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Grudina, Valeria, Roberto Burro y Ugo Savardi. "L'organizzazione cognitiva delle conoscenze: verifica sperimentale di un modello basato sulle mappe concettuali". DiPAV - QUADERNI, n.º 26 (marzo de 2010): 51–74. http://dx.doi.org/10.3280/dipa2009-026005.

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L'articolo si colloca all'interno del dibattito sulla definizione della conoscenza: "che cos'č la conoscenza", "come viene acquisita, rappresentata, utilizzata". L'ipotesi principale del presente lavoro coincide con la verifica sperimentale di un modello cognitivo di organizzazione delle conoscenze, secondo un processo di elaborazione di materiale conoscitivo (sul tema della psicologia generale) nella forma di mappa concettuale che si assume generalizzabile ai saperi (in genere).
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Dodet, Maurizio. "Psicoterapia cognitiva post-razionalista della coppia. Una proposta costruttivista". RICERCA PSICOANALITICA, n.º 2 (mayo de 2011): 39–56. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2011-002004.

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L'autore presenta l'approccio alla terapia di coppia secondo il "modello cognitivo costruttivista postrazionalista", rifacendosi, in particolare, ai concetti derivati dalle elaborazioni di Patricia Crittenden, Furio Lambruschi e Vittorio Guidano. Le dinamiche che sottendono la reciprocitŕ emotiva in un rapporto sentimentale sono considerate in stretto rapporto con l'attaccamento esperito nell'infanzia, considerato come la dimensione emotiva in cui si crea il significato personale che prende forma in una organizzazione di significato personale, di cui gli sono una delle componenti primarie. La scelta di un partner e la costruzione di un rapporto sentimentale sembrano essere in relazione con le caratteristiche e il grado di articolazione dell'assetto emotivo e cognitivo individuale. Il rapporto di coppia si genera dall'ingranarsi dei due stili sentimentali che sono espressione dei significati individuali ( ) e tendono a mantenere sentimenti di continuitŕ e di unicitŕ del sé nell'incontro intimo con l'altro da sé. In una terapia di coppia, l'obiettivo č quello di incrementare tale articolazione nell'analizzare come si ingranano i due significati individuali nelle varie fasi di formazione, mantenimento e crisi/rottura.
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Lambruschi, Furio. "La gestione della relazione terapeutica in un'ottica cognitivo-costruttivista ed evolutiva". QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, n.º 45 (enero de 2020): 41–66. http://dx.doi.org/10.3280/qpc45-2019oa8987.

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Nel presente articolo la relazione psicoterapeutica è considerata in una prospettiva costruttivista, evolutiva e interpersonale. Si propone un modello a tre assi del funzionamento umano, che rende conto delle diverse possibili organizzazioni del sé e delle loro possibili declinazioni su livelli diversi di funzionamento metacognitivo. Per ogni asse vengono quindi descritti i diversi possibili criteri di osservazione e di utilizzo clinico della relazione terapeutica. Su un primo asse viene valorizzata la consapevolezza nel terapeuta riguardo allo stile di regolazione emotiva e alla organizzazione dei sistemi di memoria proprio e del paziente in vista di una loro adeguata sintonizzazione e complementarietà nelle diverse fasi del processo psicoterapeutico. Sul secondo asse, si sottolinea come il lavoro di riparazione delle inevitabili rotture dell'alleanza di lavoro vada costantemente riportato agli specifici temi dolorosi e ai significati personali caratteristici del paziente da un lato e del terapeuta dall'altro. Sul terzo asse, vengono evidenziati i caratteristici modelli interpersonali dei pazienti con forti limitazioni nelle funzioni metacognitive insieme ad alcune attenzioni da porre nella gestione dei relativi cicli interpersonali.
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Mistri, Maurizio. "Processi cognitivi ed organizzazione dei distretti industriali". ARGOMENTI, n.º 30 (marzo de 2011): 39–67. http://dx.doi.org/10.3280/arg2010-030003.

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Questo saggio ha l'obiettivo di analizzare la capacitŕ di adattamento del sistema dei distretti industriali italiani ai cambiamenti in atto nella economia mondiale e nell'universo delle innovazioni tecnologiche. L'analisi viene compiuta con un riferimento costante alle basi cognitive dei processi decisionali degli agenti che operano nei distretti industriali. Il concetto di conoscenza, in effetti, ha una base strettamente cognitivista, a differenza di quanto č accaduto per il concetto di informazione. La riflessione sulla conoscenza in economia politica puň partire dall'idea che ogni sistema economico č incardinato in sistemi piů ampi (politici, culturali, militari, ecc.) che ne condizionano il funzionamento e le dinamiche evolutive. Ne deriva che nel mondo economico i processi dinamici non sono del tutto conoscibili ex ante, a causa dei limiti informativi e dei limiti computazionali a cui sono soggetti gli agenti economici.
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Campus, Donatella. "L'EREDITà DI HERBERT SIMON: TRA PSICOLOGIA COGNITIVA E SCIENZA POLITICA". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 31, n.º 2 (agosto de 2001): 291–311. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200030604.

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Introduzione Di Herbert Simon, scomparso nel febbraio scorso all'età di ottantaquattro anni, si può certamente dire che ha lasciato un segno tangibile in tutte le discipline di cui si è occupato nel corso della sua lunga e particolarmente versatile carriera scientifica. Anzi, seguendo l'esempio di Goodin (1999, 60), si dovrebbe forse parlare di diverse carriere parallele, di volta in volta teorico delle organizzazioni e scienziato politico, psicologo cognitivo, metodologo e filosofo della scienza, economista e studioso di intelligenza artificiale. Lo scopo di questa nota è, in particolare, esaminare il contributo di Simon a quella che egli stesso ha definito la sua «tribù di appartenenza», cioè la scienza politica. Più precisamente, il mio proposito è, da un lato, quello di analizzare l'apporto innovativo dato da Simon allo sviluppo della scienza politica; dall'altro, quello di ricostruire come le sue idee siano state recepite e sviluppate all'interno dei vari ambiti disciplinari.
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Gambardella, Dora, Rosaria Lumino y Emiliano Grimaldi. "Vivere la professione accademica. Lo stretching out del soggetto accademico nell'università italiana in transizione". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 160 (agosto de 2021): 178–99. http://dx.doi.org/10.3280/sl2021-160009.

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Il saggio ha l'obiettivo di contribuire al dibattito sulle forme molteplici del ‘vivere la professione accademica' nell'università italiana contemporanea. Presenta i primi esiti di un'esperienza di ricerca sulle trasformazioni della professione realizzata a Napoli presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II realizzata attraverso la conduzione di interviste in profondità ad accademici nell'area delle scienze umane e sociali. Il lavoro è strutturato in due parti. Nella prima parte del saggio si tratteggiano le principali pressioni cognitive ed etiche sostenute e promosse dalla messa in azione di meccanismi di governo, classificazione, visualizzazione e incentivazione del campo accademico e dei suoi soggetti nell'università italiana. La seconda sezione del saggio, partendo dalle narrazioni del sé accademico proposte dagli intervistati, fornisce uno spaccato significativo dei diversi modi di ridefinizione della professione accademica nel quale si possono individuare due principali linee di tensione. La prima riguarda l'accountability verso i diversi pubblici e beneficiari del lavoro accademico, mentre la seconda riguarda i valori fondanti della professione accademica ed il rapporto tra professione ed organizzazione.
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Kernberg, Otto F. "Correlati neurobiologici della teoria delle relazioni oggettuali". SETTING, n.º 44 (marzo de 2021): 41–77. http://dx.doi.org/10.3280/set2020-044003.

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Resumen
Quella che segue è una panoramica dell'attuale concettualizzazione neurobiologica dello sviluppo precoce, rilevante per le ipotesi della teoria psicoanalitica contemporanea delle relazioni oggettuali. Mi propongo di rivedere brevemente alcune aree fondamentali dell'indagine neurobiologica che, insieme, forniscono uno sfondo neurobiologico e una base per l'analisi dello sviluppo precoce delle relazioni oggettuali interiorizzate. Le aree pertinenti dello sviluppo neurobiologico includono: l'attivazione dei sistemi affettivi, la differenziazione sé/altri, lo sviluppo di una teoria della mente e dell'empatia, l'evoluzione della struttura del Sé e lo sviluppo dei processi di mentalizzazione. Parto da una breve panoramica del concetto psicoanalitico di organizzazione di personalità, che dovrebbe aiutarci a illustrare l'interazione tra disposizioni genetiche presunte e funzioni psicologiche correlate disponibili su base costituzionale, da un lato, e la presunta influenza delle relazioni oggettuali precoci sullo sviluppo della personalità, dall'altro. Le componenti di base dell'organizzazione di personalità comprendono: il temperamento, il carattere, l'identità, i sistemi valoriali e l'intelligenza (1). Il temperamento è determinato geneticamente, su base costituzionale, e consiste nella reattività dell'organismo agli stimoli ambientali in termini di risposte affettive, cognitive e comportamentali. Da un punto di vista psicoanalitico, gli affetti come sistemi motivazionali primari sollevano delle domande sul grado in cui le pulsioni siano costituite dall'integrazione dei corrispondenti affetti positivi ("libidici") o negativi ("aggressivi") e sul grado in cui gli affetti siano espressioni delle corrispondenti pulsioni sottostanti. In ogni caso, gli affetti danno il via alle interazioni Sé/altro e l'interiorizzazione di queste interazioni, sotto forma di memoria affettiva, determina i modelli comportamentali interiorizzati (secondo la terminologia dell'Attaccamento: IWMS) ovvero delle relazioni oggettuali interiorizzate (nei termini della teoria psicoanalitica delle relazioni oggettuali). Questi modelli o relazioni oggettuali interiorizzati gradualmente andranno a determinare dei pattern di comportamento abituale integrati di reazione, che costituiranno il carattere. L'organizzazione soggettiva dell'esperienza del Sé, in quanto parte delle relazioni oggettuali interiorizzate, si consolida gradualmente in un concetto integrato del Sé, con un'organizzazione in parallelo del concetto degli altri significativi; in altre parole, l'identità normale (4). L'identità normale rappresenta il correlato soggettivo del carattere, mentre il carattere riflette l'espressione comportamentale dell'identità, in quanto integra dinamicamente i pattern comportamentali. La progressiva interiorizzazione delle regole generali e non strumentali del comportamento sociale o del sistema dei valori etici (il "Super-Io", in termini psicoanalitici) costituisce un secondo livello di organizzazione di personalità, derivato dall'interiorizzazione delle relazioni oggettuali. Infine, il vero potenziale per l'inquadramento cognitivo delle esperienze affettive, e di tutte le esperienze percettive in generale, con il potenziale di astrazione dall'esperienza concreta delle regole generali e della comprensione della relazione tra se stessi e l'ambiente fisico e psicosociale costituisce l'intelligenza.Oggi è del tutto chiaro che i principali affetti primari emergono molto presto, e compaiono per la prima volta dopo poche settimane o mesi dalla nascita. Le strutture neurobiologiche e i sistemi dei neurotrasmittitori che determinano gli affetti esistono già al momento della nascita. Questi affetti primari comprendono: gioia, rabbia, sorpresa, paura, disgusto, tristezza (molto trascurato!), eccitamento sensuale delle superfici corporee, che costituisce la base della capacità di eccitazione sessuale
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Polenta, Stefano. "Quale learning per il XXI secolo?" EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, n.º 2 (noviembre de 2020): 458–83. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2020oa9654.

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Il tema dell'apprendimento è ormai al centro dei sistemi educativi. L'interesse per "come" la mente apprende ha sopravanzato il "cosa" apprende. Di qui l'enfasi sulle "competenze" che dovrebbero mettere in condizione il soggetto non solo di contribuire alla coesione sociale e alla propria crescita personale ma anche, come viene ribadito in molti documenti di importanti organizzazioni e decisori internazionali, allo sviluppo economico e alla crescita dell'occupazione nell'ambito di una learning economy. L'interesse che proviene da questi ambienti per una "nuova pedagogia" che fornisca "competenze2 utili alla crescente competizione nell'ambito del capitalismo cognitivo rischia, tuttavia, di enfatizzare solo la dimensione strumentale dell'apprendimento. In questo modo viene meno quella tensione fra soggettività e universalità che l'epoca della Bildung aveva impresso nel concetto di educazione e della quale oggi si sente un rinnovato bisogno. Il contributo intende affrontare queste tematiche proponendo tre "vertici" (creativo, estetico e etico) che intendono fornire un contributo per arricchire il concetto di apprendimento tenendo sullo sfondo proprio quello di universalità.
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De Masi, Franco. "Psicodinamica dell'attacco di panico. Un'utile integrazione tra psicoanalisi e neuroscienze". PSICOBIETTIVO, n.º 3 (noviembre de 2011): 75–104. http://dx.doi.org/10.3280/psob2011-003005.

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Questo lavoro vuole spiegare alla luce di considerazioni psicoanalitiche e neuroscientifiche lo schema ripetitivo dell'attacco di panico. Freud aveva considerato l'attacco di panico come una "nevrosi attuale", lontana da processi conflittuali. Alcune ricerche neuroscientifiche hanno dimostrato che le reazioni psicosomatiche, scatenate dalle situazioni di pericolo, dipendono al circuito primitivo della paura (che include l'amigdala), sono caratterizzate da risposte immediate ma non accurate e possono essere anche attivate da stimoli percepiti erroneamente come pericolosi. Il terrore traumatico č fissato nella memoria implicita e puň essere successivamente scatenato da uno stimolo condizionato legato alla situazione precedente di pericolo. Nell'attacco di panico, simile a un micro delirio costruito nella solitudine e nell'angoscia, l'evento traumatico creato nell'immaginazione acquisisce lo stesso potere dell'evento traumatico reale. Nel corso del tempo, tra corpo e psiche si stabilisce un corto circuito in cui il terrore rinforza le reazioni somatiche e le corrispondenti costruzioni psichiche. Le varie organizzazioni e i diversi livelli (biologico, neuro scientifico, associativo, traumatico) dell'attacco di panico determinano i diversi tipi di approccio terapeutico (farmacologico, cognitivo e psicoanalitico). Mentre il trattamento psicofarmacologico tende a ridurre la reazione neurovegetativa e il metodo cognitivo tenta di correggere i processi associativi e percettivi dei segnali di paura, la terapia psicoanalitica č allo stesso tempo un mezzo specifico per liberare i pazienti dagli attacchi di panico e un percorso indispensabile per la loro crescita emotiva.
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Borghi, Vando y Federico Chicchi. "I capricci della merce: produzione di merci come produzione di rapporti sociali". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 116 (abril de 2010): 20–30. http://dx.doi.org/10.3280/sl2009-116003.

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Karl Marx, in un contesto sociale a dire il vero molto diverso da quello presente, ha dimostrato come il processo di produzione delle merci č, allo stesso tempo, anche un processo di (ri)produzione sociale; un processo in cui non solo le merci, ma anche i rapporti sociali, sono continuamente prodotti in una forma adeguata allo stesso sviluppo capitalistico. Il saggio parte dalla considerazione che questa certamente ancora oggi valida assunzione, deve perň essere interpretata alla luce di due principali metamorfosi: da un lato la dicotomia tra produzione e consumo non puň piů essere considerata in modo cosě netto e radicale (come invece in una considerevole parte delle interpretazioni di origine marxista); dall'altro lato il fatto che le nuove catene di produzione globale del valore coinvolgono, sempre piů direttamente, nuove risorse che riguardano le facoltŕ umane fondamentali (lingua, comunicazione, socievolezza, capacitŕ cognitive e simboliche, capacitŕ sociali, ecc.). Alla fine del saggio, ci si propone inoltre di evidenziare alcune contraddizioni che i piů recenti sviluppi della relazione tra merci e rapporti sociali di produzione stanno causando in termini di rischio di auto-distruzione delle basi morali del capitalismo e di persistenza e crescita di rilevanza economica di pratiche di lavoro che cercano di evitare, come modalitŕ intrinseca della loro organizzazione, l'esercizio dello sfruttamento capitalistico.
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Benini, Stefania. "Tra Mogadiscio e Roma: Le mappe emotive di Igiaba Scego". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 48, n.º 3 (27 de agosto de 2014): 477–94. http://dx.doi.org/10.1177/0014585814543246.

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Il gesto di tracciare una mappa è atto di ordinamento cognitivo e di organizzazione dell’immaginazione, ma è anche atto fondante dell’identità e del suo posizionamento in relazione ai luoghi. Il saggio rintraccia le dinamiche affettive del vissuto della scrittrice italo-somala Igiaba Scego nella struttura di un libro – La mia casa è dove sono (2010) – pensato come mappa di due luoghi in dialogo l’uno con l’altro, Roma e Mogadiscio, fra memoria individuale ed epos familiare, fra scrittura autobiografica e narrazione orale, fra genealogia femminile e soggettività nomade, fra ex impero ed ex colonia, in senso letterale e in senso esistenziale. Tuttavia, il progetto benjaminiano di una mappa del vissuto di Igiaba si accompagna alla sua ironia e alla sua saudade, a un’appartenenza italiana che va dalla letteratura al calcio, e a un’appartenenza somala che non cessa di ricordare al pubblico italiano i crimini coloniali dell’età fascista e l’ancor più criminale amnesia che è seguita loro. Memorie auratiche e memorie funebri di Mogadiscio traspaiono dietro le sagome di monumenti e luoghi mitici di Roma, dal teatro Sistina all’elefantino del Bernini, dalla stele di Axum alla stazione Termini, in una condizione che va dalla diaspora alla rivendicazione di un’identità ibrida e in movimento, dove la mappa è luogo ma è anche, soprattutto, corpo.
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CATURANO, MARIANGELA. "Un Modello di Ricerca Evidence Based sull’Inclusione Scolastica In Italia". International Journal of Developmental and Educational Psychology. Revista INFAD de Psicología. 1, n.º 1 (2 de julio de 2016): 443. http://dx.doi.org/10.17060/ijodaep.2016.n1.v1.159.

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Abstract: Che cosa significa educazione inclusiva? In che modo è possibile sostenere lo sviluppo di un sistema che favorisca l’inclusione nella quotidiana realtà scolastica? Su un campione di 162 studenti, dagli 8 ai 16 anni, si vogliono misurare gli effetti di efficaci metodologie didattiche quali feedback, formative evaluation, collaborative learning, digital technology. Variabili stimate sono le competenze e le abilità trasversali alle discipline, i fattori cognitivo-emozionali del successo scolastico, l’autostima. Valutazione bio psico-sociale che si oppone alla valutazione bio-medica prevalente in Italia. Osservare tutti gli allievi, trasformare la risposta speciale in normalità, misurare le variabili del contesto scolastico favorevoli all’inclusione può contribuire a migliorare, in Italia, l’efficacia di investimenti pubblici stimati nel 2013 in € 4,7B. Qui si costruisce un modello, il cui disegno sperimentale impone metodologie riconosciute a livello internazionale ed europeo come l’evidence based education (EBE), necessarie per confrontare i risultati e replicare il modello in un contesto sovranazionale. I risultati entreranno a far parte del progetto pilota dell’European Agency For Special Needs avviato in tre paesi, tra cui l’Italia, e che verrà concluso nell’ottobre 2016.Parole chiave: inclusione, organizzazione inclusiva, metodologie didattiche, evidence based education Abstract: What is inclusive education? How you can support the development of a system that favors the inclusion in the daily school reality? On a sample of 162 students, aged 8 to 16 years, they want to measure the effects of effective teaching methods such as feedback, formative evaluation, collaborative learning, digital technology. Estimated variables are the skills and abilities to cross disciplines, cognitive-emotional factors of academic success, self-esteem. Rating bio psychosocial which opposes the prevailing bio-medical evaluation in Italy. Observe all students, to transform the special response in normal, measure the variables of the school environment favorable to the inclusion in Italy improves the effectiveness of a welfare amounted to € 4,7B. Here we build a model, whose experimental design requires methodologies recognized at international and European level as the evidence-based education (EBE), necessary to compare the results and replicate the model in a supranational context. The results will become part of the pilot project of the European Agency For Special Needs started in three countries, including Italy, and which will be concluded in October 2016.Keywords: inclusion, inclusive rules, educational methods, evidence based education, EBE
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Russo, Marcello, Filomena Buonocore y Maria Ferrara. "Inquadramento concettuale, prospettive teoriche e tendenze evolutive negli studi sulla diversitŕ nei gruppi di lavoro". STUDI ORGANIZZATIVI, n.º 1 (diciembre de 2012): 33–63. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-001002.

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La diversitŕ nei gruppi di lavoro rappresenta un tema di grande interesse per il mondo accademico e manageriale. La crescente attenzione verso tale tematica č riconducibile a due fenomeni ricorrenti nelle realtŕ organizzative moderne. Da un lato si consideri la diffusa tendenza nelle aziende ad un estensivo utilizzo del gruppo quale strumento per favorire processi decisionali su problemi complessi, una maggiore flessibilitŕ ed una efficace gestione della complessitŕ ambientale. Dall'altro lato si osserva la rilevanza dei recenti cambiamenti demografici della forza lavoro, caratterizzati da un incremento della partecipazione delle donne, degli ultracinquantenni e delle minoranze etnico-razziali alla vita lavorativa che hanno reso la diversitŕ un fenomeno o una condizione quotidianamente presente nell'organizzazione. La letteratura sul tema evidenzia che la diversitŕ rappresenta un'arma a doppio taglio, rappresentando al tempo stesso un valore aggiunto ed un elemento di debolezza per le organizzazioni. L'eterogeneitŕ dei componenti di un gruppo, infatti, rappresenta un valore aggiunto per le aziende alla luce della pluralitŕ di competenze, abilitŕ e frame cognitivi presenti che favorisce la considerazione di prospettive di analisi nuove e altrimenti mai considerate. Tuttavia, se non adeguatamente gestita, la diversitŕ puň trasformarsi rapidamente in un elemento di debolezza. La diversitŕ, infatti, puň accrescere la tensione all'interno del gruppo, favorendo la nascita di coalizioni o sottogruppi che possono minare la coesione interna e ridurre la capacitŕ decisionale di un gruppo. Alla luce delle presenti considerazioni, questo articolo si propone di illustrare i principali meccanismi di azione della diversitŕ all'interno dei gruppi di lavoro. Al fine di favorire una maggiore comprensione del tema, sarŕ affrontato in primis il problema dell'inquadramento concettuale attraverso un'analisi delle principali definizioni presenti in letteratura ed una descrizione delle dimensioni piů rilevanti con cui la diversitŕ puň manifestarsi all'interno dei gruppi di lavoro. Nella seconda parte del lavoro si considerano gli effetti che la diversitŕ produce sulle dinamiche organizzative dei gruppi di lavoro. L'attenzione č posta su una serie di prospettive di analisi che permettono di illustrare gli effetti che la diversitŕ puň generare sui processi relazionali e sui processi decisionali di gruppo. Infine, considerati i recenti contributi sul tema, il lavoro si conclude delineando tre aree di ricerca futura che possono stimolare un proficuo dibattito tra gli studiosi sul tema e rappresentare allo stesso tempo un'interessante research agenda per gli anni avvenire.
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Butera, Federico y Fernando Alberti. "Il governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ". STUDI ORGANIZZATIVI, n.º 1 (diciembre de 2012): 77–111. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-001004.

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I policy maker sono costantemente alla ricerca delle forme e degli strumenti per contribuire ad aumentare la prosperitŕ economica e sociale del proprio territorio. Gli studi a livello internazionale ci dicono che la prosperitŕ di un territorio č direttamente riconducibile alla sua competitivitŕ, e quindi in primis al livello di produttivitŕ e innovazione del sistema delle imprese. Come verrŕ ampiamente illustrato in questo articolo, le reti inter-organizzative - nella varietŕ di forme che l'evidenza empirica ci suggerisce - attraverso una flessibilitŕ senza precedenti, una piů veloce circolazione delle informazioni, la condivisione di visioni, saperi e conoscenza, l'efficiente e rapido scambio di risorse e competenze per competere, assicurano al tempo stesso specializzazione, efficienza e alti livelli di produttivitŕ. La configurazione e la natura di tali reti č in via di continua ridefinizione ed espansione e l'uso del termine rete č spesso generico o inappropriato. Anche i confini delle reti vanno continuamente ridefiniti, in un continuum che va dalle imprese tradizionali che esternalizzano e delocalizzano parte della loro produzione fino al puro networking di varia natura. Noi ci concentreremo solo su quelle reti interorganizzative che rappresentano forme nuove di impresa, di quasi impresa, di sistemi di imprese che consentono una gestione competitiva e innovativa della catena del valore e dei processi fondamentali, conseguendo risultati economici e sociali, in una parola prosperitŕ. Ci occuperemo in particolare del fenomeno piů nuovo che caratterizza l'Italian way of doing industry, ossia lo sviluppo e i successi delle medie imprese, nodi di reti inter-organizzative che coinvolgono non solo imprese piccole, ma anche imprese grandi, in una proiezione spesso globale. Su queste nuove forme di reti inter-organizzative, si apre uno spazio di intervento straordinario per i policy maker in azioni di attivazione, incentivazione e supporto, capaci di condurre a superiori livelli di competitivitŕ le imprese componenti le reti, le reti stesse e i territori da cui esse muovono, ovvero capaci di favorire una maggiore prosperitŕ. Tali spazi di governo delle reti inter-organizzative possono avere natura infrastrutturale (trasporti, edilizia, tecnologie, credito, servizi, ecc.), relazionale (governo della catena del valore, dei processi, dei flussi, delle architetture d'impresa, dei sistemi informativi e di comunicazione, dei sistemi professionali ecc.) e cognitiva (capitale umano, capitale intellettuale, sistema di valori e norme, ecc.). Tutte e tre queste dimensioni sono importantissime e vanno gestite congiuntamente in nuove forme di management assicurate dalle imprese "pivotali" e nell'ambito di quello che nell'articolo č definito come meta-management, ovvero quelle posizioni di attori pubblici e privati - spesso in raccordo fra loro - che assicurano supporto e guida strategica alle reti. Nuovi modelli di management e di meta-management implicano una conoscenza profonda della rete e, di conseguenza, una visione d'insieme attuale e futura sicura e convincente e una capacitŕ di execution che sappia consolidare o riorientare la rete; valorizzare le risorse, materiali e personali, lě racchiuse e soprattutto perseguire obiettivi e misurare risultati. Meta-management non significa favorire il mero networking tra imprese, ma attivarsi come agenzie strategiche e provvedimenti concreti capaci di disegnare politiche di accompagnamento e sostegno alla creazione e alla valorizzazione di robusti network tra imprese e tra imprese e istituzioni, che trascendano le consuete filiere e agglomerazioni locali. Una economia e una societŕ fatta di reti inter-organizzative non č uguale a quella fatta prevalentemente di singole imprese "castello". Sulle reti di impresa e sull'impresa rete incombono alcune rilevanti questioni a cui il nostro lavoro tenta di dare alcune risposte Vediamole qui di seguito. 1. Diagnosi. L'organizzazione a rete č oggi scarsamente riconoscibile. Come diagnosticarla, come identificarne le caratteristiche strutturali e comprenderne i problemi critici? 2. Sviluppo e progettazione. L'organizzazione a rete si puň supportare con adeguati servizi, sviluppare intenzionalmente o addirittura progettare, come qui si sostiene? E se sě, in che modo? I metodi da adoperare per gestire questo sviluppo sono certo diversi da quelli adottati da strutture accentrate, sono meno top-down e meno razionalistici: ma quali possono essere? 3. Stabilitŕ e mutamento. Ogni nodo o soggetto della rete fa parte di reti diverse, in alcuni casi abbandona in rapida successione le une per legarsi ad altre. Come combinare l'estrema mutevolezza di queste multiple appartenenze con l'esigenza di stabilitŕ e crescita di ogni singolo nodo, come far sě che l'intera rete si comporti come un "attore collettivo" capace di un governo? 4. Risultati. Se e come definire obiettivi o ri-articolarli velocemente nel tempo? Come valutare i risultati delle diverse dimensioni economiche e sociali? 5. Decisioni e misura. L'organizzazione a rete - come e piů dell'impresa tradizionale - cambia per repentine innovazioni, per adattamento, per micro-decisioni, per miglioramento continuo, č il risultato di scelte su cosa fare dentro e cosa comprare, su quali funzioni accentrare e quali decentrare, su quando acquisire o vendere unitŕ aziendali e su quando fare accordi, dove allocare geograficamente le attivitŕ. Vi sono criteri e metodi da adottare, per operare in questi contesti di agilitŕ, velocitŕ e rapiditŕ di processi decisionali? 6. Sistemi. Quali tecniche o sistemi operativi adatti all'impresa rete dovranno essere sviluppati? Quali sistemi di pianificazione e controllo di gestione dell'impresa rete, if any? Č possibile stabilire standard di qualitŕ per la rete? Come sviluppare dimensioni quali linguaggi, culture, politiche di marchio e di visibilitŕ, come potenziare le comunitŕ, come promuovere formazione e apprendimenti? 7. Strutture. Le reti di impresa includono una grande varietŕ di forme, come vedremo. La rete di imprese puň includere una parte di gerarchia: quali modelli di organigrammi sono compatibili? Quali sistemi informativi, di telecomunicazioni, di social network sono adatti per la rete di imprese? Quali sistemi logistici? Quali regole e contratti formali? Quali flussi finanziari? Le risorse umane si possono gestire e sviluppare lungo la rete? E in che modo? E che dire dei sistemi di controllo della qualitŕ? 8. Nascita e morte. La rete di imprese e soprattutto i suoi "nodi" hanno un tasso di natalitŕ/ mortalitŕ piů elevato dell'impresa tradizionale. Gestire la nascita e la morte delle imprese diventerŕ ancora piů importante che gestire le imprese. Chi lo farŕ e come? 9. Vincoli e opportunitŕ. La legislazione, le relazioni industriali, la cultura manageriale sono oggi vincoli e opportunitŕ allo sviluppo di forme di rete di imprese. La globalizzazione dell'economia, lo sviluppo dei servizi, le nuove tecnologie, la cultura dei giovani, invece, sembrano operare piů come fattori facilitanti quando addirittura non cogenti. Come gestire (e non subire) vincoli e opportunitŕ? Cosa puň fare l'impresa, e cosa possono fare le istituzioni pubbliche? Vi sono nuovi programmi e regole nazionali e regionali per la costituzione delle reti di impresa: quale č la loro efficacia e impatto? In tale quadro, un'Agenzia Strategica (una grande impresa, una media impresa, un ente governativo, una Camera di commercio, un'associazione imprenditoriale, un istituto di credito) puň esercitare un ruolo centrale nella promozione e governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ dei territori, mettendo a fuoco i propri interventi di policy avendo come oggetto prioritario queste nuove forme di impresa, quasi-impresa, sistemi di impresa usando diverse leve: - innanzitutto, fornendo o favorendo l'accesso a risorse chiave, come credito, finanziamenti, sgravi fiscali, servizi per l'internazionalizzazione, conoscenze, marketing ecc.; - agendo da fluidificatore delle reti tra imprese, che sappia rimuovere ostacoli nelle strutture relazionali e irrobustire nodi, processi, strutture di governance laddove necessario; inserendosi direttamente nelle strutture relazionali come ponte per connettere nodi disconnessi; - esercitando a pieno il ruolo di meta-manager di reti inter-organizzative ossia imprimendo al sistema un indirizzo strategico di fondo, governando i processi "politici" interni alla rete ossia la distribuzione di potere e risorse e creando le condizioni culturali, strategiche organizzative e tecnologiche; - facendo leva sull'essere un policy maker cross-settoriale e multi-territoriale. Le reti di impresa hanno successo se si integrano entro "piattaforme industriali" (ad es. IT, Green economy, portualitŕ e logistica), entro cluster territoriali (es. distretti, economie regionali, etc.), sistemi eterogenei interistituzionali (che includono imprese pubbliche, amministrazioni, istituzioni e associazioni). La nostra tesi č che azioni di governo della rete attraverso nuove forme di management e di meta-management sono tanto piů efficaci quanto piů contribuiscono a supportare e strutturare reti organizzative robuste o che tendono a diventare tali, ossia imprese reti e reti di impresa governate; sono tanto meno efficaci o quanto meno misurabili quanto piů supportano solo processi di networking poco definiti destinati a rimanere tali. Nei termini di Axelsson, policy e management hanno effetto su reti che esprimono a) modelli di relazione fra diverse organizzazioni per raggiungere fini comuni. Hanno un effetto minore o nullo quando le reti di cui si parla sono solo b) "connessioni lasche fra organizzazioni legate da relazioni sociali" o c) un insieme di due o piů relazioni di scambio.
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Di Rienzo, Paolo, Aline Sommerhalder, Massimo Margottini y Concetta La Rocca. "Apprendimento permanente, saperi e competenze strategiche: approcci concettuali nel contesto di collaborazione scientifica tra Brasile e Italia (Lifelong learning, knowledge and Strategic Competence: conceptual approaches in the context of scientific collaboration between Brazil and Italy)". Revista Eletrônica de Educação 12, n.º 3 (7 de octubre de 2019). http://dx.doi.org/10.14244/198271993584.

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Resumen
This essay aims to show some approaches in the understanding of the lifelong learning concepts, knowledge, competence, from a literature review with the contributions of Dewey, Bruner, Freire, Schon and Tardif among others. Coming from theoretical studies carried out by Italian researchers and a Brazilian researcher, through their Research Centers/Laboratories and international collaborative partnership between Brazilian and Italian Universities, this text addresses from the undertake scientific literature, key terms which support the held studies. From the considerations, it is highlighted the regular understanding around lifelong learning concept, which considers the human condition for the permanent learning and valuing experiences from different contexts, such as family and school (basic and higher education). In view of this, the approximation between the concepts of competence and knowledge was also highlighted, recognized and valued as fundamental elements for the learning process and for the development of critical and reflexive thinking, and consequently transforming daily problems and challenges. The task reinforces the research network, pursuing the improving theoretical knowledge to subsidize the scientific research production in the educational field, besides Brazilian or Italian academic walls.SommarioQuesto saggio ha l’obiettivo di presentare gli approcci sulla definizione dei concetti di apprendimento permanente, saperi e competenze, partendo da una revisione della letteratura, con i contributi,tra gli altri, di Dewey, Bruner, Freire, Schon e Tardif. A partire dall’analisi teorica condotta da ricercatori italiani e una ricercatrice brasiliana, mediante i loro centri di ricerca/laboratório, e l’accordo di collaborazione internazionale tra l’università brasiliana e italiana, questo testo affronta, in base alla letteratura scientifica, i termini chiave che supportano gli studi realizzati. Dalle argomentazioni espresse, emerge la posizione comune sul concetto di apprendimento permanente o per tutta la vita, che considera l’approccio umanistico e la valorizzazione delle esperienze provenienti da diversi contesti come la famiglia e la scuola (in particolare di base e superiore). In questa prospettiva, si mette in evidenzia anche l'approssimazione semantica tra i concetti di competenza e saperi, riconosciuti e valorizzati come elementi fondamentali per il processo di apprendimento e per lo sviluppo del pensiero critico e riflessivo, e di conseguenza trasformatore rispetto ai problemi e alle sfide quotidiane della vita. Il presente contributo rafforza la rete di ricerca congiunta, con l'obiettivo di migliorare le conoscenze teoriche per supportare lo sviluppo di ricerche in campo educativo, al di là delle mura accademiche brasiliane o italiane.Keywords: Lifelong learning, Knowledge, Strategic competence, Reflexive competence.Parole chiave: Apprendimento permanente, Saperi, Competenze strategiche, Competenze di riflessione.Palavras-chave: Aprendizagem permanente, Conhecimento, Competência estratégica, Competência reflexiva.ReferencesALBERICI, A. La possibilità di cambiare. Apprendere ad apprendere come risorsa strategica per la vita. Milano: Franco Angeli, 2008.ALBERICI, A.; DI RIENZO, P. Learning to learn for individual and society. In: R. Deakin CRICK, C. S.; K. REN (Eds), Learning to Learn. International perspectives from theory and practice. New York: Routledge, 2014, p. 87-104.BALDACCI M. Trattato di pedagogia generale, Roma: Carocci Editore, 2002.BANDURA A. 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