Literatura académica sobre el tema "Non conventional yeasts"
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Artículos de revistas sobre el tema "Non conventional yeasts"
Spencer, A. Ragout de Spencer, C. L, J. "Non-conventional yeasts". Applied Microbiology and Biotechnology 58, n.º 2 (1 de enero de 2002): 147–56. http://dx.doi.org/10.1007/s00253-001-0834-2.
Texto completoAguiar, C. y C. Lucas. "13-Non conventional yeasts". Current Genetics 35, n.º 3-4 (mayo de 1999): 446–59. http://dx.doi.org/10.1007/bf02743091.
Texto completoBruner, James, Andrew Marcus y Glen Fox. "Brewing Efficacy of Non-Conventional Saccharomyces Non-cerevisiae Yeasts". Beverages 7, n.º 3 (17 de septiembre de 2021): 68. http://dx.doi.org/10.3390/beverages7030068.
Texto completoIanieva, O. D., M. O. Fomina, T. V. Babich, G. P. Dudka y V. S. Pidgorskyi. "Evaluation of Non-Conventional Yeasts Isolated from Rotten Wood for Hydrolytic Activities and Xylose Fermentation". Mikrobiolohichnyi Zhurnal 84, n.º 4 (17 de enero de 2023): 88–97. http://dx.doi.org/10.15407/microbiolj84.04.088.
Texto completoSimões, João, Eduardo Coelho, Paulo Magalhães, Tiago Brandão, Pedro Rodrigues, José António Teixeira y Lucília Domingues. "Exploiting Non-Conventional Yeasts for Low-Alcohol Beer Production". Microorganisms 11, n.º 2 (26 de enero de 2023): 316. http://dx.doi.org/10.3390/microorganisms11020316.
Texto completoZhou, Nerve, Thandiwe Semumu y Amparo Gamero. "Non-Conventional Yeasts as Alternatives in Modern Baking for Improved Performance and Aroma Enhancement". Fermentation 7, n.º 3 (27 de junio de 2021): 102. http://dx.doi.org/10.3390/fermentation7030102.
Texto completoSpencer, J. F. T., Dorothy M. Spencer y Nicola Reynolds. "Genetic manipulation of non-conventional yeasts by conventional and non-conventional methods". Journal of Basic Microbiology 28, n.º 5 (1988): 321–33. http://dx.doi.org/10.1002/jobm.3620280506.
Texto completoCapece, Angela, Rossana Romaniello, Gabriella Siesto y Patrizia Romano. "Conventional and Non-Conventional Yeasts in Beer Production". Fermentation 4, n.º 2 (1 de junio de 2018): 38. http://dx.doi.org/10.3390/fermentation4020038.
Texto completoTimmermans, Evelyne, Ine Langie, An Bautil, Kristof Brijs, Carolien Buvé, Ann Van Loey, Ilse Scheirlinck, Roel Van der Meulen y Christophe M. Courtin. "Study of the Fermentation Characteristics of Non-Conventional Yeast Strains in Sweet Dough". Foods 12, n.º 4 (15 de febrero de 2023): 830. http://dx.doi.org/10.3390/foods12040830.
Texto completoDippel, Kevin, Katrin Matti, Judith Muno-Bender, Florian Michling, Silvia Brezina, Heike Semmler, Doris Rauhut y Jürgen Wendland. "Co-Fermentations of Kveik with Non-Conventional Yeasts for Targeted Aroma Modulation". Microorganisms 10, n.º 10 (27 de septiembre de 2022): 1922. http://dx.doi.org/10.3390/microorganisms10101922.
Texto completoTesis sobre el tema "Non conventional yeasts"
CAPUSONI, CLAUDIA. "APPLICATION OF NON-CONVENTIONAL YEASTS IN BIOPROCESSES". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2020. http://hdl.handle.net/2434/788442.
Texto completoBotti, Alberto. "Genetic and process engineering approaches for improving lipid productivity in the non-conventional oleaginous yeast Cutaneotrichosporon oleaginosus". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/19185/.
Texto completoFernandes, Lemos Junior Wilson José. "Evaluation of the Non-Conventional Yeast Starmerella Bacillaris as Biocontrol Agent and Selected Starter for Alcoholic Beverages Production". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3424926.
Texto completoI lieviti sono i principali protagonisti della fermentazione alcolica e influenzano fortemente le caratteristiche finali del vino e di altre bevande alcoliche. Nella vinificazione, durante una fermentazione spontanea,questo processo viene effettuato da lieviti autoctoni presenti sulla bacca di uva. Alla fine della fermentazione la specie dominate tra i ceppi è Saccharomyces cerevisiae. Questa specie è universalmente conosciuta come il 'lievito di vino' ed è ampiamente preferita per iniziare fermentazioni del vino. Da un punto di vista tecnologico, le fermentazioni spontanee di succo d'uva si sono spesso bloccate. In passato, questa mancanza di riproducibilità e prevedibilità non era favorevole per una produzione di vino di qualità. L’uso di ceppo di lievito, generalmente composti da singoli ceppi come ad esempio S. cerevisiae aiuta a controllare questo problema. I ceppi selezionati di S. cerevisiae predominano durante la fermentazione del mosto, assicurando una rapida e affidabile fermentazione e, di conseguenza, una qualità del vino coerente e prevedibile. Tuttavia, si è accresciuto la convinzione che i vini ottenuti con culture di starter Saccharomyces siano meno complesse, producendo vini standardizzati. Infatti, durante la fermentazione spontanea, nel mosto d'uva sono presenti molte altre specie (i cosiddetti lieviti non Saccharomyces) e tradizionalmente sono stati considerati come responsabili di alcuni sapori no aggradevoli all’assaggio del vino. Recentemente, il ruolo delle specie non Saccharomyces è stato rivalutato poiché alcune di esse sono state proposte come co-avviatore per simulare la fermentazione dei mosti naturali e per conferire maggiore complessità e specificità al vino. In questo contesto, il progetto di tesi è stato sviluppato per selezionare nuovi ceppi di lievito non Saccharomyces da mosti fermentativi di uva passito. Questa fase di maturazione dell'uva è caratterizzata per essere più suscettibile all'infezione di patogeni fungini come Botrytis cinerea. I trentasei isolati sono stati identificati come Starmerella bacillaris , isolati da uve secche della varietà Raboso Piave, coltivate in zona Bagnoli DOC (denominazione d'origine) (nord-est dell'Italia). Questa specie è recentemente dimostrata di interesse enologico soprattutto per la sua elevata produzione di glicerolo. Tra questi, 14 ceppi sono stati caratterizzati fenotipicamente e, per la prima volta, sono stati dimostrati l'attività antifungina delle specie S. bacillaris contro B. cinerea e P. expansum. Inoltre, le prestazioni di fermentazione dei ceppi di S. bacillaris sono state valutate nei mosti sintetici, uve e mele (per la prima volta nella produzione di sidro). Durante la sperimentazione, questo lievito ha migliorato la qualità del vino e del sidro in fermentazioni sequenziali con S. cerevisiae. I risultati ottenuti indicano che S. bacillaris può essere proposto come agente biocontrollo sull'uva nel vigneto e durante la post-raccolta sulle mele conservate: la sua presenza sulla superficie di frutta influenza positivamente la seguente fermentazione dei succhi. Pertanto, il rilascio di questo lievito nel vigneto può aumentare la sostenibilità del processo produttivo e la qualità finale del vino. I risultati ottenuti forniscono una solida base per una nuova gestione del lievito utilizzato per la produzione di vino e altre bevande alcoliche e aprire nuove prospettive per una strategia più integrata per aumentare la qualità del vino. Sono state valutate le nuove caratteristiche di S. bacillaris al fine di migliorare la qualità delle bevande alcoliche, come le manoproteine e la produzione di glutatione. La quantificazione di questi composti è stata determinata alla fine della fermentazione in mosto sintetico. S. bacillaris ha dimostrato di poter produrre mannoproteine diverse, con caratteristiche funzionali legate alla stabilità del vino. Le manoproteine estratte dalle colture di S. bacillaris presentavano un grande potenziale per aumentare la stabilizzazione delle proteine, mentre se venivano prodotte durante la fermentazione sequenziale con S. cerevisiae, aumentavano la stabilizzazione tartarica. Inoltre, in questa tesi, è stato rilevato un contenuto di glutatione molto elevato in cellule S. bacillaris dopo la fermentazione. Pertanto, le fecce ottenute dalle fermentazioni di S. bacillaris possono essere proposte come fonte di glutatione. Nell'ultima parte di questa tesi si intendeva comprendere le determinanti genomiche delle caratteristiche tecnologiche di S. bacillaris descritte nelle precedenti parti. Per questo è stata eseguita la sequenza intero-genoma di due importanti ceppi S. bacillaris. Con i confronti genomici tra i due ceppi di S. bacillaris e tra S. bacillaris, S. cerevisiae e altri lieviti enologici, sono stati identificati e studiati geni specifici e i percorsi metabolici coinvolti in tratti tecnologicamente rilevanti.
Schwarzhans, Jan Philipp [Verfasser], Karl [Akademischer Betreuer] Friehs, Jörn [Akademischer Betreuer] Kalinowski y Lars M. [Akademischer Betreuer] Blank. "Systematic investigation into the clonal variability of the non-conventional yeast Pichia pastoris / Jan Philipp Schwarzhans ; Karl Friehs, Jörn Kalinowski, Lars M. Blank". Bielefeld : Universitätsbibliothek Bielefeld, 2017. http://d-nb.info/1141295571/34.
Texto completoMATRAXIA, Michele. "Biotechnological innovations in fermentation process of brewing and honey-based beverages industry". Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2022. https://hdl.handle.net/10447/549964.
Texto completoTan, Mélissa. "Caractérisation et valorisation de la production d’arômes par la levure non-conventionnelle Saprochaete suaveolens : analyse métabolique de souches sauvages et mutantes et application biotechnologique dans le domaine brassicole". Thesis, La Réunion, 2020. http://www.theses.fr/2020LARE0032.
Texto completoThe huge diversity of natural aroma compounds produced by yeast is described as an option particularly interesting because of the various metabolisms occurring in these microorganisms and their ability of producing a large panel of volatile organic compounds (VOCs). Among the non-Saccharomyces yeast cited in the literature, the yeast Saprochaete suaveolens (former known as Geotrichum fragrans) is distinguishable from the others aromatic yeasts for its high productivity in VOCs both from a quantitative and qualitative point of view. S. suaveolens is notably very promising for its production in high valuable α-unsaturated esters such as ethyl tiglate, which are rarely refund in the aromatic bouquet of yeast strains and which are industrially produced by synthetical way for the aroma market. Aromatic metabolism of S. suaveolens could therefore be seen as a modele for VOCs production by yeast. This study aimed at better characterizing and valorizing the aroma production by a wild strain of S. suaveolens by three approaches. First approach is based on the use of the knowledges on aromatic metabolism of S. suaveolens to develop a screening method allowing the selection of natural VOCs producing wild strains, notably under form of α-unsaturated esters. The second approach consisted in optimizing the aroma production by S. suaveolens while generating and selecting mutants overproducing unsaturated esters via UV mutagenesis. The last approach allowed evaluating the aromatization power of S. suaveolens in brewery fermentation condition. Globally, results of these works have shown that our model based on S. suaveolens metabolism allowed isolating news α-unsaturated esters producing strains from samples taken from dejections of wild animals in South-Africa. Moreover, the mutagenic approach allowed demonstrating the possibility of very significantly increasing the overall VOCs production of S. suaveolens thank to the inactivation of a key-enzyme of its aromatic metabolism, namely the enoyl-CoA hydratase. Finally, beer making trials clearly showed that S. suaveolens posseses an aromatizing power particularly appreciable in the context of mixed fermentation of musts carried out in industrial conditions in the presence of the yeast Saccharomyces cerevisiae
Lança, Alexandra Sofia Baptista. "Metabolism of non-conventional wine yeasts". Master's thesis, 2017. http://hdl.handle.net/10451/30536.
Texto completoO vinho é um produto com significado cultural e social desde tempos antigos, estando intimamente ligado à história do ser humano e à economia de alguns países. No entanto, a indústria vínica está a ser afetada pelas alterações climáticas, que têm vindo a tornar a produção de vinho conforme os típicos parâmetros comerciais cada vez mais difícil de atingir, enquanto mantendo parâmetros de qualidade segundo a preferência dos consumidores. Estudos a nível mundial confirmam a tendência de aquecimento a nível global das temperaturas climáticas acima das típicas variações normais experienciadas de ano para ano e que induzem o efeito vintage, pequenas variações na qualidade do vinho e rendimento obtido. A subida constante das temperaturas à escala global modificam o potencial de maturação das vinhas, levando à alteração da composição das uvas que se traduz maioritariamente na modificação do conteúdo em taninos e compostos fenólicos, aumento da maturação e maiores concentrações de açúcares. Maiores subidas de temperaturas apontam para maiores aumentos no teor de açúcares no mosto de uva, que apresenta como principal problema para a indústria vínica maiores teores de álcool nos vinhos após fermentação, assim como uma alteração dos atributos sensoriais e da microbiologia vínicas. Teores de etanol acima dos parâmetros comerciais podem impedir a comercialização dos vinhos produzidos. Os elevados teores de etanol obtidos ao fermentar mostos de elevadas concentrações de açúcares devem-se à elevada capacidade fermentativa e de processamento de açúcares das espécies de leveduras utilizadas como culturas fermentativas, que leva a um elevado rendimento no consumo de açúcar e produção de etanol. Elevadas concentrações de álcool favorecem a ocorrência de fermentações incompletas, levando à decomposição do mosto. Além das altas concentrações de etanol, as elevadas temperaturas podem levar a uma menor acumulação de metabolitos cruciais para o desenvolvimento dos perfis organolépticos vínicos durante o desenvolvimento e crescimento das vinhas. Em adição, a actual utilização generalizada de culturas starter para iniciar a fermentação de vinhos na indústria vínica tem conduzido a uma convergência dos perfis sensoriais dos vinhos, que se apresentam cada vez mais constantes e semelhantes entre si, sendo hoje em dia crucial a introdução de maior variedade aromática na maturação dos sabores de vinho para dar continuidade ao desenvolvimento do mercado e à atracção ao consumidor. A utilização das mesmas estirpes de S. cerevisiae para iniciação de fermentações tem-se vindo a manter graças às vantagens que o profundo conhecimento da fisiologia, ciclo de vida, metabolismo, processos de regulação e genoma consensus destas leveduras confere: o poder de controlar o processo fermentativo sabendo exactamente o que esperar que ocorra durante as diferentes fases do mesmo, assim como um conhecimento prévio do produto que se conseguirá obter, assim como das suas características. Várias abordagens têm sido feitas para tentar diminuir os níveis de etanol nos vinhos, nomeadamente abordagens viticulturais, pré-fermentativas e pós-fermentativas. Porém, para enfrentar este problema, é importante ter como alvo não só cada etapa da produção das uvas e da produção de vinho, como também as abordagens microbiológicas, de entre as quais uma opção bastante em aberto e inexplorada é avaliar leveduras não-convencionais na fermentação de vinho e selecção de estirpes com potencial. As leveduras não-convencionais compreendem uma maior variedade fisiológica que as leveduras Saccharomyces. O seu uso vai além da produção de compostos sensorialmente activos, sendo que têm vindo a ganhar crescente interesse para a produção de vinhos com teores de alcóol mais baixos. O objectivo deste trabalho foi caracterizar o metabolismo de duas estirpes de leveduras não-Saccharomyces seleccionadas, Lachancea thermotolerans e Metschnikowia pulcherrima. Para tal, ambas as estirpes foram sujeitas a crescimento numa matriz de mosto sintético sob duas diferentes concentrações de açúcares, assim como duas concentrações diferentes de azoto (total de quatro condições cruzadas). As cinéticas de crescimento de ambas as estirpes (em todos os meios de cultura testados) foram avaliadas antes de prosseguir com os estudos. A estirpe de L. thermotolerans mostrou um crescimento exponencial típico, tendo-se observado que atingiu taxas de crescimento superiores quando em meio de mosto sintético com concentrações mais elevadas de açúcar. Já a estirpe de M. Pulcherrima mostrou taxas de crescimento substancialmente semelhantes em todos os meios de mosto sintético testados, sendo a taxa de crescimento mais elevada (ainda que muito ligeiramente) em condições de elevado açúcar mas níveis mais baixos de azoto. Amostras das culturas foram colhidas ao longo do decurso do crescimento para fingerprinting das estirpes de forma a confirmar a identidade final das estirpes cultivadas antes de prosseguir para as análises de metaboloma. Foi então conduzida uma análise dos metabolitos em diferentes estágios do crescimento seguindo uma abordagem de untargeted metabolomics (análise metabolómica sem alvo específico) utilizando FTICR-MS (espectrometria de massa Fourier Transform Ion Cyclotron Resonance). Esta técnica de espectrometria de massa é particularmente relevante no estudo de metabolitos graças à sua elevada sensibilidade, precisão (< 1 ppm) e ultra-elevada resolução (superior a 1,000,000). Normalmente, um estudo metabólico é realizado recorrendo a técnicas como a Ressonância Magnética Nuclear (NMR) e Espectrometria de Massa (MS) ou à combinação destas técnicas a processos de separação cromatográficos como a Cromatografia Gasosa (CG) ou Líquida (LC). Contudo, os limites de deteção por NMR são baixos, e apesar da combinação de MS com CG e LC possibilitar a deteção de um elevado número de compostos, os processos cromatográficos demoram muito tempo e normalmente necessitam de vários passos de limpeza do equipamento. Uma solução será então a utilização de Fourier Transform Ion Cyclotron Resonance acoplado a um espectrómetro de massa (FTICR-MS), visto que é um equipamento que não só combina a elevada resolução com a elevada exatidão de massa, como também permite uma rápida e fácil aquisição de resultados. Foram analisadas amostras recolhidas nos tempos correspondendo ao início da fase exponencial de crescimento e à fase estacionária de crescimento de ambas as estirpes seleccionadas. Após processamento dos espectros em programas de software adequado e recorrendo a páginas e ferramentas online, foi possível gerar uma lista de compostos com a respectiva distribuição dos mesmos dentro de todas as amostras analisadas. Através de uma análise PCA, foi testada a capacidade de agrupamento através dos perfis metabólicos das diferentes amostras. O agrupamento das amostras deu-se não só por estirpe, como também por tempo e fracção analisada, tendo ocorrido uma boa separação das diferentes amostras. Os metabolitos relevantes já estudados e que se sabe contribuir para o perfil organoléptico e aroma do vinho foram seleccionados para revelar vias metabólicas específicas e diferenças metabólicas entre as estirpes de leveduras estudadas nas diferentes condições de crescimento testadas. Estas diferenças encontradas como resultado da diferente composição do meio irão contribuir para a produção de novos vinhos no que toca a sabor e aroma. Duas das vias metabólicas mais relevantes encontradas nestas leveduras e que contribuem para o sabor e o aroma dos produtos vínicos foram o metabolismo do ácido alfa-linolénico e o metabolismo de biossíntese de sesquiterpenóides. Vários metabolitos pertencentes a estas duas vias foram identificados e verifica-se que a sua distribuição ao longo das fracções e tempos estudados se altera não só com a estirpe como também com o meio de cultura utilizado (ou seja, com as condições de açúcares e de azoto utilizadas no crescimento das leveduras). Apesar da presença destes compostos em leveduras não-convencionais necessitar de mais estudos, estes microorganismos pouco estudados parecem estar a revelar o seu potencial na indústria vínica. Este trabalho veio validar a criação de perfis metabólicos e a sua utilização para estudos comparativos deste género através da técnica de FTICR-MS aplicada.
Non-conventional yeast species comprehend a wider physiological diversity that the commonly used Saccharomyces yeasts. Their use in wine production goes beyond the production of sensory-active compounds. They have gained interest in the production of wines with increased organoleptic profile and lower alcohol content. This is highly crucial for the wine industry, given the alterations in the grape composition due to climate change. These changes, mainly lower acidity, changes in phenolic and tannin contents, altered maturation, and increased sugar concentration, contribute to increase the alcohol content in wines, modify sensory attributes and wine microbiology. To tackle this problem, it is important to target not only every stage of grape production and winemaking, but also aspects related to microbiological approaches and the selection of non-conventional yeasts for wine fermentation. The goal of this work was to characterize the metabolism of two selected non-Saccharomyces yeasts (Lachancea thermotolerans and Metschnikowia pulcherrima) grown in a synthetic must matrix under different sugar and nitrogen concentrations. Growth was followed for 71 hours, with sample collection at different timepoints. At the end of cell growth, a DNA fingerprinting analysis confirmed the strain’s identity in the culture. Metabolite analysis at different growth stages, in both cells and culture medium, was performed following an untargeted metabolomics approach using Fourier Transform Ion Cyclotron Resonance Mass Spectrometry (FTICR-MS). Based on the metabolic profiling, the different strains and culture media could be segregated. Relevant metabolites known to contribute to wine flavour and aroma were selected to uncover specific pathways and metabolic differences between the studied yeast strains in the different growth conditions. These differences found so far as a result of the different media compositions will contribute to the production of novel wines, both in flavour and aroma.
Lopes, Marlene. "Characterization of non-conventional yeasts under hyperbaric conditions : cellular response to oxidative stress". Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/1822/24789.
Texto completoProviding an adequate oxygen supply is critical to the growth and maintenance of most aerobic microbial cultures used in biotechnological processes. Oxygen mass transfer from gas phase to the culture medium is often a major growth limiting factor because of oxygen´s low solubility in an aqueous solution. Thus, ensuring adequate oxygen supply to submerged cultures in bioreactors is not trivial. The use of increased air pressure as a way of improving oxygen mass transfer from gas phase to liquid phase has been developed by some authors. However, the effect of reactor pressurization must be considered on cellular growth and metabolism. The increase of oxygen partial pressure could result in reactive oxygen species (ROS) formation and lead to an oxidative environment to the cells. As the effect of increased air and oxygen pressure is strongly dependent of the cell type, species and strains, due to their different abilities of cellular response to possible oxidative stress that can arise, this thesis is focused on the study the behavior of non-conventional yeasts under hyperbaric air. In spite of the well-known importance of Yarrowia lipolytica and Pichia pastoris in several biotechnological processes, few studies are available on the application of air pressure increase for the cultivation of these yeasts. This work was started with the study of the oxygen mass transfer phenomenon from gas phase to the medium in a lab-scale pressurized bioreactor. The influence of operation parameters (aeration and stirring rates and increased air pressure up to 5 bar) on oxygen transfer rate (OTR) was analyzed. An empirical correlation for the prediction of the volumetric oxygen mass transfer coefficient (kLa) as a function of air pressure, power input and superficial gas velocity was attempted. The results demonstrated that the increased air pressure is valuable option for OTR enhancement in bioreactors, competing favorable with raising stirring and aeration rates, which can cause cell damage by shear stress. Yeast cells exposed to adverse conditions employ a number of defense mechanisms to respond effectively to the stress effects of reactive oxygen species. The cellular response of Y. lipolytica W29 and P. pastoris CBS 2612 to the exposure to the ROS-inducing agents paraquat (1 mM), hydrogen peroxide (50 mM) and increased air pressure (1 bar and 5 bar) was analyzed. For both strains the cellular viability loss and lipid peroxidation was lower for the cells exposed to increased air pressure than for those exposed to chemical oxidants. Under superoxide stress (paraquat and air pressure), the SOD induction was the main observed mechanism, whereas the hydrogen peroxide was the most efficient inducer of catalase. The results suggested that Y. lipolytica have a more potent antioxidant system than P. pastoris. Batch cultivations of Y. lipolytica W29 under air pressures up to 6 bar were performed to investigate whether increasing air pressure may lead to increasing biomass yields, without giving raise to oxidative stress. The levels of antioxidant enzymes induced were also monitored. Cell growth was strongly enhanced by the pressure raise, since 5- and 3.4-fold improvement in the biomass production and in specific growth rate, respectively, were observed under 6 bar. An increase of the SOD specific activity at 6 bar of 53.4-fold was obtained compared with the experiments under 1 bar. Moreover, the influence of a pre-adaptation phase of cells to hyperbaric conditions on the lipase production by Y. lipolytica cells was investigated. The extracellular lipase activity increased 96% using a 5 bar air pressure instead of air at 1 bar pressure during the enzyme production phase. These results demonstrated that air pressure increase in bioreactors is an effective way for the enhancement of cell mass and enzyme productivity in bioprocesses involving Y. lipolytica cultures. P. pastoris CBS 2612 behavior under air pressures of 1 bar, 3 bar and 5 bar in culture media of glycerol (pure and crude) and methanol was studied. Generally, an enhancement on cellular growth, for all carbon sources, was achieved with the raise of air pressure and for batch and fed-batch processes with different feeding rate strategies. In batch cultures, 1.4-, 1.2-, and 1.5-fold improvement in biomass production was obtained with the increase of air pressure up to 5 bar, using methanol, pure glycerol, and crude glycerol, respectively. The increase of air pressure up to 5 bar using exponential feeding rate led to a 1.4-fold improvement in biomass yield per glycerol mass consumed, for pure and crude glycerol. The results show the possibility of improving cell mass production of P. pastoris under moderate air pressure, using low cost carbon sources. P. pastoris GS115/pPICZ/lacZ (Mut+), expressing intracellular β-galactosidase, and P. pastoris KM71H/pPICZαA/frutalin (MutS), expressing extracellular frutalin, were used to investigate the effect of increased air pressure on yeast growth and heterologous protein expression. The increase of air pressure up to 5 bar had a small effect on biomass production, but led to a 9-fold improvement in β-galactosidase specific activity compared to 1 bar. The recombinant frutalin secretion was enhanced by the increased air pressure up to 5 bar and the protease specific activity reached was 2.4 times lower than that obtained at atmospheric pressure in baffled flasks.
Um dos pontos críticos de processos biotecnológicos consiste no fornecimento de oxigénio suficiente para o crescimento e manutenção das culturas microbianas aeróbias. A velocidade de transferência de oxigénio do gás para o meio de cultura é normalmente um fator limitante do crescimento, devido à baixa solubilidade do oxigénio em soluções aquosas. Assim, garantir o adequado aprovisionamento de oxigénio a culturas submersas num bioreator não é uma tarefa menosprezável. São poucos os investigadores que têm recorrido ao aumento da pressão de ar como forma de melhorar a transferência de oxigénio da fase gasosa para a fase líquida. Neste caso, o efeito da pressurização do reator no crescimento e metabolismo celular deve ser tido em consideração. Além disso, o aumento da pressão parcial do oxigénio pode resultar na formação de espécies reativas de oxigénio e originar um ambiente oxidativo para as células. Uma vez que o efeito do aumento da pressão de ar e de oxigénio depende das espécies e estirpes, devido à diferente capacidade de resposta ao stresse oxidativo, esta tese foca-se no estudo da resposta celular de leveduras não-convencionais ao ar hiperbárico. Apesar da reconhecida importância das espécies Yarrowia lipolytica e Pichia pastoris em muitos processos biotecnológicos, são poucos os estudos sobre a aplicação do aumento da pressão de ar na cultura destas leveduras. Este trabalho começou com o estudo da taxa de transferência de oxigénio da fase gasosa para o meio líquido num reator pressurizado, à escala laboratorial. Foi analisada a influência de parâmetros operacionais (taxa de arejamento e de agitação e aumento da pressão de ar até 5 bar) na taxa de transferência de oxigénio (OTR). Obteve-se uma correlação empírica do coeficiente volumétrico de transferência de oxigénio (kLa) em função da pressão de ar, da potência de agitação e da velocidade superficial do gás. Os resultados demonstraram que o aumento da pressão de ar é uma opção viável para o incremento de OTR nos bioreatores, em alternativa ao aumento da taxa de arejamento e de agitação, que podem causar stresse hidrodinâmico às células. As células de levedura, quando expostas a condições adversas, desenvolvem um sistema de defesa contra os efeitos causados pelas espécies reativas de oxigénio. Assim, foi analisada a resposta celular das estirpes Y. lipolytica W29 e P. pastoris CBS 2612 à exposição aos agentes indutores de espécies reativas de oxigénio paraquat (1 mM), peróxido de hidrogénio (50 mM) e pressão total de ar (1 bar e 5 bar). Em ambas as estirpes, a perda de viabilidade e a peroxidação lipídica foram menores nas células expostas ao aumento da pressão de ar do que nas expostas aos oxidantes químicos. Em ambiente de stresse provocado pelo ião superóxido (paraquat e pressão de ar), o mecanismo de defesa mais observado foi a indução de SOD, enquanto o peróxido de hidrogénio foi o maior indutor da catalase. Os resultados sugerem que a estirpe Y. lipolytica tem um sistema antioxidante mais eficaz que a estirpe P. pastoris. Com o objectivo de investigar se o aumento da pressão de ar podia conduzir a um incremento no rendimento em biomassa, sem originar stresse oxidativo, foram realizados ensaios em modo batch de Y. lipolytica W29 a valores de pressão total de ar até 6 bar. Foi igualmente avaliada a capacidade da levedura em induzir a expressão de enzimas antioxidantes. O crescimento celular foi consideravelmente beneficiado com o aumento da pressão de ar, uma vez que a produção de biomassa e a taxa específica de crescimento aumentaram 5 e 3.4 vezes, respectivamente, no ensaio realizado a 6 bar. A atividade específica da enzima SOD obtida no ensaio a 6 bar foi 53.4 vezes maior do que a alcançada a 1 bar. Foi também analisada a influência de uma fase de pré-adaptação das células às condições hiperbáricas na produção de lipase por Y. lipolytica. A atividade da lipase extracelular aumentou 96% com a aplicação de uma pressão de ar igual a 5 bar, comparativamente ao ensaio realizado a 1 bar, durante a fase de produção da enzima. Estes resultados demonstraram que o aumento da pressão total de ar é uma forma eficaz de aumentar a produtividade em biomassa e em enzima SOD em bioprocessos que utilizem a levedura Y. lipolytica. Foi estudado o comportamento da estirpe P. pastoris CBS 2612 em meios de glicerol (puro e bruto) e metanol, com valores de pressão iguais a 1 bar, 3 bar e 5 bar. De uma maneira geral, foi observado um incremento do crescimento celular com o aumento da pressão de ar, em todas as fontes de carbono e em processos em modo batch e fed-batch com 2 estratégias de alimentação diferentes. Nas culturas em modo batch usando metanol, glicerol puro e glicerol bruto, obtiveram-se aumentos de 1.4, 1.2 e 1.5 vezes, respectivamente, na produção de biomassa com a pressão de 5 bar. No processo fed-batch com alimentação exponencial, o rendimento em biomassa por massa de glicerol consumido (puro e bruto) aumentou 1.4 vezes com o uso de pressão de ar igual a 5 bar. Os resultados demonstram a possibilidade de aumentar a produção de biomassa de P. pastoris sob pressão de ar moderada, usando fontes de carbono de baixo custo. A estirpe P. pastoris GS115/pPICZ/lacZ (Mut+), que expressa β-galactosidase intracelular, e a estirpe KM71H/pPICZαA/frutalina (MutS), que expressa frutalina extracelular, foram usadas com o intuito de estudar o efeito do aumento da pressão de ar no crescimento destas estirpes e na expressão de proteínas heterólogas. O aumento da pressão total de ar até 5 bar não teve um efeito significativo no crescimento celular destas estirpes, mas conduziu a um incremento de 9 vezes na actividade específica da enzima β- galactosidase, comparativamente à obtida a 1 bar. A expressão de frutalina também aumentou a 5 bar e a actividade específica de protease obtida foi 2.4 vezes inferior à obtida nos ensaios em matraz (pressão atmosférica.
Troiano, Eleonora. "BIODIVERSITY OF METSCHNIKOWIA PULCHERRIMA AS A RESOURCE FOR INNOVATION IN FERMENTED BEVERAGES". Doctoral thesis, 2022. https://hdl.handle.net/11562/1079946.
Texto completoLagoas, Catarina Marreiros. "A broad evolutionary perspective of alcoholic fermentation in a non-conventional yeast clade". Master's thesis, 2021. http://hdl.handle.net/10362/132847.
Texto completoA evolução da fermentação alcoólica no clado de leveduras não convencionais Wickerhamiella/Starmerella (W/S) é caracterizada pela perda dos genes nativos da piruvato descarboxilase (PDC1) e das álcool desidrogenases (ADH). Em algumas espécies, a reaquisição desta via foi conseguida através de transferências horizontais de genes (HGT) ADH e pela cooptação de uma descarboxilase nativa, Aro10. Este trabalho teve como objetivo partir do conhecimento prévio relativo à fermentação alcoólica no clado W/S, combinando dados in silico de novos genomas sequenciados, com ensaios fenotípicos, de forma a avaliar as capacidades fermentativas e caracterizar as enzimas Adh, num conjunto de espécies. Três eventos HGT independentes foram previamente identificados como tendo introduzido diferentes ADH1 bacterianos nos distintos subgrupos do clado W/S. Os subgrupos A, B e C possuem ADH1a, ADH1b e ADH1c, respetivamente. O subgrupo ADH0 não possui ADH1. Neste trabalho, dados que suportam estes três eventos HGT foram obtidos e dois novos eventos HGT de ADH6 bacterianos foram detetados. A maioria dos genes ADH6 foram adquiridos nos mesmos ancestrais dos subgrupos reportados para ADH1, enquanto um foi encontrado numa espécie ADH0 (Wickerhamiella slavikovae) que aparentemente não possui outros genes da fermentação alcoólica (ADH1, PDC1 e ARO10). Em relação às espécies restantes, enquanto ARO10 está presente, PDC1 está ausente. A produção de etanol foi geralmente observada no subgrupo A, enquanto a sua assimilação foi verificada nos subgrupos B e C, sugerindo que as proteínas Adh são funcionais. Foi confirmado o papel da Adh1a de Starmerella bombicola na interconversão de acetaldeído e etanol, usando NAD(H) e NADP(H) como cofatores, o que contrasta com a especificidade das proteínas Adh de leveduras relativamente a NAD(H). Para compreender melhor a evolução da fermentação alcoólica no clado W/S, é essencial combinar genómica comparativa com a caracterização destas enzimas, de forma a avaliar o seu papel no metabolismo central de carbono.
Libros sobre el tema "Non conventional yeasts"
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Buscar texto completo(Editor), Klaus Wolf, Karin D. Breunig (Editor) y Gerold Barth (Editor), eds. Non-Conventional Yeasts in Genetics, Biochemistry and Biotechnology. Springer, 2003.
Buscar texto completoSibirny, Andriy. Non-Conventional Yeasts: From Basic Research to Application. Springer International Publishing AG, 2020.
Buscar texto completoSibirny, Andriy. Non-Conventional Yeasts: From Basic Research to Application. Springer International Publishing AG, 2019.
Buscar texto completoWolf, Klaus, Gerold Barth y Karin D. Breunig. Non-Conventional Yeasts in Genetics, Biochemistry and Biotechnology: Practical Protocols. Springer London, Limited, 2012.
Buscar texto completoWolf, Klaus, Gerold Barth y Karin D. Breunig. Non-Conventional Yeasts in Genetics, Biochemistry and Biotechnology: Practical Protocols. Springer, 2011.
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Texto completoCapítulos de libros sobre el tema "Non conventional yeasts"
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Texto completoMaekawa, Hiromi y Douglas R. Drummond. "Microtubules in Non-conventional Yeasts". En Non-conventional Yeasts: from Basic Research to Application, 237–96. Cham: Springer International Publishing, 2019. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-030-21110-3_8.
Texto completoPassoth, Volkmar y Johan Schnürer. "Non-conventional yeasts in antifungal application". En Topics in Current Genetics, 297–329. Berlin, Heidelberg: Springer Berlin Heidelberg, 2003. http://dx.doi.org/10.1007/3-540-37003-x_10.
Texto completoSannino, Ciro, Ambra Mezzasoma, Pietro Buzzini y Benedetta Turchetti. "Non-conventional Yeasts for Producing Alternative Beers". En Non-conventional Yeasts: from Basic Research to Application, 361–88. Cham: Springer International Publishing, 2019. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-030-21110-3_11.
Texto completoPassoth, Volkmar. "Conventional and Non-conventional Yeasts for the Production of Biofuels". En Yeast Diversity in Human Welfare, 385–416. Singapore: Springer Singapore, 2017. http://dx.doi.org/10.1007/978-981-10-2621-8_15.
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Texto completoStasyk, Olena G. y Oleh V. Stasyk. "Glucose Sensing and Regulation in Yeasts". En Non-conventional Yeasts: from Basic Research to Application, 477–519. Cham: Springer International Publishing, 2019. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-030-21110-3_14.
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Texto completoActas de conferencias sobre el tema "Non conventional yeasts"
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Texto completoInformes sobre el tema "Non conventional yeasts"
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