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  1. Tesis

Literatura académica sobre el tema "Nuovo Teatro"

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Tesis sobre el tema "Nuovo Teatro"

1

Bagnolini, Beatrice, Benedetta Lucchi, Nicola Ghetti, and Francesco Giovannetti. "Suasa senonum. Progetto per un nuovo parco archeologico." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/9973/.

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Resumen
Il sito archeologico di Suasa è stato oggetto di una lunga campagna di scavi iniziata negli anni sessanta, che ha portato alla pubblicazione di diversi saggi e ha stimolato l’attenzione di numerosi studiosi nel corso degli ultimi anni. Questo interesse, però, rimane un fenomeno ristretto agli addetti al settore e non vede una vera riflessione sul piano turistico. Suasa, infatti, rimane un gioiello culturale scarsamente conosciuto nel territorio ed escluso dai principali percorsi turistici. Il primo obiettivo del nostro intervento è quello di porre l’attenzione su un’area di così grande interesse e avvicinare le persone, esperti di storia e non, all’antica città, in modo che questa possa acquisire una nuova vita e ritrovare una sua valenza nel territorio. Il primo passo in questa direzione è stato quello di mettere in relazione il parco archeologico con gli altri siti archeologici della zona inserendolo in un sistema di offerta culturale volto all’esplorazione e all’approfondimento del territorio marchigiano e della sua storia. La posizione di Suasa sul fiume Cesano, inoltre, risulta particolarmente favorevole ad una integrazione dell’area con i percorsi cicloturistici, in quanto fornisce la possibilità di creare un parco fluviale di supporto a queste nuove tratte di collegamento, così come alle esistenti, andando ad aggiungere valore all’area. Questo elemento risulterà un fattore chiave per la collocazione e la definizione del visitor center del parco archeologico, il quale fa del rapporto tra il sito archeologico e il territorio il suo punto fondante. L’organizzazione del parco richiama quella che era l’organizzazione della città romana, cercando di restituire al visitatore non tanto l’immagine precisa di una ricostruzione, ma la logica e la successione degli spazi che l’impianto urbano poteva assumere. Gli interventi sulle emergenze, quindi, sono realizzati seguendo una coerenza progettuale e materica volta a minimizzare l’impatto sull’archeologia e nel contesto.
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2

Battiston, Valentina <1984&gt. "Intermezzi, balli e musiche strumentali: la consuetudine della musica nelle stagioni di prosa al Teatro Nuovo di Trieste, 1801-1867." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8375.

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Viene illustrata la consuetudine dell’utilizzo della musica nelle stagioni di prosa presso il Teatro Nuovo di Trieste dal 1801, anno della sua inaugurazione, al 1867, anno che sancì la fine dell’impero austriaco e l’avvio verso l’impero austro-ungarico. Tale utilizzo non si limita a episodi isolati, ma costituisce una pratica costante e continuativa. Ai fini dell’indagine sono stati presi in esame circa cento faldoni facenti parte dell’archivio dell’attuale teatro comunale Giuseppe Verdi di Trieste, oggi custodito presso il Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”. I documenti sono di tipo amministrativo: contratti (che stabiliscono gli obblighi di teatri, impresari, compagnie di attori, musicisti di vario genere), carteggi (soprattutto tra capocomici, la Presidenza teatrale e la direzione artistica del teatro), contabilità (spese serali e per intere stagioni, spese per copiatura di musica) e alcuni inventari. Durante le serate di prosa, brani strumentali venivano abitualmente inseriti negli intervalli tra gli atti, secondo una pratica diffusa anche in altri teatri italiani. Il repertorio appositamente costituito fu costantemente rinnovato con nuovi brani. La documentazione consente di identificare e analizzare tale repertorio e getta luce sulle modalità con le quali veniva eseguito in teatro. È altresì documentato l’utilizzo di intermezzi vocali e coreografici. La ricerca vuole contribuire a delineare un aspetto inedito di quella Trieste ottocentesca detta anche “città musicalissima”, in quanto l’educazione e la diffusione musicale erano particolarmente curate sia a livello di famiglia che nella vita quotidiana. In tale contesto, il Teatro Nuovo non è solo un luogo di rappresentanza d’élite ma è anche un punto d’incontro e di vero scambio culturale.
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3

Cacciagrano, Adele <1977&gt. "Il critico teatrale come operatore di scrittura scenica. La critica teatrale italiana tra pratica organizzativa e utilizzo dei nuovi media nel Nuovo Teatro e in alcune esperienze dal 2003 ad oggi." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4922/4/Cacciagrano_Adele_Tesi.pdf.

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La crisi del “teatro come servizio pubblico” degli Stabili, Piccolo Teatro in testa, si manifesta allo stadio di insoddisfazione interna già alla fine degli anni Cinquanta. Se dal punto di vista della pratica scenica, la prima faglia di rottura è pressoché unanimemente ricondotta alla comparsa delle primissime messe in scena –discusse, irritanti e provocatorie- di Carmelo Bene e Quartucci (1959-60) più difficile è individuare il corrispettivo di un critico-intellettuale apportatore di una altrettanto deflagrante rottura. I nomi di Arbasino e di Flaiano sono, in questo caso, i primi che vengono alla mente, ma, seppure portatori di una critica sensibile al “teatro ufficiale”, così come viene ribattezzato dopo il Convegno di Ivrea (1967) il modello attuato dagli Stabili, essi non possono, a ben vedere, essere considerati i veri promotori di una modalità differente di fare critica che, a partire da quel Convegno, si accompagnerà stabilmente alla ricerca scenica del Nuovo Teatro. Ma in cosa consiste, allora, questa nuova “operatività” critica? Si tratta principalmente di una modalità capace di operare alle soglie della scrittura, abbracciando una progressiva, ma costante fuoriuscita dalla redazione di cronache teatrali, per ripensare radicalmente la propria attività in nuovi spazi operativi quali le riviste e l’editoria di settore, un rapporto sempre più stretto con i mass-media quali radio e televisione e la pratica organizzativa di momenti spettacolari e teorici al contempo -festival, convegni, rassegne e premi- per una forma di partecipazione poi identificata come “sporcarsi le mani”. La seconda parte della tesi è una raccolta documentaria sull’oggi. A partire dal Manifesto dei Critici Impuri redatto nel 2003 a Prato da un gruppo di critici dell'ultima generazione, la tesi utilizza quella dichiarazione come punto di partenza per creare un piccolo archivio sull’oggi raccogliendo le elaborazioni di alcune delle esperienze più significative di questi dieci anni. Ricca appendice di materiali.<br>The crisis of "theater as a public service" exemplified on the Piccolo Teatro experience, shows its internal dissatisfaction at the end of the fifties. The firsts who fights against this cultural politic was the artists, Carmelo Bene it's one of the first with his early and provocative performances. By critical side, otherwise, is more difficult to identify some critics or intellectuals bearing of a similar explosive rupture. We can recall Arbasino and Flaiano but, in this case, also if their sensitive criticism against "Theatre Established" were very important, they can not be regarded as promoters of that different way of criticism outgoing from Ivrea Conference (1967) and that accompanied New Theatre from the Sixties to Eighty . But definitively what's this new "operation" criticism? Primarily this criticism is focused on a new operative manner that located itself at the threshold of writing practices. It's a criticism embracing a gradual, but steady removal from the theatrical chronicles, a radically rethink about the critical function so it finds very interesting to create new operational areas on magazines and focused publishing, on mass-media like radio and television and as organization of festivals, conferences, exhibitions and awards - both performative both theoretical- who are identified as "the criticism that dirting its hands". The second part of the thesis is a documentary collection on today. From Manifesto del Critico Impuro written in 2003 in Prato by a group of critics of the last generation, the thesis uses that Statement as a starting point for creating a small record based on some elaboration by someone among the most significant critical experiences of these last ten years. Interesting Appendix based on rare materials.
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Cacciagrano, Adele <1977&gt. "Il critico teatrale come operatore di scrittura scenica. La critica teatrale italiana tra pratica organizzativa e utilizzo dei nuovi media nel Nuovo Teatro e in alcune esperienze dal 2003 ad oggi." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4922/.

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Resumen
La crisi del “teatro come servizio pubblico” degli Stabili, Piccolo Teatro in testa, si manifesta allo stadio di insoddisfazione interna già alla fine degli anni Cinquanta. Se dal punto di vista della pratica scenica, la prima faglia di rottura è pressoché unanimemente ricondotta alla comparsa delle primissime messe in scena –discusse, irritanti e provocatorie- di Carmelo Bene e Quartucci (1959-60) più difficile è individuare il corrispettivo di un critico-intellettuale apportatore di una altrettanto deflagrante rottura. I nomi di Arbasino e di Flaiano sono, in questo caso, i primi che vengono alla mente, ma, seppure portatori di una critica sensibile al “teatro ufficiale”, così come viene ribattezzato dopo il Convegno di Ivrea (1967) il modello attuato dagli Stabili, essi non possono, a ben vedere, essere considerati i veri promotori di una modalità differente di fare critica che, a partire da quel Convegno, si accompagnerà stabilmente alla ricerca scenica del Nuovo Teatro. Ma in cosa consiste, allora, questa nuova “operatività” critica? Si tratta principalmente di una modalità capace di operare alle soglie della scrittura, abbracciando una progressiva, ma costante fuoriuscita dalla redazione di cronache teatrali, per ripensare radicalmente la propria attività in nuovi spazi operativi quali le riviste e l’editoria di settore, un rapporto sempre più stretto con i mass-media quali radio e televisione e la pratica organizzativa di momenti spettacolari e teorici al contempo -festival, convegni, rassegne e premi- per una forma di partecipazione poi identificata come “sporcarsi le mani”. La seconda parte della tesi è una raccolta documentaria sull’oggi. A partire dal Manifesto dei Critici Impuri redatto nel 2003 a Prato da un gruppo di critici dell'ultima generazione, la tesi utilizza quella dichiarazione come punto di partenza per creare un piccolo archivio sull’oggi raccogliendo le elaborazioni di alcune delle esperienze più significative di questi dieci anni. Ricca appendice di materiali.<br>The crisis of "theater as a public service" exemplified on the Piccolo Teatro experience, shows its internal dissatisfaction at the end of the fifties. The firsts who fights against this cultural politic was the artists, Carmelo Bene it's one of the first with his early and provocative performances. By critical side, otherwise, is more difficult to identify some critics or intellectuals bearing of a similar explosive rupture. We can recall Arbasino and Flaiano but, in this case, also if their sensitive criticism against "Theatre Established" were very important, they can not be regarded as promoters of that different way of criticism outgoing from Ivrea Conference (1967) and that accompanied New Theatre from the Sixties to Eighty . But definitively what's this new "operation" criticism? Primarily this criticism is focused on a new operative manner that located itself at the threshold of writing practices. It's a criticism embracing a gradual, but steady removal from the theatrical chronicles, a radically rethink about the critical function so it finds very interesting to create new operational areas on magazines and focused publishing, on mass-media like radio and television and as organization of festivals, conferences, exhibitions and awards - both performative both theoretical- who are identified as "the criticism that dirting its hands". The second part of the thesis is a documentary collection on today. From Manifesto del Critico Impuro written in 2003 in Prato by a group of critics of the last generation, the thesis uses that Statement as a starting point for creating a small record based on some elaboration by someone among the most significant critical experiences of these last ten years. Interesting Appendix based on rare materials.
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Scudeler, Camila Ladeira. "Cartografia diacrônica do Grupo Teatro Escambray (Cuba)." Universidade de São Paulo, 2018. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/27/27155/tde-02102018-163209/.

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Esta pesquisa busca, desde uma abordagem etnográfica e autoetnográfica, apresentar uma cartografia diacrônica do devir criativo e artístico do Grupo Teatro Escambray de Cuba, através das obras criadas a partir de pesquisas sobre as particularidades de seus espectadores (população camponesa) imersos em circunstâncias históricas, políticas, econômicas e geográficas que foram evoluindo e se modificando ao longo de cinquenta anos desde sua fundação em 1968 até 2018, e que dão mostra das distintas etapas do processo revolucionário levado a cabo na ilha caribenha desde 1959. O Grupo Teatro Escambray se tornou um marco no teatro cubano e no marco de teatro de grupo na América Latina por ter abandonado o contexto urbano como lugar de criação , para encarar a relação com um espectador não experimentado que vive no campo e que - no início de um período de mudanças no processo político de Cuba - enfrentou profundas contradições; uma nova maneira de criar que ecoou no chamado movimento de Teatro Nuevo na ilha e que dialogou com diferentes processos de criação em grupo que ocorreram na década de 1960 em países como Colômbia, Brasil, Uruguai e Argentina, entre outros. Esta cartografia diacrônica do Grupo Teatro Escambray foi abordada desde uma viagem íntima e pessoal da pesquisadora em uma espécie de intercambio e y retroalimentação donde tanto o objeto de estudo, como quem o estuda, experimentam as vicissitudes da mudança.<br>This research seeks, from an ethnographic and self-ethnographic approach, to present a diachronic cartography of the creative and artistic evolution of the Escambray Theater Group of Cuba, through the works created, from research on the particularities of its spectators (peasant population), with historical, political, economic and geographical circumstances that have evolved over fifty years since its founding in 1968 until 2018, which also show the different stages of the revolutionary process that has taken place on the Caribbean island since 1959. The Escambray Theater Group has marked a milestone within the Cuban theater and in the context of group theater in Latin America for having abandoned the urban context as a place of creation, to face the relationship with an inexperienced spectator who lives in the countryside and who - at the beginning of a period of changes within the political process of Cuba - faced deep contradictions; a new way of creating that echoed in what was called the New Theater movement on the island and that echoed with different group creation processes that took place in the 1960s in countries such as Colombia, Brazil, Uruguay and Argentina, among others. This diachronic cartography of the Escambray Theater Group has been approached from the intimate and personal journey of the researcher in a sort of exchange and feedback where both the object of study, and who studies it, experience the vicissitudes of change.
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Falcone, Maria Giovanna. "Verso una nuova (?) definizione di teatro politico: Strategie di scrittura scenica nelle creazioni multidiscilplinari di Motus." Doctoral thesis, Universitat Autònoma de Barcelona, 2015. http://hdl.handle.net/10803/328412.

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Resumen
In questo studio ci proponiamo di esplorare la definizione di “politico” nel teatro, applicandola all'intero percorso della compagnia italiana di teatro sperimentale Motus. L'ipotesi è rinvenire nell'opera del gruppo la “politicità” insita in vari livelli della sua produzione: in primis quello organizzativo, esplorato sin dal debutto nella scena contemporanea, in cui la definiamo insieme ad altri gruppi delle sua generazione come “isole nella rete”, fino alla recente occupazione di spazi come il teatro Valle a Roma e Macao a Milano. Nel primo segmento d'analisi esploreremo le opere degli esordi (1995-2002), caratterizzati da una forte ricerca sul linguaggio e dal rifiuto della dimensione mimetica: questa messa in discussione della poetica aristotelica rappresenta la cifra politica della prima fase indagata. La seconda è caratterizzata da istanze dove il discorso politico si fa più esplicito: dal progetto Pasolini alla rilettura del mito di Antigone, l'elemento ideologico ed il tema della Rivolta emergono con preponderanza, contribuendo a definire la compagnia dentro gli schemi di quello che definiremo come “terrorismo poetico”.<br>In this investigation we propose to explore the definition about the notion of “politic” in theatre, by his application on the entire accomplished of Motus, an italian experimental theatre group. The assumption is to recover in the work of this collective the “politcal level” inherent in the differents fields of his productions: in primis the organizational one, explored since the debut in the theatral contemporary scene ( phase that we define as “islands in the net”) till the late occupation of spaces as the Valle theatre in Rome and Macao in Milano. In the first segment of our analisys we explore the beginning works (1995-2002), with an essential characteristic: the strong research about languages and the disaffirmation of the mimetic dimension, that describes the politic magnitude of this first segment. The second one is emblematized by instances where the politic speech is becoming more explicit: from project Pasolini to the scenic construction about the mythe of Antigone (2004-2010), the ideologic item and the theme of rebellion appear preponderancly, determining the group in the patterns that we define as “poetic terrorism”.
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Manríquez, Morgado Francisca. "Nuevo teatro y centro cultural Teatro Imperio : plan barrio El Almendral Valparaíso, V región." Tesis, Universidad de Chile, 2013. http://www.repositorio.uchile.cl/handle/2250/114772.

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Arquitecto<br>La temática surge a partir de dos puntos, el primero de ellos, tiene relación con el desgaste y deterioro que presenta la ciudad de Valparaíso en diversos sectores que no están considerados dentro de la declaratoria de patrimonio de la humanidad, y en las cuales la planificación, además de las propuestas de intervención no han sido suficientes para revertir y potenciar estos sectores. En segundo lugar, está el llamado a concurso que realiza el MINVU, para generar un Plan Maestro para el Almendral, proponiendo la incorporación de proyectos detonantes que permitan revitalizar el barrio. El presente trabajo de título tiene como objetivo generar un proyecto detonante de la revitalización urbana en el barrio del Almendral, proveyéndole al sector de un nodo de actividad atractiva y funcional, no solo a nivel local sino que a nivel nacional complementándose con otros elementos similares como el teatro municipal de Santiago, beneficiando la expansión de la actividad cultural. En conjunto con lo anterior y como núcleo del proyecto, emplear una estructura patrimonial representativa de la historia de Valparaíso, como es el Teatro Imperio, recuperándolo de su estado de deterioro y subutilización. Además, este nodo busca complementar las funciones educacionales, administrativas y de entretención generando un grupo de infraestructuras alrededor del Teatro, de modo de tener actividad continua en torno a él.
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Belli, Luca. "La nuova scenografia di Viserba : la piazza come teatro." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/5218/.

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FRISCHMANN, DONALD HARRY. "EL NUEVO TEATRO POPULAR EN MEXICO. (SPANISH TEXT) (THEATER)." Diss., The University of Arizona, 1985. http://hdl.handle.net/10150/187949.

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Resumen
Based upon recent field research mainly in Mexico City, Guadalajara and Cuernavaca, as well as upon the theoretical writings of Nestor García Canclini, theoreticians of the Latin American New Theatre and researchers of Latin American popular culture, the present study seeks to prove and document the existence of a distinctly new movement in Mexican popular theatre. This new popular theatre has its roots in the early part of the 20th century but has rapidly developed only since 1965. It draws upon many popular dramatic forms, such as anonymous dramas of European origen, indigenous theatre, the commedia dell'arte, the proletarian dramas resulting from the Mexican Revolution of 1910, the "teatro carpero de revista", and the age-old tradition of the roaming artist and street vendor. These forms are used as a vehicle to focus upon themes relevant to the socio-economic and political status of the disenfranchised masses, and to raise the level of consciousness of the proletarian and peasant classes regarding the problems which affect them, in order that they might act to bring about significant beneficial change. The author distinguishes among three categories of popular theatre, based upon the area of operation or form of subsistence: (1) Popular theatre within the State (Teatro Conasupo de Orientacion Campesina, 1971-76; Proyecto de Arte Escenico Popular 1976-82; Teatro Popular del INEA, 1982-); (2) Proletarian Theatre (Centro Libre de Experimentacion Teatral y Artística, CLETA); (3) Independent Popular Theatre (Grupo Cultural Zero, Cooperativa Teatro Denuncia de Felipe Santander). All three categories exhibit similar influences and share the goals described above which place them fully within the movement of the Latin American New Popular Theatre.
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Castaldello, Giulia <1993&gt. "Le opere di Bai Wei, "nuova donna" nel teatro cinese moderno." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15087.

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Resumen
Bai Wei (1894-1987), pseudonimo di Huang Zhang, fu presumibilmente la prima drammaturga donna della storia moderna cinese. Dal 1918 al 1926 visse in Giappone, dove frequentò i corsi del celebre drammaturgo Tian Han, grazie al quale si avvicinò alla letteratura occidentale. Iniziò a scrivere opere teatrali con lo scopo di dare voce alla sua indignazione contro le ingiustizie della società, che considerava causate in particolar modo dal patriarcato, e per esprimere le sue sofferenze. Durante la sua vita, la drammaturga dovette infatti affrontare molti momenti tragici, come gli abusi da parte della famiglia del marito sceltole dal padre, i tradimenti del suo amante Yang Sao e la contrazione della gonorrea. Le sue pubblicazioni, che furono tra i primi risultati tangibili del teatro di sinistra, riflettevano le sue esperienze soggettive, in quanto erano tutte focalizzate sul destino delle donne e sulla rivoluzione, a cui la drammaturga aveva preso parte nel 1927, anno della fine dell’alleanza tra il Partito Nazionalista e il Partito Comunista. Esse furono influenzate dal realismo, la corrente letteraria di cui gli intellettuali cinesi si servirono maggiormente negli anni Venti, e da correnti letterarie provenienti dall’Occidente, come il simbolismo, l’estetismo e l’espressionismo, che si diffusero in Cina durante il Movimento del Quattro Maggio. La produzione di Bai Wei si divide in due fasi: la prima, fortemente influenzata dal modernismo e la cui opera più celebre è Dachu youlingta 打出幽灵塔 (Fuga dalla pagoda fantasma), inizia alla fine degli anni Venti e termina all’inizio degli anni Trenta, mentre la seconda ha inizio dopo l’incidente di Mukden del 1931, in seguito al quale Bai Wei partecipò attivamente alle proteste contro i giapponesi e si ispirò maggiormente al realismo nella scrittura di drammi come Di tongzhi 敌同志 (Il compagno nemico) e Beininglu mouzhan 北宁路某站 (Una certa fermata in via Beining). Un’altra sua opera significativa fu l’autobiografia Beiju shengya 悲剧生涯 (Vita tragica), che consiste in una rappresentazione delle esperienze personali di Bai Wei, e allo stesso tempo della situazione delle donne della sua generazione che lottavano per liberarsi delle tradizioni del passato.
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