Literatura académica sobre el tema "Norme di gruppo"

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Artículos de revistas sobre el tema "Norme di gruppo"

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Porciello, Andrea. "Patrick Devlin e il populismo penale contemporaneo". Anales de la Cátedra Francisco Suárez 56 (10 de enero de 2022): 395–92. http://dx.doi.org/10.30827/acfs.v56i.21696.

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Resumen
Nell’articolo l’Autore s’interroga sulla complessa questione della funzione e del significato che il diritto penale deve assumere all’interno dei sistemi costituzionali, chiedendosi, innanzitutto, se sia compito delle sue norme imporre la morale dominante nel gruppo sociale oppure se esse debbano mantenere un netto distacco rispetto a quella morale e agli umori della maggioranza sociale. A tal fine vengono analizzati due importanti dibattiti filosofici, quello ottocentesco tra John Stuart Mill e James Fitzjames Stephens e quello della metà del Novecento tra Patrick Devlin e H.L.A. Hart. Ciò consentirà di mettere in evidenza un chiaro legame tra il moralismo giuridico sostenuto in epoche diverse dai conservatori Stephens e Devlin ed il populismo penale dei nostri giorni, tentando, al contempo, di mettere in evidenza alcune specifiche peculiarità di quest’ultimo rispetto ai populismi del passato.
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Bompiani, Adriano. "L’Italia e la “Dichiarazione di Amsterdam” sui diritti dei pazienti". Medicina e Morale 47, n.º 1 (28 de febrero de 1998): 47–90. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1998.843.

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Resumen
In questo lavoro si compie un’analisi della “Dichiarazione sulla promozione dei diritti dei pazienti in Europa”, redatta da un gruppo di esperti sotto gli auspici dell’Ufficio Regionale Europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nella riunione tenutasi ad Amsterdam (28-30 marzo 1994). L’iniziativa dell’OMS dimostra il crescente interesse degli Stati appartenenti alla Regione Europea a rendere comparabili le norme degli ordinamenti interni concernenti l’accesso e l’utilizzazione da parte dei pazienti dei servizi sanitari, venendo incontro non solamente ad ormai codificati diritti soggettivi della persona umana, ma anche a legittime aspirazioni di miglioramento della qualità e dei rapporti umani nell’assistenza. Richiamata la lunga serie delle “Dichiarazioni sui diritti dell’uomo” proclamate in diversi documenti internazionali di alto valore morale, e le parallele dichiarazioni riguardanti i “diritti dei pazienti”, l’analisi prosegue delineando i contenuti fondamentali della Dichiarazione di Amsterdam e valutandoli sotto il profilo etico-giuridico. Si è cercato anche di verificare - brevemente - le analogie intercorrenti fra detta “Dichiarazione di Amsterdam” e la “Carta dei servizi pubblici sanitari”, strumento che intende attuare l’art. 14 del D. Leg. n. 502/1992 (e successive modificazioni ed integrazioni). “Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell’art.1 della legge 23 ottobre 1992 n. 421”. L’art. 14, come è noto, ha per oggetto i “Diritti dei cittadini”. L’applicazione dei principi solennemente dichiarati nei vari documenti esaminati richiede - ormai - una convinta adesione ai postulati dell’etica della cura, interpretati nella tradizione personalista.
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Charrier, Guy. "Parallèle entre la loi italienne pour la protection de la concurrence et le système français". Journal of Public Finance and Public Choice 8, n.º 2 (1 de octubre de 1990): 103–15. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345045.

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Resumen
Abstract La nuova legge italiana per la protezione della concorrenza e del mercato presenta una notevole analogia, sia nei concetti che nei principali meccanismi applicativi, con le principali legislazioni dei Paesi membri della CEE e soprattutto con quelle che sono state introdotte negli anni più recenti.Il campo d’applicazione riguarda, almeno in principio, tutti i settori di attività, sia nel sistema italiano che in quello francese, poiché nessuna deroga è prevista, salvo per alcune particolari attività, come gli audio-visivi, la stampa, le banche e le assicurazioni.Questa estensione del campo di applicazione della legislazione si spiega con il fatto che essa riguarda tutte le pratiche anti-concorrenziali che vadano a detrimento del buon funzionamento del mercato e che tali pratiche siano suscettibili di provenire da tutti gli operatori economici.In Francia, peraltro, vige una distinzione tra comportamenti diretti a falsare il mercato, e che ricadono sotto le categorie di cartelli e di abuso di posizione dominante, di cui si occupa il Consiglio della concorrenza, e le pratiche restrittive, come il rifiuto di vendere, la subordinazione delle vendite, le discriminazioni e l’imposizione di prezzi, che sono di competenza dei tribunali perché in principio riguardano soltanto i rapporti tra imprese.Un secondo aspetto riguarda l’applicazione delle regole della concorrenza alle persone pubbliche. In principio, le disposizioni della legge italiana circa le imprese pubbliche (art. 8) e quelle della legge francese (art. 53) rispondono soltanto in parte alla questione. Nel diritto francese, quando una persona pubblica agisce da privato, è sottoposta alle leggi che riguardano il comportamento dei privati. Una difficoltà sorge, invece, quando questa persona pubblica, agendo nell’ambito dei suoi poteri, genera sul mercato effetti che danneggiano la concorrenza. Una recente sentenza del Tribunale dei conflitti ha concluso che le regole della concorrenza non si applicano alle persone pubbliche se non nella misura in cui esse diano luogo ad attività di produzione (di distribuzione o di servizi).La legge italiana non dà alcuna definizione del concetto di concorrenza nè dà alcun elemento che ne consenta la giustificazione economica. Altrettanto avviene con la legge vigente in Francia, ove sono i testi delle decisioni che forniscono indicazioni al riguardo.Il principio generate del divieto dei cartelli, come anche l’elenco dei casi suscettibili di costituire intese di carattere anti-concorrenziale, sono presentati in modo molto simile sia nella legge italiana che in quella francese. Ambedue riprendono, d’altronde, la formulazione dell’art. 85 del Trattato di Roma.Tutto fa pensare che l’Autorità italiana si troverà di fronte a casi analoghi a quelli di cui si è in varie occasioni occupato il Consiglio della concorrenza francese: cartelli orizzontali (accordi sui prezzi, sulla ripartizione dei mercati, sull’esclusione di un’impresa del mercato, ecc.); intese verticali (risultanti da accordi tra un produttore ed i suoi distributori nell’ambito di contratti di distribuzione selettiva o esclusiva); imprese comuni (la cui creazione può rientrare nel campo della proibizione di cartelli o costituire un’operazione di concentrazione); intese tra imprese appartenenti allo stesso gruppo (nel quadro dei mercati pubblici, il Consiglio ha ritenuto che non sia contrario alle norme concorrenziali, per imprese con legami giuridici o finanziari, rinunciare alla loro autonomia commerciale e concertarsi per rispondere a delle offerte pubbliche).Sull’abuso di posizione dominante, così come per i cartelli, i due sistemi italiano e francese presentano molte somiglianze. Tuttavia, contrariamente al diritto francese ed a quello tedesco, nella legislazione italiana non si fa alcun riferimento alle situazioni di «dipendenza economica». Peraltro, l’identificazione di questo caso è alquanto complessa e, sinora, il Consiglio non ha rilevato alcun caso che rientri nello sfruttamento abusivo di una situazione di dipendenza economica. Pertanto, si può forse concludere che il legislatore italiano sia stato, a questo riguardo, più saggio di quello francese. Più in generale, per quanto riguarda i casi di abuso di posizione dominante, il Consiglio deBa concorrenza ha seguito un’impostazione piuttosto tradizionalista.Anche sul controllo delle concentrazioni, il testo della legge italiana richiama quello francese e anche quello della normativa comunitaria, pur se è diversa la ripartizione delle competenze tra Autorità incaricata della concorrenza e Governo. Nella legge italiana, d’altra parte, vi sono delle norme relative alla partecipazione al capitale bancario che fanno pensare ad un dibattito molto vivo su questo tema.I livelli «soglia” per l’obbligo di notifica delle concentrazioni sono più elevati in Francia. Bisognerà poi vedere con quale frequenza il Governo italiano farà ricorso all’art. 25, che gli conferisce il potere di fissare criteri di carattere generale che consentono di autorizzare operazioni di concentrazione per ragioni d’interesse generale, nel quadro dell’integrazione europea.L’interesse delle autorità amministrative francesi nei riguardi delle concentrazioni, che un tempo era molto limitato, è divenuto più intenso negli anni più recenti, anche se i casi di divieto di concentrazioni sono stati sinora molto limitati.In conclusione, si può ricordare che un organismo competente in materia di protezione della concorrenza ha un triplice compito: pedagogico (attraverso la pubblicazione delle decisioni, delle motivazioni e delle ordinanze su questioni di carattere generale e sui rapporti attinenti al funzionamento del mercato), correttivo (per distogliere gli operatori economici da comportamenti anti-concorrenziali) e, infine, dissuasivo (poiché l’esperienza di applicazione delle leggi relative alla concorrenza dimostra che la loro efficacia dipende in modo decisivo dalla comminazione di sanzioni).
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Cristini, Guido. "Unificazione di insegne e sostituzione della marca commerciale in un gruppo distributivo leader: ricadute di ordine economico, strategico e gestionale". MERCATI & COMPETITIVITÀ, n.º 4 (noviembre de 2010): 121–44. http://dx.doi.org/10.3280/mc2010-004008.

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Resumen
Nel processo di concentrazione tra gruppi distributivi a livello nazionale ed internazionale in corso da diversi anni, uno degli aspetti piů ricorsivi č costituito dalla stra- tegia di unificazione delle insegne. Tale strategia si traduce nell'analisi del valore delle insegne acquisite e, di norma, nell'eliminazione di quelle che operano ad una scala dimensionale inferiore e/o che manifestano una brand equity minore. In tale contesto, non č infrequente rilevare come l'obiettivo perseguito dal gruppo distributivo acquisitore sia quello di disporre di un'unica insegna in grado di generare economie di scala non solo esterne (sul versante della contrattualistica con i fornitori), quanto interne (comunicazione, logistica, marketing, etc.), propedeutiche al raggiungimento di gradi piů elevati di efficienza. In realtÀ, in diverse occasione, la cancellazione di una determinata insegna a favore di un'altra si č tradotta, nel breve termine, in una perdita di valore per il gruppo driver, in particolare sul versante delle vendite di marca commerciale in offerta. Nel quadro appena richiamato, obiettivo del presente articolo risulta quello di verificare se i vantaggi derivanti dall'adozione di una marca privata di Gruppo, pur in presenza della storica insegna di canale, risultino superiori a quelli ottenuti disponendo di una private label consolidata, rispondente in termini di immagine a quella caratterizzante la situazione pre-esistente. In particolare, interessa comprendere, se nel processo di cambiamento in atto non solo se il trade off risulti positivo, ma anche se i tempi e le risorse investite nel processo di conversione siano, nel complesso, da considerarsi accettabili per il distributore driver in relazione ai vantaggi raggiunti ex post.
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Quadrelli, Isabella y Anna Uboldi. "Esperienze di giuridicità nella vita quotidiana. I giovani tra diritto, scienza ed etica durante la pandemia". WELFARE E ERGONOMIA, n.º 2 (enero de 2023): 153–68. http://dx.doi.org/10.3280/we2022-002012.

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Resumen
L'articolo presenta i risultati di una ricerca sull'esperienza del diritto da parte dei giovani durante la pandemia. Partendo dal concetto di "legal consciousness", la ricerca ha analizzato l'implementazione delle norme nei contesti di vita dei giovani, nei termini di accettazione, interpretazione, negoziazione e rifiuto di esse, o di alcuni loro aspetti. Le diverse forme di coscienza giuridica emergenti dalle narrazioni evidenziano come i giovani abbiano interpretato l'imperativo del "fare la cosa giusta" per la sicurezza di se stessi e degli altri. Nelle loro ar-gomentazioni s'intrecciano le dimensioni della legittimità e dell'adesione alle norme giuridiche ma anche dell'utilità, del rischio, dell'equità e della capacità dei legislatori di dare voce e di mediare tra le diverse esigenze dei molteplici gruppi sociali. I risultati mostrano la capacità di agency e di ragionamento mo-rale dei giovani di fronte all'esigenza di bilanciare bisogni, interessi e ordini di responsabilità differenti e mettono in discussione l'immagine stereotipata del giovane irresponsabile e trasgressivo presentata dai media e diffusa nel senso comune.
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Gubernale, Marco, Claudia Costantini, Barbara Micoli, Susanna Negrin y Paolo Bonanni. "Neuropsicologia dell'epilessia frontale notturna criptogenica in etŕ evolutiva". CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, n.º 3 (abril de 2012): 53–78. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-s03004.

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Resumen
Ad un gruppo di 14 pazienti affetti da Epilessia Frontale Notturna (EFN) con etŕ compresa tra etŕ 3.8 e 17.2 anni č stato effettuato un assessment neuropsicologico durante videomonitoraggio EEG prolungato. L'anamnesi psicologica mette in evidenza difficoltŕ di attenzione e scolastiche diffuse a tutto il campione, ma non storie indicative di difficoltŕ specifiche di apprendimento. I dati ottenuti sono stati successivamente confrontati con quelli di un gruppo abbinato al campione per etŕ e quoziente intellettivo, affetto da altre forme di epilessia, al quale č stato somministrato il medesimo protocollo. I risultati piů significativi documentano: intelligenza mediamente nella norma, con discrepanza sfavorevole per il dominio verbale; attenzione integra; lievi ipofunzionalitŕ in senso esecutivo, di natura verbale e rispetto alle capacitŕ di pianificazione di un compito strategico; spunti psicopatologici internalizzati. Queste osservazioni confermerebbero la minore aggressivitŕ dell'EFN in senso cognitivo rispetto ad altre forme di epilessia, come pure la vulnerabilitŕ specifica dei processi esecutivi, e suggeriscono interpretazioni etiopatogenetiche alternative a quelle genetiche.
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Castiglioni, Marco, Elena Faccio, Guido Veronese, Annalisa Poiana Mosolo y Richard C. Bell. "Disturbi alimentari e costruzione del significato". PSICOLOGIA DELLA SALUTE, n.º 3 (noviembre de 2011): 5–28. http://dx.doi.org/10.3280/pds2011-003001.

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Resumen
Secondo l'approccio sistemico-costruzionista la psicopatologia č una "scienza del significato": i disturbi psicopatologici sono legati a specifiche dimensioni semantiche e alla posizione occupata dai singoli individui nel loro contesto familiare. La semantica del potere č considerata la dimensione di significato critica per le persone che presentano disturbi alimentari (anoressia, bulimia, obesitŕ). Scopo della ricerca č sottoporre al vaglio empirico la teoria che connette i disturbi del comportamento alimentare (DCA) alla semantica del potere, formulando l'ipotesi che i significati personali "vincente/perdente" e i loro correlati siano predominanti per questi pazienti.. I costrutti personali di 30 giovani DCA (suddivisi in 10 obesi, 10 anoressiche, 10 bulimiche) sono stati rilevati utilizzando la tecnica delle Griglie di Repertorio (Kelly, 1955) e posti a confronto con quelli di un gruppo di controllo composto da 30 soggetti normo-peso. I costrutti personali sono stati classificati in categorie semantiche e i dati confrontati attraverso opportune analisi statistiche. Dai risultati emerge che i costrutti del gruppo DCA sono correlati alla semantica del potere piů di quelli del gruppo di controllo, confermando le ipotesi formulate, sebbene l'interpretazione dei dati relativi ai sottogruppi appaia meno chiara. Tali risultati sono discussi alla luce sia delle loro implicazioni cliniche sia dei vincoli metodologici della ricerca.
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Roncallo, F., I. Turtulici, A. Bartolini, R. Corvò, G. Sanguineti, V. Vitale, G. Margarino, M. Scala, P. Mereu y F. Badellino. "Tomografia computerizzata e risonanza magnetica nella patologia del distretto testa collo". Rivista di Neuroradiologia 9, n.º 4 (agosto de 1996): 471–91. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900421.

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Resumen
Scopo del lavoro è quello di delineare le indicazioni generali alla radioterapia, definitiva o in associazione alla chirurgia, nei pazienti affetti da carcinoma del distretto testa-collo, anche sulla base delle informazioni TC ed RM, e di descrivere le alterazioni morfologiche radiologiche che emergono, differenziando quelle suggestive di persistenza o recidiva neoplastica, da quelle indotte dalla radioterapia. Sono stati selezionati 95 pazienti che hanno praticato radioterapia come unico trattamento o in associazione alla chirurgia. Il primo controllo radiologico è stato effettuato di norma in un periodo di tempo compreso tra i 3 e i 4, 5 mesi dal termine della radioterapia. I pazienti sono stati seguiti nel tempo con esami seriati rispettivamente a 6, 9 e 12 mesi a distanza dal termine della radioterapia, a seconda dei rilievi emersi al primo controllo a ciclo terapeutico ultimato. Per quanto concerne la valutazione della risposta del tumore primitivo alla radioterapia sono stati distinti tre gruppi di pazienti. Il primo gruppo comprende soggetti nei quali il tumore primitivo, valutato alla TC e/o RM prima del trattamento radioterapico, ha dimostrato una regressione volumetrica superiore al 75% nei controlli tra i 3 ed i 12 mesi dalla fine del ciclo terapeutico (31 pazienti). Il secondo gruppo comprende soggetti nei quali il volume tissutale residuo dopo radioterapia, nei controlli a tre mesi, ha dimostrato una regressione inferiore al 50%, una persistenza o addirittura una progressione (44 pazienti). Un terzo gruppo è costituito da soggetti nei quali la regressione volumetrica del tessuto neoplastico nel controllo a tre mesi dal termine del ciclo terapeutico radioterapico è compresa tra il 50 ed il 75%. Quest'ultimo gruppo è quello che pone i maggiori problemi diagnostici e che viene seguito con controlli seriati ogni tre mesi, anche in presenza di negatività degli esami clinici ed endoscopici (20 pazienti). Le alterazioni tissutali post-radioterapiche sono state distinte in transitorie e permanenti. Quelle transitorie hanno raggiunto il massimo della loro espressività al termine del ciclo di trattamento, con visualizzazione di una massa conglomerata più estesa del tumore primitivo. Quelle permanenti si sono verificate a carico dei tessuti superficiali (ispessimenti della cute e del platisma, addensamenti nel tessuto adiposo sottocutaneo), nei piani fasciali profondi periviscerali (fibrosi del connettivo lasso adiposo parafaringeo, cervicale anteriore e posteriore, pericarotideo), nelle logge salivari (scialoadenite reattiva e degenerazione grassa), a livello degli spazi mucosi profondi (ispessimento simmetrico e infiltrazione delle pliche ariepiglottiche e delle corde vocali false, obliterazione dei piani adiposi pre- e paraglottici). La difficoltà di interpretazione delle immagini, con particolare riguardo ai possibili falsi positivi e falsi negativi, rappresenta soltanto una delle diverse facce della complessa problematica in corso di carcinoma del distretto testa-collo. Infatti i quesiti da risolvere coinvolgono anche il clinico, il chirurgo, il radioterapista oltre che il radiologo, il cui sforzo comune deve essere quello di garantire al paziente la migliore terapia possibile a fronte di una qualità di vita accettabile.
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Gubernale, Marco, Anna Volzone, Susanna Negrin, Annamaria Gobbo y Paolo Bonanni. "Neuropsicologia delle encefalopatie epilettiche: analisi delle variabili piů significative e descrizione della nostra esperienza con un gruppo pediatrico affetto da epilessia mioclono-astatica". CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, n.º 3 (abril de 2012): 35–52. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-s03003.

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Sono discussi i punti cruciali della clinica epilettologica e neuropsicologica delle encefalopatie epilettiche, con l'intento di documentare la relazione complessa e non sempre diretta che intercorre tra questi due livelli di osservazione in particolare riferimento all'outcome cognitivo. Segue la descrizione del profilo neuropsicologico del nostro campione clinico (n = 10), riguardo al quale possiamo dimostrare un andamento duplice, di tipo rispettivamente avverso o piů propizio in funzione della maggiore o minore frequenza delle manifestazioni elettrocliniche e della poli- o monoterapia. Il gruppo con outcome cognitivo piů favorevole (n = 7) documenta un'ampia variabilitŕ dei risultati e si presenta mediamente con disabilitŕ intellettiva lieve, difficoltŕ grafomotorie e attenzione entro limiti di norma, in innesto a variabili psicopatologiche borderline tipo attenuazione del tono dell'umore e disattenzione-iperattivitŕ. Poiché la storia clinica mette in evidenza che questi soggetti risultano essere quelli liberi da tempo da crisi e con non piů di due principi in terapia, le evidenze neuropsicologiche supportano dunque una relazione causale tra la malignitŕ del quadro e l'outcome cognitivo.
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Accati, Luisa. "Figli invidiosi della madre. Osservando alcune immagini fra medioevo ed età moderna". STUDI JUNGHIANI, n.º 49 (mayo de 2019): 56–66. http://dx.doi.org/10.3280/jun1-2019oa7908.

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L'immagine femminile della Madre propria del culto mariano è definita da un gruppo di uomini per norma celibi. Dunque, rispetto alle donne unicamente figli (né padri né mariti). Le varie forme delle rappresentazioni della Madonna equivalgono ad altrettanti momenti critici della relazione madre-figlio. In questo articolo l'autrice fa riferimento a due rappresentazioni, l'Annunciazione e la Morte della Madonna.
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Tesis sobre el tema "Norme di gruppo"

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PAPOTTI, NOEMI. "Il ruolo del contesto nel bullismo discriminatorio etnico". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2023. http://hdl.handle.net/10280/134703.

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Il bullismo discriminatorio etnico è un fenomeno diffuso nel contesto italiano ed europeo. Comprendere i meccanismi e i fattori di rischio associati a questo fenomeno può essere utile per sviluppare interventi di prevenzione e contrasto. Lo scopo di questa tesi di dottorato è quello di indagare e aumentare la conoscenza in merito ai fattori di rischio contestuali che possono incrementare la presenza di bullismo discriminatorio etnico. La scelta di focalizzarci sui fattori contestuali deriva dalla letteratura scientifica in merito al bullismo, che descrive come maggiormente efficaci gli interventi che lavorano a livello di gruppo classe e contesto. Il primo studio è una scoping review e ha lo scopo di descrivere quali sono i meccanismi diadici, di gruppo e contestuali associati al bullismo etnico. Attraverso la scoping review è stato possibile verificare se vi fossero dei gap nella letteratura. Il secondo studio ha lo scopo di verificare se le norme di prestigio di disimpegno morale a livello di gruppo classe moderassero la relazione tra tolleranza e i ruoli nel bullismo entnico. Infine, il terzo studio ha lo scopo di verificare se la percezione di pregiudizio nella propria famiglia moderi la relazione tra pregiudizio individuale e comportamenti di difesa nel bullismo etnico.
Ethnic discriminatory bullying is a widespread phenomenon in the Italian and European context. Understanding the mechanisms and risk factors associated with this phenomenon can be useful to develop prevention and contrast interventions. The purpose of this doctoral thesis is to investigate and increase knowledge about contextual risk factors that can increase the presence of ethnic discriminatory bullying. The choice to focus on contextual factors comes from the scientific literature about bullying, which describes how the interventions that work at the class and context level are most effective. The first study is a scoping review and aims to describe what are the dyadic, group and contextual mechanisms associated with ethnic bullying. Through the scoping review it was possible to verify if there were gaps in the literature. The second study aims to verify whether the prestige norms of moral disengagement at the class group level moderated the relationship between tolerance and ethnic bullying, outsider behaviours and defending behaviours. Finally, the third study aims to verify whether the perception of prejudice in one’s family moderates the relationship between individual prejudice and defending behavior in ethnic bullying.
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VENTURINI, Beatrice. "Diversità nei team e performance: il ruolo moderatore delle credenze e delle norme di gruppo". Doctoral thesis, 2009. http://hdl.handle.net/11562/337456.

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Resumen
La ricerca sulla diversità ha prodotto risultati ambigui rispetto agli effetti della diversità sui processi dei team e sulla loro performance. Il Categorization Elaboration Model (CEM, van Knippenberg, De Dreu, Homan, 2004) cerca di rispondere a queste ambiguità e propone che l’effetto della diversità di gruppo sulla performance possa essere compreso in termini di due processi sottostanti, indipendenti e interattivi: l’elaborazione delle informazioni e i processi di categorizzazione sociale. La diversità ha effetti positivi sulla performance nella misura in cui essa stimola i processi di elaborazione. Allo stesso tempo, la diversità può essere dannosa per la performance nella misura in cui genera processi di categorizzazione sociale e bias intergruppi che danneggiano i processi di elaborazione. Alcuni autori (Homan, van Knippenberg, van Kleef, De Dreu, 2007a) hanno avanzato l’intuizione teorica che siano le norme, le credenze a poter aiutare nell’affrontare e comprendere la questione della diversità. In particolare l’apertura normativa di gruppo è definita come il grado con cui il gruppo approva, incoraggia e supporta la diversità (Hartel, Fujimoto, 1999; Hobman, Bordia, Gallois, 2004). Le credenze inerenti la diversità sono definite come le credenze circa il valore e l’impatto che la diversità può avere sul funzionamento del gruppo (pro omogeneità vs. pro eterogeneità; van Knippenberg, Haslam, 2003; Homan et al., 2007). Poche ricerche quantitative sono state condotte per verificare il ruolo di moderatore dell’apertura normativa e delle credenze inerenti alle diversità nella relazione tra diversità, performance (e.g., innovazione) e processi di gruppo. In questa ricerca è stato verificato il possibile ruolo moderatore delle credenze e dell’apertura inerenti la diversità, nella relazione della diversità di team con la performance e con l’innovazione di team, considerando differenti tipologie di diversità: l’età, l’origine geografica, il genere, nonché le faultline (Lau e Murnighan, 1998; 2005) cioè una combinazione di più tipologie di diversità. I componenti di 59 team, per un totale di 441 soggetti (382 membri ed i rispettivi 59 leader), hanno compilato il questionario. I dati sono stati analizzati a livello di gruppo, previa analisi dell’indice Rwg(j) seguendo le istruzioni di James, Demaree e Wolf (1984). I risultati mostrano che la relazione tra la diversità di team e la performance o innovazione di gruppo è moderata dalle norme e dalle credenze di gruppo inerenti la diversità. Per quanto riguarda le norme, il risultato di moderazione è stato confermato sia nella relazione tra diversità di nazionalità e innovazione, sia in quella tra età e innovazione. Per quanto riguarda la diversità di genere, la moderazione delle norme è stata verificata nella relazione tra diversità e performance. Per quanto riguarda le credenze inerenti la diversità, il ruolo di moderatore è stato dimostrato nella relazione tra diversità di nazionalità e innovazione, e tra la salienza (faultline) di età e genere con la performance. Le ipotesi di mediazione moderata (Preacher, Hayes, 2007) e mediazione multipla (Preacher, Hayes, 2008) indagate col metodo del bootstrapping, non sono risultate significative, fatta eccezione per la relazione tra diversità di genere e performance. Vengono infine discussi i possibili sviluppi in termini di analisi multilivello, in particolare a livello individuale, utilizzando le distanze Euclide come punteggi di distanza individuale. Nel complesso dunque le norme di gruppo favorevoli alla diversità mitigano gli effetti negativi della diversità nazionale e della diversità anagrafica sull’innovazione, e mitigano gli effetti negativi della diversità di genere sulla performance. Inoltre, credenze favorevoli alla diversità mitigano gli effetti negativi della diversità nazionale sull’innovazione del gruppo, e mitigano gli effetti della salienza della diversità sulla performance di gruppo. Tali principali risultati sono discussi nelle loro implicazioni teoriche e applicative.
Diversity research has yielded ambiguous results concerning the effects of diversity on work group processes and performance. The Categorization Elaboration Model (CEM, van Knippenberg, De Dreu, Homan, 2004) accounts for this inconsistency in results and points out two different underlying processes that have independent and interactive effects: elaboration of task relevant information and social categorization. Diversity has positive effects on performance to the extent that it engenders elaboration brought about by a great variety of resources and perspectives. At the same time, diversity may be detrimental to performance to the extent that it engenders social categorization and intergroup biases that may disrupt information elaboration processes. Several authors (Homan, van Knippenberg, van Kleef, De Dreu, 2007a) advanced the theoretical notion that norms, beliefs and attitudes valuing diversity are needed to harvest the potential of diversity. Group openness to diversity is defined as the extent to which the group views value encourage and support diversity (Hartel, Fujimoto, 1999; Homan, Bordia, Gallois, 2004). Group diversity beliefs are defined as beliefs about the value of work group diversity to work group functioning (pro-homogeneity vs. pro-heterogeneity; van Knippenberg, Haslam, 2003; Homan et al., 2007a). So far, however, few quantitative tests on the relationship of group openness to diversity and of diversity beliefs with team performance (e.g., innovation) and team processes have been conducted in the field. In the present field has been tested the moderating role of group openness to diversity and of team diversity beliefs on the relationship between nationality, age, gender diversity, as well as faultline (Lau, Murnighan, 1998; 2005), formed by age and gender diversity and team innovation. A total of 59 teams and 59 leaders filled out the questionnaire (N= 441, 382 members and 59 leaders). The leader rated innovation and performance. Data has been analyzed at the group level, following James, Demaree, Wolf’s (1984) recommendations for Rwg(j). As suggested in Preacher and Hayes (2007; 2008) we tested for elaboration as moderated mediatior, and for multiple mediation of elaboration, using bootstrapping re sampling. A moderating role for group openness to diversity was confirmed both in the relationship between team nationality diversity and team innovation, and on the relationship between team age diversity and team innovation. The moderating role of group openness to diversity norms is confirmed in the relationship between gender diversity and team performance. Concerning the moderating role of group diversity beliefs, this was verified in the relationship between team nationality and team innovation as well as in the relationship between faultline (made by gender and age diversity) and team performance. The multiple mediation (Preacher, Hayes, 2008) and moderated mediation (Preacher, Hayes, 2007) tested with bootstrapping resampling method did not yeld any statistically significant results, with the exception of gender diversity. Further possible developments on multilevel analysis using Euclidean distance as dissimilarity at the individual level are finally discussed. To conclude, it’s confirmed that group openness to diversity norms mitigate the negative effect of nationality diversity and age diversity on team innovation; furthermore, openness to diversity norms mitigate the negative effect of gender on team performance. Moreover, group pro-heterogeneity beliefs lessen the negative effect of nationality diversity on team innovation, and lessen the negative effect of diversity faultline on team performance. The present results are discussed both in terms of their theoretical and practical relevance.
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PETRINI, Maria Celeste. "IL MARKETING INTERNAZIONALE DI UN ACCESSORIO-MODA IN MATERIALE PLASTICO ECO-COMPATIBILE: ASPETTI ECONOMICI E PROFILI GIURIDICI. UN PROGETTO PER LUCIANI LAB". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251084.

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Resumen
Con l’espressione “marketing internazionale” ci si riferisce a quell’insieme di attività adottate dall’impresa al fine di sviluppare o perfezionare la propria presenza sul mercato estero. Oggetto della presente ricerca è l’analisi degli aspetti problematici che tali attività sollevano sul piano giuridico: attraverso un approccio basato sull’integrazione della cultura economica del marketing d’impresa con quella più propriamente giuridica, l’indagine mira ad individuare le fattispecie di marketing rilevanti sotto il profilo giuridico e giuspubblicistico, ad analizzarne i profili che risultano più critici per l’impresa e proporre soluzioni concrete. La ricerca è stata condotta in collaborazione all’azienda Gruppo Meccaniche Luciani, che oltre ad essere un affermato fornitore di stampi per calzature, progetta design innovativi attraverso una sua articolazione organizzativa creativa, denominata Luciani LAB. L’impresa investe molto nell’innovazione, ed in questo senso, particolarmente significativo è stato l’acquisto di una potente stampante 3D, tecnologicamente all’avanguardia, che ha consentito all’azienda di progettare diversi prodotti, tra cui una borsa, realizzarli in prototipazione rapida, e successivamente renderli oggetto di specifiche campagne promozionali, illustrate nel presente lavoro. Viene evidenziato come queste rispecchino la peculiarità dell’approccio al marketing da parte della piccola/media impresa, descritto dalla dottrina maggioritaria come intuitivo ed empirico, distante da quello teorico e strategico del marketing management. La collaborazione con l’impresa partner del progetto ha costituito il riferimento principale per l’elaborazione del metodo con cui condurre la ricerca: l’azienda ha promosso i propri prodotti mediante diverse strumenti di marketing, come inserti pubblicitari su riviste, campagne di e-mail marketing e fiere di settore. Queste attività si distinguono tra esse non solo rispetto alle funzioni, alle differenti modalità con cui vengono impiegate e al pubblico cui si rivolgono, ma anche e soprattutto rispetto alla disciplina giuridica di riferimento: ognuna di esse infatti è regolata da un determinato complesso di regole e solleva questioni che si inseriscono in una specifica cornice giuridica. Al fine di giungere ad una sistematica trattazione dei profili giuridici connessi, si è scelto di classificare le diverse azioni di marketing in tre gruppi: quelle riferite alla comunicazione, quelle inerenti l’aspetto del prodotto e quelle che si riferiscono al cliente Per ognuna di queste aree si individua una precisa questione critica per l’impresa, e se ne trattano i profili problematici dal punto di vista giuridico. In relazione al primo gruppo, ovvero la comunicazione pubblicitaria d’impresa, si evidenziano le criticità connesse alla possibilità di tutelare giuridicamente l’idea creativa alla base del messaggio pubblicitario: si mette in discussione l’efficacia degli strumenti giuridici invocabili a sua tutela, in particolare della disciplina del diritto d’autore, della concorrenza sleale e dell’autodisciplina. Si prende come riferimento principale il contesto italiano, considerando la pluralità degli interessi pubblici, collettivi ed individuali coinvolti. Il secondo profilo d’indagine riguarda la disciplina giuridica riconducibile all’e-mail marketing, uno degli strumenti più diffusi di comunicazione digitale. L’invasività di questo sistema nella sfera personale dei destinatari impone l’adozione di adeguati rimedi da parte delle imprese per evitare di incorrere nella violazione delle disposizioni a tutela della privacy. Si trattano le diverse implicazioni derivanti dall’uso di tale strumento, in particolare quelle riferite al trattamento dei dati personali alla luce della normativa vigente in Italia e nell’Unione Europea, e connesse alle modalità di raccolta degli indirizzi e-mail dei destinatari potenzialmente interessati. Infine, la costante partecipazione alle fiere di settore da parte dell’azienda dimostra quanto l’esteriorità del prodotto costituisca uno strumento di marketing decisivo per la competitività aziendale, dunque grande è l’interesse dell’impresa a che il suo aspetto esteriore venga protetto dall’imitazione dei concorrenti. Il tema giuridico più significativo che lega il processo di marketing al prodotto dell’azienda è proprio la protezione legale del suo aspetto, ovvero la tutela del diritto esclusivo di utilizzarlo, e vietarne l’uso a terzi. L’aspetto di un prodotto può essere oggetto di protezione sulla base di diverse discipline che concorrono tra loro, sia a livello nazionale che sovranazionale, dei disegni e modelli, del marchio di forma, del diritto d’autore e della concorrenza sleale. Si è scelto di concentrare il lavoro, in particolare, sulla prima: si ricostruisce il quadro normativo e l’assetto degli interessi implicati dalla fattispecie, per arrivare ad evidenziare le principali criticità nell’interpretazione delle norme, sia a livello nazionale, che nell’Unione Europea. Si approfondiscono gli orientamenti di dottrina e giurisprudenza di alcune disposizioni chiave per l’applicazione della disciplina, quali gli artt. 6 e 7 del Regolamento CE, n. 6/2002, concernenti rispettivamente il «carattere individuale» e la «divulgazione», i due requisiti fondamentali per ottenere la registrazione e conseguente protezione giuridica del disegno. Tali nozioni sono soggette ad interpretazioni parzialmente difformi da parte dei giudici dei diversi Stati membri, e ciò contribuisce a minare l’applicazione omogenea della disciplina in tutto il territorio UE. In questo senso, viene messo in evidenza il ruolo chiave dell’orientamento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea nell’interpretazione di tali concetti, avente l’effetto di uniformare l’approccio degli Stati. La Direttiva 98/71/CE ha introdotto la possibilità di cumulare la protezione conferita all’aspetto del prodotto dalla disciplina dei disegni e modelli con quella riconosciuta dalle altre normative. Tale previsione solleva questioni di rilievo sistematico e concorrenziale: ci si interroga su quali problemi di tipo sistematico e di concorrenza vengano sollevati dal riconoscimento su uno stesso prodotto della protezione sia come disegno che come marchio di forma, e sia come disegno che come opera dell’ingegno. In particolare nell’ambito del diritto dei marchi d’impresa e del diritto d’autore, le tutele hanno durata potenzialmente perpetua, diversamente dalla registrazione come disegno o modello, che garantisce la titolarità del diritto di utilizzare il proprio disegno in via esclusiva per un periodo limitato di massimo 25 anni. Questa differenza temporale rende il cumulo problematico sia a livello di coordinamento, che di concorrenza, poiché incentiva il sorgere di “monopoli creativi” sulle forme del prodotto. Il presente lavoro ha come obiettivo l’ampliamento della conoscenza sul tema del marketing con particolare riferimento ai profili giuridici che si pongono, con riguardo alla promozione del prodotto nell’ambito dell’Unione Europea. Si ritiene che il valore aggiunto e l’aspetto più originale della ricerca consista nella sua forte aderenza alla realtà della piccola/media impresa: tramite l’integrazione della ricerca giuridica e dello studio dei fenomeni di marketing si delineano i problemi pratici che questa si trova a dover affrontare nell’implementazione delle attività quotidiane di marketing. Tale indagine vuole essere utile a tutte le piccole/medie imprese che si trovano impreparate nell’affrontare le sfide poste dal marketing e nel conoscere le implicazioni giuridiche che da questo derivano.
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Libros sobre el tema "Norme di gruppo"

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Ghezzi, Paolo. La rosa bianca: Un gruppo di resistenza al nazismo in nome della libertà. Cinisello Balsamo (Milano): Paoline, 1993.

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Zanoni, Bruno, Erminio Monteleone y Claudio Peri, eds. Linea guida per la progettazione di un sistema di gestione per la qualità di un corso di studi universitario. Florence: Firenze University Press, 2004. http://dx.doi.org/10.36253/88-8453-203-5.

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Questa linea guida è il frutto del lavoro di un gruppo di docenti delle Facoltà di Agraria di quasi tutti gli Atenei italiani. Essa ha come oggetto la progettazione di un Sistema di Gestione per la Qualità di un Corso di Studi Universitario che sia accreditabile o, per meglio dire, certificabile in conformità alla norma UNI EN ISO 9001. I contenuti e l'impostazione portano questa linea guida ad essere oggetto di consultazione e di approfondimento da parte di docenti, Presidi e Presidenti dei Corsi di Laurea di qualsiasi Facoltà italiana. Il Sistema proposto è una possibile evoluzione dell'iniziativa CampusOne per la realizzazione di Sistemi gestionali per la didattica.
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Dessì, Giuseppe y Mario Pinna. Tre amici tra la Sardegna e Ferrara. Editado por Costanza Chimirri. Florence: Firenze University Press, 2013. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-478-3.

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Una Sardegna riservata e lontana anima i testi di questo doppio carteggio, tra paesaggi arcaici e mitologie personali e letterarie nelle quali si inserisce ogni tanto la Ferrara degli anni giovanili degli autori, ricca di vita, di riviste («Primato» di Bottai, il «Corriere Padano» con la presenza di Bassani…), incontri serali nelle osterie o nelle camere in affitto, passeggiate lungo i Rampari, e l’uso di scherzosi soprannomi che sarebbe continuato oltre la giovinezza. Un mondo fatto di cose concrete, animato e vivificato da forti curiosità e passioni intellettuali, emerge dalle lettere, accuratamente trascritte e annotate da Costanza Chimirri, che ricostruiscono la vita e la storia di Giuseppe Dessí, Mario Pinna, Claudio Varese. La corrispondenza si apre con gli anni trascorsi a Ferrara – dopo Pisa momento cruciale per la loro formazione – e consente di ricostruire atmosfere ed ambienti, letture e lavoro, offrendo dall’interno un significativo spaccato dell’Italia del Novecento. Mai slegati tra loro, bensì uniti dal continuo richiamo alla triplice amicizia nel nome di Giuseppe Dessí, che è sempre presente, anche in assenza, nei discorsi degli altri, i carteggi hanno consentito anche di riportare alle luce testi inediti del più appartato del gruppo (Mario Pinna, accanito lettore di classici, ispanista, autore di poesie in dialetto logudorese e di brevi racconti ambientati in Sardegna), di rafforzare il ruolo da sempre ricoperto dal più ‘antico’ – per tutti maître-camarade – Claudio Varese; e di confermare ancora una volta quanto l’universo creativo di Dessí, profondamente segnato dalla componente biografica, abbia continuato a svilupparsi e alimentarsi sotto lo sguardo sapiente e affettuoso di amici fraterni, in uno scambio capace di dare vita a un vero e proprio immaginario collettivo.
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Jovic, Sebastián Miguel. Geología y metalogénesis de las mineralizaciones polimetálicas del área El Tranquilo (Cerro León), sector central del Macizo del Deseado, provincia de Santa Cruz. Editorial de la Universidad Nacional de La Plata (EDULP), 2010. http://dx.doi.org/10.35537/10915/4346.

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La presente investigación tiene como eje principal el estudio detallado de las mineralizaciones y la geología de un área del Macizo del Deseado con características geológicas y metalogénicas únicas. La elección del área del El Tranquilo o también conocido como “anticlinal” El Tranquilo, como zona de estudio, se ha basado en el reducido conocimiento y la presencia características atípicas en las mineralizaciones y la escasa representación, en el Macizo del Deseado, de las rocas y unidades geológicas aflorantes. La investigación ha sido realizada en tres etapas: una primera con recopilación de antecedentes y trabajo de campo, una segunda analítica con trabajos de laboratorio y una tercera etapa interpretativa. Se realizó el procesado de imágenes satelitales (TM, SPOT, IKONOS) y se ejecutaron mapeos geológico-estructurales de detalle y semidetalle (con elaboración de una cartografía digital), descripción de testigos de sondeos (gran parte de los 30.000 metros de las perforaciones ejecutadas en la propiedad minera), se realizaron estudios petrográficos, calcográficos, de rayos X, determinaciones geoquímicas, estudios de inclusiones fluidas, de microscopía electrónica, microsonda electrónica, determinaciones geocronológicas y análisis de isótopos estables e inestables. Además se participó de otros trabajos complementarios realizados durante las distintas etapas de exploración minera, tales como geoquímica de suelos, muestras de trincheras y relevamientos magnetométricos y geoeléctricos terrestres y la interpretación, para la zona de trabajo, de estudios previos de magnetometría aérea y líneas sísmicas. El área del “anticlinal” El Tranquilo, está caracterizada por la presencia de rocas y unidades geológicas con escasa representación en el Macizo del Deseado, y representa una “ventana geológica” que permite el estudio del intervalo Triásico superior - Jurásico inferior, períodos que se encuentran poco expuestos en esta provincia geológica. La secuencia estratigráfica de este sector se inicia con las sedimentitas continentales, areniscas a areniscas conglomerádicas con intercalaciones de pelitas, del Grupo El Tranquilo, del Triásico medio a superior (Jalfin y Herbst 1995). Por encima, se presentan las rocas volcaniclásticas de la Formación Roca Blanca (Herbst, 1965), del Jurásico inferior. Esta es la litología más desarrollada en el área y está compuesta por tufitas, areniscas y sabulitas ricas en componentes volcánicos. Intruyendo a las sedimentitas continentales y a las tufitas, se disponen rocas básicas a intermedias del Jurásico inferior, que se presentan como filones capa de diabasa en el sector este del área y como pórfidos andesíticos de formas subcirculares en el sector noroeste, de la Formación Cerro León (Panza, 1995 y de Barrio et al., 1999). En los sectores norte y noreste del área afloran volcánitas del Jurásico medio a superior, basaltos y andesitas de la Formación Bajo Pobre, y en el sector sudoriental pequeños asomos de ignimbritas riolíticas del Grupo Bahía Laura (Panza, 1995). Estas unidades se encuentran parcialmente cubiertas por el Basalto Las Mercedes del Cretácico superior y el Basalto Cerro del Doce correspondiente al Eoceno (Panza, 1982) y finalizan esta secuencia sedimentos modernos, aluviales, coluviales y de bajos. En la presente investigación se determinó la presencia de niveles ignimbríticos ácidos y coladas basálticas intercaladas en las tufitas de la Formación Roca Blanca. A partir de las edades obtenidas, relaciones estratigráficas y composición se desvincula a los intrusivos dioríticos de la Formación Cerro León y se los asocia con el magmátismo de la Formación La Leona (Jurásico inferior). Los basaltos aflorantes en el área presentan características de basaltos continentales que se corresponden a los primeros indicios del magmatismo sinextensional jurásico y representan magmas básicos de origen mantélico que alcanzaron la superficie. Se los desvinculan de la Formación Bajo Pobre por ser ligeramente más antiguos al estar intercalados entre las tufitas de la Formación Roca Blanca (Jurásico inferior) y por presentar diferentes características isotópicas y petrogenéticas. Se define así una nueva unidad formacional para estas rocas denominándolas Formación El Piche. Los pórfidos andesíticos de la Formación Cerro León y las andesitas de la Formación Bajo Pobre presentan similitudes geoquímicas, isotópicas, petrogenéticas y edades semejantes, por lo que se interpreta un mismo origen para estas rocas, siendo los pórfidos andesíticos partes de los conductos de emisión de las coladas andesíticas. A diferencia del resto del Macizo del Deseado donde predomina casi por completo deformación con comportamiento netamente frágil, en el área de estudio se reconoció deformación tanto dúctil como frágil en las secuencias triásicas y jurásicas. Los rasgos estructurales más sobresalientes son: un domamiento regional de entre 15 a 20 km de diámetro, definido por Di Persia (1956) como “anticlinal” El Tranquilo, domamientos y plegamientos con dimensiones menores a 1 km localizados dentro de la antiforma regional, un sistema de fracturas radiales asociado al domamiento y la falla El Tranquilo con un sistema de vetas controladas por fallas. Se determinó que el “anticlinal” El Tranquilo, se formó por el emplazamiento de un cuerpo intrusivo no aflorante del orden de 8 a 10 Km de diámetro y profundidad mínima hasta su techo de 1400 m, subyaciendo al Grupo El Tranquilo y a la Formación Roca Blanca, y generando por su intrusión, el domamiento regional y los domamientos y plegamientos con dimensiones menores a 1 km localizados corresponde a una deformación producida por lacolitos o stocks no aflorantes. En el área de estudio se reconocieron gran cantidad de mineralizaciones, las que totalizan ~80 km lineales de vetas, ubicadas principalmente en el sector central del área. Las vetas se concentran hacia el este de la estructura regional, la falla El Tranquilo, son subparalelas a esta estructura y están emplazadas en las tufitas de la Formación Roca Blanca y pelitas y areniscas del Grupo El Tranquilo. Se han discriminado dos tipos distintos de vetas según su composición y expresión superficial, vetas formadas por importantes zonas de oxidación que representan la expresión superficial de vetas de sulfuros, y vetas, brechas hidrotermales, vetillas y stockworks formados principalmente por cuarzo. A partir de las distintas características observadas y datos obtenidos (composición, signatura geoquímica, mineralogía, datos de inclusiones fluidas, isótopos, controles estructurales y litológicos y edades) se ha podido diferenciar dos estilos de mineralización. La mineralización polimetálica que presenta una compleja mineralogía de sulfuros asociada a una signatura geoquímica de In, Cu, Au, As, Sn, W, Bi, Zn, Pb, Ag, Cd y Sb. Las temperaturas y salinidades de los fluidos indican un sistema epitermal para la formación de estas vetas. Su génesis esta vinculada a los cuerpos intrusivos dioríticos reducidos por sedimentos ricos en materia orgánica, concentrando en los fluidos hidrotermales In, Sn, Ag, W, Bi. Se define a esta mineralización como un depósito epitermal vetiforme polimetálico rico en In semejante a los depósitos de Japón y Bolivia. Las características de esta mineralización y la edad Jurásica inferior (193 Ma) confirman la presencia de un nuevo tipo de deposito epitermal que difiere del clásico modelo de baja sulfuración del Macizo del Deseado y que no se encuentra asociado al importante volcanismo bimodal del Jurásico medio a superior (Complejo Bahía Laura), como la mayoría de las mineralizaciones del Macizo del Deseado. Este hecho potencia el hallazgo de otros tipos de depósitos epitermales polimetálicos, asociados a otras rocas y con diferentes asociaciones metalogénicas. La mineralización argentífera está formada por cuarzo, carbonatos y en menor medida sulfuros y sulfosales con una signatura geoquímica de Ag (Au), Pb, Cu y Zn. Las temperaturas y salinidades de los fluidos indican un sistema epitermal para la formación de estas vetas. Su génesis está vinculada al magmatismo intermedio de las Formaciones Cerro León y Bajo Pobre, atribuyéndole una edad Jurásica media (168 Ma). Según sus características esta mineralización puede ser definida como un depósito epitermal de sulfuración intermedia. Esta mineralización también representa una variación en el modelo de baja sulfuración del Macizo del Deseado, pero está genéticamente asociada al volcanismo bimodal del Complejo Bahía Laura (Fm. Bajo Pobre) por lo que podría incluirse dentro de las mineralizaciones de la Provincia auroargéntifera del Deseado.
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