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Tesis sobre el tema "Nuova e antica architettura"

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de, Leo Micaela. "La memoria della citta il progetto come strumento di ricerca". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/6138/.

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Obbiettivo di questa tesi è quello di delineare, attraverso i lavori svolti durante il mio percorso di studi presso la Facoltà di Architettura “Aldo Rossi” di Cesena, gli strumenti metodologici appresi per l’elaborazione di un progetto di architettura, capace di abbandonare la dicotomia antico – nuovo, interpretati come concetti distinti e a volte contrari, a favore di «una collaborazione che, con il nostro contributo, aumenta ed arricchisce la perenne attualità delle possibili combinazioni formali di relazione universale». E. N. Rogers
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Gardini, Chiara y Francesca Manara. "Viserbella: la nuova spiaggia". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2141/.

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Questa tesi di laurea si pone in continuità rispetto all’esperienza maturata nel Laboratorio di Sintesi Finale di Urbanistica “Spiagge urbane. Paesaggi, luoghi, architetture nella città balneare adriatica”. Nel corso del Laboratorio è stata condotta una riflessione sulle possibili strategie di “dedensificazione” della località balneare di Viserbella, nella Riviera di Rimini. La tesi è quindi l’occasione per ripensare lo sviluppo e la trasformazione di una parte del litorale riminese, creando una città balneare capace di conferire un’impronta indelebile nel tessuto esistente. L’esigenza di “dedensificare” nasce per dare una concreta risposta ad un incontrollato sviluppo turistico che ha creato contemporaneamente l’affascinante prodotto che è la costa romagnola, e il tessuto completamente saturo e senza alcuna pianificazione urbanistica, sviluppatosi, per lo più, tra la linea di costa e la linea ferroviaria. La storia di Viserbella, posta tra Torre Pedrera e Viserba, inizia nei primi decenni del Novecento, ma il vero sviluppo, legato al boom turistico, avviene negli anni Cinquanta, quando la località si satura di edifici, alcuni dei quali di scarso valore architettonico e collocati sull’arenile, e di infrastrutture inefficienti. Lo studio dell’area di progetto si articola in quattro fasi. La prima riguarda l’analisi territoriale della costa romagnola compresa tra Cesenatico e Cattolica, con un raffronto particolare tra la piccola località e la città di Rimini. La seconda parte è volta a ricostruire, invece, le fasi dello sviluppo urbano dell’agglomerato. La ricerca bibliografica, archivistica, cartografica e le interviste agli abitanti ci hanno permesso la ricostruzione della storia di Viserbella. La terza parte si concentra sull’analisi urbana, territoriale, ambientale e infrastrutturale e sull’individuazione delle criticità e delle potenzialità della località determinate, in particolar modo, dai sopraluoghi e dai rilievi fotografici. Basilari sono state, in questo senso, le indagini svolte tra i residenti che ci hanno mostrato le reali necessità e le esigenze della località e il raffronto con gli strumenti urbanistici vigenti. La fase di ricerca è stata seguita da diversi docenti e professionisti che hanno lavorato con noi per approfondire diversi aspetti come i piani urbanistici, lo studio del paesaggio e dell’area. Con i risultati ottenuti dalle indagini suddette abbiamo redatto il metaprogetto alla scala urbana che identifica le strategie di indirizzo attraverso le quali si delineano le azioni di programmazione, finalizzate al raggiungimento di un risultato. La conoscenza del territorio, le ricerche e le analisi effettuate, permettono infatti di poter operare consapevolmente nella quarta fase: quella progettuale. Il progetto urbanistico di “dedensificazione” per la località di Viserbella ha come presupposto primario la sostituzione dell’attuale linea ferroviaria Rimini-Ravenna con una linea a raso che migliori i collegamenti con le località vicine e la qualità della vita, dando ulteriori possibilità di sviluppo all’insediamento oltre la ferrovia. Da questo emergono gli altri obiettivi progettuali tra cui: riqualificare l’area a monte della ferrovia che attualmente si presenta degradata e abbandonata; rafforzare e creare connessioni tra entroterra e litorale; riqualificare il tessuto esistente con l’inserimento di spazi pubblici e aree verdi per la collettività; “restituire” la spiaggia al suo uso tradizionale, eliminando gli edifici presenti sull’arenile; migliorare i servizi esistenti e realizzarne di nuovi allo scopo di rinnovare la vita della collettività e di creare spazi adeguati alle esigenze di tutti. Restituire un’identità a questo luogo, è l’intento primario raggiungibile integrando gli elementi artificiali con quelli naturali e creando un nuovo skyline della città. La progettazione della nuova Viserbella pone le basi per forgiare degli spazi urbani e naturali vivibili dagli abitanti della località e dai turisti, sia in estate che in inverno.
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Casadio, Sara. "Terre Naldi: Una architettura per la nuova cantina vinicola". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3060/.

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“Terre Naldi” è al giorno d'oggi un vero e proprio punto di incontro tra insegnamento, sperimentazione, e “pratica agricola” che si estende su una superficie di circa cento ettari sulle colline faentine. Situato in località Tebano, al confine tra i comuni di Faenza e Castelbolognese, questo centro si trova in un contesto di rilevanza locale sia dal punto di vista paesaggistico che storico grazie alla sua prossimità alla diga sul torrente Senio e a tutto il sistema del Canale dei Mulini risalente al 1300. Da un punto di vista architettonico però, Terre Naldi si presenta tutt'oggi in maniera problematica. I continui ampliamenti hanno trasformato negli anni il complesso originale (casa, casone e aia) in un agglomerato disomogeneo di edifici dalle caratteristiche totalmente discordanti tra loro e decisamente fuori scala rispetto al contesto in cui si trova.
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Baratti, Giada. "Rigenerare Bolognina. Una nuova struttura per il mercato rionale". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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La tesi trattata in questo volume ha come oggetto la rigenerazione del quartiere Bolognina. Si sviluppa dal lavoro effettuato durante il Laboratorio di Laurea in Architettura Sostenibile dove si è analizzato l’intero quartiere a nord della stazione di Bologna, e si sono individuate delle strategie comuni che possano riqualificare l’area e risolvere i problemi di convivenza alla quale è esposta. Più nel dettaglio la tesi ha preso in analisi due “insule” collocate a 4 minuti a piedi dalla stazione e che racchiudono al loro interno il Mercato di Via Albani. Si è occupata del progetto di una nuova struttura per il mercato rionale e di prevedere nuove attività che possano attirare a sé un maggior flusso di utenza. Parallelamente si è occupata della sistemazione delle corti interne nell’insula a sud del mercato e della rigenerazione di un edificio di edilizia popolare di proprietà ACER, con l’obiettivo di prevedere un intervento ripetibile anche agli edifici limitrofi.
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Muscolino, Giuseppe. "Porfirio: il Contra Christianos. Per una nuova edizione dei frammenti". Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2010. http://hdl.handle.net/10556/218.

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2008 - 2009
La ricerca si compone di tre parti, distinte tra loro ma complementari: nella prima si ripercorrono le linee storiche dell'opera, analizzando la data e il luogo dove Porfirio ha composto il Contra Christianos, alla luce delle notizie divergenti fornite in proposito dalle varie fonti storiche. La seconda parte riguarda l'analisi dei tentativi che sono stati compiuti per cercare di ricostruire lo scritto anticristiano, partendo dall'anno 1630 fino al 1998. All'interno di questo arco di tempo di quasi quattro secoli, viene analizzata e criticata la raccolta del teologo tedesco A. von Harnack, che rappresenta a tutt'oggi l'unica edizione valida a cui fare riferimento. La terza parte infine riguarda il tentativo di una nuova edizione dei frammenti del Contra Christianos: si parte sostanzialmente dalla verifica della possibilità di far risalire a Porfirio la paternità di ogni singolo frammento; tale controllo viene esteso anche ad altri brani che nel corso dell'attuale ricerca sono stati ritenuti degni di interesse per il fine che si è cercato di raggiungere. Una volta fatta la classificazione dei frammenti e delle fonti, si è passati all'analisi e al commento di ogni singolo brano al fine di avere una visione quanto più completa da un punto di vista contenutistico, stilistico, filologico e filosofico. Con questo nuovo metodo si è cercato di stabilire i confini dell'ambito porfiriano, le competenze del filosofo, gli effettivi attacchi del neoplatonico facendo luce, all'interno del conflitto fra paganesimo e cristianesimo del III secolo, sulle novità e sulle differenze di Porfirio, non solo rispetto al suo predecessore Celso o al suo successore Giuliano, ma anche rispetto a quegli autori minori e a quel sostrato di cultura anticristiana che spesso è stata considerata porfiriana, ma, sottoposta ad una lettura più approfondita, non presenta in alcun modo le caratteristiche del neoplatonico riscontrabili, tra l'altro, anche dal confronto con altre opere. [a cura dell’autore]
VIII n.s.
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Giani, Martino. "Un progetto per le mura di Bologna: antichi frammenti e nuovi spazi aperti". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Il progetto, partito da una ricerca storica della città di Bologna e della nascita della terza cinta in particolare, si è poi soffermato sull'analisi dello stato attuale delle mura. La problematica principale emersa è stata la frammentarietà dei resti. Quello che manca è una visione unitaria di questo spazio, che fino all'inizio del secolo scorso era il limite che marcava la città rendendola distinguibile dalla campagna. Da qui è nata l'idea del progetto a scala urbana: ripensare lo spazio dei viali di circonvallazione, anticamente occupato dal fossato, e di conseguenza cambiare radicalmente l'organizzazione della viabilità, riducendo la carreggiata adibita al traffico automobilistico. Operazione, questa, possibile solamente con l'introduzione di un servizio di trasporto pubblico efficiente quale il tram. In questo modo è stato possibile ricavare uno spazio, a ridosso delle mura, dedicato al verde. La scelta del verde è stata dettata dalla volontà di riportare alla memoria la distinzione tra città e campagna. Il progetto è proseguito poi a scala architettonica. Come area di progetto ho scelto un'area particolarmente importante per la città di Bologna: piazza XX settembre e la zona dell'autostazione. In quest'area specifica la criticità maggiore è la presenza dell'autostazione, edificio che compromette la visibilità del muro storico. Da questa motivazione è scaturita l'ipotesi di spostarla in zona fiera. Anche per il progetto architettonico sono partito da una ricerca storica dell'area: sito di particolare interesse storico in quanto per ben cinque volte vi è stata eretta una fortezza papale che è sempre stata abbattuta dai bolognesi, in nome di un senso civico di forte autonomia che ha sempre contraddistinto i cittadini. Proprio dalla suggestione di quest'idea sono partito per la formulazione del progetto architettonico. Ho pensato quindi ad uno spazio aperto, un teatro in legno, dedicato ai cittadini e alla loro cultura.
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Poggiali, Gabriele y Mirko Silenzi. "Varanasi la nuova Suraj Kund : abitare il luogo sacro". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/1788/.

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L’area oggetto dell’ipotesi progettuale è la Suraj Kund, Cisterna del Sole, sita nella città di Varanasi, nello stato dell’Uttar Pradesh, India. E’ proprio per via delle innumerevoli differenze che ci sono tra l’Occidente e l’India, siano esse culturali, religiose, storiche e conseguentemente architettoniche, che chiunque visiti questo particolare Stato del mondo, viene sopraffatto dalla sua incredibile complessità culturale. “Punto di incontro ed origine dei più diversi popoli e delle più diverse culture, l’India si riallaccia a tradizioni millenarie. L’India riesce ad accogliere gli influssi stranieri esercitati nel tempo trasfigurandoli, senza tuttavia intaccare la propria identità culturale. L’India seduce il visitatore occidentale per la coesistenza di diversi popoli, lingue e religioni.” [8] Dall’analisi del sito sono stati individuate una serie di problematiche e criticità la cui risoluzione,conseguentemente allo studio delle architetture d’acqua indiane e dagli elementi caratteristici dell’architettura di Varanasi, sarà punto di partenza in fase progettuale. Insieme al ripristino funzionale dell'area saranno progettati un ostello per l’accoglienza dei pellegrini, una scuola d’artigianato e due blocchi abitativi di differente tipologia.
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Pisilli, Rossella y Davide Tesei. "La nuova porta urbana : intervento urbano sostenibile a Bertinoro". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/5342/.

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Oggetto di questa tesi di Laurea è la progettazione di un insediamento sostenibile a Bertinoro (FC), in un’area a sud-ovest del centro urbano, in una posizione strategica per l’arrivo e l’accesso alla città alta. Coerentemente con le indicazioni dell’Amministrazione Comunale, l’intervento comprende la realizzazione di edifici terziari e residenziali, di un parcheggio di attestazione per il borgo di Bertinoro, e la riqualificazione dell’area verde ai piedi delle mura storiche. La progettazione ha adottato un approccio integrato dal punto di vista compositivo e costruttivo, mostrando particolare attenzione ai temi ambientali, assunti come determinanti per ambire ad elevati livelli di benessere per gli abitanti e per i fruitori del nuovo polo urbano. Il progetto affronta due scenari: uno a scala urbana e uno a scala architettonica. Alla scala urbana si è scelto di valorizzare e potenziare il sistema di percorsi pedonali esistenti che consente il collegamento tra le diverse parti della città, valorizzando il paesaggio come risorsa primaria. La definizione delle strategie urbane è stata prioritaria, tenendo in considerazione una gestione sostenibile del territorio. Intervenendo in un luogo caratterizzato da forti pendii – sia naturali sia, in parte, anche artificiali- che rendono difficile la mobilità, la tesi si è posta come obiettivo la riduzione dei flussi veicolari all’interno del centro storico, garantendo nel contempo la completa accessibilità di quest’ultimo attraverso nuovi percorsi di risalita nel verde, che possano incentivare la mobilità pedonale. Questo ha portato ad un studio dei percorsi pedonali di Bertinoro e ad una ricerca sui vari tipi di parcheggio, finalizzata alla definizione della soluzione più adeguata per il luogo. Alla scala architettonica, per assicurare l’integrazione del nuovo intervento con il contesto locale e il territorio, il progetto ha condotto un’approfondita analisi del sito, affrontando lo studio di elementi del contesto sociale, culturale, ambientale e paesaggistico. A questi si è affiancata l'analisi degli aspetti relativi al clima, funzionali alla scelta dell’esposizione e sagoma volumetrica degli edifici. La complessità del progetto è stata quella di dare uguale importanza a dati oggettivi e quantificabili, come orientamento, apporti solari, impianti, senza tralasciare i valori storico-paesaggistici di questi luoghi. La sfida è stata quindi quella di progettare un insediamento urbano con requisiti energetici aventi un impatto ambientale sostenibile. La complessità del progetto è stata quella di dare uguale importanza a dati oggettivi e quantificabili, come orientamento, apporti solari, impianti, senza tralasciare i valori storico-paesaggistici, risorsa fondamentale per questi luoghi. La sfida è stata quindi quella di progettare un insediamento dotato di prestazioni energetiche sensibilmente più elevate rispetto alle soglie stabilite dalla normativa e di riuscire ad integrare nel contesto, con il minor impatto ambientale e percettivo, l’intero insediamento urbano. Per garantire un corretto rapporto tra costruito e contesto urbano si è deciso di utilizzare materiali da rivestimento della tradizione locale, come la pietra e l’intonaco, e di attenuare l’impatto visivo del costruito con l’impiego di coperture verdi che possono restituire, in quota, il suolo occupato dai volumi edificati. Il titolo “la nuova porta urbana” sintetizza l’idea del nostro progetto; un progetto che non si limita all’area d’intervento ma guarda ben oltre cercando un rapporto con la città storica e un legame con essa diventando un nuovo polo funzionale e un nuovo accesso per Bertinoro. Durante tutto il processo progettuale si è operato verificando contestualmente ogni scelta dal punto di vista architettonico, tecnologico ed energetico, puntando ad un progetto che possa essere definito sostenibile a tutte le sue scale: urbana e architettonica. La realizzazione di edifici tecnologicamente efficienti dal punto di vista delle prestazioni energetiche rappresenta la premessa per la formazione di una città più responsabile e rispettosa nei confronti dell’ambiente che la circonda.
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Montefiori, Luca y Tijana Rudnjanin. "Aeroporto di Rimini: Una nuova porta per la riviera". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/9003/.

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La tesi ha come obiettivo la riconnessione di parti di città frammentate e l'attribuzione ad esse di una identità. L'area di progetto si trova nella periferia sud di Rimini in prossimità dell'aeroporto. La ricerca, da un progetto generale dell'area, prosegue con la definizione architettonica del nuovo aeroporto interpretato come nuova porta per la riviera.
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Pasini, Emanuele y Elisabetta Santonocito. "Rimini: aeroporto, polo del benessere e nuova stazione". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/9005/.

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Belli, Luca. "La nuova scenografia di Viserba : la piazza come teatro". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/5218/.

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Bonfante, Anna <1988&gt. ""Via Annia" agli Eremitani: la accessibilità dei contenuti per una nuova lettura". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3646.

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In questo studio viene esposto un progetto di allestimento per non vedenti ed ipovedenti per la sezione "Via Annia" presente presso il Museo Civico agli Eremitani di Padova. Si tratta di un percorso museale, comprendente reperti originali e riproduzioni, di cui è stata elaborata una guida apposita per visitatori con disabilità visive. Sono state inoltre presentate le principali fonti normative, riguardo i temi della disabilità e della valorizzazione del patrimonio culturale ed è stato trattato il tema dei finanziamenti pubblici alla cultura.
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Dall'Ara, Valentina y Elena Cereda. "Il museo nazionale di Ravenna: Una nuova narrazione museografica". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7105/.

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Il Museo Nazionale di Ravenna, ospitato in alcuni ambienti dell’ex monastero benedettino di San Vitale, attualmente si identifica con difficoltà con un punto nodale nel circuito di visita della città. Il complesso museale, come è ovvio che sia per la tipologia monastica, pur trovandosi al centro di un’importante area monumentale, non instaura alcun dialogo con le architetture che lo circondano, rimanendo chiuso in se stesso. Questo è il frutto anche della mancanza di una visione d’insieme, che comporta una difficile comprensione del sito da parte del visitatore. Dopo un’analisi ad ampio raggio, che parte dall’area esterna al complesso e arriva alle collezioni conservate negli ambienti del museo, si evince un generale disordine alle diverse scale. Con questa tesi si propone quindi di fornire una lettura chiara ed ordinata dell’area intorno al complesso dell’ex monastero di San Vitale e di far partecipare tutte le architetture in un unico complesso ed articolato “racconto”. Allo stesso tempo si cerca un’organizzazione precisa delle molteplici funzioni dislocate all’interno degli spazi del complesso e, scendendo ancora di scala, si espone una nuova narrazione museografica.
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CEROLINI, SIMONA. "Utilizzo di materiali igroscopici in ambienti interni. Una nuova strategia per la permeabilità dell'involucro edilizio". Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2009. http://hdl.handle.net/11566/242113.

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Fontana, Elisa y Andrea Maroni. "Megalopoli Bogotà. Nuova porta di ingresso all'aeroporto El Dorado". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/6142/.

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L'intervento è incentrato sulla definizione di un masterplan per il nuovo assetto della porta di ingresso all'aeroporto della città di Bogotà. Consiste principalmente nella progettazione di un nuovo terminal e di una nuova ridefinizione della rete di trasporti pubblici.
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Vitale, Anna. "Il museo nazionale di Ravenna: Percorsi e memorie della Ravenna antica. Rivisitazione dell'apparato museografico e allestitivo". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7279/.

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Gli obiettivi principali che si è voluti raggiungere sono essenzialmente: - a livello urbano la realizzazione di un percorso continuo di collegamento tra il centro storico e l’area periferica della città, lasciando inalterata l’impostazione introversa della struttura claustrale, - la rivisitazione dell’apparato museografico del lapidario in modo che possa costituire un percorso didattico – narrativo della storia della città utile per conoscere la storia non solo della città di Ravenna, ma anche quella dei principali monumenti della città. La maggior parte di questi sono stati eretti durante il periodo bizantino sotto l’Impero di Teodorico per ospitare il culto ariano per essere poi convertiti al culto cattolico, - la scomposizione del complesso museale in ambienti comunicanti tra di loro, ma nello stesso gestibili in modo autonomo con ingressi indipendenti dall’esterno.
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Galli, Gianmarco y Roberto Salvato. "Riqualificazione dell' area ex Staveco a Bologna: Una nuova centralità urbana". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Resumen
Progetto urbano, riguardante l'area ex Staveco a Bologna. Si propone un intervento su un complesso di edifici esistenti ad oggi fatiscenti. Si pone al centro del progetto lo spazio collettivo tramite la realizzazione di una piazza coperta che si erge sull'esistente e la costruzione di una casa dello studente di morfologia definita.
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Bally, Sarika y Tommaso Onori. "Il paesaggio dell'apprendimento: Una nuova scuola primaria a Rimini, Villaggio Primo Maggio". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8627/.

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Oggetto di questa tesi di laurea è la progettazione di una nuova scuola primaria in Via Bidente, località Villaggio Primo Maggio a Rimini. La tesi parte da un progetto preliminare, elaborato dall’ufficio tecnico del Comune di Rimini, sulla base del quale, nel settembre 2013, è stato indetto un appalto integrato con procedura aperta per l’affidamento sia della progettazione esecutiva che della realizzazione della scuola. L’intervento si era reso necessario poiché la vecchia scuola non era più in grado di far fronte alle esigenze del quartiere, investito da un intenso sviluppo che ne aveva aumentato sensibilmente gli abitanti e quindi la popolazione scolastica. La tesi ha assunto gli obiettivi e i dimensionamenti fissati dal Bando di gara: quindici aule, sei laboratori, palestra, biblioteca, mensa, sala insegnanti, area verde, parcheggio, pista ciclopedonale. Per definire le strategie di progetto da adottare, è stata effettuata un’analisi dell’area dalla quale sono emerse esigenze e criticità del quartiere. A scala urbana la viabilità e la fruibilità del lotto risultano inadeguate, e per correggerle, si è prevista la realizzazione di una nuova pista ciclabile e di un parcheggio. Inoltre professionisti esperti e di comprovata esperienza in materia hanno condotto studi approfonditi ed attente valutazioni di carattere ambientale, riguardanti l’inquinamento elettromagnetico, acustico ed atmosferico. Per limitare l'inquinamento acustico a cui la scuola risulterebbe esposta, è stata prevista la realizzazione di alcuni tratti di barriere fonoassorbenti lungo il perimetro dell’area di progetto al fine di proteggerla dalle fonti di rumore maggiormente impattanti. Al centro delle strategie progettuali c’è il bambino, che diventa il vero committente, ossia il soggetto di cui soddisfare esigenze e desideri. Si è cercato quindi di realizzare un ambiente confortevole e sicuro in cui i bambini si sentano a proprio agio. A scala architettonica si è pensata a una distribuzione degli spazi che permetta di sfruttare a pieno le potenzialità degli ambienti attraverso una collocazione delle funzioni su tre diverse fasce longitudinali: servizi nella zona nord, connettivo e aule a sud. Inoltre è stato studiato uno schema distributivo in linea con le esigenze dei nuovi modelli pedagogici, in particolare: aule e laboratori adattabili, spazi per l’apprendimento di gruppo sia all’interno che all’esterno dell’edificio, i cui spazi di distribuzione sono dimensionati per poter ospitare anche funzioni didattiche. Ogni scelta adottata vuol far si che tutto l’edificio diventi fonte di insegnamento per i bambini, una sorta di paesaggio dell’apprendimento.
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Medici, Luca. "Una città nella città : Un centro per la cultura Germanica e una nuova facoltà di architettura nella "ciudad universitaria de Bogota'"". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/6089/.

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Il presente lavoro di tesi inizia da un’indagine svolta durante il Laboratorio di Sintesi Finale sulla città di Bogotá. Nello specifico ci si è occupati dello studio di una parte ristretta della città: la CUB, la città universitaria di Bogotá. Sì è in primo luogo analizzato gli aspetti salienti di quella parte di città, mettendone in evidenza sia gli elementi caratteristici che le criticità. Questo studio ha condotto alla definizione di alcune problematiche che, per importanza, sono state il centro del progetto successivamente proposto. La sintesi preliminare ha così prodotto una prima ipotesi progettuale che è stata il punto di partenza dello studio successivo. Nella fase successiva invece si è operato per un ulteriore approfondimento, passando sul piano reale e affrontando i temi scelti per l’area della Ciudad Universitaria de Bogotá. La CUB rappresenta il fulcro dell’offerta universitaria statale di Bogotá e i piani di sviluppo per il futuro la vedranno assoggettata ad un processo di forte saturazione delle aree ancora libere. Visto la dimensione di questo luogo, si è optato per la definizione di una possibile metodologia di intervento, più soddisfare il desiderio (a volte irrinunciabile) di ridefinizione della sua struttura interna, oggi particolarmente degradata. L’idea trova il suo senso anche nel desiderio di potere generare una maggiore integrazione tra l’uso degli spazi della CUB e i cittadini, che attualmente sono esclusi, primariamente per ragioni di sicurezza, dalla possibilità di godere di questo luogo. Il testo mette in evidenza, mediante un processo per tappe, il percorso intellettuale che ha portato alla definizione delle scelte progettuali rappresentate nelle tavole finali.
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Boldrini, Elisabetta y Mariangela Masia. "Da periferia a città nuova. Riqualificazione residenziale del complesso "Torri" al Pilastro di Bologna". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3618/.

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La tesi si propone di definire una strategia di riqualificazione urbana per l'area del “Pilastro”, un esteso comparto residenziale sito nella zona più esterna del quartiere San Donato, a Bologna. Questa area periferica rispetto al nucleo urbano di Bologna presenta numerose criticità tipiche delle “periferie”, ma anche importanti potenzialità. Le analisi condotte hanno permesso di individuare meglio criticità e punti di forza, fissando i riferimenti per un progetto di riqualificazione. La tesi affronta il tema della riqualificazione del patrimonio italiano di edilizia sociale, occupandosi in particolare, all’interno dell’area del “Pilastro”, di alcuni edifici residenziali ancora prevalentemente di proprietà pubblica. Si è quindi analizzata l’evoluzione della domanda e dell’offerta di social housing e le caratteristiche della popolazione a cui, nel contesto di Bologna, si rivolge questa soluzione abitativa. Il progetto ha riguardato nel dettaglio due dei quattro edifici residenziali a torre presenti nella zona nord dell’area “Pilastro”, ma ha previsto anche alcuni interventi di riorganizzazione delle aree circostanti, della viabilità, del verde e delle altre due torri residenziali del comparto. Il progetto ipotizza 3 principali azioni dell’intervento di riqualificazione: 1 La ridefinizione del parcheggio (“la piastra”), trasformandolo da semplice superficie di servizio in un sistema su più livelli che incrementa la capienza attuale di posti auto e aggiunge aree verdi, piccoli servizi e attività commerciali. 2 L'ampliamento dell'offerta abitativa (“le nuove residenze”) collocando nelle zone meglio soleggiate del lato nord nuovi edifici in linea destinati ad introdurre il mix sociale residenza sociale. La riqualificazione delle residenze esistenti, puntando a correggerne le principali criticità registrate: l'elevato consumo energetico, il sovradimensionamento delle superfici degli alloggi, la struttura portante rigida, la mancanza di spazi di socializzazione. Gli alloggi sono stati ridimensionati in base alle caratteristiche della domanda abitativa e sono stati dotati di servizi comuni al piano terra e nei due piani interrati (sale sociali, lavanderie, spazi gioco per i bambini, depositi).L'introduzione di un impianto eolico, l’aggiunta di un involucro isolante ed un intervento sull’impianto di acqua calda sanitaria hanno migliorato il comportamento energetico dell’edificio, arricchendone anche l’aspetto e la fruibilità.
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BARBIERI, ALESSANDRO. "LE TERRECOTTE DECORATIVE DEL MUSEO D'ARTE ANTICA DEL CASTELLO SFORZESCO DI MILANO: PRODUZIONE FITTILE E ARCHITETTURA NELL'ETA' SFORZESCA". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6605.

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Le attività di ricerca e catalogazione effettuate durante lo stage condotto tra il 2010 e il 2011 sui materiali fittili conservati nel deposito del Museo d’Arte Antica del Castello Sforzesco di Milano sono state all’origine di alcune riflessioni e considerazioni sul tema delle terrecotte decorative del primo Rinascimento in Lombardia - in particolar modo a Milano e a Cremona - che ha trovato un primo importante esito nella presentazione al convegno del 2011 Terrecotte nel Ducato di Milano. Artisti e cantieri del primo Rinascimento. La scelta, in seno alle ricerche per il dottorato, è stata quella di proseguire, incrementandoli, gli studi sulla collezione fittile delle Civiche Raccolte d’Arte di Milano, approfondendo il tema della produzione coroplastica decorativa nell’età sforzesca, non tralasciando di analizzare, per alcuni casi rilevanti, il coevo contesto architettonico. I risultati ottenuti, riordinati e raccolti nelle pagine di questa tesi, costituiscono il tentativo di una prima mappatura dei repertori ornamentali, dove partendo dai patterns decorativi esibiti dalle singole formelle presenti nel deposito del museo è stato possibile stabilire confronti e tracciare relazioni con i numerosi complessi architettonici con decorazione fittile sparsi sul territorio lombardo e nelle regioni confinanti.
The research and cataloguing activities conducted during the internship in 2010-2011 on the clay materials preserved in the deposit of the Museo d’Arte Antica at the Castello Sforzesco in Milan, were what sparked off a series of considerations and reflections on the subject of decorative terracottas during the early Renaissance in Lombardy - particularly Milan and Cremona - the results of which were discussed during the presentation at a conference held in 2011 entitled Terrecotte nel Ducato di Milano. Artisti e cantieri del primo Rinascimento. The decision behind the research conducted for my PhD was to continue and extend the studies to include the collection of clay products preserved by the Art Collections of the Municipality of Milan, more specifically the decorative coroplast productions in the Sforzesca era, which included an in-depth analysis of the contemporary architectonic context of some of the most significant cases. The results obtained, indexed and included in this thesis aim to present an initial mapping of the ornamental repertoires where, starting from the decorative patterns of the individual tiles preserved in the deposit of the Museum, it was possible to establish comparisons and trace relations with the countless architectonic complexes highlighting clay decorations scattered throughout the Lombardy region and bordering areas.
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BARBIERI, ALESSANDRO. "LE TERRECOTTE DECORATIVE DEL MUSEO D'ARTE ANTICA DEL CASTELLO SFORZESCO DI MILANO: PRODUZIONE FITTILE E ARCHITETTURA NELL'ETA' SFORZESCA". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6605.

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Le attività di ricerca e catalogazione effettuate durante lo stage condotto tra il 2010 e il 2011 sui materiali fittili conservati nel deposito del Museo d’Arte Antica del Castello Sforzesco di Milano sono state all’origine di alcune riflessioni e considerazioni sul tema delle terrecotte decorative del primo Rinascimento in Lombardia - in particolar modo a Milano e a Cremona - che ha trovato un primo importante esito nella presentazione al convegno del 2011 Terrecotte nel Ducato di Milano. Artisti e cantieri del primo Rinascimento. La scelta, in seno alle ricerche per il dottorato, è stata quella di proseguire, incrementandoli, gli studi sulla collezione fittile delle Civiche Raccolte d’Arte di Milano, approfondendo il tema della produzione coroplastica decorativa nell’età sforzesca, non tralasciando di analizzare, per alcuni casi rilevanti, il coevo contesto architettonico. I risultati ottenuti, riordinati e raccolti nelle pagine di questa tesi, costituiscono il tentativo di una prima mappatura dei repertori ornamentali, dove partendo dai patterns decorativi esibiti dalle singole formelle presenti nel deposito del museo è stato possibile stabilire confronti e tracciare relazioni con i numerosi complessi architettonici con decorazione fittile sparsi sul territorio lombardo e nelle regioni confinanti.
The research and cataloguing activities conducted during the internship in 2010-2011 on the clay materials preserved in the deposit of the Museo d’Arte Antica at the Castello Sforzesco in Milan, were what sparked off a series of considerations and reflections on the subject of decorative terracottas during the early Renaissance in Lombardy - particularly Milan and Cremona - the results of which were discussed during the presentation at a conference held in 2011 entitled Terrecotte nel Ducato di Milano. Artisti e cantieri del primo Rinascimento. The decision behind the research conducted for my PhD was to continue and extend the studies to include the collection of clay products preserved by the Art Collections of the Municipality of Milan, more specifically the decorative coroplast productions in the Sforzesca era, which included an in-depth analysis of the contemporary architectonic context of some of the most significant cases. The results obtained, indexed and included in this thesis aim to present an initial mapping of the ornamental repertoires where, starting from the decorative patterns of the individual tiles preserved in the deposit of the Museum, it was possible to establish comparisons and trace relations with the countless architectonic complexes highlighting clay decorations scattered throughout the Lombardy region and bordering areas.
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Montalti, Elisa. "Bogotà tra decima e caracas. San Victorino: Una nuova centralita urbana". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/6316/.

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I centri urbani di una città sono il loro cuore, la parte da cui tutto trae origine. In queste aree ritroviamo le principali attività che danno sostenimento alla città. Il primo evidente esempio è proprio la nascita del centro coloniale:nelle otto cuadras attorno alla piazza sono sempre collocate le principali funzioni pubbliche, degradando di importanza allontanandosi fino ad arrivare alle residenze popolari. Nel corso del tempo si alternano cicli in cui queste aree possono perdere la loro forza e deteriorarsi, ed è proprio qui che è fondamentale indagare sulla forma di adattazione urbanistica per adattarsi a questi cicli. Questo è il caso dell’intera area di San Victorino, nata come un'importante centro per la città, oggigiorno si presenta in condizioni di estremo deterioro.L’obiettivo di partenza dell’intero progetto sarà quello di ridefinire una nuova centralità su quella esistente, che ritrovi il pregio acquisito fin dalla sua nascita.La strategia progettuale propone una ridefinizione dell'intero fronte del precedente Rio San Francisco con edifici torre-piattaforma disposti modularmente fino ad arrivare al Parque del Tercer Milenio.
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Orefice, Marzia. "Pattern geometrici nell’architettura antica: il caso del vestibolo ottagonale di Villa Adriana". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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L’architettura romana è l’unica ad avere un testo scritto, il De Architectura, giunto fino a noi, che ci permette di analizzare e comprendere come questo popolo costruiva i propri edifici. Il presente studio di tesi vuole analizzare le metodologie di progettazione e costruzione adottate dai Romani durante il periodo imperiale per approfondire le forme che caratterizzano le loro costruzioni. A tal fine sarà di fondamentale importanza comprendere le innovazioni che questo popolo ha portato nel campo architettonico. La tesi nasce come continuazione ed approfondimento di studi già effettuati da altri ingegneri e architetti che si sono impegnati in queste analisi su Villa Adriana. Nello specifico il caso studio ha interessato il Vestibolo Ottagonale di accesso a Piazza d’Oro. Si è partiti dall'analisi storica ricercando le varie informazioni inerenti a costruzioni del periodo Adrianeo e precedente, in modo da comprendere al meglio le sequenze evolutive. Inseguito sono state analizzate le ricerche effettuate all’interno della Villa stessa, concentrandosi soprattutto sull’ambiente limitrofo al Vestibolo, ovvero la Piazza. È stato di fondamentale importanza, inoltre, studiare il pensiero architettonico di Vitruvio espresso nel De Architectura, e da questo sono state effettuate delle ipotesi di progettazione. Il fine di tale studio è dunque ipotizzare e cercare di verificare quali sono i pattern geometrici utilizzati per la progettazione della pianta del Vestibolo, se questi corrispondono a quelli utilizzati nell’alzato, e se sono proporzionali a quelli esterni di Pazza d’Oro.
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Pompili, Nicolò. "Conservazione e valorizzazione della chiesa di Santa Maria Nuova in Orciano (PU): eccellenza di scuola rinascimentale Toscana nelle Marche". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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La tesi tratta la conservazione, il recupero e la valorizzazione della chiesa di Santa Maria Nuova di Orciano, una eccellenza di epoca rinascimentale toscana nelle Marche. Il portale attribuito al grande Raffaello, la chiesa opera dell’architetto fiorentino Baccio Pontelli e la torre malatestiana completata dal Terzi, senza dimenticare i pregevoli stucchi del Brandani all’interno di essa, fanno di questa opera un gioiello di inestimabile valore. Per questo il lavoro mira alla conservazione di tutte le parti della chiesa, sia esterne che interne, e al recupero e consolidamento della copertura, della torre e della vela campanaria al fine di salvaguardare la vita dell’opera e l’incolumità di chi ne usufruisce. L’attento lavoro di rilievo architettonico, la grande ricerca storica e lo studio metrologico e dimensionale del manufatto sono le basi fondamentali per procedere alla corretta progettazione tecnica che ha come scopo, appunto, la conservazione e la valorizzazione di un monumento storico tanto importante.
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Marletta, Angelo. "L'arte del contemperare. Storia e progetto nell opera 'Il Campo Marzio dell antica Roma' di Giovanni Battista Piranesi". Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/944.

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Il presente lavoro ha come oggetto di studio l opera Il Campo Marzio dell antica Roma (1762) di Giovan Battista Piranesi, un volume composto da un testo scritto e da una vasta raccolta di stampe all acquaforte ottenute mediante il processo di incisione di matrici in rame. Il tema della pubblicazione è la ricostruzione ipotetica di una vasta zona della città antica di cui viene analizzata la storia, l evoluzione e la decadenza nelle diverse fasi dell età romana, allo scopo di restituirne l aspetto in pianta e attraverso molteplici vedute. Lo studio è finalizzato alla comprensione della storia della rappresentazione e all analisi grafica del repertorio figurativo, nel tentativo di inquadrare l opera all interno dell intera produzione artistica piranesiana, anche allo scopo di distinguere gli elementi che garantiscono una continuità con le realizzazioni precedenti, dalle novità introdotte dall artista sia sul piano compositivo, che su quello dei contenuti. La ricerca delle fonti storiche, grafiche e cartografiche assunte come riferimento per la realizzazione dell Ichnographia Campi Martii, ed il confronto con i principali modelli icnografici esistenti a quel tempo - come la Forma Urbis e la Nuova Pianta di Roma pubblicata nel 1748 da Giovan Battista Nolli - dimostrano come l elaborato oltrepassi nettamente i limiti della ricostruzione filologica, denunciando con forza il proprio carattere visionario. Un aspetto che viene evidenziato anche attraverso la comparazione delle due diverse tipologie di Vedute presentate dall autore all interno del suo volume. L analisi geometrica delle strutture planimetriche più importanti permette di individuare i principi compositivi messi in atto per la redazione dell Ichnographia, nonché di riconoscere i possibili riferimenti alle architetture antiche o ai disegni cinquecenteschi. Segue una lettura critica dell opera alla luce delle riflessioni condotte dalla storiografia ed in funzione delle teorie architettoniche e del dibattito ideologico settecentesco. L ultimo capitolo esamina l eredità dell opera del maestro veneziano in campo architettonico, dimostrando il carattere attuale del suo pensiero.
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Patrignani, Alessandro y Luca Gardini. "Una nuova centralità urbana: progetto di riqualificazione della ex caserma Prandina a Padova". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Luoghi come l’ex caserma Pradina di Padova sono sempre più frequenti nel tessuto urbano delle città, sono aree con una propria storia ed importanza che per vari motivi sono state estraniate dal contesto, snaturate, diventando per la città spazi abbandonati e privi di ogni relazione ed interesse. Il progetto cerca di ricucire il dialogo interrotto tra la città e la ormai ex caserma, attraverso la definizione di spazialità simboliche e riconoscibili nel tessuto urbano a partire dall’esistente. L’alternanza tra spazio pubblico e privato, nello specifico residenziale e studentato, trasforma così la caserma in un nuovo polo per la città, in una nuova centralità urbana, capace di attrarre a sé i flussi urbani e quindi mediante la presenza dell’uomo riconnettere l’area al resto di Padova.
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Cipriani, Luigia. "Raccontare l’archeologia dell’antica Marruvium. Valorizzazione di un percorso di ruderi romani e nuova presentazione della “domus Patrizia”". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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La seguente tesi nasce dalle riflessioni sulle potenzialità storiche, artistiche e culturali della zona della Marsica, sub -regione dell’Abruzzo, che si estende sul territorio dell’Altopiano del Fucino. Sono infatti presenti numerosi esempi architettonici, monumentali ed archeologici. Di qui l’idea di una proposta finalizzata alla valorizzazione del territorio mediante l’istituzione di un Ecomuseo. Esso è da intendersi come sentimento di appartenenza identitaria al territorio, le cui comunità che vi abitano ne riconoscono e valorizzano le risorse storico-culturali, ambientali, le tradizioni, i beni ed il patrimonio locale. . Dopo un’attenta analisi di tutti gli eventi che hanno caratterizzato nel corso dei secoli il territorio, si è pensato di strutturare l’ ecomuseo in diversi nuclei tematici: l’ itinerario naturalistico, l’ itinerario monumentale di castelli e torri medievali e quello architettonico-archeologico. All’interno dell’ Ecomuseo del Fucino è stato considerato il caso specifico della valorizzazione del patrimonio archeologico e architettonico della cittadina di S. Benedetto dei Marsi, antica Marruvium. Il progetto di valorizzazione prevede ,infatti, di realizzare un percorso che si articoli lungo il centro cittadino, al fine di unire esempi di rilievo, quali l’antico anfiteatro romano, i resti di una domus patrizia , l’antico portale duecentesco della cattedrale di S. Sabina, unica porzione conservata a seguito del terremoto del 1915, una porzione di strada romana e i Morroni, Il progetto prevede nello specifico di operare, all'interno del sopracitato percorso di valorizzazione del sito, la riqualificazione dell'area dell'attuale domus, la quale frammenta il centro cittadino , ricreando così l'antico spazio di connessione urbana del forum romano. Inoltre, è prevista l’aggiunta di un polo museale della storia e dei reperti dell’antica Marruvium, pensato ed organizzato come un percorso didattico accessibile a tutti.
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De, Angelis Francesca y Enrica Scarponi. "Terremoto emilia 2012: I "torrioni" di San Prospero - dalla messa in sicurezza alla nuova funzione". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/6476/.

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L'oggetto di questa tesi è la villa i Torrioni situata nel comune di San Prospero in provincia di Modena. Si tratta di una villa a due torri presumibilmente sorta nella prima metà del Cinquecento, in aperta campagna. L'interesse verso il fabbricato nasce dallo stato di danno provocato dagli eventi sismici che hanno coinvolto questi territori tra il maggio e il giugno del 2012, aggravato dalla condizione di abbandono in cui verteva da diversi anni. La tesi si divide in tre parti: conoscenza del manufatto, valutazione del rischio sismico e progetto di restauro.
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Barrotta, Sara. "AL MARE! AL MARE! La nuova passeggiata sull'arenile di Milano Marittima". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/22078/.

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Come spesso accade, il tempo e le circostanze cambiano, e quella che fu ideata come città ideale, la città giardino all’italiana dove ville e villini si perdevano nella pineta, si troverà a fare i conti con le due guerre mondiali e con una società che cambia, dove gli abitanti stagionali di élite per i quali era stata ideata convivranno con i nuovi cittadini-turisti con hotel ed edifici multipiano. Di fronte al mare, un’infinita distesa di stabilimenti balneari realizzati in pochissimi anni senza alcuna regola se non quella di saturare al massimo la porzione di concessione data loro dall’Amministrazione Comunale inibiscono quasi completamente la visione del mare. Un piccolo spazio di risulta si frastaglia tra la netta recinzione delle strutture alberghiere e il caotico bordo creato dall’accostamento delle varie concessioni marittime con vuoti e pieni in costante disallineamento gli uni dagli altri. Da queste osservazioni, dalla necessità di ristabilire un contatto con il mare, quello che un tempo era un luogo di passeggiate, pubblico ed accessibile a tutti, nasce l’idea di questo progetto di tesi. Al di là del canalino, la prima parte del secondo arenile vede il costituirsi di una fascia tra città consolidata e spiaggia configurando uno spazio pubblico sopraelevato, una passeggiata lungomare, al di sotto della quale poter ripensare e ricollocare gli spazi per gli stabilimenti balneari. In connessione con la passeggiata, un anello infinito, una piazza circolare, inclinata fino a permetterci di arrivare a toccare l’acqua, configura un nuovo spazio per accogliere attività temporanee per la comunità. Nella seconda parte del secondo arenile, laddove l’erosione marina minaccia fortemente la porzione litoranea, viene proposta una rinaturalizzazione ristabilendo il sistema dunale, partendo dalla porzione ancora esistente in corrispondenza della ex Colonia Varese.
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Caraboni, Federica y Francesca Rao. "Milano: Progetto di riassetto urbano dell'ex comprensorio delle Caserme Magenta, XXIV Maggio, Carroccio. Quartiere dell'arte e nuova accademia di Brera". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/9774/.

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Il lavoro compiuto porta in evidenza un tema di grande attualità per il progetto urbano e promuove la ricerca tipologica e figurativa volta a interpretare il luogo tramite l’analisi dei caratteri, tessuti, giaciture per capirne le criticità e da queste partire, non con la pretesa di una capacità risolutiva assoluta dell’intera gamma dei problemi che lo sviluppo del territorio pone, ma come occasione per dare un assetto ordinato a una parte di città e con l’intento di mettersi a disposizione e al servizio della città stessa, costruita e attuata come accumulo indifferenziato di manufatti privo di un qualsiasi disegno generale che lo regoli. L’idea guida del progetto è stata la scelta di rivalutare, anche dal punto di vista espositivo, il carattere di museo-laboratorio proprio dell’Accademia, così da ridefinire il suo ruolo didattico. Tra la necessità di salvaguardare il carattere di Brera come Istituzione e il bisogno di trovare una collocazione più adatta alla didattica attraverso il trasferimento degli spazi dell’Accademia nel Comprensorio delle ex caserme XXIV Maggio, Carroccio, Magenta.
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Odorici, Sofia y Lucia China. "Convergenze urbane. Una nuova centralità per il mercato di Paloquemao a Bogotà". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/8020/.

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Megalopoli Bogotà si è svelata una realtà articolata e complessa, ricca di contraddizioni che convivono in un'apparente armonia. Le difformità di situazioni legate alla città sono causa ed effetto di una sorta di dualismo urbano in cui ogni aspetto sembra trovare la sua ragione nella propria antitesi. La stessa contraddizione è stata letta nel tessuto urbano in cui il rigido schema a griglia, proprio delle fondazioni coloniali, si è mostrato irregolare a fronte di limiti topografici del territorio, di espansioni urbane incontrollate, e di realtà intrinseche proprie di isole urbane. Questo è stato il punto di partenza per la comprensione della realtà urbana, ed attraverso una ricerca che è, mano a mano, scesa di scala, si è tentato di interpretare e risolvere le criticità emerse. A partire da queste considerazioni si è configurato un metaprogetto con la volontà di ricucire la struttura urbana interrotta, attraverso un sistema di segni urbani, in cui l'identità della griglia è stata adottata come principio per la ricomposizione delle parti. Grazie al conoscimento della città è stato possibile identificare un'area di studio, nel punto di convergenza dei vari tessuti è emerso un settore che non ha saputo, o potuto, rispondere all'esigenza di riconnettere le diverse parti, sfuggendo così alla struttura urbana e presentandosi come elemento di negazione della griglia. Grazie allo svoglimento della tesi all'estero è stato possibile comprendere, tramite una ricerca svolta in archivio, come l'area si fosse configurata nel tempo, e tramite ripetuti sopraluoghi percepire peculiarità e criticità del luogo; infine, la presenza della Piazza di Mercato Paloquemao, elemento emblematico a livello sia urbano sia sociale, ha condotto la ricerca sino allo studio dello spazio pubblico nella città. Si è giunti, in questo percorso, alla progettazione di una nuova centralità per l'area, in supporto all'esistente Piazza di Mercato, con l'ambizione di poter risolvere le problematiche di un luogo costituito da convergenze urbane.
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Succi, Chiara y Elia Bombardini. "Il Giardino Segreto di Adriano Proposta di nuova musealizzazione dei luoghi e dei percorsi all'interno di Villa Adriana". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18204/.

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Villa Adriana dal 1999 è entrata a far parte della Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, riconosciuta quale mirabile sintesi della cultura greco-romana. La Villa, pur essendo stata oggetto di studi e disegni per molti secoli, continua a celare luoghi misteriosi e incompresi. L’area anche detta del Giardino Segreto di Adriano è sicuramente uno di questi luoghi, mai entrata a far parte del percorso di visita a causa della presenza di un campeggio realizzato negli anni cinquanta; oggi le archeologie romane e i ruderi del campeggio appaiono come oggetti abbandonati in un conflitto irrisolto. Il progetto propone di ridare forma a questo luogo, attraverso un percorso che presenta la successione degli spazi che componevano il Giardino, ricreando le scenografie ed il rapporto che esisteva fra loro.
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Guerri, Riccardo. "Re_interpretare per vivere. Una nuova unita per s. Maria della misericordia a venezia". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/6888/.

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La scelta di Venezia come ambito operativo rientra nella volontà di confrontarsi con il tema del riuso della preesistenza all'interno della città storica. Contemporaneamente ad una permanenza nella città lagunare, la ricerca si è sviluppata sia secondo il fronte teorico che secondo quello progettuale, aventi entrambi per scopo la ricerca di un possibile ambito operativo della storia all'interno del progetto contemporaneo di architettura. Convinti che i problemi dell'oggi siano soltanto riedizioni "moderne" di quelli relativi a secoli precedenti, l'esercizio interpretativo dell'ex unità conventuale di S.Maria della Misericordia a Venezia persegue l'obbiettivo di testare metodi alternativi rispetto agli atteggiamenti estremamente conservativi imperanti nella città storica. La Storia intesa quindi come eterna mutazione, fornisce la base per un metodo basato sulla reinterpretazione della vita all'interno di un luogo come atto progettuale, al fine di generare una nuova unità tra l'uomo contemporaneo ed il contesto stratificato.
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Bassi, Mattia. "Studio sperimentale su un innovativo trattamento biopolimerico antisale contro il degrado dei materiali nell'architettura antica". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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La cristallizzazione dei sali all’interno dei materiali porosi da costruzione quali pietre, mattoni, intonaci, malte e calcestruzzo, è fonte di danno e di conseguente perdita del nostro patrimonio culturale. Questo danno è legato alla pressione di cristallizzazione che nasce all’interfaccia tra i cristalli di sale in crescita e la parete dei pori: questa pressione, dovuta a forze repulsive tra le due superfici, spesso supera la resistenza a trazione dei materiali, provocandone il danneggiamento. In questo lavoro viene analizzata la risposta di diversi substrati porosi alla cristallizzazione salina in seguito al trattamento dei materiali con una soluzione biopolimerica a base di chitosano, combinata con un trattamento consolidante con fosfato di idrogeno biammonico (DAP), volto a prevenire la dissoluzione del materiale e ad agire come ancoraggio per il rivestimento polimerico. Ci si aspetta che questo trattamento combinato elimini la repulsione tra i cristalli di sale e la parete dei pori, alleviando quindi la pressione interna. Il trattamento è stato applicato a substrati quali laterizi e pietre calcaree, in particolare calcare globigerina e pietra leccese, che sono stati sottoposti a test di cristallizzazione con solfato di sodio, ottenendo risultati diversi ma in generale promettenti, specialmente sulle pietre, lasciando aperte diverse possibilità di studi e approfondimenti futuri.
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Cornia, Luca. "Design computazionale e analisi sperimentale di pali reticolari atomizzati di nuova generazione realizzati con tecnologia Wire and Arc Additive Manufacturing". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022.

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La tesi ha come oggetto l’analisi computazionale e sperimentale di pali reticolari innovativi realizzati mediante la tecnologia di stampa 3D metallica riferita come Wire-and-Arc Additive Manufacturing. Il progetto di questa tesi consiste nel design di un palo reticolare innovativo mediante software di disegno parametrico. Il palo ha una sezione tubolare “atomizzata” che forma una superficie esterna di tipo reticolare (“lattice structure”) costituita da elementi rettilinei continui. La continuità dei filamenti costituenti la struttura reticolare è garantita grazie alla tecnologia di realizzazione di tipo additivo per metalli di tipo Wire-and-Arc Additive Manufacturing che supera la richiesta di connessione di più elementi grazie alla realizzazione di un unico elemento tubolare di tipo reticolare. L’innovazione consiste nell’alta flessibilità di personalizzazione, in quanto la geometria è in grado di potersi adattare parametricamente a diverse esigenze generando un elemento ad hoc. Pluralità di ingombri, raffittimenti localizzati e sezioni di spessore variabile in altezza rendono possibili applicazioni diversificate. La parte sperimentale della tesi mira a indagare l’elemento di intersezione delle aste che formano il palo reticolare in acciaio inossidabile stampato mediante la tecnologia Wire-and- Arc Additive Manufacturing. Sono stati eseguiti test di laboratorio a trazione su elementi che simulano i nodi di collegamento presenti in un elemento reticolare stampato in 3D. Il fine ultimo delle sperimentazioni conseguite è l’analisi delle differenze e/o similitudini nel comportamento sotto sollecitazione meccanica dei nodi quali punti critici di un elemento strutturale.
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Del, Bianco Caterina. "Una nuova sede per il Centro Studi Vitruviani di Fano e Museo Archeologico. Progetto di un polo culturale sulle rovine di Fanum Fortunae". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2429/.

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Questa tesi di laurea nasce da una collaborazione con il Centro Studi Vitruviani di Fano, un’associazione nata il 30 Settembre 2010 nella mia città. Le note vicende riguardanti la Basilica vitruviana di Fano fanno della città adriatica il luogo più autorevole per accogliere un Centro Studi Internazionale dedicato all’opera di Vitruvio. Questa associazione è nata come contenitore di riferimento per eventi e iniziative legate al mondo della classicità intesa come momento storico, ma anche come più ampio fenomeno non solo artistico che interessa trasversalmente tutta la cultura occidentale. La creazione di un’istituzione culturale, di fondazione pubblico-privata, con l'obiettivo di porsi a riferimento internazionale per il proprio ambito di ricerca, è notizia comunque rilevante in un periodo in cui lo Stato vara l’articolo 7 comma 22 di una legge che ribadisce la fine dei finanziamenti agli enti, agli istituti, e alle fondazioni culturali. Il Centro Studi Vitruviani dovrà diventare presto sede di momenti scientifici alta, borse di studio, occasioni divulgative, mostre, iniziative didattiche. L’alto livello scientifico mi si è presentato subito chiaro durante questi mesi di collaborazione con il Centro, quando ho avuto l’occasione di incontrare e conoscere e contattare personalità quali i Professori Salvatore Settis, Pierre Gros, Howard Burns, Antonio Corso, Antonio Monterroso e Piernicola Pagliara. Attualmente nella mia città il Centro Studi ha una sede non adeguato, non è fruibile al pubblico (per problemi accessi in comune con altri Enti) e non è riconoscibile dall’esterno. L’attuale sede è all’interno del complesso conventuale del S.Agostino. Il Centro Studi mi ha proposto di valutare la possibilità di un ampliamento dell’associazione in questo edificio storico. Nel mio progetto è stato previsto un processo di acquisizione totale del complesso, con un ripensamento dell’accesso riconoscibile dall’esterno, e un progetto di rifunzionalizzazione degli spazi interni. È stata inserita un’aula per la presentazione di libri, incontri e congressi, mostre ed esposizioni, pubblicazioni culturali e specialistiche. Il fatto interessante di questa sede è che l’edificio vive sulle rovine di un tempio romano, già visitabile e inserite nelle visite della città sotterranea. Fano, infatti, è una città di mare, di luce e nello stesso tempo di architetture romane sotterranee. L’identità culturale e artistica della città è incisa nelle pieghe dei suoi resti archeologici. Le mura augustee fanesi costituiscono il tratto più lungo di mura romane conservate nelle città medio-adriatiche. Degli originari 1750 metri, ne rimangono circa 550. Di grande suggestione sono le imponenti strutture murarie rinvenute sotto il complesso del Sant’Agostino che hanno stimolato per secoli la fantasia e suscitato l'interesse di studiosi ed appassionati. Dopo la prima proposta il Centro Studi Vitruviani mi ha lanciato una sfida interessante: l’allargamento dell’area di progetto provando a ripensare ad una musealizzazione delle rovine del teatro romano dell’area adiacente. Nel 2001 l’importante rinvenimento archeologico dell’edificio teatrale ha donato ulteriori informazioni alle ricostruzione di una pianta archeologica della città romana. Questa rovine tutte da scoprire e da ripensare mi si sono presentate come un’occasione unica per il mio progetto di tesi ed, inoltre, estremamente attuali. Nonostante siano passati dieci anni dal rinvenimento del teatro, dell’area mancava un rilievo planimetrico aggiornato, un’ipotesi ricostruttiva delle strutture. Io con questo lavoro di Tesi provo a colmare queste mancanze. La cosa che ritengo più grave è la mancanca di un progetto di musealizzazione per inserire la rovina nelle visite della Fano romana sotteranea. Spero con questa tesi di aver donato materiale e suggestioni alla mia città, per far comprendere la potenzialità dell’area archeologica. Per affrontare questo progetto di Tesi sono risultate fondamentali tre esperienze maturate durante il mio percorso formativo: prima fra tutte la partecipazione nel 2009 al Seminario Internazionale di Museografia di Villa Adriana Premio di Archeologia e Architettura “Giambattista Piranesi” organizzato nella nostra facoltà dal Prof. Arch. Sandro Pittini. A noi studenti è stata data la possibilità di esercitarci in un progetto di installazioni rigorosamente temporanee all’interno del sedime archeologico di Villa Adriana, grande paradigma per l’architettura antica così come per l’architettura contemporanea. Nel corso del quarto anno della facoltà di Architettura ho avuto l’occasione di seguire il corso di Laboratorio di Restauro con i professori Emanuele Fidone e Bruno Messina. Il laboratorio aveva come obiettivo principale quello di sviluppare un approccio progettuale verso la preesistenza storica che vede l'inserimento del nuovo sull'antico non come un problema di opposizione o di imitazione, ma come fertile terreno di confronto creativo. Durante il quinto anno, ho scelto come percorso conclusivo universitario il Laboratorio di Sintesi Finale L’architettura del Museo, avendo già in mente un progetto di tesi che si rivolgesse ad un esercizio teorico di progettazione di un vero e proprio polo culturale. Il percorso intrapreso con il Professor Francesco Saverio Fera mi ha fatto comprendere come l’architettura dell'edificio collettivo, o più semplicemente dell’edificio pubblico si lega indissolubilmente alla vita civile e al suo sviluppo. È per questo che nei primi capitoli di questa Tesi ho cercato di restituire una seria e attenta analisi urbana della mia città. Nel progetto di Tesi prevedo uno spostamento dell’attuale Sezione Archeologica del Museo Civico di Fano nell’area di progetto. Attualmente la statuaria e le iscrizioni romane sono sistemate in sei piccole sale al piano terra del Palazzo Malatestiano: nel portico adiacente sono esposti mosaici e anfore sottoposte all’azione continua di volatili. Anche la Direttrice del Museo, la Dott.ssa Raffaella Pozzi è convinta del necessario e urgente spostamento. Non è possibile lasciare la sezione archeologica della città all’interno degli insufficienti spazi del Palazzo Malatestiano con centinaia di reperti e materiali vari (armi e uniformi, pesi e misure, ceramiche, staturia, marmi, anfore e arredi) chiusi e ammassati all’interno di inadeguati depositi. Il tutto è stato opportunamente motivato in un capitolo di questa Tesi. Credo fortemente che debbano essere le associazioni quali il CSV assieme al già attivissimo Archeclub di Fano e il Museo Archeologico, i veri punti di riferimento per questa rinascita culturale locale e territoriale, per promuovere studi ed iniziative per la memoria, la tutela e la conservazione delle fabbriche classiche e del locale patrimonio monumentale. Questo lavoro di Tesi vuole essere un esercizio teorico che possa segnare l’inizio di un nuovo periodo culturale per la mia città, già iniziato con l’istituzione del Centro Studi Vitruviani. L’evento folkloristico della Fano dei Cesari, una manifestazione sicuramente importante, non può essere l’unico progetto culturale della città! La “Fano dei Cesari” può continuare ad esistere, ma deve essere accompagnata da grandi idee, grandi mostre ed eventi accademici.
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Previato, Caterina. "Archeologia dell'edilizia in Aquileia romana: i materiali da costruzione e le tecniche edilizie". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422125.

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Resumen
This dissertation is focused on the study of building materials and techniques used in Aquileia during the Roman period. Its broad aim is to study ancient building techniques within a peculiar urban site in order to get specific insights into technical features of Roman architecture, dynamics of production and supply underlying building practices, and existing relationships between ancient builders and the natural context. As far as building materials are concerned, special attention is given to the types of stone employed. A specific goal of the research is to identify types of stone which were used in Aquileia, both drawing on published evidence and carrying out detailed petrographic analyses of samples from stratigraphic contexts. A variety of types of stones from different geographical areas have been identified until now and surveys in the territory surrounding Aquileia were done in order to locate stone quarries exploited in the Roman Age. As far as building techniques are concerned, data resulting from the study of published evidence, and from analyses onsite are interpreted in order to get a broader picture of the building methods used in Aquileia during the Roman period.
Il presente elaborato è dedicato ai materiali da costruzione e alle tecniche edilizie utilizzate ad Aquileia in età romana. Esso si propone di affrontare tutte le numerose problematiche legate ai sistemi costruttivi antichi, allo scopo di aumentare le conoscenze, in uno specifico contesto urbano, sugli aspetti tecnici dell’architettura romana, sulle dinamiche artigianali e produttive, sui luoghi e i sistemi di approvvigionamento delle materie prime, sulle capacità tecniche dei costruttori e sul loro rapporto con le risorse presenti nel territorio. Per quanto riguarda i materiali da costruzione, particolare attenzione è dedicata ai materiali lapidei. Le informazioni ad essi relative derivano sia da dati bibliografici, sia dai risultati dello studio petrografico condotto su alcuni campioni lapidei prelevati da strutture ed edifici della città. Lo studio petrografico si è rivelato di fondamentale utilità in quanto ha permesso di identificare i diversi litotipi utilizzati ad Aquileia in età romana e i relativi bacini di provenienza. Particolare attenzione è stata rivolta anche allo studio del territorio circostante la città, e dei bacini di approvvigionamento di materiale lapideo sfruttati in età romana. Sono state effettuate numerose ricognizioni del territorio, che hanno permesso di effettuare uno studio topografico delle cave dislocate nei pressi della città. Nell'elaborato, ampio spazio è dedicato anche all'analisi delle tecniche edilizie. La classificazione presentata deriva dalla rielaborazione dei dati ottenuti tramite la ricerca bibliografica e tramite il lavoro sul campo.
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Gasparini, Federica y Nicolas Terenzi. "Parco archeologico di Urbs Salvia. Proposte per una nuova gestione e fruizione del Parco". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18307/.

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Resumen
La città romana di Urbs Salvia emerge a fatica dal terreno che la ricopre, consentendo a stento di comprenderne le parti, in pessimo stato di conservazione, annebbiate dalla polvere e dal fitto intreccio della vegetazione, che tenta di riappropriarsi della nuda pietra che ne rimane. La leggibiltà alterata dei resti porta alla mancata comprensione del luogo e alla perdita della sua storia. È necessario, perciò, restituire una linea narrativa a tali frammenti, con l’intento di recuperare un’unità perduta e legare nuovamente insieme le parti. È importante che la città antica accolga la città moderna e si crei uno scambio continuo tra le due, all’interno di un sistema culturale più ampio. Queste cosiderazioni hanno posto le basi per lo sviluppo di un progetto che ha come scopo il potenziamento delle connessioni e delle relazioni con l’intero territorio. Il progetto si è fatto carico di tutti quei temi caratteristici di un Parco Archeologico definendo un nuovo approccio, mirato alla risoluzione di problematiche di fruizione, gestione e valorizzazione del luogo. Il legame, ormai inscindibile, tra rudere e natura e il fascino di questa unione spontanea, ha indirizzato l’azione progettuale verso la conservazione di tale armonia, tramite interventi di salvaguardia della materia archeologica e del sistema ecologico-ambientale. Le risposte alle innumerevoli problematiche del sito hanno trovato una sintesi nell’area templare, fulcro ed origine dell’antico insediamento, oltre che monumento cardine e peculiare del panorama archeologico marchigiano. Il tema principale ha riguardato la valorizzazione dei resti archeologici scavati, prevedendo una musealizzazione diffusa che consentisse una piena comprensione e consapevolezza di tale luogo. I frammenti delle mura e delle strade basolate, divengono le parole mancanti che ricompongono il brano antico, da resti marginali e dimenticati diventano gli interpreti principali dell’azione progettuale, elementi chiave di rilettura della città.
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Dajci, Era y Linda Martello. "Edifici Pubblici ed Energicamente Sostenibili e nuove formule di finanziamento. Progetto per la riedificazione della Scuola “Tambroni” a Bologna". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/12161/.

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Resumen
Nell’attuale contesto italiano, di crisi economica, dove la pubblica amministrazione non ha più la possibilità di investire nelle opere pubbliche, si rende necessario affiancare alla progettazione architettonica la progettazione economica. In uno scenario dove l’emergenza energetica è al centro della politica europea, si rende necessario riqualificare l’esistente e valutare i costi energetici. Affiancare queste discipline permette di pianificare e strutturare progetti, valutando quali tra le possibilità di realizzazione, risultano strategiche. L’oggetto della tesi tesi è Progetto per la riedificazione della Scuola “Tambroni”, in Zona Murri, Quartiere Santo Stefano, Bologna. La tesi si propone di spostare questo Polo Scolastico esistente in una nuova zona, per far fronte oltre ai problemi appartenenti allo stabile stesso, anche a quelli che coinvolgono le aree dismesse di Bologna, in questo caso in un’Ex Caserma. Trattandosi di un edificio di nuova costruzione, si è cercato di ottenere la classe energetica più elevata, diminuendo così l’impatto ambientale sull’area d’interesse. L’ipotesi presentata è il risultato di diverse strategie, mirate a produrre un progetto economicamente realizzabile, ambientalmente sostenibile, psicologicamente confortevole per gli utenti.
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Benzi, Chiara. "Lo spazio collettivo: proposta progettuale per piazzale Karl Marx a Cesena. Una nuova centralità tra stazione, Università e polo scolastico". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Resumen
L’area che ospita la stazione ferroviaria di Cesena si trova in una posizione strategica all’interno del tessuto urbano: è uno snodo importante attorno al quale si diramano i principali poli della città. L’area di progetto è piazzale Karl Marx, che attualmente ospita diverse realtà: polo scolastico e universitario, autostazione e stazione ferroviaria. Non esiste però una progettazione del suolo pronta ad accogliere e indirizzare i flussi che ne derivano, al momento pressoché incontrollati. Al centro del piazzale, nella posizione di maggiore rilevanza, si trova la stazione delle autocorriere, che non veicola i flussi e si trova isolata da una recinzione su tre fronti. Il suo dislocamento permetterà di ripensare il piazzale e attribuirgli un ruolo più adeguato e più inclusivo. Tutta la zona si trova in uno stato di incipiente degrado, che si può facilmente attribuire alla mancanza di identità del luogo, che si trova ad essere unicamente luogo di passaggio. La proposta progettuale si muove quindi su due fronti: in primo luogo completare il progetto della città, ordinando e gerarchizzando spazi e percorsi, in secondo creare un nuovo collettore di servizi che sia pubblicamente accessibile e complementare alle attività già presenti nell’area. Si ragiona quindi con pieni e vuoti: un edificio va a chiudere il fronte strada e va a definire un accesso chiaro al piazzale, condensando al suo interno tutti i servizi, aldilà di esso la piazza rimane quindi libera e si trasforma in uno spazio di raccolta e aggregazione di qualità. La scelta di prolungare il sottopasso esistente facendolo arrivare fino al piazzale definisce lo spazio pubblico aperto su due diversi livelli, connessi da un’imponente scalinata. L'obiettivo è di quello di creare uno spazio collettivo, funzionale alla comunità studentesca e agli utenti della stazione ferroviaria, ma che sia anche in grado di acquisire un ruolo all’interno del tessuto cittadino nel suo complesso.
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Zavatta, Giacomo. "Rifunzionalizzazione e recupero di una vecchia falegnameria. La nuova biblioteca del centro Spirituale di Marola (RE)". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022.

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In un contesto come quello italiano, dove si è da sempre costruito con l’idea che l’edificio realizzato fosse destinato a esistere e funzionare in eterno, ci si ritrova davanti a un patrimonio edilizio molto datato, costituito da un gran numero di manufatti dismessi e spesso non demolibili per via del valore che possiedono. Qui entra in gioco il modello metodologico del recupero, ovvero l’insieme di interventi sul patrimonio esistente in grado di favorire le trasformazioni del sistema edilizio, garantendo prestazioni di sicurezza, ambientali e tecnologiche e, allo stesso tempo, essere realizzabili senza compromettere la materia esistente e il proprio valore. Il Centro Diocesano di Spiritualità e Cultura di Marola, sorto tra i castagneti dell’appennino reggiano nel XII secolo per volontà di Matilde Di Canossa, è un luogo in cui i trascorsi storici sono certamente narrati dai fabbricati che ospita, ad oggi la maggior parte in disuso. L’Associazione che gestisce il complesso ha così avviato un percorso progettuale di rifunzionalizzazione per restituire, in sintonia con la vocazione del luogo, alla comunità questi spazi. La proposta di progetto interessa la Vecchia Falegnameria, un fabbricato in pietra di epoca ottocentesca, all’interno del quale si propone di realizzare una biblioteca-sala studio a completamento dell’offerta del Centro. Un accurato studio sullo stato di conservazione ha fornito le basi per definire ipotesi di intervento: si sono realizzati dettagli costruttivi di consolidamento necessari a contrastare i fenomeni di degrado e dissesto oggi in atto. La strategia d’intervento ipotizzata per la rifunzionalizzazione ha poi trasformato l’edificio esistente in un “contenitore edilizio” al cui interno si sono realizzate le nuove superfici, adeguate allo svolgimento dell’attività imposte dalla destinazione d’uso a biblioteca. Si è scelto di utilizzare materiali e tecnologie moderne, perseguendo il concetto di riconoscibilità del nuovo rispetto all’esistente.
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Lai, Laura. "Archeologia dell'Architettura e Tecnologie per lo studio dell'insediamento umano medievale e post-medievale: le chiese rurali della bassa valle del Cedrino (Sardegna)". Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2015. http://hdl.handle.net/11392/2389027.

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The aim of the research is the study of the ruins of many rural churches using some technologies, like 3D reliefs and a Geographic Information System (GIS). The churches are distributed throughout the lower valley of the Cedrino river, a hilly zone located in the central east coast of the island of Sardinia. The territory considers Loculi, Irgoli, Onifai, Galtellì, and Orosei municipalities. Most of these churches have been built during the medieval period, which makes it possible to estimate the human medieval settlement and to make a complete documentation of each church. Until today none of circa 20 sites has ever been investigated from an archaeological study. The research has provided a multi-scale study: from artefacts to landscape. The detailed scale has consisted in reading the masonry structures preserved and making an analytic documentation of buildings using 3D reliefs, where possible; the regional scale has been studied by storing data in a GIS and using those data for territorial analyses. The application of the three-dimensionality in the study of historical buildings is still relatively new. In order to resolve critical issues related to the methodology required in the archaeological-architectonic studies, further investigations are still necessary. In recent years, the development of 3D models in Archaeology and Cultural Heritage showed a growing trend, but in several cases during the data collection, as well as the historical analysis, archaeological knowledge is lacking. The information obtained from 3D models is limited to visualizations and virtual reconstruction. In this research, both the interior and the exterior of a selected sacred building have been surveyed by an integrated approach using a terrestrial laser scanner and photogrammetry. The use of multiple techniques was an essential requirement to produce complete 3D models of monuments, but also it was the best compromise among geometric resolution, costs, and time. Other monument have been documented by a photogrammetric approach called Structure from Motion. These models have been used to develop and verify the interpretations and archaeological analyses through the possibility to carry out geometric measurements, correlate surfaces with volumes, visualize the relation between inner and external walls. Finally, we have elaborated technical drawings for very high-precision documentation. All of the archaeological data collected during the surveys have been stored in the GIS to create an archive that can be connected to existing databases and implemented with data from different sources, such as information from surveys in remote-sensing landscapes archaeology and computerization of data from previous studies. The knowledge acquired will be the basis for the realization of preserving proposals and the enhancement of the cultural resource of “rural churches” involving and making local communities aware in its own history.
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Bientinesi, Raffaela. "Il BIM Manager ed il Project Manager nella nuova normativa tecnica come figure strategiche per la gestione digitale dei processi informativi delle costruzioni a livello aziendale". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Resumen
Il ruolo del BIM come processo di sviluppo di modelli che interessano tutte le discipline coinvolte nella definizione dell’opera di costruzione lungo il suo intero ciclo di vita è quello di supportare la comunicazione e l’interazione tra tutte le figure coinvolte oltre allo sviluppo congiunto ed il miglioramento continuo di tutte i processi coinvolti. Con l’avvento del BIM il mondo delle costruzioni vede all’orizzonte un cambiamento radicale a livello quasi filosofico dove l’approccio vuole essere quello di “iniziare con la fine in mente”. Un crescente livello di complessità ed una forte necessità di cooperazione tra i soggetti implicano l’individuazione in ambito BIM oltre che di tecnici specializzati anche di nuove figure manageriali che possono affiancarsi o prendere il posto dell’attuale Project Manager come elementi di coordinamento, sviluppo ed integrazione. In questo lavoro di tesi si sono analizzate la storia e gli aspetti normativi che descrivono in Italia le figure del Project Manager e del BIM Manager per capire in che modo si possono inserire nei processi di implementazione e di gestione del BIM all’interno di un’azienda. Come caso di studio si è sviluppato un piano di Gestione Informativa di un fabbricato a destinazione industriale come progetto pilota per l’implementazione del BIM a livello aziendale.
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Angelozzi, Veronica. "Una nuova soluzione costruttiva in calce e canapa su sistema prefabbricato: applicazione ad un caso studio reale e analisi del ciclo di vita (LCA)". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Resumen
Il legame tra attività dell’uomo ed emergenza climatica è ormai riconosciuto da numerosi scienziati. Il progresso tecnologico permette di avere un’illimitata libertà costruttiva, ma al contempo l’allerta globale richiede un’architettura attenta all’ambiente e alla disponibilità dei materiali da costruzione. Grazie a strumenti quali l’Economia Circolare e l’Analisi del Ciclo di Vita (LCA), si elabora un approccio alla progettazione che concilia la modernità con le soluzioni sviluppate dall’uomo nei millenni. Nel presente lavoro di tesi viene analizzata una nuova soluzione costruttiva, che combina tradizione e innovazione: la canapa, pianta millenaria, miscelata con la calce, il più antico legante da costruzione, è gettata all’interno di un cassero di acciaio prefabbricato, leggero, riciclabile, di posa facile e veloce. Attraverso il confronto diretto con le aziende produttrici degli elementi che compongono il sistema, vengono studiate le peculiarità che lo caratterizzano sotto il profilo di benessere abitativo, sostenibilità ambientale, risparmio energetico ed economico. Sono illustrate le fasi di cantiere del primo edificio che utilizza interamente il sistema acciaio-calce e canapa per le pareti di tamponamento, verificandone facilità e rapidità della posa in opera. In seguito è stata svolta l’analisi LCA del sistema per determinare in modo oggettivo l’impatto che il sistema ha sull’ecosistema, dall’estrazione delle materie prime fino alla fase di produzione. Lo studio è stato condotto comparando gli impatti ambientali relativi ai materiali (canapulo, grassello di calce, acciaio e lana di legno), poi confrontando il sistema con una tipologia costruttiva tradizionale, costituita da laterizio e polistirene espanso. Dai risultati si ottiene che il sistema è “carbon negative”, processo che induce ad una rimozione permanente di CO2 dall’ambiente, fattore che determina un riscontro oggettivo sul beneficio di utilizzare un isolamento naturale piuttosto che uno sintetico.
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Finazzer, Federico. "Analisi e verifica in corso d’opera della qualità di prodotto e di processo nel settore delle costruzioni. Il cantiere della nuova chiesa di Castenaso (BO)". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Resumen
I progetti di costruzione devono soddisfare non solo i requisiti di tempi e costi ma anche in termini di qualità. Il concetto di qualità viene definito e analizzato, dalla genesi allo sviluppo delle norme ISO 9000 e alla declinazione nel settore delle costruzioni con l’introduzione della normativa prestazionale al posto di quella “tradizionale” e del concetto di sicurezza nel contratto delle opere pubbliche. Si tratterà del controllo e della gestione della qualità e delle figure del processo edilizio coinvolte in questo ruolo, con alcuni esempi della letteratura scientifica di metodi di misura della qualità, mostrando che essa non è un parametro fisso ma variabile e quindi di non facile quantificazione. La tesi sviluppa una metodologia di analisi e verifica della qualità dell’organismo edilizio basata sul confronto tra la qualità attesa, descritta attraverso le specifiche di prestazione dei requisiti ricavabili dal capitolato, e la qualità effettivamente realizzata, intesa come grado di rispondenza dei requisiti da parte dell’opera eseguita. La caratteristica principale di questo metodo risiede nel condurre le verifiche in corso d’opera separando la qualità di prodotto da quella di processo, dimostrando che, assumendo le specifiche di prestazione dei documenti dell’appalto come riferimento per il 100% della qualità attesa, allora tanto la qualità del prodotto realizzato quanto quella del processo possono raggiungere livelli di rispondenza inferiori o superiori al 100%. L’obiettivo è quello di fornire uno strumento utile al committente e alla D.L. per valutare la qualità costruita, ma in virtù della sua strutturazione, questo metodo può servire anche alle imprese appaltatrici per controllare l’andamento dei lavori o come strumento di auto-certificazione di qualità ai sensi delle norme ISO 9000. Come caso di studio, il metodo verrà applicato al cantiere per la costruzione della nuova chiesa di Castenaso (BO).
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Venturelli, Michael, Marilinda Maritato y Bianca Mengozzi. "NUOVA ESPERIENZA ABITATIVA NEL “VILLAGGIO BARCA”: Prospettive di rigenerazione urbana, ambientale ed energetica del Quartiere CEP-INA Casa Barca a BOLOGNA". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022.

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Resumen
Il progetto si occupa della rigenerazione urbana, ambientale ed energetica del “Villaggio Barca”, situato nella zona a Ovest della città di Bologna. Il quartiere fa parte del patrimonio di edilizia residenziale Ina-Casa, realizzato tra il 1957 e il ’63 da un gruppo di progettisti coordinato da Giuseppe Vaccaro. L’area è costituita da edifici bassi e poco densificati di interesse culturale-testimoniale; è ben connesso al centro e raggiungibile sia con i mezzi pubblici sia privati; è stato il primo quartiere della città a adottare un sistema di teleriscaldamento; sono presenti molte aree verdi ed è vicina al parco fluviale. La posizione periferica, negli anni, ha contribuito ad un parziale abbandono della zona. Presenta spazi all’aperto trascurati e sottoutilizzati, edifici in uno stato di degrado, con una bassa efficienza energetica e una preferenza per la mobilità pesante. In seguito a questa analisi, è stata proposta la riprogettazione dell’area con l’adozione di strategie molteplici. Gli obiettivi sono: potenziare la mobilità sostenibile e riqualificare gli edifici esistenti per ridurre l’inquinamento; ripensare gli alloggi per rispondere alla domanda abitativa; realizzare due Hub per le associazioni e il turismo; riqualificare gli spazi aperti per migliorare i rapporti di comunità; valorizzare la natura urbana e fluviale per preservare la biodiversità in un'ottica di sostenibilità ambientale; valutare l’impatto degli interventi sul benessere psicofisico dei residenti. Per attestare il miglioramento della qualità ambientale del “Villaggio”, sono state condotte delle simulazioni nelle condizioni attuali e dopo gli interventi, utilizzando due software: Envimet per valutare microclima urbano; Termolog per verificare le prestazioni dell’involucro costruttivo. Il progetto presta particolare attenzione a preservare il carattere architettonico del portico del “Treno”, riconosciuto come patrimonio UNESCO e valorizzarne il potenziale all’interno del quartiere.
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De, Nuzzo Matteo. "Riqualificazione architettonica e funzionale del patrimonio edilizio del secondo Novecento. L'edificio dell'ex Bodoniana di Bologna". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20753/.

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Nel presente lavoro di tesi si è approfondito il tema del Recupero Edilizio prendendo in esame l’edificio dell’ex Bodoniana di Bologna. L’obiettivo che ha accompagnato l’intero percorso di progettazione riguarda il recupero dell’immobile dal punto di vista architettonico, funzionale, e una riorganizzazione degli ambienti interni al fine di insediare al proprio interno la nuova Sede della Scuola di Design. L’intervento è stato richiesto dall’Ateneo di Bologna per ospitare al proprio interno le aule didattiche e i laboratori necessari per i Corsi di Laurea di Design. Si è posta l’attenzione sulla riqualificazione delle facciate: l’introduzione del sistema di facciata ventilata permette di minimizzare l’impatto energetico e di riconferire un aspetto moderno ed identitario mediante un rivestimento a listelli lignei. La progettazione antincendio e l’analisi delle vie di esodo hanno permesso di riscontrare diverse criticità; si prospetta la necessità di realizzare una nuova scala di emergenza, la quale, posta sul fronte principale, assumerà in primis il ruolo d’ingresso principale. È stato compiuto, inoltre, un focus sull’impianto di climatizzazione; il progetto prevede una nuova rete aeraulica per il riscaldamento, il raffrescamento e la ventilazione degli ambienti interni. L’intero iter progettuale è stato accompagnato da una ricerca storico-archivistica ed uno studio di modelli e realizzazioni analoghi. La progettazione si è conclusa mediante la realizzazione di render illustrativi riguardanti gli ambienti interni, le aule didattiche e l’impatto della facciata principale. È stato redatto il computo metrico estimativo per il recupero del fabbricato esistente e per la realizzazione della nuova scala di emergenza. La progettazione architettonica, l’analisi impiantistica e le considerazioni energetiche hanno fatto emergere un quadro complessivo circa le criticità presenti. Proprio attraverso di esse è stato possibile adottare soluzioni tecniche coerenti e pertinenti.
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MATARAZZO, ELISABETTA. "Antichi edifici, nuovi musei. Storia e attualità del dialogo tra Restauro, Riuso e Museografia". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/2158/1129175.

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La ricerca si occupa delle trasformazioni degli edifici storici in spazi espositivi permanenti, quindi del dialogo che intercorre in queste operazioni tra restauro, riuso e museografia. L'importanza di attribuire una funzione al costruito storico ne assicura una conservazione e una re-immissione nella realtà contemporanea; una valorizzazione che deve essere compatibile, ovvero che metta al primo posto la qualità materiale del bene, le sue caratteristiche fisiche, tipologiche e formali. E' in questo scenario che si colloca il riuso culturale attuale, che assegna al museo un ruolo fondamentale nella promozione dello sviluppo sostenibile, in quanto strumento di salvaguardia del patrimonio culturale materiale e immateriale, mobile e immobile. E allora questa ricerca parte da alcune necessarie premesse: analizzare come il tema del riuso museale si sia nutrito nel tempo delle elaborazioni teoriche dei tre termini, con la volontà di tratteggiare gli scenari attuali della tematica. Nella prima parte vedremo quindi, in parallelo, come cresce la consapevolezza dell'importanza che un edificio ospiti una determinata funzione e della compatibilità degli interventi realizzati a questo proposito con la fabbrica storica. Nella seconda parte si entra nella contemporaneità. La convergenza delle operazioni di conservazione e progetto del nuovo all'interno dello sviluppo teorico del restauro, nonché la necessità di una tutela attiva del patrimonio culturale che vede nell'istituzione museale un presidio territoriale, si raffronta con i profondi mutamenti che hanno investito l'istituzione museale negli ultimi anni. E quindi si sceglie di partire proprio da questi mutamenti per individuare tre aree tematiche - relative alla spazialità del museo, alle nuove funzioni e identità urbana e ai modi di costruire una narrazione interna - da riportare nello studio delle esperienze di riuso museale attuale, alcune delle più importanti realizzazioni europee dell'ultimo ventennio. Le argomentazioni saranno sostenute, poi, dallo studio di due casi studio significativi, il Neues Museum di Berlino e il Museo della Montagna nel Forte di Bard, scelti per la componente critica, conservativa e creativa dei loro restauri e per la riconosciuta efficacia del loro programma museale. Il quadro d'insieme che si tratteggia, a partire proprio dai cambiamenti delle tematiche individuate, permetterà alla fine di definire le tendenze progettuali in atto in questo fenomeno sempre più in ascesa e di tratteggiarne le linee di sviluppo. -------- (english text) The research deals with the transformation of historical buildings into permanent exhibition spaces, and therefore deals with the dialogue that takes place in these operations between restoration, reuse and museography. The importance of assigning a function to historical buildings ensures their conservation and re-entry into contemporary reality; an enhancement that must be compatible, that is giving priority to the material quality of the asset, its physical, typological and formal characteristics. The current cultural reuse is therefore placed in this scenario, which assigns the museum a fundamental role in the promotion of sustainable development, as a means of safeguarding the tangible and intangible cultural heritage. And so this research starts from some necessary premises: analyze how the theme of museum reuse has nourished over time the theoretical elaborations of the three terms, with the will to outline the current scenarios of the theme. In the first part we will see therefore, in parallel, how the awareness of the importance that a building hosts a specific function grows and of the compatibility of the actions realized in this regard with the historical factory. In the second part we enter the contemporaneity. The convergence of the conservation project and the design of new architecture within the theoretical development of the restoration, as well as the necessity of an active protection of the cultural heritage that sees in the museum institution a territorial garrison, is compared with the deep changes that have invested the museum institution in recent years. And so we choose to start from these changes to identify three thematic areas - related to the museum's spatiality, to new urban functions and identity and to ways of creating an internal narration - to be reported in the study of the experiences of current museum reuse, some of the most important European achievements of the last twenty years. The arguments will be supported, then, by the study of two significant case studies, the Neues Museum in Berlin and the Mountain Museum in the Fort of Bard, chosen for the critical, conservative and creative component of their restoration project and for the recognized effectiveness of their museum programme. The overall picture that is drawn, starting from the changes in the issues identified, will ultimately define the design trends in progress in this increasingly rising phenomenon and outline the lines of development.
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FIORELLI, ANGELA. "Le mura delle città antiche. Nuovi paesaggi urbani tra memoria e progetto". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1099427.

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“La città è un recinto o un insieme di recinti, dove matura l’arte di maneggiare le medie e piccole distanze, quel che intendiamo da allora in poi per ‘architettura’.”1 In queste parole di Benevolo si concretizza la lettura che il contributo qui proposto vuole suggerire in tema di perimetri murati delle città. Cingere, o meglio recingere, è l’atto primo dell’abitare, il gesto che separa lo spazio dell’uomo da quello della natura impervia e minacciosa. Il recinto è quel limite che protegge e prima ancora che misura, che separa e che unisce e parimenti, come traccia esterna, esso rappresenta l’epifania della forma. Il muro, d’altro canto, esprime l’atto in cui questa linea si materializza e da cui lo spazio architettonico si origina. Lo studio si muove a partire dalla riflessione che le mura in fondo non sono che muri, quindi recinti e come tali sono portatrici delle medesime categorie significanti e strutturali. Architetture del limite, prima ancora che apparati di difesa militare, le cerchie fortificate hanno rappresentato per secoli l’immagine fisica e politica dell’urbs e della civitas, la sintesi della forma e al contempo del potere e non di meno, come pareti porose, esse sono state l’involucro, la pelle urbana, su cui si è strutturato l’antico binomio “città–campagna” (diremmo oggi “città–paesaggio”). La ricerca parte dall’assunto che il mutato panorama della città aperta contemporanea ha radicalmente alterato il rapporto mura-città invertendone l’ordine semantico, se un tempo le mura contenevano la città ora è la città stessa a contenere le mura. Ne consegue che i recinti murati, pur se hanno perso il significato di limite ultimo, continuano a costituire un limite e, di più, rappresentano quel delicato margine tra centro storico e città d’espansione extra moenia. Questo rilevante aspetto induce a indagare l’oggetto mura non solo e non tanto dal punto di vista storico o conservativo, ma dal punto di vista urbano, nella convinzione che i perimetri antichi possono ancora giocare un ruolo fondamentale nelle dinamiche della città. Dispositivi lineari bifronti, le mura rappresentano i luoghi della permeabilità urbana ed esprimono un immenso potenziale in termini di valorizzazione dei centri storici proprio in relazione al tema dell’accessibilità, e quindi in senso lato dell’accoglienza. D’altra parte, la tutela e la salvaguardia dei beni patrimoniali non può prescindere, al di là delle azioni di consolidamento, dalla riabilitazione in chiave urbana di certe architetture del passato ai luoghi del futuro. Lungi dalla pericolosa accezione di monumento, le cinte murarie devono essere restituite alla contemporaneità come architetture, e come tali per vivere, semplicemente, debbono essere vissute. In tale direzione la ricerca si struttura sostanzialmente in tre parti. Una prima parte teorico-critica approfondisce il significato storico delle mura e quello mutato contemporaneo, fornendo un spunto di riflessione sullo stato dell’arte in tema di recupero e valorizzazione delle architetture fortificate urbane. Una seconda parte, di carattere più metodologico, illustra l’oggetto della ricerca, gli obiettivi, le fasi di studio a partire da una strategia di intervento suggerita. La tesi dottorale si sviluppa a seguito dell’esperienza personale di ricerca già intrapresa su due casi studio italiani, quelli di San Gemini e Viterbo, condotta all’interno del Dipartimento di Architettura e Progetto nel triennio di dottorato. Da ciò il contributo proposto vuole essere una sperimentazione su un caso studio straniero, quello di Siviglia, come strumento di verifica di una metodologia già applicata. La terza parte riguarda il progetto relativo al perimetro murato di Siviglia e diviene l’occasione per illustrare con dettaglio l’iter operativo, i risultati ottenuti e il programma strategico interno alla ricerca. La cerchia muraria di Siviglia rivela numerose divergenze rispetto agli esempi già citati: è infatti una cinta fortificata di matrice araba con uno sviluppo dimensionale molto più esteso, ma soprattutto è un perimetro murato in gran parte demolito. Questa caratteristica, pur se può apparire un paradosso, diviene determinate nella scelta. L’integrità del circuito assume infatti un ruolo centrale nella trattazione della ricerca, comprovando l‘innata capacità di “resistenza” che le mura mantengono anche attraverso le sole tracce che di esse rimangono. 1 L. Benevolo, La città nella storia d’Europa, Laterza, Roma-Bari 2001, p. 10
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