Literatura académica sobre el tema "Monitoraggio della guarigione delle ferite"

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Artículos de revistas sobre el tema "Monitoraggio della guarigione delle ferite"

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Biroli, F., F. De Gonda, L. Torcello, D. Prosetti, O. Manara y V. Cassinari. "Fratture del dente dell'epistrofeo". Rivista di Neuroradiologia 2, n.º 3 (octubre de 1989): 273–78. http://dx.doi.org/10.1177/197140098900200309.

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Resumen
Le fratture del dente dell'epistrofeo rappresentano circa il 15% delle fratture del rachide cervicale. Vengono esaminati venti casi consecutivi osservati presso la Divisione di Neurochirurgia di Bergamo nel triennio 1984–1987: undici casi erano del secondo tipo di Anderson-D'Alonzo, e nove casi del terzo tipo. In diciassette casi la diagnosi fu tempestiva, mentre in tre la frattura fu misconosciuta e trattata tardivamente. Nel primo gruppo, dopo aver costantemente ottenuto una buona riduzione della frattura, il trattamento iniziale è stato sempre l'applicazione di un presidio di Halo, sotto controllo scopico. II periodo medio di applicazione è stato di 115 giorni. L'unica complicazione osservata è stata il frequente allentamento delle viti del cerchio, talora con flogosi localizzate in relazione al prolungato mantenimento dell'anello. Nel secondo gruppo di pazienti, in cui è sempre stata constatata l'assenza di un callo riparativo, il nostro atteggiamento è stato interventistico, praticando un'artrodesi per via posteriore seguita da applicazione di Halo. Il protocollo di monitoraggio prevede l'esecuzione mensile di radiogrammi standard nelle due proiezioni associati ad uno studio tomografico al fine di valutare la formazione del callo osseo e l'allineamento tra i monconi di frattura. Solo dopo l'osservazione di una soddisfacente riparazione ossea si procede alla rimozione dell'Halo ed all'esecuzione di radiogrammi nelle prove funzionali di estensione e flessione per confermare la stabilità dei monconi. I risultati sono stati complessivamente buoni. Nel primo gruppo tutte le fratture di terzo tipo sono guarite con formazione di callo osseo. Una sola frattura del secondo tipo non ha mostrato alcun fenomeno riparativo a tre mesi, per cui è stata sottoposta ad intervento chirurgico come già indicato, con successiva guarigione. Nel secondo gruppo abbiamo avuto un solo parziale insuccesso dovuto ad un'infezione della ferita chirurgica, guarita comunque per seconda intenzione. In conclusione, le fratture non significativamente dislocate o angolate, siano di secondo o di terzo tipo, meritano a parer nostro un primo approccio conservativo, avendo un'alta probabilità di guarigione. Se dislocate od angolate significativamente, può essere corretto proporre elettivamente la stabilizzazione chirurgica, the rimane comunque la scelta obbligata nei casi di mancata saldatura, di pseudoartrosi o di fratture inveterate. Nel primo caso il trattamento più efficace appare quello con Halo. L'intervento chirurgico è preferibilmente eseguito, secondo varie tecniche fra cui quella da not descritta, per via posteriore.
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Torresetti, Matteo, Giovanni Di Benedetto y Alessandro Scalise. "Esiste un'alternativa alla matrice dermica acellulare per la gestione delle ferite? Rivisitazione del ruolo di una medicazione bioattiva a base di collagene e acido ialuronico". Italian Journal of Wound Care 4, n.º 2 (26 de enero de 2021). http://dx.doi.org/10.4081/ijwc.2020.70.

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Resumen
La guarigione delle ferite è un processo complesso che coinvolge molte interazioni sinergiche tra diverse linee cellulari, citochine, enzimi e fattori di crescita. Negli ultimi anni sono stati introdotti diversi biomateriali e medicazioni bioattive che si ritiene svolgano un ruolo attivo nella guarigione delle ferite. Sia il collagene che l’Acido Ialuronico (AI) sono stati ampiamente adottati per la gestione delle ferite e la sua combinazione, utilizzata come medicazione bioattiva, è stata studiata. Abbiamo riportato la nostra esperienza clinica con una medicazione avanzata composta da AI più collagene eterologo di tipo I applicato su ferite acute e croniche di diversa eziologia in una coorte retrospettiva di 30 pazienti. Tutti i pazienti inclusi avevano ferite cutanee portate a guarigione completa per seconda intenzione, e tutte le ferite sono state trattate utilizzando Bionect Pad® (BP). Se necessario, alcuni casi sono stati gestiti con trattamenti combinati al fine di ottenere un’adeguata preparazione del letto della ferita prima dell’applicazione di BP. Trenta pazienti con età media di 60,2 anni sono stati trattati per ferite di diversa eziologia. La tipologia di ferite trattate includeva ulcere venose, ferite post-traumatiche, complicanze di ferite chirurgiche, lesioni da decubito, ustioni, ulcerazioni peristomali e ulcerazioni cutanee dopo radioterapia. Il tempo medio di guarigione è stato di 31 giorni (range: 21-76 giorni). Sulla base dei nostri risultati incoraggianti, riteniamo che tali medicazioni bioattive possano essere considerate un’alternativa utile e affidabile ad altri metodi di trattamento ben noti e consolidati, come le matrici dermiche acellulari o altre medicazioni avanzate, in casi selezionati.
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Pini, Paola. "Il microbiota cutaneo e le sue interazioni con l’ospite". Italian Journal of Wound Care 6, n.º 1 (28 de marzo de 2022). http://dx.doi.org/10.4081/ijwc.2022.85.

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Resumen
Se gli anni ‘60 dello scorso secolo sono stati la pietra miliare nell’ambito del wound healing con la dimostrazione che la guarigione delle lesioni avviene in ambiente umido, l’inizio del 21° secolo è stato testimone di un notevole incremento di pubblicazioni, studi, ricerche sul rapporto microbiota-cute, microbiota-ulcera cutanea e microbiota-wound healing. Il microbiota cutaneo, ovvero l’insieme di microorganismi che colonizza la pelle dell’ospite, è intimamente correlato con la salute e la malattia cutanea. Il dialogo costante e specifico tra la flora commensale e le cellule cutanee, entrambe dotate di elevata competenza immunologica e che regola l’omeostasi cutanea e promuove il ripristino della barriera danneggiata, è completamente sregolato nelle ferite croniche. Come noto la guarigione delle ulcere è un processo complesso e molto organizzato, strettamente controllato dai diversi tipi di cellule della pelle attraverso la secrezione di fattori di crescita, citochine e chemochine. L’interruzione di questo processo impedisce il corretto ripristino della barriera cutanea e di conseguenza la ferita non guarisce e si cronicizza. Le ferite offrono l’opportunità alla flora residente e a quella ambientale di entrare nei tessuti sottostanti e trovare le condizioni ottimali per la loro colonizzazione e la loro crescita. Durante il normale processo di wound healing l’interazione dei microrganismi commensali con le cellule cutanee partecipa attivamente alla modulazione della risposta immunitaria innata; al contrario si sospetta che i microrganismi patogeni svolgano un ruolo sostanziale nel ritardare la guarigione delle ferite. In questa review verranno sinteticamente descritte le caratteristiche della cute come organo immunitario, le sue interazioni con la flora commensale, opportunistica e patogena, sia in condizione di omeostasi che in presenza di lesioni cutanee e, infine, accennate ipotesi terapeutiche future straordinariamente interessanti.
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Vitale, Elsa, Lucia Rosa De Angelis y Francesco Germini. "Le tecniche e le soluzioni utilizzate nella detersione delle ulcere: una revisione della letteratura". Italian Journal of Wound Care 4, n.º 1 (24 de julio de 2020). http://dx.doi.org/10.4081/ijwc.2020.51.

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Resumen
L’ulcera è la perdita di continuità dell’epitelio, dell’epidermide o della mucosa causata dall’espulsione del tessuto necrotico infiammato. È l’espressione di processi degenerativi provocati da fenomeni infiammatori, infettivi, da disturbi circolatori o da danneggiamento tissutale per cause chimiche e fisiche. Il trattamento di una lesione cutanea cronica deve essere multidisciplinare e richiedere la collaborazione di numerosi specialisti, del personale infermieristico, del paziente e/o del nucleo familiare. Lo scopo della revisione è quello di verificare gli effetti della detersione sulle ferite considerando sia gli approcci adottati, sia le soluzioni utilizzate, valutando i relativi tassi di guarigione e di infezione delle ulcere. La ricerca della letteratura è stata eseguita nelle banche dati di Pubmed e Cochrane Library. Sono stati considerati studi clinici randomizzati e revisioni di letteratura dal 2003 al 2018. 276 lavori scientifici sono stati individuati. Di questi, sono 15 studi sono stati considerati potenzialmente eleggibili. Successivamente alla lettura completa di ciascun lavoro sono stati inclusi infine 6 articoli. La gestione delle ulcere coinvolge molte figure professionali esperte in wound care che dovrebbero collaborare tra loro per guarire le ferite. Specificamente la detersione viene considerata un intervento di routine che viene effettuato con soluzione fisiologica sterile attraverso il metodo del tamponamento, questo perché la letteratura non fornisce ricerche soddisfacenti nell’ambito dell’utilizzo dell’acqua di rubinetto.
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Cremonini, Valeria, Rosita Giuliani, Paolo Fusaroli y Ivan Rubbi. "Valutazione e monitoraggio delle ferite difficili con l'utilizzo della scala Bates-Jensen Assessment Tool: studio osservazionale". Esperienze Dermatologiche 19, n.º 1 (junio de 2017). http://dx.doi.org/10.23736/s1128-9155.17.00446-0.

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Ciriello, Marina y Mariaconsiglia Calabrese. "L’intervento fisioterapico nel paziente con piede diabetico". Journal of Advanced Health Care, 16 de septiembre de 2019. http://dx.doi.org/10.36017/jahc1909-006.

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Resumen
Il diabete mellito è oggi una delle più comuni malattie non trasmissibili in tutto il mondo. In molti paesi in via di sviluppo e di recente industrializzazione il numero di pazienti affetti cresce a ritmi vertiginosi. Tra le complicanze del diabete un ruolo sempre più rilevante assume la complicanza “piede diabetico”. È questa la complicanza che comporta per i diabetici il maggior numero di ricoveri ospedalieri, e per la quale i costi sono ingenti. Le ulcere del piede diabetico spesso si traducono in esiti gravemente avversi, come infezioni gravi, la necessità di ricovero in ospedale e amputazioni agli arti inferiori, che sono associati a una mortalità a 5 anni di circa il 50% La comparsa di un’ulcera in un paziente diabetico ne condiziona in maniera importante la qualità di vita ma anche la sopravvivenza Questa sindrome ha un decorso tipicamente subdolo ed asintomatico nelle sue fasi iniziali e l'insorgenza di sintomi conclamati è associata alla compromissione di funzionalità totale o parziale dell'area interessata. Appare quindi chiara l'importanza della prevenzione La Riabilitazione può avere un ruolo importante già nella prevenzione del piede diabetico. Studi recenti lo hanno suggerito che la fisioterapia può essere utile in pazienti con diabete e predisposizione a ulcera del piede L’esercizio influenza positivamente i fattori associati alla polineuropatia diabetica, promuovendo la funzione micro vascolare, riducendo lo stress ossidativo e provocando un aumento dei fattori neurotrofici. Gli effetti positivi dell’esercizio terapeutico sono connessi al miglioramento della funzione endoteliale e alla diminuzione della risposta infiammatoria, oltre al miglioramento del metabolismo e della forza dei muscoli scheletrici Ma l’esercizio terapeutico è utile anche nei pazienti con ulcera, anche grazie all'aumento del flusso di sangue nella regione del piede, con conseguente miglioramento della guarigione delle ferite Tra i tanti approcci riabilitativi, l’approccio neurocognitivo si propone di favorire il recupero della adattabilità del piede e della capacità di raccogliere informazioni indispensabili per l’organizzazione del movimento, nelle varie condizioni di interazione corpo-suolo Essendo quindi evidente l’utilità dell’intervento fisioterapico nella prevenzione nei pazienti a rischio di piede diabetico e nell’intervento terapeutico rivolto ai pazienti con piede diabetico, i PDTA- Percorsi Diagnostico-Terapeutici Assistenziali per questi pazienti dovrebbero prevedere un piano assistenziale che includa l’intervento riabilitativo, inserendo nel team, accanto alle altre figure previste anche il fisioterapista.
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Giacinto, Francesco, Elisabetta Giacinto, Mario Giacinto, Filomena Casciani y Domenica Ciuffoletti. "Applicazione della sulfadiazina argentica 1% in crema per il trattamento e la prevenzione delle infezioni nelle ulcere croniche degli arti inferiori/Use of silver sulfadiazine 1% cream for the treatment and prevention of infected chronic leg ulcers". Italian Journal of Wound Care 3, n.º 2 (27 de junio de 2019). http://dx.doi.org/10.4081/ijwc.2019.49.

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Resumen
Il trattamento delle lesioni cutanee è complesso per la varietà delle eziologie, della presentazione della ferita, del decorso e delle elevate comorbidità associate. La risoluzione di un’eventuale infezione, che rappresenta la condizione indispensabile per la successiva guarigione della lesione, è da considerarsi l’obiettivo primario di qualsiasi intervento. Numerose sono le evidenze presenti in letteratura che attestano la superiorità di un trattamento antibiotico topico rispetto a una terapia antibiotica sistemica in presenza di una ferita infetta. È stato evidenziato come la sulfadiazina argentica 1% crema (SSD Ag 1%), un antibiotico chemioterapico topico, sia efficace nella prevenzione e cura delle lesioni cutanee acute e croniche infette e/o suscettibili di superinfezioni. Lo scopo di questo studio è quello di verificare l’efficacia della SSD nel migliorare la qualità di vita di pazienti affetti da lesioni. La ricerca è stata condotta presso l’Ambulatorio sperimentale di Vulnologia nel CAPT di Praia a Mare (ASP Cosenza, Italia); ha coinvolto 86 pazienti nell’arco di 4 mesi, trattati in parte in ambulatorio ed in parte in assistenza domiciliare, con età media di 69,6 anni, per la profilassi (50/86, 58%) o per il trattamento (36/86, 42%) di ulcere interessanti principalmente gli arti inferiori. I risultati ottenuti dall’utilizzo della SSD Ag 1% hanno evidenziato che, nei pazienti in cui il prodotto è stato applicato come trattamento, la percezione del dolore è diminuita in 18 su 24 pazienti, con un’aumentata qualità di vita valutata attraverso la Visual Analogue Scale-Quality of Life Scale. L’efficacia della SSD Ag 1% è stata dimostrata dai 23 casi di guarigione in 12 settimane e dai 5 casi in 4 settimane e dai 10 casi di risoluzione della sola infezione. La SSD Ag% si dimostra essere un ottimo prodotto sia per la profilassi (per prevenire l’insorgenza dell’infezione nelle ulcere a rischio) che per il trattamento dell’infezione delle ferite, coniugando efficacia e tollerabilità. Treating skin lesions is complex due to the variety of aetiologies, the presentation of the wound, the course of the injury and the high number of associated comorbidities. The main aim of any treatment is to resolve any infection, as this is the essential condition for the lesion to subsequently heal. There is a lot of evidence in literature that a topical antibiotic treatment is better than a systemic antibiotic therapy for infected wounds. Silver sulfadiazine 1% cream (SSD Ag 1%), a topical chemotherapy antibiotic, has been proved to be effective for the prevention and cure of acute and chronic skin lesions that are infected or susceptible to superinfection. The purpose of this study is to confirm the efficacy of SSD Ag 1%in improving the quality of life of patients with lesions. The study was conducted at the Experimental Wound Treatment Outpatients Department of the Praia a Mare Local Healthcare Centre (Cosenza Health Authority, Italy); it involved 86 patients during a 4-month period, some of whom were treated in the outpatients department and some at home, with an average age of 69.6, for prophylaxis (50/86, 58%) or to treat ulcers, primarily leg ulcers (36/86, 42%). The results of using SSD Ag 1% cream showed that for patients on whom the product was used as treatment, pain perception fell in 18 out of 24 patients, with improved quality of life assessed using the Visual Analogue Scale-Quality of Life Scale. The efficacy of SSD Ag 1% was shown by 23 cases of healing in 12 weeks and 5 cases in 4 weeks and by 10 cases of resolution of the infection only. SSD Ag 1% was shown to be an excellent product both for prophylaxis (to prevent infections in high-risk ulcers) and for treating wound infections, combining efficacy and tolerability.
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Maffenini, Pamela, Andrea Cavicchioli, Peter Moeller, Giovanni Cestaro, Fabrizio Fasolini y Marco De Monti. "La terapia a pressione negativa presso i reparti acuti dell’Ospedale Regionale di Mendrisio: risultati di un audit clinico/Negative pressure wound therapy in the acute care units of the Mendrisio Regional Hospital: results of a clinical audit". Italian Journal of Wound Care 3, n.º 2 (25 de junio de 2019). http://dx.doi.org/10.4081/ijwc.2019.50.

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Resumen
Negli ultimi vent’anni si sono diffuse e perfezionate nella pratica clinica specifiche tecnologie per il trattamento delle ferite di difficile guarigione, come la terapia a pressione negativa (negative pressure wound therapy, NPWT). Tale terapia consente l’accelerazione dei tempi di guarigione di ferite inveterate e una sicura riduzione dei tempi di degenza nei pazienti ricoverati. All’interno di un reparto clinico per acuti risulta tuttavia indispensabile definire le corrette indicazioni ed il modello organizzativo che consenta di ottimizzare le risorse, ridurre gli sprechi e dare risposte tempestive ed efficaci alle persone che possono beneficiare di questo trattamento. È stata condotta un’analisi quantitativa sull’uso della metodica NPWT nei reparti acuti dell’Ospedale Beata Vergine di Mendrisio nell’anno 2017, base per la realizzazione di un audit clinico; i dati ottenuti sono stati rapportati alle attuali evidenze scientifiche sul tema per evidenziare allineamenti e/o scostamenti nella pratica clinica quotidiana. L’audit è uno strumento di Governo Clinico; utilizzare questa metodologia vuol dire favorire una migliore conoscenza da parte degli operatori sanitari delle attività cliniche e gestionali. È, infatti, un processo di revisione strutturata fra pari che ha come obiettivo quello di individuare le opportunità di miglioramento al fine di introdurle nella pratica professionale quotidiana. Gli assistiti che necessitano di medicazione NPWT hanno solitamente un grado di complessità medio-alta, richiedono quindi un assessment preciso ed approfondito, oltre ad una presa a carico multiprofessionale. Gli staff infermieristici necessitano di formazione specifica, consulenza medica e/o infermieristica esperta, adeguato supporto documentale ed informatico al fine di assicurare sicurezza, qualità e razionalità delle cure, outcome positivi di salute. Molti sono gli articoli scientifici e le esperienze a favore di una presa a carico infermieristica di pazienti con medicazioni complesse gestite tramite dispositivi NPWT. I presupposti affinché questo possa avvenire in sicurezza prevedono un processo definito in modo chiaro e condiviso fra professionisti sanitari ed assistiti, formazione aggiornata, documentazione corretta. During last twenty years, tailored technologies were spread and improved; they are aimed to support the treatment of difficult-toheal wounds, such as negative pressure wound therapy (NPWT). This type of treatment lead to promote healing process and to reduce hospital stay of patients. In an acute care setting, planning and managing these new technologies represent a key-point. We did a retrospective study about NPWT in acute care setting in Beata Vergine Regional Hospital in 2017, aimed at performing a clinical audit; the results were compared to scientific literature to detect differences in daily clinical practice. Audit is a very helpful tool for Clinical Government: this method leads to improve the management of clinical activities because the entire staff (physicians and nurses) obtains important data about care setting. Patients treated by NPWT are usually difficult to treat and need a correct assessment and a multidisciplinary approach. Consequently, fundamental aspects are represented by nursing staff education and its relationship with medical staff, data collections and computer-assisted technologies development. Significant scientific literature and clinical experience seem to recommend a nursing management of NPWT patients. This aspect is very interesting and it can be improved by specific education, adequate organization and correct data collection.
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Bissoni, Chiara, Klarida Hoxha, Alessandro Scalise y Pasquale Longobardi. "Ossigenoterapia iperbarica e terapia a pressione negativa nel trattamento delle lesioni difficili/Hyperbaric oxygen therapy and negative pressure wound therapy in the treatment of non-healing wounds". Italian Journal of Wound Care 2, n.º 3 (27 de septiembre de 2018). http://dx.doi.org/10.4081/ijwc.2018.34.

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Lo scopo di questo articolo è valutare i risultati ottenibili trattando lesioni difficili attraverso la combinazione di ossigenoterapia iperbarica (OTI) e terapia a pressione negativa (TPN). Individuare le modalità con cui queste possano agire in sinergia coadiuvandosi, al fine di ottimizzare la rigenerazione dei tessuti e favorire la guarigione come qualità e tempi più brevi. Sono stati presi in analisi i dati di tre pazienti trattati presso il Centro Iperbarico di Ravenna che presentavano ferite agli arti inferiori aperte da più di sei settimane. È stato eseguito l’assessment iniziale della ferita e applicato un approccio multi terapeutico OTI e TPN per un periodo compreso tra 3-6 settimane. I pazienti presi in analisi sono giunti a guarigione completa entro 10 settimane di trattamento rispetto alla media di presa in carico per 28 settimane degli altri pazienti trattati presso la stessa struttura (dato reale) e alla media di 12 settimane previste nelle linee guida (benchmark). Le due terapie associate hanno prodotto un esito positivo che avrebbe richiesto tempi e costi maggiori se fossero state utilizzate singolarmente. The purpose of this work is the evaluation of the results obtaineble by treating hard to heal wounds with the combination of Hyperbaric Oxygen Therapy (HBOT) and Negative Wound Pressure Therapy (NWPT). Identify how HBOT and NWPT can act in synergy, in order to optimize tissue regeneration and promote a good quality healing and in shorter time. The study analyzes data of three patients affected, for more than six week, by lower limb wounds and treated at the Hyperbaric Center of Ravenna. The initial wound assessment was performed and a multi-therapeutic approach, HBOT and NWPT, was applied over a period of 3-6 weeks. The patients underwent to a complete healing after a maximum of 10 weeks of treatment compared to the 28-weeks average of other patients treated at the same facility (real data) and the 12-weeks average expected in the guidelines (benchmark).The combination of the two therapies, has led to a positive result saving time and money; the individual use of them would have required more time and costs.
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Quatrini, Rossana. "Il coaching nel wound care. L'infermiere specialista in wound care, facilitatore nella gestione delle ferite cutanee tra ospedale e territorio nell'Azienda AUSL di Bologna: una proposta progettuale/Coaching in wound care. The wound care specialist nurse, facilitator for the management of skin lesions between hospital and territory in the Bologna Local Health Authority: a research project". Italian Journal of Wound Care 3, n.º 1 (26 de marzo de 2019). http://dx.doi.org/10.4081/ijwc.2019.37.

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Questo progetto nasce con l’idea di elaborare una strategia organizzativa/professionale che possa favorire un’omogeneizzazione dei comportamenti dei professionisti sanitari, determinando una riduzione dei costi in termini di risparmio di risorse umane ed economiche, ma soprattutto favorire un miglioramento della qualità di vita dei soggetti portatori di lesioni cutanee. Le lesioni cutanee, ma soprattutto le ferite di difficile guarigione, si caratterizzano per una lunga durata e un’elevata incidenza di complicanze, che spesso si traducono in un considerevole onere economico. L’infermiere Specialista Wound Care, collaborando attivamente con i professionisti sanitari attraverso attività di consulenza, formazione on work, supervisione dei processi operativi, si pone come un’importante figura di riferimento in termini di miglioramento degli obiettivi di cura, nonché degli esiti di cura. Il progetto, di dimensioni Aziendali, si sviluppa in setting assistenziali specifici Ospedale-Territorio e lo Specialista Wound Care opera in collaborazione con gli infermieri di quei setting attraverso una metodologia di Coaching. The aim of this is project is the development of an organizational/professional strategy that can help the homogenization of the behavior of healthcare professionals, determining a reduction of human resources and costs, but above all promoting an improvement of the quality of life of people with skin lesions. Some skin wounds are characterized by a long duration and a high incidence of complications, which often result in considerable economic expenses. The Wound Care Specialist Nurse, in collaboration with healthcare professionals by consultancy, training and supervision of operational processes, is an important reference for the improvement of the care and the treatment goals and outcomes. The project involves Hospital/Health Care Home and the Wound Care Specialist that works in collaboration with the nurses of the area.
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Tesis sobre el tema "Monitoraggio della guarigione delle ferite"

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Milanesi, Alessio, Moreno Lelli, Fulvio Ratto, Sonia Centi y Boris Khlebtsov. "Development and Spectroscopic Characterization of Plasmonic Materials for Biomedical Applications - Sviluppo e Caratterizzazione Spettroscopica di Materiali Plasmonici per Applicazioni Biomediche". Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/2158/1263338.

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Resumen
**English** Plasmonic particles such as gold nanorods (GNRs) are showing themselves as powerful contrast agents for important applications such as photoacoustic imaging and photothermal ablation of cancer. However, their unique photothermal conversion efficiency can turn into a practical disadvantage, and expose them to the risk of overheating and irreversible photodamage. The processes of prefusion and remodeling of GNRs under illumination with optical pulses of typical duration of the order of a few ns will be studied in depth. A retrospective classification of these approaches will be undertaken according to often implicit principles, such as: constraining the initial shape, speeding up their thermal coupling with the environment by lowering their thermal resistance at the interface, or redistributing the incoming energy among several particles. Advantages and disadvantages and contexts of practical interest in which one solution may be more appropriate than the other will be discussed. Stabilization of the optical properties of anisotropic plasmonic particles by thermal heating and laser irradiation is an important issue in many biomedical applications. The effect that small thiols have on the thermal photostability of gold nanorods will be addressed. The nanoparticles were treated with mixtures of poly-ethylene-glycol thiolate (PEG-SH) and methyl-benzene-thiol (MBT) with molar ratios ranging from 0 (for the case of pure PEG) to 20, and then incubated in an oven. under sub-boiling conditions. Small thiols have been found to greatly improve the thermal stability of GNRs. For example, after 1 hour at 90 °C the samples with pure PEG lost more than 70% of the optical absorbance in their initial peak position, while the particles covered with a dense layer of MBT remained almost unchanged. It is possible to attribute this effect to a modulation of the activation barrier for the superficial diffusion of the gold atoms. Furthermore, we addressed the translation of this effect on the photostability of irradiated gold nanorods under conditions of interest for photoacoustic imaging and it was found that small thiols delay the damage thresholds by up to a factor of 2. In this work of thesis also describes the effect of the thermal resistance at the gold-water interface (Kapitza resistance) on the photoacoustic conversion performance of gold nanorods. The results indicate possible strategies for optimizing plasmonic particles as contrast agents for imaging, or even as transducers for biosensors. An effective approach is also suggested to modulate the Kapitza resistance by including features not yet well studied such as roughness or the presence of adsorbates. Following this idea, a rough variant of gold nanorods was synthesized by galvanic deposition and replacement of a silver shell, where roughness provides photoacoustic signals approximately 70% higher and damage thresholds of 120%. Furthermore, the particles were coated with a protein crown, which brings about a decrease in photoacoustic signals as the thickness of the shell increases; this could inspire new solutions for biosensors based on a photoacoustic transduction mechanism. Both of these results are consistent with effective modulation of Kapitza resistance, which can decrease with roughening, due to an increase in specific surface area, and can increase with the introduction of a protein coating (which can act as insulation thermal). Hybrid materials consisting of core/shell Au/Ag nanorods have also been developed, included in porous biomimetic phantoms (scaffolds) of chitosan/polyvinyl alcohol (chitosan/PVA) for applications in tissue engineering and wound healing. The combination of Au and Ag in a single construct provides synergistic opportunities for optical activation of functions such as near-infrared laser tissue welding and remote interrogation for the acquisition of prognostically relevant parameters in monitoring wound healing. In particular, the bimetallic component ensures improved optical tunability, shelf life and photothermal stability, acts as a reservoir for germicidal silver cations. At the same time, the polymer blend is ideal for bonding to connective tissue following photothermal activation and for supporting manufacturing processes that provide high porosity, such as electro-spinning, thus setting all the conditions for cell repopulation and antimicrobial protection. In summary, in this work, the optimization of an important system such as GNRs for complementary applications in different biomedical fields has been addressed; their stability and photoacoustic conversion efficiency have been optimized for use as contrast agents optical, developing functional coatings with small organic molecules or with metal porous layers. Finally, the integration of Au/Ag bimetallic nanorods into hybrid scaffolds for tissue engineering was evaluated, exploiting both the photothermal conversion efficiency and the optical sensitivity to oxidative stress conditions, in order to activate processes and monitor parameters of interest in scope of wound healing. **Italiano** Le particelle plasmoniche come i nanorods d'oro (GNRs) si stanno mostrando potenti agenti di contrasto per applicazioni importanti come l'imaging fotoacustico e l'ablazione fototermica del cancro. Però, la loro efficienza unica di conversione fototermica può trasformarsi in uno svantaggio pratico, e esporli al rischio di surriscaldamento e fotodanneggiamento irreversibile. Verranno approfonditi i processi di prefusione e rimodellazione dei GNRs sotto illuminazione con impulsi ottici di durata tipica dell'ordine di pochi ns. Verrà intrapresa una classificazione retrospettiva di tali approcci secondo principi spesso impliciti, come: vincolare la forma iniziale, velocizzare il loro accoppiamento termico con l'ambiente abbassando la loro resistenza termica all'interfaccia, oppure ridistribuire l'energia in ingresso tra più particelle. Saranno discussi vantaggi e svantaggi e contesti di interesse pratico in cui una soluzione può essere più appropriata dell'altra. La stabilizzazione delle proprietà ottiche delle particelle plasmoniche anisotrope tramite riscaldamento termico e irradiazione laser è una questione importante in molte applicazioni biomediche. Verrà affrontato l'effetto che piccoli tioli hanno sulla fotostabilità termica dei nanorods d'oro. Le nanoparticelle sono state trattate con miscele di poli-etilen-glicole tiolato (PEG-SH) e metil-benzen-tiolo (MBT) con rapporti molari compresi tra 0 (per il caso del PEG puro) e 20, e poi incubati in stufa in condizioni di sub-ebollizione. È stato scoperto che i piccoli tioli migliorano notevolmente la stabilità termica dei GNRs. Ad esempio, dopo 1 ora a 90 °C i campioni con PEG puro hanno perso più del 70% dell'assorbanza ottica nella loro posizione di picco iniziale, mentre le particelle ricoperte di un denso strato di MBT sono rimaste pressoché invariate. È possibile attribuire questo effetto ad una modulazione della barriera di attivazione per la diffusione superficiale degli atomi d'oro. Inoltre, abbiamo affrontato la traduzione di questo effetto sulla fotostabilità dei nanorods d'oro irradiati in condizioni di interesse per l'imaging fotoacustico ed è stato scoperto che i piccoli tioli ritardano le soglie di danneggiamento fino a un fattore di 2. In questo lavoro di tesi viene descritto inoltre l'effetto della resistenza termica all'interfaccia oro-acqua (resistenza di Kapitza) sulle prestazioni di conversione fotoacustica dei nanorods d'oro. I risultati indicano possibili strategie per l'ottimizzazione delle particelle plasmoniche come agenti di contrasto per l'imaging, o anche come trasduttori per i biosensori. Viene inoltre suggerito un approccio efficace per modulare la resistenza di Kapitza includendo caratteristiche ancora non ben studiate come rugosità o presenza di adsorbati. Seguendo questa idea è stata sintetizzata una variante rugosa di nanorods d'oro per deposizione e sostituzione galvanica di un guscio d'argento, dove la rugosità fornisce segnali fotoacustici più elevati di circa il 70% e soglie di danneggiamento del 120%. Inoltre, le particelle sono state rivestite con una corona proteica, la quale apporta una diminuzione dei segnali fotoacustici con l'aumentare dello spessore del guscio; questo potrebbe ispirare nuove soluzioni per biosensori basate su un meccanismo di trasduzione fotoacustica. Entrambi questi risultati sono coerenti con un'efficace modulazione della resistenza di Kapitza, che può diminuire con l'irruvidimento, a causa di un aumento della superficie specifica, e può aumentare con l'introduzione di un rivestimento proteico (il quale può fungere da isolamento termico). Sono stati anche sviluppati materiali ibridi costituiti da nanorods core/shell Au/Ag, inclusi in fantocci biomimetici (scaffold) porosi di chitosano/polivinilil alcol (chitosano/PVA) per applicazioni nell'ingegneria tissutale e nella guarigione delle ferite (wound healing). La combinazione di Au e Ag in un unico costrutto fornisce opportunità sinergiche per l'attivazione ottica di funzioni come la saldatura dei tessuti con laser nel vicino infrarosso e l’interrogazione remota per l’acquisizione di parametri di rilevanza prognostica nel monitoraggio della guarigione delle ferite. In particolare, la componente bimetallica assicura sintonizzabilità ottica, durata di conservazione e stabilità fototermica migliori, funge da serbatoio di cationi d'argento germicidi. Allo stesso tempo, la miscela polimerica è ideale per essere legata al tessuto connettivo a seguito di attivazione fototermica e per supportare i processi di fabbricazione che forniscono un’elevata porosità, come l'elettrofilatura, ponendo così tutte le premesse per il ripopolamento cellulare e la protezione antimicrobica. In sintesi, in questo lavoro, è stata affrontata l'ottimizzazione di un sistema importante come i GNRs per applicazioni complementari in diversi ambiti biomedici; ne è stata ottimizzata la stabilità e l'efficienza di conversione fotoacustica per essere utilizzati come agenti di contrasto ottico, sviluppandone rivestimenti funzionali con piccole molecole organiche oppure con strati porosi metallici. Infine è stata valutata l'integrazione di nanorods bimetallici di Au/Ag in scaffold ibridi per ingegneria tissutale, sfruttandone sia l'efficienza di conversione fototermica sia la sensibilità ottica alle condizioni di stress ossidativo, allo scopo di attivare processi e monitorare parametri di interesse nell'ambito del wound healing.
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Libros sobre el tema "Monitoraggio della guarigione delle ferite"

1

Chakrabarty, Shubhranil, Vivek Bains y Chetan Chandra. Concetto biologico e molecolare della guarigione delle ferite parodontali. Edizioni Sapienza, 2021.

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2

Takagi, Kiryu. Kintsukuroi: L'arte Della Guarigione Delle Ferite Dell'anima - Ricordati Di Sorridere, Apprendi a Vivere Momento per Momento e Migliora la Tua Crescita Personale. Independently Published, 2021.

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