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Galletta, Maura, Adalgisa Battistelli y Igor Portoghese. "Validazione della scala di motivazione al lavoro (MAWS) nel contesto italiano: evidenza di un modello a tre fattori". RISORSA UOMO, n.º 2 (febrero de 2012): 201–17. http://dx.doi.org/10.3280/ru2011-002005.

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In accordo con la Self-Determination Theory (SDT), la scala di motivazione al lavoro (MAWS) č stata sviluppata attraverso l'approccio multidimensionale e validata in lin- gua inglese e francese. Questo lavoro intende esaminare la struttura del MAWS nel contesto organizzativo italiano. Utilizzando due campioni (Studio 1, N = 525; Studio 2, N = 465), i risultati emersi dall'analisi fattoriale esplorativa (Studio 1) indicano una struttura della motivazione suddivisa in tre fattori: motivazione autonoma, introiettata ed esterna, confermata dall'analisi confermativa (Studio 2). Č stata anche esaminata la validitŕ discriminante e convergente delle sottoscale. Si č discussa l'importanza della scala per lo sviluppo di future ricerche in ambito organizzativo basate sulla SDT.
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Tironi, Gloria, Maria Luisa Valenta y Marta Mariani. "Il progetto “Autoscatto”: un intervento educativo nei disturbi del comportamento alimentare mediante l’utilizzo del Modello Transteorico del Cambiamento di Prochaska e Diclemente". IJEDO 4 (29 de junio de 2022): 14–19. http://dx.doi.org/10.32044/ijedo.2022.04.

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I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione rappresentano una problematica significativa all’interno della salute pubblica. Un importante approfondimento teorico sui trattamenti è fornito dalle linee guida regionali e nazionali, quali l’allegato 1 alla delibera 668 del 2017 della Regione Friuli-Venezia Giulia e il documento “Appropriatezza clinica, strutturale e operativa nella prevenzione, diagnosi e terapia dei disturbi dell’alimentazione” pubblicato nel 2013 dal Ministero della Salute. Lo scopo del seguente articolo è descrivere la progettazione e l’esecuzione di un intervento educativo, svolto su un singolo caso con diagnosi di bulimia nervosa, finalizzato l’aumento della motivazione al cambiamento. Il lavoro ha previsto una prima fase per l’individuazione delle aree di intervento e il successivo progetto educativo ha previsto l’utilizzo del Modello Transteorico del Cambiamento di Prochaska e Diclemente con attività per l’aumento della motivazione al cambiamento della persona presa in carico. Il progetto realizzato e i risultati positivi ottenuti hanno dimostrato che tramite l’applicazione del Modello Transteorico del Cambiamento è possibile lavorare sull’importante aspetto motivazionale con l’utilizzo di schemi specifici sul cambiamento, di aspetti psicologici e comportamentali.
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Fasio, Omar. "Il disagio emotivo negli operatori sanitari dell'emergenza ospedaliera: motivazioni, emozioni e personalitŕ". RICERCHE DI PSICOLOGIA, n.º 2 (abril de 2010): 53–72. http://dx.doi.org/10.3280/rip2009-002003.

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L'attivitŕ di emergenza sanitaria ospedaliera implica un costante confronto con la sofferenza sia fisica che mentale. In questo lavoro sono state indagate alcune caratteristiche psicologiche di 59 infermieri e di 50 medici di tre pronto soccorso della Liguria utilizzando: 1) un questionario sulle motivazioni e sulle emozioni che sostengono gli operatori nella loro attivitŕ lavorativa, 2) la scala Eysenck Personality Inventory e 3) la scala Maslach Burnout Inventory. Il disagio emotivo č risultato dipendere dalla loro motivazione, dalle emozioni provate, dal nevroticismo e dall'anzianitŕ di servizio. Considerando i risultati nel loro insieme si puň concludere che motivazioni, emozioni e personalitŕ hanno un ruolo impor- tante nel sostenere l'attivitŕ degli operatori dell'emergenza sanitaria. Una costante riflessione degli operatori su tali risorse puň rivelarsi utile nell'identificare per tempo situazioni che, se trascurate, possono portare a stati di disagio psicologico, e nel prevenire lo sviluppo del burnout.
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Curtarelli, Maurizio, Maija Lyly-Yrjanainen y Greet Vermeylen. "Qualitŕ e sostenibilitŕ del lavoro in Europa. Evidenze dall'Indagine europea sulle Condizioni di lavoro". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 127 (septiembre de 2012): 92–115. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-127007.

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L'articolo presenta alcuni risultati della 5a Indagine europea sulle condizioni di lavoro, condotta nel 2010 dalla Fondazione Europea per il Miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (Eurofound) con sede a Dublino. I risultati illustrati fanno riferimento a quattro specifici ambiti della qualitŕ del lavoro: salute e fattori di rischio connessi; motivazione, ricompense intrinseche e soddisfazione; skills, formazione e apprendimento sul lavoro; infine, conciliabilitŕ tra lavoro e vita privata. Tali ambiti concorrono alla definizione di "sostenibilitŕ" del lavoro, concetto strettamente connesso con quello di qualitŕ e che riflette la possibilitŕ di tenere il piů a lungo possibile i lavoratori nell'occupazione, in una logica di invecchiamento attivo. I risultati riflettono un'estrema varietŕ di situazioni, frutto sia di aspetti oggettivi delle specifiche realtŕ lavorative e sia della percezione che l'individuo ha del proprio lavoro e delle condizioni in qui opera.
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Livraghi, Renata. "La logica esistenziale del paradigma economico dell'etica delle capacitŕ č determinante per rendere efficace la politica attiva dell'apprendistato". QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, n.º 99 (mayo de 2013): 11–26. http://dx.doi.org/10.3280/qua2013-099002.

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L'apprendistato č una politica attiva del mercato del lavoro che favorisce la transizione dalla scuola al lavoro e, puň creare le condizioni, per valorizzare le persone, nei diversi contesti organizzativi delle imprese. L'efficacia dell'apprendistato non č riscontrabile, in misura uguale, nei diversi contesti organizzativi e nei vari sistemi economici e sociali. Č una politica del lavoro che richiede "attivazione", ovvero, come coniugare la motivazione e la capacitŕ di agire delle diverse parti interessate. La logica esistenziale di D. Hume e l'etica delle capacitŕ ci permettono di comprendere come sia possibile "attivare" tale politica per renderla efficace
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Colarusso, S. "A survey to photograph Italy’s young diabetology". Journal of AMD 24, n.º 4 (febrero de 2022): 288. http://dx.doi.org/10.36171/jamd21.24.4.9.

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Il Gruppo Nazionale Giovani AMD ha condotto nel Gennaio 2020 una survey rivolta a giovani diabetologi under 45, al fine di ottenere un’istantanea della next generation diabetologica. La survey, partita il 15 gennaio 2020 via mail (Google Moduli), ha incluso 23 quesiti, suddivisi per sezioni: raccolta dati anagrafici, genere/formazione, contesto lavorativo (tipologia di contratto, sede lavorativa, attività prevalente), criticità/esigenze, rapporti con le società medicoscientifiche, utilizzo dei canali social, grado di motivazione. Fra i 259 giovani diabetologi che hanno partecipato alla survey (età: 55% 30-40, 27% 40-45, 8% <30) notevole è stata la differenza di genere con prevalenza del sesso femminile (64% ). La predominante specializzazione indicata è l’endocrinologia (~71%); circa il 45% dei giovani diabetologi italiani lavora con un contratto di dipendenza, il 25% come libero professionista e circa il 17% in convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale come specialista ambulatoriale territoriale. Nel 73% dei casi il tipo di attività svolta è prevalentemente/ esclusivamente ambulatoriale , il 54% la svolge in prevalente ambito diabetologico, il 42% anche endocrinologico. Tramite una scala di grading numerico (punteggio da 1 a 4) le maggiori criticità indicate sono: l’organizzazione lavorativa, la mancanza del team diabetologico, l’impossibilità di prescrivere farmaci richiedenti un piano terapeutico se non con un contratto di lavoro pubblico, gli spazi fisici delle strutture lavorative. Fra le principali esigenze rilevate al primo posto l’implementazione della formazione professionale (73%). Le aree di maggior interesse sono: terapie innovative, tecnologie, diabete e gravidanza, telemedicina, educazione terapeutica. L’80% dei giovani diabetologi ha espresso un alto livello di motivazione ad essere coinvolti in iniziative associative grazie alla nascita del Gruppo Nazionale Giovani AMD. La forte motivazione dei giovani diabetologi rappresenta un’ottima base e punto di partenza per favorire una collaborazione fra le classi dirigenziali attuali e future, approntando insieme dei percorsi di crescita e formazione professionali in linea con il sapere, saper fare e saper essere. PAROLE CHIAVE giovane diabetologo; setting lavorativo; bisogni formativi; motivazione.
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Colasanto, Michele. "Forza e debolezza del nuovo welfare". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 117 (mayo de 2010): 29–39. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-117003.

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Il paradigma del welfare state attivo, se non opportunamente contestualizzato, conduce ad alcune aporie. La prima č legata al lavoro inteso come carattere determinante del nuovo welfare: l'accesso all'occupazione puň anche essere considerata un'opportunitŕ e non un diritto, ma solo se tale opportunitŕ si caratterizza come effettiva. Inoltre, l'obiettivo dell'occupabilitŕ non č proponibile in termini puramente funzionali: non occorre solo l'occupazione, ma una occupazione valutabile positivamente per il soggetto. Una seconda aporia deriva dal peso dato all'apprendimento continuo e alla formazione come fattori di protezione e risorsa per l'occupabilitŕ. La formazione č condizionata da fattori di carattere normativo, organizzativo, finanziario e anche contrattuale per il lavoro dipendente, dalla motivazione individuale, che č fortemente correlata al livello di istruzione. Occorrono politiche di attivazione che mettano insieme lavoro, formazione, assistenza, partecipazione civile e politica: per dare spazio a una maggiore responsabilizzazione degli individui e delle famiglie, tenendo conto di come cambiano i corsi di vita.
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Quattrociocchi, Bernardino, Irene Fulco, Antonio La Sala, Francesca Iandolo y Mario Calabrese. "La teoria dei tipi psicologici e la consonanza nel processo di selezione delle risorse umane". ESPERIENZE D'IMPRESA, n.º 1 (noviembre de 2020): 85–107. http://dx.doi.org/10.3280/ei2018-001005.

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Obiettivi. Il presente studio si propone di esplorare ed approfondire un diverso metodo di selezione delle Risorse Umane, basato sul principio di consonanza, che possa ridurre il conflitto ed avere un impatto positivo sulla performance. Metodologia. Dopo aver avviato una review della letteratura esistente sui pilastri già consolidati della gestione strategica delle Risorse Umane (motivazione e composizione di team di lavoro in particolare), l'indagine, tramite la lente interpretativa dell'Approccio Sistemico Vitale, si è indirizzata verso le categorie valoriali, caratterizzanti ogni sistema in modo distintivo e punto di partenza per la generazione di risonanza. Risultati. Il lavoro perviene all'esposizione di una diversa prospettiva d'indagine nell'analisi dei gruppi basata sulla consonanza e volta a realizzare un Person - Organization fit in grado di restituire maggior valore di quello assorbito. Limiti della ricerca. Il principale limite della ricerca risiede nella mancanza di una verifica empirica circa l'effettiva risonanza generata. Implicazioni pratiche. Lo studio fornisce al management una diversa chiave di lettura per la creazione di team composti da individui il cui legame, basato su compatibilità valoriali, risulta essere più profondo, conducendo, così, ad una maggiore creazione di valore. Originalità del lavoro. Il lavoro integra l'approccio manageriale con una prospettiva di indagine di tipo psicologico, consentendo di isolare dinamiche del processo di selezione delle Risorse Umane normalmente "sommerse".
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Cuturi, Vittoria, Simona Gozzo, Rossana Sampugnaro y Verena Tomaselli. "Partecipazione alle primarie dell'Unione". Quaderni dell'Osservatorio elettorale QOE - IJES 55, n.º 1 (30 de junio de 2006): 159–93. http://dx.doi.org/10.36253/qoe-12713.

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L’alto grado di mobilitazione è il vero elemento di novità e di interesse delle primarie dell’Unione. Se è vera l’ipotesi che esse abbiano coinvolto una quota di elettori, al di là delle capacità di mobilitazione delle strutture di partito e collaterali, è verosimile considerare l’elevata affluenza come espressione della volontà di ‘sentirsi parte’ di un progetto politico o quantomeno di manifestare approvazione verso questa nuova modalità di coinvolgimento. I non iscritti e i non attivisti hanno avuto, sicuramente, bisogno di un surplus di motivazione per sostenere i costi di una doppia partecipazione (alle primarie ed alle elezioni formali). Nell’incertezza sul grado di affluenza alle primarie del 16 ottobre e nella convinzione che queste avrebbero coinvolto soprattutto gli elettori più attivi e a diverso titolo impegnati politicamente, abbiamo predisposto un questionario da somministrare all’uscita del seggio elettorale, dopo avere espletato tutte le procedure di voto. Le dimensioni prese in considerazione si possono associare sulla base di due interessi conoscitivi fondamentali: uno, relativo alle dimensioni qualitative e quantitative della partecipazione; l’altro, relativo alle motivazioni soggettive ed al significato attribuito alle primarie. Scopo dell’indagine, con tutti i limiti derivanti da un progetto ambizioso e dall’utilizzo di una modalità di rilevazione poco controllabile, è stato quello di approfondire la conoscenza dei partecipanti alle primarie nazionali anche se, a giudizio di chi scrive, la tipologia di elettori emersa dal nostro lavoro di ricerca è, verosimilmente, solo in parte estensibile a primarie di livello inferiore dotate di una più elevata competitività, nella misura in cui sifronteggiano solo due candidati di peso più o meno pari. In questi casi, la motivazione a partecipare perde il contenuto solidaristico e le primarie recuperano il senso proprio di strumento di selezione del candidato.
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Xella, Carla Maria. ""Lo faccio solo perché mi conviene ..." Il trattamento cognitivo-comportamentale dei sex offenders in contesto giudiziario". PSICOBIETTIVO, n.º 2 (julio de 2011): 17–35. http://dx.doi.org/10.3280/psob2011-002002.

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Nel caso degli autori di reati sessuali la qualitŕ coattiva dell'intervento č l'unico mezzo per favorire una motivazione al cambiamento: per le caratteristiche "infamanti" del reato, ma soprattutto per la struttura di personalitŕ di questi soggetti, spesso deformata da ferite precoci dell'attaccamento che minano lo sviluppo della funzione riflessiva. I trattamenti persono generalmente di matrice cognitivo-comportamentale. Il capitolo descrive il modello utilizzato dall'équipe del CIPM, sia in ambito carcerario (presso la Casa di Reclusione di Milano-Bollate) che sul territorio, presso il Presidio Criminologico. Si esaminano le peculiaritŕ del lavoro terapeutico con questi soggetti e il rapporto con gli organi giudiziari (Magistratura di Sorveglianza, UEPE, personale della casa di reclusione).
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Elena Liliana Vitti, Margherita Maria Sacco y Alberto Parola. "Competenze per tutti: Ricerca-azione sull’uso dei LEGO come mediatori didattici per lo sviluppo delle competenze STEM". IUL Research 1, n.º 2 (30 de noviembre de 2020): 61–81. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v1i2.68.

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Il Progetto di Ricerca presentato è frutto della collaborazione tra la scuola secondaria di primo grado dell’I.C. Pacinotti di Torino, che ha ospitato la ricerca durante le ordinarie lezioni di Tecnologia ed un gruppo di ricercatori del Centro di Ricerca Cinedumedia dell’Università degli Studi di Torino, che ha messo a disposizione competenze e risorse. La metodologia didattica implementata è stata creata appositamente per il Progetto ed è incentrata su quattro pratiche pedagogiche: 1) Cooperative Learning, 2) Think-Make-Improve, 3) utilizzo del metodo scientifico tradizionale per stimolare la motivazione all’apprendimento, 4) Competenze Mediali come obiettivi trasversali. Il caso studio presentato riporta i risultati ottenuti in seguito al primo anno di lavoro di un percorso triennale.
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Degli Antoni, Giacomo. "Lavoro, fiducia e motivazioni intrinseche". QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, n.º 113 (julio de 2022): 117–43. http://dx.doi.org/10.3280/qua2021-113006.

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Nel corso degli ultimi anni, la distinzione tra motivazioni ad agire intrinseche ed estrinseche ha ricevuto crescente attenzione. È stato inoltre messo in luce un possibile effetto spiazzamento che l'introduzione di incentivi economici può generare sul livello di motivazioni intrinseche ad agire. Il contesto lavorativo sembra essere caratterizzato non solo da una elevata complessità motivazionale, ma anche dalla presenza di motivazioni intrinseche. Di conseguenza, politiche da parte dei datori di lavoro basate su controllo, sanzione e altri incentivi di carattere estrinseco pos-sono spiazzare le motivazioni intrinseche dei lavoratori. Ciò comporta il rischio di una riduzione dell'impegno profuso dal lavoratore, oltre che, plausibilmente, della soddisfazione per il lavoro. Il presente contributo propone un'analisi delle relazioni tra il livello di motivazioni intrinseche ed estrinseche per il lavoro, da un lato, e alcune caratteristiche del lavoro e del rapporto tra principale e dipendente, dall'altro. Dal punto di vista teorico, l'analisi si rifà sostanzialmente al volume di Frey del 1997 "Not just for the money". In tale contributo, Frey considera alcuni elementi caratterizzanti l'attività lavorativa e il rapporto tra datore di lavoro e lavoratore che possono promuovere o spiazzare la presenza di motivazioni intrinseche. L'analisi empirica si basa su un dataset originale che comprende dati relativi a oltre 2000 lavoratori dipendenti, collezionato attraverso la somministrazione di un questionario online.
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Milanesi, Paolo. "La prospettiva teorico-clinica di George Downing e la concezione del soggetto come sistema vivente". RICERCA PSICOANALITICA, n.º 1 (marzo de 2010): 19–30. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2010-001003.

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L'Autore descrive inizialmente il lavoro clinico portato avanti negli anni da George Downing, ne esplicita i referenti teorici sottostanti, con particolare riferimento al concetto di "memoria procedurale" quale costrutto spiegativo della qualitŕ interattiva che caratterizza ogni relazione umana fin dai primi giorni di vita. In un secondo tempo prova ad inserire tale concezione all'interno di una prospettiva piů ampia che si colloca, da un punto di vista epistemico, nella teoria dei sistemi complessi dinamici e non lineari. La motivazione del sistema-soggetto, in quest'ottica, non č data dal tentativo di creare o mantenere i legami con l'oggetto, ma dal ricercare o riconquistare lo stato di "coerenza sistemica" in un processo creativo e continuo. Anche il concetto di "riconoscimento" viene rivisitato secondo questa prospettiva prendendo le mosse dalla descrizione che ne diede Hegel nella sua Fenomenologia dello spirito e nella descrizione del processo dell'autocoscienza. Si desume che l'esplicitazione dei referenti teorici impliciti dell'analista sia condizione sine qua non per dare vita, all'interno del processo analitico, ad un percorso che fondi la presenza ai propri stati interni e quindi a sé stesso del soggetto.
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Colombo, Maddalena. "Apprendimenti non formali ed informali in un contesto educativo formale integrato con le arti performative in quattro scuole elementari del Canton Ticino". Swiss Journal of Educational Research 36, n.º 3 (20 de septiembre de 2018): 407–34. http://dx.doi.org/10.24452/sjer.36.3.5105.

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Il saggio riporta alcune considerazioni scaturite nell’ambito del progetto “Teatro e Apprendimento”, svolto dalla Scuola Teatro Dimitri di Verscio in Canton Ticino con il sostegno del FNS. Il progetto ha introdotto delle pratiche di apprendimento “qualitativo”, ovvero informale, secondo un approccio olistico, per il quale è molto rilevante la dimensione socio-culturale. In questa prospettiva il teatro fornisce una chiave d’accesso privilegiata al patrimonio culturale. Il piano di ricerca ha incluso: un percorso formativo con gli insegnanti di 4 scuole elementari ticinesi; dei laboratori di movimento, canto e musica, lavoro sul testo d’autore, recitazione, drammatizzazione e improvvisazione; 4 messe in scena con protagonisti i soli bambini. La raccolta e analisi dei dati qualitativi da parte di un’équipe scientifica, ha seguito alcune ipotesi circa il rapporto tra teatro e apprendimento, messe a punto per meglio descrivere il procedimento riflessivo informale (apprendere dall’esperienza): Ipotesi della motivazione, della differenziazione, dell’affinamento tecnico, dell’integrazione, dell’interezza, dell’efficacia comunicativa o dell’emozione. Il materiale narrativo raccolto (schede personali, diari di bordo, interviste qualitative) mostra come gli apprendimenti più significativi sono riconducibili alla accresciuta capacità dei bambini di portare a termine un apprendistato formale nelle discipline artistiche. L’attività sperimentale ha favorito l’espressione emozionale e la creatività, l’integrazione dei partecipanti nel gruppo, tra originalità e ripetizione, tra razionalità e corporeità.
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Lunghi, Carla. "Il riuso fra produzione e consumo". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 116 (abril de 2010): 147–59. http://dx.doi.org/10.3280/sl2009-116013.

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Questo saggio analizza alcune prassi e alcune aspetti della cultura del riuso, che aprono nuovi orizzonti nel circuito produzione-consumo. In primo luogo mettono in crisi il presupposto basilare secondo cui si producono e si comprano solo cose nuove. Inoltre la vendita e/o lo scambio di oggetti usati rivelano un lavoro del consumo sconosciuto agli oggetti nuovi. In sintesi le merci usate sono il risultato di una produzione, che solo in senso lato puň dirsi tale (poiché č mediata fortemente dalle modalitŕ del consumo del nuovo) e di un consumo che a sua volta si manifesta attraverso nuove modalitŕ di produzione per i lavori aggiuntivi che spesso l'usato implica. Il saggio analizza poi un caso particolare di pratiche di riuso: la moda e l'abbigliamento del second hand, in cui si intrecciano motivazioni molto variegate, dalla necessitŕ economica all'attenzione all'ambiente, dalla sobrietŕ alla ricerca stilistica sofisticata.
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Zanon, Vittorio. "Ubuntu, io sono perché noi siamo. Empowerment di gruppo per giovani nigeriane vittime di tratta". WELFARE E ERGONOMIA, n.º 2 (enero de 2021): 98–112. http://dx.doi.org/10.3280/we2020-002008.

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Dal 2016 in Veneto ed in particolare a Verona si è registrato un enorme aumento di nigeria-ne vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale. Come servizio sociale del Comune di Verona, all'interno delle azioni del Progetto NAVe Network Antitratta per il Veneto è emersa l'esigenza di essere più efficaci negli interventi dei vari attori coinvolti nel progetto di aiuto alle ragazze per molte difficoltà nella creazione di relazioni interpersonali di fiducia, con conseguenti esiti fallimentari dei percorsi di assistenza, dovuti sia a limiti dei dispositivi di intervento sia alle sempre più complesse problematiche rilevate (scarsa motivazione, com-portamenti adolescenziali, esiti da traumi, aborti, atti autolesivi, tentati suicidi, ricoveri ospe-dalieri, allontanamenti, comportamenti a rischio e devianti, uso inconsapevole dei social net-work, ecc.). C'era l'esigenza di mettersi in discussione e modificare approcci e modalità di intervento, al fine di essere più efficaci nei percorsi di inclusione individuali, cambiare pro-spettiva e rimettere al centro le vere protagoniste dei percorsi di inclusione. Si è quindi scelto di fare un lavoro di gruppo tra minorenni e neomaggiorenni in carico al servizio sociale. Puntando su accettazione incondizionata e autodeterminazione delle perso-ne, si è avviato un percorso di empowerment di gruppo per accompagnare le giovani nige-riane vittime di tratta seguite in un percorso pedagogico antioppressivo di liberazione. Le attività sono condotte e facilitate da tre assistenti sociali, una mediatrice linguistico cultu-rale nigeriana e da una ragazza nigeriana con funzione di peer educator. Da settembre 2018 si sono organizzati incontri di 4-5 ore ogni sei settimane. Come scelta di conduzione delle attività si è scelto di non dare eccessiva strutturazione agli incontri e di utilizzare delle tecniche di animazione per facilitare un clima informale che age-volasse le relazioni e la libera espressione. L'obiettivo principale non è quello di trasmettere contenuti, ma di stimolare un processo di maturazione e consapevolezza del sé. Il messaggio esplicitato da subito era molto chiaro: «come sistema pubblico di assistenza siamo molto in difficoltà: abbiamo bisogno che siate voi stesse a farci capire come aiutarvi meglio». Le ra-gazze hanno così compreso il ruolo di partecipazione attiva richiesto; contemporaneamente la sfida per il servizio sociale ed i sistemi di accoglienza è stata quella di mettersi maggior-mente in gioco, per ridare fiducia alle ragazze e riconoscere loro competenze e capacità nell'autodeterminarsi. Da loro è inizialmente emersa una propensione a concentrarsi su temi legati al presente ed al futuro (la vita in comunità, la stabilizzazione nel territorio italiano, il lavoro, ecc.) ed una tendenza ad evitare tematiche più dolorose (il passato, il viaggio e l'esperienza di tratta, il rapporto con la Nigeria, ma anche in qualche modo il riconoscimento/consapevolezza di uno status di vittima che necessita di protezione). Si sono coinvolti negli incontri vari soggetti esterni soggetti della rete dei servizi, anche di tipo istituzionali (Questura, servizi specialistici sociosanitari, ecc.), affrontando alcune tematiche scelte dalle ragazze (le regole delle comunità, i documenti, la salute, le emozioni, le relazioni interpersonali, ecc.). Dopo un anno e mezzo, si individuano alcuni iniziali indicatori di esito: continuità della pre-senza e partecipazione attiva agli incontri, clima del gruppo, interazioni tra le ragazze all'interno e fuori dal gruppo, creazione di vicinanza e fiducia verso le istituzioni, tenuta dei percorsi di inclusione, maggiore attenzione, consapevolezza e disponibilità a mettersi mag-giormente in gioco, oltre ad un allargamento e coinvolgimento attivo da parte di servizi so-ciosanitari pubblici.
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Sisto, Alessandra, Maria Assunta Zanetti, Marco Bartolucci y Federico Batini. "La validazione della versione italiana delle GRS-S (Pfeiffer-Jarosewich, 2003) - Scale di Valutazione della Plusdotazione (modulo per l'età scolare) - Dati Umbria 2019 - Università di Perugia". RICERCHE DI PSICOLOGIA, n.º 2 (septiembre de 2022): 1–49. http://dx.doi.org/10.3280/rip2022oa14577.

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La plusdotazione in Italia è un argomento ancora scarsamente affrontato. Nonostante il 5% circa della popolazione sia plusdotato, non esiste una formazione obbligatoria specifica per gli insegnanti, sebbene sia auspicabile un'individuazione precoce della plusdotazione. Tra gli strumenti più utilizzati a questo scopo, dopo il test del QI, troviamo le Gifted Rating Scales (GRS), ovvero le Scale di Valutazione della Plusdotazione, di Pfeiffer-Jarosewich (2003). Si tratta di uno strumento di screening diagnosticamente appropriato e concepito per essere utilizzato con semplicità ed efficacia dagli insegnanti. È disponibile in due versioni, GRS-P (fascia d'età prescolare 4-6 anni) e GRS-S (fascia d'età scolare 6-13 anni), tese a valutare la percezione dell'insegnante rispetto al livello di abilità dello studente in confronto ai pari, in differenti aree: abilità intellettiva, abilità accademica, talento artistico, creatività, motivazione e leadership (quest'ultima è presente soltanto nelle GRS-S). Data la loro elevata solidità psicometrica, sono state tradotte e validate in molte lingue. La validazione della versione italiana delle GRS-S è stata avviata da uno studio di Beretta-Zanetti su un campione di 449 soggetti, provenienti dalla Lombardia, cui si sono aggiunti successivamente altri 142 soggetti provenienti da Roma. Nel presente lavoro, che si inserisce nel medesimo filone, sono state somministrate le GRS-S, dopo opportuna formazione degli insegnanti, ad un campione di 204 bambini tra i 6 ed i 14 anni provenienti dal Centro Italia (Regione Umbria), ampliando quindi la numerosità del campione proveniente dall'Italia centrale. Sono state quindi indagate le seguenti proprietà: asimmetria, curtosi, affettività e correlazione item-totale corretta. La coerenza interna delle scale è stata valutata attraverso il coefficiente alfa di Cronbach e l'errore standard di misurazione. La validità è stata analizzata mediante correlazione tra scale e attraverso un'analisi fattoriale esplorativa. I risultati hanno mostrato adeguate proprietà psicometriche ed una consistenza interna soddisfacente, tuttavia sono emerse criticità (valori molto elevati dell'indice alfa di Cronbach e soluzione a 5 fattori nell'analisi fattoriale esplorativa) che sono state ampiamente discusse e per le quali sono state avanzate alcune ipotesi (ad esempio ridondanza di item e bias interpretativo degli insegnanti) pur considerando la scarsa ampiezza campionaria di questa ricerca e riconoscendo il valore degli studi sul medesimo strumento che l'hanno preceduta. Si conferma pertanto la attendibilità della versione italiana delle GRS-S, tuttavia, per maggiore completezza dei dati ed omogeneità del campione, si segnala la necessità di rilevare dati da un campione più ampio, auspicabilmente proveniente dalle scuole del Sud Italia.
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Bisogno, Marco y Gaetano Matonti. "La disclosure del bilancio in forma abbreviata delle piccole imprese". FINANCIAL REPORTING, n.º 1 (marzo de 2012): 45–73. http://dx.doi.org/10.3280/fr2012-001003.

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La letteratura che si è occupata di disclosure da un lato ha analizzato il comportamento dei redattori del bilancio rispetto al grado di dettaglio delle informazioni in esso incluse (cd. disclosure level evaluation), dall'altro ha tentato di individuare le motivazioni che spingono talune imprese a fornire maggiori informazioni rispetto ad altre (cd. disclosure determinants analysis). Mentre la letteratura si è occupata prevalentemente di imprese quotate, il lavoro intende esaminare il livello di disclosure e le sue determinanti rispetto alle piccole imprese che redigono il bilancio in forma abbreviata. Inoltre, il lavoro intende valutare la differenza esistente tra piccole imprese in crisi e "sane" riguardo al livello di disclosure, ipotizzando un'incidenza dello stato di crisi su tale livello.
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Garavaglia, Emma. "Il lavoro oltre il pensionamento. Profili sociali, valori e motivazioni dei working retiree italiani". SOCIOLOGIA E POLITICHE SOCIALI, n.º 3 (febrero de 2015): 109–26. http://dx.doi.org/10.3280/sp2014-003006.

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Rossi, Roberta, Elisabetta Todaro, Giovanna Torre y Chiara Simonelli. "Omosessualitŕ e desiderio di genitorialitŕ: indagine esplorativa su un gruppo di omosessuali italiani". RIVISTA DI SESSUOLOGIA CLINICA, n.º 1 (julio de 2010): 23–40. http://dx.doi.org/10.3280/rsc2010-001002.

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Il desiderio di avere un figlio rappresenta un tipo di progettualitŕ multidimensionale, complessiva ed allargata per l'identitŕ individuale e di coppia. L'obiettivo della presente ricerca consiste nell'esplorare la presenza del desiderio di genitorialitŕ in un gruppo di omosessuali italiani, approfondendo le motivazioni ed il grado di riflessivitŕ e d'intensitŕ del desiderio di avere un figlio. La ricerca ha coinvolto 226 soggetti (143 M; 83 F) di etŕ compresa tra i 17 ed i 67 anni (media 31 anni; DS 9.36). Le aree indagate nel presente lavoro sono: dati sociodemografici, l'orientamento sessuale, le motivazioni alla genitorialitŕ (categorie: Benessere; Controllo Sociale; Felicitŕ; Identitŕ; Genitorialitŕ; Continuitŕ), il tempo impiegato a riflettere sui motivi per avere un figlio (Riflessivitŕ) e l'intensitŕ del desiderio alla genitorialitŕ (Intensitŕ del Desiderio). I risultati evidenziano che un'ampia maggioranza del gruppo esprime un desiderio di genitorialitŕ e l'intenzione di portarlo a compimento, con una maggiore rappresentanza delle donne e dei soggetti in coppia. I motivi per desiderare un figlio sono soprattutto legati alla sperimentazione dei sentimenti positivi che la relazione con un figlio comporta e al senso di realizzazione personale e di coppia. Non sono risultate per nulla influenti motivazioni di pressione sociale. L'indagine suggerisce l'importanza di considerare le nuove forme di progettualitŕ espresse dagli omosessuali alla luce di vecchi stereotipi evidenziando la crescita di nuove assertivitŕ nell'affermazione identitaria omosessuale.
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Achilli, Riccardo y Gioacchino de Candia. "La stima delle determinanti strutturali del tasso di irregolaritŕ del lavoro in Italia: un'analisi settoriale". RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, n.º 2 (junio de 2010): 70–102. http://dx.doi.org/10.3280/rest2010-002004.

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L'articolo presenta un'analisi sulle motivazioni del ricorso al lavoro irregolare nei vari comparti produttivi, nei quali č stata suddivisa l'economia del sistema Italia dal 1981 al 2004. Dopo una rapida rassegna delle principali teorie esplicative del fenomeno del sommerso, la prima parte illustra i risultati della stima di un modello econometrico cross-section, relativo ad alcune cause strutturali dei differenziali nel tasso di irregolaritŕ del lavoro riscontrabili nei vari settori produttivi dell'economia italiana nel periodo 1981-2004. Nella seconda parte l'analisi viene sviscerata per i comparti economici considerati (agricoltura, manifatturiero, costruzioni, commercio e servizi) ponderando le variabili inserite nel modello, al fine di comprendere al meglio le determinanti del lavoro irregolare nei suddetti settori. L'analisi mostra chiaramente come il fenomeno del lavoro irregolare non sia tanto da ricercare in un'eccessiva esositŕ fiscale e previdenziale, quanto nella difficoltŕ da parte delle imprese a essere pienamente concorrenziali sul mercato, con particolar riferimento alla difficoltŕ, nei settori dove il sommerso č piů diffuso, a implementare modelli competitivi basati su qualitŕ e innovazione (che richiedono un capitale umano specializzato e qualificato, difficilmente reclutabile in forme irregolari o informali). Nei settori ad alta intensitŕ di sommerso, le imprese eccedono nella ricerca di soluzioni competitive povere, basate sul contenimento dei costi (e in primis del costo del lavoro rispetto alla sua produttivitŕ). La presenza di mercati del lavoro settoriali basati su ampie fasce di precarietŕ, specie nelle fasce meno qualificate della forza lavoro, č coerente con tale impostazione minimalista alla competitivitŕ, ma un'ampia diffusione del precariato sembra associarsi fortemente a una diffusa presenza di lavoro nero. Inoltre, dall'analisi prospettata emerge una forte differenziazione del fenomeno del lavoro irregolare nei comparti principali del sistema economico nazionale. Tuttavia, si evidenzia anche il fil rouge del lavoro irregolare valido per tutti i settori economici: la despecializzazione. La questione del contrasto all'economia irregolare č quindi eminentemente di tipo sistemico, va affrontata con leve che non possono essere meramente di tipo agevolativo (come invece hanno cercato di fare i principali strumenti di contrasto al nero in Italia, vedi i contratti di riallineamento, con risultati molto modesti in termini di riemersione) ma che impattano su aspetti strutturali della competitivitŕ dei nostri poli produttivi, del funzionamento del mercato del lavoro e del sistema dell'istruzione e della formazione del capitale umano.
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Spigarelli, Francesca. "Gli investimenti diretti esteri della Federazione russa". QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, n.º 1 (marzo de 2011): 151–84. http://dx.doi.org/10.3280/qu2011-001007.

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Gli investimenti diretti all'estero stanno caratterizzando l'espansione internazionale di molte economie emergenti, che fanno leva su di essi per affermarsi rapidamente a livello economico e politico globale. La Russia č uno dei protagonisti in questo scenario. Essa si contraddistingue sia per il fatto che le imprese investitrici all'estero sono poche ed operanti tipicamente nel settore primario, sia per la portata finanziaria delle singole iniziative. Il lavoro propone un'analisi delle principali caratteristiche del fenomeno, a livello globale, europeo ed italiano: direttrici degli investimenti, trend principali, protagonisti e motivazioni strategiche sottostanti. Alcune riflessioni di sintesi su criticitŕ e prospettive del processo di internazionalizzazione dell'economia russa chiudono il contributo.
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Forti, Dario. "Perché una ricerca psicosocioanalitica sull'apprendimento". EDUCAZIONE SENTIMENTALE, n.º 13 (febrero de 2010): 10–26. http://dx.doi.org/10.3280/eds2010-013002.

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Questo primo articolo si propone di tracciare un quadro introduttivo della ricerca sull'apprendimento promossa da un gruppo di ricerca di Ariele. Della ricerca vengono ricostruite le origini e le motivazioni dell'interesse all'approfondimento teorico di un tema che costituisce da sempre il cuore del "compito primario" dell'Associazione e della sua scuola. Buona parte delle pagine sono dedicate alla ricostruzione del processo di sviluppo della ricerca e delle sue fasi, all'esplicitazione delle ipotesi che hanno guidato i ricercatori e delle scelte metodologiche (la piů importante delle quali č stata quella di realizzare interviste individuali condotte con approccio psicosocioanalitico, per assicurare coerenza ed efficacia al lavoro d'indagine e utilizzare al meglio i dati raccolti con le interviste).
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d'Ovidio, Marianna y Giampaolo Nuvolati. "Mobilitŕ, classe creativa, popolazioni urbane". SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, n.º 94 (abril de 2011): 43–61. http://dx.doi.org/10.3280/sur2011-094005.

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Il presente contributo propone una riflessione teorico-metodologica sulla mobilitŕ di gruppi sociali emergenti a partire dalla lettura di alcuni dati concernenti l'aumento generalizzato degli spostamenti nel nostro paese. La mobilitŕ come esito e fonte di pratiche specifiche di vita riguarda, infatti, un numero crescente di persone e rappresenta un aspetto rilevante nella vita quotidiana di ciascuno. Ciň rende sempre piů necessario delineare, anche attraverso l'analisi sociologica, modelli interpretativi precisi, costruiti in base alle caratteristiche socio-economiche e culturali degli individui oltre che alle loro motivazioni agli spostamenti. La diffusione degli spostamenti quotidiani effettuati per ragioni diverse che per viaggi di lavoro o vacanza interessa vari tipi di popolazioni contribuendo peraltro a trasformare la mobilitŕ da esperienza eccezionale a momento di routine. Questa larga diffusione del fenomeno chiama in causa a maggior ragione proprio quei segmenti sociali che hanno fatto della mobilitŕ e della transitorietŕ residenziale i loro punti di forza nelle societŕ contemporanee. Tra questi troviamo sicuramente la cosiddettacostituita da soggetti altamente mobili e per i quali nell'articolo si cercherŕ di individuare le traiettorie possibili di mobilitŕ alla luce della concentrazione territoriale di forza lavoro e utenti riconducibili a determinati settori e servizi culturali.
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Manetti, Giacomo y Massimo Valeri. "La valutazione del patrimonio museale: il caso del Museo di Storia Naturale di Firenze". FINANCIAL REPORTING, n.º 3 (noviembre de 2012): 111–33. http://dx.doi.org/10.3280/fr2012-003006.

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Il presente lavoro mira ad individuare le prassi per la valutazione dei beni culturali di proprietà delle pubbliche amministrazioni attraverso lo studio del caso del Museo di Storia Naturale di Firenze. Dopo aver esaminato le principali indicazioni della prassi e della dottrina in tema di valutazione dei beni culturali, gli autori affrontano un caso di studio nel quale è stato adottato, per l'inventariazione dell'intero patrimonio museale, uno dei metodi in precedenza discussi, ossia la stima degli esperti, quale proxy del valore di mercato delle collezioni. Con riferimento al caso di studio si indicano le motivazioni a supporto del metodo adottato e le difficoltà incontrate nella conduzione del processo valutativo. Dall'indagine condotta emergono alcuni limiti ed alcuni potenziali sviluppi della ricerca, evidenziati nelle conclusioni, sui criteri di valutazione del patrimonio museale.
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Pennacchini, M., D. Sacchini y A. G. Spagnolo. "Evoluzione storica delle “Carte dei diritti dei morenti”". Medicina e Morale 50, n.º 4 (31 de agosto de 2001): 651–75. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.729.

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L’intento perseguito dagli autori con questo lavoro è stato quello di ripercorrere l’evoluzione negli ultimi decenni delle “carte” in cui vengono indicati i diritti delle persone morenti. Una storia che si va a contrapporre, con una sorprendente coincidenza nella cronologia, ai successivi momenti della depenalizzazione, prima, e della legalizzazione, poi, dell’eutanasia. Tali “carte”, infatti, hanno sostanzialmente inteso contrapporre il right to death with dignity al right to death senza altre specificazioni, rivendicato dai movimenti e dalle società a favore dell’eutanasia volontaria e del suicidio assistito. Questo lavoro, quindi, trova il suo momento iniziale con l’identificazione e l’analisi delle motivazioni socio-culturali oltre che di quelle più propriamente scientifiche che hanno portato all’elaborazione della prima carta dei diritti del morente, capostipite in un certo senso di tutte quelle seguenti. Dopo di che mostra l’evoluzione peculiare che tali carte, c.d. di prima generazione hanno avuto in Europa, e da ultimo illustra come esse si sono evolute, sia in Europa sia negli Usa in anni più recenti. Da ultimo, a conclusione della “review” storica, gli autori hanno voluto presentare la Carta dei diritti del malato cronico in evoluzione di malattia elaborata nel 1999 all’interno del Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” dell’Università Cattolica, esaminandone il contenuto e le ragioni che hanno portato alla sua elaborazione.
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Paolo Aprile. "It Internazionalizzazione come valore fondante di una istituzione scolastica". IUL Research 3, n.º 5 (20 de junio de 2022): 298–311. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v3i5.275.

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Il lavoro analizza la case history di una istituzione scolastica che, al variare del contesto intorno a sé, reagisce evolvendosi rapidamente. Di esperienza in esperienza, di sperimentazione in sperimentazione, arriva, nel tempo, a internazionalizzare la propria dimensione operativa. Offre così, ad allievi e personale, una leva motivazionale di incomparabile potenza. Con la consapevolezza di concorrere allo sviluppo del proprio territorio, adeguando la propria struttura organizzativa, e con un middle management affidabile e consonante, sperimenta vie nuove e mai praticate prima. Il processo, condotto con impegno e serietà, porta all’acquisizione di una credibilità istituzionale e alla concreta prospettiva di una convenzione con i Ministeri dell’Istruzione e degli Esteri, che apre scenari promettenti dei quali tutti potranno beneficiare.
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SILVA, Rodolfo Gonçalves Oliveira da, Guildo Lessa RIBEIRO FILHO y Raquel Aparecida Soares Reis FRANCO. "Sequência didática para o estudo de circuitos elétricos de iluminação". INTERRITÓRIOS 6, n.º 11 (6 de agosto de 2020): 161. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i11.247754.

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O estudo dos sistemas de iluminação residencial é fundamental para os alunos do curso Técnico em Edificações. Geralmente as práticas de ensino adotadas nas escolas públicas são tradicionalistas, onde o aluno assume uma postura passiva em seu processo de aprendizagem. Este artigo avalia a contribuição de uma sequência didática sobre circuitos elétricos de iluminação residencial, acionados por interruptores simples, intermediários e paralelos no Curso Técnico Integrado em Edificações. O trabalho proposto foi concebido para que pudesse contribuir com o docente no processo de ensino, a fim de motivar no aluno a consciência, a motivação, a reflexão e o prazer pelo estudo. Para tanto, utilizouse ambientes virtuais de aprendizagem combinadas com o uso de componentes animados, além de aulas práticas laboratoriais. Os resultados demonstraram que o uso de sequências didáticas, quando bem planejadas, torna o processo de ensino-aprendizagem mais dinâmico, interativo e mais eficiente. Sequência Didática. Circuito Elétrico. Aprendizagem.ABSTRACT The study of residential lighting systems is essential for students of the Technical Course in Buildings. Generally the teaching practices adopted in public schools are traditionalist, where the student takes a passive stance in his learning process. This article evaluates the contribution of a didactic sequence on electrical circuits of residential lighting, activated by simple, intermediate and parallel switches in the Integrated Technical Course in Buildings. The proposed work was conceived so that it could contribute with the teacher in the teaching process, in order to motivate in the student the conscience, the motivation, the reflection and the pleasure for the study. For that, virtual learning environments were used combined with the use of animated components, in addition to practical laboratory classes. The results showed that the use of didactic sequences, when well planned, makes the teaching-learning process more dynamic, interactive and more efficient. Didactic Sequence. Electrical Circuits. Learning.RESUMEN El estudio de los sistemas de iluminación residencial es esencial para los estudiantes del Curso Técnico en Edificaciones. En general, las prácticas docentes adoptadas en las escuelas públicas son tradicionalistas, donde el alumno adopta una postura pasiva en su proceso de aprendizaje. Este artículo evalúa la contribución de una secuencia didáctica en circuitos eléctricos de iluminación residencial, activada por interruptores simples, intermedios y paralelos en el Curso Técnico Integrado en Edificaciones. El trabajo propuesto fue concebido para que pueda contribuir con el profesor en el proceso de enseñanza, con el fin de motivar en el alumno la conciencia, la motivación, la reflexión y el placer por el estudio. Para ello, se utilizaron ambientes virtuales de aprendizaje combinados con el uso de componentes animados, además de clases prácticas de laboratorio. Los resultados mostraron que el uso de secuencias didácticas, cuando bien planeadas, hace que el proceso de enseñanza-aprendizaje sea más dinámico, interactivo y más eficiente. Secuencia Didáctica. Circuito Eléctrico. Aprendizaje.RIASSUNTO Lo studio dei sistemi di illuminazione residenziale è essenziale per gli studenti del Corso tecnico in edifici. Generalmente le pratiche di insegnamento adottate nelle scuole pubbliche sono tradizionaliste, in cui lo studente assume una posizione passiva nel suo processo di apprendimento. Questo articolo valuta il contributo di una sequenza didattica sui circuiti elettrici di illuminazione residenziale, attivati da interruttori semplici, intermedi e paralleli nel Corso tecnico integrato negli edifici. Il lavoro proposto è stato concepito in modo da poter contribuire con l'insegnante nel processo di insegnamento, al fine di motivare nello studente la coscienza, la motivazione, la riflessione e il piacere per lo studio. A tale scopo, sono stati utilizzati ambienti di apprendimento virtuale combinati con l'uso di componenti animati, oltre a lezioni pratiche di laboratorio. I risultati hanno mostrato che l'uso di sequenze didattiche, se ben pianificato, rende il processo di insegnamento-apprendimento più dinamico, interattivo ed efficiente.Sequenza Didattica. Circuito Elettrico. Apprendimento.
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De Paola, Maria y Vincenzo Scoppa. "Corsi pre-universitari e rendimenti degli studenti". QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, n.º 2 (junio de 2011): 57–83. http://dx.doi.org/10.3280/qu2011-002003.

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In questo lavoro si cerca di comprendere se corsi di formazione a livello universitario, diretti a colmare lacune nelle competenze di base, possano determinare un miglioramento nei risultati accademici ottenuti dagli studenti. La nostra analisi riguarda gli effetti prodotti da un progetto, finanziato dalla Regione Calabria, che all'inizio dell'anno accademico 2008-09 ha offerto agli studenti immatricolati alle Universitŕ calabresi un insieme di attivitŕ formative. I tipici problemi di "distorsione da selezione" che si pongono nella valutazione degli effetti di interventi di questo tipo sono stati affrontati sia grazie alla disponibilitŕ di dettagliate informazioni su caratteristiche, abilitŕ e motivazioni degli studenti, sia cercando di identificare un gruppo di controllo costituito da studenti che non hanno partecipato all'intervento per fattori puramente casuali. Dalle nostre stime emerge un impatto positivo dei corsi di formazione sulle performance degli studenti nel primo anno di studi. Questi risultati sono robusti all'uso della tecnica del.
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Pascucci, Paolo y Valerio Speziale. "Spunti sul salario minimo dopo la Proposta di direttiva UE". GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, n.º 172 (febrero de 2022): 749–71. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2021-172016.

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Il saggio, dopo aver messo in evidenza come in Italia vi sia una vera e propria questione salariale legata alla diffusione del "lavoro povero" e al basso livello delle retribuzioni, analizza la Proposta di direttiva UE sul salario minimo, recentemente approvata dal Parlamento europeo e tuttora non definitiva. L'articolo esamina le finalità e le motivazioni della Proposta (diretta a garantire salari adeguati che consentano una vita dignitosa) e i delicati problemi giuridici connessi sia alla competenza della UE in materia salariale, sia alla disciplina in essa contenuta. Dopo aver sottolineato che la Proposta non impone una legge sul salario minimo nei paesi in cui la retribuzione è stabilita dai contratti collettivi (come l'Italia), il saggio valuta gli effetti che il recepimento della Direttiva in Italia potrebbe avere, anche in considerazione dei disegni di legge diretti da introdurre il salario minimo. Gli autori concludono la propria analisi sottolineando come sarebbe auspicabile un intervento legislativo che, in attuazione dell'art. 36 Cost., preveda retribuzioni minime corrispondenti a quelle previste dai contratti collettivi stipulati dai sindacati comparativamente più rappresentativi a livello nazionale.
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Malgeri, Francesco. "Aldo Moro nelle storie della Democrazia cristiana". MONDO CONTEMPORANEO, n.º 2 (diciembre de 2010): 71–80. http://dx.doi.org/10.3280/mon2010-002004.

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La ricerca storica sulla figura e sul ruolo politico di Aldo Moro non offre ancora risultati particolarmente significativi. Non esiste ancora una biografia di Moro impostata su solidi criteri scientifici. Meritano comunque attenzione gli studi di Renato Moro sulla formazione politica di Aldo Moro e sul suo ingresso nella Democrazia cristiana. Non mancano alcuni lavori sulla presenza di Moro nella vita politica italiana e in seno alla Dc, anche se, in alcuni casi, il giudizio appare influenzato da motivazioni ideologiche (Carocci, Menapace) o da forzature interpretative (Baget Bozzo). Il rapporto tra Moro e i maggiori leader della Dc (Dossetti, De Gasperi, Fanfani) e le varie correnti democristiane ha trovato attenzione soprattutto negli studi di Campanini, Giovagnoli, Scoppola e Tassani. Il ruolo di Moro quale segretario politico della Dc, il problema della laicitŕ del partito e del rapporto con la Chiesa hanno conosciuto ulteriori approfondimenti negli studi di Giovagnoli, D'Angelo, Totaro ed altri.
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Eleuteri, Stefano, Roberta Rossi, Francesca Tripodi y Chiara Simonelli. "Attivitŕ sessuali online (aso): nuove frontiere e nuovi rischi dell'utilizzo di internet per scopi sessuali". RIVISTA DI SESSUOLOGIA CLINICA, n.º 2 (diciembre de 2013): 69–86. http://dx.doi.org/10.3280/rsc2012-002005.

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Sempre piů persone utilizzano Internet per attivitŕ sessuali online e il fenomeno č in crescente aumento. Negli ultimi anni, č inoltre emerso un importante doppio legame tra la sessualitŕ e questo nuovo strumento, dove da un lato la tecnologia ha dato un significato diverso ai comportamenti sessuali preesistenti e dall'altro la stessa sessualitŕ ha diretto la costruzione e l'utilizzo di Internet per renderlo sempre piů adatto alle esigenze degli utenti. Questa nuova rivoluzione sessuale ha prodotto aspetti positivi e negativi, costituendo un arricchimento e miglioramento del funzionamento sessuale ma anche un'opportunitŕ ulteriore per condotte criminali, negative e pericolose. Una piů approfondita comprensione della sessualitŕ online risulta dunque importante per coloro che lavorano nel campo psicologico e sessuologico. In questo articolo gli Autori cercano pertanto di offrire una panoramica quanto piů possibile esaustiva di tale fenomeno, delineandone le motivazioni e le possibili conseguenze.
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Cormaci, Mario, Giovanni Furnari y Giuseppina Alongi. "Flora marina bentonica del Mediterraneo: Rhodophyta - Rhodymeniophycidae I. Acrosymphytales, Bonnemaisoniales, Gelidiales, Gigartinales, Gracilariales". Bullettin of the Gioenia Academy of Natural Sciences of Catania 53, n.º 383 (6 de marzo de 2020): FP11—FP346. http://dx.doi.org/10.35352/gioenia.v53i383.87.

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Dopo una breve introduzione sulla consistenza numerica delle Rhodymeniophycidae (Rhodophyta) presenti in Mediterraneo (Mar Nero escluso), sugli "steps" programmati per la loro completa trattazione con la precisazione che questa prima parte riguarda i taxa dei 5 Ordini già elencati nel titolo e la presentazione di una tabella delle Rhodophyta nella quale i taxa superiori alle famiglie sono ordinati secondo un criterio filogenetico, si passa alla trattazione dei taxa seguendo l'ordine strettamente alfabetico. A seguito degli aggiornamenti tassonomico-nomenclaturali, i taxa a livello specifico ed infraspecifico ricadenti negli ordini sopra citati e presenti in Mediterraneo, sono risultati 132 (di cui 28 inquirenda). Questi a loro volta si raggruppano in 50 generi e 25 famiglie. Inoltre 46 taxa, di cui 1 a livello di famiglia e 45 a livello specifico ed infraspecifico sono stati considerati taxa excludenda; 31 taxa, a livello specifico e infraspecifico, sono stati considerati taxa inquirenda, di questi 3 sono anche excludenda e uno dei tre ha nome illegittimo. Inoltre viene evidenziata l'illegittimità dei nomi di 47 taxa (di cui 3 a livello di famiglia, 3 a livello di genere e 41 a livello specifico e infraspecifico), l'invalidità dei nomi di 29 taxa (di cui 1 a livello di genere e 28 a livello specifico ed infraspecifico) e l'invalidità di 9 combinazioni; infine, viene proposta 1 nuova combinazione. Di ciascun taxon trattato viene fornita una breve descrizione preceduta da alcuni riferimenti bibliografici riportanti notizie, illustrazioni e/o distribuzione in Mediterraneo; per la maggior parte dei taxa specifici sono state realizzate delle illustrazioni. Quasi tutti i taxa trattati sono arricchiti di note bilingue (Italiano e Inglese) a supporto delle sinonimie indicate, o delle scelte tassonomiche seguite o delle motivazioni per cui il taxon è stato considerato inquirendum e/o excludendum o delle conclusioni nomenclaturali. Il lavoro è completato da un glossario di 158 voci, da un indice di tutti i nomi dei taxa citati nel testo e da una errata corrige al lavoro di Cormaci et al. (2017).
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Cormaci, Mario, Giovanni Furnari y Giuseppina Alongi. "Flora marina bentonica del Mediterraneo: Rhodophyta - Rhodymeniophycidae II. Halymeniales, Nemastomatales, Peysson-neliales, Plocamiales, Rhodymeniales, Sebdeniales". Bullettin of the Gioenia Academy of Natural Sciences of Catania 54, n.º 384 (27 de julio de 2021): FP9—FP341. http://dx.doi.org/10.35352/gioenia.v54i384.94.

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Dopo una breve introduzione sui 6 Ordini che costituiscono l’oggetto di questo secondo contributo alle Rhodymeniophycidae del Mediterraneo (Mar Nero escluso), si passa alla trattazione dei taxa seguendo l’ordine strettamente alfabetico.La trattazione riguarda 131 taxa correntemente accettati, di cui 126 a livello specifico e infraspecifico e 5 a livello solamente di genere. Inoltre vengono censiti 132 taxa (a livello specifico e infraspecifico) non accettati, nonché altri 280 taxa (a livello specifico e infraspecifico) sinonimi dei taxa accettati e/o non accettati. Dei 124 taxa a livello specifico e infraspecifico accettati, 96 sono componenti tradizionali della flora macroalgale mediterranea, 12 sono alieni o involontariamente introdotti, 16 sono taxa excludenda. Tutti i taxa accettati sono ripartiti in 39 generi di cui: 31 con rappresentanti in Mediterraneo, 3 sono excludenda, e 5 privi di rappresentanti in Mediterraneo (solamente citati nel testo). I 132 taxa non accettati sono così ripartiti: 47 sono taxa inquirenda (di cui 3 con nome illegittimo); 32 sono taxa con nome illegittimo (3 dei quali sono anche taxa inquirenda); 41 sono taxa con il nome invalidamente pubblicato (32 dei quali sono nomina nuda); 15 taxa sono combinazioni invalide. Di ciascun taxon trattato viene fornita una breve descrizione preceduta da alcuni riferimenti bibliografici riportanti notizie, illustrazioni e/o distribuzione in Mediterraneo. La trattazione della maggior parte dei taxa specifici e infraspecifici è corredata da tavole iconografiche; inoltre, quasi tutti i taxa trattati sono arricchiti di note bilingue (Italiano e Inglese) a supporto delle sinonimie indicate, o delle scelte tassonomiche seguite o delle motivazioni per cui il taxon è stato considerato inquirendum e/o excludendum o delle conclusioni nomenclaturali. Inoltre, vengono proposte 3 nuove combinazioni, 2 delle quali di taxa non presenti in Mediterraneo. Il lavoro è completato da un glossario di 173 voci, da un indice di tutti i nomi dei taxa citati nel testo e da una errata corrige al precedente lavoro sulle Rhodymeniophycidae di Cormaci et al. (2020).
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Slaby, Jan. "Appunti per una critica delle neuroscienze". COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, n.º 20 (diciembre de 2010): 105–26. http://dx.doi.org/10.3280/cost2010-020008.

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Questo studio introduce le motivazioni e l'idea sottese al varo recente di un'iniziativa interdisciplinare dal titolo Neuroscienza Critica. (www.criticalneuroscience. org). Si tratta di un approccio che si sforza di capire, spiegare, contestualizzare e - qualora chiamata farlo - criticare, gli sviluppi attuali nel campo nelle neuroscienze e in quei settori sociali in cui tali sviluppi si applicano, allo scopo di creare le competenze necessarie a trattare responsabilmente le nuove sfide e interessi emergenti in materia di scienze del cervello. Neuroscienza critica si rivolge agli studiosi di discipline umanistiche cosě come (e non si tratta di figure di minore importanza) a coloro che svolgono una pratica in campo neuroscientifico, a chi si occupa di polizze di assicurazione, e a coloro che operano nel settore pubblico in senso lato. La neuroscienza suscita davvero effetti a largo raggio, oppure stiamo collettivamente sovrastimando il suo impatto, a spese di altri importanti vettori di mutamento sociale e culturale? Quali sono i canali e i tramiti grazie ai quali le neuroscienze interagiscono con le idee correnti in tema di personalitŕ, identitŕ e benessere? Inoltre, cosa altrettanto importante, Neuroscienza critica si sforza di rendere i risultati di tali valutazioni, rilevanti per la pratica scientifica stessa. Essa aspira a motivare i neuro scienziati, a lasciarsi coinvolgere nell'analisi dei fattori contestuali, delle traiettorie storiche, delle difficoltŕ concettuali e delle conseguenze potenziali in connessione con il lavoro empirico. Questo studio comincia ad abbozzare un fondamento filosofico che sostenga il progetto di delineare esempi d'interazione che hanno luogo fra neuroscienze e contesto sociale e culturale nel quale esse sono inserite, esponendo alcune delle assunzioni e dei modelli interpretativi che sottostanno agli approcci dominanti. Un recente lavoro antropologico verrŕ discusso, al fine di porre i profani nelle condizioni di capire il senso di interazioni de facto interno al sapere neuroscientifico, le sue proiezioni future, nonché la propria auto comprensione. Questo puň costituire un primo passo verso una fenomenologia di quella "allure seducente" che le neuroscienze stanno esercitando sia sul mondo accademico sia nell'immaginazione popolare.
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Franco-Cuervo, Beatriz y Javier Andrés Flórez. "La partecipazione elettorale in America Latina ed il caso dei dipartimenti della Colombia". Quaderni dell Osservatorio elettorale QOE - IJES 63, n.º 1 (30 de junio de 2010): 77–102. http://dx.doi.org/10.36253/qoe-9726.

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La partecipazione elettorale in Colombia è sempre stata oggetto di discussione, sia da parte degli esperti che della classe politica, se non altro perché è stata storicamente bassa, tanto più se comparata con quella degli altri sistemi latino-americani. Si è cercato quindi di continuo di trovare spiegazioni a questo fenomeno, anche dando vita ad intense polemiche, per intendere le motivazioni o le cause dello scarso entusiasmo degli elettori colombiani per la democrazia elettorale. Gli studi tuttavia si sono incentrati sulla ricerca di un approccio a livello nazionale, trascurando il livello regionale e quello dipartimentale. Il che ha rappresentato un evidente limite per intendere la partecipazione elettorale in Colombia. Parrebbe ovvio supporre che il comportamento dell’intero paese si ripeta in misura quasi identica al livello delle regioni e dei dipartimenti. Questa supposizione, però, non può reggere, se non viene verificata empiricamente scendendo a livello delle singole realtà territoriali. Perseguendo questo obiettivo, il lavoro che segue si divide in due parti. Nella prima il caso colombiano viene collocato in una prospettiva comparata con riferimento sia alla legislazione elettorale che ai dati statistici degli altri paesi latino-americani. Nella seconda parte si prendono in considerazione gli indici di partecipazione di ciascun dipartimento della Colombia nelle elezioni del Senato dall’anno 1974, il che dovrebbe servire come punto di riferimento per ulteriori analisi e come contributo allo studio delle elezioni e della partecipazione elettorale nel paese.
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Venetz, Gabriela. "Il catalano nella Corte Aragonese a Napoli riflesso in documenti bilingui della cancelleria di Ferrante. Uno studio storico-sociale". SCRIPTA. Revista Internacional de Literatura i Cultura Medieval i Moderna 1, n.º 1 (17 de junio de 2013): 37. http://dx.doi.org/10.7203/scripta.1.2577.

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Riassunto: Nel presente lavoro viene analizzato il fenomeno del code switching in una prospettiva storico-sociale. In particolare, focalizzeremo la nostra attenzione su cinque lettere bilingui del Codice Aragonese (1458-1460), un registro cancelleresco della corte aragonese a Napoli, in cui si passa dal catalano o dal castigliano al napoletano e viceversa. Analizzando il contesto storico e sociale nel quale le lettere sono state scritte, proveremo a trarre delle conclusioni sulle motivazioni per cui si è realizzato il rispettivo cambio di codice linguistico. Nello stesso modo cercheremo di spiegare la tendenza di esprimersi in catalano in situazioni emozionali o di tensione politica, ma anche in contesti personali, per creare un’atmosfera di prossimità o di intimità.Parole chiave: Catalano, Napoletano, Sociolinguistica, Corte aragonese, Bilinguismo, Code switchingAbstract: This article is devoted to the phenomenon of code switching, related to a sociohistorical perspective. Particularly, we focuse on five bilingual documents of the Codice Aragonese, a codex from the chancellery of the Aragonese Crown at Naples in the 15th century. We analyze the historical and social context in which the letters have been written, in order to outline the motivation to change the linguistic code, this is, from the Catalan or Castilian language to the Neapolitan one, or vice versa. At the same time, we like to demonstrate the tendency of writing in Catalan in emotional situations or under strong political tension, but also in familiary contexts to create proximity and intimacy.Keywords: Catalan, Neapolitan, sociolinguistics, Catalan-Aragonese Crown, Bilingualism, Code switching
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Bompiani, Adriano. "Caratteristiche delle comunità terapeutiche e norme per il corretto comportamento degli operatori". Medicina e Morale 43, n.º 2 (30 de abril de 1994): 231–72. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1994.1020.

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L'importanza crescente delle comunità terapeutiche (CT) nella lotta alla tossicodipendenza nell'ultimo decennio in vari paesi ha spinto l'Autore, nell'articolo, a riflettere sulle tipologie di CT nella individuazione di quei comportamenti corretti che devono vigere al loro interno. In Italia, infatti, pur essendo stato riconosciuto alle CT un ruolo di enti ausiliari delle strutture pubbliche deputate all'assistenza dei tossicodipendenti, non esiste tuttora una normativa che ne regolamenti la tipologia, l'ordinamento interno, le caratteristiche della gestione e le verifiche del funzionamento. Dopo avere brevemente tracciato la cronistoria delle CT per poi illustrarne le caratteristiche - senza dimenticare lo sviluppo dei Servizi pubblici per le tossicodipendenze {SERT) -, si argomenta sulle dimensioni ed i criteri operativi dell'attività psicoergoterapica che si svolge all'interno delle CT. Sul personale operante all'intemo delle CT l'Autore analizza le motivazioni e l'idea di comunità nel pensiero dei loro "fondatori". Vengono così individuate delle Linee comuni ai diversi metodi adottati nelle CT: !'"educazione alla vita"; la personalizzazione del programma di riabilitazione; il rifiuto di ogni imposizione e violenza; la condivisione delle responsabilità, anche attraverso il lavoro come strumento formativo della personalità. E' ancora aperto, invece, il problema della valutazione dei risultati ottenuti nelle CT. L'articolo si conclude con le linee-guida approvate nell'aprile 1993 dagli operatori di CT e SERT nel Comitato nazionale di coordinamento per l'azione antidroga in Italia. Pur non essendo vincolante, tale documento rappresenta uno sforzo di consapevolezza dei problemi in gioco ed un impegno morale degli operatori su validi principi etici nella lotta alla tossicodipendenza.
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Fantuzzi, Gianni. "L'uso della violenza come ricerca dell'impossibile. Ipotesi interpretative per un intervento psicoanalitico". GRUPPI, n.º 2 (octubre de 2010): 119–26. http://dx.doi.org/10.3280/gru2009-002013.

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Come ha sottolineato Renato de Polo: "Con la violenza ci si prefigge di conseguire degli obiettivi impossibili: ogni gruppo esige di affermare la propria purificazione assoluta attribuendo la colpa all'altro per mezzo della proiezione di tutto il male su di esso". Partendo da questo spunto, si sostiene l'ipotesi che il perpetuarsi del conflitto tra israeliani e palestinesi derivi, oltre che da motivazioni geo-politiche ed economiche, anche da cause psicologiche. L'attribuzione del male e della distruttivitŕ all'altra parte ha lo scopo di purificarsi e di liberarsi dal pericolo che il proprio potenziale maligno potrebbe danneggiare anche le persone amate. L'ulteriore riflessione che viene proposta in questo lavoro riguarda il fanatismo religioso: esso permette di affermare la prospettiva di pensiero secondo la quale se il colpevole č l'altro, viene in tal modo accordata la propria purificazione e assecondato il proprio ruolo di vittima, acquisendo il diritto di uccidere l'avversario in nome del Dio. Nella lotta contro i nemici, il gruppo esporta all'esterno la minaccia di morte e assume su di sé il potere di uccidere in nome della giustizia, diventando cosě una sorta di divinitŕ. Il gruppo costituisce infatti la fonte di un sogno fondamentale che dispensa l'illusione di trascendere il limite della morte individuale. In questo contesto, la psicoanalisi con il proprio setting, oltre alle concettualizzazioni relative all'inconscio, ai processi proiettivi e al transfert, puň offrire un contributo specifico alla comprensione di questo argomento, fornendo strumenti di modulazione e di regolazione nei conflitti tra i gruppi. Il presupposto per fruire di questo contributo č innanzitutto la destituzione dell'odio e del diritto di uccidere come giustificazione alle proprie rivendicazioni.
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Fontana, Margherita. "Educare alla scelta della scuola secondaria di secondo grado e orientare per preparare al futuro". International Journal of Developmental and Educational Psychology. Revista INFAD de Psicología. 1, n.º 1 (28 de abril de 2018): 165. http://dx.doi.org/10.17060/ijodaep.2018.n1.v1.1182.

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L’orientamento è un fattore strutturale di ogni processo formativo, realizzato lungo l’arco di tutta la vita; nella scuola si trovano gli spazi e le opportunità per formarsi e prepararsi alla scelta di una professione futura. Naturalmente la scuola deve acquisire la consapevolezza di ciò, tuttavia in questi anni, in cui le riforme scolastiche si sono succedute, è cresciuta la necessità di far acquisire all’orientamento il compito educativo che mette al centro l’interesse degli studenti e delle studentesse e la maturazione della loro personalità (Del Core, 2008). L’orientamento scolastico deve indirizzare gli alunni ad esplorare ed acquisire elementi fondamentali per iniziare la costruzione di una propria identità, partendo dalle competenze acquisite. Fondamentale diventa l’aiuto a riconoscere le competenze possedute, non solo per sostenere la motivazione ma anche per individuare e definire le scelte formative e di lavoro.È utile nel processo di orientamento, in particolare nella verifica della scelta fatta, riflettere sulle interconnessioni tra caratteristiche personali, specificità del percorso scolastico e caratteristiche delle figure professionali collegate. “Uno dei principali obiettivi della scuola è fornire agli studenti gli strumenti intellettivi, le convinzioni e le abilità auto-regolatorie che servono loro per autoistruirsi tutta la vita”. Imparare ad autogestirsi in situazioni diverse e anche dopo la scuola è il punto di forza che aiuterà gli adolescenti ad essere autonomi e ad “arrivare fino in fondo” (Bandura, 2012, p. 24).
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La Rocca, Eugenio. "Il tempio dei divi Traiano e Plotina, l’arco partico e l’ingresso settentrionale al foro di Traiano: un riesame critico delle scoperte archeologiche". Veleia, n.º 35 (27 de noviembre de 2018): 57. http://dx.doi.org/10.1387/veleia.19540.

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Riassunto: Del templum divi Traiani abbiamo sicure attestazioni dalle fonti le quali, tuttavia, non chiariscono quale fosse la morfologia dell’edificio né quale fosse la sua effettiva ubicazione, che sappiamo, comunque, connessa con la colonna di Traiano. I recenti scavi eseguiti nelle fondazioni del palazzo Valentini non hanno risolto il problema. La riproposizione di un edificio templare di ordine gigantesco, con 8 × 10 (o 9) colonne di granito egiziano di 50 piedi di altezza, continua a basarsi sulla ricostruzione ipotetica dell’area a settentrione del foro di Traiano codificata da Guglielmo Gatti (sulla base di appunti del nonno Giuseppe) e da Italo Gismondi. In realtà, le indagini finora compiute non lo consentono. Inoltre, le soluzioni finora proposte non tengono conto dell’arco partico di Traiano, la cui collocazione all’ingresso meridionale del foro di Traiano, come suggerito da Rodolfo Lanciani e da Italo Gismondi, non può più essere sostenuta. È verosimile che l’arco, i cui lavori, avviati nel maggio del 116 d.C. erano ancora in corso al momento della morte di Traiano, il 7 agosto del 117 d.C., fosse invece all’ingresso principale del foro, il settentrionale, in un’area interessata da interventi edilizi di Adriano, di cui ci sfuggono, purtroppo, l’entità e le motivazioni. La presenza obbligatoria dell’arco partico nella zona parzialmente occupata dal templum divi Traiani, almeno secondo le più recenti proposte di ricostruzione, costringe a rivedere su basi differenti l’assetto adrianeo dell’area del foro di Traiano a nord della colonna coclide.Parole chiave: Traiano, topografia romana, architettura romana.
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Visceglia, Maria Antonietta. "Claudio Donati storico della nobiltÀ". SOCIETÀ E STORIA, n.º 129 (diciembre de 2010): 563–83. http://dx.doi.org/10.3280/ss2010-129007.

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Questo contributo si propone di tracciare un profilo di Claudio Donati storico della nobiltÀ, gettando luce sulla coerenza del suo percorso di ricerca, esaminando le motivazioni, le letture e gli obiettivi che lo hanno portato ad indagare questo ambito di ricerca. Lo studio delle relazioni tra il potente vescovo-principe di Trento, legato alla corte degli Asburgo, ma eletto dal Capitolo (a sua volta composto da canonici tedeschi e di nazione "italiana"), le élites urbane e la nobiltÀ feudale fu un'occasione per mettere a fuoco, nel contesto di quella particolare area di confine che fu il Trentino d'antico regime, le relazioni esistenti tra "ecclesiastici e laici" e generň in lui un perdurante interesse per lo studio delle stratificazioni del mondo nobiliare nell'etÀ moderna. All'inizio degli anni settanta Donati intraprese un esteso lavoro di ricerca sui trattati nobiliari, dalle loro origini medievali fino al XVIII secolo, senza trascurare i protagonisti minori di quel dibattito e adottando un approccio rigorosamente comparativo con gli studi di Brunner, Stone, Huppert, Stuart Woolf, Zenobi, Brizzi, Fasano Guarini... Ne č risultato un ricco affresco delle ideologie nobiliari, capace di comprendere la dialettica tra differenti modi di intendere la nobiltÀ - centrata sulla relazione tra virtů o decadenza - ma anche l'evoluzione dei valori nobiliari che durante l'etÀ dei lumi dovettero venire a patti con altri quali ricchezza, spirito di servizio, appartenenza nazionale. L'idea di nobiltÀ, pubblicato da Laterza nel 1988, č rimasto una contributo seminale nella storiografia italiana, ma Donati non č rimasto ancorato a quell'approccio: in molti dei suoi successivi studi, tramite nuove incursioni archivistiche, Donati non a mai smesso di problematizzare il composito mondo della nobiltÀ italiana, ricostruendo il profilo degli attori sociali senza rinunciare a ricondurli alle varie situazioni istituzionali e alle concrete strutture statuali, militari ed ecclesiastiche d'antico regime in cui si trovarono ad agire.
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Carbonari, L., F. Galli y L. Tazza. "Team dell'accesso vascolare: modelli organizzativi". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, n.º 1 (24 de enero de 2018): 2–8. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1105.

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Il nefrologo, che si confronta con tutti i problemi inerenti all'insufficienza renale, è anche da sempre principale gestore della terapia emodialitica. Per tale motivo tocca al nefrologo, in prima istanza, occuparsi dell'accesso vascolare disponendone l'allestimento, la sorveglianza e la manutenzione a garanzia della possibilità di effettuare il trattamento sostitutivo. Rispetto a quanto avviene in altri paesi, in Italia l'attività dell'accesso non è ad oggi standardizzata né strutturata; ciascun centro dialisi si organizza in funzione delle capacità dei nefrologi ivi operanti e delle collaborazioni di altri specialisti presenti nell'ospedale, spesso senza un percorso strutturato e con modalità di intervento per lo più fondate sulla disponibilità personale e sul volontarismo. Partendo dalla storia dell'accesso vascolare in Italia, abbiamo individuato tre tipologie organizzative che correlano, da un lato, con il contesto storico in cui sono sorte e, dall'altro, con il progresso, in termini di dispositivi medici e competenze specialistiche, che ha via via modificato i comportamenti. Il modello organizzativo “primordiale” vede il nefrologo confezionare e correggere personalmente gli accessi disponibili in quell'epoca. Nel modello polispecialistico, che nasce successivamente, il nefrologo inizia a delegare ad alti specialisti, più competenti sul versante tecnico, singole fasi del lavoro; resta colui che inizia il percorso e detta i tempi ma perde, talora, il controllo della gestione complessiva. Nel modello strutturale integrato, ideale ma non ancora integralmente realizzabile, il chirurgo dedicato all'accesso dialitico ed il radiologo interventista interagiscono da vicino con il nefrologo, che funge da regista, coordinatore e amministratore di tutto il processo di gestione dell'accesso vascolare. La formazione culturale specifica e necessaria e la conoscenza del programma terapeutico complessivo sono condivise dal team dell'accesso. In tale modello integrato dovrebbero essere trovate soluzioni perché anche la responsabilità professionale ed il rimborso amministrativo risultino bene “integrate” tra i vari specialisti ed operatori sanitari che partecipano all'attività. Il rimborso a D.R.G. com'è attualmente regolato presenta incongruenze e può produrre effetti contrari alla migliore cura del paziente. Le Aziende ospedaliere attualmente non riservano all'accesso vascolare, parte irrinunciabile della terapia dialitica, l'attenzione necessaria e non comprendono come una corretta gestione del problema, fondata su percorsi organizzati, migliori la qualità di vita del paziente e contenga il costo assistenziale della dialisi. La gestione complessiva dell'accesso vascolare dialitico non può più fondarsi, attualmente, solo sulla “buona volontà” del nefrologo dializzatore, ma richiede regole strutturali. Pertanto andrebbero definite le motivazioni professionali mediante l'attribuzione di precisi compiti, con lo scopo di meglio identificare e minimizzare il “rischio organizzativo”. L'individuazione di meccanismi economico-organizzativi-normativi che privilegino anzitutto l'ottenimento del risultato e, a seguire, che premino il lavoro di tutta la squadra che l'ha generato è la condizione prima per creare il modello integrato. è più che mai tempo che l'accesso vascolare entri a pieno titolo nel sistema qualità della dialisi e per farlo, a nostro avviso, il modello organizzativo integrato è l'unica soluzione possibile.
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Ignazi, Piero. "LA CULTURA POLITICA DEL MOVIMENTO SOCIALE ITALIANO". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, n.º 3 (diciembre de 1989): 431–65. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200008650.

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IntroduzioneIl mondo politico-culturale della destra italiana del dopoguerra è stato trascurato, per lungo tempo, dalla comunità scientifica. A parte il pionieristico lavoro di Giorgio Galli, risalente alla metà degli anni settanta, è soltanto con l'inizio di questo decennio che si sviluppa una seria linea di ricerca su alcune componenti della destra italiana. In particolare, per motivi diversi, vengono privilegiati due versanti: la Nuova Destra e l'area radicale e terrorista. L'attenzione dedicata a questi due fenomeni non è casuale ma trova spiegazione nel fatto che essi costituiscono una sorta di “novità” rispetto al filone centrale del neofascismo: da un lato, la Nuova Destra, emersa alla fine degli anni settanta sulla scia dellaNouvelle Droitefrancese, rappresenta il contributo intellettualmente piò originale e articolato di riflessione e rielaborazione delle coordinate ideologiche e politiche della destra; dall'altro, l'area radicale e terrorista costituisce per la sua intrinseca drammaticità un forte stimolo all'approfondimento delle motivazioni, del costrutto ideologico e delle articolazioni organizzative. Gli studi condotti negli anni ottanta su queste due aree forniscono importanti tasselli alla ricostruzione o alla comprensione dellaWeltanschauungdi destra. Tuttavia è rimasto escluso da questo risveglio di interesse l'espressione piò solida e corposa della destra italiana, vale a dire il Movimento Sociale Italiano.Va subito precisato, infatti, che il MSI, i movimenti di destra radicale (DR) e la Nuova Destra (ND) pur essendo contigui, si differenziano percomplessità organizzativa, strategia politicaereferenti culturali.Per quanto riguarda la complessità organizzativa, essa è:— elevata nel MSI: il partito si struttura secondo il classico modello duvergeriano del «partito di massa» e, tra l'altro, inquadra centinaia di migliaia di iscritti;— ridotta nelle formazioni della DR: i vari gruppi si strutturano o come piccole sette (i movimenti golpisti e terroristi) o come «comitati» (i movimenti di contromobilitazione moderata e reazionaria degli anni settanta);— molto bassa nella ND: essa mantiene uno stadio fluido di movimento culturale legato ad iniziative editoriali.In merito alla strategia politica, essa si articola in tre posizioni distinte:— alternativa al regime ma accettazione (e pratica) delle regole democratiche per il MSI;— abbattimento immediato e violento del sistema e rifiuto dei meccanismi democratici per la DR;— estraneità rispetto al sistema e superamento degli istituti liberaldemocratici attraverso un processo «metapolitico» di egemonizzazione culturale e di ridefinizione delle coordinate ideologiche («al di là della destra e della sinistra») per la ND.Per quanto attiene, infine, ai referenti culturali si può affermare che, nonostante tutte le componenti attingano ad un medesimo serbatoio, esse si differenziano:a)per la diversa considerazione del contributo evoliano — superficiale-strumentale nel MSI («doveroso» omaggio ad uno dei pochissimi pensatori forti della destra ma sostanziale ininfluenza dei suoi contributi), esegetico-esistenziale nella DR («il mondo delle rovine», «rapolitia», «l'uomo differenziato», «lo spirito legionario», ecc.), marginale nella ND dove viene ridimensionato per la sua impostazione anti-moderna («il mito incapacitante»);b)per l'assenza nella DR e nella ND di alcuni cardini della cultura politica missina come il pensiero giuridico (Rocco e Costamagna) e filosofico (Gentile e Spirito) fascista.Anche se la delimitazione dei confini di queste tre componenti, è stata, in certi periodi e per certi gruppi, alquanto incerta, soprattutto perché il MSI ha rappresentato sempre ilprimum mobiledi tutta Tarea di destra (di qui i frequenti passaggi di confine tra partito e organizzazioni esterne di variroutiersdella destra), esse vanno tenute adeguatamente distinte.Ciò premesso, in questo lavoro intendiamo occuparci esclusivamente del soggetto rimasto finora più in ombra, il Movimento Sociale Italiano. Più in particolare, ci soffermeremo sui tratti salienti della «cultura politica» di questo partito quale emerge, in primo luogo, dalla pubblicistica interna e dai documenti ufficiali (e quindi l'immagine che il partito proietta — e/o intende proiettare — all'esterno) e, in secondo luogo, dalle risposte ad una serie di domande di atteggiamento fornite da un campione significativo di quadri intermedi del MSI.
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Lannutti, Vittorio. "BeFriend: un'occasione per scoprire il valore della relazione e del contatto con l'altro". WELFARE E ERGONOMIA, n.º 1 (junio de 2020): 91–100. http://dx.doi.org/10.3280/we2020-001009.

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L'esperienza pratica proposta riporta i principali risultati del progetto BeFriend, svolto in due scuole medie di secondo grado della provincia di Ascoli Piceno negli anni scolastici 2017/2018 e 2018/2019. BeFriend ha affrontato il problema della povertà educativa da un punto di vista relazionale e socio-affettivo utilizzando lo strumento del peer mentoring, inteso come modello psicopedagogico e best practice che pone al centro la relazione di sostegno che si instaura tra un giovane, che vive situazioni problematiche durante il suo percorso di cre-scita, il mentee, e un giovane, il mentor, che ha lo scopo di aiutare il mentee a individuare le proprie potenzialità valorizzandole in modo sano e funzionale. Il progetto è stato diviso in due step. Nel primo 120 studenti frequentanti il triennio delle due scuole sono stati formati al mentoring, attraverso gli strumenti del Gestalt counseling e della sociologia delle migrazioni. Nel secondo step i 120 studenti formati, divenuti mentor hanno lavorato con 120 studenti del biennio, i mentee (scelti in base a difficoltà emotive e a rischio di drop-out), sotto la supervisione e con la sollecitazione di educatori e formatori all'interno di attività laboratoriali volte sia ad affrontare e a discutere in gruppo e a coppie le fragilità e le difficoltà relazionali vissute dai mentee, sia per acquisire gli strumenti per un uso consapevole, critico e creativo dei media, sia per affrontare le questioni inerenti i pregiudizi, e le principali motivazioni delle migrazioni. L'obiettivo del progetto è stato raggiunto, come dimostrato sia dagli spot sulla lotta e la pre-venzione al bullismo/cyberbullismo e al razzismo, realizzati durante uno dei laboratori sia dalle risposte fornite nei questionari sottoposti agli studenti alla conclusione del progetto, i cui aspetti più rilevanti sono stati: il superamento della fase infantile dell'egocentrismo, un aumento della fiducia negli altri e dell'autostima, una maggiore tendenza all'ascolto e all'empatia e la disponibilità a mettersi in gioco e a rischiare nella relazione con l'altro sco-nosciuto.
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Mastronardi, Vincenzo y Giovanni Neri. "Serial murders: criminological profiles". Rivista di Psicopatologia Forense, Medicina Legale, Criminologia 22, n.º 1-2-3 (27 de diciembre de 2017): 22–26. http://dx.doi.org/10.4081/psyco.2017.9.

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The present work embraces multiple aspects related to the theme of serial murder, which is essentially addressed by a criminological and personological perspective. Attention will be focused first on the serial killer figure, which will analyze both the intrapsychic peculiarities and the most intrinsic motivations behind the homicidal action as well as the more technical and specific aspects of the modus operandi and the signature that convey this kind of offenders. At the same time, a victimological overview will be developed, focusing on the preferential victims in this delinquent mode. The article will also highlight a categorization of serial killings based on the motive, as well as different classifications of the major types of serial killers identified by multiple authors. Finally, criminal profiling will be analyzed, deepening the role of the profiler in investigations and outlining the presumed personality of the offender, thus circumscribing the field of potential investigators with particular reference to US reality. ---------- Il lavoro qui presentato abbraccia molteplici aspetti relativi al tema dell’omicidio seriale, che viene essenzialmente affrontato da una prospettiva criminologica e personologica. L’attenzione, infatti, si concentrerà inizialmente sulla figura del serial killer, di cui saranno analizzate sia le peculiarità intrapsichiche sia le motivazioni più intrinseche alla base dell’azione omicidiaria, nonché gli aspetti più tecnici e specifici quali il modus operandi e la firma, che connotano questo tipo di autori di reato. Parallelamente verrà sviluppata una panoramica vittimologica, con focus sulle vittime preferenziali in questa modalità delittuosa. L’articolo porterà inoltre alla luce sia una categorizzazione degli omicidi seriali in base al movente, sia diverse classificazioni dei principali tipi di serial killer individuati da più autori. Infine si parlerà di criminal profiling, e sarà approfondito il ruolo che il profiler assume nelle indagini, delineando la presumibile personalità del reo, e circoscrivendo così il campo dei potenziali indagati, con particolare riferimento alla realtà statunitense. ---------- El trabajo presentado aquí abarca múltiples aspectos relacionados con el tema del asesinato en serie, que se aborda esencialmente desde una perspectiva criminológica y personológica. De hecho, la atención se centrará en la figura del asesino en serie, que analizará las peculiaridades intrapsíquicas y los motivos más intrínsecos de la acción homicida, así como aspectos más técnicos y específicos, como el modus operandi y la firma, que transmiten este tipo de delincuentes. Al mismo tiempo, se desarrollará un panorama vistimológico centrado en las víctimas preferenciales en este modo delincuente. El artículo también destacará una categorización de asesinatos en serie basados en el motivo, así como varias clasificaciones de los principales tipos de asesinos en serie identificados por múltiples autores. Finalmente, se tratará sobre la caracterización delictiva, y se profundizará el papel que el perfilador tomará en la investigación, delineando la presunta personalidad del delincuente y circunscribiendo así el campo de investigadores potenciales, con referencia particular a la realidad estadounidense.
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"MOTIVAZIONE INTEGRATIVA E STRUMENTALE NELL’APPRENDIMENTO DELL’ITALIANO (Versione corretta)". Studia Polensia 03, n.º 03 (15 de abril de 2015). http://dx.doi.org/10.32728/studpol/2014.03.03.03_errata_corrige.

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Nell’area della motivazione all’apprendimento della lingua seconda il modello socio-educativo di Gardner (1985) introduce i concetti di motivazione integrativa e motivazione strumentale. In base a tale modello la motivazione è connessa in modo positivo con il successo nell’apprendimento della L2; gli alunni con una motivazione integrativa più alta hanno più successo poiché attivi; la motivazione integrativa si considera quale causa, mentre il successo, la sua conseguenza. Il presente lavoro valuta il funzionamento del modello di Gardner nel territorio Istriano. Hanno preso parte alla ricerca 452 alunni dalla quinta all’ottava classe delle scuole elementari croate che studiano l’italiano come L2. Usando l’Attitude Motivation Test Battery è stata rilevata una motivazione strumentale più alta rispetto a quella integrativa, ed inoltre sono state identificate correlazioni positive tra il successo nell’apprendimento ed i due tipi di motivazione. I risultati confermano alcune delle ipotesi principali del modello di Gardner nell’apprendimento dell’italiano L2.
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"MOTIVAZIONE INTEGRATIVA E STRUMENTALE NELL’APPRENDIMENTO DELL’ITALIANO". Studia Polensia 03, n.º 03 (15 de abril de 2015): 39–50. http://dx.doi.org/10.32728/studpol/2014.03.03.03.

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ATTENZIONE! Consultare la versione aggiornata dell'articolo: https://hrcak.srce.hr/139621 Nell’area della motivazione all’apprendimento della lingua seconda il modello socio-educativo di Gardner (1985) introduce i concetti di motivazione integrativa e motivazione strumentale. In base a tale modello la motivazione è connessa in modo positivo con il successo nell’apprendimento della L2; gli alunni con una motivazione integrativa più alta hanno più successo poiché attivi; la motivazione integrativa si considera quale causa, mentre il successo, la sua conseguenza. Il presente lavoro valuta il funzionamento del modello di Gardner nel territorio Istriano. Hanno preso parte alla ricerca 452 alunni dalla quinta all’ottava classe delle scuole elementari croate che studiano l’italiano come L2. Usando l’Attitude Motivation Test Battery è stata rilevata una motivazione strumentale più alta rispetto a quella integrativa, ed inoltre sono state identificate correlazioni positive tra il successo nell’apprendimento ed i due tipi di motivazione. I risultati confermano alcune delle ipotesi principali del modello di Gardner nell’apprendimento dell’italiano L2.
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"Diritto italiano: Lavoro, previdenza e assistenza". DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, n.º 2 (julio de 2010): 193–205. http://dx.doi.org/10.3280/diri2010-002014.

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1. Corte di Cassazione 26.3.2010 n. 7380 - prestazione lavorativa straniero irregolarmente soggiornante - applicabilità art. 2126 c.c. - l'obbligazione contributiva consegue automaticamente all'obbligazione retributiva2. Tribunale di Monza 28.10.2009 - licenziamento di lavoratore extracomunitario - inefficacia per carenza di motivazione - liquidazione del risarcimento anche in relazione al rischio di perdita del permesso di soggiorno causata dalla disoccupazione3. Tribunale di Ravenna 18.11.2009 - diniego indennità di frequenza per mancanza di carta di soggiorno - illegittimità per contrasto con i principi già enunciati dalla Corte costituzionale - intervenuta abrogazione art. 80 co. 19 l. 388/2000 a seguito ratifica Conv. ONU sulla disabilità 13.12.2006
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"Diritto italiano: Soggiorno". DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, n.º 3 (septiembre de 2009): 223–32. http://dx.doi.org/10.3280/diri2009-003017.

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Resumen
Soggiorno1. Consiglio di Stato 8.8.2008 n. 3902 - estinzione del reato a seguito di sentenza di patteggiamento per decorso del quinquennio - equivalenza alla riabilitazione - estinzione della condanna ostativa alla regolarizzazione2. Consiglio di Stato 17.2.2009 n. 896 - presupposti legittimanti il diniego del permesso di soggiorno e il permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo - irrilevanza della condanna per commercio di prodotti con segni contraffatti per il rilascio della ex carta di soggiorno3. Consiglio di Stato 6.3.2009 n. 1340 - sentenza di patteggiamento per stupefacenti anteriore alla Bossi-Fini e al rilascio del primo permesso di soggiorno - illegittimitŕ del diniego di rinnovo del permesso di soggiorno in assenza di altre valutazioni di pericolositŕ sociale4. Consiglio di Stato 29.4.2009 n. 2683 - condanne per violazione dei diritti d'autore - risalenza nel tempo delle condanne - mancata motivazione circa l'attualitŕ della provenienza illecita dei mezzi di sostentamento - illegittimitŕ del rifiuto del permesso di soggiorno per lavoro autonomo5. Tribunale amministrativo regionale Piemonte 7.2.2009 n. 370 - permesso CE per soggiornanti di lungo periodo - diniego di rilascio per mancata produzione di documentazione fiscale relativa all'anno in corso (2008) - omessa valutazione delle dichiarazioni dei redditi degli anni precedenti - illegittimitŕ - esclusione del potere discrezionale di operare prognosi reddituali
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