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Marconi, Mauro. "Il risparmio e i suoi nemici". ARGOMENTI, n.º 28 (junio de 2010): 21–40. http://dx.doi.org/10.3280/arg2010-028002.

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L'autore presenta una lettura della crisi finanziaria sistemica conclamata col fallimento della Lehman Brothers. Utilizza, come chiave interpretativa degli avvenimenti, il concetto di inquinamento finanziario proposto da Federico Caffč nel 1971. Ricostruisce il quadro informativo disponibile nella pubblicistica corrente dall'agosto 2007 all'agosto 2008. Mostra come il ritardo col quale viene percepita la dinamica e la dimensione della crisi possa trovare una delle sue ragioni nell'opacitŕ tipica degli strumenti coi quali l'innovazione finanziaria si č realizzata nei mercati e nelle istituzioni. In questa prospettiva, la socializzazione della sovrastruttura finanziaria realizzata coi salvataggi bancari non č solo una proposta di razionalizzazione e riforma dell'economia di mercato, quale era nei primi anni settanta, ma anche e soprattutto una condizione necessaria alla sopravvivenza della stessa.
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Costa, Giancarlo y Marco Li Calzi. "Sulla vitalità di un mercato finanziario". Rivista di Matematica per le Scienze Economiche e Sociali 17, n.º 2 (septiembre de 1994): 49–60. http://dx.doi.org/10.1007/bf02088979.

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Alpa, Guido. "Quale modello di governo dell'economia in Italia?" ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, n.º 1 (octubre de 2011): 7–14. http://dx.doi.org/10.3280/ed2011-001001.

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Le ragioni della crisi che ha investito l'economia globale, e quindi anche il sistema italiano, sono state identificate con una certa approssimazione, ma la discussione č ancora in corso; occorrerŕ ancora tempo per comprendere appieno il fenomeno. In ogni caso, le prime analisi denunciano una sequenza nella quale hanno avuto effetto causale , tra gli altri, alcuni fattori: la crisi del mercato immobiliare negli Stati Uniti, la conclusione di mutui "subprime", la diffusione di contratti derivati e prodotti finanziari ad alto rischio, l'inattendibilitŕ dei criteri di rating, e, piů in generale, la progressiva prevalenza dell'economia finanziaria sulla economia reale Gli orientamenti delle autoritŕ nazionali si sono divisi in tre diversi modi di operare: l'intervento ad adiuvandum delle imprese in crisi e a sostegno del sistema finanziario; l'astensione da qualsiasi interferenza con la naturale evoluzione della situazione, ritenendosi sufficiente la smithiana "mano invisibile" a porre rimedio alla crisi; l'assenza di decisioni e quindi di provvedimenti, posizione che si avvicina alla soluzione astensionista, ma che si connota per la carenza di una valutazione complessiva delle cause e dei possibili rimedi. In questo contesto appare opportuno un ripensamento di tutte le componenti del sistema economico, e tra esse le tipologie di governance delle societŕ.
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Roppo, Vincenzo. "Sui contratti del mercato finanziario, prima e dopo la MIFID". ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, n.º 3 (junio de 2010): 423–44. http://dx.doi.org/10.3280/ed2009-003002.

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Nel quadro dell'ampio tema della disciplina dei contratti del mercato finanziario si analizza quello specifico dei contratti con gli investitori, alla luce delle grande novitŕ rappresentata dalla MIFID. Fidandosi delle autovalutazioni del legislatore comunitario sembrerebbe che la MIFID non impatti su tale fattispecie contrattuale; una lettura piů approfondita ci fornisce un'interpretazione diversa.
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Dagnes, Joselle. "Reti sociali fra inerzia e cambiamento. Il caso delle imprese italiane quotate in borsa (1987-2007)". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 122 (junio de 2011): 111–24. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-122008.

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L'articolo esamina le relazioni interaziendali personali e finanziarie delle imprese italiane quotate in borsa nel periodo 1987-2007, adottando una prospettiva attenta non solo agli aspetti strutturali ma anche al contesto istituzionale di riferimento. Attraverso un'analisi puntuale di questi elementi, l'autrice mette in luce l'esistenza di una corrispondenza tra la stagione di innovazione istituzionale che ha interessato il mercato finanziario italiano negli anni Novanta e il riassetto della trama relazionale degli attori collettivi coinvolti. In particolare, si evidenzia come legami di natura diversa reagiscano in modo differente alle sollecitazioni esogene: nel caso esaminato, il reticolo deglitende ad indebolirsi nel breve periodo per poi stabilizzarsi successivamente; al contrario, quello dei legami di proprietŕ mostra una maggiore inerzia iniziale, a cui segue un consolidamento nel medio periodo.
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Maccioni, Elena. "Mercato cambiario e uomini d’affari a Barcellona durante la guerra tra Alfonso il Magnanimo e la Repubblica Fiorentina". Anales de la Universidad de Alicante. Historia Medieval, n.º 23 (26 de mayo de 2022): 61. http://dx.doi.org/10.14198/medieval.21218.

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La metà del secolo XV fu per la Corona d’Aragona e specialmente per Barcellona un periodo complicato: Alfonso V era impegnato nelle guerre italiane, in particolare contro Firenze e Milano, Genova e Venezia; il Regno di Napoli era stato annesso all’Unione, e richiedeva sforzi importanti per il suo mantenimento; allo stesso tempo dalla capitale catalana provenivano richieste di apertura “democratica” del Consiglio dei Cento, che portavano a un’evidente instabilità interna, frutto in parte di una dimostrata crisi monetaria, dovuta anche alla scarsa capacità di governo dell’economia. Nonostante ciò, i mercanti, gli armatori e i banchieri continuarono a cercare di portare avanti i propri interessi economici nel Mediterraneo, anche servendosi delle istituzioni di natura corporativa, come il Consolato del mare. Attraverso l’analisi di alcuni registri di protesti di lettere di cambio gestiti dal notaio del Consolato barcellonese, si cercherà di mettere in luce l’evoluzione delle reti mercantili-finanziarie catalane, in particolare lungo la rotta meridionale italiana. Lo studio non avrà l’obiettivo di analizzare l’uso tecnico dello strumento cambiario, ma quello di portare alla luce strategie e protagonisti del processo di inserimento del capitale mercantile e finanziario in Italia durante il regno di Alfonso il Magnanimo e in special modo durante la guerra contro Firenze. Emergeranno, così, i nomi di quelle persone che furono le protagoniste dei grandi e quotidiani spostamenti di denaro fra i centri politico-commerciali del Commonwealth catalanoaragonese. Si tenterà una prima ricostruzione delle loro attività e dei loro movimenti, nonché delle connessioni con i più importanti operatori del sistema finanziario europeo, ovvero i toscani.
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Liberatore, Giovanni, Tommaso Ridi y Filippo Di Pietro. "Rilevanza ed affidabilità del valore contabile dell'avviamento e dei beni immateriali sul mercato italiano". FINANCIAL REPORTING, n.º 3 (noviembre de 2012): 31–50. http://dx.doi.org/10.3280/fr2012-003003.

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Il presente lavoro si propone di indagare quale sia la rilevanza e l'affidabilità percepita dal mercato finanziario sul valore espresso nel bilancio d'esercizio sui beni immateriali e l'avviamento delle società quotate. Lo studio ha analizzato le aziende quotate al FTSE Italia All-share, nel periodo fra il 2002 ed il 2008. Attraverso un modello di regressione a più variabili si è verificato che: a) il valore contabile dei beni immateriali e dell'avviamento sono correlati positivamente al valore di mercato del capitale, b) la transizione agli IAS/IFRS non ha comportato un incremento della rilevanza ed affidabilità percepita dal mercato dei beni immateriali e avviamento.
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Rubans’ka, Yuliya y Gianfranco Franz. "Geografia del potere e grandi progetti urbani in una cittŕ dell'ucraina". ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, n.º 104 (octubre de 2012): 123–39. http://dx.doi.org/10.3280/asur2012-104008.

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L'evoluzione delle politiche di sviluppo urbano nel contesto europeo degli ultimi decenni č stata caratterizzata da modifiche strutturali nelle relazioni di potere: dal governo della cittŕ, incentrato sulla pianificazione urbanistica e il piano regolatore si č passati a forme piů o meno articolate e solo in parte pluraliste di governance urbana, grazie alle quali importanti gruppi immobiliari, immobiliaristi improvvisati e free-riders, importanti gruppi industriali alleati con le grandi centrali del credito e della finanza, hanno trovato maggiori consensi politico-culturali e minori difficoltŕ procedurali nel dirigere, imporre e realizzare grandi progetti di trasformazione urbana. La progressiva crescita del mercato immobiliare, sostenuto e drogato dal mercato finanziario, ha facilitato la proposizione e la realizzazione di GPU, almeno fino al 2007/2008, anno del crack finanziario occidentale, dal quale sono rimasti parzialmente immuni Paesi emergenti le cui economie non erano state ancora tanto profondamente modificate dal sistema finanziario di Stati Uniti ed Europa occidentale. Con differenze di scala e di magnitudo una folta schiera di cittŕ europee e nordamericane si sono impegnate nella realizzazione di GPU, seguite in questo processo dalle principali cittŕ di Paesi emergenti o di potenze in via di consolidamento (Pechino, Shangai, San Paolo, Cittŕ del Messico ecc.). Anche cittŕ piccole e medie si sono impegnate nella sfida di innovare e trasformare i propri tessuti, la propria economia e il proprio rango urbano, investendo in progetti affidati molto spesso alle cosiddette "archistar" internazionali o a societŕ di progettazione parti- colarmente avanzate sui temi della costruzione ecologica e del risparmio energetico. Il presente saggio propone un caso studio particolarmente interessante, caratterizzato da dinamiche precipue e non riscontrabili in molti altri contesti: le recenti trasformazioni urbane nella cittŕ di Dnipropetrovsk (Nipropetrovsk), capoluogo dell'omonima regione, una delle cittŕ principali dell'Ucraina dal punto di vista economico, politico e culturale.
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Berta, Giuseppe. "Contributo a una discussione sui rapporti Fiat-Chrysler". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 260 (febrero de 2011): 471–74. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-260006.

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Le relazioni tra Fiat e Chrysler hanno una lunga storia, che risale all'ultimo dopoguerra, quando la casa americana si fece carico di assistere i torinesi nell'ambito del piano Marshall. Cinquant'anni dopo, fattasi gravissima la crisi della Chrysler negli anni novanta, la Fiat pensň a un'acquisizione ma lasciň subito il posto alla tedesca Daimler, ben piů dotata di risorse tecniche e finanziarie. Piů tardi, dopo la rinunzia della Daimler a sostenere la Chrysler, questa ri- mase nelle mani di un fondo finanziario, che cercň un socio industriale per rilanciare la produzione. La fusione con la Fiat, che assunse le responsabilitŕ gestionali, forně all'amministrazione Usa una soluzione accettabile per evitare un fallimento disastroso. Dopo la conclusione dei primi accordi, la dinamica produttiva č perň tale che la Fiat, ridotta di dimensioni per lo scorporo da Fiat Automobiles Group del settore dei veicoli industriali (Fiat Industrial), e debole sul mercato dell'auto, appare destinata a non avere il ruolo di guida nella nuova impresa, e a perdere la sua importante posizione nel sistema industriale italiano.
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Rizza, Carmela, Angela M. Greco y Davide Rizzotti. "Capacità informativa della disclosure volontaria sulle risorse intangibili: effetti sul mercato finanziario italiano". FINANCIAL REPORTING, n.º 2 (junio de 2011): 9–31. http://dx.doi.org/10.3280/fr2011-002002.

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Resumen
Gli studiosi delle discipline aziendali si sono occupati degli effetti che lavolontaria delle informazioni sulle risorse intangibili ha sulle valutazioni degli investitori, prescindendo dalle peculiarità del contesto italiano e dalle differenti configurazioni del processo di. Questo lavoro, attraverso un'indagine empirica svolta analizzando le informazioni relative alle società quotate nella Borsa italiana nel periodo 1998-2008, verifica il peso che il mercato finanziario italiano assegna allavolontaria di informazioni sulle risorse intangibili e alle differenti configurazioni con cui essa si può svolgere. I risultati ottenuti mettono in evidenza come tale sensibilità sia influenzata, in particolare, dallo strumento di comunicazione adottato.
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Potito, Serena. "La costituzione dell’INA e il monopolio statale delle assicurazioni (1912-1922) = The constitution of INA and the state monopoly of insurance (1912-1922)". Pecvnia : Revista de la Facultad de Ciencias Económicas y Empresariales, Universidad de León, n.º 15 (10 de julio de 2012): 163. http://dx.doi.org/10.18002/pec.v0i15.809.

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Resumen
<p>Il saggio –basato principalmente su documenti attualmente conservati presso l’Archivio Storico dell’INA, a Roma– esamina le vicende legate alla nascita dell’Istituto, costituito in un regime transitorio di monopolio relativo nel settore delle assicurazioni sulla vita.<br />A causa del suo significato economico e politico, questa speciale forma di monopolio statale diede luogo a molte reazioni nell’ambito finanziario e politico nazionale, pertanto l’INA iniziò i primi anni di attività in una situazione conflittuale ed incerta.<br />Il saggio inoltre approfondisce le ripercussioni sul mercato assicurativo internazionale in seguito alla nascita dell’INA.<br />Durante il decennio di monopolio parziale dell’Istituto nel settore delle assicurazioni sulla vita (1912-1922), le compagnie di assicurazione straniere ritennero compromessi i loro interessi finanziari nel mercato italiano, e lo osteggiarono fino al 1923, quando una nuova legge riformò il mercato assicurativo sulla vita, abolendo il regime di monopolio.</p><p>The essay –mainly based on documents actually preserved in the Historical Archives of INA, in Rome– examines the events connected with the foundation of the Institute, established in a transient condition of partial monopoly system in life insurance sector. Because of its economic and political meaning, this special form of state monopoly gave rise to many reactions in the financial and political national context, and so INA started its first years of activity in a troubled and unstable situation. The essay also discusses about the repercussions on international insurance market in consequence of the foundation of INA.<br />During the ten-year perior of partial monopoly of the Institute in life insurance sector (1912-1922), foreign insurance companies deemed their financial interest in Italian market jeopardized, and contrasted with it until 1923, when a new act reformed life insurance market, abrogating monopoly system.</p><p> </p>
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Marone, Enrico. "La sostenibilità economica delle ipotesi gestionali dei boschi soggetti a vincolo paesaggistico". L'Italia forestale e montana 77, n.º 6 (30 de enero de 2023): 235–41. http://dx.doi.org/10.36253/lifm-1089.

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Resumen
La gestione dei boschi soggetti a vincolo paesaggistico è particolarmente complessa in quanto è necessario accordare la massimizzazione degli aspetti paesistici con la sostenibilità economica degli interventi di gestione. Ciò implica da una parte massimizzazione del valore di un bene non di mercato, dall’altra necessità di arrivare ad un equilibrio economico finanziario. Il paper partirà dall’analisi dei problemi di natura estimativa e valutativa per poi arrivare a sviluppare considerazioni economiche. L'obiettivo di questo breve scritto è quello di fornire elementi utili alla definizione di future linee guida che possano conciliare gli aspetti della tutela paesaggistica con quelli della gestione forestale.
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Marone, Enrico. "La sostenibilità economica delle ipotesi gestionali dei boschi soggetti a vincolo paesaggistico". L'Italia forestale e montana 77, n.º 6 (30 de enero de 2023): 235–41. http://dx.doi.org/10.36253/ifm-1089.

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Resumen
La gestione dei boschi soggetti a vincolo paesaggistico è particolarmente complessa in quanto è necessario accordare la massimizzazione degli aspetti paesistici con la sostenibilità economica degli interventi di gestione. Ciò implica da una parte massimizzazione del valore di un bene non di mercato, dall’altra necessità di arrivare ad un equilibrio economico finanziario. Il paper partirà dall’analisi dei problemi di natura estimativa e valutativa per poi arrivare a sviluppare considerazioni economiche. L'obiettivo di questo breve scritto è quello di fornire elementi utili alla definizione di future linee guida che possano conciliare gli aspetti della tutela paesaggistica con quelli della gestione forestale.
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Berbenni, Enrico. "Banche miste e ciclo immobiliare. L'esperienza di Comit e Credit (1918-1934)". SOCIETÀ E STORIA, n.º 134 (febrero de 2012): 741–68. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-134006.

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Obiettivo di questo articolo č di studiare le modalitÀ attraverso cui le due principali banche miste italiane, la Banca commerciale italiana e il Credito italiano, presero parte all'espansione del mercato edilizio ed immobiliare durante gli anni venti del Novecento e come invece reagirono alla successiva crisi, mettendo in luce le differenze esistenti tra i due istituti nel modo di operare sul mercato. Queste banche avevano giÀ operato nel settore ma fu negli anni venti che il loro intervento si strutturň in misura piů evidente, dapprima cogliendo le opportunitÀ offerte da una congiuntura nazionale favorevole agli impieghi immobiliari, in seguito venendo indotte dal mutato quadro economico a riorganizzare la propria rete di partecipazioni azionarie in societÀ del comparto. Il sostegno finanziario fornito a queste ultime negli anni di crisi sembra suggerire un comportamento anticiclico da parte delle due banche, prima che l'intervento dell'Iri mutasse profondamente le loro possibilitÀ d'intervento anche nel settore edilizio ed immobiliare.
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Padovano, Fabio. "The Budget Deficit in the Soviet Economic System: Origins and Perspectives*". Journal of Public Finance and Public Choice 9, n.º 1 (1 de abril de 1991): 41–56. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345199.

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Abstract Il deficit del bilancio dello Stato nelle economie a pianificazione centralizzata (in questo articolo, si prende in particolare considerazione quella dell’URSS) appare legato soprattutto alia crisi del settore produttivo. Questo settore costituisce, al tempo stesso, la principale fonte di entrate fiscali ed il destinatario del maggior volume di spese pubbliche; è quindi evidente che un calo della redditività delle imprese comporta per il bilancio un assottigliamento delle poste attive e un maggior esborso per spese a sussidio dell’economia. È proprio questo meccanismo che si suppone stia alia base del disavanzo, e i dati statistici sembrano confermare questa tesi.L’articolo, inoltre, esamina brevemente le cause principali della crisi del settore produttivo, individuate in una struttura dei diritti di proprietà che favorisce pratiche gestionali non efficienti ed in una politica di «credito facile» che consente di mantenere in vita le imprese non produttive.La constatazione della facilità con cui le aziende ricevono prestiti dalle banche fa inoltre supporre che il deficit pubblico sia stato finanziato in massima parte tramite emissione di moneta. L’andamento divergente del gettito fiscale rispetto al deficit ed il fatto che i titoli del debito pubblico non sono uno strumento finanziario diffuso nelle economie a pianificazione centralizzata sembrano dimostrare questa supposizione.La conclusione è che la monetizzazione del disavanzo - e la presenza stessa del disavanzo - pongono seri vincoli al processo di trasformazione delle economie a pianificazione centralizzata in economie di mercato.
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Donathan Guido. "Sfide e potenziale per il futuro sviluppo agricolo in Giordania: ruolo dell'istruzione e dell'imprenditorialità". International Journal of Science and Society 4, n.º 3 (29 de septiembre de 2022): 460–73. http://dx.doi.org/10.54783/ijsoc.v4i3.540.

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Il documento esamina lo stato dello sviluppo agricolo in Giordania, le sfide attuali e il potenziale di sviluppo futuro. L'obiettivo dello studio è svelare il ruolo dell'istruzione e dell'imprenditorialità nella promozione dello sviluppo agricolo in Giordania attraverso: l'introduzione di nuove tecnologie nel settore; applicare una prospettiva di marketing moderna e globale e potenziare l'imprenditorialità giovanile. Questo studio si basa su un approccio teorico basato sulla ricerca secondaria e la ricerca primaria comprende due indagini sono state condotte in questo studio. Come vari studi, questo studio ha confermato che la scarsità d'acqua è la principale sfida allo sviluppo agricolo in Giordania e che il settore è meno sviluppato rispetto ad altri settori del paese. Tuttavia, questo studio ha aggiunto che la scarsa partecipazione dell'imprenditoria giovanile nel settore non è solo dovuta alla scarsità finanziaria e all'insufficiente conoscenza dei giovani, ma anche alla loro scarsa attitudine al lavoro nel settore. Pertanto, si suggerisce che vi sia la necessità di cambiare drasticamente il paradigma del sistema educativo per soddisfare le esigenze del mercato. Utilizzare anche il ruolo della R&S per migliorare la gestione delle risorse idriche e concentrarsi sulla desalinizzazione e il riutilizzo delle acque reflue e cambiare l'atteggiamento dei giovani nei confronti del lavoro in agricoltura. A ciò si aggiunge la necessità di fornire un maggiore supporto finanziario e tecnico per attrarre e aiutare i giovani imprenditori a investire nel settore. Di conseguenza, si presenterà un'opportunità per affrontare le sfide attuali e promuovere lo sviluppo futuro.
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Carrino, Annastella. "Fra nazioni e piccole patrie. "Padroni" e mercanti liguri sulle rotte tirreniche del secondo settecento". SOCIETÀ E STORIA, n.º 131 (mayo de 2011): 36–67. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-001002.

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Nell'immagine storiografica diffusa, l'economia settecentesca si presenta come una macchina che produce sviluppo e, al tempo stesso, dominazione e emarginazione. Ai suoi vertici si collocherebbero potenze superiori sotto il profilo della capacitÀ produttiva, mercantile e politico-militare; all'altra estremitÀ, residuerebbero spazi secondari, praticabili da soggetti privi di ambizioni, relegati dentro circuiti locali in grado di affacciarsi a quelli piů ampi solo in un nesso di subordinazione, o collocandosi sul crinale fra lecito e illecito. Accogliendo suggestioni presenti in studi recenti, l'a. prova a sfumare e complicare questa immagine, sottolineando come una parte significativa dell'espansione commerciale mediterranea settecentesca veda come protagonisti soggetti, luoghi e pratiche spesso privi di capitali rilevanti, saperi codificati e protezioni statali robuste. Il nuovo protagonismo dei "Genovesi" al centro di questo contributo non si pone in continuitÀ con la gloriosa storia del commercio e della finanza genovesi fra tardo medioevo e prima etÀ moderna. Essi sono in realtÀ micro-mercanti provenienti non dalla Dominante, ma da alcuni borghi costieri liguri. Non restano tuttavia figure marginali: riescono invece a fuoriuscire dall'andirivieni del piccolo cabotaggio e a diventare protagonisti di una parte significativa del commercio in grande, inventando modi di fare mercato, strumenti inediti per acquisire informazione e fiducia. Alla base della loro vitalitÀ vi č un anche rapporto forte e mai interrotto con i villaggi natali: minuscoli centri costieri, debolissimi sotto il profilo demografico, istituzionale, commerciale e finanziario, ma al tempo stesso custodi di un capitale relazionale importante, di funzioni mercantili decisive per il loro successo imprenditoriale. Tratteggiando biografie individuali e di gruppo, il saggio suggerisce l'immagine di un Mediterraneo settecentesco affollato di attori, pratiche e luoghi non sempre canonici. Ignorandoli e concentrandosi esclusivamente sulle grandi imprese mercantili, sulle grandi "nazioni" protette da mercantilismi prepotenti, si rischierebbe di non comprendere il funzionamento di questo mercato in una fase decisiva della sua trasformazione.
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Nicolini, Gianni y Camilla Mazzoli. "Il pricing della consulenza in materia di investimento in Italia". ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, n.º 3 (septiembre de 2011): 491–507. http://dx.doi.org/10.3280/ed2010-003005.

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I livelli di cultura finanziaria degli investitori, non sempre sufficienti a comprendere e valutare pienamente gli strumenti finanziari ed i servizi di investimento loro proposti dagli intermediari, rendono determinante il ruolo della consulenza finanziaria nell'ambito dell'asset management. Il recepimento della direttiva Mifid ha incrementato l'interesse, giŕ evidenziato in letteratura, in tema di consulenza finanziaria; in particolare, l'attenzione č stata rivolta al riconoscimento giuridico del consulente indipendente ed alla gestione dei conflitti di interesse che possono insorgere sia nell'attivitŕ di consulenza che in quella di distribuzione di prodotti e servizi finanziari. Nel lavoro gli autori presentano i risultati di una verifica empirica condotta sul mercato italiano al fine di individuare le logiche di formazione e le strutture di pricing della consulenza, verificando le differenze esistenti con i modelli di pricing adottati nei principali mercati internazionali (in particolare Usa ed Australia). I risultati evidenziano come la forma organizzativa del consulente rappresenti il principale elemento di condizionamento del pricing, che risulta influenzato in modo determinante anche dalle dimensioni dell'advisor e dal suo grado di preparazione. Dal confronto internazionale emerge una forte eterogeneitŕ dei modelli di pricing, solo in parte da attribuire a vincoli di carattere normativo e regolamentare.
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Conti, Giuseppe y Maria Carmela Schisani. "I banchieri italiani e la haute banque nel Risorgimento e dopo l'UnitÀ". SOCIETÀ E STORIA, n.º 131 (mayo de 2011): 133–70. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-001005.

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Nell'Europa di metÀ ottocento i mercanti banchieri furono gli artefici principali della rivoluzione finanziaria, ossia della formazione della banca ‘moderna' e dei mercati finanziari collegati allo sviluppo di societÀ anonime. In Italia ebbero difficoltÀ ad affermare forme di specializzazione, coordinamento, conquista di spazi e di ruoli. La loro azione risentě di un ambiente politico e economico parcellizzato e chiuso in ambiti locali. La concorrenza dei banchieri dellacontribuě al cambiamento ma anche a indebolire potenzialitÀ e dinamiche autonome. Il frazionamento politico, in particolare, ebbe conseguenze rilevanti sulla formazione di un mercato nazionale di titoli pubblici e ritardň la crescita dell'emissione stessa di titoli privati (di ferrovie e banche). Negli stati preunitari molte furono le iniziative, poche quelle che andarono a buon fine. Il debito pubblico e lo sviluppo di alcune istituzioni bancarie seguě percorsi differenziati tra prima e dopo il 1848 per Regno delle Due Sicilie e Stato pontificio, da una parte, e gli altri stati, dall'altra. Per primi l'esposizione debitoria fu particolarmente rilevante dopo la Restaurazione per ragioni diverse dal crescente indebitamento che dopo il 1848 interessň i secondi, Regno di Sardegna, in particolare, dove servě a finanziare guerre e ferrovie. Con l'UnitÀ il peso delle divisioni continuň a disgregare gli interessi e le istanze sociali e territoriali, contribuendo all'insuccesso del programma di centralizzazione del credito (banca d'emissione unica, un grande istituto di credito fondiario e agricolo) secondo un disegno coerente e ambizioso. Prevalsero invece soluzioni di ripiego che finirono per limitare le possibilitÀ di crescita della banca privata in Italia, senza ridurre ancora l'influenza della finanza estera.
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Bottalico, Andrea y Annalisa Murgia. "Posizionamenti liminali tra autonomia e dipendenza. Il caso del settore bancario e assicurativo". STUDI ORGANIZZATIVI, n.º 2 (enero de 2023): 35–69. http://dx.doi.org/10.3280/so2022-002002.

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Il dibattito sulla liminalità nei contesti organizzativi ha fornito spunti rilevanti per l'interpretazione delle mutevoli dinamiche del lavoro contemporaneo, rappresentando transizioni e posizionamenti ambigui. Ciò è ancora più rilevante nel caso del lavoro autonomo, a cui si accompagna una diversità di posizioni che oscillano tra autonomia e eteronomia, corrispondenti a diverse forme di liminalità legate alle caratteristiche individuali e ai contesti organizzativi in cui i soggetti svolgono la propria attività professionale. Alla luce di questo dibattito, l'articolo indaga il caso del lavoro autonomo nel settore finanziario offrendo un duplice contributo. In primo luogo, il concetto di liminalità viene esteso a un settore largamente inesplo-rato, ma in cui sono sempre più presenti forme di lavoro ai confini tra lavoro autonomo e lavoro dipendente. In secondo luogo, il concetto stesso di liminalità viene ridiscusso alla luce del dibattito scientifico e della ricerca condotta - dal momento che non necessariamente esso rappresenta una condizione di passaggio tra uno stato e l'altro, ma può assumere anche le caratteristiche di una condizione perma-nente. Nelle conclusioni, nell'intento di mettere in luce la varietà delle esperienze liminali insite nel lavoro contemporaneo, viene discusso uno schema concettuale che mostra alcune tendenze di fondo che caratterizzano le trasformazioni dei rapporti d'impiego in un mercato del lavoro in rapida evoluzione e sempre più fluido.
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Giribone, Pier Giuseppe y Alessia Cafferata. "I paradigmi di apprendimento non supervisionato per reti neurali in campo finanziario: progettazione di self-organizing maps per il rintracciamento di anomalie di mercato". Risk Management Magazine 2, n.º 2017 (10 de agosto de 2017): 26–33. http://dx.doi.org/10.47473/2020rmm0053.

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Alpa, Guido. "Gli obblighi informativi precontrattuali nei contratti di investimento finanziario. Per l'armonizzazione dei modelli regolatori e per l'uniformazione delle regole di diritto comune". ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, n.º 3 (junio de 2010): 395–421. http://dx.doi.org/10.3280/ed2009-003001.

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A proposito della violazione di obblighi informativi precontrattuali l'interrogativo che si pongono gli interpreti, nella nostra esperienza ed in altre, ad essa simili o da essa distanti, č se sia possibile qualificare la fattispecie mediante le regole generali del contratto, e far sopravvivere l'orientamento interpretativo che distingue le regole di validitŕ dalle regole di comportamento, essendo le prime dirette - primieramente - ad incidere il vincolo contrattuale, e le seconde - primieramente - a salvare il vincolo comportando perň una responsabilitŕ (precontrattuale, contrattuale, extracontrattuale) a carico della parte inadempiente, oppure se non convenga distinguere fattispecie da fattispecie e, adottando un'ottica funzionale volta alla protezione dell'interesse pubblico e alla protezione dell'interesse del contraente piů debole, scegliere il rimedio piů confacente alla bisogna. Per rispondere all'interrogativo si possono seguire vie diverse. Operare una ricognizione delle disposizioni contenute nei codici e nei repertori della giurisprudenza, nei progetti di legge di riforma dei codici, nei progetti di uniformazione del diritto contrattuale, e poi nelle leggi speciali, sempre in correlazione con le fonti del diritto comunitario. Operare una tripartizione per modelli contrattuali, tenendo conto del ruolo e dello status delle parti, e quindi distinguendo i contratti conclusi tra privati e contratti conclusi tra professionisti (C2C e B2B), i contratti conclusi tra professionisti e consumatori (B2C), i contratti conclusi tra professionisti con maggior potere contrattuale e professionisti piů deboli, esposti dunque all'abuso di dipendenza economica o comunque all' esercizio del un potere preponderante della controparte (B2b). Operare una valutazione degli scopi perseguiti sulla base dell'analisi economica del diritto e delle esigenze del mercato. Nell'ampia letteratura che si č venuta raccogliendo in questi ultimi anni si rinvengono contributi che esplorano una o piů di queste prospettive, che si possono separare per mere esigenze espositive, dal momento che esse sono per lo piů intrecciate tra loro. La linea seguita in queste pagine corrisponde al primo percorso, ma per prospettare uno scenario piů compiuto della problematica anche gli altri due percorsi dovrebbero essere sviluppati, o comunque esser tenuti in considerazione, almeno sullo sfondo.
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CALISE, GIANLUCA. "EFFICIENZA DEI MERCATI FINANZIARI". BANKPEDIA REVIEW 1, n.º 2 (diciembre de 2011): 7–18. http://dx.doi.org/10.14612/calise_2_2011.

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Bragantini, Salvatore. "Il controllo dei mercati finanziari". QUESTIONE GIUSTIZIA, n.º 3 (septiembre de 2011): 53–59. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-003006.

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Si propongono qui alcune riflessioni sull'adeguatezza delle scelte operate dal legislatore italiano (e prima ancora, spesso, da quello europeo) in tema di controllo dei mercati finanziari a tutela dei risparmiatori. La sintesi č che la lezione della crisi impone di non cedere sul ruolo delle Autoritŕ indipendenti, pur oggi non particolarmente amate forse perché ree di prendere sul serio non solo il sostantivo, ma anche l'aggettivo che le connota.
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Gandolfi, Gino y Giacomo Neri. "Il settore del risparmio gestito". ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, n.º 3 (septiembre de 2011): 401–22. http://dx.doi.org/10.3280/ed2010-003002.

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Il settore del risparmio gestito si sta muovendo in un contesto ancora fortemente instabile dal punto di vista economico e sempre piů complesso dal punto di vista regolamentare. Il presente lavoro intende fornire un'analisi del comparto italiano dell'asset management che, com'č noto, č caratterizzato dal preponderante peso del canale bancario nella distribuzione dei suoi prodotti. Appare importante considerare le caratteristiche e i trend della domanda e dell'offerta del risparmio gestito in Italia, in particolare alla luce della spinta del Regolatore ad una separazione tra distribuzione e produzione. Inoltre, la recente crisi finanziaria e il consistente calo di fiducia manifestato dagli investitori negli ultimi anni hanno indotto i governi a mettere in atto delle manovre finalizzate a reperire risorse finanziarie. Infine, č perň importante menzionare anche gli importanti passi avanti compiuti in campo normativo, grazie all'adeguamento ai diversi provvedimenti regolamentari emanati a livello europeo, quali la Mifid e la Ucits IV, che segnano un momento decisivo nel processo di armonizzazione dei mercati europei dei fondi comuni.
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Catturi, Giuseppe. "Arte figurativa e arte contabile. Le tavolette della biccherna del comune di Siena (XIII–XVII secolo)". De Computis - Revista Española de Historia de la Contabilidad 10, n.º 19 (31 de diciembre de 2013): 175. http://dx.doi.org/10.26784/issn.1886-1881.v10i19.270.

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Fra le arti figurative comprese in quelle cosiddette “belle”, cioè le forme di attività che, secondo l'opinione del Vasari, hanno esclusivamente un fine di bellezza, un valore estetico, come l'architettura, la danza, la poesia, la pittura, la scultura e la musica, in questo articolo focalizziamo l'attenzione sulla pittura e su di una sua particolare espressione e manifestazione, irripetibile ed originalissima.Le composizioni pittoriche che rappresentano eventi e situazioni di vita vissuta o configurazioni di ambienti costituiscono tutte una fonte conoscitiva di inestimabile valenza. Agli attenti osservatori esse costituiscono archivi storici e giacimenti culturali di particolare ampiezza ed intensità.D'altra parte è arte anche il complesso delle tecniche, degli strumenti e dei loro metodi d'uso concernenti una realizzazione, un'applicazione pratica nel campo dell'operare umano; cosicché è possibile scrivere di arte riferendosi ora ad un mestiere ora ad una professione. Si ha così l'arte medica, l'arte forense, etc., ma anche l'arte contabile, quella cioè esercitata da coloro che si mostrano capaci di memorizzare e di sistematizzare, seguendo un metodo preordinato e rigoroso, i fatti amministrativi, ridotti in termini quantitativi – monetari, che caratterizzano l'attività economico – finanziaria realizzata da una qualunque azienda, in modo da offrire al gestore informazioni determinanti per il buon governo dell'azienda medesima.L'obiettivo conoscitivo dell'arte contabile rimane costante nel tempo, ma gli strumenti ed il loro metodo d'uso, relativi a quell'arte, cambiano mano a mano aumenta il bagaglio delle conoscenze concernenti l'efficace utilizzo a fini gestionali dei risultati contabili rilevati periodicamente. Nel nostro studio intendiamo riferirci all'arte contabile esercitata nel Medioevo nell'ambito di famiglie di mercanti, banchieri, amministrazioni comunali, ospedali, opere pie e congregazioni religiose. In particolare, vogliamo trattare dell'ufficio della Biccherna del Comune di Siena preposto alla gestione delle pubbliche risorse finanziarie. Esso era composto da un “presidente” - il Camarlingo - e da quattro Provveditori in carica per sei mesi.I registri contabili sui quali il Camarlingo annotata giornalmente le varie operazioni finanziarie erano a fogli mobili e, pertanto, inizialmente venivano tenuti assieme da un foglio più grande sul quale veniva scritto il periodo di riferimento ed il nome del Camarlingo. Successivamente, per tenere uniti i numerosi fogli contabili si incominciò ad usare del materiale rigido, appunto delle tavolette di legno, la cui consistenza e rigidezzarendevano più agevole l'adozione e la consultazione dell'insieme dei fogli contabili relativi ai vari semestri.Le due tavolette, quella superiore e l'altra inferiore, erano legate da lacci di cuoio che costituivano la costola e sul davanti veniva posta una fibbia di chiusura, in modo da formare un vero e proprio “libro”. Fu proprio per sopperire all'anonimicità ed alla ripetitività di quei libri che, almeno a Siena, si affermò l'uso, a partire dal 1257, di far dipingere le tavolette di legno che tenevano legate e congiunte le pagine del libro contabile.Molti e di grande fama furono i pittori senesi che dipinsero le tavolette della Biccherna: Duccio di Boninsegna, Ambrogio Lorenzetti, Giovanni di Paolo, Sano di Pietro, Domenico Beccafumi e molti altri. I pittori per lo più disegnavano l'ambiente principale della Biccherna, quello in cui si svolgevano le transazioni finanziarie e, talvolta, gli operatori dell'ufficio: il Camarlingo, i Provveditori e qualche cittadino raffigurato mentre pagava le imposte. Sul tavolo da lavoro si disegnavano spesso gli strumenti per l'esercizio dell'arte contabile: libri, penna, calamaio, grattino, forbici, monete, borse etc.È così che scorrendo le numerose rappresentazioni pittoriche delle tavolette, raccolte per lo più nell'Archivio di Stato di Siena, altre fanno bella mostra di sé nei maggiori musei del mondo, possiamo leggere, in estrema sintesi, alcuni significativi aspetti dell'evoluzione culturale della comunità medievale senese. Da esse possiamo trarre informazioni immediate non solo dei cambiamenti nell'arte pittorica adottata dagli autori dei dipinti, ma anche sull'organizzazione dell'Ufficio finanziario del Comune, la Biccherna appunto, e l'importanzasempre maggiore che veniva attribuita agli strumenti indispensabili per esercitare l'arte contabile. Possiamo acquisire informazioni concernenti l'evoluzione del “metodo” adottato nell'annotare i dati finaqnziari relativi all'attività della Biccherna solo dalla lettura dei fogli compresi nei vari “libri”, ma tale obiettivo conoscitivo è complementare e collaterale rispetto a quello principale che ci siamo posti. Insomma, osservando in ordine cronologico le tavolette di Biccherna, si “legge il tempo” nella contemporaneità dei momenti di vita vissuta da Siena, dalla sua comunità e in particolare dal suo più importante Ufficio finanziario pubblico, la Biccherna.Lo studio intende evidenziate appunto la correlazione fra arte figurativa e arte contabile attraverso le tavolette dipinte dei libri contabili della Biccherna senese.
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Corleto, Francesco. "I contratti derivati come strumenti di gestione del rischio nei mercati agricoli (possibili applicazioni nelle borse merci italiane)". AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, n.º 1 (diciembre de 2010): 159–84. http://dx.doi.org/10.3280/aim2009-001012.

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Negli ultimi anni, il settore agricolo ha subito profonde trasformazioni. Le istituzioni dell'Unione Europea hanno, da qualche anno, dedicato particolare attenzione al tema della gestione del rischio in agricoltura. L'evoluzione di un sistema che si discosti dalle misure di stabilizzazione dei mercati e dei prezzi, che per oltre cinquanta anni la Pac ha garantito attraverso il sostegno dei redditi degli agricoltori, non può che seguire progressivamente tappe intermedie. La riforma della Pac, varata nel 2003, ha previsto, infatti, l'introduzione di un sistema di riduzione progressiva obbligatoria dei pagamenti diretti per il periodo 2005-2012. In questo modo, nel 2013 si arriverà ad un sistema in cui gli interventi di sostegno saranno completamente disaccoppiati dalla produzione. Tale aiuto al reddito, soprattutto nella misura disaccoppiata al cento per cento, rischia però di essere socialmente impopolare, in particolare in tempi di stagnazione economica. Lo sviluppo dei mercati finanziari e la presenza di specifici servizi finanziari diretti agli agricoltori, infatti, può rappresentare un valido strumento per favorire la stabilizzazione del reddito degli stessi imprenditori agricoli. In virtù di questi cambiamenti, sarebbe opportuno che i singoli imprenditori agricoli utilizzino autonomamente gli strumenti derivati con la finalità di potersi proteggere dai rischi del mercato.
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Nozifora, Enzo. "Precarietà del lavoro e crisi delle moderne forme di cittadinanza sociale". Revista Latina de Sociología 1, n.º 1 (26 de diciembre de 2011): 126–55. http://dx.doi.org/10.17979/relaso.2011.1.1.1198.

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In tutte le economie avanzate del pianeta, stiamo parlando di un unico tema: come fermare la crisi finanziaria distruttiva e riavviare il ciclo di crescita economica. La nostra proposta è di riconsiderare la cultura di lavoro significativa per spiegare la struttura della società. Questo perché il lavoro è l'unica attività umana che dà senso all'esistenza. Negli ultimi due secoli i lavoratori per rafforzare i loro diritti di cittadinanza sono stati discussi con lo Stato-nazione forma storica che si è consolidata durante le rivoluzioni liberali del XIX secolo. Oggi questo è il legame che è entrato in una crisi irreversibile ed è incapace di fornire risultati che sono adatti per le emergenze. Sono nati organismi sovranazionali che certamente non sono uguali i loro compiti, e le forze sociali non possono trovare un modo per contribuire al loro potere politico. Ma non è nato un movimento europeo dei lavoratori, che lotta per nascere allo stesso modo di un'Europa politica capace di fermare il crescente potere della speculazione finanziaria. I mercati finanziari sono integrati a livello globale, mentre i dipendenti, come in passato, presentano domanda a livello nazionale. Questa è la domanda che ora è diventata urgente. Se vogliamo uscire dalla crisi economica, dobbiamo pensare in termini sovranazionali ed europei. È importante che il movimento dei lavoratori imponga le proprie esigenze a livello europeo, a favore del rafforzamento politico dell'Unione, e vi ponga la questione dei diritti sociali europei. Solo un movimento operaio che lavora per rafforzare la costruzione dell'Europa, invece di indebolire, apre i diritti di cittadinanza dei lavoratori.
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Basevi, Giorgio. "Regolamentazione e riorganizzazione dei mercati finanziari internazionali". ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, n.º 1 (julio de 2012): 19–34. http://dx.doi.org/10.3280/ed2012-001003.

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De Luca, Pasquale, Salvatore Ferri y Michele Galeotti. "Business Strategy Scorecard per i mercati finanziari". MANAGEMENT CONTROL, n.º 2 (septiembre de 2013): 39–66. http://dx.doi.org/10.3280/maco2013-002003.

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Roppo, Vincenzo. "Promotori finanziari e mercato del risparmio: un mercato che cambia, una professione che cresce". ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, n.º 2 (febrero de 2010): 203–18. http://dx.doi.org/10.3280/ed2009-002001.

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Decherchi, Carlo y Pier Giuseppe Giribone. "Prospective estimate of financial risk measures through dynamic neural networks: an application to the U.S. market". Risk Management Magazine 1, n.º 2020 (8 de abril de 2020): 50–69. http://dx.doi.org/10.47473/2020rmm0008.

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Di Narzo, Antonio Fabio, Marzia Freo y Marco Maria Mattei. "Un nuovo approccio statistico per l'individuazione delle manipolazioni degli utili: evidenze empiriche dal mercato italiano". FINANCIAL REPORTING, n.º 1 (marzo de 2012): 7–43. http://dx.doi.org/10.3280/fr2012-001002.

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Mediante uno studio di simulazione, questo articolo si propone di valutare l'efficacia nel mercato italiano dei metodi comunemente utilizzati nella letteratura nord-americana per individuare le manipolazioni di bilancio. Inoltre, viene proposta una nuova metodologia di stima degli accrual model - il modello delle misture - che non si basa su nessuna classificazione industriale e risolve alcuni dei problemi che questi metodi di indagine manifestano nei paesi con mercati finanziari di minori dimensioni. Dalle analisi svolte emerge che le tecniche d'indagine ampiamente utilizzate a livello internazionale sono efficaci anche nel nostro Paese e che il modello delle misture aumenta significativamente la potenza del test più efficace per ricercare la presenza di manipolazioni di bilancio. Complessivamente questi risultati indurrebbero a concludere che gli accrual model potrebbero essere utilizzati maggiormente dai ricercatori interessati ad investigare la presenza di politiche di bilancio in Italia.
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Conti, Vittorio. "Appunti sul riassetto delle Autorità su intermediari e mercati finanziari". Risk Management Magazine 1, n.º 2019 (2 de abril de 2019): 3–8. http://dx.doi.org/10.47473/2020rmm0029.

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AMOROSINO, SANDRO. "I SISTEMI DI VIGILANZE PUBBLICHE SUI MERCATI FINANZIARI: DAI MODELLI ALL'EFFETTIVITA'". BANKPEDIA REVIEW 2, n.º 1 (marzo de 2012): 103–9. http://dx.doi.org/10.14612/amorosino_special_issue.

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Fadda, Sebastiano. "Le istituzioni economiche: chiave per comprendere e per superare la crisi". ARGOMENTI, n.º 30 (marzo de 2011): 23–38. http://dx.doi.org/10.3280/arg2010-030002.

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Resumen
L'articolo richiama la necessitŕ di utilizzare le categorie della "economia istituzionale" per capire meglio le radici dell'attuale crisi e per individuare le misure piů appropriate per il suo superamento. Questo approccio viene applicato con riferimento a tre campi: la natura della crisi, la debolezza della struttura produttiva italiana e il problema dello sviluppo economico del Mezzogiorno. Con riferimento al primo balzano in evidenza gli aspetti della regolamentazione dei mercati finanziari e delle variabili distributive. Con riferimento al secondo emerge l'importanza dell'estensione della concorrenza, dell'innovazione, dell'accumulazione del capitale umano, delle infrastrutture materiali e immateriali, degli assetti fiscali e distributivi, della flessibilitŕ congiunta con la sicurezza nel mercato del lavoro. Con riferimento al terzo, viene messo in evidenza il fatto che il problema dello sviluppo del Mezzogiorno sia principalmente un problema di "sviluppo istituzionale", a causa della presenza di modelli di comportamento degli agenti economici incompatibili con il funzionamento di una efficiente attivitŕ produttiva. Infine vengono proposte alcune considerazioni sul processo del cambiamento istituzionale, indicando l'importanza del progresso tecnologico, delle relazioni di potere e dei "valori".
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Marchi, Luciano y Sara Trucco. "La comunicazione al mercato delle performance economico-finanziarie: il ruolo del controllo di gestione". MANAGEMENT CONTROL, n.º 3 (septiembre de 2017): 55–78. http://dx.doi.org/10.3280/maco2017-003005.

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Arcuri, Maria Cristina, Elisa Bocchialini y Monica Rossolini. "Crisi e proprietŕ delle Sgr: quali implicazioni sulla struttura delle commissioni?" ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, n.º 3 (septiembre de 2011): 571–92. http://dx.doi.org/10.3280/ed2010-003009.

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Resumen
Recenti interventi di operatori del mercato hanno sottolineato l'importanza di indagare le conseguenze degli assetti proprietari dei soggetti gestori del risparmio, evidenziando un possibile legame tra crisi finanziaria e sistemi di corporate governance. Il presente lavoro intende approfondire tale ambito, cercando di definire i seguenti punti: la proprietŕ della Sgr č in grado di influenzare la struttura delle commissioni attive? La proprietŕ della Sgr č in grado di influenzare la struttura delle commissioni passive? Si evidenziano modifiche significative tra le commissioni del periodo precedente la crisi e successivo al manifestarsi della stessa? L'analisi č svolta su un campione di Sgr, distinte tra indipendenti e non indipendenti (ossia, in questo contesto, di proprietŕ di banche e assicurazioni). Di queste si analizzano commissioni attive e passive nel quadriennio 2005-2008. I risultati raggiunti consentono di formulare utili riflessioni sull'importanza delle caratteristiche di governance dei gestori del risparmio e sulle scelte dagli stessi operate al fine di superare la crisi finanziaria e recuperare margini di redditivitŕ.
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Ferrarese, Maria Rosaria. "La crisi finanziaria tra stati e mercati e il "mondo 3" dell'economia globale". DEMOCRAZIA E DIRITTO, n.º 3 (marzo de 2013): 15–40. http://dx.doi.org/10.3280/ded2012-003002.

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Rossi, Paolo. "Il contrasto a crisi e criticità del sistema bancario nell'Eurozona e in Italia". DIRITTO COSTITUZIONALE, n.º 2 (julio de 2022): 168–83. http://dx.doi.org/10.3280/dc2022-002010.

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L'Autore, delineati i tratti essenziali delle crisi finanziaria del 2008, dai primi salvataggi pubblici all'implementazione dell'Unione Bancaria, ne evidenzia incompiutezze e criticità emerse nelle crisi bancarie pre-pandemia, con la sostanziale disapplicazione del bail in e la riemersione dell'interventistico pubblico; dà poi conto delle misure unionali e nazionali, in deroga agli aiuti di stato, a sostegno del sistema bancario nell' ultima emergenza pandemica, che sembrano consolidare questa nuova centralità dello Stato nel mercato bancario; infine, delinea alcuni possibili scenari e strumenti per fronteggiare le criticità bancarie post pandemia, nell'ambito di una più ampia revisione del rapporto pubblico-privato nella banking resolution.
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Romero-Balmas, Gregorio Nůnez. "Cittadini-creditori: municipi e mercati finanziari in Spagna durante il primo trentennio del Ventesimo secolo". STORIA URBANA, n.º 119 (febrero de 2009): 101–24. http://dx.doi.org/10.3280/su2008-119006.

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- Modernisation is a complex process that involves several aspects and different scientific disciplines. Social and institutional modernisation, particularly that of municipalities, which took place between the late 19th century and the early of 20ths, involved significant changes over wide areas. These areas range from political and institutional internal reorganisations, to the application of new mass services and infrastructural networksystems, as well as basic social and organizational changes. In the following pages we study the measures taken by a wide segment of Spanish municipalities as part of their internal modernization processes shortly after the critical events of the late 19th century. To do this, they made use of the emerging financial markets by raising additional funds, and more precisely, by regularly emitting public debt. In this article we will show how the use of formal market debt involved certain preconditions to be carried out by the emitting organisms, and the underlying advantages to be had. Financial leverage obtained by using market facilities became a powerful instrument for local change in Spain that where up to that time no change had been possible. But the financial crisis of the 1930s and the later Civil War set a downward course in the modernisation process and even in the use of financial markets by Spanish municipalities.
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Aristei, Luna. "Il Ministero della Transizione Ecologica e la sostenibilità dello sviluppo economico". DIRITTO COSTITUZIONALE, n.º 2 (julio de 2022): 102–27. http://dx.doi.org/10.3280/dc2022-002007.

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Con la creazione del Ministero della Transizione Ecologica si assume una nuova consapevolezza sulla sostenibilità intesa non solo quale tutela dei fattori ambientali ma come vera e propria transizione verde. Tale concetto è il fulcro dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite e del Green Deal comunitario che stabiliscono obiettivi green il cui perseguimento è stato recentemente rafforzato dai diversi strumenti finanziari comunitari. A livello nazionale, già gli strumenti di mercato consentivano di orientare i flussi economici verso pratiche "verdi" ma il recente Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza può essere ritenuto lo strumento economico necessario a contribuire alla transizione ecologica grazie anche al ruolo dello stesso Ministero.
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Gottardi, Donata. "L'infiltrazione della concorrenza nella tutela del lavoro. Valorizziamo gli argini dei nuovi trattati europei". ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, n.º 2 (noviembre de 2010): 108–31. http://dx.doi.org/10.3280/es2010-010009.

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L'A. dedica attenzione ai cambiamenti apportati dal Trattato di Lisbona sia sul versante dei diritti sociali sia sul versante della concorrenza. Finora si č pensato che il diritto del lavoro continuasse a cedere rispetto al diritto commerciale. Molti erano i segnali che andavano in questa direzione: le incertezze sul significato stesso di diritto del lavoro, la crescita del dumping sociale infra-Ue, la ripresa di pulsioni nazionaliste, la giurisprudenza della Corte di giustizia sui limiti alla contrattazione collettiva e allo sciopero. Č ora il momento di valorizzare le nuove prospettive aperte. La crisi economica e finanziaria ha messo in discussione l'idea di mercato autoregolantesi; nel sistema delle fonti, la concorrenza passa da principio a strumento e la protezione sociale e del lavoro č proiettata nell'economia sociale di mercato, garantita da una clausola sociale di valenza orizzontale. Č l'unica prospettiva possibile, se vogliamo evitare il tracollo del sistema di relazioni sindacali e del lavoro.
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Di Giorgio, Sara y Claudio Prandoni. "Il progetto inDICEs: misurare l’impatto della cultura digitale". DigItalia 15, n.º 2 (diciembre de 2020): 59–73. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00014.

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inDICEs è un progetto di ricerca e innovazione finanziato dalla Commissione Europea nell'ambito del programma Horizon 2020, e coordinato dall'ICCU. La ricerca condotta da inDICEs permetterà di sviluppare una metodologia scientifica per misurare e valutare l’impatto economico della digitalizzazione del patrimonio culturale, analizzando le modalità di accesso ai beni e ai servizi culturali in Europa. A partire da questo, il progetto elaborerà delle raccomandazioni rivolte ai responsabili del settore dei beni culturali e delle industrie culturali e creative, per fornire loro strumenti utili ad affrontare le sfide poste dall'avvento del mercato unico digitale al fine di far prosperare e diffondere la cultura europea. Infine, il progetto svilupperà una piattaforma partecipativa e un sistema di autovalutazione, utile agli istituti culturali per migliorare il proprio posizionamento strategico nel mercato unico digitale, favorendone perciò la trasformazione digitale.
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Giannotti, Claudio y Gianluca Mattarocci. "La scelta della misura di rischio nella classificazione dei fondi immobiliari italiani". ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, n.º 3 (septiembre de 2011): 549–69. http://dx.doi.org/10.3280/ed2010-003008.

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Il mercato immobiliare europeo č cresciuto significativamente negli ultimi anni e la realtŕ italiana ha dimostrato una crescita dei prodotti disponibili sia per la clientela retail che istituzionale. La grande diffusione presso il pubblico ha evidenziato l'opportunitŕ di definire delle semplici misure di rendimento/rischio di facile comprensione anche per gli investitori con scarse competenze finanziarie. La soluzione solitamente adottata nell'industria del risparmio gestito č rappresentata dalle misure. La letteratura in materia ha evidenziato la capacitŕ di tali strumenti di selezionare le migliori opportunitŕ di investimento nell'ipotesi semplificatrice di distribuzione normale dei rendimenti. Considerando il mercato italiano, l'articolo esamina la performance dei fondi immobiliari italiani nel periodo 2001-2009 e sottopone a verifica l'ipotesi di normalitŕ dei rendimenti conseguiti. Evidenziati i limiti di tale ipotesi semplificatrice, il contributo confronta i ranking basati sull'indice di Sharpe con quelli ottenuti utilizzando misure Rap che adottano approcci di misurazione del rischio differenti. I risultati ottenuti evidenziano che i diversi ranking portano a risultati non strettamente comparabili e quelli piů stabili nel tempo sono quelli costruiti utilizzando misure di rischio che non assumono l'ipotesi semplificatrice della normalitŕ dei rendimenti. L'esigenza di utilizzare tali misure corrette č piů chiara quando i fondi immobiliari fanno maggiore ricorso al debito e/o sono scarsamente negoziati nel mercato.
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Gottardi, Donata. "Tutela del lavoro e concorrenza tra imprese nell'ordinamento dell'Unione europea". GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, n.º 128 (diciembre de 2010): 509–69. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2010-128001.

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L'A. ha dedicato l'analisi all'individuazione dello stato attuale dei confini, a livello di istituzioni europee, tra diritto del lavoro e diritto della concorrenza, nel presupposto di una erosione netta della nostra materia. Molti erano i segnali: la profonda asimmetria sul significato stesso di diritto del lavoro, la crescita del dumping sociale infra-Ue, la ripresa di pulsioni nazionaliste, la giurisprudenza della Corte di giustizia che individua funzioni e pone limiti alla contrattazione collettiva e allo sciopero. Contemporaneamente ha verificato l'esistenza di forti potenzialitŕ di invertire il rapporto tra Europa economica ed Europa sociale. Da un lato, la crisi finanziaria ed economica ha messo in discussione l'idea di mercato autoregolantesi; dall'altro, le modifiche apportate dal Trattato di Lisbona al sistema delle fonti hanno investito sia la concorrenza, che passa da principio a strumento, sia l'ambito della protezione sociale e del lavoro, proiettato nell'economia sociale di mercato, garantito da una clausola sociale con valenza orizzontale. Č l'unica prospettiva possibile, se vogliamo evitare il tracollo del sistema di relazioni sindacali e del lavoro.
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Staricco, Luca. "Gli effetti socioeconomici della crisi sulle cittŕ metropolitane italiane: il caso di Torino". ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, n.º 99 (abril de 2011): 50–69. http://dx.doi.org/10.3280/asur2010-099004.

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L'attuale crisi economico-finanziaria, pur caratterizzata da cause e dinamiche di scala globale, sta mostrando impatti fortemente differenziati in termini geografici e spaziali, anche a livello urbano. Primi studi sono stati condotti sulle cittŕ della grande finanza, mancano invece su cittŕ che presentano tuttora una forte componente industriale. Attraverso l'analisi di una serie di indicatori socioeconomici, l'articolo mostra come la crisi abbia colpito nel corso del 2009 l'area torinese in misura piů significativa rispetto alle altre cittŕ metropolitane italiane, a causa della fase di transizione in cui si trova Torino, con un settore industriale consistente ma poco differenziato e poco orientato verso i mercati asiatici, e un terziario di debole produttivitŕ.
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Lucchese, Manuela. "La disclosure dei resoconti semestrali di gestione IAS-compliant. Evidenze empiriche sulle società quotate italiane". FINANCIAL REPORTING, n.º 1 (marzo de 2012): 75–112. http://dx.doi.org/10.3280/fr2012-001004.

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Resumen
Nel presente lavoro ci si propone di analizzare empiricamente il livello di disclosure integrativa presentata nei bilanci infrannuali conformi allo IAS 34. In particolare, si cerca di capire in primis se, data la crescente complessità aziendale, sia riscontrabile un incremento del grado di dettaglio delle informazioni integrative pur nel rispetto dei requisiti minimi indicati dallo standard. Successivamente, si provvede a verificare se il diverso livello della disclosure rappresentata sia imputabile a talune caratteristiche specifiche delle imprese quali la dimensione aziendale, la redditività, la struttura finanziaria, il rischio di mercato ed il rischio d'impresa. Il campione utilizzato per l'indagine empirica include i bilanci semestrali di 64 imprese italiane quotate pubblicati nel periodo 2005-2009. I principali risultati dimostrano che a livello infrannuale non si rileva un significativo incremento del grado di dettaglio informativo e che variabili come un'ampia dimensione nonché una più elevata redditività giocano un ruolo determinante nelle politiche di disclosure.
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Gianecchini, Martina, Nicoletta Masiero y Enrico Miatto. "Formazione professionale ed esiti occupazionali: un modello di valutazione e un'applicazione al Veneto". ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, n.º 2 (noviembre de 2011): 111–33. http://dx.doi.org/10.3280/es2011-002011.

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L'articolo affronta il tema dell'inserimento occupazionale dei giovani in possesso di una qualifica professionale. Viene proposto un modello di valutazione della formazione professionale che considera tre prospettive: quella del mercato del lavoro (focalizzata sulla "qualitÀ" dell'inserimento occupazionale post-qualifica), quella del sistema formativo (centrata sull'efficacia e l'efficienza dell'ingresso) e quella dell'individuo (relativa alla percezione di utilitÀ delle competenze apprese e al livello di soddisfazione rispetto all'esperienza formativa nel suo complesso). Il modello č stato elaborato all'interno del progetto di ricerca nazionale biennale "Valutazione degli esiti e dell'impatto delle Politiche formative nell'ambito della formazione professionale" finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e coordinato da Ires, del quale vengono presentati una sintesi dei risultati con riferimento al Veneto.
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Li Calzi, Giada. "Perché parlare di complessità e management della Sanità è attuale". MECOSAN, n.º 118 (agosto de 2021): 9–54. http://dx.doi.org/10.3280/mesa2021-118002.

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La sociologia della complessita aiuta a guardare a fenomeni propri della post-modernita, in cui la dimensione planetaria dell'economia e dei mercati finanziari e una crescente interconnessione tramite il web trasformano la condizione dell'uomo "costretto" a confrontarsi con multicause dagli effetti non prevedibili deterministicamente, non lineari, emergenti da processi di auto-organizzazione, in un mondo sempre piu ampio e accelerato dai progressi nelle conoscenze scientifiche. Anche la sanita va verso un approccio sempre piu tecnologico e data-driven. L'Autrice evidenzia che se si tratta di tecnologie intensive, che incorporano il ruolo e le scelte dell'essere umano, per cui poter predire non coincide necessariamente con il poter controllare, il ruolo del manager in Sanita diventa quello di facilitatore di processi flessibili, capaci di adattarsi a un ambiente incerto e mutevole, anche dotandosi di nuovi profili di competenza capaci di collegare saperi esperti.
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