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Literatura académica sobre el tema "Modello animale di iperossia"
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Artículos de revistas sobre el tema "Modello animale di iperossia"
Caleffi, E., A. Bocchi, P. Pallù, M. Ghillani y F. Papadia. "Studio sul comportamento emodinamico dell'Ethibloc nelle malformazioni vascolari". Rivista di Neuroradiologia 2, n.º 3 (octubre de 1989): 203–10. http://dx.doi.org/10.1177/197140098900200302.
Texto completoMordeglia, Caterina. "La rappresentazione del corpo animale nei manoscritti di favole esopiche latine". Reinardus / Yearbook of the International Reynard Society 25 (31 de diciembre de 2013): 120–40. http://dx.doi.org/10.1075/rein.25.08mor.
Texto completoPelliccioli, G. P., P. F. Ottaviano, C. Gambelunghe, G. Mariucci, G. Bruschelli, G. Bartoli y M. V. Ambrosini. "Ischemia cerebrale sperimentale nei gerbillo". Rivista di Neuroradiologia 6, n.º 3 (agosto de 1993): 325–30. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600313.
Texto completoGandolfi, P., M. Luciani, C. M. Caporale, G. Armillotta y A. Uncini. "MODELLO ANIMALE DI SINDROME DI GUILLAIN-BARRE’ DA IMMUNIZZAZIONE CON LIPOPOLISACCARIDE DI CAMPYLOBACTER JEJUNI". Microbiologia Medica 19, n.º 2 (30 de junio de 2004). http://dx.doi.org/10.4081/mm.2004.3858.
Texto completoPonzio, Luciano. "L’arte come struttura pensante e generatrice di nuovi mondi". RUS (São Paulo) 13, n.º 23 (19 de diciembre de 2022). http://dx.doi.org/10.11606/issn.2317-4765.rus.2022.202310.
Texto completoTesis sobre el tema "Modello animale di iperossia"
Villano, Gianmarco. "Caratterizzazione di un modello di topo transgenico per SERPINB3 umana". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3427212.
Texto completoLe serpine sono una famiglia di inibitori delle proteasi seriniche implicata in molte funzioni biologiche e nei processi di controllo dell’omeostasi cellulare. SERPINB3 (chiamata anche SCCA1), appartenente alle ov-serpine, è espressa normalmente negli epiteli squamosi, ma si trova iper-espressa nelle cellule neoplastiche di origine epiteliale e nell’epatocarcinoma. Il coinvolgimento di SERPINB3 nella regolazione dei processi proteolitici ha importanti implicazioni a livello dei processi neoplastici, dal momento che l’equilibrio tra le proteasi ed i loro inibitori, può influenzare la mobilità, l’invasività, la proliferazione e la morte cellulare stessa. Dato il potenziale ruolo di SERPINB3 ed il limite determinato dalla disponibilità di materiale biologico per la ricerca clinica sull'uomo, risulta importante poter utilizzare un modello animale che permetta di sperimentare in vivo il ruolo che la proteina può rivestire in molteplici processi cellulari. Lo scopo dello studio è quello di sperimentare il coinvolgimento della serpina in diverse patologie utilizzando un modello animale, costituito da un topo transgenico per SERPINB3 umana, caratterizzato dall’espressione della serpina in diversi organi quali il cervello, i polmoni ed il fegato.
Boldrin, Elisa. "Trapianto di cellule staminali in un modello animale di danno osseo da glucocorticoidi". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3422860.
Texto completoL’osso è un tessuto connettivo specializzato costituito da cellule e matrice extracellulare mineralizzata. Le cellule principali sono gli osteoblasti, gli osteociti e gli osteoclasti. Gli osteoblasti depongono la matrice ossea, mentre gli osteoclasti sono i responsabili del suo riassorbimento. La fisiologia dell’osso è quindi il risultato di un delicato equilibrio tra deposizione di matrice ossea e suo riassorbimento. Quando l’azione catabolica degli osteoclasti è maggiore rispetto a quella anabolica degli osteoblasti si produce una progressiva fragilità ossea che porta ad un quadro clinico osteoporotico. L’osteoporosi primaria colpisce soprattutto la popolazione femminile dopo la menopausa. Molte patologie come il diabete mellito, l’iperparatiroidismo ed il trattamento a lungo termine con glucocorticoidi causano l’osteoporosi secondaria. L’osteoporosi indotta da glucocorticoidi è la più comune causa di osteoporosi secondaria. Il trattamento con glucocorticoidi è un noto procedimento di induzione dell’osteoporosi in modelli animali e può dunque rappresentare un primo esempio di modello “traslazionale” potenzialmente applicabile in clinica per indurre un ripopolamento dell’osso con cellule staminali mesenchimali o precursori osteogenici. Lo scopo di questo lavoro è stato pertanto valutare nel modello animale se sia possibile ripopolare l’osso danneggiato con preosteoblasti. I crani di topi neonati transgenici (GFP) sono stati prelevati e messi in coltura per ottenere preosteoblasti. Nelle colture in vitro è stata valutata l’espressione del gene Runx2 con la tecnica di Real time PCR, mentre la capacità osteogenica è stata analizzata con colorazioni citochimiche per la fosfatasi alcalina e per la deposizione di matrice ossea mineralizzata (Alizarin Red e Von Kossa). Per la realizzazione del modello in vivo topi C57BL/6 maschi di 3 mesi sono stati divisi in 3 gruppi [gruppo I (n=4): topi non trattati con farmaco e non infusi con cellule; gruppo II (n=4): topi trattati con farmaco non infusi con cellule; gruppo III (n=4): topi trattati con farmaco ed infusi con cellule]. Il farmaco (metilprednisolone) è stato somministrato per un mese alla dose di 75 mg/Kg/settimana. Negli animali appartenenti al gruppo III sono state infuse, attraverso iniezione nella vena della coda, 5 x 105 preosteoblasti GFP precedentemente espansi in vitro. I topi sono stati sacrificati, le tibie ed i femori sono stati prelevati e processati per l’analisi istomorfometrica e della microarchitettura ossea e per l’ immunoistochimica. In questi tessuti, l’espressione genica di Runx2, osteonectina (SPARC) e fosfatasi alcalina (ALP) è stata valutata tramite Real time PCR. In vitro i preosteoblasti producono fosfatasi alcalina durate i primi giorni di coltura in medium non differenziante, mentre il livello decresce in condizioni differenzianti, cioè in medium contenente acido ascorbico e β-glicerofosfato. I preosteoblasti mantenuti in medium di differenziamento per 30 giorni sono positivi alle colorazioni Alizarin Red e Von Kossa, quindi sono in grado di produrre matrice ossea mineralizzata, caratteristica degli osteoblasti funzionali e maturi. L’espressione del gene Runx2 aumenta durante il differenziamento, si ha un aumento del 50% nelle cellule differenziate per 30 giorni rispetto alle cellule non differenziate (p<0.05). L’inoculazione dei preosteoblasti nei topi del gruppo III ha evidenziato un aumento dei parametri statici di neoformazione ossea relativi all’osteoide (O.Th, OS/BS, OV/BV) ed un aumento del numero di osteoblasti attivi, cioè in corso di deposizione di osteoide, rispetto al gruppo II. Tra questi due gruppi non si sono osservate, invece, variazioni significative in termini di volume osseo (BV/TV), spessore trabecolare (Tb.Th) numero delle trabecole (Tb.N) e separazione fra esse (Tb.Sp). Non sono state rilevate, inoltre, differenze dei parametri di microarchitettura (Nd.N/TV, Nd/Tm). Risultati simili sono emersi dalla valutazione dei parametri indiretti di microarchitettura (Marrow Star Volume e Fractal Dimension). L’espressione genica ha dimostrato che nel gruppo II si ha una riduzione dell’espressione dei geni osteogenici rispetto al gruppo I (ALP: -50%, p<0.01; Runx2: -56.75%, p<0.01; SPARC: -44.5%, p<0.05). Nel gruppo III si è avuto un recupero dell’espressione dei geni osteogenici (ALP: +40%, p<0.05; Runx2: +66.28%, p<0.001; SPARC: +55%, p<0.01) rispetto al gruppo II. I campioni di tessuto per l’ immunoistochimica devono essere processati. Nel nostro modello sperimentale di osteoporosi indotta da glucocorticoidi nel topo, abbiamo sacrificato gli animali solo una settimana dopo l’infusione delle cellule; questi dati preliminari dimostrano che il nostro modello induce l’engraftment dei preosteoblasti nell’osso danneggiato. Tuttavia è richiesto un tempo di osservazione più lungo, di almeno 1-2 mesi per valutare se le cellule trapiantate siano in grado, non solo di integrarsi nel tessuto dell’ospite, ma anche di proliferare in vivo e di differenziare in osteoblasti maturi e funzionali.
ROSA, ILARIA. "Caratteirizzazione dell'evoluzione comportamentale di un modello animale emiparkinsoniano indotto da 6-OHDA". Doctoral thesis, Università degli Studi dell'Aquila, 2020. http://hdl.handle.net/11697/144328.
Texto completoBurzo, Antonella <1978>. "La compatibilità ambientale nei Piani di Sviluppo Rurale: un modello di analisi per le regioni italiane". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2923/1/burzo_antonella_tesi.pdf.
Texto completoBurzo, Antonella <1978>. "La compatibilità ambientale nei Piani di Sviluppo Rurale: un modello di analisi per le regioni italiane". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2923/.
Texto completoFANNI, SILVIA. "EFFETTO DELL’INIBIZIONE DELLA 5-ALFA REDUTTASI SULLE DISCINESIE IN UN MODELLO ANIMALE DI MALATTIA DI PARKINSON". Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2017. http://hdl.handle.net/11584/249589.
Texto completoPLACIDI, MARTINA. "USO DELLE ACIL-L-CARNITINE IN UN MODELLO ANIMALE DI SINDROME DELL'OVAIO POLICISTICO". Doctoral thesis, Università degli Studi dell'Aquila, 2020. http://hdl.handle.net/11697/144728.
Texto completoBONFIGLIO, TOMMASO. "Effetto dell'Ambiente Arricchito in un modello animale di Encefalomielite Autoimmune Sperimentale e nell'Invecchiamento". Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2018. http://hdl.handle.net/11567/929177.
Texto completoBerardi, Giuseppe. "Caratterizzazione neurofisiologica e analisi del segnale neuronale dopaminergico in un modello animale di schizofrenia". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/4687/.
Texto completoMaschietto, Nicola. "Impatto emodinamico dopo impianto di stent in regione istmica dell'aorta in un modello animale". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422937.
Texto completoObiettivi: La coartazione istmica dell'aorta rappresenta il 5-7% di tutte le cardiopatie congenite. Nonostante un'efficace correzione anatomica, circa il 20-40% dei pazienti sviluppa un'ipertensione tardiva durante il follow-up. Studi di follow-up a lungo termine hanno dimostrato in questi malati una ridotta aspettanza di vita per un'aumentata incidenza di malattia coronarica e incidenti cerebro-vascolari. L'eziopatogenesi dell'ipertensione tardiva sembra essere l'anomala risposta dei brocettori aortici conseguente all'aumentata rigidità dell'aorta ascendente presente sin dalla nascita in tutti i soggetti con coartazione aortica. L'ipertensione arteriosa determinando un incremento dell'afterload del ventricolo sinistro causa ipertrofia dei miociti ventricolari che riducendo la loro capacità contrattile innesca un circolo vizioso che porta a scompenso cardiaco. Al giorno d'oggi l'impianto di stent endovascolari ha sostituito le tradizionali tecniche chirurgiche nella correzione della coartazione aortica degli adolescenti e adulti. Nonostante gli eccellenti risultati immediati, non sono ancora disponibili dati certi del follow-up di questi pazienti a lungo termine. Sebbene sia stato dimostrato che la presenza di uno stent in regione istmica non sia in grado di alterare la compliance aortica, nulla si sa riguardo la possibile induzione di disfunzione endoteliale da alterazione del flusso ematico laminare a livello dell'interfaccia tra stent e aorta nativa. Scopo del presente progetto di ricerca è studiare gli effetti emodinamici conseguenti all'impianto di uno stent sia in termini pressori che in termini di disfunzione endoteliale. Materiali e Metodi: Nel progetto sperimentale sono state impiegate otto pecore femmina di raazza Alpagota. A un'età compresa tra tre e cinque mesi tutti gli animali sono stati sottoposti a un cateterismo cardiaco e in quattro è stato impiantato uno stent in regione istmica. Tutti gli animali sono stati sottoposti a prima dello studio emodinamico a un'ecocardiografia completa per la determinazione della funzionalità sistolica e diastolica del ventricolo di sinistra così come per la determinazione dei volumi e spessori ventricolari. A intervalli di tre mesi e per un totale di dodici mesi ciascun animale è stato sottoposto a regolari controlli ecocardiografici. A ciascun follow-up è stato poi prelevato un campione ematico per una successiva analisi dei livelli plasmatici della renina-angiotensina-aldosterone. Al completamento dei dodici mesi di follow-up è stato ripetuto un nuovo studio emodinamico per la determinazione invasiva della pressione arteriosa di base e dopo stress test mediante infusione di dobutamina sino al dosagggio massimo di 10 mcg/kg/min. Terminato il cateterismo cardiaco ciascun animale è stato sacrificato e sottoposto a studio autoptico per il prelevamento di campioni tissutali dell'aorta ascendente e discendente e del miocardio del ventricolo di sinistra e dei reni per studi istologici e di biologia molecolare. Risultati: Dall'inizio dello studio nel giugno del 2008, un totale di dodici animali sono stati sottoposti a studio emodinamico e in otto è stato impiantato un stent metallic in regione istmica. Delle otto pecore in cui uno stent è stato impiantato, una è deceduta in sede operatoria per dissezione aortica, due sono deceduti nella prima settimane di follow-up per sepsi, una è stata esclusa dallo studio per lo sviluppo di un sevra insufficienza aortica durante il follow-up. Otto animali hanno completato I dodici mesi di follow-up e sono stati sacrificati. I due gruppi di animali non hanno mostrato differenza statisticamente signnificative né in termini del comportamento pressorio né in termini di funzionalità e volumetrica del ventricolo di sinistra. A livello istologico non abbiamo riscontrato differenze in termini di fibrosi e ipertrofia del ventricolo di sinistra e nell'architettura della parete aortica. I livelli plasmatici degli ormoni renina-angiotensina-aldosterone non sono stati determinati vista la mancanza di differenza statisticamente significative delle variabili esplorate. L'analisi dell'espressione genica dei geni attivati in condizioni di stress ossidativo (MMP-9 e Caspasi-3) non ha evidenziato differenze nei due gruppi. Conclusioni: I risultati di questo progetto sperimentale sembrerebbero suggerire l'ininfluenza della presenza di uno stent metallico sull'omeostasi pressoria. Nonostante vi siano delle differenze nei livelli di espressività delle MMP-9 a livello dell'aorta degli animali portatori di stent, queste differenze, verosimilmente a causa della bassa numerosità del campione oggetto di studio, non si sono dimostrate statisticamente significatieve. I limiti maggiori del nostro progetto sperimentale risiedono nella bassa numerosità del campione di studio, nel periodo limitato di follow-up e nelle differenze strutturali esistenti tra l'aorta degli ovini e l'aorta dei soggetti affetti da coartazione aortica. L'irrigidimento aortico caratteristico dei soggetti nati con coartazione aortica potrebbe essere secondario alla presenza di una disfunzione endoteliale e la presenza di uno stent in aorta potrebbe essere motivo di aggravamento di tale alterazione. Ulteriori studi saranno necessari al fine di valutare l'appropriatezza delle nostre ipotesi