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Artículos de revistas sobre el tema "Nuove strategie terapeutiche"

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Faggiano, Antongiulio, Roberta Modica, Francesca Rota, Fabio Lo Calzo, Agnese Barnabei, Genoveffa Pizza, Manila Rubino et al. "Nuove strategie terapeutiche per il trattamento dei NET". L'Endocrinologo 18, n.º 5 (29 de agosto de 2017): 208–13. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-017-0345-8.

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Testa, Sophie, Emilia Cancellieri y Oriana Paoletti. "Nuove strategie terapeutiche e ruolo del laboratorio: i farmaci anticoagulanti orali ad azione diretta". La Rivista Italiana della Medicina di Laboratorio - Italian Journal of Laboratory Medicine 9, n.º 2 (26 de junio de 2013): 105–9. http://dx.doi.org/10.1007/s13631-013-0013-3.

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Magistroni, Riccardo. "La ricerca oggi". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, n.º 3 (10 de julio de 2013): 282–87. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1056.

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Resumen
La ricerca di base ha identificato i due principali difetti legati alla patologia policistica: a) le cellule cistiche proliferano eccessivamente e b) queste cellule secernono del fluido che ingrossa le cisti. Le principali strategie in studio nell'ADPKD consistono nell'utilizzo di farmaci in grado di interferire con i meccanismi cellulari legati a questi difetti. Una delle strategie esplorate è stata l'inibizione del sistema mTOR. Purtroppo, due trial clinici hanno fallito nel mostrare un'attività protettiva di questa classe di farmaci. La somatostatina è un'altra molecola sotto intensa validazione clinica. Al momento, i dati suggeriscono una sua possibile azione di contrasto sulla malattia ADPKD, ma i dati sono ancora preliminari per conclusioni clinicamente significative. Il Tolvaptan è un antagonista recettoriale della vasopressina che è stato ampiamente studiato: un trial clinico di numerosità adeguata ha suggerito un possibile effetto positivo di questa molecola nella riduzione della crescita dei volumi renali e nel raggiungimento di target clinici significativi. Il prossimo futuro vede in campo nuovi trial clinici esplorativi di molecole già valutate nel recente passato e di nuove strategie terapeutiche. Per la numerosità dei pazienti arruolati attira l'attenzione della comunità scientifica lo studio HALT, che esplorerà il ruolo dei farmaci antagonisti del sistema renina-angiotensina nel rallentamento della progressione dell'ADPKD. Inf ne, una categoria di farmaci precedentemente inesplorati riguarda gli inibitori del recettore dell'Epidermal Growth Factor. La ricerca clinica nell'ADPKD è straordinariamente attiva in questo periodo e questa considerazione permette un cauto ottimismo sulle possibili prospettive terapeutiche in questa patologia rimasta a lungo orfana. Qualche ombra sulla prospettiva dei risultati futuri nella ricerca clinica in questo campo proviene dalla constatazione in un numero considerevole di trial di disegni metodologicamente non adeguati.
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Sparacia, G., R. Lagalla, M. De Maria y A. E. Cardinale. "La risonanza magnetica funzionale nello studio dell'ischemia cerebrale in fase iperacuta". Rivista di Neuroradiologia 9, n.º 5 (octubre de 1996): 529–40. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900504.

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Resumen
Nell'ambito delle potenzialità di studi funzionali con risonanza magnetica (fMRI), la tecnica «diffusion-weighted imaging» (DWI) – consentendo la misurazione «in vivo» delle alterazioni del coefficiente di diffusione apparente (ADC) delle molecole dell'acqua nel contesto del tessuto encefalico – riveste un ruolo di preminente importanza quale strumento di valutazione non invasivo del danno ischemico cerebrale in fase iperacuta. Nei pazienti affetti da ictus cerebrale il focolaio ischemico si dimostra, sin dai primi minuti dalla sua insorgenza, come area di iperintensità di segnale nelle immagini DWI in relazione alla riduzione del coefficiente di diffusione apparente che consegue al deficit energetico indotto dall'ipossia ischemica e all'associata insorgenza dell'edema citotossico. Attraverso la tecnica DWI è pertanto possibile identificare il focolaio ischemico con netto anticipo rispetto alla comparsa di anomalie di segnale nelle immagini RM convenzionali T2 ponderate. In questo articolo vengono discussi i principi fisici e i preliminari riferimenti metodologici di questa tecnica funzionale, nonché le potenzialità diagnostiche nella valutazione dell'ischemia cerebrale. In particolare, l'utilizzo di sequenze Eco-Planari (EPI) «diffusion-weighted» consente di ipotizzare larghe prospettive di impiego della tecnica DWI nel monitoraggio dell'evoluzione dell'ischemia cerebrale, con riferimento anche all'avvento di nuove strategie terapeutiche che consentano di realizzare in ambito neurologico quanto, in ambito cardiologico, è già stato messo in atto per il trattamento precoce dell'ischemia miocardica.
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Messina, A., A. P. Casani, M. Manfrin y G. Guidetti. "Italian survey on benign paroxysmal positional vertigo". Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, n.º 4 (agosto de 2017): 328–35. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1121.

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Resumen
La vertigine parossistica posizionale benigna (VPPB) è il tipo più comune di vertigine periferica. Frequentemente dopo il primo episodio la VPPB presenta recidive, con un tasso di ricorrenza tra il 15% ed il 50%. Ad oggi non vi è chiarezza sui processi eziopatogenetici che portano al distacco degli otoconi né su quali siano i fattori che rendono la VPPB una patologia recidivante, ma recenti studi epidemiologici hanno evidenziato una possibile associazione con fattori di rischio cardiovascolari. Lo scopo del presente studio (Sesto Senso Survey) è stato quello di valutare nella popolazione italiana, attraverso un’indagine osservazionale, le principali caratteristiche demografiche e cliniche dei pazienti con VPPB (primo episodio o ricorrente), con particolare attenzione ai potenziali fattori di rischio cardiovascolare. L’indagine è stata condotta in 158 centri di Vestibologia in tutta Italia su 2.682 pazienti (età media 59,3 ± 15,0 anni; 39,1 maschi e 60,9% femmine) affetti da VPPB, da gennaio 2013 a dicembre 2014. I risultati hanno mostrato in questi pazienti l’alta prevalenza di fattori di rischio cardiovascolari come ipertensione arteriosa (55,8%), ipercolesterolemia (38,6%) e diabete (17,7%), oltre ad una elevata familiarità per malattie cardiovascolari (49,4%). In un’elevata percentuale di pazienti si è inoltre registrata la presenza di ipoacusia (42,9%), acufeni (41,2%) o entrambi (26,8%). Significativamente correlata agli episodi di recidiva di VPPB è risultata la presenza di ipertensione arteriosa, dislipidemia e comorbidità cardiovascolare accertata (range OR tra 1,84 e 2,31). Rilevanti anche le associazioni con diabete e patologie tiroidee e autoimmuni (range OR tra 1,73 e 1,89). I risultati dell’indagine confermano la significativa associazione tra comorbidità cardiovascolari e VPPB recidivanti e le identificano come importante potenziale fattore di rischio per le recidive di VPPB nella popolazione italiana, aprendo la strada alla valutazione di nuove strategie terapeutiche nel trattamento di questa patologia.
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Corsello, Antonella y Marinella Buttafarro. "Don Chisciotte e i mulini a vento: il bambino come risorsa nella terapia con la famiglia ricomposta". RIVISTA DI PSICOTERAPIA RELAZIONALE, n.º 33 (junio de 2011): 85–94. http://dx.doi.org/10.3280/pr2011-033006.

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Nella societŕ italiana attuale, la famiglia ricomposta rappresenta una realtŕ sempre piů diffusa. Ciň spinge anche l'ambito della psicoterapia familiare a interrogarsi su cosa sia una famiglia ricomposta e quale sia la sua struttura. In questo articolo le autrici affrontano questo tema utilizzando la loro esperienza all'interno di un percorso di terapia familiare con una famiglia ricomposta. La ricerca di una nuova struttura sollecita il sistema terapeutico a confrontarsi con i propri vincoli e a trovare nuovi strumenti e strategie per trasformarli in risorse. Il bambino, attraverso i suoi sintomi, indica una direzione da percorrere, che impone a ciascuno una rinegoziazione delle regole e dei ruoli.
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Lombardi, Duccio. "Prospettive terapeutiche nella cura del morbo di Addison". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, n.º 1 (3 de julio de 2013): 2–5. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.993.

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In questo editoriale sono valutate e analizzate alcune applicazioni terapeutiche innovative che potrebbero permettere un nuovo e differente approccio alla cura del morbo di Addison. Sebbene le conoscenze relative a questa malattia siano ancora limitate, soprattutto a causa della sua rarità, i principali meccanismi patogenetici del morbo sono qui valutati nell'ottica di capire quali potrebbero essere le future strategie terapeutiche per la cura di questa patologia. Attraverso l'analisi delle questioni di natura genetica e immunologica che caratterizzano l'Addison e cercando di comprendere quale potrebbe essere il ruolo delle cellule staminali adrenocorticali nella rigenerazione delle funzioni ghiandolari, sono, infine, riportati due studi clinici e alcune possibilità terapeutiche che potrebbero cambiare profondamente l'approccio a tale patologia.
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Casini, M. y M. L. Di Pietro. "Clonazione: il dibattito biogiuridico in Francia e il contesto internazionale". Medicina e Morale 52, n.º 4 (31 de agosto de 2003): 667–701. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2003.665.

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Nel gennaio scorso il Senato francese – nell’ambito dell’intenso dibattito sulla revisione delle Lois Bioéthiques del 1994 – ha approvato un disegno di legge che vieta ogni forma di clonazione, vale a dire non solo la clonazione c.d. “riproduttiva”, ma anche la clonazione c.d. “terapeutica”. Si tratta di un risultato importante, ma non ancora definitivo perché su di esso pende la decisione dell’Assemblea Nazionale. Tuttavia merita di essere segnalato, perché controcorrente rispetto al generale atteggiamento favorevole alla “clonazione terapeutica” e contrario alla “clonazione riproduttiva” ed in linea, dunque, con le indicazioni del Parlamento Europeo secondo cui “una nuova strategia semantica cerca di indebolire il significato morale della clonazione umana” poiché “non vi è alcuna differenza tra clonazione a fini terapeutici e clonazione a fini di riproduzione”. Nell’articolo la decisione del Senato viene inserita in un duplice contesto: quello del dibattito biogiuridico in Francia e quello che, più o meno contemporaneamente, è andato e va svolgendosi nel panorama internazionale. I numerosi documenti passati in rassegna mettono in evidenza come, ancora una volta, l’embrione umano sia al centro della discussione: se l’embrione è un oggetto, può essere utilizzato per raggiungere gli obiettivi della medicina rigenerativa, ma se è un soggetto non può essere strumentalizzato per nessun fine. Il principio di relazionalità, il principio di uguaglianza, il principio di solidarietà, il principio cautelativo sono le indicazioni che la moderna concezione del diritto offre per dire che ogni soggetto umano è sempre un soggetto giuridico.
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Pessolano, Giuseppina, Vincenzo De Biase, Diana Zarantonello, Chiara Caletti, Paola Tomei, Antonio Lupo y Gianluigi Zaza. "Polmonite interstiziale secondaria a trattamento con everolimus in un paziente portatore di trapianto renale: un case report". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, n.º 1 (3 de noviembre de 2013): 32–36. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.999.

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Gli inibitori di mTOR (mTORi, mammalian target of rapamycin; sirolimus ed everolimus) sono stati introdotti in clinica nel tentativo di migliorare le strategie terapeutiche in corso di trapianto d'organo, garantendo un adeguato potere immunosoppressivo ed evitando la nefrotossicità propria degli inibitori delle calcineurine. Inoltre, nel corso del tempo, è emerso dalla letteratura un buon potenziale antineoplastico e cardioprotettore di questa categoria farmacologica. Comunque, come altri immunosoppressori, tali farmaci sono accompagnati da effetti collaterali, spesso dose dipendenti, reversibili dopo minimizzazione o sospensione del farmaco. A tal proposito, sono sempre più evidenti le segnalazioni di quadri polmonari patologici correlati all'uso degli mTORi. Di seguito viene riportato il caso di una giovane donna nefrotrapiantata, in follow-up presso il nostro Centro e ricoverata per un quadro clinico caratterizzato da febbre e tosse persistente non responsivi alla terapia antibiotica. La TC Torace, al momento della ammissione nel nostro reparto, evidenziava un quadro molto suggestivo di polmonite organizzata o infiltrati interstiziali (BOOP), verosimilmente iatrogeno secondario all'uso cronico di everolimus. Sulla base della suddetta diagnosi abbiamo ridotto significativamente la posologia dell'mTORi raggiungendo trough level stabili di 2.5–3 ug/L. Dopo alcuni giorni dalla modifica terapeutica abbiamo assistito al miglioramento del quadro clinico con la defervescenza della paziente e la riduzione della sintomatologia polmonare. Inoltre, le ricerche microbiologiche e neoplastiche effettuate su broncoaspirato sono risultate negative. In 15^ giornata, la paziente eseguiva una nuova TC Torace di controllo che evidenziava, dopo confronto con la precedente, notevole attenuazione delle multiple aree di addensamento. A distanza di tre mesi, il quadro polmonare è ulteriormente migliorato, la funzionalità renale è stabile e le condizioni cliniche della paziente sono buone. Il nostro caso clinico descrive una verosimile Lung Syndrome correlata all'uso di everolimus risolta soltanto con significativa riduzione della posologia del farmaco. La nostra esperienza potrebbe essere utile per il trattamento delle complicanze polmonari sempre più frequenti nei pazienti nefrotrapiantati trattati con inibitori di mTOR.
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Lacquaniti, A. y M. Buemi. "Nefropatia da mezzodi contrasto: il parere del Nefrologo". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, n.º 2 (26 de enero de 2018): 6–8. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1129.

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Resumen
La nefropatia da contrasto (CIN) rappresenta oggi la terza causa di insufficienza renale acuta (AKI) in pazienti ospedalizzati, condizione da ricondurre a un incremento dei pazienti che si sottopongono a procedure radiologiche interventistiche richiedenti la somministrazione intravascolare di mezzi di contrasto iodati (ICM). Bisogna inoltre considerare un incremento di soggetti con fattori di rischio quali l'età avanzata, una preesistente patologia renale, scompenso cardiaco, infarto del miocardio, diabete mellito. Si considera CIN la presenza di un incremento assoluto (= 0.5mg/dL) e relativo (= 25%), rispetto ai valori basali, della creatinina sierica (sCreat) a 48–72 ore dall'esposizione dell'ICM. È noto però come in pazienti con variazioni acute del filtrato glomerulare (GFR), sCreat è un marker dotato di poca sensibilità e specificità diagnostica. Infatti, il 25–50% dell'incremento della creatinina, con alto valore predittivo di CIN, si verifica più frequentemente solo 24 ore dopo la somministrazione dell'ICM. Negli ultimi anni, sono stati condotti studi non solo al fine di identificare nuovi biomarcatori, ma anche per valutare eventuali strategie terapeutiche preventive. La somministrazione endovenosa di soluzione salina allo 0.9% è ampiamente accettata come terapia profilattica di CIN. Diversi sono inoltre gli studi condotti che prevedono la somministrazione di bicarbonato di sodio o di N-acetilcisteina (NAC). Purtroppo molti studi mancano di potenza statistica o sono basati su diverse definizioni di CIN. Ciò ha determinato la mancanza di linee guida universali accettate dai radiologi, nefrologi, cardiologi o da altre figure professionali coinvolte. Sono quindi necessari ulteriori studi al fine di validare i risultati sino ad ora ottenuti, specie utilizzando marcatori dotati di maggiore potere diagnostico e prognostico rispetto alla creatinina sierica, quali NGAL, Cistatina C e KIM-1.
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Masola, V., S. Granata, M. Proglio, G. Gambaro, A. Lupo y G. Zaza. "Eparanasi: un nuovo biomarker di fibrosi e un potenziale target farmacologico per ridurre la progressione del danno renale cronico". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, n.º 2 (26 de enero de 2018): 10–15. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1131.

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Resumen
Il trattamento poli-farmacologico ha determinato, nel corso degli anni, un significativo rallentamento della progressione della malattia renale cronica verso lo stadio di uremia terminale, ma siamo ancora distanti dallo sviluppo di interventi terapeutici in grado di bloccare questo inesorabile e irreversibile processo. Studi clinico-patologici hanno chiaramente dimostrato che il principale elemento coinvolto nel danno renale è la fibrosi tubulo-interstiziale e che il meccanismo patogenetico alla base di questa condizione ha inizio in larga parte nel compartimento tubulare. In particolare, il processo di transizione epitelio-mesenchimale gioca un ruolo importante nella genesi del danno cronico. Durante questo processo, le cellule epiteliali tubulari subiscono un incremento significativo di markers di superficie di natura mesenchimale e, grazie al rimodellamento del citoscheletro e alla degradazione della membrana basale, sono in grado di migrare nell'interstizio dove svolgono un ruolo chiave nel processo patogenetico. In questo contesto, sembra avere un ruolo chiave l'enzima eparanasi, una endo-β-D-glucuronidasi che taglia le catene dell'eparan-solfato a livello di siti specifici intracatena, e partecipa attivamente alla degradazione e al rimodellamento della matrice extracellulare. La degradazione dei vari costituenti dell'ECM, inclusi i proteoglicani eparan-solfato fa-vorisce il rilascio di fattori trofici quali il FGF-2 che induce l'espressione dei marcatori mesenchimali alfa-SMA, VIM e FN, porta alla degradazione della membrana basale mediante la secrezione di metalloproteinasi della matrice ed aumenta la motilità cellulare. L'epressione dell'eparanasi è regolata da fattori di trascrizione, dalla metilazione del DNA e da varie molecole endogene. L'importanza di questo enzima è stata confermata clinicamente dal riscontro di una sua iperespressione in preparati istologici di biopsie effettuate in soggetti affetti da nefropatie croniche (per esempio, nefropatia diabetica). Pertanto visto l'importante ruolo dell'eparanasi sono in fase di standardizzazione numerose strategie per inibire la sua espressione genica e/o la sua attività enzimatica. Infine, è stato proposto il suo possibile utilizzo come biomarker di progressione del danno tubulo-interstiziale da utilizzare routinariamente in ambito nefrologico.
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Lasalvia, Antonio, Benedetta Stefani y Mirella Ruggeri. "Needs for care in psychiatric patients: a systematic review II. Needs for care on individual level". Epidemiology and Psychiatric Sciences 9, n.º 4 (diciembre de 2000): 282–307. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00008411.

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RIASSUNTOScopo - Il presente articolo costituisce la seconda parte di un più ampio lavoro di revisione degli studi sui bisogni di cura in ambito psichiatrico. Nella prima parte sono stati analizzati i risultati degli studi sui bisogni di servizi nella popolazione generate. In questa seconda parte viene passata in rassegna la letteratura sui bisogni individuali e discusso il ruolo giocato dalla valutazione di tali bisogni nella pianificazione dell'assistenza psichiatrica. Metodo - Mediante ricerca computerizzata (effettuata con i database MEDLINE e PsycLit) integrata da una ricerca manuale (realizzata consultando gli indici analitici delle principali riviste psichiatriche internazionali) sono stati selezionati i lavori pubblicati sull'argomento da Gennaio 1980 a Giugno 1999. La revisione della letteratura è stata realizzata suddividendo gli studi condotti nella popolazione generale e quelli condotti su gruppi di pazienti psichiatrici. Questi ultimi studi, a loro volta, sono stati ulteriormente suddivisi in base alla categoria diagnostica (pazienti con disturbi psicotici e pazienti con disturbi non psicotici) e al setting (servizi territoriali e strutture di ricovero). Sono stati, inoltre, considerati gli studi condotti su particolari categorie di pazienti (senzatetto, bambini ed adolescenti, anziani e soggetti con comportamento violento). Risultati - I pazienti con disturbi di tipo psicotico presentano una vasta gamma di bisogni sia di tipo clinico che sociale. In quelli seguiti a livello territoriale, i bisogni clinici e sociali tendono ad equivalersi, mentre in quelli ricoverati (ad eccezione dei pazienti acuti) prevalgono i bisogni sociali. Sia a livello territoriale che di strutture di ricovero i bisogni di tipo sociale sono quelli in genere più di frequente insoddisfatti; le terapie psicofarmacologiche sono fornite con maggior frequenza rispetto agli interventi psicoterapeutici e riabilitativi. I pazienti non psicotici presentano un numero minore di bisogni rispetto ai pazienti psicotici; tali bisogni sono di tipo sia clinico che sociale, con una prevalenza dei primi, anche se i bisogni più frequentemente insoddisfatti sono quelli sociali. Conclusioni - Tali studi forniscono preziose informazioni sulle principali esigenze dei soggetti affetti da disturbi psichici attraverso una prospettiva nuova e spesso inesplorata. Nella pratica clinica l'identificazione dei bisogni di cura può costituire un ausilio indispensabile al fine di impostare strategie terapeutiche specifiche, individualizzate ed efficaci.
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"Nuovi Farmaci e Nuove Strategie Terapeutiche". Tumori Journal 73, n.º 4_suppl1 (agosto de 1987): 111–17. http://dx.doi.org/10.1177/03008916870734s107.

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Giallauria, Francesco, Antonio Cittadini, Neil Andrew Smart y Carlo Vigorito. "Resistance training and sarcopenia". Monaldi Archives for Chest Disease 84, n.º 1-2 (22 de junio de 2016). http://dx.doi.org/10.4081/monaldi.2015.738.

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<p>Aging is inexorably accompanied by a progressive decline of muscle mass, quality and strength. The resulting condition has been termed sarcopenia. Age-related sarcopenia can be accelerated by a variety of factors including changes in the hormonal milieu, inactivity, poor nutrition, chronic illness, and loss of integrity and function in the peripheral and central nervous systems. The downstream mechanisms by which these risk factors cause sarcopenia are not completely understood. Exercise training (particularly resistance training) has long been identified as the most promising method for increasing muscle mass and strength among older people. New interventions aimed at preventing muscle atrophy, promoting muscle growth and ultimately, maintaining muscle functions during aging are discussed. Understanding how age affects muscle-related gene expression, protein recycling and resynthesis, post-translational modification and turnover will be crucial to identify new treatment options. </p><p><strong>Riassunto</strong></p><p>L’invecchiamento è inesorabilmente accompagnato da un progressivo declino della massa, della qualità e della forza muscolare. La conseguente condizione viene definita sarcopenia. La sarcopenia correlata all’invecchiamento può essere accelerata da una serie di fattori tra cui le modifiche degli equilibri ormonali, la sedentarietà, la scarsa nutrizione, le patologie croniche, e la perdita di integrità e funzione del sistema nervoso centrale e periferico. I meccanismi attraverso i quali questi fattori causano sarcopenia sono ancora non completamente chiari. L’esercizio fisico (in particolare il training di resistenza) è da tempo identificato come una delle più promettenti stratefie per aumentare la massa muscolare e la forza negli anziani. Interventi mirati a prevenire la atrofia muscolare, a promuovere la crescita muscolare e, in ultima analisi, preservare le funzioni muscolari durante l’invecchiamento verranno discussi. Comprendere come l’invecchiamento interferisce con l’espressione genica ai livello muscolare, con i sistemi di riciclo e resintesi proteica, con le modifiche post-traslatzionali e il turnover, sarà cruciale per identificare e implementare nuove strategie terapeutiche.</p>
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Zatelli, Maria Chiara, Irene Gagliardi, Marta Bondanelli y Maria Rosaria Ambrosio. "Marcatori prognostici nelle neoplasie neuroendocrine (NEN)". L'Endocrinologo, 2 de marzo de 2023. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-023-01234-5.

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Resumen
SommarioL’incidenza delle neoplasie neuroendocrine (NEN) sta incrementando significativamente, mentre la sopravvivenza dei pazienti non migliora con la stessa velocità, a causa di diagnosi tardive e della mancanza di criteri prognostici consolidati in base ai quali pianificare la gestione del paziente. Se in molti casi i pazienti affetti da NEN hanno una prognosi molto buona e necessitano di un follow-up post-chirurgico di tipo conservativo, in alcuni casi è necessario mettere in campo terapie aggressive e strategie terapeutiche innovative per cercare di garantire al paziente la migliore sopravvivenza. Molte caratteristiche tumorali (sede, dimensioni, indici proliferativi, attività ormonale, captazione di radiotraccianti) sono attualmente utilizzate per valutare la sopravvivenza dei pazienti con NEN, ma la loro accuratezza è ancora limitata. In questa rassegna vengono illustrati nuovi possibili marcatori prognostici, sia di tipo clinico che di laboratorio, che potrebbero nel prossimo futuro migliorare la valutazione dei pazienti con NEN, risparmiando i pazienti affetti da forme indolenti da strategie terapeutiche molto aggressive che andranno, al contrario, offerte da subito a pazienti con forme più aggressive. Questo approccio può consentire di risparmiare risorse sanitarie e, soprattutto, dare migliori risposte ai bisogni del paziente.
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Prisco, Sonia Elisa, Giuseppina Moccia, Grazia Cioffi, Antonio Nigro, Alfonso Della Corte, Giuseppe Ferrucci, Rosetta Frammartino et al. "Progetto pilota per la stesura del PDTA Sepsi nelle aziende sanitarie". La Sanita pubblica. Ricerca sul campo., 2020, 57–66. http://dx.doi.org/10.48268/sanita/2020/0001.6.

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Le disposizioni contenute nel DL “Nuovo sistema di garanzia per il monitoraggio dell’assistenza sanitaria” del 12 marzo 2019, entrano in vigore a partire dal 1° gennaio 2020. Il Sistema di Garanzia, pur indicando dei criteri di standardizzazione, riconosce l’eterogeneità geografica interna alle regioni, che può incidere sulla capacità delle stesse di garantire livelli di assistenza in linea con gli standard nazionali. Alle singole Regioni è demandato, pertanto, il compito di individuare le criticità peculiari e di attuare degli interventi volti all’ottimizzazione dei servizi e delle risorse. La Regione Campania, con decreto n. 32 del 25 marzo 2019, approva il “Documento Tecnico di indirizzo sulla metodologia di stesura dei PDTA in Regione Campania”. Tale documento riconosce il PDTA (Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale) quale “strumento indirizzato a migliorare l’appropriatezza clinica ed organizzativa nella gestione di pazienti affetti da specifiche malattie”. Il PDTA rappresenta, dunque, lo strumento con cui le Linee Guida nazionali e internazionali vengono contestualizzate alla realtà locale. In questo lavoro ci siamo posti l’obiettivo di offrire uno strumento volto a migliorare l’appropriatezza clinica ed organizzativa nella gestione del paziente affetto da sepsi. L’ottimizzazione dell’assistenza al paziente settico passa attraverso la costruzione di un percorso ben definito che include l’identificazione del paziente, delle corrette strategie terapeutiche, il timing delle procedure, l’individuazione delle responsabilità nell’atto assistenziale, la formazione del personale (preliminare e continua) e la rivalutazione e validazione del PDTA stesso. Il lavoro ha previsto l’integrazione delle competenze di molte figure professionali con diverse aree di competenza: Direzione Sanitaria, Responsabili del Rischio Clinico, personale medico e infermieristico di Area Critica (PS, OBI, Anestesia e Rianimazione, TI), Malattie Infettive, Laboratorio Analisi, Chirurgia Generale, Radiologia, provenienti da 4 strutture ospedaliere.
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Iorio, Gennaro y Nicola Iorio. "Il paradosso della nosografia psichiatrica del XXI secolo". MODELLI DELLA MENTE, n.º 1 (julio de 2016). http://dx.doi.org/10.3280/mdm1-2016oa3443.

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Resumen
Gli Autori sviluppano in questo lavoro alcune riflessioni critiche sull'importanza prioritaria, che &egrave; stata data in Psichiatria, negli ultimi anni, agli aspetti diagnosticonosografici. Una psichiatria, principalmente polarizzata sul rilievo esasperato del sintomo, con l'unico scopo di elaborare nuove forme di classificazioni diagnostiche, &egrave; una psichiatria che perde di vista l'essere umano nella sua globalit&agrave;, si disinteressa dello stato di sofferenza vissuta dal paziente, perde di mira la patogenesi del disturbo, commette un grossolano errore, nel momento in cui isola il sintomo dalla struttura di personalit&agrave;, producendo errori altrettanto gravi a livello terapeutico-assistenziale. Tale prospettiva influenza, inevitabilmente, anche alcune forme di psicoterapie, sollecitando paradigmi e strategie di intervento, mirati prevalentemente alla risoluzione del sintomo e snaturando, cos&igrave;, anche il significato stesso del concetto di psicoterapia. Con la pretesa di definire criteri pi&ugrave; oggettivi di selezione e categorizzazione dei pazienti, ai fini della ricerca, non ci si accorge di incrementare la disomogeneit&agrave;. Un paziente infatti, non pu&ograve; essere confrontato con un altro, trascurando le caratteristiche dell'intera struttura di personalit&agrave;, l'influenza su di essa esercitata dal sistema sociale e relazionale di riferimento e le sue capacit&agrave; reattive. Di questo complesso sistema il sintomo, che ne costituisce solo la parte pi&ugrave; periferica, non pu&ograve; rappresentare un criterio di omologazione valido. Una psichiatria, prevalentemente orientata alla sistematizzazione nosografica, trascura, inoltre, la relazione terapeutica, il rapporto comunicativo con il paziente, il lavoro di formazione e di analisi introspettiva del terapeuta, lo studio della psicopatologia, minando alla base le radici stesse della psichiatria.
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Burini, Andrea. "La pedana Wii Nintendo: supporto domiciliare nella riabilitazione dei disturbi dell’equilibrio". Journal of Advanced Health Care, 20 de julio de 2019. http://dx.doi.org/10.36017/jahc1907-006.

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La Riabilitazione si è affacciata nel mondo della Realtà Virtuale e si sono sviluppati dei protocolli riabilitativi alternativi che si integrano alla terapia “convenzionale”. Con questo nuovo mezzo il soggetto non è più semplice spettatore di ciò che accade sullo schermo, ma vive la sensazione di un coinvolgimento e di una partecipazione, nonostante quegli oggetti e quegli spazi esistano solo nella memoria del computer e nella mente del soggetto stesso. Tutto ciò è in grado di aumentare il coinvolgimento e la motivazione del paziente, elementi critici soprattutto nella riabilitazione pediatrica e neurologica. Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare l’efficacia terapeutica della Nintendo Wii Balance Board in nove pazienti con diversi tipi di disturbi dell’equilibrio. Si sono avuti risultati positivi in termini di efficacia di integrazione delle afferenze propriocettive, piacevolezza, miglioramento delle strategie sensoriali, dati che ci suggeriscono l’importanza della prescrizione di questo tipo di esercizio come integrazione dei protocolli di riabilitazione standard anche a domicilio. Non risentono di tali effetti positivi i pazienti con disturbo cerebellare ed esiti di trauma cranico, nei quali anzi si può avere un peggioramento.
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"Oxaliplatino in Associazione Con 5-FU/FA in Chemioterapia Nel Trattamento Dl Prima Linea Del Tumore Colorettale Metastatico: Una Nuova Era Nella Strategia Terapeutica". Tumori Journal 86, n.º 2 (marzo de 2000): 1–2. http://dx.doi.org/10.1177/030089160008600217.

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Nigi, Laura, Caterina Formichi y Francesco Dotta. "La prevenzione del diabete mellito di tipo 1". L'Endocrinologo, 26 de julio de 2022. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-022-01126-0.

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SommarioIl trattamento del diabete di tipo 1 (DM1) prevede la somministrazione di insulina che tuttavia non rappresenta, com’è noto, una vera e propria “cura” per questa malattia. Negli ultimi decenni stiamo assistendo allo sviluppo di strategie preventive per il DM1 articolate su tre livelli: una prevenzione primaria finalizzata a prevenire lo sviluppo del processo autoimmune responsabile della distruzione $\beta $ β -cellulare che caratterizza la malattia; una prevenzione secondaria per arrestare il processo autoimmunitario e impedire l’esordio clinico del diabete; una prevenzione terziaria per preservare la massa $\beta $ β -cellulare residua e per ridurre il rischio di sviluppo delle complicanze croniche. Fra i molteplici approcci terapeutici sviluppati per impedire, ritardare o arrestare la distruzione $\beta $ β -cellulare l’immunoterapia, in particolare, è stata ed è tutt’oggi oggetto di innumerevoli ricerche. I risultati sono tutt’altro che semplici da raggiungere, in quanto i meccanismi eziopatogenetici alla base del DM1 sono complessi e non ancora del tutto noti. Per il raggiungimento di un’efficacia preventiva è importante, inoltre, tenere in considerazione l’eterogeneità del DM1, la quale indubbiamente ha influenzato i risultati dei trattamenti finora sperimentati, così come validare nuovi biomarcatori che ci permettano di selezionare al meglio i pazienti da indirizzare a un determinato trattamento.
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Siniscalchi, Laura, Giuseppina Moccia, Antonio Nigro, Alfonso Della Corte, Giuseppe Ferrucci, Rosetta Frammartino, Armando Genovese et al. "Come rendere un ospedale “formaldeide free”". La Sanita pubblica. Ricerca sul campo., 2020, 103–24. http://dx.doi.org/10.48268/sanita/2020/0001.11.

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La formaldeide o aldeide formica è un gas prodotto e commercializzato sotto forma di soluzione acquosa, con il nome di “formalina” ed è utilizzata nelle strutture sanitarie per conservare cellule e tessuti asportati per finalità diagnostiche e terapeutiche. Il processo in cui un campione biologico viene trattato con formaldeide si definisce “fissazione” e consente di mantenere inalterata nel tempo la morfologia cellulare e l’architettura del tessuto, impedendone la degenerazione post-necrotica; in tal modo si può conservare il campione biologico fino al momento della diagnosi definitiva o a tempo indeterminato per diverse finalità (diagnostiche, scientifiche, medico-legali, etc.). La nuova normativa impone al datore di lavoro (nel caso specifico, l’ospedale) l’obbligo di effettuare una meticolosa valutazione dei danni connessi all’utilizzo di questa sostanza, al fine di definire se il livello di rischio sia rilevante per la salute dei lavoratori esposti. Per ridurre la possibilità di incorrere in effetti dannosi è opportuno mantenere un livello di esposizione dei lavoratori al di sotto dei valori limite di soglia stabiliti, tramite la messa in essere di misure tecniche e procedurali (art. 235 T.U. SSL). In questo lavoro si analizzano le motivazioni per le quali la formaldeide è stata considerata tossica, ovvero le acquisizioni scientifiche sugli effetti che può avere sull’organismo (in particolare il rischio cancerogeno) e quali siano gli obblighi del datore di lavoro per la salvaguardia dei lavoratori esposti, secondo quanto previsto dal decreto legislativo 81/08; si descrive, inoltre, lo studio sperimentale condotto nell’AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno, in risposta alla normativa, per stabilire il livello di esposizione dei lavoratori alla formaldeide e limitare il rischio tossico connesso; studio rivolto con particolare attenzione agli infermieri che lavorano in sala operatoria e a tutti i lavoratori dell’Anatomia Patologica. Si presentano, infine, le strategie operative possibili oltre che necessarie per adeguare l’ospedale alla nuova normativa di legge e tutelare i lavoratori dal rischio chimico derivante dalla formaldeide.
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Calderaro, Monica y Vincenzo M. Mastronardi. "DSM-V: major changes and overview on personality disorders with special reference to borderline disorder - DSM-V: principali modifiche e panoramica sui disturbi della personalità, con particolare riferimento al disturbo borderline - DSM-V: cambios mayores y visión general de los trastornos de personalidad con referencia especial al trastorno borderline". Rivista di Psicopatologia Forense, Medicina Legale, Criminologia, 21 de febrero de 2020. http://dx.doi.org/10.4081/psyco.2019.229.

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Resumen
The purpose of this article is to describe the amendments made in the new version of DSM (fifth edition) as to understand not only main aspects of certain diseases and/or personality disorders, but also whether or not changes shifted focus to dimensional instead of categorical system or if in some aspects both are considered. Moving forward from a general overview of the handbook, the effective changes will be examined in detail. Attention will also be given to Personality Diseases, taking account of various studies on this subject and the most recent knowledge on “Borderline Disease” from a diagnostic standpoint. Considering the complex construction of such disease, will be firstly illustrated the assumption of first studies so as to cover the most recent clinical and theoretical contributions, together with a brief overview of some treatment approach such as psychodynamic, cognitive-behavioral and systemic-relational, principles of medical treatment, a summary on differential diagnosis and a representation of some clinical case as well. The article will be concluded by a brief discussion of future prospects able to provide the clinician with even more effective and safe operational strategies as to lead professionals towards more specific and less misleading assumptions for a better approach in any scope (therapeutic, forensic, etc.) and giving comfort to those who receive support as well. Everyone is a very unique individual, even if similar to others. That is why it is extremely important to clearly identify a disease and ensure an adequate treatment. RiassuntoL’obiettivo del presente lavoro, è quello di descrivere le principali modifiche apportate nella nuova versione del DSM (quinta ed.) rispetto a quella precedente, per cercare di comprendere non solo gli aspetti più significativi di determinate Patologie e/o Disturbi della Personalità, ma anche se nei suindicati cambiamenti, l’ottica si è spostata o meno ad un sistema dimensionale piuttosto che categoriale o se in alcuni aspetti, vengono considerati entrambi, partendo quindi da una panoramica generale sul Manuale, per poi affrontare nel dettaglio le reali modifiche. Verrà inoltre approfondita la tematica relativa ai Disturbi della Personalità, tenendo presenti i vari studi e ricerche sull’argomento e quindi le acquisizioni più recenti in termini di strumenti operativi utili da un punto di vista diagnostico-clinico, con particolare riferimento al “Disturbo Borderline”, decisamente complesso nel suo costrutto, partendo dall’assunto relativo ai primi studi sul tema, fino a giungere ai vari contributi teorico-clinici più recenti, unitamente ai cenni su alcuni approcci terapeutici quali ad esempio, psicodinamico, cognitivo-comportamentale e sistemico-relazionale, principi sulla farmacoterapia ed una sintesi sulla diagnosi differenziale, nonché la rappresentazione di alcuni Casi clinici. Concludendo con un sintetico excursus su quelle che potrebbero essere le prospettive future in grado di fornire strategie operative sempre più fertili e sicure per il clinico, sia a conforto dello stesso che di chi usufruisce dell’aiuto, guidando gli operatori verso ipotesi più specifiche e meno devianti, per un migliore approccio in qualsiasi ambito di applicazione (terapeutico, forense ecc..). Ogni soggetto è un individuo a se stante, pur evidenziando caratteristiche simili. Per questo è estremamente importante per quanto più è possibile, riuscire nell’individuazione di una precisa patologia su cui va applicato un mirato processo trattamentale. ResumenEl propósito de este artículo es describir las enmiendas hechas en la nueva versión del DSM (quinta edición) para comprender no solo los aspectos principales de ciertas enfermedades y / o trastornos de la personalidad, sino también si los cambios cambiaron el enfoque a dimensional en lugar de categórico sistema o si en algunos aspectos se consideran ambos. Avanzando desde una descripción general del manual, los cambios efectivos serán examinados en detalle. También se prestará atención a las enfermedades de la personalidad, teniendo en cuenta varios estudios sobre este tema y el conocimiento más reciente sobre "Enfermedad límite" desde un punto de vista diagnóstico. Teniendo en cuenta la compleja construcción de dicha enfermedad, se ilustrará en primer lugar la suposición de los primeros estudios para cubrir las contribuciones clínicas y teóricas más recientes, junto con una breve descripción de algunos enfoques de tratamiento, tales como psicodinámico, cognitivo-conductual y sistémico-relacional, principios del tratamiento médico, un resumen sobre diagnóstico diferencial y una representación de algunos casos clínicos también. El artículo concluirá con una breve discusión de las perspectivas futuras capaces de proporcionar al clínico estrategias operativas aún más efectivas y seguras para guiar a los profesionales hacia suposiciones más específicas y menos engañosas para un mejor enfoque en cualquier ámbito (terapéutico, forense, etc.). y dar consuelo a quienes también reciben apoyo. Todos son individuos únicos, incluso si son similares a los demás. Por eso es extremadamente importante identificar claramente una enfermedad y garantizar un tratamiento adecuado.
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