Literatura académica sobre el tema "Narrazione autobiografica"

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Artículos de revistas sobre el tema "Narrazione autobiografica"

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Greco, Cristina. "La costruzione dell’identità dello scienziato nel graphic novel." Mnemosyne, n.º 6 (15 de octubre de 2018): 16. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i6.13673.

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Resumen
Negli ultimi anni si è assistito allo sviluppo di una produzione di graphic novel sempre più attenta alle narrazioni del sé e al fumetto come luogo di valorizzazione della memoria individuale e collettiva. In Logicomix, che racconta la storia di Bertrand Russell, la costruzione dell’identità dello scienziato si fonda su una forma di narrazione a metà strada tra finzione autobiografica e racconto biografico. La prospettiva semiotica ci ha permesso di indagare le modalità di costruzione dell’Io dello scienziato adoperate dal testo. Emerge in maniera significativa il rinvio alla dimensione di affettività del soggetto narrativo, che si intreccia al tema della ricerca della verità, tra genio e follia. Si potrebbe parlare, allora, di una fusione tra romanzo biografico e autobiografico, tra documento e finzione, tra passato e presente. Il testo sembrerebbe, dunque, in grado di produrre nuovi ambiti di senso e, per mezzo del dispositivo dell’immaginazione, ridefinire significati già noti.
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Zelda De Vidovich, Giulia, Riccardo Muffatti y Edgardo Caverzasi. "L'assessment clinico nei servizi tra narrazione e mentalizzazione". RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, n.º 3 (diciembre de 2021): 69–77. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2021-003005.

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Resumen
Questo scritto rappresenta una riflessione aperta sull'iniziale lavoro conoscitivo con il paziente all'interno dei servizi di salute mentale. Vi sono riportate alcune annotazioni sull'approccio alla raccolta della vicenda autobiografica, con attenzione agli aspetti impliciti ed espliciti del discorso. La narrazione viene presentata come potenziale modello di un funzionamento di pensiero del paziente e come traccia di sottese strutture identitarie e relazioni oggettuali. La ricostruzione del materiale autobiografico può avere come cornice interpretativa la mentalizzazione ovvero essere pensata come iniziale via di espressione delle modalità con cui il paziente pensa sé, l'altro e sé in relazione all'altro. La condivisione della formulazione scritta conclusiva al termine della valutazione segna il primo definito momento di confronto tra paziente e terapeuta, in cui emergono peculiari modi di reagire alla discrepanza rappresentativa tra come un soggetto si pensa e come dall'altro viene pensato.
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Barbieri, Gian Luca. "Immaginazione e conoscenza di sé La narrazione trans-autobiografica". SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), n.º 62 (agosto de 2018): 131–42. http://dx.doi.org/10.3280/las2018-062019.

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Meozzi, Tommaso. "UNA NARRAZIONE AUTOBIOGRAFICA RADICATA NELL’ALTERITÀ: LA RAPPRESENTAZIONE LETTERARIA DELL’APPRENDIMENTO LINGUISTICO". Italiano LinguaDue 14, n.º 1 (28 de julio de 2022): 755–71. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/18326.

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Resumen
Analizzando opere letterarie sia di autori nati in Italia e poi emigrati, sia di scrittori immigrati in Italia, che hanno scelto di scrivere in italiano le proprie opere, l’articolo mostra il rapporto costitutivo tra io e alterità caratteristico dell’autobiografia linguistica. Imparare un’altra lingua significa prima di tutto confrontarsi drasticamente con l’impossibilità del rapporto simbiotico, che l’individuo plurilingue non può più proiettare né sulla lingua madre e le figure familiari, né sul sostituto di una completa identificazione tra individuo e società. La lingua materna diventa così da una parte fantasma che evoca sensi di colpa e un simbolico “matricidio”, dall’altra serbatoio di esperienze che possono confluire nella scrittura e mettere l’individuo in contatto con i propri desideri più profondi. A sua volta, la seconda lingua può diventare oggetto di diverse strategie di elaborazione: dalla distorsione aggressiva, al confronto interculturale, alla maturazione di una competenza metalinguistica e pragmatica. An autobiographical narrative rooted in otherness: the literary representation of language learning By analyzing literary works both by authors born in Italy and then emigrated, and by writers immigrated to Italy, who have chosen to write their works in Italian, the article shows the constitutive relationship between self and otherness which is characteristic of linguistic autobiography. Learning another language means first of all dealing with the impossibility of the symbiotic relationship which the multilingual individual can no longer project either on the mother tongue and family figures, or on the substitute of a complete identification between the individual and society. The mother tongue thus becomes on the one hand a ghost that evokes feelings of guilt and a symbolic "matricide", on the other hand a reservoir of experiences that can flow into writing and put the individual in contact with their deepest desires. In turn, the second language can become the object of different processing strategies: from aggressive distortion, to intercultural confrontation, to the maturation of a metalinguistic and pragmatic competence.
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Colangeli, Valerio. "Dal Muvqo" al Lovgo". L'assenza del Padre e la narrazione autobiografica". PSICOBIETTIVO, n.º 3 (noviembre de 2017): 123–35. http://dx.doi.org/10.3280/psob2017-003006.

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Jusup Magazin, Andrijana. "La narrazione umoristica di Federico Seismit-Doda". SPONDE 2, n.º 1 (28 de diciembre de 2022): 33–44. http://dx.doi.org/10.15291/sponde.4087.

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Resumen
Nel 1846 Federico Seismit-Doda (Ragusa, 1825 – Roma, 1893), politico e patriota italiano, originario della Dalmazia, pubblica sul giornale letterario veneto Il Gondoliere il testo Studi drammatici. Ore di un condannato… alla scena a due puntate in due numeri consecutivi. Nel suo contributo Seismit-Doda narra la (s)fortuna di un certo Luigi Ruffoli, autore drammatico che, tre anni dopo un esordio teatrale di successo, mette in scena una commedia che alla fine venne fischiata. Oltre all’analisi delle numerose coincidenze biografiche fra autore e protagonista, che permettono di definire l’intera narrazione come autobiografica, nel presente studio è stata approfondita la peculiarità della strategia narrativa umoristica del modello sterniano. L’autore ricorre a procedimenti narrativi e retorici che fanno scattare i meccanismi dell’umorismo, quali digressioni metanarrative, interruzioni, parodia dei linguaggi e dei codici. In tal modo si conferma capace di ricreare tutti gli effetti dello stile umoristico. D’altronde, prendendo in considerazione un contesto più vasto del filone narrativo italiano di carattere umoristico, la sperimentazione narrativa nel testo Ultime ore di un condannato… alla scena vale a riprova che Federico Seismit-Doda era propenso a ricorrere alle modalità tipiche della scrittura umoristica dell’Ottocento italiano.
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Benini, Stefania. "Tra Mogadiscio e Roma: Le mappe emotive di Igiaba Scego". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 48, n.º 3 (27 de agosto de 2014): 477–94. http://dx.doi.org/10.1177/0014585814543246.

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Resumen
Il gesto di tracciare una mappa è atto di ordinamento cognitivo e di organizzazione dell’immaginazione, ma è anche atto fondante dell’identità e del suo posizionamento in relazione ai luoghi. Il saggio rintraccia le dinamiche affettive del vissuto della scrittrice italo-somala Igiaba Scego nella struttura di un libro – La mia casa è dove sono (2010) – pensato come mappa di due luoghi in dialogo l’uno con l’altro, Roma e Mogadiscio, fra memoria individuale ed epos familiare, fra scrittura autobiografica e narrazione orale, fra genealogia femminile e soggettività nomade, fra ex impero ed ex colonia, in senso letterale e in senso esistenziale. Tuttavia, il progetto benjaminiano di una mappa del vissuto di Igiaba si accompagna alla sua ironia e alla sua saudade, a un’appartenenza italiana che va dalla letteratura al calcio, e a un’appartenenza somala che non cessa di ricordare al pubblico italiano i crimini coloniali dell’età fascista e l’ancor più criminale amnesia che è seguita loro. Memorie auratiche e memorie funebri di Mogadiscio traspaiono dietro le sagome di monumenti e luoghi mitici di Roma, dal teatro Sistina all’elefantino del Bernini, dalla stele di Axum alla stazione Termini, in una condizione che va dalla diaspora alla rivendicazione di un’identità ibrida e in movimento, dove la mappa è luogo ma è anche, soprattutto, corpo.
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Barbalato, Beatrice. "Introduzione au numéro 4 de Mnemosyne". Mnemosyne, n.º 4 (11 de octubre de 2018): 13. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i4.12193.

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Gli articoli di questo numero 4 di Mnemosyne mettono a fuoco il carattere teleologico di tante autobiografie. Analogamente a quanto afferma Frank Kermode (1967) per il romanzo il senso della fine è insito nell’atto stesso del raccontare. Le fiabe sono vere, ha scritto Italo Calvino perché « sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e ad una donna, soprattutto per la parte di vita che appunto è il farsi d’un destino » (1967). Inscriversi in un solco rassicura o giustifica l’accaduto. Le modalità sono diverse, e l’idea di una forza del destino è la tela di fondo di molte narrazioni autobiografiche.
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Serra, Ilaria. "I silenzi dell’autobiografia italoamericana". Mnemosyne, n.º 2 (11 de octubre de 2018): 12. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i2.12023.

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Resumen
Questo intervento verte sull’interpretazione del vuoto nell’autobiografia, non solo nel contenuto, ma anche nello stile. Le fonti primarie sono un corpus di 58 scritture autobiografiche di emigranti italiani negli Stati Uniti, emigranti di prima generazione, alcuni rimpatriati, altri trapiantati in America. La maggior parte di essi è “gente comune.” Contrapponendo questi lavori (molti dei quali inediti esempi di scrittura popolare) all’autobiografia propriamente americana (modellata sull’esempio di Benjamin Franklyn), propongo un’interpretazione del loro “non detto”. Primo, le stesse autobiografie si pongono come significativa rottura di un silenzio per uomini e donne scomparsi nelle pagine della Storia e diventati numeri su un biglietto d’imbarco. Questo squarcio nel silenzio non è però un urlo, quanto una narrazione sottovoce. E’ un’espressione del tutto originale e non proprio americana di un particolare ethos retorico, quello che chiamerò dell’individualità quieta.
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Bonelli, Caterina. "La scuola “resistente”: pratiche autobiografiche per la valorizzazione delle storie di scuola". Revista Brasileira de Pesquisa (Auto)biográfica 6, n.º 19 (24 de diciembre de 2021): 992–98. http://dx.doi.org/10.31892/rbpab2525-426x.2021.v6.n19.p992-998.

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Resumen
Le testimonianze scritte dalle maestre ci permettono di entrare “in punta di piedi” nelle pagine della storia, delle loro storie per meglio conoscere e comprendere una professione ancora nell’ombra. Le storie di vita delle e degli insegnanti sono dei veri e propri “giacimenti di storie” e l’obiettivo del contributo è di far emergere e valorizzare tali narrazioni. Attraverso le testimonianze autobiografiche dei professionisti dell’educazione e, al contempo degli studenti, emergono storie inconsuete, di “resistenza”, preziose microstorie che raccontano un tempo, un gruppo sociale, l’intera comunità. Il contributo si avvale di esperienze autobiografiche a scuola in collaborazione con la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari - LUA.
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Tesis sobre el tema "Narrazione autobiografica"

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BROGLIA, LUDOVICA. "Narrazione autobiografica e infanzia: le visual narratives". Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2022. http://hdl.handle.net/11380/1278099.

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Resumen
La memoria e la narrazione autobiografica si sviluppano gradualmente durante l’infanzia: studi di psicologia narrativa – quali quelli di Robyn Fivush, Katherine Nelson e Dan P. McAdams – analizzano in modo puntuale, a partire da un approccio socio-culturale, la loro evoluzione dagli anni prescolari all’adolescenza e le caratteristiche principali del cosiddetto Self autobiografico. Secondo questo approccio, la formazione del Self e l’emergere della memoria autobiografica sono due dinamiche connesse con il contesto di riferimento: i significati narrativi vengono costruiti all’interno del noto processo di Reminiscing, ovvero di ricordo condiviso. Eventi positivi ed eventi negativi, ad esempio, vengono ricordati e analizzati in modo opposto: se i primi tengono in considerazione i dettagli spazio-temporali ed oggettivi dell’esperienza, i secondi integrano gli aspetti emotivi e fanno riferimento ad un approccio interpretativo. Allo stesso tempo, già nei primi anni di vita, i soggetti agiscono secondo quelli che sono i valori condivisi dalla cultura di appartenenza, la quale propone standard diversi anche a seconda del genere. Il modo in cui ci percepiamo uomini o donne è collegato a diversi orientamenti sociali, stili cognitivi e racconti autobiografici: d’accordo con Carol Gilligan, sappiamo che le bambine hanno come focus l’interdipendenza (belonginess), mentre i bambini si soffermano sul raggiungimento di obiettivi, sugli aspetti che li rendono distinti dal mondo (autonomy). Nello specifico, la tesi si propone di analizzare le caratteristiche principali delle narrazioni autobiografiche infantili, raccolte in alcuni contesti educativi per la prima infanzia. L’attenzione è rivolta in particolare alle cosiddette visual narratives, ovvero alle narrazioni visive sequenziali, le quali chiedono ai bambini di ricostruire l’evento in più frames – o pannelli ‒ a partire da specifiche scelte connesse al design visivo e verbale. Ebbene - d’accordo con le recenti scoperte di Neil Cohn relative alla grammatica delle narrazioni visive – il disegno sequenziale abitua i bambini a segmentare le proprie esperienze in frames e scripts, i quali devono essere collegati in modo significativo gli uni agli altri. I materiali raccolti vengono analizzati a partire da due approcci differenti: gli studi di psicologia narrativa consentono di valutare i racconti a livello contenutistico (quali dettagli dell’evento sono riportati?), mentre gli studi focalizzati sulla visual grammar permettono di costruire riflessioni relative alle strategie adottate a livello narrativo e alla segmentazione dell’esperienza (ad esempio, quali collegamenti vengono costruiti, quali tipologie di pannello vengono utilizzate e come vengono introdotti i personaggi?). A questo proposito, è possibile riassumere alcune riflessioni generali: a livello contenutistico, evidenti sono le differenze narrative collegate alla valenza emotiva dell’evento raccontato e al genere del bambino. Nel caso degli eventi positivi, ad esempio, i bambini rappresentano in modo dettagliato le coordinate spazio-temporali di riferimento e le azioni che si alternano, mentre le narrazioni degli eventi negativi sottolineano una codifica percettiva e focalizzata sulla ricerca di interpretazioni personali. A livello strutturale, invece, vengono valutati nel dettaglio i collegamenti costruiti tra i frames: i partecipanti sembrano seguire una progressione temporale e allo stesso tempo, sono in grado di costruire complesse dinamiche causali. Una riflessione particolare è, infine, dedicata alla cosiddetta visual literacy, ovvero alla capacità di costruire significato a partire dalle scelte collegate al design visivo: i bambini sembrano prestare attenzione in modo consapevole alle scelte cromatiche, alle forme/dimensioni dei pannelli e alla tipografia.
Autobiographical memory and autobiographical narratives develop gradually during childhood: studies of narrative psychology ‒ such as those of Robyn Fivush, Katherine Nelson and Dan P. McAdams ‒ analyze their evolution from preschool years to adolescence and the main characteristics of the autobiographical self. According to the socio-cultural approach, the formation of the Self and the emergence of autobiographical memory are dynamics connected with the cultural context: narrative meanings are constructed within the process of Reminiscing, or shared memory. Positive events and negative events, for example, are remembered and analyzed in opposite ways: if the former consider the spatial-temporal and objective details of the experience, the latter integrate the emotional aspects and refer to an interpretative approach. Already in the first years of life, we act according to the values shared by the culture, which proposes different standards also depending on the gender. The way we perceive ourselves as men or women is linked to different social orientations, cognitive styles and autobiographical stories: in agreement with Carol Gilligan, we know that girls focus on interdependence (belonginess), while boys focus on achieving goals, on the aspects that make them distinct from the world (autonomy). Specifically, this thesis aims to analyze the main characteristics of autobiographical narratives, collected in educational contexts for early childhood. The focus is particularly on visual narratives: we ask children to reconstruct the event in multiple panels starting from specific choices related to visual and verbal design. In agreement with the schema theory and with Neil Cohn's recent discoveries concerning the grammar of visual narratives, sequential drawing seems to be closely linked to design and mind reading skills as it asks children to segment their experiences in frames and scripts, which must be meaningfully linked to each other. The collected materials are analyzed from two different approaches: studies of narrative psychology allow to evaluate the stories at a content level (which details of the event are reported?), while the studies focused on visual grammar allow to build reflections on the strategies adopted at the narrative level (for example, which links are built and how characters are introduced?). In this regard, it is possible to summarize some general reflections: on a content level, the narrative differences ‒ related to the emotional value of the event and to the gender of the child ‒ are evident. In the case of positive events, for example, children provide a detailed description of the spatial-temporal reference coordinates, while the narratives of negative events emphasize a perceptual encoding focused on the search for personal interpretations. On a structural level, however, the links built between frames are evaluated in detail: participants seem to follow a temporal progression and at the same time, are able to build complex causal dynamics. A particular reflection, finally, is dedicated to visual literacy, or the ability to build meaning starting from the choices related to visual design: children seem to pay attention in a conscious way to color choices, to shapes / sizes of the panels and to typography.
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BONALUME, LAURA. "La narrazione autobiografica e il funzionamento del sè: l'analisi dei ricordi autobiografici nel processo diagnostico". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2010. http://hdl.handle.net/10281/8358.

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Resumen
In the last decades, both cognitive and personality researchers and different-oriented therapists and clinicians have converged on the powerful role that narrative memory plays, as anchoring aspect of personality and identity. Many studies have demonstrated that spontaneous self defining memories (Singer & Salovey, 1993; Blagov & Singer, 2004) evoked and provoked in clinical setting can provide valuable information for assessment about repetitive themes and recurrent patterns of feelings linked to ongoing goals or conflicts that are central to the individual. However, the work still leaves open the question of how human beings think in this manner and how personal memories, spontaneously evoked during the clinical interview, are useful for personality assessment and case conceptualization. The present study intended to pursue three goals. First, the aim was to introduce and to demonstrate reliability and validity of the Coding System for Autobiographical Memory Narratives in Psychotherapy (Singer & Bonalume, 2008) for identifying and coding autobiographical memory narratives in clinical interview. The study demonstrates good inter-rater reliability and the utility of the coding system. Consequentially, we aimed to investigate, first the relationship among autobiographical memories dimensions, as content, specificity, meaning making and emotional tone, and the relationship between these memories dimensions and patient’s self and personality functioning, evaluated with clusters of indexes, according to the Exner’s Comprehensive System for Rorschach (Exner, 2003).The autobiographical memories during semi-structured clinical interviews for bio-psycho-social data recollection and Rorschach responses of 30 patients were recollected. The Coding System for Autobiographical Memory Narratives in Psychotherapy (Singer & Bonalume, 2008), the Classification and Scoring System for Self-defining Autobiographical Memories (Singer e Blagov, 2001) and for Content (Thorne & McLean, 2001), the linguistic analysis by software CM (Mergenthaler, 1999) and Exner’s Comprehensive System for Rorschach (2003) were used. The results demonstrated that a strong negative association existed between specificity and integrative meaning; integrative memories were largely independent of event content affect, while specificity were related in a predictable manner with both negative emotional tone memories and narratives about life-threatening experiences and relationships. The generalized estimating equations confirmed that the overgeneral memories lean on affective disturbance, characterized by a ruminative thinking and an usual concerns about self-esteem and dysfunctional attitudes. Moreover, the ability to generate integrative meanings from narrative memories is not effected only by the subject’s affective regulation, but also by the cognitive behaviour, closely related to overgeneral and emotional memory. The ability to engage in autobiographical reasoning in order to construct a coherent and generative life story reveal degree of socioemotional maturity and level of adjustment. In addition, implications for future research and clinical practice using this model of analysis are discussed.
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LODDO, Mariarosa. "Patografie: voci, corpi, trame". Doctoral thesis, Università del Piemonte Orientale, 2019. http://hdl.handle.net/11579/105211.

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Resumen
La tesi intitolata Patografie: voci, corpi, trame ha per oggetto alcune opere narrative contemporanee, a carattere autobiografico e incentrate sull'esperienza della malattia. Il corpus di riferimento, che comprende testi in lingua italiana, inglese, tedesca e francese, viene analizzato attraverso un approccio comparatistico basato sull’analisi testuale. Ci si sofferma, in particolare, sui tipi di ricezione a cui la patografia è soggetta e sui giudizi formulati dalla critica, prendendo parallelamente in considerazione i principali studi sull'argomento realizzati in anni recenti. Ad essere posti in primo piano sono gli aspetti di costruzione del racconto e le modulazioni della voce narrante, allo scopo di indagare non solo la portata emotiva delle patografie, ma anche e soprattutto lo specifico valore di oggetti letterari rintracciabile in questi testi.
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STEFI, Anna. "Georges Perec: della verità nel discorso autobiografico. Dispositivi letterari, filosofici e visivi nella narrazione del sé". Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2014. http://hdl.handle.net/10446/30721.

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JORIO, FEDERICA. "Immaginarrare (attraverso) la formazione. Esplorazioni auto/biografiche per comporre visioni dell'educazione". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2015. http://hdl.handle.net/10281/87288.

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Resumen
L’elaborato intende indagare il complesso tema della formazione, nelle declinazioni e connotazioni che di essa si danno a partire da una ricognizione di tipo teorico e pedagogico, per poi giungere ad una sezione di tipo pratico in cui viene illustrata un’esplorazione di ricerca che ha visto come partecipanti alcuni studenti iscritti al corso di laurea triennale di Scienze dell’Educazione presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Si è scelta la forma della narrative inquiry mediata e sostenuta da un approccio visuale alla costruzione e alla presentazione dei contenuti narrativi (arts-based e arts-informed) con l’intenzione di attraversare una realtà così densa e ricca come quella della formazione arricchendone le possibilità di conoscenza, di apprendimento e di analisi, grazie all’assunzione di un linguaggio ulteriore, che offre una prospettiva altra di ricerca e di indagine. La formazione, pensata come epistemologia della conoscenza del singolo, è forma e teoria che nasce da una visione delle prassi educative con cui si è entrati in relazione nei diversi contesti di formazione, appunto, e di cui si è portatori. A partire da questo presupposto di indagine, a livello metodologico, si è scelto di fondare su un innesco ricognitivo come quello rappresentato dal contributo dell’approccio auto/biografico, sull’approccio riflessivo di marca fenomenologica, e sulle suggestioni della clinica della formazione, la progettazione di un’esperienza laboratoriale, che, a partire dalla metafora della mappa come metodo per la costruzione della conoscenza relativa al tema d’indagine, ha coinvolto i partecipanti in una ricerca-formazione, cammino di scoperta, di indagine, di riflessione, di ricognizione e infine di narrazione della propria idea di formazione. Mediato da immagini, mappe, montaggi di sequenze tratte da pellicole cinematografiche, ogni partecipante ha potuto costruire il suo personale portfolio, un quaderno di lavoro con cui tenere traccia del proprio percorso, per ricostruire i sensi della propria formazione e i modi dell’educazione di cui è interprete. Nel tessuto delle narrazioni presentate in questo elaborato si potrà quindi prendere visione del processo di esplorazione laboratoriale e approfondire, tramite un’analisi di casi, di storie di formazione, il prisma educativo che informa e mostra la complessità dell’oggetto-formazione indagato. Poiché l’indagine è stata progettata come una ricerca-formazione, la parte conclusiva dell’elaborato è dedicata all’approfondimento degli apprendimenti trasformativi, relativi alle dimensioni epistemologiche, metodologiche, più inclusivamente epistemiche, che mettono a confronto la prospettiva di tutti i partecipanti, studenti e conduttore del laboratorio, per offrire una valutazione dell’esperienza e avanzare ipotesi di spendibilità del suo metodo per la formazione di futuri professionisti dell’educazione e della formazione.
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DEL, BUFFA OLIVIA. "La narrazione autobiografica di esperienze dolorose tra memorie individuali e collettive". Doctoral thesis, 2006. http://hdl.handle.net/2158/608379.

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Pascuzzi, Debora. "Narrare i ricordi per regolare le emozioni: narrazione autobiografica e regolazione emotiva in adolescenza e adultità emergente". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/2158/1125780.

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Resumen
Il presente lavoro di tesi nasce da una domanda fondamentale, ovvero se la narrazione dei propri ricordi, e in particolare dei ricordi spiacevoli, possa essere considerata uno strumento efficace per regolare le emozioni. Lo scopo del lavoro è quello di indagare il rapporto tra narrazione autobiografica e regolazione emotiva, all’interno della relazione narratore-ascoltatore, prendendo in considerazione le tipologie di ascolto messe in atto dall’ascoltatore e le caratteristiche di regolazione emotiva del narratore. La ricerca è stata condotta su adolescenti e adulti emergenti, due fasce di età in cui i ricordi sono più numerosi e maggiormente significativi per lo sviluppo dell’identità. Sono stati implementati due studi. Nel primo studio sono state messe a confronto due tipologie di ascolto contrastanti, l’ascolto empatico e l’ascolto distratto. Dai dati raccolti è emerso che un ascoltatore distratto ha un impatto negativo sulla tonalità emotiva del ricordo, sulla coerenza del racconto e sulla regolazione emotiva della narrazione. Inoltre, si è rivelato particolarmente deleterio per gli individui con disregolazione emotiva. Questi risultati sono evidenti soprattutto per gli adulti emergenti, mentre per quanto riguarda gli adolescenti sono emersi dei risultati più complessi, che necessitano di ulteriori indagini. Il secondo studio è stato realizzato con l’obiettivo di mettere a confronto l’ascolto empatico con altri due contesti di narrazione: un contesto di ascolto standard, in cui l’ascoltatore si mostrava attento ma non empatico, e un contesto di scrittura, in cui i partecipanti dovevano mettere per iscritto il loro ricordo. Dai risultati è emerso che tutti i contesti narrativi hanno un impatto positivo sul tono emotivo del ricordo e sul racconto, dimostrando che non sia necessario un ascolto empatico per questi processi. Tuttavia, un ascoltatore empatico risulta essere fondamentale per la regolazione emotiva della narrazione. Complessivamente, il presente lavoro ha dimostrato che oggi non è più possibile prescindere dal contesto in cui la narrazione avviene e che è necessario tenere in considerazione la regolazione emotiva intesa sia come caratteristica individuale che come processo che si svolge nella narrazione. Gli sviluppi futuri di questa ricerca intendono chiarire ulteriormente il funzionamento di questi processi in adolescenza e allargare l’indagine all’intero ciclo di vita degli individui. At the base of the current dissertation is the question of whether the narration of memories, and especially unpleasant memories, is an effective tool for regulating emotions. The aim of this work is to investigate the relationship between autobiographical narrative and emotion regulation, considering the type of listening’s stance of the listener and the emotion regulation characteristics of the narrator. This research was implemented on adolescents and emerging adults, since memories of these life stages are particularly significant for the identity development. Two studies were conducted. In the first study, two contrasting listening stances –empathic listening VS distracted listening – were compared. Findings showed that a distracted listener negatively impacted the emotional tone of memories, the narrative coherence, and the narrative emotion regulation. These results were clear for emerging adults, but not for adolescents. The second study was realized to compare the empathic listening with two other narration contexts: the standard listening context, in which the listener was attentive but not empathic, and the written narration context. Results showed that all these narration contexts had a positive influence on the emotional tone of memories and the narrative features, demonstrating that the empathic listening is not always required. However, the empathic listening was critical for narrative emotion regulation. Overall, this work supports the idea that the context in which narration occurs must be considered, as well as the emotion regulation, in the meaning of an individual characteristic and a process of the storytelling. In the future, these processes should be clarified in adolescence and investigated in the entire life cycle.
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Libros sobre el tema "Narrazione autobiografica"

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Ciaravolo, Massimo, Sara Caleddu, Andrea Meregalli y Camilla Storskog, eds. Forme di narrazione autobiografica nelle letterature scandinave. Forms of Autobiographical Narration in Scandinavian Literature. Florence: Firenze University Press, 2015. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-804-0.

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Le istanze autobiografiche sono un tratto caratteristico delle letterature scandinave a partire dai grandi autori del passato. Oggi, dopo le sperimentazioni moderniste della costruzione dell’io, si affermano opere narrative e poetiche che mettono in discussione il confine tra verità autobiografica e finzione, stimolando ulteriormente il dibattito sull’autobiografia che nel Nord Europa si sviluppa dagli anni Ottanta del Novecento ed è vivace, innovativo e articolato. I 24 autori del volume – studiosi italiani e scandinavi attivi in Italia o all’estero, ricercatori e scrittori scandinavi interessati all’Italia – illustrano la pluralità e gli usi delle scritture autobiografiche dal Cinquecento a oggi, illuminano zone di un territorio vasto, indagano testi poco studiati o tornano a interrogare i classici.
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Corbetta, Alessandra y Davide Gilardi. Autobiografia ebraica: Identità e narrazione. Milano, Italia: Ledizioni, 2020.

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Petroni, Liano. "Autobiografia e narrazione nell'opera di Benjamin Constant". Bologna: CUSL, 1987.

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Coscujuela, Chuana. Continazión: 1922-1983 : continazión de a narrazión autobiografica A lueca. Uesca: Publicazions d'o Consello d'a Fabla Aragonesa, 1992.

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