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Literatura académica sobre el tema "Osteosarcoma, cellule staminali tumorali, cancer stem cells"
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Tesis sobre el tema "Osteosarcoma, cellule staminali tumorali, cancer stem cells"
BUTTA, VALENTINA. "Studio dei potenziali effetti antineoplastici del pioglitazone su cellule staminali tumorali da Glioblastoma Multiforme". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2014. http://hdl.handle.net/10281/54504.
Texto completoPilotto, G. "Metabolic and molecular profiling of ovarian cancer stem cells and cancer non-stem counterpart". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3425716.
Texto completoIl tumore ovarico di tipo epiteliale (EOC – Epithelial Ovarian Cancer) rappresenta la prima causa di morte per neoplasia ginecologica. Sebbene la chirurgia e la chemioterapia a base di carbo/cis-platino abbiano migliorato la prognosi delle pazienti affette da tale carcinoma, il tasso di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi di EOC in stadio avanzato rimane inferiore al 30%. Tale elevata mortalità è riconducibile alla diagnosi in fase tardiva ed all’insorgenza di resistenza alla chemioterapia di prima linea, che porta a frequenti ricadute entro pochi mesi dalla conclusione dei trattamenti. Le cause della comparsa di fenomeni di resistenza alla terapia, e della conseguente ricorrenza del tumore, è ancora incerta. Recenti studi hanno indicato che la crescita del carcinoma epiteliale dell’ovaio è sostenuta da una minima popolazione di cellule, dette cellule tumorali staminali (CSC - Cancer Stem Cells), probabilmente responsabili della ricomparsa del tumore al termine delle sedute farmacologiche. Un consenso generale supporta l’idea che l’eliminazione di questa popolazione rappresenti uno dei più importanti obiettivi della terapia anti-tumorale. Tuttavia, si ha ancora una scarsa conoscenza dei meccanismi che conferiscono un vantaggio di sopravvivenza alle CSC sulle cellule tumorali non staminali, rendendo così arduo lo sviluppo di terapie mirate anti-CSC. Le CSC del carcinoma epiteliale ovarico sono caratterizzate dall’espressione di due marcatori di superficie cellulare: CD44 (recettore dell’acido ialuronico) e CD117 (c-kit o recettore del fattore cellulare staminale SCF). Recentemente, il nostro gruppo di ricerca ha dimostrato che le cellule ovariche co-esprimenti CD44 e CD117, che rappresentano l’1-2% delle cellule tumorali provenienti dall’ascite delle pazienti affette da EOC, possiedono le canoniche proprietà staminali e sono in grado di sopravvivere in vitro ed in vivo alla deprivazione di glucosio. Abbiamo inoltre osservato che tale resistenza all’assenza di glucosio è principalmente dovuta alla capacità delle CSC, contrariamente alle cellule tumorali non staminali, di privilegiare la fosforilazione ossidativa anziché la glicolisi aerobica (Warburg Effect). Tuttavia, indipendentemente dalla frazione delle cellule tumorali staminali, l’analisi comparativa tra i diversi campioni di EOC ha evidenziato che non tutti presentano la stessa dipendenza dai glucidi; per alcuni, infatti, pochi giorni in vitro senza glucosio sono sufficienti a ridurre significativamente la vitalità cellulare, mentre per altri lo stesso effetto è ottenibile solo dopo molte settimane di coltura nelle stesse condizioni. Dunque, approfondire tale questione e gli aspetti metabolici ad essa correlati è il primo scopo di questo progetto. A tal proposito, sulla base della vitalità cellulare in condizioni di coltura senza glucosio, abbiamo potuto suddividere le cellule derivanti da asciti di pazienti con EOC in due categorie: sensibili alla deprivazione di glucosio (GA – Glucose-Addicted) e resistenti a tale deprivazione (GNA – Glucose Non-Addicted). Sebbene variazioni nella regolazione del metabolismo del glucosio siano state frequentemente osservate nei casi di neoplasia, non è ancora noto se questo diverso tratto metabolico influenzi la risposta dei pazienti alle terapie, o se sia da queste modulato. Pertanto, abbiamo deciso di ricercare una eventuale correlazione tra i diversi profili di dipendenza dal glucosio da noi riscontrati e la risposta dei pazienti al trattamento a base di carbo/cis-platino. Infatti, da un punto di vista clinico, i pazienti vengono categorizzati come platino-resistenti o platino-sensibili, a seconda che la neoplasia recidivi entro od oltre i 6 mesi, rispettivamente, dalla fine della chemioterapia di prima linea. I nostri esperimenti hanno rivelato che, quando le cellule di EOC vengono coltivate in assenza di glucosio, tutti i campioni provenienti da pazienti platino-sensibili ricadono all’interno del gruppo GA; confrontati con i campioni GNA, i GA mostrano una maggiore produzione degli enzimi del metabolismo glucidico, un maggior tasso di proliferazione, e una minore espressione delle pompe cellulari per l’espulsione dei farmaci. Parallelamente, i campioni derivanti dai pazienti platino-resistenti rientrano nella categoria GNA. La stretta associazione tra la sensibilità ai chemioterapici e il profilo cellulare di utilizzo del glucosio è stata confermata in un modello murino di xenotrapianti, nel quale è stato identificato uno stringente parallelismo tra risposta al platino e metabolismo glucidico. Infine, in una coorte di pazienti non chemio-trattate affette da EOC, le quali erano state categorizzate come GA o GNA alla diagnosi, le curve di Kaplan Meier hanno messo in luce che il fenotipo GA, rispetto a quello GNA, è associato con un maggior periodo di sopravvivenza senza recidive, in modo statisticamente significativo. Nel complesso, questi dati suggeriscono che il grado di dipendenza dai glucidi delle cellule di EOC, osservabile in vitro, può rappresentare un valido marcatore per predire la risposta dei pazienti alla chemioterapia a base di platino. Analizzare il tratto molecolare che determina il peculiare metabolismo glucidico dei campioni di EOC costituisce il secondo obiettivo del nostro progetto di ricerca. A tal riguardo, i microRNA (miRNA), ossia piccole molecole di RNA non codificante, rappresentano un promettente settore di studio, in qualità della proprietà di queste strutture molecolari di regolare molti geni e vie di segnale. Inoltre, il loro coinvolgimento nello sviluppo e nella progressione tumorale è già stato dimostrato per il carcinoma ovarico, e recentemente i miRNA sono risultati essere importanti modulatori del metabolismo cellulare in molti tessuti normali e neoplastici. Pertanto, il nostro gruppo di ricerca ha prodotto un profilo di espressione di miRNA su cellule derivanti da pazienti affette da EOC, confrontando sia campioni GA contro GNA, sia CSC contro non-CSC; il nostro fine è stabilire se il pattern di miRNA alla base delle differenze metaboliche tra i campioni di EOC sia associato alla totale massa tumorale o piuttosto ad una specifica frazione cellulare neoplastica. Questi dati non hanno rivelato alcun miRNA differentemente espresso tra cellule GA e GNA; tuttavia, molti miRNA sono risultati deregolati nelle CSC rispetto alle non-CSC. Noi ci siamo focalizzati sul mir-602, up-regolato delle CSC; infatti, nonostante la scarsa conoscenza su questo miRNA, il suo target chinasi Caseina 1 Delta (CSNK1D), che detiene un ruolo chiave nella proliferazione cellulare e nella divisione asimmetrica, ci è parso molto interessante in virtù del suo già dimostrato coinvolgimento nella progressione del carcinoma mammario. In questo contesto, i nostri esperimenti hanno dimostrato che CSNK1D è down-espressa nelle CSC, in accordo alla up-modulazione del mir-602. Inoltre, l’inibizione in vitro del mir-602 riduce nelle CSC l’espressione della maggior parte dei geni associati alle proprietà staminali, suggerendo che il mir-602 potrebbe controllare alcune delle vie di segnale correlate alla staminalità. Dato che nessuno dei geni di staminalità analizzati si lega direttamente al mir-602, appare ragionevole supporre che suddetto miRNA possa indirettamente attivare l’espressione di tali geni tramite la sua funzione inibitoria su CSNK1D. Dunque, secondo la nostra ipotesi, le caratteristiche staminali sarebbero inibite dalla chinasi Caseina, la quale sarebbe a sua volta repressa dal mir-602. Nonostante molti altri esperimenti siano necessari per confermare questa nostra teoria, il progetto qui presentato mette in rilievo la possibile esistenza di un meccanismo di regolazione, mediato dal mir-602, responsabile delle proprietà di staminalità delle cellule del carcinoma epiteliale ovarico.
Giuliante, Rachela. "Caratterizzazione di cellule staminali tumorali ottenute da linee cellulari di carcinoma della laringe e di carcinoma della vescica". Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2016. http://hdl.handle.net/11566/243113.
Texto completoAccording to cancer stem cells theory, tumor development would be maintained by a distinct subpopulation of tumor cells, termed cancer stem cells (CSCs), that have the ability to self-renew and to resist to chemotherapeutic agents. In the present study, we setup a culture system to enrich CSCs from Hep-2 (laryngeal cancer), T24 (bladder cancer), MG63 (osteosarcoma), CaCo-2 (colorectal cancer) and A549 (lung cancer) cancer cell lines, through sphere formation. We further performed molecular and phenotypic characterization of CSC-enriched cell populations, by exploring the expression levels of stem markers and in vivo evaluating their tumorigenic potential, respectively. Moreover, we investigated the expression levels of the enzyme nicotinamide N-methyltransferase (NNMT) in CSCs and parental cells. Real-Time PCR and immunocytochemistry revealed that CSC-enriched populations showed increased expression levels of stem markers compared with controls. After subcutaneous injection of Hep-2 cells into immunocompromised mice, CSC-enriched population yielded tumors of a much larger size compared with those generated by parental cells, suggesting the strong ability of CSCs to form tumors in vivo. NNMT expression analysis revealed enzyme upregulation in CSC-enriched populations compared to parental counterpart. Considering the fundamental role of CSCs in tumor relapse and onset of metastases, findings reported in this work could contribute to the development of new therapeutic strategies for cancer treatment and suggest an important involvement of NNMT in cancer cell metabolism.
Bellio, Chiara. "Cancer stem cells from epithelial ovarian cancer patients privilege oxidative phosphorylation, and resist glucose deprivation". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424111.
Texto completoIl cancro all’ovaio viene considerato un tumore resistente alla terapia e questa farmaco-resistenza si pensa sia correlata alla presenza delle cellule staminali tumorali (CSC). Le cellule staminali tumorali sono una rara e piccola popolazione cellulare responsabile dell’insorgenza del tumore, del mantenimento della sua crescita, dei casi di recidive e metastasi, in seguito alla loro proprietà di farmaco-resistenza. Considerando queste premesse, è indispensabile caratterizzare queste cellule in modo da trovare un possibile bersaglio terapeutico e migliorare i risultati delle terapie attuali. Le cellule tumorali sono caratterizzate da un metabolismo altamente glicolitico anche in presenza di ossigeno, denominato “Effetto Warburg”. Poco si conosce riguardo al metabolismo delle cellule staminali tumorali, e soprattutto non è noto se l’effetto Warburg è una condizione condivisa. Questo progetto di ricerca si prefigge di: - caratterizzare le CSC nel campioni primari di liquido ascitico di cancro all’ovaio; - studiare il profilo metabolico delle CSC isolate, per identificare eventuali differenze con la controparte differenziata. RISULTATI: Inizialmente abbiamo identificato le CSC, secondo la co-espressione dei marcatori CD44 (il recettore dell’acido ialuronico), e CD117 [c-kit, recettore della citochina SCF (Stem Cell Factor)] in 40 campioni di liquido ascitico di cancro all’ovaio di pazienti in cura all’ospedale di Padova. Questa rara popolazione cellulare CD44+CD117+ è in grado di formare strutture sferoidali; è altamente tumorigenica in topi immunodeficienti; presenta farmaco-resistenza, dimostrata con trattamenti in vitro con farmaci solitamente utilizzati in clinica; ed è caratterizzata da un’alta espressione di geni codificanti: pathway di staminalità (Nanog, Oct4, Sox2), pompe o enzimi detossificanti, coinvolti nei fenomeni di farmaco-resistenza (ABCG2, MRP1, MRP2 e ALDH1A) e enzimi coinvolti nel fenomeno della transizione epitelio-mesenchimale, importante nei processi di metastasi (SNAIL1, SNAIL2, ZEB1, ZEB2, TWIST1). Complessivamente, questi risultati dimostrano che le cellule CD44+CD117+ rappresentano una popolazione con caratteristiche di staminalità. A seguito di questa caratterizzazione fenotipica, abbiamo studiato il profilo metabolico delle cellule CD44+CD117+, confrontandolo con quello della controparte non-staminale (CD44+CD117-). In primo luogo, abbiamo esaminato l’espressione di geni coinvolti in diverse importanti vie metaboliche, tra cui: il metabolismo del glucosio, il ciclo dell'acido tricarbossilico (TCA), la catena di trasporto degli elettroni (ETC) nel processo della respirazione mitocondriale, la via dei pentoso fosfati (PPP), e la β-ossidazione degli acidi grassi. Le cellule CD44+CD117+ mostrano alti livelli di espressione dei geni associati alla glicolisi, e sono caratterizzate da una forte dipendenza dalla via dei pentoso fosfati e della β-ossidazione degli acidi grassi, dimostrata da una significativa diminuzione della loro vitalità in seguito a trattamento in vitro con due inibitori specifici delle due vie metaboliche (DHEA e Etomoxir rispettivamente). Inoltre le cellule CD44+CD117+ sono caratterizzate da un'alta espressione dei geni codificati enzimi coinvolti nel ciclo di Krebs e nella fosforilazione ossidativa (OXPHOS). Questo risultato ci ha permesso di analizzare l'espressione di un enzima chiave del ciclo di Krebs, la piruvato deidrogenasi (PDH), fondamentale nel trasporto del piruvato dalla glicolisi alla respirazione cellulare. Abbiamo verificato livelli di espressione comparabili dell’enzima PDH nelle due popolazioni cellulari CD44+CD117+ e CD44+CD117-, mentre l’enzima PDHK1, che inattiva la piruvato deidrogenasi tramite fosforilazione, risulta meno espressa nella popolazione CD44+CD117+. Questi dati suggeriscono che nelle cellule staminali tumorali venga privilegiato il trasporto del piruvato verso i mitocondri, per catalizzare il metabolismo della respirazione mitocondriale. Alla luce di questi risultati, abbiamo studiato l’attività mitocondriale nella popolazione staminale e nella controparte non staminale. In particolare le cellule CD44+CD117+ sono caratterizzate da bassi livelli di ROS (specie reattive dell’ossigeno) totali, da alti livelli di ROS mitocondriali, da una iper-polarizzazione del potenziale di membrana mitocondriale in seguito a trattamento con oligomicina (inibitore dell’ATP-sintasi) e da una drammatica diminuzione della vitalità cellulare in seguito a trattamento con inibitori specifici della catena di trasporto degli elettroni (ETC) (oligomicina inibitore dell’ATP-sintasi; rotenone inibitore del complesso I e antimicina inibitore del complesso III). Complessivamente, questi risultati ci hanno suggerito un modello sperimentale del profilo metabolico delle cellule staminali tumorali CD44+CD117+, le quali privilegiano la via della respirazione mitocondriale, a discapito della via glicolitica. Inoltre, abbiamo dimostrato che un trattamento in vitro e in vivo (2DG) di deprivazione di glucosio o blocco della via glicolitica seleziona una popolazione di cellule con caratteristiche di staminalità: incremento dell’espressione dei marcatori CD44 e CD117, farmaco-resistenza, tumorigenicità in vivo, formazion dii sferoidi in vitro ed espressione di geni convolti in pathway tipici delle cellule staminali. Questa popolazione cellulare ha mostrato una down-regolazione della maggior parte delle vie metaboliche, entrando in uno stato di quiescenza pur mantenendo livelli di espressione significativi dei geni codificanti enzimi del metabolismo ossidativo e iper-polarizzazione del potenziale di membrana mitocondriale, nonché dell’attività dei mitocondri. A conclusione del progetto e come ulteriore dimostrazione del profilo metabolico ossidativo delle cellule staminali tumorali, contrario all’effetto Warburg sfruttato dalle cellule tumorali, abbiamo eseguito degli esperimenti in vitro con due farmaci che colpiscono le vie metaboliche della respirazione cellulare: Metformina e CPI-613. Metformina inibisce il complesso I della catena di trasporto degli elettroni ed è attualmente in uso in studi clinici come farmaco antitumorale promettente; CPI-613 è un farmaco innovativo che inibisce due enzimi chiave del ciclo degli acidi tricarbossilici, PDH e α-KGH. Trattamenti in vitro con questi farmaci hanno dimostrato una significativa diminuzione della vitalità delle cellule CD44+CD117+, fondamentale verifica della loro dipendenza da questo profilo metabolico. CONCLUSIONI: In questo studio abbiamo investigato il profilo metabolico delle cellule staminali tumorali, isolate ex-vivo da campioni di liquidi ascitici di pazienti con carcinoma ovarico, dimostrando che le CSC ovariche, a differenza delle cellule differenziate neoplastiche, sfuggono all’effetto Warburg, utilizzando preferibilmente una respirazione ossidativa. Questa osservazione può indicare nuove strade e nuove strategie per approcci di terapie mirate nei confronti delle CSC, alla luce delle peculiari caratteristiche del loro metabolismo.
CARIA, PAOLA. "Isolamento e caratterizzazione biologico-molecolare di cellule tumorali simil-staminali da una linea cellulare derivata da un carcinoma papillare tiroideo". Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2012. http://hdl.handle.net/11584/266064.
Texto completoMazzoldi, Elena Laura. "Epithelial ovarian cancer: a study on the autophagic and microenvironmental regulation of cancer stem cells and the pro-tumorigenic role of casein kinase 1 delta". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3426688.
Texto completoIl carcinoma ovarico (EOC) è solitamente trattato tramite chirurgia e chemioterapia a base di platino e taxani. Nonostante un’iniziale risposta, nella maggior parte delle pazienti l’esito è la ricaduta e la morte. La causa può essere legata ad una popolazione di cellule cancerose, le cellule staminali tumorali (CSC), dotate di capacità di autorinnovamento, grande potenziale tumorigenico e metastatico e resistenza ai chemioterapici. Per questo, la loro eradicazione potrebbe essere una strategia terapeutica molto efficace. Parte di questo lavoro deriva dall’idea che le CSC godano di un vantaggio di crescita dovuto a caratteristiche intrinseche o a circuiti paracrini che si instaurano nel microambiente neoplastico. Il nostro gruppo ha dimostrato che le cellule CD44+CD117+ sono verosimilmente le CSC nell’EOC. Studi recenti hanno dimostrato che l’autofagia è un meccanismo di sopravvivenza alla chemioterapia e che le CSC potrebbero dipendere da questo processo. Abbiamo quindi valutato i livelli di autofagia e gli effetti causati da sue alterazioni su CSC isolate da asciti di pazienti con EOC e da xenotrapianti. Le CSC presentano un livello autofagico basale più alto rispetto alle non-CSC. Il blocco dell’autofagia compromette la vitalità delle CSC, la formazione di sferoidi in vitro e il loro potenziale tumorigenico in vivo. Inoltre, l’inibizione dell’autofagia e il trattamento con carboplatino (CPT) mostrano un effetto sinergico sia in vitro che in vivo. I nostri risultati suggeriscono una possibile applicazione clinica nell’EOC di tale terapia combinata, in quanto contrasterebbe la crescita tumorale colpendo al contempo il compartimento staminale, riducendo così il rischio di recidiva. Visto il contributo dato dal microambiente al mantenimento delle CSC, abbiamo posto la nostra attenzione su SCF, il ligando di CD117 (c-Kit). Infatti, l’asse SCF/c-Kit controlla la vitalità, la proliferazione e il differenziamento cellulare sia in contesti fisiologici che nel cancro. SCF esiste sia in forma solubile che associata alla membrana plasmatica. Abbiamo misurato alte concentrazioni della citochina in asciti delle pazienti affette da EOC. La forma solubile è rilevabile solo in surnatanti di macrofagi e fibroblasti associati al tumore, mentre quella di membrana è espressa anche da cellule tumorali. Entrambe le isoforme possono attivare la via di Akt in cellule CD117+, mentre l’inibitore tirosin-chinasico imatinib blocca questo effetto. Similmente, i saggi su sferoidi suggeriscono che la stimolazione mediata da SCF può potenziare le proprietà canoniche delle CSC, inibite dal pretrattamento con imatinib. La stimolazione da parte di SCF può quindi favorire la sopravvivenza delle CSC, e supportarle all’interno dell’ascite. A parte le CSC, il cancro è sostenuto dall’attivazione di proteine pro-tumorali. Per questo, abbiamo indagato il ruolo della casein chinasi 1 delta (CK1δ), coinvolta in molteplici processi cellulari, la cui amplificazione genica o iperespressione è stata descritta nell’EOC e in molte altre neoplasie. Poiché è noto che l’inibizione di CK1δ induce arresto del ciclo cellulare e apoptosi in linee cellulari tumorali e rallenta la crescita dei tumori in vivo, abbiamo valutato in vitro e in vivo gli effetti del silenziamento della CK1δ su due linee cellulari di carcinoma ovarico (OVCAR3 e IGROV1). Le cellule silenziate crescono più lentamente e sono meno tumorigeniche. Inoltre, il silenziamento di CK1δ sensibilizza le cellule al trattamento con CPT. Inoltre, le cellule OVCAR3 silenziate per CK1δ risultano più prone a migrare in vitro e più metastatiche in vivo. Poiché sono state sintetizzate numerose molecole che inibiscono la CK1δ, sarebbe importante delineare il meccanismo molecolare che lega la CK1δ al potenziale metastatico prima che questi composti possano entrare nella pratica clinica per il trattamento dell’EOC. Questa tesi è comprensiva di tre differenti macroaree, caratterizzate dal comune scopo di studiare la biologia dell’EOC da differenti punti di vista, al fine di portare alla luce nuovi punti deboli di questa malattia mortale.
Gaia, Palmini. "Studi in vitro su cellule staminali tumorali negli osteosarcomi". Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/2158/1103162.
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