIII secolo. Una riflessione sul paesaggio dell’acqua tra economia e tutela". Bollettino della Società Geografica Italiana, 21 de octubre de 2021, 3–17. http://dx.doi.org/10.36253/bsgi-1241.

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Resumen
In the archive of the Abbey of Montecassino there is a judicial affair between the monks of the Abbey and the Duke of Mignano stored. The quaestio of the dispute is for the sowing of rice by the Duke who, despite several orders of prohibitions (1661, 1665), persists in cultivating it, causing, according to the Benedictine monks, “great damage to the universities of St. Vittore, St. Pietro Infine, Mignano” because “it affects the wholesomeness of these lands”. An unpublished large-scaled cartography is attached to this judicial dispute, whose graphic signs clarify and define the places of the diatribe also providing further information: we are in the Terra di Lavoro bathed by the river Peccia which is used and partly diverted to irrigate the Duke’s rice. The case study offers a lot of food for thought starting from the problematic relationship between the values of the environment and water resources, defended by the Benedictine monks, and the economic and productive needs of a local aristocracy with an entrepreneurial vocation. This contrast connects, recalling and confirming it, to the wider one that developed during the eighteenth and nineteenth centuries linked to the spread of rice where doctors, agronomists, politicians have widely debated the problems raised by the spread of rice fields in the Peninsula.
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Tesis sobre el tema "Paesaggio di pietra"

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Catalani, Rosa y Roberta Silvagni. "Villa Rasponi a Savignano. Progetto di tutela e valorizzazione di un bene culturale complesso tra architettura storica e paesaggi di Pietro Porcinai". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2669/.

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Resumen
Oggetto della tesi di laurea è il recupero di Villa Rasponi a Savignano sul Rubicone, un bene storico complesso composto da elementi di varia natura: architettonici e vegetali, di differente pregio, dalla residenza settecentesca agli annessi agricoli di servizio, al parco. Le funzioni d’uso attuali rarefatte e strettamente comuni a quelle originarie, non sono più proponibili per poter garantire la sopravvivenza e la conservazione del complesso. Questo da un punto di vista puramente economico, per l’impegno in termini finanziari che un sito di tali dimensioni richiede, a livello gestionale e circostanziale. Come intervenire su un manufatto di questa natura, tutelandolo, riqualificandolo dal punto di vista architettonico e paesaggistico e, nello stesso tempo, reinserendolo in maniera attiva in un contesto urbano e territoriale dal quale negli anni si è progressivamente distaccato e isolato, chiudendosi nell’accezione di residenza privata? Il progetto, lavorando a vari livelli e confrontandosi con differenti campi disciplinari, dal restauro di un parco storico “firmato” da Pietro Porcinai, all’inserimento di nuovi elementi architettonici, all’analisi di fattibilità finanziaria, si pone principalmente due obiettivi: 1) da un lato intervenire materialmente sul manufatto restaurando gli edifici, anche attraverso la definizione di funzioni che ne permettano la sopravvivenza, e manutenendo il parco storico. In questo senso l’aspetto su cui si insiste maggiormente è il rispetto e la valorizzazione del complesso villa–parco–giardino-annessi come unicum, che assume pregio nella sua totalità e integrità; 2) dall’altro, tenuto conto delle dimensioni, dell’importanza storica, architettonica, culturale e paesaggistica del sito, il progetto intende estendere la sua valenza anche a un intorno in primo luogo locale e poi più ampio, diventando punto di riferimento e polo attrattivo, così come lo era stato nel passato, all’epoca nella quale in esso viveva la principessa Luisa Murat. Non ci si limita dunque a considerare il caso isolato, ma si tiene conto del fatto che la Villa Rasponi sorge all’interno di un contesto, quello della Romagna, di straordinaria ricchezza e molteplicità di espressioni artistiche, architettoniche, naturalistiche che costituiscono un patrimonio di valore, in gran parte scarsamente conosciuto e per nulla. Da qui l’idea di utilizzare una porzione di paesaggio come vetrina e contenitore di informazioni su tutta l’eredità culturale romagnola, legata ad un nuovo modo di intendere il luogo, come contesto che incarna la rete di significati all’interno dei quali le azioni degli uomini diventano fatti culturali. Il complesso della Villa Rasponi, per le sue connotazioni storiche, paesaggistiche, fisiche e posizionali, diventa la concretizzazione di tale idea. Dunque, una porzione di paesaggio che si fa strumento fisico e concettuale, di comunicazione, per trasmettere, valorizzare e promuovere il patrimonio naturale, architettonico e culturale di tutto il territorio in cui è inserito, diventandone icona e sintesi.
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Malvezzi, Monica Carmen. "Salvaguardia delle utenze deboli e fruibilità del paesaggio rurale: progettazione di un itinerario ciclo-pedonale protetto in Comune di Castel San Pietro Terme". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Resumen
La presente tesi consiste nella realizzazione di un percorso ciclopedonale protetto, a fianco della Via Emilia nel Comune di CSPT il quale, connettendosi con quelli esistenti o di prossima realizzazione rappresenta l’unico tassello mancante per la realizzazione di un itinerario che da Ozzano dell’Emilia conduca a Imola. L’iter della tesi inizia con una lettura critica della normativa di riferimento e degli strumenti urbanistici di livello comunale e sovracomunale. Il progetto nasce da un’attenta analisi del contesto: si tratta di un paesaggio rurale affiancato per tutta la sua lunghezza dal profilo delle colline e che intercetta in più punti il reticolo idrografico. Nell’area sono presenti anche numerose fermate del TPL, tuttavia queste risultano essere collocate in posizioni non ottimali. Ecco che la realizzazione di un percorso ciclopedonale continuo potrebbe incentivare l’interscambio modale bici-autobus come valida alternativa agli spostamenti quotidiani tra gli insediamenti residenziali e produttivi presenti nei centri urbani attraversati, rendendo accessibili anche i principali poli attrattori. La Via Emilia poi rappresenta una potenzialità per lo sviluppo di un asse ciclopedonale funzionale anche agli spostamenti di lungo raggio per il tempo libero. In tale ottica risulta fondamentale considerare i temi della riconoscibilità e unitarietà del percorso, i quali saranno assicurati dall’alternarsi ed il ripetersi delle stesse soluzioni progettuali, e dell’attrattività inserendo lungo il tracciato in punti strategici, aree sosta attrezzate affinché queste diventino luoghi fruibili. La necessità di progettare un’infrastruttura che sia il più possibile in armonia con il paesaggio circostante si rispecchierà anche nei materiali utilizzati per la costruzione dell’infrastruttura stessa. Particolare attenzione verrà posta nel rafforzamento degli ecosistemi esistenti attraverso la piantumazione di nuove specie arboree e l’inserimento di attraversamenti faunistici.
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Cardilli, L. "DAL LACANISMO ALL'ESEMPLIFICAZIONE TESTUALE: RIPENSARE L'OLTRANZA POETICA DI ANDREA ZANZOTTO". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2017. http://hdl.handle.net/2434/469498.

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Resumen
Andrea Zanzotto’s poetic career can be regarded as an endless pursuit of linguistic experimentation. This concerns not only surface-level stylistic features, but also the innermost core of semantics. Over the decades, critics have been both attracted and challenged by the metalinguistic inclination of his verse, shaping an interpretation myth which laid the basis for an extremely positive evaluation of Zanzotto’s poetry and the precocious canonization that followed. According to such myth, Zanzotto forced the boundaries of poetic language by dismantling the dichotomy signifier/signified in accordance with structuralist and Lacanian theories. Even though this interpretation is in line with Zanzotto’s openly declared positions, it could prove not completely adequate to explain his poetry, not least because it may be too dependent on the self-assessment strategies embedded in his poetics. Furthermore, it is necessary to question and historicize Lacanian approaches to Zanzotto’s work, and decouple critical interpretations from the high-density poetics of the author, which was deeply influenced by the most cutting-edge innovations in the Human Sciences. My thesis advocates the need for a paradigm shift, based on the concept of Textual Exemplification developed by the literary theorist Franco Brioschi: Zanzotto’s stylistic options can be regarded as an intensive and radical strengthening of traditional literary devices, such as iterative chains and etymological proliferation. More than aiming to render the pure signifier, poetry seems to be an ingenious attempt to stretch literary language to the limit. In the first chapter, I examine the iterative structures within the syntax of Dietro il paesaggio (1951), Zanzotto’s first poetry collection. By means of a thorough investigation and cataloguing of iterative phenomena, it can be demonstrated that Zanzotto’s style heavily relies on reiteration, which results in the creation of an uninterrupted, seamless syntactic flux, while the meter tends, on the contrary, to establish a centripetal force. The second chapter deals with the figural syntax of Dietro il paesaggio, and contains an in-depth analysis of the of the major phenomena which involve the construction of poems as a series of images. Thus, the collection of poems of Dietro il paesaggio is shown to be built by means of a visual style; the poems call for a visual, non-linear reading with a parallel weakening of the ordinary reading mode. In the third chapter I discuss the theoretical core of my thesis: drawing on Pierre Bourdieu’s sociology of art, I describe Zanzotto’s position-taking in the literary field and the main features of his interactions with critics. I then analyse two essays by Stefano Agosti, the champion of the Lacanian interpretation, and I move on to show how Brioschi’s textual exemplification can be applied to the case of Zanzotto. Lastly, in the fourth chapter I exemplify the interpretive potential of the paradigm shift advocated in the previous part of thesis, by means of an in-depth analysis of Pasqua di maggio, a poem included in the collection Pasque (1973), which belongs to Zanzotto’s experimental period. Using methods taken from Text Linguistics, I show that Zanzotto stretches cohesive structures to breaking point, while building, at the same time, a supplementary coherence via iterative syntactic structures.
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ZANDOMENEGHI, Maria Elisabetta. "Il paesaggio di pietra nella Lessinia occidentale". Doctoral thesis, 2010. http://hdl.handle.net/11562/343880.

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Resumen
Il paesaggio di pietra nella Lessinia occidentale Negli ultimi tempi i temi relativi alla montagna e al suo contesto hanno conosciuto un rinnovato interesse dopo anni di oblio. Il concetto di montagna, l’istituzione di parchi e di aree protette, la tutela e la conservazione degli ecosistemi fragili, la gestione dei territori marginali con l’attività delle comunità montane sono solo alcuni degli ambiti che sono diventati oggetto di studio di più discipline oltre che di scontro economico e politico. Tra i temi che maggiormente stanno indirizzando l’analisi della comunità scientifica nazionale e internazionale, emergono l’identità culturale, alcuni contesti paesaggistici e peculiari forme di assetto territoriale, che per secoli hanno tenuto in equilibrio un ambiente particolarmente fragile dal punto di vista idrogeologico. L’input che ha portato ad indagare sul paesaggio di pietra è stato certamente l’incessante e diffuso accento posto sulle problematicità del paesaggio, inteso in senso lato, a diverse scale. Interventi sovradimensionati, pianificazioni non consone al contesto, cementificazione e massificazione di stereotipi edilizi hanno innescato una destrutturazione di ambiti paesistici un tempo omogenei, ed oggi ridotti ad assiemi informi “senz’anima”. Di conseguenza si è fatta forte l’esigenza di analizzare, conoscere, comprendere e operare per una nuova sensibilizzazione ai valori dell’armonia del paesaggio inteso come insieme irrepetibile e diverso dagli altri in quanto prodotto secolare dell’interazione Uomo-Ambiente; un atteggiamento questo che, lungi dal ripetere gli errori del passato, più concretamente è volto a difendere, valorizzare e governare aree di riconosciuto valore paesaggistico, al pari di aree troppo spesso dimenticate. La rinnovata ricerca di un più corretto rapporto tra l’ambiente e le comunità che lo abitano ha prodotto un interesse per quei “paesaggi perduti”, testimonianze di valori quasi sempre in antitesi con quelli proposti dagli stili di vita del mondo attuale, ma non ancora protagonisti di una memoria collettiva condivisa. La ricerca ha inteso focalizzare uno specifico carattere del paesaggio, che ha contrassegnato l’area non solo con i suoi elementi fisici ma che ha pure determinato numerosi aspetti culturali, a partire dal linguaggio. L’elemento unificatore e identificativo è la pietra di Prun o lastame calcareo, una risorsa che gli abitanti hanno saputo utilizzare nei più diversificati ambiti della vita abitativa, sociale, economica. È un paesaggio che ancor oggi nelle forme, negli usi e nelle tradizioni rispecchia modi di vita tradizionali, pur soffrendo in alcuni casi l’abbandono e il degrado. Il percorso intrapreso nello studio del paesaggio di pietra ha origine dal luogo di produzione del materiale litoide. La cava infatti, risulta essere non soltanto un semplice luogo di estrazione del materiale, ma diventa parte intrinseca di un paesaggio (ieri, con le cave in galleria; oggi, con le cave a cielo aperto), a causa degli squarci che risaltano sulla superficie dei pendii. La pietra, per la dimensione delle lastre, le tonalità dei colori, l’uso dei conci, caratterizza tutti gli elementi costruttivi in base all’ambito di interesse/utilizzo/scopo e, pertanto, tali manufatti sono stati suddivisi in elementi edilizi, sociali, produttivi, culturali e di devozione, rilevandone gli aspetti storici, culturali, geografici, economici e umani. L’ultima parte della ricerca considera il paesaggio di pietra come bene culturale e attraverso la disanima delle misure legislative cerca di verificarne la possibile tutela, conservazione e recupero, anche attraverso la descrizione di alcuni casi specifici. La risorsa, denominata lastame o pietra di Prun, si estrae in tre Comuni (Sant’Anna d’Alfaedo, Negrar, Fumane) ma la sua diffusione si amplia su un vasto areale che tende ad espandersi anche su scala internazionale grazie alla sapiente abilità di sfruttare il materiale con la moderna tecnologia. L’evoluzione del paesaggio attraverso le trasformazioni demografiche, insediative, economiche e sociali, è stata ricercata sulla numerosa bibliografia locale, ma l’indagine della letteratura esistente è accompagnata da numerosissime uscite sul campo, alla ricerca di elementi in grado di far comprendere la diversità d’uso nell’uniformità del materiale. Nel cammino di ricerca risulta indispensabile l’esplorazione del territorio oggetto di studio e l’incontro e il dialogo con persone che vivono quotidianamente immerse in questo paesaggio possono far comprendere l’importanza della pietra, testimone di valori identitari radicati e ancora difesi.
The stone’s landscape of western Lessinia In the last few years, topics related to the mountain and its environment have seen a renewed interest after years of neglect. The concept of mountain, the establishment of parks and protected areas, the protection and conservation of fragile ecosystems, the management of marginal areas with the activity of the mountain communities are just some of the fields that are now being studied in several disciplines as well as economic and political confrontation. Among the themes, that are mainly directing the national and international scientific community, are emerging the cultural identity, some landscape contexts and the peculiar territories layout that for centuries have held in equilibrium a particularly fragile hydro-geological environment. The input that led to investigate the stone’s landscape was certainly the incessant and widespread emphasis on the problematic nature of the landscape, broadly conceived, at different scales. Oversized interventions, planning not appropriated to the context, overbuilding and overcrowding of stereotyped building have triggered a disintegration of landscape areas a time homogeneous, and now reduced to"soulless" inform assemblies. As a consequence there is now a strong need to analyze, know, understand and work for a new awareness of the values of harmony of the landscape intended as an unrepeatable whole, completely different from the others, as it is a secular product of the human-environment interaction. Such attitude is far from repeating the mistakes of the past and more specifically it aims to defend, govern and enhance areas of acknowledged amenity value, areas too often forgotten. The renewed research for a more correct relationship between the environment and the communities has produced an interest in those "lost landscapes", evidences of values nearly always in contrast to those proposed by the lifestyles of today's world, but not yet protagonists of a shared collective memory. The research aimed to focus on specific character of the landscape, which marked the area not only with its physical elements but also with many cultural aspects, starting from the language. The unifying and identifying element is the stone of Prun, a resource that people were able to use in many different social and economic fields. It is a landscape that still today in its forms and uses reflects traditional ways of life, though suffering some cases of abandonment and degradation. The path taken in the study of the stone’s landscape started from the area of production of the lithoid material. The quarry in fact, turns out to be not just a simple place of extraction of material, but it becomes an intrinsic part of a landscape (yesterday, with quarries in tunnel; today, with quarries in open air), due to the gashes that stand out on the surface slopes. The stone, according to the size of plates, the tone of colours, the use of segments, characterises all the constructive components on the bases of interest / use / purpose, and therefore these products have been divided into building, social, productive, cultural and devotion elements, pointing out the historical, cultural, geographical, economic and human aspects. The last part of the research considers the stone as cultural landscape and through the close examination of the legislative measures it attempts to verify a possible protection, conservation and recovery, including the description of some specific cases. The resource, called stone of Prun, is extracted in three municipalities (Sant'Anna d'Alfaedo, Negrar and Fumane) but its distribution expands over a vast range that tends to grow even on an international scale thanks to the ability of exploiting the material with modern technology. The evolution of the landscape through the demographic, settlement, economic and social changes was inquired on numerous local references, but the survey of the existing literature was accompanied by numerous field trips, in order to search elements capable to make understand the diversity of uses in the uniformity of the material. In the process of research it is essential to explore the studied area, meet and communicate with people who daily live immersed in this landscape as they can convey the importance of the stone, witness of identity rooted values that are still defended.
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BUONAVOGLIA, STEFANO. "Alla ricerca dell’abitare ideale. Le geometrie celesti del Mantegna, La corona di pietra di Federico II di Svevia". Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/2158/1041188.

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La casa dell'intellettuale quale cardine dell'abitare ideale per l'uomo della sua epoca. Lettura comparativa della casa del Mantegna e di Castel del Monte di Federico II di Svevia attraverso le categorie della Composizione, della Soglia e del Paesaggio. The house of the intellectual as the cornerstone of the ideal living for the man of his era. Comparative reading of Mantegna's house and Castel del Monte of Frederick II of Swabia with the categories of Composition, the Threshold and Landscape.
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CALABRESE, CLAUDIA. "Pasolini e la musica, la musica e Pasolini. Cammino sonoro attraverso l'opera di Pasolini e le intonazioni di Bussotti, De Carolis e Modugno". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1081645.

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Cosa ci dicono le ‘impronte sonore’ che Pier Paolo Pasolini ha lasciato ovunque, in ogni opera e in ogni momento creativo? In che modo la musica, i suoni della natura e del mondo, le lingue dei parlanti (più il loro suono che il loro significato) prima di fare la loro comparsa nel cinema, colpiscono l’immaginazione del Poeta, lo attraversano e si traducono in ricerca di senso nella poesia, nella narrativa e nella riflessione razionale sin dagli anni Quaranta? E ancora: perché Pasolini ha ispirato tante composizioni musicali che hanno arricchito, e continuano ad arricchire in un flusso inarrestabile, il panorama della musica di ogni genere? Cosa del suo messaggio ci consegnano i suoi esegeti musicali? Con un approccio necessariamente interdisciplinare, questo lavoro si propone di sondare attraverso la musica sia alcuni cardini del pensiero pasoliniano sia le ragioni dell’interesse di varie generazioni di compositori di musica per i testi poetici di Pasolini. Nel primo ‘movimento’ – articolato in due capitoli: Il Friuli (I) e Roma (II) – le immersioni nell’opera seguono un ordine cronologico che compone lo svolgimento in itinere dell’attività creativa pasoliniana con l’obiettivo di ricercare origine ed evoluzione di un pensiero sulla musica che, sebbene fatto di continui rimandi e sovrapposizioni, tuttavia matura e si amplia man mano. A sostenere l’indagine del secondo ‘movimento’ è la ricerca delle ragioni profonde che hanno stimolato compositori tanto diversi a intonare i versi di Pasolini: Sylvano Bussotti (Memoria: La bandiera rossa di Pasolini, 1962), Ettore De Carolis (Danze della sera: Notturno, 1968) e Domenico Modugno (Che cosa sono le nuvole? 1967). Nella parte finale Pasolini dopo Pasolini-Interviste sono raccolte le testimonianze di Dacia Maraini, Giovanna Marini e Gianni Ripani e Gianfranco Coletta dei Chetro & co.
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Libros sobre el tema "Paesaggio di pietra"

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Calò, Stefano. Paesaggio di pietra: Gli insediamenti rupestri delle Serre salentine. Roma: Arbor Sapientiae, 2015.

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Mamino, Lorenzo. Paesaggio, architettura e pietra di Langa: La costruzione del paesaggio storico nelle valli Belbo, Bormida e Uzzone. [Turin]: Politecnico di Torino, 2008.

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Conti, Galeazzo Maria. Paesaggio di pietra, alberi e colore: L'architettura tradizionale nel Verbano-Cusio-Ossola. Intra (Verbania): Alberti, 2008.

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Come il musco alla pietra: Paesaggi nella narrativa contemporanea di Sardegna. Milano, Italy: FrancoAngeli, 2021.

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5

Safonte, G. Fabiola. Itinerari di pietra: Viaggio tra paesaggi e castelli al centro della Sicilia. Caltanissetta: Edizioni Lussografica, 2016.

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6

Calò, Carla. L'uomo, tomoli di terra, pietre di memoria: Paesaggio agrario e società a Carpignano Salentino e a Martano nel '700. Galatina (Le) [i.e. Lecce, Italy]: Congedo, 2006.

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7

1836, Rebuschini Pietro fl, ed. L' economia come paesaggio: Il Bresciano nell'opera di Pietro Rebuschini e negli studi del primo Ottocento. Brescia: Grafo, 1995.

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Il tempietto di San Giacomo e la chiesa di San Pietro a Vicovaro: Restauri e studi interdisciplinari tra architetture e paesaggi. Roma: Gangemi, 2014.

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Francesco, Petrucci y Fondazione Roma, eds. Pietro da Cortona e la villa di Castel Fusano dai Sacchetti ai Chigi: Architettura, pittura, giardini, paesaggio. Roma: Artemide, 2012.

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Sgolastra, Adriana. Piano con paesaggio: Visioni e confronti : un laboratorio sul piano territoriale di coordinamento della Provincia di Firenze : atti del convegno 22 e 23 maggio 2012 : Progetto di Giancarlo Cauteruccio a cura di Pietro Gaglianò, Teatro Studio Krypton, Scandicci, Firenze. Milano, Italy: FrancoAngeli, 2014.

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Capítulos de libros sobre el tema "Paesaggio di pietra"

1

Parlato, Enrico. "Fonti e paesaggio urbano nella Crocifissione di S. Pietro dal medioevo al primo rinascimento". En Textes et Etudes du Moyen Âge, 524–48. Turnhout: Brepols Publishers, 2001. http://dx.doi.org/10.1484/m.tema-eb.4.00681.

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Actas de conferencias sobre el tema "Paesaggio di pietra"

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Ragosta, Annamaria y Bianca Gioia Marino. "Close to the volcan. Knowledge, conservation and enhancement of a Vesuvian vernacular heritage." En HERITAGE2022 International Conference on Vernacular Heritage: Culture, People and Sustainability. Valencia: Universitat Politècnica de València, 2022. http://dx.doi.org/10.4995/heritage2022.2022.15377.

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Resumen
Nell'area circostante le pendici del vulcano è individuabile un reticolo storico di architettura rurale creato dalla nota fertilità del suolo vesuviano. Il terreno, ricco di minerali per la natura piroclastica del sito, ha favorito fin dall'epoca romana la costruzione di strutture agricole, più o meno concentrate in aree dove la natura impervia del suolo consentiva un proficuo insediamento per la coltivazione. La rete di tali esempi di architettura vernacolare, situata entro i confini del Parco Nazionale del Vesuvio, è ancora oggi visibile, seppur frammentata e in stato di abbandono. Una ricerca in corso ha permesso di effettuare una prima rigorosa indagine. Tali edifici sono espressione di criteri distributivi coerenti con la loro funzione e rappresentano lo stretto rapporto tra tipologia insediativa e territorio. Questa particolarità si riflette fortemente nelle tecniche costruttive e rappresenta anche la testimonianza materiale di un particolare savoir-faire edilizio tramandato nei secoli. Vengono utilizzati materiali prelevati dal sito (es. lave, schiuma lavica, lapilli, pomice, ecc.) e sebbene non vi sia un'esatta estrazione della pietra, esiste la tecnica 'a cantieri' con una malta forte come legante. La tipologia è diversificata: dal piccolo presidio all'edificio disposto su due livelli, talvolta turriti, a seconda dell'impegno produttivo e colturale. A differenza delle masserie tradizionali poste più a valle, già oggetto di una notevole storiografia, questi casi di architettura rurale posti più a monte non sono mai stati oggetto di indagine sistematica. Il contributo si propone di mettere a fuoco questo patrimonio quasi inedito e di illustrare una metodologia di conoscenza integrata legata alle peculiarità del sito vulcanico. La conservazione di queste architetture vernacolari, infatti, gioca un ruolo centrale nella lettura e comprensione dei valori multidimensionali del paesaggio culturale Vesuvio-Baia di Napoli. Il contributo si propone di mettere a fuoco questo patrimonio quasi inedito e di illustrare una metodologia di conoscenza integrata legata alle peculiarità del sito vulcanico. La conservazione di queste architetture vernacolari, infatti, gioca un ruolo centrale nella lettura e comprensione dei valori multidimensionali del paesaggio culturale Vesuvio-Baia di Napoli. Il contributo si propone di mettere a fuoco questo patrimonio quasi inedito e di illustrare una metodologia di conoscenza integrata legata alle peculiarità del sito vulcanico. La conservazione di queste architetture vernacolari, infatti, gioca un ruolo centrale nella lettura e comprensione dei valori multidimensionali del paesaggio culturale Vesuvio-Baia di Napoli.
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