Tesis sobre el tema "Modello animale di iperossia"
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Villano, Gianmarco. "Caratterizzazione di un modello di topo transgenico per SERPINB3 umana". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3427212.
Texto completoLe serpine sono una famiglia di inibitori delle proteasi seriniche implicata in molte funzioni biologiche e nei processi di controllo dell’omeostasi cellulare. SERPINB3 (chiamata anche SCCA1), appartenente alle ov-serpine, è espressa normalmente negli epiteli squamosi, ma si trova iper-espressa nelle cellule neoplastiche di origine epiteliale e nell’epatocarcinoma. Il coinvolgimento di SERPINB3 nella regolazione dei processi proteolitici ha importanti implicazioni a livello dei processi neoplastici, dal momento che l’equilibrio tra le proteasi ed i loro inibitori, può influenzare la mobilità, l’invasività, la proliferazione e la morte cellulare stessa. Dato il potenziale ruolo di SERPINB3 ed il limite determinato dalla disponibilità di materiale biologico per la ricerca clinica sull'uomo, risulta importante poter utilizzare un modello animale che permetta di sperimentare in vivo il ruolo che la proteina può rivestire in molteplici processi cellulari. Lo scopo dello studio è quello di sperimentare il coinvolgimento della serpina in diverse patologie utilizzando un modello animale, costituito da un topo transgenico per SERPINB3 umana, caratterizzato dall’espressione della serpina in diversi organi quali il cervello, i polmoni ed il fegato.
Boldrin, Elisa. "Trapianto di cellule staminali in un modello animale di danno osseo da glucocorticoidi". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3422860.
Texto completoL’osso è un tessuto connettivo specializzato costituito da cellule e matrice extracellulare mineralizzata. Le cellule principali sono gli osteoblasti, gli osteociti e gli osteoclasti. Gli osteoblasti depongono la matrice ossea, mentre gli osteoclasti sono i responsabili del suo riassorbimento. La fisiologia dell’osso è quindi il risultato di un delicato equilibrio tra deposizione di matrice ossea e suo riassorbimento. Quando l’azione catabolica degli osteoclasti è maggiore rispetto a quella anabolica degli osteoblasti si produce una progressiva fragilità ossea che porta ad un quadro clinico osteoporotico. L’osteoporosi primaria colpisce soprattutto la popolazione femminile dopo la menopausa. Molte patologie come il diabete mellito, l’iperparatiroidismo ed il trattamento a lungo termine con glucocorticoidi causano l’osteoporosi secondaria. L’osteoporosi indotta da glucocorticoidi è la più comune causa di osteoporosi secondaria. Il trattamento con glucocorticoidi è un noto procedimento di induzione dell’osteoporosi in modelli animali e può dunque rappresentare un primo esempio di modello “traslazionale” potenzialmente applicabile in clinica per indurre un ripopolamento dell’osso con cellule staminali mesenchimali o precursori osteogenici. Lo scopo di questo lavoro è stato pertanto valutare nel modello animale se sia possibile ripopolare l’osso danneggiato con preosteoblasti. I crani di topi neonati transgenici (GFP) sono stati prelevati e messi in coltura per ottenere preosteoblasti. Nelle colture in vitro è stata valutata l’espressione del gene Runx2 con la tecnica di Real time PCR, mentre la capacità osteogenica è stata analizzata con colorazioni citochimiche per la fosfatasi alcalina e per la deposizione di matrice ossea mineralizzata (Alizarin Red e Von Kossa). Per la realizzazione del modello in vivo topi C57BL/6 maschi di 3 mesi sono stati divisi in 3 gruppi [gruppo I (n=4): topi non trattati con farmaco e non infusi con cellule; gruppo II (n=4): topi trattati con farmaco non infusi con cellule; gruppo III (n=4): topi trattati con farmaco ed infusi con cellule]. Il farmaco (metilprednisolone) è stato somministrato per un mese alla dose di 75 mg/Kg/settimana. Negli animali appartenenti al gruppo III sono state infuse, attraverso iniezione nella vena della coda, 5 x 105 preosteoblasti GFP precedentemente espansi in vitro. I topi sono stati sacrificati, le tibie ed i femori sono stati prelevati e processati per l’analisi istomorfometrica e della microarchitettura ossea e per l’ immunoistochimica. In questi tessuti, l’espressione genica di Runx2, osteonectina (SPARC) e fosfatasi alcalina (ALP) è stata valutata tramite Real time PCR. In vitro i preosteoblasti producono fosfatasi alcalina durate i primi giorni di coltura in medium non differenziante, mentre il livello decresce in condizioni differenzianti, cioè in medium contenente acido ascorbico e β-glicerofosfato. I preosteoblasti mantenuti in medium di differenziamento per 30 giorni sono positivi alle colorazioni Alizarin Red e Von Kossa, quindi sono in grado di produrre matrice ossea mineralizzata, caratteristica degli osteoblasti funzionali e maturi. L’espressione del gene Runx2 aumenta durante il differenziamento, si ha un aumento del 50% nelle cellule differenziate per 30 giorni rispetto alle cellule non differenziate (p<0.05). L’inoculazione dei preosteoblasti nei topi del gruppo III ha evidenziato un aumento dei parametri statici di neoformazione ossea relativi all’osteoide (O.Th, OS/BS, OV/BV) ed un aumento del numero di osteoblasti attivi, cioè in corso di deposizione di osteoide, rispetto al gruppo II. Tra questi due gruppi non si sono osservate, invece, variazioni significative in termini di volume osseo (BV/TV), spessore trabecolare (Tb.Th) numero delle trabecole (Tb.N) e separazione fra esse (Tb.Sp). Non sono state rilevate, inoltre, differenze dei parametri di microarchitettura (Nd.N/TV, Nd/Tm). Risultati simili sono emersi dalla valutazione dei parametri indiretti di microarchitettura (Marrow Star Volume e Fractal Dimension). L’espressione genica ha dimostrato che nel gruppo II si ha una riduzione dell’espressione dei geni osteogenici rispetto al gruppo I (ALP: -50%, p<0.01; Runx2: -56.75%, p<0.01; SPARC: -44.5%, p<0.05). Nel gruppo III si è avuto un recupero dell’espressione dei geni osteogenici (ALP: +40%, p<0.05; Runx2: +66.28%, p<0.001; SPARC: +55%, p<0.01) rispetto al gruppo II. I campioni di tessuto per l’ immunoistochimica devono essere processati. Nel nostro modello sperimentale di osteoporosi indotta da glucocorticoidi nel topo, abbiamo sacrificato gli animali solo una settimana dopo l’infusione delle cellule; questi dati preliminari dimostrano che il nostro modello induce l’engraftment dei preosteoblasti nell’osso danneggiato. Tuttavia è richiesto un tempo di osservazione più lungo, di almeno 1-2 mesi per valutare se le cellule trapiantate siano in grado, non solo di integrarsi nel tessuto dell’ospite, ma anche di proliferare in vivo e di differenziare in osteoblasti maturi e funzionali.
ROSA, ILARIA. "Caratteirizzazione dell'evoluzione comportamentale di un modello animale emiparkinsoniano indotto da 6-OHDA". Doctoral thesis, Università degli Studi dell'Aquila, 2020. http://hdl.handle.net/11697/144328.
Texto completoBurzo, Antonella <1978>. "La compatibilità ambientale nei Piani di Sviluppo Rurale: un modello di analisi per le regioni italiane". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2923/1/burzo_antonella_tesi.pdf.
Texto completoBurzo, Antonella <1978>. "La compatibilità ambientale nei Piani di Sviluppo Rurale: un modello di analisi per le regioni italiane". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2923/.
Texto completoFANNI, SILVIA. "EFFETTO DELL’INIBIZIONE DELLA 5-ALFA REDUTTASI SULLE DISCINESIE IN UN MODELLO ANIMALE DI MALATTIA DI PARKINSON". Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2017. http://hdl.handle.net/11584/249589.
Texto completoPLACIDI, MARTINA. "USO DELLE ACIL-L-CARNITINE IN UN MODELLO ANIMALE DI SINDROME DELL'OVAIO POLICISTICO". Doctoral thesis, Università degli Studi dell'Aquila, 2020. http://hdl.handle.net/11697/144728.
Texto completoBONFIGLIO, TOMMASO. "Effetto dell'Ambiente Arricchito in un modello animale di Encefalomielite Autoimmune Sperimentale e nell'Invecchiamento". Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2018. http://hdl.handle.net/11567/929177.
Texto completoBerardi, Giuseppe. "Caratterizzazione neurofisiologica e analisi del segnale neuronale dopaminergico in un modello animale di schizofrenia". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/4687/.
Texto completoMaschietto, Nicola. "Impatto emodinamico dopo impianto di stent in regione istmica dell'aorta in un modello animale". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422937.
Texto completoObiettivi: La coartazione istmica dell'aorta rappresenta il 5-7% di tutte le cardiopatie congenite. Nonostante un'efficace correzione anatomica, circa il 20-40% dei pazienti sviluppa un'ipertensione tardiva durante il follow-up. Studi di follow-up a lungo termine hanno dimostrato in questi malati una ridotta aspettanza di vita per un'aumentata incidenza di malattia coronarica e incidenti cerebro-vascolari. L'eziopatogenesi dell'ipertensione tardiva sembra essere l'anomala risposta dei brocettori aortici conseguente all'aumentata rigidità dell'aorta ascendente presente sin dalla nascita in tutti i soggetti con coartazione aortica. L'ipertensione arteriosa determinando un incremento dell'afterload del ventricolo sinistro causa ipertrofia dei miociti ventricolari che riducendo la loro capacità contrattile innesca un circolo vizioso che porta a scompenso cardiaco. Al giorno d'oggi l'impianto di stent endovascolari ha sostituito le tradizionali tecniche chirurgiche nella correzione della coartazione aortica degli adolescenti e adulti. Nonostante gli eccellenti risultati immediati, non sono ancora disponibili dati certi del follow-up di questi pazienti a lungo termine. Sebbene sia stato dimostrato che la presenza di uno stent in regione istmica non sia in grado di alterare la compliance aortica, nulla si sa riguardo la possibile induzione di disfunzione endoteliale da alterazione del flusso ematico laminare a livello dell'interfaccia tra stent e aorta nativa. Scopo del presente progetto di ricerca è studiare gli effetti emodinamici conseguenti all'impianto di uno stent sia in termini pressori che in termini di disfunzione endoteliale. Materiali e Metodi: Nel progetto sperimentale sono state impiegate otto pecore femmina di raazza Alpagota. A un'età compresa tra tre e cinque mesi tutti gli animali sono stati sottoposti a un cateterismo cardiaco e in quattro è stato impiantato uno stent in regione istmica. Tutti gli animali sono stati sottoposti a prima dello studio emodinamico a un'ecocardiografia completa per la determinazione della funzionalità sistolica e diastolica del ventricolo di sinistra così come per la determinazione dei volumi e spessori ventricolari. A intervalli di tre mesi e per un totale di dodici mesi ciascun animale è stato sottoposto a regolari controlli ecocardiografici. A ciascun follow-up è stato poi prelevato un campione ematico per una successiva analisi dei livelli plasmatici della renina-angiotensina-aldosterone. Al completamento dei dodici mesi di follow-up è stato ripetuto un nuovo studio emodinamico per la determinazione invasiva della pressione arteriosa di base e dopo stress test mediante infusione di dobutamina sino al dosagggio massimo di 10 mcg/kg/min. Terminato il cateterismo cardiaco ciascun animale è stato sacrificato e sottoposto a studio autoptico per il prelevamento di campioni tissutali dell'aorta ascendente e discendente e del miocardio del ventricolo di sinistra e dei reni per studi istologici e di biologia molecolare. Risultati: Dall'inizio dello studio nel giugno del 2008, un totale di dodici animali sono stati sottoposti a studio emodinamico e in otto è stato impiantato un stent metallic in regione istmica. Delle otto pecore in cui uno stent è stato impiantato, una è deceduta in sede operatoria per dissezione aortica, due sono deceduti nella prima settimane di follow-up per sepsi, una è stata esclusa dallo studio per lo sviluppo di un sevra insufficienza aortica durante il follow-up. Otto animali hanno completato I dodici mesi di follow-up e sono stati sacrificati. I due gruppi di animali non hanno mostrato differenza statisticamente signnificative né in termini del comportamento pressorio né in termini di funzionalità e volumetrica del ventricolo di sinistra. A livello istologico non abbiamo riscontrato differenze in termini di fibrosi e ipertrofia del ventricolo di sinistra e nell'architettura della parete aortica. I livelli plasmatici degli ormoni renina-angiotensina-aldosterone non sono stati determinati vista la mancanza di differenza statisticamente significative delle variabili esplorate. L'analisi dell'espressione genica dei geni attivati in condizioni di stress ossidativo (MMP-9 e Caspasi-3) non ha evidenziato differenze nei due gruppi. Conclusioni: I risultati di questo progetto sperimentale sembrerebbero suggerire l'ininfluenza della presenza di uno stent metallico sull'omeostasi pressoria. Nonostante vi siano delle differenze nei livelli di espressività delle MMP-9 a livello dell'aorta degli animali portatori di stent, queste differenze, verosimilmente a causa della bassa numerosità del campione oggetto di studio, non si sono dimostrate statisticamente significatieve. I limiti maggiori del nostro progetto sperimentale risiedono nella bassa numerosità del campione di studio, nel periodo limitato di follow-up e nelle differenze strutturali esistenti tra l'aorta degli ovini e l'aorta dei soggetti affetti da coartazione aortica. L'irrigidimento aortico caratteristico dei soggetti nati con coartazione aortica potrebbe essere secondario alla presenza di una disfunzione endoteliale e la presenza di uno stent in aorta potrebbe essere motivo di aggravamento di tale alterazione. Ulteriori studi saranno necessari al fine di valutare l'appropriatezza delle nostre ipotesi
ASMUNDIS, C. DE. "RUOLO DELLA STIMOLAZIONE VAGALE SULLA PROLIFERAZIONE DEI FIBROBLASTI CARDIACI IN VIVO IN MODELLO ANIMALE DI FIBRILLAZIONE ATRIALE". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2010. http://hdl.handle.net/2434/150146.
Texto completoBedino, Giulia <1980>. "La terapia combinata di cellule mesenchimali stromali e aceinibitori riduce la fibrosi renale in un modello animale di ostruzione ureterale unilaterale". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6297/1/bedino_giulia_tesi.pdf.
Texto completoMesenchymal stromal cells (MSC) are multipotent cells with immunomodulant and anti-inflammatory effect. Several studies have shown MSC beneficial effect in acute kidney injury but are not yet known MSC effects in chronic kidney disease. Unilateral ureteral obstruction (UUO) is a model of renal interstitial fibrosis, the final common pathway for progressive renal diseases where the activation of vasoactive molecules, inflammatory and profibrotic cytokines plays a pathogenetic role in the development of cell apoptosis and tubular atrophy. Renin-angiotensin system (RAS) plays a pivotal role in renal fibrosis and agents that target angiotensin II, principal mediator of RAS, are the most effective therapy to reduce progression of chronic kidney disease. Its known that angiotensin-converting enzyme inhibitors (ACEi) induce a compensatory increase in plasma renin levels because of the disruption of the negative feedback of its production. However renin (R) promotes renal injury not only by stimulating angiotensin II (ANG II) generation, but also up-regulating pro-fibrotic genes through renin/prorenin receptor activation. The aim of the study was to investigate whether MSC infusion attenuate renal injury in a rat model of UUO and to compare the protective effects of ACEi and MSC in UUO. We studied 5 groups of rats. A: rats sham operated. B: rats UUO received saline solution on day 0 (vehicle control). C: rats UUO received MSC 3X106 on day 0 via tail vein. D: rats UUO received lisinopril from d 1 to 21. E: rats UUO received MSC on d 0, and lisinopril from d 1 to 21. Rats were sacrified on d 7 and 21. Our results show that MSC in UUO rat model prevent renin increase, reduce angiotensin II generation and in combination therapy with ACEi suppress further angiotensin II block, thereby lead to a synergy in ameliorating renal fibrosis.
Bedino, Giulia <1980>. "La terapia combinata di cellule mesenchimali stromali e aceinibitori riduce la fibrosi renale in un modello animale di ostruzione ureterale unilaterale". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6297/.
Texto completoMesenchymal stromal cells (MSC) are multipotent cells with immunomodulant and anti-inflammatory effect. Several studies have shown MSC beneficial effect in acute kidney injury but are not yet known MSC effects in chronic kidney disease. Unilateral ureteral obstruction (UUO) is a model of renal interstitial fibrosis, the final common pathway for progressive renal diseases where the activation of vasoactive molecules, inflammatory and profibrotic cytokines plays a pathogenetic role in the development of cell apoptosis and tubular atrophy. Renin-angiotensin system (RAS) plays a pivotal role in renal fibrosis and agents that target angiotensin II, principal mediator of RAS, are the most effective therapy to reduce progression of chronic kidney disease. Its known that angiotensin-converting enzyme inhibitors (ACEi) induce a compensatory increase in plasma renin levels because of the disruption of the negative feedback of its production. However renin (R) promotes renal injury not only by stimulating angiotensin II (ANG II) generation, but also up-regulating pro-fibrotic genes through renin/prorenin receptor activation. The aim of the study was to investigate whether MSC infusion attenuate renal injury in a rat model of UUO and to compare the protective effects of ACEi and MSC in UUO. We studied 5 groups of rats. A: rats sham operated. B: rats UUO received saline solution on day 0 (vehicle control). C: rats UUO received MSC 3X106 on day 0 via tail vein. D: rats UUO received lisinopril from d 1 to 21. E: rats UUO received MSC on d 0, and lisinopril from d 1 to 21. Rats were sacrified on d 7 and 21. Our results show that MSC in UUO rat model prevent renin increase, reduce angiotensin II generation and in combination therapy with ACEi suppress further angiotensin II block, thereby lead to a synergy in ameliorating renal fibrosis.
MEREGALLI, CRISTINA. "Caratterizzazione dell'effetto analgesico di un nuovo ligando del recettore I2 imidazolinico in un modello animale di dolore neuropatico indotto da bortezomib". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2011. http://hdl.handle.net/10281/27142.
Texto completoSalvalaio, Marika. "Valutazione del profilo di espressione genica cerebrale nel modello murino per la mucopolisaccaridosi di tipo II (sindrome di Hunter) effettuata mediante tecnologia RNA-Seq". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3421640.
Texto completoLa Sindrome di Hunter (o Mucopolisaccaridosi di tipo II, MPS II) è una patologia ereditaria appartenente al più vasto gruppo delle malattie da accumulo lisosomiale (Lysosomal Storage Disorders, LSDs), comprendente quasi 50 diverse patologie. Tali patologie, sebbene individualmente molto rare, presentano un’incidenza complessiva che va da 1:4000 a 1:7000, a seconda della popolazione considerata. Le LSDs, che risultano per lo più da deficit singoli, e più raramente multipli, di enzimi lisosomiali deputati alla degradazione di molecole complesse, sono devastanti malattie multiorgano e multisistemiche che, in buona parte dei casi, comprendono un coinvolgimento neurologico grave. Poco è noto tuttora sulla patofisiologia di queste sindromi e, ancor meno, sulle cause del loro deficit neurologico. Nel momento in cui alcune di queste patologie trovano finalmente beneficio dall’applicazione della terapia enzimatica sostitutiva, risalta maggiormente la problematica del trattamento della componente cognitiva e comportamentale. Essa infatti non trova beneficio da questi nuovi approcci terapeutici, poiché gli enzimi impiegati non sono in grado di attraversare la barriera emato-encefalica. Nasce da qui la necessità di comprendere la patogenesi neurologica di queste sindromi e, nel caso specifico di questo lavoro, della sindrome di Hunter. Tale comprensione, seppure molto complessa, potrebbe consentire, tra le altre cose, lo sviluppo di specifiche strategie terapeutiche mirate al cervello. In questo lavoro di ricerca preclinica, il modello murino per la MPS II è stato impiegato per effettuare una valutazione molecolare complessa attraverso l’impiego di tecnologie high throughput. RNA derivati da 2 aree cerebrali, la corteccia e il mesencefalo, sono stati analizzati mediante next generation sequencing, impiegando la procedura SOLiD® (Sequencing by Oligo Ligation and Detection). Questa tecnologia, seppure estremamente indicata proprio per il sequenziamento dell’RNA, è stata finora poco utilizzata a questo scopo, a causa dei costi ancora piuttosto elevati, ma soprattutto, a causa della complessità dell’analisi che richiede notevoli competenze bioinformatiche e capacità di gestione dei software. Il sequenziamento dell’RNA è una tecnologia estremamente potente in grado di evidenziare, a differenza della tecnica del microarray, tutti i trascritti cellulari in maniera indistinta. Il lavoro qui presentato è un’analisi di tipo comparativo tra le aree cerebrali dell’animale knock-out per l’IDS e le corrispondenti aree dell’animale sano di controllo. I dati, dopo la fase di allineamento e di filtrazione, sono stati classificati secondo i domini della Gene Ontology e analizzati in base alle principali categorie funzionali. L’analisi ha chiaramente evidenziato il coinvolgimento di molti geni e di parecchie vie specificamente implicati in processi neurologici. L’alterata struttura e funzione cellulare sono state evidenziate sia in modo generico, attraverso analisi di termini ugualmente alterati nelle due diverse aree cerebrali, sia in modo specifico, all’interno di ciascuna area cerebrale. Ciò consente di mettere in risalto i geni la cui alterata espressione è direttamente correlata allo stato di accumulo patologico della cellula e i geni con espressione differenziale che, invece, rappresentano pathways specifici per le funzioni svolte da quell’area cerebrale. Molto interessante potrebbe risultare anche l’alterazione di geni implicati in alcune comuni patologie neurodegenerative croniche quali il morbo di Alzheimer e di Parkinson. Vie comuni potrebbero essere ipotizzate per l’instaurarsi delle malattie o come conseguenza dello stato patologico. La parte finale dell’analisi ha preso in considerazione le vie di segnale e le correlazioni più interessanti, alcune delle quali già precedentemente considerate come potenziali candidati nella patogenesi delle malattie da accumulo lisosomiale: l'eparan solfato binding protein, l'omeostasi del calcio, lo stress ossidativo, il processo dell’autofagia, l'axon guidance, la neuroinfiammazione, la correlazione con altre malattie neurodegenerative e l'ormone della crescita. Una forte alterazione del comparto endocellulare dovuta al progressivo, patologico aumento dei depositi primari di glicosaminoglicani, ma anche di quelli secondari quali i gangliosidi, potrebbe giustificare il coinvolgimento delle proteine implicate nel metabolismo del calcio cellulare, rilevato da questo lavoro. Essendo poi il calcio un messaggero ubiquitario coinvolto in differenti processi biologici non stupisce il ruolo di filo conduttore in molti pathways, evidenziato da questa analisi. In conclusione, seppure fortemente complessa, l’analisi intrapresa in questo studio ha evidenziato le enormi potenzialità della procedura, dovute alla sua caratteristica capacità di mettere in luce, oltre a processi correlati in modo sospetto alla patologia, anche pathways non sospetti o la cui implicazione nella determinazione dello stato patologico non sia ancora stata definita.
Malaguti, Marco <1979>. "Azione antiossidante del sulforafane: analisi in cellule cardiache in coltura ed in un modello animale di esercizio fisico". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/781/1/Tesi_Malaguti_Marco.pdf.
Texto completoMalaguti, Marco <1979>. "Azione antiossidante del sulforafane: analisi in cellule cardiache in coltura ed in un modello animale di esercizio fisico". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/781/.
Texto completoVenerandi, Laura <1985>. "Prospettive di terapia sistemica combinata sorafenib + capecitabina per l'epatocarcinoma. Valutazione nel modello animale e ruolo dell'imaging ad ultrasuoni". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7128/1/Laura_Venerandi.pdf.
Texto completoIntroduction and aim: Sorafenib, an anti-angiogenic agent, is the only approved systemic therapy for the treatment of advanced hepatocellular carcinoma (HCC), but the rate of response is suboptimal. Metronomic chemotherapy is well tolerated and has been shown to act on dividing endothelial cells, resulting in an anti-angiogenic effect. Metronomic capecitabine is potentially active in human HCC. Aim of the study was to evaluate the combination of sorafenib and capecitabine to demonstrate a possible synergistic effect in a HCC xenograft mice model. Methods: heterotopic mice model was created in SCID mice. Once mass diameter of 5-10 mm was reached, mice were randomized to receive placebo (n=9), sorafenib (n=7), capecitabine(n=7) or combination of them (n=10). Animals were studied at day 0 and +14 with B-mode ultrasound (US) and with contrast-enhanced (CE) US, then they were sacrificed. Western-Blot analysis was performed. Results: four mice belonging to the combination group and 1 belonging to placebo group were found dead in cages. After exclusion of these 5 mice, increase in median tumor volume at day +14 versus day 0 was +503 mm3 (range 109-1112) in the placebo group, +158 mm3 (36-331) in the sorafenib group, +462 mm3 (254-653) in the capecitabine group and +176 mm3 (29-338) in the combination group (p=0.002 across categories; p<0.05 between placebo and sorafenib or combination and between capecitabine and sorafenib or combination). Percentage of perfused areas at CEUS did not differed across categories neither at day 0 nor at day +14. VEGF levels at Western-Blot analysis were lower in the sorafenib group. Conclusions: the combination of sorafenib and capecitabine is not superior to mono-therapy with sorafenib in the treatment of HCC and an increased toxicity appears suggested.
Venerandi, Laura <1985>. "Prospettive di terapia sistemica combinata sorafenib + capecitabina per l'epatocarcinoma. Valutazione nel modello animale e ruolo dell'imaging ad ultrasuoni". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7128/.
Texto completoIntroduction and aim: Sorafenib, an anti-angiogenic agent, is the only approved systemic therapy for the treatment of advanced hepatocellular carcinoma (HCC), but the rate of response is suboptimal. Metronomic chemotherapy is well tolerated and has been shown to act on dividing endothelial cells, resulting in an anti-angiogenic effect. Metronomic capecitabine is potentially active in human HCC. Aim of the study was to evaluate the combination of sorafenib and capecitabine to demonstrate a possible synergistic effect in a HCC xenograft mice model. Methods: heterotopic mice model was created in SCID mice. Once mass diameter of 5-10 mm was reached, mice were randomized to receive placebo (n=9), sorafenib (n=7), capecitabine(n=7) or combination of them (n=10). Animals were studied at day 0 and +14 with B-mode ultrasound (US) and with contrast-enhanced (CE) US, then they were sacrificed. Western-Blot analysis was performed. Results: four mice belonging to the combination group and 1 belonging to placebo group were found dead in cages. After exclusion of these 5 mice, increase in median tumor volume at day +14 versus day 0 was +503 mm3 (range 109-1112) in the placebo group, +158 mm3 (36-331) in the sorafenib group, +462 mm3 (254-653) in the capecitabine group and +176 mm3 (29-338) in the combination group (p=0.002 across categories; p<0.05 between placebo and sorafenib or combination and between capecitabine and sorafenib or combination). Percentage of perfused areas at CEUS did not differed across categories neither at day 0 nor at day +14. VEGF levels at Western-Blot analysis were lower in the sorafenib group. Conclusions: the combination of sorafenib and capecitabine is not superior to mono-therapy with sorafenib in the treatment of HCC and an increased toxicity appears suggested.
RICOTTA, Calogero Antonio Carmelo. "Modificazioni dell’emodinamica splancnica dopo somministrazione endovenosa di terlipressina in associazione ad infusione di octreotide nel suino". Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/90844.
Texto completoThe objective of this study was to evaluate the effects of splanchnic hemodynamics after administration of terlipressin in combination intravenous infusion of octreotide. Terlipressin is used clinically in the treatment of selective variceal bleeding, the main complication of portal hypertension, without causing any of the dynamics emocoagulativa. The use of octreotide is well known as an effective therapy for variceal bleeding in cirrhotic patients by reducing portal pressure and blood flow portocollaterale. The purpose of this study was to evaluate the pharmacological effects of the association of terlipressin and octreotide in hemodynamics of the liver, with particular attention to the interaction between the hepatic arterial and portal flow in the pig.
OLIVETTO, Elena. "IPOACUSIA NEUROSENSORIALE E DANNO ISCHEMICO. MESSA A PUNTO DI UN MODELLO ANIMALE PER VALUTARNE GLI EFFETTI VASCOLARI E OSSIDATIVI". Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2013. http://hdl.handle.net/11392/2388913.
Texto completoTremolada, G. "VALUTAZIONE DI UNA NUOVA TECNICA CHIRURGICA PER LA CORREZIONE IN UTERO DELL'ERNIA DIAFRAMMATICA IN UN MODELLO ANIMALE: RISULTATI PRELIMINARI". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2011. http://hdl.handle.net/2434/152901.
Texto completoLucchini, V. "IL DIFETTO OSSIDATIVO E LE ALTERAZIONI DEL DNA MITOCONDRIALE IN TOPI TRANSGENICI MODELLO ANIMALE DELLA ATASSIA SPINOCEREBELLARE DI TIPO 1". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/169922.
Texto completoGIUGLIANO, VALENTINA. "Effetto nell’auto-somministrazione dell’agonista sintetico del recettore cannabinoide CB1, WIN 55,212-2, nel modello animale di depressione della bulbectomia olfattoria (OBX)". Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2015. http://hdl.handle.net/11584/266620.
Texto completoTORNEI, FEDERICA. "Topi transgenici sovraesprimenti la variante G972R di IRS-1 umano presentano una ridotta azione e secrezione insulinica". Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/842.
Texto completoMolecular scanning of human insulin receptor substrate (Irs) genes revealed a single Irs1 prevalent variant, a glycine to arginine change at codon 972 (G972R); previous in vitro studies had demonstrated that the presence of this variant results in an impaired activation of the insulin signalling pathway, while human studies gave controversial results regarding its role in the pathogenesis of insulin resistance and related diseases. To address in vivo the impact of this IRS-1 variant on whole body glucose homeostasis and insulin signalling, we have generated transgenic mice overexpressing it (Tg972) and evaluated insulin action in the liver, skeletal muscle and adipose tissue and assessed glucose homeostasis both under a normal diet and a high-fat diet. We found that Tg972 mice developed age-related glucose and insulin intolerance and hyperglycemia, with insulin levels comparatively low. Glucose utilization and insulin signalling were impaired in all key insulin target tissues in Tg972 mice. There were no differences in pancreatic morphology between Tg972 and wild-type mice, however when insulin secretion was evaluated in isolated islets, it was significantly reduced in Tg972 mice islets at any glucose concentration tested. Under a high-fat diet, Tg972 mice had increased body and adipose tissue weight, and were more prone to develop diet-induced glucose and insulin intolerance. So, we believe that Tg972 mice may represent a useful model to elucidate the interaction between genetic and environmental factors in insulin resistance pathogenesis. Furthermore, they may become an important tool to test novel tailored therapies.
SCIFO, ANDREA. "Studio degli effetti della pre-esposizione adolescenziale al Δ9-THC nell’autosomministrazione di eroina, in età adulta, in un modello animale di maggiore (ratti Lewis) e minore (ratti Fischer 344) predisposizione all’abuso". Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2016. http://hdl.handle.net/11584/266869.
Texto completoORNAGHI, SARA. "Modulazione dell'espressione del miRNA let-7 da parte del nuovo peptide pre-implantation factor: implicazioni per la neuroprotezione in un modello animale di encefalopatia ipossico-ischemica del prematuro". Doctoral thesis, Universita' Milano Bicocca, 2014. http://hdl.handle.net/10281/193813.
Texto completoGentilini, Fabio <1971>. "Il cane come modello animale spontaneo di patologie neoplastiche dell'uomo: ene Ataxia-Telangiectasia Mutated (ATM) Nnella predisposizione al cancro ed importanza dei riarrangimanti genici dei geni Ig/TCR per la diagnosi e prognosi delle malattie linfoproliferative". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1844/1/Gentilini_Fabio_Tesi.pdf.
Texto completoGentilini, Fabio <1971>. "Il cane come modello animale spontaneo di patologie neoplastiche dell'uomo: ene Ataxia-Telangiectasia Mutated (ATM) Nnella predisposizione al cancro ed importanza dei riarrangimanti genici dei geni Ig/TCR per la diagnosi e prognosi delle malattie linfoproliferative". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1844/.
Texto completoROSA, IRENE. "Caratterizzazione del topo uPAR knockout come possibile modello animale di sclerosi sistemica". Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/2158/850298.
Texto completoAmelio, Daniela y Bruno Tota. "Il cuore e il rene di "Protopterus dolloi" come modello del riarrangiamento strutturale e molecolare in risposta all'estivazione". Thesis, 2013. http://hdl.handle.net/10955/364.
Texto completoCALDERARO, Adriana. "SPIROCHETE INTESTINALI UMANE: isolamento, caratterizzazione morfologica, enzimatica e genetica e saggi di patogenicità in un modello animale". Doctoral thesis, 1996. http://hdl.handle.net/11381/2440140.
Texto completoMAROTTA, STEFANIA MARIA. "Caratterizzazione igienico-sanitaria di latte e prodotti lattiero caseari ovini siciliani: sviluppo di un modello sperimentale per la rapida identificazione dell’antibiotico resistenza in ceppi ESBL mediante tecnologia MALDI-TOF MS". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11570/3128929.
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