Literatura académica sobre el tema "Organizzazioni dei produttori"

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Artículos de revistas sobre el tema "Organizzazioni dei produttori"

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Gianecchini, Martina. "Apprendistato: formare al futuro artigiano". QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, n.º 99 (mayo de 2013): 103–17. http://dx.doi.org/10.3280/qua2013-099006.

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Le recenti riforme del mercato del lavoro hanno individuato l'apprendistato come canale prioritario per l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. Tuttavia, le analisi sulla sua diffusione dimostrano come ne venga spesso fatto un uso improprio, al fine di ridurre i costi del personale e aumentarne la flessibilitŕ in entrata. In questo articolo si propone una riflessione che, legando l'apprendistato all'evoluzione dei sistemi produttivi, analizza come diverse modalitŕ di organizzazione del lavoro abbiano favorito (oppure ostacolato) questo contratto nel realizzare la sua missione di supporto allo sviluppo professionale dei giovani. Per fare questo si introduce una classificazione delle attivitŕ lavorative basata sulle modalitŕ di generazione della conoscenza e sul contenuto del lavoro. La tesi proposta č che l'apprendistato possa rappresentare lo strumento contrattuale che meglio di altri permette di supportare lo sviluppo di moderne professionalitŕ artigiane.
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Da Roit, Barbara y Francesco E. Iannuzzi. "Trasformazioni del lavoro operaio tra mutamento tecnologico e contesto socioproduttivo. Una ricerca nella manifattura veneta". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 158 (noviembre de 2020): 137–57. http://dx.doi.org/10.3280/sl2020-158007.

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Partendo dal presupposto che i contesti sociali e produttivi influiscano sugli effetti della trasformazione tecnologica, l'articolo analizza le esperienze soggettive dei lavoratori della manifattura veneta a seguito delle trasformazioni introdotte nella transizione verso Industria 4.0. Attraverso casi studio, la ricerca mette a fuoco il rapporto tra lavoratori, processi, organizzazione produttiva e vita quotidiana, prestando attenzione alle aspettative, percezioni ed esperienze che i lavoratori associano alla qualità del lavoro. La trasformazione tecnologica contribuisce alla costruzione di nuove istanze di soggettività osservabili nell'aumentato interesse dei lavoratori per gli aspetti espressivi e relazionali del lavoro e nella ridefinizione del valore associato alle diverse attività quotidiane. Tuttavia, non sempre queste istanze trovano adeguate risposte sul terreno dell'innovazione organizzativa, creando tensioni e insofferenza tra i lavoratori.
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Clark, Gillian. "Animals and animal products in medieval Italy: a discussion of archaeological and historical methodology". Papers of the British School at Rome 57 (noviembre de 1989): 152–71. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009120.

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Resumen
ANIMALI E PRODOTTI ANIMALI NELL'ITALIA MEDIEVALE: UNA DISCUSSIONE DI METODO STORICO E ARCHEOLOGICOQuesto studio discute i diversi tipi di approccio — quello archeologico e quello storico che, in generale, si possono adottare nello studio dei sistemi economici del passato ed in particolare nello studio del ruolo degli animali e dei prodotti animali nell'Italia medievale. Una serie di problemi vengono anzitutto posti come punto di partenza dell'indagine; sono poi discusse le fonti disponibili: archeologiche, storiche, artistiche e letterarie; sono infıne prese in considerazione le risposte possibili allo stato attuale. E' chiaro che tutti e quattro i tipi di fonti sono in grado di apportare preziosi contributi alla ricerca, fornendo in taluni casi dei quadri simili, in altri immagini tra loro contrastanti. E' chiaro al tempo stesso che ciascun tipo di fonte ha i suoi dementi di forza, quelli di debolezza, le sue lacune. Le testimonianze archeologiche rappresentano, ad esempio, un potenziale enorme per la comprensione dei aspetti produttivi del sistema economico, per i quali i dati documentari sono scarsi; le fonti storiche devono essere considerate come il mezzo più importante per la comprensione delle complesse forme di organizzazione del commercio urbano. Viene comunque messo in evidenza come il ruolo di animali e prodotti animali debba essere defınite all'interno di ogni singolo contesto e come tale ricerca non possa che assumere un carattere interdisciplinare.
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Del Re, Alisa. "Lavorare da casa, lavorare in casa". ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, n.º 1 (junio de 2021): 55–65. http://dx.doi.org/10.3280/es2021-001005.

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Durante questa pandemia da Sars-Cov2 abbiamo vissuto trasformazioni del modo di vivere e di produrre che da emergenziali sono divenute rapidamente strutturali. Il confinamento ha se-gnato il definitivo ingresso in un'era digitale, con le sue specifiche forme di sfruttamento, controllo e sorveglianza in un quadro di welfare insufficiente, connotato da una debolezza dei servizi pubblici, dagli ospedali alla sanità territoriale, dalla scuola fino all'università. Si è in-staurato un paradigma tecnologico, di cui si vedevano le avvisaglie già prima della pandemia, con un'accelerazione sconcertante. Questo ha acuito diseguaglianze economiche e sociali, raz-ziali e di genere preesistenti. Ma ha fatto anche scoprire la casa come terreno di scontro tra corpi "produttivi" e corpi deboli, luogo di lavoro non più separato tra produzione e riprodu-zione. L'emergere della consapevolezza della sostanziale necessità del lavoro riproduttivo, tradizionalmente attribuito alle donne, richiede una diversa visione sociale del welfare, una diversa organizzazione sociale del territorio e delle abitazioni, nonché una riqualificazione salariale di quello che molti chiamano "lavoro di cura", riducendone inoltre i tempi infiniti e ridi-stribuendoli socialmente. Parole chiave: lavoro riproduttivo, smart working, pandemia, welfare, donne
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Monaci, Massimiliano. "L'innovazione sostenibile d'impresa come integrazione di responsabilitŕ e opportunitŕ sociali". STUDI ORGANIZZATIVI, n.º 2 (abril de 2013): 26–61. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002002.

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Resumen
Le concezioni e le prassi di responsabilitŕ sociale d'impresa (CSR, corporate social responsibility) che si sono affermate sino a tempi molto recenti riflettono prevalentemente una logica reattiva, incentrata sulla necessitŕ delle aziende di rilegittimarsi nei confronti dei loro stakeholder corrispondendo alla richiesta di riduzione e prevenzione dei costi sociali legati all'attivitŕ d'impresa (degrado ecologico, disoccupazione conseguente a ristrutturazioni, ecc.). Tuttavia l'attuale periodo, anche per le incertezze e questioni poste dalla crisi economica, rappresenta una fase singolarmente feconda per andare oltre questo approccio adattivo e raccogliere la sfida di una visione piů avanzata della dimensione sociale dell'agire d'impresa come innovazione sostenibile. Tale modello si basa sulla valorizzazione di beni, risorse ed esigenze di significato sociale ed č indirizzato alla creazione di valore integrato - economico, umano-sociale e ambientale - nel lungo termine. La caratteristica centrale di questo profilo d'impresa č la tendenza a operare in maniera socialmente proattiva, sviluppando un'attitudine a cogliere o persino anticipare le direzioni del cambiamento sociale con i suoi bisogni e problemi emergenti e facendo sě che l'integrazione di obiettivi economici e socio-ambientali nei processi strategico-produttivi si traduca in fattore di differenziazione dell'offerta di mercato e in una reale fonte di vantaggio competitivo. Nel presente lavoro si indica la praticabilitŕ di un simile modello riferendosi ai risultati di una recente indagine condotta su un campione di dieci imprese italiane, eterogenee per dimensioni, collocazione geografica, fase del ciclo di vita e settori di attivitŕ, che si estendono da comparti tradizionali (come quelli alimentare, edilizio, sanitario, dell'arredamento e della finanza) a campi di piů recente definizione e a piů elevato tasso di cambiamento tecnologico (quali l'ingegneria informatica, la comunicazione multimediale, il controllo dei processi industriali e il risanamento ambientale). La logica di azione di queste organizzazioni sembra ruotare intorno a una duplice dinamica di "valorizzazione del contesto": da un lato, l'internalizzazione nella strategia d'impresa di richieste e al contempo di risorse sociali orientate a una maggiore attenzione per l'ambiente naturale, per la qualitŕ della vita collettiva nei territori, per i diritti e lo sviluppo delle persone dentro e fuori gli ambienti di lavoro; dall'altro lato, la capacitŕ, a valle dell'attivitŕ di mercato, di produrre valore economico e profitti generando anche valore per la societŕ. Nei casi analizzati č presente la valorizzazione delle risorse ambientali, che si esprime mediante la riprogettazione di prodotti e processi e politiche di efficienza energetica di rifornimento da fonti di energia rinnovabile, raccordandosi con nuove aspettative sociali rispetto alla questione ecologica. Č coltivato il valore umano nel rapporto spesso personalizzato con i clienti e i partner di business ma anche nella vita interna d'impresa, attraverso dinamiche di ascolto e coinvolgimento che creano spazi per la soddisfazione di svariati bisogni e aspirazioni che gli individui riversano nella sfera lavorativa, aldilŕ di quelli retributivi. C'č empowerment del "capitale sociale" dentro e intorno all'organizzazione, ravvisabile specialmente quando le condotte d'impresa fanno leva su risorse relazionali e culturali del territorio e si legano a meccanismi di valorizzazione dello sviluppo locale. Troviamo inoltre il riconoscimento e la produzione di "valore etico" per il modo in cui una serie di principi morali (quali la trasparenza, il mantenimento degli impegni, il rispetto di diritti delle persone) costituiscono criteri ispiratori dell'attivitŕ di business e ne escono rafforzati come ingredienti primari del fare impresa. E c'č, naturalmente, produzione di valore competitivo, una capacitŕ di stare e avere successo nel mercato che si sostiene sull'intreccio di vari elementi. Uno di essi coincide con l'uso della leva economico-finanziaria come risorsa irrinunciabile per l'investimento in innovazione, piuttosto che in un'ottica di contenimento dei costi relativi a fattori di gestione - come la formazione - che possono anche rivelarsi non immediatamente produttivi. Altrettanto cruciali risultano una serie di componenti intangibili che, oltre alla gestione delle risorse umane, sono essenzialmente riconducibili a due aspetti. Il primo č lo sviluppo di know-how, in cui la conoscenza che confluisce nelle soluzioni di business č insieme tecnica e socio-culturale perché derivante dalla combinazione di cognizioni specializzate di settore, acquisite in virtů di una costante apertura alla sperimentazione, e insieme di mappe di riferimento e criteri di valutazione collegati alla cultura aziendale. L'altro fattore immateriale alla base del valore competitivo consiste nell'accentuato posizionamento di marchio, con la capacitŕ di fornire un'offerta di mercato caratterizzata da: a) forte specificitŕ rispetto ai concorrenti (distintivi contenuti tecnici di qualitŕ e professionalitŕ e soprattutto la corrispondenza alle esigenze dei clienti/consumatori e al loro cambiamento); b) bassa replicabilitŕ da parte di altri operatori, dovuta al fatto che le peculiaritŕ dell'offerta sono strettamente legate alla particolare "miscela" degli altri valori appena considerati (valore umano, risorse relazionali, know-how, ecc.). Ed č significativo notare come nelle imprese osservate questi tratti di marcata differenziazione siano stati prevalentemente costruiti attraverso pratiche di attenzione sociale non modellate su forme di CSR convenzionali o facilmente accessibili ad altri (p.es. quelle che si esauriscono nell'adozione di strumenti pur importanti quali il bilancio sociale e il codice etico); ciň che si tratti - per fare qualche esempio tratto dal campione - di offrire servizi sanitari di qualitŕ a tariffe accessibili, di supportare gli ex-dipendenti che avviano un'attivitŕ autonoma inserendoli nel proprio circuito di business o di promuovere politiche di sostenibilitŕ nel territorio offrendo alle aziende affiliate servizi tecnologici ad alta prestazione ambientale per l'edilizia. Le esperienze indagate confermano il ruolo di alcune condizioni dell'innovazione sostenibile d'impresa in vario modo giŕ indicate dalla ricerca piů recente: la precocitŕ e l'orientamento di lungo periodo degli investimenti in strategie di sostenibilitŕ, entrambi favoriti dal ruolo centrale ricoperto da istanze socio-ambientali nelle fasi iniziali dell'attivitŕ d'impresa; l'anticipazione, ovvero la possibilitŕ di collocarsi in una posizione di avanguardia e spesso di "conformitŕ preventiva" nei confronti di successive regolamentazioni pubbliche in grado di incidere seriamente sulle pratiche di settore; la disseminazione di consapevolezza interna, a partire dai livelli decisionali dell'organizzazione, intorno al significato per le strategie d'impresa di obiettivi e condotte operative riconducibili alla sostenibilitŕ; l'incorporamento strutturale degli strumenti e delle soluzioni di azione sostenibile nei core-processes organizzativi, dalla ricerca e sviluppo di prodotti/ servizi all'approvvigionamento, dall'infrastruttura produttiva al marketing. Inoltre, l'articolo individua e discute tre meccanismi che sembrano determinanti nei percorsi di innovazione sostenibile osservati e che presentano, per certi versi, alcuni aspetti di paradosso. Il primo č dato dalla coesistenza di una forte tradizione d'impresa, spesso orientata sin dall'inizio verso opzioni di significato sociale dai valori e dall'esperienza dell'imprenditore-fondatore, e di apertura alla novitŕ. Tale equilibrio č favorito da processi culturali di condivisione e di sviluppo interni della visione di business, da meccanismi di leadership dispersa, nonché da uno stile di apprendimento "incrementale" mediante cui le nuove esigenze e opportunitŕ proposte dalla concreta gestione d'impresa conducono all'adozione di valori e competenze integrabili con quelli tradizionali o addirittura in grado di potenziarli. In secondo luogo, si riscontra la tendenza a espandersi nel contesto, tipicamente tramite strategie di attraversamento di confini tra settori (p.es., alimentando sinergie pubblico-private) e forme di collaborazione "laterale" con gli interlocutori dell'ambiente di business e sociale; e al contempo la tendenza a includere il contesto, ricavandone stimoli e sollecitazioni, ma anche risorse e contributi, per la propria attivitŕ (p.es., nella co-progettazione dei servizi/prodotti). La terza dinamica, infine, tocca piů direttamente la gestione delle risorse umane. Le "persone dell'organizzazione" rappresentano non soltanto uno dei target destinatari delle azioni di sostenibilitŕ (nelle pratiche di selezione, formazione e sviluppo, welfare aziendale, ecc.) ma anche, piů profondamente, il veicolo fondamentale della realizzazione e del successo di tali azioni. Si tratta, cioč, di realtŕ organizzative in cui la valorizzazione delle persone muove dagli impatti sulle risorse umane, in sé cruciali in una prospettiva di sostenibilitŕ, agli impatti delle risorse umane attraverso il loro ruolo diretto e attivo nella gestione dei processi di business, nella costruzione di partnership con gli stakeholder e nei meccanismi di disseminazione interna di una cultura socialmente orientata. In tal senso, si distingue un rapporto circolare di rinforzo reciproco tra la "cittadinanza nell'impresa" e la "cittadinanza dell'impresa"; vale a dire, tra i processi interni di partecipazione/identificazione del personale nei riguardi delle prioritŕ dell'organizzazione e la capacitŕ di quest'ultima di generare valore molteplice e "condiviso" nel contesto (con i clienti, il tessuto imprenditoriale, le comunitŕ, gli interlocutori pubblici, ecc.). In conclusione, le imprese osservate appaiono innovative primariamente perché in grado di praticare la sostenibilitŕ in termini non solo di responsabilitŕ ma anche di opportunitŕ per la competitivitŕ organizzativa. Questa analisi suggerisce quindi uno sguardo piů ampio sulle implicazioni strategiche della CSR e invita a riflettere su come le questioni e i bisogni di rilievo sociale, a partire da quelli emergenti o acuiti dalla crisi economica (nel campo della salute, dei servizi alle famiglie, della salvaguardia ambientale, ecc.), possano e forse debbano oggi sempre piů situarsi al centro - e non alla periferia - del business e della prestazione di mercato delle imprese.
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Silvestrelli, Paola. "Problematiche socio-economiche dei processi produttivi e distributivi di beni contraffatti". ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, n.º 3 (mayo de 2018). http://dx.doi.org/10.3280/edt3-2017oa6264.

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Negli ultimi trenta anni è stata rilevata una consistente espansione della produzione e della distribuzione di beni contraffatti a livello globale, in concomitanza allo sviluppo delle imprese industriali del Made in Italy e alla crescente attrattività dei prodotti "di marca". Sono numerosi i settori merceologici colpiti dalla contraffazione di prodotti e di marchi, la quale si configura come un fenomeno "strutturale" degli attuali sistemi economici, coinvolgendo imprese di produzione (regolari e illegali), differenti tipologie di intermediari commerciali (soprattutto quelli abusivi) e cittadini.Il presente lavoro è diretto ad analizzare i fattori-causa e le caratteristiche tecniche, economiche e sociali della contraffazione, collegando tali variabili alle trasformazioni verificatesi nelle strutture produttive, nei sistemi di distribuzione e nei modelli di consumo del nostro Paese. A tal fine, si evidenziano le interdipendenze tra questi fenomeni e i comportamenti dei soggetti economici, alla luce dell'evoluzione del modus operandi di fare affari, indotta dalla globalizzazione economica.Si delinea così uno "schema interpretativo" del fenomeno, che appare ormai come un insieme di attività illegali non del tutto avulse dalle filiere e dai distretti produttivi. Analizzando le ripercussioni socio-economiche della contraffazione e i danni da questa provocati ai vari soggetti (imprese, lavoratori, Stato e cittadini), vengono presentati alcuni strumenti per contrastare i comportamenti illeciti delle organizzazioni criminali; ciò al fine di tutelare i prodotti Made in Italy e le strategie di investimento delle imprese virtuose italiane.
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Tesis sobre el tema "Organizzazioni dei produttori"

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Vanzin, Alessandra <1992&gt. "Flessibilità e organizzazione del lavoro nei sistemi produttivi - Il caso Bortolini Paolo Srl". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9700.

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Resumen
In questa tesi si vuol proporre un’analisi approfondita della flessibilità interna e dell’organizzazione del lavoro nell’azienda Bortolini Paolo Srl, una piccola impresa metalmeccanica veneta. Operando come subfornitore industriale di particolari prodotti progettati su richiesta, la flessibilità diventa un’esigenza sia per l’azienda che per i clienti. Per raggiungere gli obiettivi di progetto ed evadere puntualmente gli ordini deve trovare un equilibrio virtuoso tra l’ottimizzazione del processo produttivo (tra cui i tempi di setup), la politica di gestione delle scorte e l’organizzazione del lavoro. Il modello di organizzazione del lavoro implementato, frutto della crisi, risulta in linea con le nuove sperimentazioni in corso all’estero miranti a dimostrare una produttività del lavoro superiore in giornate/settimane lavorative più brevi. L’obiettivo ultimo è quello di chiarire e verificare se la maggior produttività per ora di lavoro è dimostrata e dovuta a una buona gestione di produzione-scorte-lavoro o anche a una maggiore efficienza dei dipendenti maturata in seguito all’adozione di questo modello con maggior livello di welfare.
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Cinelli, Luca. "Miglioramento dei processi produttivi e logistici inbound nella GDO: il caso TEMSI s.r.l". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Resumen
Come ben noto ai più l’Italia è un Paese caratterizzato da un elevato costo del lavoro, che congiuntamente all’attuale periodo storico, non certo dei più floridi, comporta per le aziende italiane una sofferente situazione economica. Ecco che in questo complesso contesto si inserisce il mio elaborato di tesi, avvalorato da un tirocinio aziendale della durata di sei mesi svolto presso TEMSI s.r.l.: storica azienda di consulenza in ambito operations, operante sull’intero suolo nazionale, sia nel settore industriale che in quello dei servizi. Questo lavoro è il risultato di un’accurata analisi del mercato italiano della GDO. Scopo di questo elaborato è la reingegnerizzazione dei processi di un supermercato romano di 2.400mq. In particolare, l’intervento di efficientamento, che mi ha visto protagonista “sul campo” assieme all’Ing. Chiara Gerevini (mia correlatrice), riguarda il reparto dello Scatolame: in quanto caratterizzato da maggiori nozioni e peculiarità ingegneristiche. Tutto nasce dalla definizione dei tempi standard (ovvero tempistiche di riferimento per lo svolgimento di attività più o meno complesse) per ogni attività del reparto Scatolame clusterizzata in: attività dirette, di allineamento e indirette. Pertanto, dopo una descrizione qualitativa degli interventi migliorativi, si determinano i tempi standard delle suddette tre macroattività e tenendo conto dell’affaticamento per talune attività con opportuni coefficienti di correzione, si definisce il fabbisogno standard dell’intero reparto in termini di [h/wk]. Proseguendo si determina l’organico standard del reparto in termini FTE [Full Time Equivalenti], ovvero nel numero di contratti FT [Full Time da 38h/gg], tenendo presente delle ore di straordinario, delle malattie e delle ferie. Il risultato finale vedrà una riduzione del fabbisogno standard di ore lavorative del reparto, e dunque una riduzione dei costi del personale del reparto, garantendo i livelli di servizio richiesti dal Cliente committente.
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COMMISSO, FRANCESCO. "LA RIORGANIZZAZIONE DEI PROCESSI PRODUTTIVI NELL'ASSET MANAGEMENT IN UN'OTTICA DI COMPLIANCE: UNA METODOLOGIA PER L'ANALISI DEI COSTI". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/581.

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Resumen
Questa tesi ha per oggetto la definizione di un “prospetto di controllo” (Modello dei costi ) per la realizzazione di un’unica piattaforma di informazioni, che permetta al Management di un’impresa finanziaria di valutare quale tipo di progetto di integrazione dei processi sia più conveniente da applicare alla propria realtà aziendale. Il modello propone una metodologia in grado di evidenziare al Management “come” ed “in quale forma” l’IT/ICT siano in grado di sostenere un ciclo di crescita e di sviluppo stabile e duraturo. Il lavoro è stato suddiviso in tre sezioni, dedicate a tre specifici contenuti: • Sezione prima: “Il Business Process Reengeneering : una strategia basata sulle sinergie di piccoli progetti”; • Sezione seconda: “IL BPR come metodo di trasparenza per le aree di valutazione normativa e per lo scambio di informazioni”; • Sezione terza: “Il Modello di Valutazione di un progetto di Integrazione di processi e di sistemi informativi (Information Comunication Technology) all’interno di una società di Asset Management”.
This Thesis' subject is the definition of a "control prospect"(Cost Model) to build a unique information platform, that would enable the management of a financial company to evaluate which type of process-integration project would be suitable for their specific corporate situation. The Model proposes a framework capable to highlight "how" and "in which shape" the "IT/ICT" could sustain a stable and durable growth cycle. The Thesis has been divided in three sections, each one dedicated to a specific topic: 1- "Business Process Reengeneering : a strategy based on small projects synergies" 2-"The BPR as a transparent method of normative evaluation and information exchange" 3-"The Evaluation Model for a project of process and information system inteegration(Information Comunication Technology) for an Asset Management company"
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COMMISSO, FRANCESCO. "LA RIORGANIZZAZIONE DEI PROCESSI PRODUTTIVI NELL'ASSET MANAGEMENT IN UN'OTTICA DI COMPLIANCE: UNA METODOLOGIA PER L'ANALISI DEI COSTI". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/581.

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Questa tesi ha per oggetto la definizione di un “prospetto di controllo” (Modello dei costi ) per la realizzazione di un’unica piattaforma di informazioni, che permetta al Management di un’impresa finanziaria di valutare quale tipo di progetto di integrazione dei processi sia più conveniente da applicare alla propria realtà aziendale. Il modello propone una metodologia in grado di evidenziare al Management “come” ed “in quale forma” l’IT/ICT siano in grado di sostenere un ciclo di crescita e di sviluppo stabile e duraturo. Il lavoro è stato suddiviso in tre sezioni, dedicate a tre specifici contenuti: • Sezione prima: “Il Business Process Reengeneering : una strategia basata sulle sinergie di piccoli progetti”; • Sezione seconda: “IL BPR come metodo di trasparenza per le aree di valutazione normativa e per lo scambio di informazioni”; • Sezione terza: “Il Modello di Valutazione di un progetto di Integrazione di processi e di sistemi informativi (Information Comunication Technology) all’interno di una società di Asset Management”.
This Thesis' subject is the definition of a "control prospect"(Cost Model) to build a unique information platform, that would enable the management of a financial company to evaluate which type of process-integration project would be suitable for their specific corporate situation. The Model proposes a framework capable to highlight "how" and "in which shape" the "IT/ICT" could sustain a stable and durable growth cycle. The Thesis has been divided in three sections, each one dedicated to a specific topic: 1- "Business Process Reengeneering : a strategy based on small projects synergies" 2-"The BPR as a transparent method of normative evaluation and information exchange" 3-"The Evaluation Model for a project of process and information system inteegration(Information Comunication Technology) for an Asset Management company"
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Urbisaglia, Gianluca. "Relazioni sindacali e rapporti di lavoro nel contesto economico-produttivo del settore agricolo". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11562/981995.

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L'obiettivo principale di questo lavoro di ricerca è quello di fornire il quadro e la qualità delle tutele offerte per il lavoro subordinato dalla specifica normativa giuslavoristica e dalla contrattazione collettiva di lavoro, alla luce dell'evoluzione economico-produttiva del settore agricolo. La Thesis che si vuole dimostrare è che nel settore primario le tutele scaturenti dalla normativa legale e pattizia dei rapporti di lavoro subordinato e il sistema di relazioni sindacali non risultano appropriati al sistema economico-produttivo né corrispondono alle esigenze di tutela dei lavoratori, dei datori di lavoro e delle strutture collettive del sistema padronale
The study explores and discusses the specific national framework of Labour Law and Labour relations system in the agricultural sector. The study reveals that the country has a quite exhaustive structure of labour legislation and collective bargaining but practically the labour laws and contractual protections are inappropriate in terms of effective tutelage of workers' needs and does not reflects the evolution of the agricultural sector and its heterogenity of products and markets. The CAP and particular Italian agro-industrial legislation have contributed to all this
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FORESI, Elisa. "A Multisectoral Analysis for economic policy: an application for healthcare systems and for labour market composition by skills". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251178.

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L’Agenda Digitale Europea stabilisce il ruolo chiave delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) grazie a un mercato digitale unico basato su internet veloce e superveloce e su applicazioni interoperabili, al fine di ottenere vantaggi socioeconomici sostenibili COM(2010)245. Le TIC producono un'innovazione di prodotto e cambiamenti strutturali all'interno di tutto il sistema economico e possiamo affermare che dal punto di vista multisettoriale hanno un ruolo moltiplicativo sulla crescita economica, poiché l’aumento della domanda di TIC stimola a sua volta tutte le altre produzioni. Inoltre come riscontrato in letteratura economica, nelle istituzioni internazionali, nonché confermate dai dati periodici rilasciati dagli uffici statistici nazionali, una maggiore incidenza della popolazione attiva formalmente istruita in associazione con l'adozione delle TIC è altamente correlata ad una crescita robusta, sostenibile ed equa. In questo quadro è importante valutare il ruolo delle TIC nel sistema economico, in particolare verrà analizzato il ruolo delle TIC sia rispetto ad un particolare settore quello della sanità, che dal lato dei soggetti che dovrebbero essere parte attiva nella gestione delle TIC ovvero la situazione delle abilità digitali dei lavoratori dipendenti. Il primo articolo si focalizza sul ruolo delle TIC nella determinazione dell’output del settore sanitario, utilizzando il database WIOD (World Input Output Database), di 24 paesi nell’arco temporale 2000-2014, tenendo conto anche dei differenti sistemi sanitari nazionali. La produzione del settore “Sanità e Servizi Sociali” assume, almeno in alcuni paesi specifici, il ruolo di stimolo all’innovazione che compensa ampiamente quello di peso sul bilancio pubblico. Nel secondo articolo analizziamo come l’uso delle TIC stia progressivamente aumentando nel sistema sanitario italiano e in particolare come l'introduzione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), strumento di condivisione dei dati sanitari del singolo cittadino, potrebbe determinare cambiamenti nella produzione sui servizi sanitari. Verranno analizzati gli eventuali cambiamenti strutturali dei processi produttivi e della produzione totale applicando l'Analisi Strutturale di Decomposizione (SDA). La base dati di riferimento sarà la tavola di Input-Output riferita a due diversi periodi al fine di individuare i risultati sia degli effetti tecnologici sia della domanda finale a livello settoriale. Infine l’ultimo articolo ha l’obiettivo di valutare le conseguenze dei cambiamenti nella composizione dell'occupazione per competenza digitale all’interno del flusso di produzione e distribuzione del reddito. Verrà costruita una Matrice di Contabilità Sociale (SAM) che consente di rappresentare le relazioni tra i cambiamenti di produzione delle attività e i cambiamenti di compensazione dei dipendenti per competenze, grado di digitalizzazione e genere. LA SAM sviluppata nel documento è relativa all'Italia nel 2013; il lavoro è disaggregato in competenze formali / non formali / informali e, inoltre, competenze digitali / non digitali. Le abilità digitali del lavoro seguono la definizione di “competenza formale” della Commissione Europea (2000): i) competenza formale a seconda del livello di istruzione e formazione; ii) competenza non formale acquisita sul posto di lavoro e attraverso le attività delle organizzazioni e dei gruppi della società civile; iii) competenza informale non acquisita intenzionalmente durante la vita. In questo quadro è stata introdotta un'ulteriore classificazione di input di lavoro basata sull'uso / non utilizzo di computer collegati a Internet. Sulla base della SAM, è stato implementato un modello multisettoriale esteso. Infine, verrà individuata una struttura adeguata di domanda finale che consente di ottenere i migliori risultati in termini di valore aggiunto distribuiti a lavoratori più qualificati con una elevata competenza digitale.
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