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Angelucci, Marta. "Litisconsorzio necessario nel giudizio per l'annullamento dell'atto istitutivo e del relativo conferimento (App. Roma, 16 novembre 2021". marzo-aprile, n.º 2 (7 de abril de 2022): 324–27. http://dx.doi.org/10.35948/1590-5586/2022.87.

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Massima Sono litisconsorti necessari nel giudizio di annullamento dell’atto istitutivo del trust, e del relativo atto di conferimento, il co-trustee e la beneficiaria finale, ancorché il primo sia stato successivamente revocato e la seconda rimossa, in quanto la sussistenza di diritti, facoltà e poteri riconosciuti in capo agli stessi dai predetti atti li rende soggetti passivamente legittimati, per la tutela della posizione giuridicamente rilevante loro attribuita, nel giudizio teso a privare di validità ed efficacia tali atti sin dalla loro stipula travolgendo, dunque, tutti gli effetti nel frattempo prodottisi.
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Oberman, B. S., V. A. Patel, S. Cureoglu y H. Isildak. "The aetiopathologies of Ménière’s disease: a contemporary review". Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, n.º 4 (agosto de 2017): 250–63. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-793.

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La Sindrome di Ménière, una condizione descritta nel 1800, è stata un’area di grande interesse clinico e di ricerca scientifica negli ultimi decenni. Le linee guida pubblicate dall’ American Academy of Otolaryngology-Head and Neck Surgery sono rimaste pressoché invariate per quasi 20 anni, benché la ricerca scientifica sugli aspetti eziopatologici sia indubbiamente molto progredita nel frattempo. La presente revisione della letteratura evidenzia gli importanti progressi compiuti nella comprensione della fisiopatologia di questa malattia enigmatica. Le evidenze discusse sono inoltre accompagnate da una documentazione iconografica istopatologica. L’obiettivo della presente trattazione è fornire al lettore un quadro aggiornato ed accurato sulle teorie inerenti la Sindrome di Ménière.
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Roberto, Ruozi. "Rischi dell'attivitŕ bancaria e tutela dei creditori delle banche". ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, n.º 2 (enero de 2012): 229–39. http://dx.doi.org/10.3280/ed2011-002002.

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Di fronte a nuove crisi bancarie si presume che gli Stati non dovrebbero piů intervenire a salvare le banche dal fallimento a meno che il costo del salvataggio non finisse per gravare sulle spalle dei contribuenti. Le dissestate finanze pubbliche non potrebbero del resto piů sopportare il costo dei salvataggi bancari, di cui peraltro potrebbe non esserci piů bisogno se, nel frattempo, fossero trovate soluzioni giuridiche diverse da quelle attualmente in vigore per gestire le crisi bancarie riducendone l'impatto sui risparmiatori. Le sorti di questi ultimi dovrebbero tuttavia essere affidate piů che altro alla buona gestione dell'attivo e del passivo delle banche nonché alle loro attitudini e alla loro politica nei riguardi dei rischi assunti o assumibili.
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Gedda, Luigi. "Come Nacque l'Istituto Mendel". Acta geneticae medicae et gemellologiae: twin research 46, n.º 3 (julio de 1997): 129–33. http://dx.doi.org/10.1017/s0001566000000532.

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Nelle aule delle Università di Pavia, Milano e Torino che ho frequentato a motivo dei continui spostamenti della mia famiglia ho trascorso e concluso il mio “curriculum” conseguendo la laurea in Medicina nel 1927 e poi la Libera Docenza in Patologia Speciale Medica nel 1931.Nel mio trasferimento a Roma ebbi l'intuizione della Genetica studiando i caratteri somatici di una coppia di gemelli identici osservandone la concordanza contemporanea caratteristica ed in particolare la concordanza anche quantitativa di polimorfismi ematici, in particolare delle frazioni del glutatione ematico. Le concordanze nei gemelli monozigotici mi aprirono la strada alla genetica. Questo avvenne nel 1933.Nel 1938, ebbi occasione di conoscere Madre Luisa Tincani che avendo fondato un Istituto Superiore parificato per religiose si trovava in difficoltà perché avrebbe dovuto rispettare il decreto del Governo fascista sull'insegnamento delle leggi razziali. Ritenni che avrei potuto aggirare l'ostacolo insegnando a quelle religiose le leggi di Mendel che sono il punto di partenza per lo studio di ogni carattere ereditario normale o patologico.Quel mio corso andò benissimo in quanto insegnai non solo le leggi di Mendel ma conobbi la figura di un grande personaggio sacerdote, confessore dei prigionieri nel carcere dello Spielberg e Abate che, nel giardino del convento conduceva le sue esperienze che ebbero come oggetto principale il pisum sativum. cioè il pisello.Mentre andavo approfondendo la mia conoscenza dell'Abate agostiniano Gregorio Mendel mi sorprendevo che a Roma non ci fosse nessuna traccia di lui. Di qui nacque l'idea di creare in Roma un Istituto dedicato alla Genetica che portasse il suo nome anche perché questa scienza aveva, nel frattempo, fatto dei passi giganteschi, per cui progettai di costruire nelle adiacenze della Università “La Sapienza” un Istituto che portasse il nome di Mendel (Fig. 1).
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Tenconi, Massimiliano. "Note sul campo per prigionieri di guerra n. 57 di Grupignano 1941-1943". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 266 (septiembre de 2012): 96–102. http://dx.doi.org/10.3280/ic2012-266005.

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Nel corso della seconda guerra mondiale sull'intero territorio italiano crebbe il numero dei campi di concentramento per i prigionieri catturati durante le operazioni belliche sui vari fronti. Da circa 60, con 26.000 prigionieri, nella primavera del 1942, essi diventarono 72 (molti dei quali articolatisi nel frattempo in svariati sottocampi di lavoro), con poco meno di 80.000 prigionieri, alla vigilia dell'armistizio. Se la storiografia ha alquanto trascurato il tema generale dei prigionieri di guerra in Italia, sia per quanto riguarda le condizioni in cui essi vissero sia per quanto riguarda le strutture e i meccanismi burocratici attraverso cui vennero gestiti, tuttavia una significativa attenzione č stata rivolta alla realtŕ di singoli campi. Questo breve studio illustra quella del campo di Grupignano (campo Pg 57), riservato in prevalenza a prigionieri australiani e neozelandesi, basandosi soprattutto su fonti primarie e secondarie straniere, e vuole dare un contributo alla costruzione dell'atlante concentrazionario della penisola nel periodo del secondo conflitto mondiale.
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Bragazzi, Nicola Luigi y Cristina Tornali. "La medicina del rinascimento e la scoperta della circolazione minore". Acta medico-historica Adriatica 15, n.º 2 (2017): 271–82. http://dx.doi.org/10.31952/amha.15.2.5.

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Michele Serveto (1511-1533) è stato un umanista, medico e teologo. Si dedicò allo studio della Bibbia e si interessò anche alle scienze, astrologia, meteorologia, filosofia scolastica, geografia, legge, anatomia e matematica. Michele Serveto sviluppò una solida conoscenza delle lingue classiche (latino, greco ed ebraico) che egli utilizzerà molto per i suoi studi. Dopo i primi studi in casa e poi nella scuola del convento di Monte-Aragón, nel 1524 Serveto prestò servizio per due anni presso Juan de Quintana di Majorca, dottore alla Sorbona di Parigi, francescano minorita e importante membro delle Cortes di Aragona. Inizialmente sembrava essere destinato al sacerdozio ma poi, all’età di diciassette anni, nel 1528, Serveto fu mandato dal padre a studiare legge all’università di Tolosa, prestigiosa università per gli studi di giurisprudenza, ma dopo appena un anno abbandonò richiamato nel 1529 da Quintana, diventato nel frattempo confessore personale dell’imperatore Carlo V. È stato tardivamente riconosciuto come il primo medico – almeno in Europa – ad aver descritto la circolazione polmonare o circolazione minore. Per le sue posizioni contro la Trinità, è stato arrestato, processato e mandato al rogo a Champel, nel sobborgo ginevrino. Serveto rappresenta un profondo innovatore, sia nell’ambito della teologia che della medicina, un martire e un gigante del libero pensiero.
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Masia, Mariantonietta. "Il tema di Lara. I disturbi dissociativi. Un percorso di integrazione tra psicoterapia individuale e gruppo di Psicoanalisi Multifamiliare". INTERAZIONI, n.º 1 (abril de 2022): 68–81. http://dx.doi.org/10.3280/int2022-001009.

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Riflessioni sul percorso psicoterapeutico nei disturbi dissociativi, tra dimensione individuale e gruppo di Psicoanalisi Multifamiliare. Nel corso della psicoterapia individuale, spesso per il terapeuta risulta chiaro che sono presenti parti dissociate importanti, così pure risulta chiara la percezione di quanto tali difese dissociative siano state necessarie, le uniche disponibili per proteggere il soggetto dalla paura dell'inondazione di sentimenti dolorosi e intollerabili, non pensabili; dalla paura di traumi vissuti e del loro riproporsi. Si tratta, come afferma Bromberg, di difese necessarie per mantenere la necessaria continuità e integrità del Sé. La simultanea partecipazione al gruppo di Psicoanalisi Multifamiliare può essere molto importante per il soggetto per avere la possibilità di entrare in contatto con parti dissociate di sé, altrimenti tenute a distanza, anche se nel frattempo, ci si impegna in un lavoro psicoterapeutico individuale. L'ascolto in seduta del paziente ci può mostrare, anche con molta chiarezza, quanto la par-tecipazione al gruppo gli permetta di avvicinare la sofferenza, sostenuto anche da una rete di relazioni e significati condivisi. Il contributo delle due dimensioni terapeutiche può consentire, allargando e alternando i due campi di lavoro, di aprire spazi di elaborazione e consapevolezze nuove, utilizzabili per favorire un'integrazione tollerabile per il soggetto e per la stessa coppia terapeutica.
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Iacobucci, Gabriella. "Il lungo viaggio di Ricci: vicende di una traduzione". Italian Canadiana 35 (18 de agosto de 2021): 183–89. http://dx.doi.org/10.33137/ic.v35i0.37226.

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Dopo trent'anni circa dall'uscita della versione italiana di Lives of the Saints, il primo romanzo dello scrittore canadese Nino Ricci, questo articolo intende fare un bilancio di quello che ha significato per l’Autrice tradurre la trilogia di uno scrittore di origine molisana diventato poi uno degli autori più importanti della letteratura italocanadese. In esso si ripercorrono i momenti salienti di questa sua avventura letteraria e umana, spiegando quello che ha compreso, nel frattempo, a proposito della traduzione e del “ritorno”. Lo studio sottolinea inoltre, citando alcuni passi della versione italiana, con quanta originalità di invenzione poetica Ricci sia riuscito a raccontare i sentimenti racchiusi nella voce Nostos.
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Bandini, S., M. Gallo, L. Caroti, N. Paudice y L. Moscarelli. "Iperparatiroidismo ipercalcemico post-trapianto renale: un problema per il nefrologo". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 23, n.º 4 (24 de enero de 2018): 1–6. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2011.1490.

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Descriviamo un caso di una paziente dializzata, sottoposta a paratiroidectomia pre-trapianto: la PTX non è stata risolutiva per mancato reperimento della IV ghiandola; a 6 mesi dall'intervento si è manifestata, infatti, una recidiva dell'iperparatiroidismo. Nel frattempo si è presentata la possibilità di eseguire un trapianto renale. Nonostante la “recidiva” dell'IPT, è stato deciso di optare per il trapianto renale che è stato effettuato con successo e con recupero precoce della funzione renale: si è manifestato, però, nel post-trapianto, un iperparatiroidismo residuale ipercalcemico. Di fronte al rischio di rendere aparatiroidea la paziente con una nuova PTX, si è optato per una terapia farmacologica. Per 6 anni la paziente trattata con calcitriolo (0,5–0,25 mcg a giorni alterni, con periodiche interruzioni dovute all'ipercalcemia) e difosfonati a cicli, ha mantenuto livelli di calcemia e di paratormone al di sopra dei valori di normalità senza raggiungere livelli di rischio, mentre il VFG si è mantenuto stabilmente nella norma. Nel dicembre 2008 a seguito di una frattura della branca ischio-pubica e per un progressivo incremento nell'ultimo anno dei livelli di calcemia e del PTH viene deciso di iniziare la somministrazione “off label” di Cinacalcet, di sospendere gradualmente lo steroide e di sostituire la ciclosporina con il Tacrolimus. Nei 3 anni di trattamento abbiamo notato, mantenendo costante la dose somministrata di Cinacalcet (30 mg/die), una riduzione significativa e persistente nel tempo dei livelli di calcemia e del PTH e un incremento della fosforemia. La funzione renale è persistita stabile senza episodi di rigetto. Indagini tomodensitometriche ripetute hanno rilevato un quadro di osteopenia sostanzialmente invariato. La nostra singola ma prolungata esperienza conferma in accordo con dati recenti della letteratura e in attesa dei risultati di uno studio RCT attualmente in corso, che questo farmaco può rappresentare una reale alternativa alla PTX mostrando grande efficacia e mancanza di effetti collaterali.
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Romano, Cesare. "La scrittura dell'Uomo dei topi (1909): Freud tra Jung e Adler". PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, n.º 1 (marzo de 2021): 77–118. http://dx.doi.org/10.3280/pu2021-001008.

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. Attraverso una rilettura del caso clinico dell'Uomo dei topi di Freud del 1909, questo scritto si propone di dimostrare due tesi. La prima, che nella stesura del caso clinico Freud fu influenzato non solo da Jung, come ha sostenuto Mannoni (1969), ma anche dal pensiero che Adler aveva espresso in due relazioni alla Società Psicoanalitica di Vienna. In una di queste espose il caso di un paziente ereutofobico la cui infanzia aveva molti punti di contatto con quella del paziente di Freud, e nell'altra affrontò il tema del sadismo nella vita normale e nella nevrosi. Alcuni aspetti di queste relazioni sono rintracciabili nella scrittura di Freud. La seconda tesi sostiene che Freud non era in grado di mantenere la promessa, fatta all'inizio del suo scritto, di sviluppare le teorie del 1896 contenute in Nuove osservazioni sulle neuropsicosi di difesa perché nel frattempo aveva abbandonato la teoria del trauma sessuale che costituiva il perno di quelle teorie, e il trauma sessuale non svolgeva più alcun ruolo eziologico nel suo caso clinico, analogamente al caso clinico esposto da Adler.
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Lombardi, Pierangelo. "Il centro-sinistra pavese e il quadro politico. Qualche riflessione". STORIA IN LOMBARDIA, n.º 1 (abril de 2022): 73–91. http://dx.doi.org/10.3280/sil2021-001005.

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Tra le prime esperienze messe in atto a livello nazionale, la formula politica di centrosinistra ha costituito per ben tredici anni (1960-1973) il quadro di riferimento politicoistituzionale per Pavia e per l'Amministrazione provinciale. Il saggio propone una prima riflessione su un'esperienza, certamente inedita per i tempi. Ripercorrerne la storia, sia pure ancora nelle sue linee generali, significa individuarne le specificità riconducibili alla sua difficile gestazione; ricostruirne le fasi del dibattito più vivace e dello sforzo propositivo messo in atto, almeno parzialmente, in una prima fase; mettere a fuoco la "mutazione genetica" successiva alle elezioni amministrative del novembre del 1964, e, poi, il timido, ma inutile tentativo di rilancio dei primi anni Settanta, anche sulla spinta dei movimenti sociali nel frattempo scesi in campo. Ma ripercorrerne la storia vuol dire anche, al di là della fragilità e delle contraddizioni del quadro politico, saper cogliere, in tempi di grandi passioni individuali e collettive, il profilo di una città attraversata da una crescita economica e demografica straordinaria.
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Inguaggiato, Valeria. "Riuso temporaneo a Milano". TERRITORIO, n.º 56 (marzo de 2011): 43–58. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-056004.

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Parlare di riuso temporaneo di edifici e aree libere sottoutilizzati o dismessi a Milano vuol dire innanzitutto riflettere sulla forma fisica della cittŕ e sul mutamento che negli ultimi anni l'ha attraversata. Una cittŕ ‘in contrazione' che ha perso abitanti e funzioni e che nel frattempo non ha sviluppato una forte strategia per attrarne di nuove. In questo contesto, esperienze di riuso temporaneo sono state sperimentate in prima istanza da privati grazie alla progettualitŕ e l'iniziativa di gruppi di attivisti ma anche soggetti legati al design e alla creativitŕ che si sono mobilitati a ridosso di specifiche necessitŕ: un ostello temporaneo in occasione di grandi eventi, la sede temporanea di una associazione che si apre al quartiere con eventi e attivitŕ di varia natura, o ancora un luogo di lavoro e intrattenimento in un quartiere in profonda trasformazione. Ad oggi tuttavia anche alcune amministrazioni pubbliche iniziano ad intravvedere il riuso temporaneo come possibile strategia di sviluppo territoriale.
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Clarke, Peter D. "The interdict on San Gimignano, c. 1289–93: a clerical ‘strike’ and its consequences". Papers of the British School at Rome 67 (noviembre de 1999): 281–301. http://dx.doi.org/10.1017/s006824620000458x.

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L'INTERDETTO DI SAN GIMIGNANO, CIRCA 1289–93: UNO ‘SCIOPERO’ DEL CLERO E LE SUE CONSEGUENZEL'interdetto era una specie di sciopero ecclesiastico, che aveva lo scopo di esprimere un risentimento o una richiesta nei confronti del potere secolare. Verso la fine del 1289 il vescovo di Volterra dichiarò un'interdetto contro il comune di San Gimignano, probabilmente perchè questo aveva tassato il clero locale. I membri del clero lasciarono la città, portando con sé gli arredi dell'altare della chiesa parrocchiale, e si rifiutarono di servire la messa e perfino di battezzare i bambini per quasi tre anni. Nel frattempo il comune di San Gimignano dovette cooptare a sue spese altri preti, nonche combattere una lunga battaglia legale contro il clero, con il coinvolgimento dello stesso papa. La disputa fu infine arbitrata in favore del comune e il clero dovette così, suo malgrado, giungere a una pacificazione. Successivamente il comune promise di rispettare le libertà ecclesiastiche, ma è dubbio che una pace duratura tra il clero ed il comune fu effettivamente ottenuta. Questo esempio mostra come un'interdetto possa aver effettivamente funzionato e quali fossero state le reazioni del ceto laico e quello ecclesiastico. In conclusione sembra che la chiesa non avesse potere sufficiente per opporsi in maniera effettiva al potere secolare e che spesso potesse raggiungere un modus vivendi piu con il compromesso che con lo scontro diretto.
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Guma, Tullio. "Un nostos “diplomatico”: i miei tanti ritorni". Italian Canadiana 35 (18 de agosto de 2021): 109–16. http://dx.doi.org/10.33137/ic.v35i0.37221.

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Il nostos era il ritorno degli eroi greci dai campi di battaglia. L'altra faccia della medaglia del nostos era la nostalgia per le persone care ed i luoghi di origine che non si vedevano da molti anni. Lo stesso struggente sentimento è provato dagli emigrati, dai rifugiati che desiderano un giorno ritornare al loro Paese. Anche Tullio Guma è per certi versi un emigrato avendo vissuto più anni all’estero che non in Italia: da bambino ed adolescente, durante i quarant'anni trascorsi in diplomazia, dopo il pensionamento. Egli infatti risiede tuttora a Toronto. Egli ha vissuto in molti Paesi ed ha effettuato tanti ritorni, mai definitivi. Mete dei suoi rientri in Italia sono stati Napoli e Roma. Ogni volta che a distanza di anni tornava in Italia, osservava i numerosi cambiamenti che erano nel frattempo intervenuti. È sempre felicissimo di tornare in Italia, ma anche in Canada e negli altri Paesi ove ho risieduto. Resta da vedere se Tullio Guma compirà un giorno il ritorno “definitivo”. Già, ma in Italia o in Canada?
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Manghi, Sergio. "Liberi, liberi. Tra violenza e fraternitŕ". EDUCAZIONE SENTIMENTALE, n.º 14 (septiembre de 2010): 55–68. http://dx.doi.org/10.3280/eds2010-014005.

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Dal 1945 ad oggi, le nostre societŕ e il nostro immaginario collettivo sono cambiati profondamente. Ed č cambiato anche il modo di significare la violenza smisurata che ha fatto il suo ingresso nella storia con le bombe di Hiroshima e Nagasaki, nel frattempo proliferate. All'immaginario postbellico, caratterizzato da aspettative di forte integrazione sociale e da un rapporto protettivo, "pater-materno", tra individui e istituzioni, č seguito l'immaginario degli anni '60 e '70, caratterizzato dal dilagare del desiderio "filiale" di indipendenza e di libertŕ. A partire dai primi anni '80, la spinta libertaria č stata incorporata, trasformata e sublimata dall'immaginario "neo-liberale" del capitalismo tecnonichilista (Magatti). Con questa inedita configurazione sociale, caratterizzata dal convergere delle spinte libertarie - radicalmente individualizzate, frammentate ed estetizzate ("godimento cinico": "i"ek) - e degli apparati tecnologici sviluppati in tutti gli ambiti della vita, incluso quello militare, ormai potentemente nuclearizzato, il nichilismo profetizzato da Nietzsche tende a permeare l'immaginario collettivo. Nelle nostre relazioni, dal livello internazionale a quello interpersonale, emerge una nuova sfida: la sfida della fraternitŕ. La sfida del riconoscimento reciproco tra i "figli" in uscita - auspicabilmente - dall'adolescenza della libertŕ.
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Griffero, Tonino. "Quasi-cose che spariscono e ritornano, senza che però si possa domandare dove siano state nel frattempo. Appunti per un’estetica-ontologia delle atmosfere". Rivista di estetica, n.º 33 (1 de diciembre de 2006): 45–68. http://dx.doi.org/10.4000/estetica.4336.

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Mihaljcic, Rade. "Mljet kao bastina kotorske vlastele". Zbornik radova Vizantoloskog instituta, n.º 41 (2004): 387–97. http://dx.doi.org/10.2298/zrvi0441387m.

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(italijanski) L'isola di Mljet, ehe si trovava all'interno dello stato dei Nemanji?, apparteneva, comunque, al Comune di Dubrovnik durante la seconda meta del XIV secolo. Prima l'isola era considerata corne patrimonio d?lia nobilt? di Kotor. Lo zar Uros il 10 aprile 1357 aveva concesso Mljet alla nobilt? di Kotor ossia a Basilio Barincelo Bivolicic e Trifone Michovic Bucic. Due settimane dopo in base ad una richiesta degli ambasciatori di Dubrovnik, lo zar Uros eman? un altro editto per Mljet. L'editto dello zar Uros alla nobilt? di Kotor ? stato tradotto all'inizio del XVII secolo nella lingua italiana dell'epoca. Questi documenti dello zar Uros sono stati pubblicati in raccolte famose di fonti original!. Ecco perch? ? strano ehe questi documenti non siano stati presi in considerazione da Branimir Gusic, Vinko Foretic e Ivo Dabelic, ehe hanno svolto ricerche dirette sul fatto come Mljet avesse cambiato il proprio signore supremo. I due nobili di Kotor non erano in grado di realizzare i diritti di patrimonio su Mljet. Con la cessione della penisola di Peljesac e di Ston al comune di Dubrovnik nel 1333, Stefan Dusan determine il successivo destino dell'isola. II governo serbo veniva ancora riconosciuto, ma i legami con 1'isola lontana diventavano sempre pi? rari e il controllo debole. L'abate del monastero benedettino di Mljet era sottoposto all'arcivescovo di Dubrovnik, mentre la popolazione dell'isola si sentiva parte integrata all'immediato entroterra ehe, dal 1333, si trovava nell'ambito del comune di Dubrovnik. Questi fattori dimostrano come Mljet appartenesse territorialmente, economicamente e religiosamente al comune di Dubrovnik, mentre politica, mente all? stato serbo. Dal momento dell'annessione di Peljesac e di Ston, gli abitanti di Dubrovnik hanno approfittato di ogni occasione per confermare la propria influenza su Mljet. II Comune, per?, non aveva fretta per estendere il proprio dominio sull'isola. Era solo una questione di tempo. II regno serbo era attraversato da lotte intestine per la successione, mentre attacchi esterai minacciavano le regioni vicine ai confini. D'altra parte, attendendo una conferma dei benefici per lo svolgimento d?lie proprie attivit? economiche in Serbia, il Comune espresse la propria fedelt? a Stefan Uros. Signore, Mljet ? il tuo regno, e non a casa sua abbiamo dei problemi, affermarono gli ambasciatori di Dubrovnik due settimane dopo ehe Mljet era diventata patrimonio della nobilt? di Kotor. Nel frattempo la situazione reale intravedeva una guerra tra il gran nobile serbo Vojislav Vojnovic e Dubrovnik. Attendendo un attacco a Peljesac e Ston, il Comune mobilit? 25 persone di Mljet e nel luglio 1361, la Grande Assemblea decise de accipiendo insulam Melite...et accipere totum ius sclavorum. Comunque nel complesso gioco diplomatico il comune si comport? corne se niente fosse successo. Con la pace di Onogost nel 1362, il Comune si impegno di restituire al signore di Kotor i territori presi. La rendita reale sull'isola Mljet, fu realizzata da Stefan Uros the anni pi? tardi. Nel maggio del 1366 a Mljet si menzion? il soldato del regno Maroje Milosevic. II governo locale a Mljet era organizzato nello stesso modo del governo locale interne. Il monastero benedettino di Santa Maria a Mljet aveva il proprio celnic come il monastero Decani. Pi? di 2 secoli dopo la scomparsa del governo serbo sull'isola, la questione di Mljet era ancora attuale. La stessa Repubblica di San Marco, ehe governava Kotor nel 1420, dimostr? un notevole interesse nei confront! di questi documenti della nobilt? di Kotor riguardanti 1'isola di Mljet.
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Bompiani, Adriano. "L’elaborazione di “regole” per le innovazioni biotecnologiche". Medicina e Morale 49, n.º 4 (31 de agosto de 2000): 713–50. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2000.765.

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Come è noto, l'unione Europea ha fra i suoi scopi quello di favorire lo sviluppo sociale ed economico dei Paesi aderenti, facilitando la ricerca scientifica, l’innovazione tecnologica, la produzione di beni e la circolazione degli stessi nell’ambito dell’Unione, eliminando per quanto è possibile differenze, normative e conflitti commerciali. Con questo spirito, dopo anni di difficile lavoro, è stata emanata la Direttiva 98/44/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio (6luglio 1998) che riguarda la protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche, ne presupposto che si tratti di genoma – sia esso di origine vegetale, animale o umano – in quanto risultati da “invenzioni” suscettibili di applicazioni industriali e non dal mero isolamento (“scoperta”). L’Autore, che già ha esaminato in un precedente contributo gli aspetti etici dell’impiego delle biotecnologie nel campo vegetale e animale (v. Medicina e Morale 2000, 3: 449-504), si sofferma a descrivere quanto prevede la Direttiva 98/44/CE stessa, assieme ad altre norme internazionali precedentemente emanat, per la tutela dell’ambiente, degli animali e degli organismi umani. L’Autore riconosce che la direttiva vieta, nel dispositivo, lo sfruttamento commerciale che sia contrario all’ordine pubblico e al buon costume, fornendo gli esempi concreti dei divieti applicabili ai processi di clonazione umana a scopo riproduttivo, di modificazione dell’identità genetica germinale dell’essere umano; di modificazione degli embrioni umani a fini commerciali e industriali; di modificazione dell’identità genetica animale di natura tale da provocare sofferenza negli stessi, senza utilità sostanziale per l’uomo o per l’animale. Tuttavia la Direttiva – sotto l’aspetto giuridico – consente l’utilizzazione di embrioni umani (sia pure non direttamente ed espressamente prodotti a scopo di ricerca in base all’art. 18 della Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina) a scopo sperimentale e per applicazioni biotecnologiche riguardanti la produzione di cellule staminali od i medicamenti. L’Autore esamina anche il dibattito che è seguito alla emanazione della Direttiva soprattutto a livello di Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (Strasburgo) in merito alle preoccupazioni dell’opinione pubblica sui cosiddetti “cibi transgenici” (raccomandazione n. 1398 (1998) dal titolo “sicurezza del consumatore e qualità degli alimenti”), nella quale è stata espressa contrarietà alla brevettabilità degli organismi viventi, pur riconoscendo la necessità di assicurare un’adeguata protezione ai diritti dell’”invenzione” (proprietà intellettuale) [Raccomandazione 1417/1999]. Questi problemi sono stati affrontati ma non risolti nella conferenza internazionale di Oviedo (16-19 maggio 19999) organizzata dal Consiglio d’Europa. Il Comitato Direttivo di Bioetica del medesimo Consiglio d’Europa è stato indicato di esprimere “parere” sulla complessa materia; nel frattempo sono intervenute la conferenza di Seattle e Montreal, ove è stato firmato, nel gennaio 2000, un Protocollo sulla biosicurezza che regolamenta il commercio internazionale di sementi e sostanze geneticamente modificate ritenuti pericolosi per l’ambiente e la salute, escludendo però i prodotti finiti, e perciò il cibo transgenico. Nel momenti in cui – scadendo la moratoria –la Direttiva 98/44/CE entrerà in vigore (31 luglio 2000) essendo improbabile l’accettazione delle argomentazioni di invalidazione sollevate da Olanda e Italia, l’Autore insiste per l’adozione del “principio di precauzione”, esplicitamente incorporato nel diritto comunicato relativo alla protezione della salute, oltreché alla tutela dell’ambiente, che dovrà essere tuttavia meglio specificato nella sua estensione e nelle conseguenze attese. Un secondo principio, quello della “trasparenza”, richiede un’ulteriore affinamento delle informazioni rivolte al consumatore, tramite una più chiara etichettatura che consenta una scelta realmente libera e consapevole dei prodotti derivanti da organismi geneticamente modificati posti in commercio. Dovrà essere perseguita la ricerca, escludendo peraltro l’uso dell’embrione umano.
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Nixon, Joseph y Olinda Timms. "Il dibattito legale ed etico sul divieto di commercio della maternità surrogata in India / The legal and moral debate leading to the ban of commercial surrogacy in India". Medicina e Morale 66, n.º 4 (11 de octubre de 2017): 513–31. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2017.504.

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Le tecniche di riproduzione assistita (ART) offrono la possibilità di una maternità surrogata alle coppie sterili o senza figli. Alla fine degli anni ‘80, specialisti qualificati in India hanno approfittato della disponibilità di madri surrogate e dell’assenza di regole per creare un mercato di maternità surrogata per i clienti sia indiani sia esteri. Il Ministero della Salute è intervenuto con le linee guida solo dopo forti proteste di gruppi di donne e cittadini, facendo seguito alle storie su ostelli surrogati, bambini abbandonati e sfruttamento. Nel frattempo, le cliniche dell’infertilità si sono moltiplicate, offrendo gameti di donatori, fecondazione in vitro e maternità surrogata ad un costo molto inferiore rispetto ai paesi occidentali. Dai primi anni del 2000, l’India è divenuta la destinazione più popolare per la pratica della maternità surrogata. In risposta alle proteste e consapevole del divieto di accordi di maternità surrogata negli altri paesi, il Governo indiano ha emanato le linee guida ART che erano via via restrittive; ma tali disposizioni non sono state in grado di arginare il business ormai florido. Infine, nel 2016, il governo ha proposto un disegno di legge per porre fine alla maternità surrogata commerciale. Il regolamento Bill 2016 considera esclusivamente gli accordi di maternità surrogata, non considerando tutti gli altri aspetti della riproduzione assistita e delle cliniche coinvolte. La legislazione è stata rivolta principalmente alle questioni sociali e agli elementi di sfruttamento della maternità surrogata commerciale, più che al processo tecnico. Se approvata, tale legge vieterà efficacemente maternità surrogata commerciale in India. ---------- Assisted Reproductive Technologies (ART) offer the possibility of unrelated surrogacy arrangements to infertile couples and childless human relationships. In the late 80s, qualified specialists in India took advantage of the availability of willing surrogates and the absence of regulations, to create a market in commercial surrogacy for clients from within the country and abroad. The Ministry of Health stepped in with guidelines only after strong protests from women’s groups and citizens, following media stories of surrogate hostels, abandoned children and exploitation. Meanwhile, ‘infertility’ clinics mushroomed, offering donor gametes, in-vitro fertilization and surrogacy services at a fraction of the cost in western countries. By early 2000s, India had emerged as the most popular destination for commercial surrogacy arrangements. In response to protests from doctors, citizens and human rights groups, and mindful of the ban on commercial surrogacy arrangements in most developed countries, the Government issued ART guidelines that were progressively restrictive; but these did not have the teeth to rein in the lucrative business that commercial surrogacy had transformed into. Finally, in 2016, the Government proposed a Bill that would bring an end to commercial surrogacy. The Surrogacy (Regulation) Bill 2016 addressed surrogacy arrangements exclusively, taking it out of proposed ART Bill that was aimed at comprehensively regulating all other aspects of assisted reproduction and the clinics involved. The legislation was directed mainly at the social issues and exploitative elements specific to commercial surrogacy arrangements, rather than the technical process. If passed, the Surrogacy Bill will effectively ban commercial surrogacy in India.
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Camilo, Marcos Gomes. "Il sistema Elkonin-Davidov: un boschetto di teoria dell'insegnamento dello sviluppo". Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, 14 de junio de 2021, 142–58. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/formazione-it/dellinsegnamento-dello-sviluppo.

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Questo articolo presenta l’essenza della ricerca di Elkonin e Davidov sulla didattica dello sviluppo basata sui presupposti sviluppati da Vigotski, riguardo al ruolo dell’educazione e dell’insegnamento nella costruzione della psiche umana. Nel frattempo, la comprensione dell’importanza del nesso tra educazione e sviluppo, la definizione del ruolo della scuola nel trasformare la realtà dei suoi studenti, lo scopo di costruire il pensiero teoretico scientifico nello studente e, anche, come il pensiero scientifico risaltano i concetti, che sono mediati, possono istituire la consapevolezza. Per quanto riguarda specificamente il sistema Elkonin-Davidov, l’accento è stato posto sullo sviluppo del pensiero che è stato ed è considerato una rivoluzione pedagogica. E, infine, espone i principali contributi teorici e pratici che il sistema ha apportato, attraverso la ricerca in laboratorio, nelle scuole sperimentali e nel sistema pubblico di istruzione di base.
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Schilling, Alexander M. "Der Friedens- und Handelsvertrag von 1290 zwischen der Kommune Genua und dem Sultan Qalāwūn von Ägpyten". Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 95, n.º 1 (11 de enero de 2016). http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2015-0005.

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RiassuntoL’articolo offre una nuova valutazione del trattato di pace tra il sultano mamelucco Qalāwūn e la Comune di Genova, stipulato nel 1290, la cui versione latina viene qui tradotta per la prima volta in una lingua moderna. Sulla base della testimonianza storiografica araba si sostiene che ci furono due procedure legali: la prima, che va datata al 4 maggio 1290, attesta il rinnovo dello status quo ante legale dopo l’attacco di una nave egiziana da parte dell’ammiraglio genovese Benedetto Zaccaria in seguito alla caduta di Tripoli nel 1289, mentre la ratifica della pax et conventio tra l’ambasciatore genovese Alberto Spinola e Ḥusām ad-Dīn, rappresentante del sultano, ebbe luogo sabato, 13 maggio; una conferma del giuramento da parte di Alberto Spinola, alla presenza del patriarca melchita di Alessandria, avvenne domenica, 14 maggio. Nel frattempo, dopo aver negoziato un trattato con un’ambasciata di Venezia, Qalāwūn doveva aver preso la decisione di stipulare una convenzione di pace anche con i genovesi.
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Eijk, Willem J. "Il porre fine alla vita di neonati handicappati Dal Protocollo di Groningen al regolamento nazionale olandese". Medicina e Morale 56, n.º 6 (30 de diciembre de 2007). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2007.296.

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Dal 2004, nei Paesi Bassi e al di fuori di essi, con il Protocollo di Groningen è stato messo nell’agenda del dibattito pubblico concernente l’eutanasia il porre fine alla vita di neonati. Nel frattempo, il governo olandese ha redatto un regolamento nazionale che è in vigore dal 2006. Ogni vita umana, quindi anche quella del neonato, è un valore intrinseco che non può essere sacrificato, nemmeno per porre termine alla sofferenza. La sofferenza insopportabile e senza prospettive non può essere usata come criterio per giustificare la soppressione attiva della vita. La sofferenza insopportabile pare essere giudicata dai medici in modo diverso. Anche sulla valutazione della sofferenza senza prospettive, le opinioni dei medici sembrano divergere notevolmente. La sedazione palliativa può essere una soluzione per riportare la sofferenza a proporzioni sopportabili. Può considerarsi legittimo rinunciare ad una terapia che prolunghi la vita, anche se così ne viene accelerata la fine. ---------- From 2004 through the Groningen Protocol the termination of life of neonates was put on the agenda of the debate concerning euthanasia inside and outside the Netherlands. In the meantime Dutch government has established the national regulations, effective from 2006. Every human life, including that of the neonate, is an intrinsic value, which may not be sacrificed, also not in order to end suffering. The being unbearable and the hopelessness of suffering may not be used as a criterion for justifying active termination of life. The opinions regarding the hopelessness of suffering also appears to differ among physicians. Palliative sedation may be a solution in order to reduce suffering to bearable proportions. It may be legitimate to renounce life prolonging treatment, also when the end of life is accelerated by doing so.
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