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Tosini, Domenico. "Una sociologia della memoria sociale". Quaderni di Sociologia, n.º 46 (1 de abril de 2008): 193–96. http://dx.doi.org/10.4000/qds.891.

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Lucamante (book editor), Stefania, Monica Jansen (book editor), Raniero Speelman (book editor), Silvia Gaiga (book editor) y Millicent Marcus (review author). "Memoria collettiva e memoria privata: il ricordo della Shoah come politica sociale". Quaderni d'italianistica 33, n.º 1 (1 de agosto de 2012): 149–53. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v33i1.17098.

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Villa, Angelo. "La trappola della memoria". COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, n.º 22 (diciembre de 2011): 97–109. http://dx.doi.org/10.3280/cost2011-022009.

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L'autore racconta la sua cittŕ, Sesto San Giovanni, con uno sguardo "prossimo alla memoria e alle sue inestinguibili ambiguitŕ, alle sue irrimediabili manipolazioni..." in una tensione costruttiva del senso dell'identitŕ, sia individuale che sociale. Di fronte all'omologazione che la logica di mercato l'autore suggerisce il ricorso alla memoria, alle sue elaborazioni, come spinta ad accettare la sfida che il futuro impone.
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Pertot, Gianfranco. "Memoria e memorie risorgimentali a Venezia dopo l'annessione all'Italia". STORIA URBANA, n.º 132 (febrero de 2012): 111–63. http://dx.doi.org/10.3280/su2011-132005.

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Il Risorgimento a Venezia ebbe il suo piů fulgido episodio nell'esperienza della Repubblica di San Marco del 1848-49, che ebbe come protagonisti Daniele Manin, Niccolň Tommaseo e altri personaggi di spicco della cultura veneziana. Dopo l'annessione all'Italia (1866) i veneziani vollero innanzitutto ricordare gli eroi e le vicende di quel periodo. Anche a Venezia si costruirono monumenti al Re e a Garibaldi, ma mancň quell'opera capillare, estesa e continua di celebrazione dei protagonisti del Risorgimento, con manifesto intento di alfabetizzazione politica, quale si manifestň in molte altre cittŕ italiane nei primi decenni dopo l'Unitŕ. Pochi furono i monumenti eretti (con molte polemiche, ritardi, contrasti fra istituzioni, comitati, rappresentanti delle élite della cittŕ) e pochi anche i cambiamenti nella toponomastica. Venezia dopo il 1866 era una cittŕ in profonda crisi economica, sociale e di identitŕ. I modi contradditori con cui affrontň la celebrazione risorgimentali sono sintomo della difficile contingenza e della problematica convivenza fra il nuovo ordine moderato imposto con l'Unitŕ (peraltro in sintonia con il patriziato, ancora saldamente rappresentato ai vertici del governo cittadino), il ricordo dell'eroica ma sfortunata esperienza rivoluzionaria del 1848-49 e quello, latente, dell'autonomia goduta fino al 1797.
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Taddeo, Gabriella. "La "memoria giovane": processi, interfacce e significati sociali della memoria nell'era digitale". SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, n.º 40 (junio de 2010): 81–89. http://dx.doi.org/10.3280/sc2009-040007.

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Il tema della memoria č stato negli ultimi anni esplorato in modo approfondito dalla sociologia dei processi culturali. Molti studiosi hanno evidenziato in modi diversi come proprio in un'era sempre piů caratterizzata dal movimento, dalla liquiditŕ di valori e identitŕ, dalla globalizzazione di immaginari e saperi, il tema della memoria prenda forza, a volte sotto forma di strumento funzionale, altre come nostalgia, altre ancora come commemorazione e rito sociale, o infine solo come "feticcio" identitario. Nel presente articolo si proverŕ a restituire un'analisi del tema della memoria, per come essa č emersa da una ricerca empirica svolta attraverso cinquantadue interviste in profonditŕ a giovani studenti. Si tratterŕ di affrontare, quindi, una memoria "giovane": ovvero l'esperienza di una generazione che sta muovendo i primi passi nella definizione del suo rapporto con il passato, e che probabilmente sta ulteriormente riconfigurando lo statuto funzionale, emotivo e culturale della memoria nella nostra societŕ.
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Nicosia, Manuela y Valentina Pappalardo. "Lo spazio urbano come oggetto di osservazione: valenze simboliche e aspetti funzionali". SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, n.º 97 (mayo de 2012): 100–114. http://dx.doi.org/10.3280/sur2012-097008.

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Il lavoro č il risultato di un'esperienza osservativa che ha preso le mosse dall'ipotesi iniziale di Piazza della Loggia a Brescia come luogo turistico. L'osservazione del contesto fisico-sociale ha permesso di individuarne due funzioni sociali, una fruitiva (connessa ai diversi soggetti: turisti, abitanti e immigrati) ed una simbolica legata alla celebrazione della memoria collettiva, e allo stesso tempo una debole valenza di "piazza", intesa come spazio di socializzazione.
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7

Troisi, S. Cristian. "La memoria “viaggiante” fra identità e traduzione". Entreculturas. Revista de traducción y comunicación intercultural, n.º 11 (3 de marzo de 2021): 53–68. http://dx.doi.org/10.24310/entreculturasertci.v1i11.12103.

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Una delle caratteristiche principali della memoria è il suo essere in movimento, il quale, attraversa in maniera trasversale: nazioni, epoche e tecnologie. Rappresenta, inoltre, uno degli aspetti più rilevanti nella costruzione dell’identità; definisce e scandice la vita di un individuo o un gruppo sociale, li caratterizza indelebilmente nel tempo, viene ri-mediata all’interno dei media e dei diversi gruppi della nostra società. Questo suo “viaggio” transnazionale che percorre lo spazio, il tempo e le tecnologie in una continua mediazione e ridefinizione lo si assimila al medesimo cammino che in una certa forma compie la traduzione. È innegabile come memoria, identità e traduzione siano intimamente connesse fra di loro e a ciò che è racchiuso nell’essenza umana, che deve intendersi in una dialettica dell’implicazione e dell’ipseità/alterità.
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Fabri, Silvina Mariel. "Prácticas cotidianas y registros memoriales fotográficos en Argentina". PatryTer 4, n.º 8 (1 de septiembre de 2021): 80–91. http://dx.doi.org/10.26512/patryter.v4i8.30493.

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En este artículo propongo reflexionar sobre la yuxtaposición de memorias en clave espacial a partir de la indagación de las prácticas socio-memoriales que fueron incorporadas al relato institucional del Predio Quinta Seré en torno a la conformación de un archivo fotográfico que reúne memorias e imágenes de prácticas vecinales. Los usos del espacio urbano de este lugar de la memoria están atravesados por estrategias institucionales cuyos objetivos fueron aunar relatos de múltiples actores que, en relación a sus contextos barriales y de las luchas políticas singulares a escala local, posibilitaron la emergencia de una narrativa que se conformó en soporte de un hacer memorial. Estas memorias barriales se cruzaron constantemente con los contextos político-institucionales. Pienso a estas memorias como propias de un territorio cotidiano, que revisó (o no) el papel siniestro de la última dictadura militar en Argentina y propició prácticas cotidianas de los vecinos/as que intervinieron en los modos de construcción y de significación de los imaginarios urbanos, la memoria local y el apego hacia el lugar. En ese punto, el giro espacial cobra sentido para indagar el solapamiento de prácticas sociales con sentido memorial, así como también la revisión de las estrategias espaciales de uso y marcación en el predio siempre en constante modificación.
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Barbero, Jesus Martín. "Estéticas de comunicación y políticas de la memoria". CALLE14: revista de investigación en el campo del arte 10, n.º 17 (4 de marzo de 2016): 14. http://dx.doi.org/10.14483/udistrital.jour.c14.2015.3.a02.

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Resumen
ESTÉTICAS DE COMUNICACIÓN Y POLÍTICAS DE LA MEMORIARESUMENLa crisis en las categorías de interpretación de la realidad implica hoy un desplazamiento de aquellos determinantes del cambio social basados en las tecnologías, para situarlos con mayor capacidad de comprender sus consecuencias en los cuerpos y su dimensión política. La explicación de la densa y paradójica convivencia de innumerables opuestos en los contextos sociales actuales se basa en el complejo y dinámico entrelazamiento de modos de simbolización y ritualización del lazo social con el espesor sociocultural adquirido por las redes y los flujos tecnodigitales que han redefinido las fronteras espaciales y temporales entre razón e imaginación, saber e información, naturaleza y artificio, ciencia y arte, saber experto y experiencia profana. Un nuevo lugar es necesario para las prácticas y experiencias en las que alumbra un saber-sentir que reduce la capacidad del hecho tecnológico como determinante de la restructuración social. Estas prácticas y experiencias se debaten en tres tensiones: la temporalidad: entre la amnesia y la memoria; el territorio: entre el espacio y el lugar; y el arte: entre el museo y las performancias ciudadanas.PALABRAS CLAVESFlujos tecnodigitales, globalización, memoria, aceleración modernizadora, des-tiempos, sociedad-red. PARLUKUNAIACHAIKUNA MANA WAÑUNGAPA MAILLALLACHISKASUGLLAPIKunaura kawanakunchi amasan tukuchinaku Ñugpamanda kaugsakuna, Kunaura kawanchi, vianchi subrigchakuna kawaipi, kaugsaipi nukanchipa atun llagtapi. Ministinchimi Chasallata muso luarkuna ikute kallaringapa Ruraikuna. Iachaikuna kawachingapa Iachai- kaugsai Tukuikunata kausachingapa maillapas tukuikunamanda Kai ruraikuna iachaikuna parlanchimi kimsapi achaka llullapi- atun llagtapi- maipi kaskapi Ima ruradirupi, kawaringapa, tukuikunamanda.IMA SUTI RIMAI SIMI:Achakukuna, lluia- lijirú, allichiska, unaimanda, tukuikuna. THEAESTHETICS OF COMMUNICATION AND THE POLITICS OF MEMORYABSTRACTThe crisis in the categories of interpretation of reality implies today a shift of those determinants of social change that are based on technologies, in order to make them more able to understand their impact on the body and its political dimension. The explanation for the dense and paradoxical coexistence of opposites in many current social contexts is founded upon the complex and dynamic interweaving of modes of symbolization and ritualizing of social ties, with the sociocultural thickness acquired by the techno-digital networks and flows that have redefined the spatial and temporal boundaries between reason and imagination, knowledge and information, nature and artifice, art and science, expert knowledge and worldly experience. A new place is necessary for practices and experiences that give birth to a form of knowing-feeling that reduces the ability of the technological fact as a determining factor of societal restructuring. These practices and experiences are discussed within three tensions: Temporality: between amnesia and memory; the territory: between space and place; and art: between the museum and citizen performances. KEYWORDSTechnodigital flows, globalization, memory, modernizing acceleration, un-time, net worked society.ESTHÉTIQUES DE LA COMMUNICATION ET POLITIQUES DE LA MÉMOIRERÉSUMÉLa crise dans les catégories d’interprétation de la réalité implique aujourd’hui un déplacement de ces déterminants du changement social basés sur les technologies, pour les placer en mesure de mieux comprendre leur impact sur le corps et sa dimension politique. L’explication de la coexistence dense et paradoxale d’éléments opposés dans de nombreux contextes sociaux actuels répose dans l’imbrication de modes complexes et dynamiques de symbolisation et de ritualisation de liens sociaux avec l’épaisseur socioculturel acquise par les réseaux et les flux techno-numériques qui ont redéfini les frontières spatiales et temporelles entre la raison et l’imagination, entre la connaissance et l’information, entre la nature et l’artifice, entre l’art et la science, entre la connaissance experte et l’expérience profane. Un nouveau lieu est nécessaire pour les expériences et pratiques d’où surgit un savoir-sentir qui réduit la capacité de l’événement technologique comme seul fait déterminant de la restructuration sociale. Ces pratiques et expériences sont discutées à l’intérieur de trois tensions : la temporalité : entre l’amnésie et la mémoire ; le territoire : entre l’espace et le lieu ; et l’art : entre le musée et les performances citoyennesMOTS-CLEFSFlux techno-numériques, mondialisation, mémoire, accélération modernisatrice, contretemps, société-réseauESTÉTICAS DE COMUNICAÇÃO E POLÍTICAS DA MEMÓRIARESUMOA crise nas categorias de interpretação da realidade implica hoje um deslocamento daqueles determinantes da mudança social baseada nas tecnologias, para situá-los com maior capacidade de compreender suas conseqüências, nos corpos e sua dimensão política. A explicação sobre a densa e paradoxal convivência de inumeráveis opostos nos contextos sociais atuais do laço social com a espessura sócio-cultural adquirido pelas redes e os fluxos tecnos-digitais que hão redefinido as fronteiras espaciais e temporais dos saberes entre razão e imaginação, saber e informação, natureza e artifício, ciência e arte, saber experto e experiência profana. Um novo lugar é necessário para as práticas e experiências nas que iluminam um saber-sentir que reduz a capacidade do fato tecnológico como determinante da reestruturação social. Estas práticas e experiências se debatem em três tensões: a temporalidade: entre a amnésia e a memória; o território: entre o espaço e o lugar; e a arte: entre o museu e as performances cidadãs.PALAVRAS CHAVESFluxo técno-digitáis, globalização, memoria, aceleração modernizadora, dês-tempos, sociedade-rede.
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Prampolini, Antonio. "Internet e l'uso pubblico della storia. Dalle riflessioni di Nicola Gallerano alle indagini di Antonino Criscione sui siti web". SOCIETÀ E STORIA, n.º 134 (febrero de 2012): 797–813. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-134008.

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Chi volesse oggi affrontare il tema dell'uso pubblico della storia, quale paradigma storiografico di successo nell'Italia degli ultimi vent'anni, dovrebbe assumere come punto di riferimento le fondamentali riflessioni di Nicola Gallerano sui rapporti tra storia, memoria e societÀ. L'avvento di Internet, nuovo medium dove convergono tutti gli altri media della moderna societÀ di massa, ha avuto un'influenza significativa sull'uso pubblico della storia. Antonino Criscione ne ha fatto oggetto di una particolare attenzione nei suoi studi sulla Rete. L'articolo inizia prendendo in esame la definizione di uso pubblico della storia proposta da Gallerano, che precede l'affermazione di Internet-Web, per poi analizzare le indagini di Criscione sulla presenza della storia nel nuovo medium. L'esigenza di adottare un approccio critico, ma positivo, nei confronti dell'uso pubblico della storia, inteso come fenomeno culturale e sociale complesso e articolato (che non deve essere identificato a priori con un revisionismo mistificatorio o apologetico) accomuna i due storici. E questo approccio č necessario soprattutto in Internet, dove non pochi siti di storia contemporanea si propongono come "luoghi della memoria" e "comunitÀ di rete".
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Henriques, Rosali Maria Nunes. "NARRATIVAS, PATRIMÔNIO DIGITAL E PRESERVAÇÃO DA MEMÓRIA NO FACEBOOK". Revista Observatório 3, n.º 5 (1 de agosto de 2017): 123. http://dx.doi.org/10.20873/uft.2447-4266.2017v3n5p123.

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A internet é um lugar de memória? Tendo como ponto de partida essa indagação, o objetivo deste trabalho é apresentar discussões sobre a proliferação das narrativas nas redes sociais e como a memória que emerge dessas narrativas são parte do patrimônio digital de um determinado grupo social. Além disso, discutimos o conceito de patrimônio digital e suas implicações no panorama atual da memória social. As redes sociais, além de suas funções comunicativas e sociais, tornaram-se espaços de registro e preservação de memórias e armazenadoras dos rastros digitais memoriais. Dessa forma, o Facebook acaba reivindicando para si um “lugar de memórias” na internet. PALAVRAS-CHAVE: Memória, patrimônio digital, narrativas, Facebook ABSTRACT Is the internet a place of memory? Starting from this question, the objective of this work is to present discussions about the proliferation of narratives in social networks and how the memory that emerges from these narratives are part of the digital heritage of a certain social group. In addition, we discuss the concept of digital heritage and its implications in the current panorama of social memory. Social networks, in addition to their communicative and social functions, have become spaces for the recording and preservation of memories and storehouses of digital memorial trails. In this way, Facebook ends up claiming for itself a "place of memories" on the internet. KEYWORDS: Memory, digital heritage, narratives, Facebook RESUMEN ¿Internet es un espacio para las memorias? Usando esta cuestión como punto de partida, el objetivo de este trabajo es presentar discusiones sobre la proliferación de las narraciones en las redes sociales y como las memorias que surge de estas narraciones son parte del patrimonio digital de un determinado grupo social. Además, discutimos el concepto de patrimonio digital y sus implicaciones en el panorama actual de la memoria social. Las redes sociales, mas allá de sus funciones comunicativas y sociales, se han convertido en espacios de registro y preservación de memorias y almacenadoras de los rastros digitales de memorias. De esta forma, Facebook reinvindica su posición como "lugar de memorias" en internet. PALABRAS CLAVE: Memoria, patrimonio digital, narraciones, Facebook.
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DeLugan, Robin Maria. "La guerra civil, la memoria social y la nación". Realidad: Revista de Ciencias Sociales y Humanidades, n.º 153 (28 de junio de 2019): 9–21. http://dx.doi.org/10.5377/realidad.v0i153.9458.

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Este artículo traza algunas ideas fundamentales que pueden orientar la forma de enfocar la memoria colectiva o social de la guerra civil de El Salvador y su conexión con la experiencia y la identidad nacional. Considera los temas de las memorias de grupo, las memorias como discurso, la memoria nacional, la historia versus la memoria, y el papel del silencio y el olvido. Realidad: Revista de Ciencias Sociales y Humanidades No. 153, 2019: 9-21
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Giangiulio, Maurizio. "Rituali per i fondatori. Callimaco (fr. 43 Pf. = 50 Mass.) e le norme rituali da Selinunte (CGRN 13 A 9–15)". Klio 103, n.º 1 (1 de junio de 2021): 30–41. http://dx.doi.org/10.1515/klio-2020-0306.

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Riassunto L’articolo prende in esame un ben noto frammento degli «Aitia» di Callimaco che offre la più importante testimonianza del culto dell’ecista nelle colonie siciliane. Una più approfondita indagine dei vv. 40–41 consente di istituire un parallelo con le norme rituali concernenti i Tritopatreis nella lex sacra di Selinunte (A 9–15). In entrambi i casi a un sacrificio animale con sversamento del sangue segue una libazione senza vino e un banchetto sacro. La sequenza rituale è inusuale e la sua diffusione nel mondo coloniale siciliano mette in luce sia la complessità del culto dell’ecista dal punto di vista religioso, sia l’intimo nesso che lo connette con la memoria sociale e l’identità della comunità politica.
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Benelli, Caterina. "Nascita e sviluppo di un’idea". Mnemosyne, n.º 9 (15 de octubre de 2018): 14. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i9.14013.

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L’obiettivo dell’articolo è di rintracciare la valenza formativa dei laboratori autobiografici e promuovere la cultura della memoria e dell’autobiografia in carcere: contesto di storie difficili che necessitano, sempre più e con maggiore attenzione, di essere ascoltate e comprese attraverso proposte di percorsi formative sempre più mirate ai nuovi bisogni. D’altra parte anche l’Ordinamento penitenziario raccomanda l’inclusione del detenuto in percorsi trattamentali in carcere finalizzati ad un migliore reinserimento sociale. Ed è per questo che, all’interno del Piano pedagogico degli Istituti penitenziari sono sempre più presenti laboratori autobiografici che permettono ai partecipanti di ripercorrere la propria vicenda esistenziale,di riflettere su di sé per una ri-progettazione in vista del «fine pena» e con l’accompagnamento di esperti in metodologie autobiografiche.
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Laé, Jean-François y Numa Murard. "Ritorno su una ricerca. Etnografia di una cittŕ operaia. Elbeuf 1980-2010". SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, n.º 95 (julio de 2011): 18–44. http://dx.doi.org/10.3280/sur2011-095002.

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Trent'anni dopo un'inchiesta etnografica su unadella Seine- Maritime, gli autori ritornano ad incontrare gli antichi abitanti. Ma la cité č stata distrutta. Non ci sono piů tracce. Solo con una foto di trent'anni prima, gli autori riattraversano le vie della cittŕ, ponendosi alcune domande di fondo: "Come si č concluso il trasferimento, quali gli esiti e i risultati di questa, e quale č stata la cronologia degli eventi legati all'evacuazione e al rialloggiamento?" Attraverso la raccolta di testimonianze e documenti di archivio viene ricostruita la memoria dellache gli autori definiscono "abitata" da quattro fantasmi ricorrenti: l'insalubritŕ e le precarie condizioni abitative, la storia "eccezionale" di un bandito locale, l'insolvenza collettiva e gli uffici giudiziari, l'endogamia sociale e le sue conseguenze.
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Varriano, Valeria. "Ritrovarsi in TV durante una pandemia: analisi di due serie televisive cinesi". Altre Modernità, n.º 28 (30 de noviembre de 2022): 175–93. http://dx.doi.org/10.54103/2035-7680/19126.

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Il contributo propone un’analisi della narrazione dell’esperienza del COVID a Wuhan nei primi mesi del 2020 proposta dalle due serie televisive Heroes e With you realizzate a ridosso della conclusione del primo lockdown cinese. L’esame sarà svolto individuando gli elementi comuni alle due serie nella descrizione dei protagonisti delle serie e il modo in cui dialogano con personaggi e fatti reali, anche alla luce delle presentazioni offerte dai produttori televisivi alla stampa e pubblicate su riviste specializzate o riviste di partito. Al fine di capire se questa esperienza sia considerata in Cina come un trauma culturale, le serie sono, quindi, qui considerate come spazi di interpretazione dell’esperienza individuale in senso collettivo, discorsi in cui la memoria esercita un ruolo fondante nella definizione dell’io sociale e culturale.
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Cottino, Gaia y Silvia Luraschi. "Farsi casa attraverso le pratiche alimentari. Voci di richiedenti asilo, operatori e operatrici nelle province di Cuneo e Lecco". MONDI MIGRANTI, n.º 2 (agosto de 2021): 105–17. http://dx.doi.org/10.3280/mm2021-002006.

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Il cibo influenza il modo in cui le persone si relazionano allo spazio e fanno casa. Attraverso la costruzione di una competenza culinaria, i migranti danno senso alle nuove situazioni, tra memoria e adattamenti alle grammatiche alimentari dei con-testi di accoglienza. Nell'articolo si intrecciano le voci di richiedenti asilo e rifugiati con quelle di operatrici e operatori. Proponiamo una visione interdisciplinare delle pratiche alimentari all'interno di un ventaglio di Centri d'Accoglienza Straordinaria (CAS) e del sistema ex-SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifu-giati) dell'area montana e prealpina delle valli cuneesi e della provincia di Lecco, con l'obiettivo di analizzare come spazi diversi generino possibilità distinte di uti-lizzo della "valigia del cibo" e come i nuovi arrivati abbiano agentivamente elabo-rato soluzioni creative di homemaking e di interazione sociale.
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Villa Gómez, Juan David y Manuela Avendaño. "Memoria colectiva". ECA: Estudios Centroamericanos 72, n.º 750 (30 de septiembre de 2017): 247–75. http://dx.doi.org/10.51378/eca.v72i750.3256.

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El presente artículo de revisión investigativa y teórica plantea un marco de comprensión de la memoria colectiva y las principales líneas de investigación que en psicología social se han desarrollado sobre el tema, más desde perspectivas básicas que aplicadas. Es decir, dan cuenta de la manera como se configuran, elaboran y construyen procesos de memoria colectiva. Se revisaron bases de datos diversas: Scopus, (si, Taylor & Francis, Dialnet, Redalyc, Sage, entre otras, y se seleccionó el material que daba cuenta de la forma en que se producen estas memorias en los procesos subjetivos de orden social. En primer lugar, se recogieron las líneas de la psicología social cognitiva o sociocongitivsmo, que definen la memoria como proceso mental que es incidido por factores sociales. En segundo lugar, las líneas desarrolladas en el socioconstruccionismo y la psicología social discursiva, que ubican la memoria como acción social y proceso discursivo, para finalizar con la mirada crítica latinoamericana que posibilita mirar el recuerdo colectivo, tanto en su versión cognitiva como discursiva, como proceso que posibilita develar la historia oficial y memorias hegemónicas que legitiman procesos de dominación, exclusión y violencia. ECA Estudios Centroamericanos, Vol. 72, No. 750, 2017: 247-275.
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Guenaou, Mustapha. "hammam et la culture de la purification chez les femmes de la Medina et de son hawz: le cas des rituels festifs familiaux à Tlemcen et Ain el Hûts". Studium, n.º 24 (22 de septiembre de 2019): 147–71. http://dx.doi.org/10.26754/ojs_studium/stud.2018243949.

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Cette contribution entre dans le cadre d’une série d’études qui porte, essentiellement, sur un lieu d’histoire et de mémoire du corps de la femme. Il s’agit du hammam, dans sa langue d’origine et le bain maure chez les francophones, dans la conception de la population de l’ancienne capitale du Maghreb central (Tlemcen, l’intra muros) et son hawz (Ain El Hûts, extra muros). Par son passé, il remonte à une date lointaine. Le hammam reprend ses fonctions principales pour prendre une place dans la société arabo musulmane. Très fréquenté par la gent féminine, il est le lieu des pratiques sociales et culturelles pour y rester dans la célébration des événements familiaux. D’ailleurs, l’étude touche directement l’ unité sociale de l’expression du travail du personnel féminin, l’unité sociale de la purification et de l’hygiène corporelles, la culture locale de la purification corporelle, le dernier bain du célibat de la jeune fille, le premier bain de la nouvelle mariée, le premier bain post-couche de la jeune mère, le bain pré pèlerinage. Mots clefs : hammam, bain maure, fonctions sociales, Tlemcen, Ain El Hûts, hawz, événements familiaux, rituels festifs, purification, hygiène corporelle, femmes Esta contribución forma parte de una serie de estudios que tienen como objeto la concepción del hammamo baño turco como un espacio de historia y memoria del cuerpo femenino entre la población de la antigua capital del Magreb central (Tlemcen, intramuros) y su hawz(Ain el Hûts, extramuros). La historia del hammam es larga pero este espacio ha recuperado su funcionalidad hasta hacerse hueco de nuevo en la sociedad árabe musulmana. Muy popular entre las mujeres, es lugar de prácticas sociales y culturales en torno a la celebración de eventos familiares. Por otra parte, nuestro estudio aborda directamente la unidad social de la expresión del trabajo del personal femenino, la unidad social de purificación e higiene corporales, la cultura local de la purificación del cuerpo, el último baño de la joven célibe, el primer baño de la recién casada, el primer baño de la nueva madre y el baño previo a la peregrinación. Palabras clave: hammam, baño musulmán, funciones sociales, Tlemcen, Ain el Hûts, hawz, festejos familiares, purificación, higiene personal, mujeres
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Iannello, Carlo. "Il falso riformismo degli anni Novanta ovvero l'inarrestabile affermazione della concorrenza come paradigma della regolazione sociale". DEMOCRAZIA E DIRITTO, n.º 3 (febrero de 2022): 89–113. http://dx.doi.org/10.3280/ded2021-003005.

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Le prospettive, quindi, non appaiono affatto rasserenanti quanto a tenuta della democrazia, quanto a vigore di quella certa idea che la voleva partecipata, militante della causa della giustizia e dell'uguaglianza. Perché proprio le istituzioni che per garantirla e realizzarla furono dettate dal Costituente italiano sono in pericolo. Soprattutto i principi fondamentali che il Costituente volle e sancì appaiono abbandonati o rinnegati. Il clima storico è profondamente mutato. Non c'è quasi più sedimento, né forse memoria, tantomeno rimpianto dei giorni, delle parole, delle speranze, delle donne e degli uomini di questo Paese che, affrancati dal dominio politico, esterno e interno, si disponevano ad affrancarsi dalle altre forme di dominio, da quella economica a quella culturale e sociale a quella di genere, più intense e profonde forse, anche se apparivano meno incombenti di quanto fossero, meno minacciose e imperiose. E che perciò ci diedero la speranza che avremmo potuto liberarcene, tutti insieme. Non ci siamo riusciti. Ma sappiamo che fu la stagione più alta della nostra storia nazionale. E così ci apparve e ci appare lasciando volentieri al revisionismo storico il piacere di mestare nel fango, il mestiere di pitoccare i compensi che otterrà il suo trasformismo, la paga che meriterà la voluttà del servilismo
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Tardivo, Giuliano. "Il caso Italia tra boom migratorio e crisi politica. Riflessioni su un paese malato". Barataria. Revista Castellano-Manchega de Ciencias Sociales, n.º 9 (3 de noviembre de 2008): 205–16. http://dx.doi.org/10.20932/barataria.v0i9.187.

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Il successo, nelle elezioni italiane, di forze politiche “antisistema” come la Lega Nord o l’estrema destra, piú contrarie all’immigrazione e piú inclini a slogan intolleranti, dimostra le mille contraddizioni di una societá che ha bisogno degli immigrati e che fatica ad accettarli socialmente. La lunga transizione, incominciata nel 1992, é ben lungi dal terminare, e la crisi politica, economica, sociale, sembra aver incattivito gli italiani. Ma puó un paese con 60 milioni di oriundi perdere improvvisamente, nel giro di pochi decenni, la sua memoria storica?.Intanto, fra pregiudizi e comitati che si oppongono alla costruzione di nuove moschee, timori di invasioni e disordine legislativo, si scopre che in Italia il numero di stranieri non é poi cosí alto come molti pensano e che molti settori dell’economia continuano a richiederne di piú. In attesa di una integrazione che ancora non c’è.
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Pérez González, Patricio Octavio. "Dinámicas urbanas de conmemoración y resistencia. Memoriales anti-monumentales en Chile pos rebelión de octubre de 2019". Historia Y Memoria, n.º 26 (16 de diciembre de 2022): 131–63. http://dx.doi.org/10.19053/20275137.n26.2023.14051.

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La estética de los memoriales adscritos a la hegemonía política en Chile, se ha desarrollado relevando principalmente las grandes hazañas y los nombres magnánimos del relato histórico dominante. Por su parte, la estética de las resistencias políticas sugieren, en contextos de protesta social y represión, el levantamiento de las figuras de los vencidos, nombres olvidados, mujeres y personajes excluidos del relato de la memoria tradicional. A partir del estudio de la urbe, entendida como espacio fronterizo, donde se tensionan los relatos de las memorias hegemónicas y resistentes, este trabajo propone una discusión teórica y empírica de la estética anti-monumental, aplicada al memorial erigido en Santiago de Chile en homenaje a Mauricio Fredes, que se manifiesta como el texto que subvierte los sentidos de la conmemoración, desde la insurgencia. Asimismo, este trabajo ofrece una lectura, desde la perspectiva de la historia del tiempo presente, de las condiciones políticas, económicas y sociales que sientan las bases de la ola de protestas desarrolladas en Chile en octubre de 2019, que dan como resultado la muerte de Fredes, entre otras personas, a quien la estética de las memorias de resistencia conmemora.
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Di Pasquale, Caterina. "Le verità dei testimoni: per una antropologia del ricordare". RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, n.º 1 (abril de 2021): 87–103. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2021-001005.

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L'articolo è una riflessione sulla testimonianza autobiografica e sullo statuto conoscitivo che la testimonianza ha progressivamente acquisito nel discorso scientifico euroamericano. Lo scopo della riflessione è descrivere e analizzare le verità della testimonianza e dei testimoni facendo dialogare la prospettiva etnografica e antropologica con la letteratura psicologica, storica e filosofica. Usando come fonti alcune storie di vita rilevate durante una ricerca etnografica sulle memorie delle stragi nazi-fasciste perpetrate contro la popolazione civile in Italia, specificatamente a Sant'Anna di Stazzema (12 agosto 1944), verranno analizzate le istanze narrative e culturali delle testimonianze, il ruolo performativo del testimone, l'efficacia simbolica e comunicativa nel contesto pubblico e il rapporto tra verità testimoniale, esperienza soggettiva e vissuto biografico. Questi aspetti del testimoniare saranno confrontati con la verità storica e giuridica sul caso etnografico descritto e verranno poi connessi con i quadri argomentativi ed esplicativi usati nella letteratura scientifica sull'argomento. In particolar modo verranno analizzate le conflittualità che dividono alcune testimonianze allontanandole dalle verità storiche e giuridiche sancite con le ricerche storiche e con le sentenze giudiziarie. Infine, per uscire dalla dimensione micro-etnografica, il confronto tra le diverse rappresentazioni della testimonianza nella ricerca antropologica sarà veicolato dalla dimensione particolare, relativa a Sant'Anna di Stazzema, alla dimensione nazionale e internazionale. Le conclusioni che l'articolo vuole condividere riguardano il superamento delle dicotomie memoria versus storia, finzione versus verità, soggettività versus oggettività, che caratterizzano da almeno un ventennio il dibattito pubblico, scientifico e non, e che hanno finito per connotare moralmente e ideologicamente ogni riflessione sul valore sociale e culturale del ricordo e del ricordare
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Andolfi, Maurizio y Lorena Cavaleri. "Famiglie immigrate e psicoterapia transculturale". RIVISTA DI PSICOTERAPIA RELAZIONALE, n.º 31 (octubre de 2010): 11–28. http://dx.doi.org/10.3280/pr2010-031002.

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Gli Autori descrivono elementi sostanziali del processo migratorio, soffermandosi soprattutto su tagli emotivi, sradicamenti familiari subiti da tanti individui costretti a lasciare il proprio Paese d'origine per migliorare il proprio livello di vita o per sfuggire a situazioni di povertŕ o di guerra. In particolare illustrano l'impatto delle diversitŕ culturali all'interno del movimento della terapia familiare e presentano il loro lavoro clinico con le famiglie immigrate che si rivolgono presso il Servizio di Consulenza alle Famiglie straniere del Dipartimento di Psicologia dinamica e clinica dell'Universitŕ La Sapienza di Roma. Attraverso alcune esemplificazioni cliniche descrivono l'importanza di restituire competenza alle famiglie immigrate utilizzando risorse culturali, valori tradizionali e la "memoria storica" delle famiglie stesse ed entrando nel loro mondo valoriale attraverso genogrammi familiari, visite domiciliari, presenza in seduta del sistema amicale ed altre modalitŕ volte a restituire centralitŕ e potere a gruppi familiari, spesso spezzati o emarginati nel nuovo contesto sociale.
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Serna-Dimas, Adrián. "L'image, la trace et la mémoire pratique. Pratiques sociales coutumières et les mémoires de la violence dans le Moyen Magdalena, Colombie". Estudios Artísticos 6, n.º 8 (2 de enero de 2020): 120–46. http://dx.doi.org/10.14483/25009311.15693.

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La crisis del mito entrañó una ruptura que arrojó las cosas a la naturaleza, las palabras a la ciencia y la imagen hacia el arte. Esta crisis original del mito, sobre la cual se estableció la racionalidad de Occidente, se expresa en los estudios de la memoria social. La ciencia privilegia la memoria social que une el mundo social a la palabra (resaltando la facticidad y la representación en el concepto contra la ilusión de las imágenes), mientras que el arte privilegia la memoria imaginaria que une el mundo social a la imagen (resaltando la imaginación contra el reduccionismo del concepto). Las prácticas sociales, modos de habitar el mundo social construido y de construir el mundo social habitado, forman unas memorias en las cuales las imágenes tienen grabadas bajo forma codificada los procesos históricos sucedidos. Esta memoria práctica permite identificar de manera transfigurada los impactos más profundos de las contradicciones y los conflictos, como aquellos donde la violencia parece parte de la cultura.
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Valencia Murillo, Angélica María. "La memoria como eje de cambio social en la escuela". Campos en Ciencias Sociales 4, n.º 2 (6 de marzo de 2018): 149–65. http://dx.doi.org/10.15332/http://dx.doi.org/10.15332/s2339-3688.2016.0002.01.

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Este artículo de revisión corresponde a la definición y relación que existe entre memoria e historia, contemplando los postulados de varios autores que comprenden los lugares en los que se ha inscrito la memoria y el reconocimiento de las características de la memoria individual y colectiva. La memoria ha sido un eje de trabajo que propende por el cambio social y la construcción de la memoria histórica, así como a la apropiación conceptual y pragmática de una historia de las memorias, pues es necesario que la educación dignifique identidades y afiance esfuerzos de conocimiento sobre los reales acontecimientos que han trascurrido a lo largo de la historia.
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Kuri Pineda, Edith. "El memorial del 68 en México: la construcción de la memoria colectiva sobre un movimiento social emblemático". Revista Colombiana de Ciencias Sociales 9, n.º 1 (15 de diciembre de 2017): 135. http://dx.doi.org/10.21501/22161201.2612.

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En 2007 fue inaugurado el Memorial del 68, gestionado por la Universidad Nacional Autónoma de México, con el propósito de coadyuvar a la construcción de la memoria sobre el movimiento estudiantil de 1968, suceso histórico ineludible en la lucha por las libertades democráticas en México. El presente artículo tiene como objetivo analizar sociológicamente la forma en que este espacio fue erigido; qué factores políticos y sociales posibilitaron su constitución y en qué consiste esta propuesta museográfica. Para responder dichas interrogantes, se aplicaron técnicas de investigación cualitativas –entrevistas a los fundadores de este lugar de memoria y ejercicios de observación participante-. Se parte del supuesto de que toda memoria colectiva es una construcción social, política, cultural e histórica que tiende puentes entre las diversas temporalidades, y como tal, es cambiante. Como se verá a lo largo de este trabajo, el Memorial del 68 constituye un discurso memorístico con un claro revestimiento simbólico, en el que convergen elementos afectivos y axiológicos, y cuya articulación revela la manera en que el pasado es interpretado desde las mismas necesidades del presente. © Universidad Católica Luis Amigó - Revista Colombiana de Ciencias Sociales.
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Romeo, Emanuele. "Memoria dell’antico e nuove funzioni museali compatibili Alcune riflessioni sul patrimonio industriale legato alla produzione di elettricità". Labor e Engenho 11, n.º 4 (26 de diciembre de 2017): 412. http://dx.doi.org/10.20396/labore.v11i4.8651199.

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Il patrimonio industriale legato all’energia elettrica è rappresentato da una serie di complessi architettonici fortemente stratificati, caratterizzati da diverse soluzioni tecniche, formali e distributive che si sono sovrapposte l'una all'altra, quando necessario, per ragioni legate all’innovazione tecnologia e ai cambiamenti nei processi produttivi. In realtà, sono proprio queste stratificazioni (aggiunte, cambiamenti d'uso, abbandoni momentanei e riusi, accompagnati da adeguamenti architettonici e tecnologici) che conferiscono ai complessi industriali particolare valore di memoria. Infatti, è proprio la continua trasformazione di funzioni e di elementi tecnologici a rappresentare “l'essenza” di questa particolare produzione edilizia. Dalla nascita delle prime fabbriche fino ad oggi, gli edifici industriali hanno cambiato rapidamente la loro forma architettonica e la loro consistenza sia materica sia formale assecondando le esigenze lavorative e produttive. Per questo motivo oggi abbiamo l'opportunità di leggere una "storia dell'architettura" rappresentata da una sequenza di tecnologie e materiali sostituiti di continuo o stratificatisi, in un abaco di elementi relativi alla sperimentazione del calcestruzzo armato, del ferro, della ghisa, dell’acciaio; oppure riguardanti l’utilizzo di grandi superfici di vetro o coperture a shed; o ancora relativi all'uso di fonti energetiche naturali e artificiali. Molte esperienze europee di restauro e riuso degli edifici industriali legati alla produzione di energia, hanno già considerato tale approccio come una delle migliori scelte volte a una conservazione che possa definirsi compatibile: la scelta delle nuove funzioni è dettata, infatti, non tanto dalle esigenze economiche e d’uso, ma dalla flessibilità dell'edificio ad accogliere sostanziali adeguamenti tecnici, energetici, funzionali. Ciò con l’obiettivo di raggiungere un giusto equilibrio tra il rispetto della memoria storica e la necessità di adattarsi alle normative riguardanti l’adeguamento energetico e le nuove funzioni richieste dalla popolazione, raggiungendo una sostenibilità sociale, culturale e ambientale.
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MONIZ, Elias Alfama y Victoria Maldonado BAUTISTA. "La Etnoeducación como Posicionamiento Político e Identitario del Pueblo Afroecuatoriano por Rocio Vera Santos". INTERRITÓRIOS 6, n.º 12 (7 de diciembre de 2020): 272. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i12.249000.

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RESUMENLa presente reseña es un resumen crítico sobre el artículo académico La etnoeducación como posicionamiento político e identitario del pueblo afroecuatoriano, de Rocío Vera Santos. Un texto científico que dilucida a través de una investigación de corte cualitativo y una puesta teórica postcolonial y decolonial el proceso de consolidación y ejecución del proyecto de etnoeducación afroecuatoriana. Se trata de un proyecto político, epistemológico y educativo que se viene gestando en las últimas tres décadas, y con el cual el movimiento social afroecuatoriano se posesionan frente al Estado; intentando subvertir el legado de la colonización, mediante estrategias, practicas pedagógicas e iniciativas autónomas que revitalizan y rescatan los saberes ancestrales, la memoria y la tradición oral. El objetivo de esta propuesta de educación étnica busca el fortalecimiento de la identidad, la reparación histórica y sostener la lucha antirracista.Etnoeducación afroecuatoriana. Identidad. Políticas de representación. Saberes ancestrales. Movimiento social afroecuatoriano. RESUMOEsta revisão é um resumo crítico do artigo acadêmico a etnoeducação como posição política e identitária do povo afro-equatoriano, de Rocío Vera Santos. Um texto científico que elucida por meio de uma investigação qualitativa e de uma configuração teórica pós-colonial e descolonial o processo de consolidação e execução do projeto de etnoeducação afro-equatoriana. É um projeto político, epistemológico e educacional que vem se desenvolvendo nas últimas três décadas, e com o qual o movimento social afro-equatoriano se posesiona diante do Estado; tentando subverter o legado da colonização, por meio de estratégias, práticas pedagógicas e iniciativas autônomas que revitalizam e resgatam saberes ancestrais, memória e tradição oral. O objetivo desta proposta de educação étnica busca fortalecer a identidade, reconstruir a história e sustentar a luta anti-racista. Etnoeducação afro-equatoriana. Identidade. Políticas de representação. Saberes ancestrais. Movimento social afro-equatoriano.ABSTRACTThis review is a critical summary of the academic article Ethno-education as a political and identity position of the Afro-Ecuadorian people, by Rocío Vera Santos. A scientific text that elucidates through a qualitative investigation and a postcolonial and decolonial theoretical setting the process of consolidation and execution of the Afro-Ecuadorian ethno-education project. It is a political, epistemological and educational project that has been developing in the last three decades, and with which the Afro-Ecuadorian social movement takes possession in front of the State; trying to subvert the legacy of colonization, through strategies, pedagogical practices and autonomous initiatives that revitalize and rescue ancestral knowledge, memory and oral tradition. The objective of this ethnic education proposal seeks to strengthen identity, historical reparation and sustain the anti-racist struggle.Afro-Ecuadorian ethno-education. Identity. politics of representation. Ancestral knowledge. Afro-Ecuadorian social movement.SOMMARIOQuesta recensione è una sintesi critica dell'articolo accademico Etnoeducazione come posizione politica e identitaria del popolo afro-ecuadoriano, di Rocío Vera Santos. Un testo scientifico che delucida attraverso un'indagine qualitativa e una impostazione teorica postcoloniale e decoloniale il processo di consolidamento ed esecuzione del progetto etno-educativo afro-ecuadoriano. È un progetto politico, epistemologico ed educativo che si è andato sviluppando negli ultimi tre decenni, e di cui il movimento sociale afro-ecuadoriano si impadronisce di fronte allo Stato; cercando di sovvertire l'eredità della colonizzazione, attraverso strategie, pratiche pedagogiche e iniziative autonome che rivitalizzano e salvano la conoscenza ancestrale, la memoria e la tradizione orale. L'obiettivo di questa proposta di educazione etnica cerca di rafforzare l'identità, la riparazione storica e sostenere la lotta antirazzista.Etnoeducazione afro-ecuadoriana, identità, politica di rappresentanza, saperi ancestrali, movimento sociale afro-ecuadoriano.
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Villa-Gómez, Juan David y Manuela Avendaño-Ramírez. "Arte y memoria: expresiones de resistencia y transformaciones subjetivas frente a la violencia política". Revista Colombiana de Ciencias Sociales 8, n.º 2 (1 de julio de 2017): 502. http://dx.doi.org/10.21501/22161201.2207.

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Este artículo de revisión tiene como objetivo recoger y hacer una sistematización preliminar de investigaciones y textos de reflexión teórica o investigativa, sobre la relación entre arte y memorias colectivas, en contextos de conflicto armado, dictaduras y represión política. Método: se revisaron las bases de datos Scopus, Redalyc, Sage, Taylor & Francis, Scielo y Dialnet. Se recopilaron artículos en ciencias sociales y otros textos sobre memoria colectiva, con el fin de identificar las formas a través de las cuales el arte es un vehículo y vector para la conservación, transmisión y expresión de memorias subalternas. La información se analizó según el método de análisis categorial por matrices, siguiendo un procedimiento intratextual de coherencia, uno intertextual y una codificación teórica que permitió cruzar las categorías con el marco geográfico de las acciones. Resultados: se partió de investigaciones sobre las producciones artísticas en relación con los denominados “lugares de memoria”, concernientes a la iconografía, la mitología y la historia oficial del Estado-Nación, para avanzar hacia expresiones de memoria en las que el arte formal y los artistas profesionales se vinculan a la construcción mnemónica en sus propios países, aportando nuevos elementos para la recordación, la representación de la historia y la elaboración de horrores y traumas colectivos. Conclusión: la relación entre arte y memoria posibilita resistencias a las historias oficiales, en la reivindicación de los derechos de las víctimas, en la reconstrucción del tejido social o la lucha por la justicia. © Revista Colombiana de Ciencias Sociales.
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Tamayo Plazas, María Angélica. "Las fuentes de la memoria: usos de la historia y las ciencias sociales en el Proyecto Colombia Nunca Más". Anuario Colombiano de Historia Social y de la Cultura 48, n.º 1 (15 de diciembre de 2020): 203–30. http://dx.doi.org/10.15446/achsc.v48n1.91549.

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Resumen
Este artículo analiza las relaciones entre la memoria y la historia en el caso del Proyecto Colombia Nunca Más (PCNM) y el trabajo de memoria que llevó a cabo en las décadas de 1990 y 2000. Se trata de la iniciativa de un grupo de organizaciones defensoras de derechos humanos para la construcción de una memoria de la violencia reciente en el país relacionada con crímenes de Estado. El objetivo de este trabajo es explorar las prácticas de memoria de esta iniciativa, haciendo énfasis en el uso de la historia y las ciencias sociales para los fines de la memoria, con base en la documentación del archivo institucional del PCNM, informes publicados y entrevistas semiestructuradas a participantes del proyecto. Encontramos que esta iniciativa memorial recurrió tanto a la información acumulada durante años por distintas organizaciones de derechos humanos y testimonios de las víctimas, como a conceptos, técnicas y literatura propios de las ciencias sociales, provocando deslizamientos e intersecciones entre distintos marcos de sentido, los de una iniciativa de memoria y los de las ciencias sociales. Se analiza cómo la información y los recursos académicos son apropiados por el pcnm e integrados en su narrativa acerca del pasado-presente de violencia, en un momento de importantes cambios en la movilización social por defensa de los derechos humanos en Colombia y América Latina.
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Nieto Ortiz, Pablo Andrés. "Memorias y formas de construcción social del territorio. Ideas para el debate". Persona y Sociedad 26, n.º 3 (1 de diciembre de 2012): 67. http://dx.doi.org/10.53689/pys.v26i3.26.

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En las sociedades, los recuerdos se encuentran adscritos al entorno social, en específico a los marcos sociales. Recordar involucra el establecimiento de puntos de referencia comunes y la vinculación de estos en marcos colectivos. Por lo anterior, las memorias sociales tienen una fuerte adscripción al espacio, tanto físico como simbólico, puesto que permite vincular el pasado y los sentidos del mismo a marcas o lugares de la memoria. Es por esta razón que los sujetos sociales construyen un entramado identitario a partir del uso social que se le da al territorio a partir de relaciones particulares con la tierra, lo cual desarrolla prácticas que consolidan el uso social del territorio. En este sistema de relaciones con el territorio, las sociedades han logrado establecer marcas territoriales y disputas por la tierra y el territorio. El presente artículo busca analizar la imbricación conceptual entre la memoria y el territorio, y el cómo dicha relación permite construir mecanismos de uso social del territorio, a partir de las prácticas y tácticas de determinadas sociedades campesinas, en este caso, grupos afrocolombianos y comunidades indígenas en Colombia.
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Cabibbe, Ferruccio. "Capacità simbolica e modernità liquida". STUDI JUNGHIANI, n.º 52 (noviembre de 2020): 78–96. http://dx.doi.org/10.3280/jun52-2020oa9313.

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Resumen
Si fa l'ipotesi che la capacità simbolica, la relazione che l'essere umano ha con i simboli, sia profondamente influenzata dalla componente sociale. Si ritiene che questo aspetto non sia stato sufficientemente considerato in campo psicologico, in particolare junghiano. Il processo individuativo è descritto da Jung in termini quasi esclusivamente "verticali". Si discute la separazione operata da Jung tra segni e simboli veri: tale separazione mantiene la sua validità, ma deve essere vista in modo più elastico per non rischiare di creare una frattura in quella che è considerata una scala della densità di significato. La capacità simbolica in realtà è oggi compromessa su entrambi i versanti. Le conseguenze della postmodernità in generale (nella descrizione di Zygmunt Bauman) e il fenomeno internet in particolare sono visti sia in relazione agli effetti più strettamente neurobiologici che a quelli di tipo più propriamente psicologico. Tra le conseguenze più importanti dell'uso costante di internet si notano in particolare la difficoltà nella lettura approfondita di testi e nella riflessione e la compromissione della memoria a lungo termine.
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Cabibbe, Ferruccio. "Capacità simbolica e modernità liquida". STUDI JUNGHIANI, n.º 52 (noviembre de 2020): 78–96. http://dx.doi.org/10.3280/jun2-2020oa9313.

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Si fa l'ipotesi che la capacità simbolica, la relazione che l'essere umano ha con i simboli, sia profondamente influenzata dalla componente sociale. Si ritiene che questo aspetto non sia stato sufficientemente considerato in campo psicologico, in particolare junghiano. Il processo individuativo è descritto da Jung in termini quasi esclusivamente "verticali". Si discute la separazione operata da Jung tra segni e simboli veri: tale separazione mantiene la sua validità, ma deve essere vista in modo più elastico per non rischiare di creare una frattura in quella che è considerata una scala della densità di significato. La capacità simbolica in realtà è oggi compromessa su entrambi i versanti. Le conseguenze della postmodernità in generale (nella descrizione di Zygmunt Bauman) e il fenomeno internet in particolare sono visti sia in relazione agli effetti più strettamente neurobiologici che a quelli di tipo più propriamente psicologico. Tra le conseguenze più importanti dell'uso costante di internet si notano in particolare la difficoltà nella lettura approfondita di testi e nella riflessione e la compromissione della memoria a lungo termine.
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Sánchez G., Gonzalo. "REFLEXIONES SOBRE GENEALOGÍA Y POLÍTICAS DE LA MEMORIA EN COLOMBIA". Análisis Político 31, n.º 92 (1 de enero de 2018): 96–114. http://dx.doi.org/10.15446/anpol.v31n92.71101.

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En el inicio de un proceso de posconflicto con las FARC y de la mano de la implementación de los mecanismos de justicia transicional, entre los que figura la creación de una comisión de la verdad, aparecen preguntas por el pasado de guerra que se está quedando atrás, las responsabilidades sobre lo sucedido y la memoria social que se ha construido sobre esa realidad conflictiva. Es un hecho que existen memorias sociales independientes de las institucionales. ¿Cuál ha sido su trayectoria en Colombia? ¿Quiénes participan de ella? ¿Cómo se relacionan entre sí y con las instituciones estatales? Este artículo es una aproximación a la trayectoria de la memoria en Colombia a partir de la experiencia del autor desde la institucionalidad y como analista del conflicto armado interno.
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Aponte Otálvaro, Jorge Enrique. "Rutas epistémicas y pedagógicas de la primera violencia en la enseñanza de las ciencias sociales: entre la memoria oficial y las otras memorias". Revista Colombiana de Educación, n.º 62 (24 de agosto de 2012): 153. http://dx.doi.org/10.17227/01203916.1632.

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Este documento presenta el desarrollo y conclusiones de la investigación realizada por el grupo Cyberia en la línea investigativa de memoria y conflicto del Instituto para la Paz, la Pedagogía y el Conflicto de la Universidad Distrital (Ipazud), titulado “La primera violencia en la enseñanza de las ciencias sociales, entre la memoria oficial y otras memorias”, llevado a cabo de noviembre de 2007 a marzo de 2009 en seis instituciones educativas de Bogotá. El propósito de la investigación fue establecer el abordaje epistémico y pedagógico de la primera violencia en la enseñanza de las ciencias sociales, así como evidenciar el lugar de esta área en el debate actual entre la memoria oficial y otras memorias. En el proyecto participaron cuatro instituciones oficiales de la ciudad1 y dos instituciones privadas, todas de características diferentes. El itinerario metodológico de la investigación tomó como base las configuraciones trazadas por el enfoque genealógico-arqueológico, a partir del cual se diseñaron cuatro estrategias de recolección y análisis de la información: investigación documental, análisis de contenido, observación no participante y entrevistas semiestructuradas.
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Ramos, Carola. "Creando Geografías: Una exploración al Territorio Integral y Memoria en la Protesta Indígena". Revista Geográfica de América Central 3, n.º 61E (23 de noviembre de 2018): 137–53. http://dx.doi.org/10.15359/rgac.61-3.8.

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El estudio de la relación entre memoria y geografía se ha enfocado principalmente en el rol del espacio construido (museos, monumentos, lugares históricos, y artefactos) en la producción de sitios de conmemoración, así como en el uso del espacio a través de representaciones o rituales para (re)crear memorias o contra-memorias por parte de grupos sociales. La reconstrucción y recuperación de un ‘territorio integral’ entre los pueblos amazónicos del Perú, que ellos describen como su manera ancestral de vivir, hoy es también un proyecto moderno para definir y reafirmar el control de sus territorios. A la luz de una revisión crítica de la literatura sobre memoria en geografía y análisis narrativo de entrevistas y documentos elaborados por grupos indígenas, propongo un marco conceptual para estudiar las llamadas protestas antineoliberales de los años 2008-2009 en la Amazonía peruana, usando teorías sobre la memoria colectiva y decolonialidad.
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Lifschitz, Javier Alejandro y Sandra Patricia Arenas Grisales. "Memoria política y artefactos culturales". Estudios Políticos (Medellín), n.º 40 (15 de junio de 2012): 98–119. http://dx.doi.org/10.17533/udea.espo.13205.

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Resumen
El artículo presenta los diversos momentos en la construcción del campo de la memoria política y sus potencialidades de investigación futura. Aborda inicialmente a Maurice Halbwachs, quien piensa la memoria como un fenómeno sociológico de cohesión social. Posteriormente, analiza la memoria política como una construcción producida por el Estado en el proceso de formación de las identidades nacionales. Discute a Pierre Nora y su propuesta de los “lugares de memoria” y Benedict Anderson y su concepto de “comunidad imaginada”. En un tercer momento aborda las trasformaciones del campo de la memoria política en cuanto a la emergencia de nuevos agentes y de nuevo tipo de soportes. Concluye con observaciones sobre artefactos de la memoria política en comunidades rurales de Colombia, abordados en el artículo como formas de expresión de las memorias subterráneas.
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Samaniego López, Marco Antonio. "Ganar la memoria, historiar las memorias". História da Historiografia: International Journal of Theory and History of Historiography 15, n.º 39 (27 de agosto de 2022): 27–54. http://dx.doi.org/10.15848/hh.v15i39.1862.

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Resumen. Este artículo se ubica en la discusión sobre el papel del actor/escritor como punto de partida de la construcción de un discurso y sus implicaciones en los usos del pasado y los trabajos para generar una memoria funcional. Sustentado en la comparación de los textos de Enrique Flores Magón, se demuestra como se modificó la lucha anarquista para transformarla en capitalista y obtener un reconocimiento como precursores sociales de la revolución mexicana. Para sustentar la propuesta, nos basamos en autores que han abordado el tema de las memorias, como Paul Ricoeur, Dominick LaCapra, Enzo Traverso y Elizabeth Jelin, entre otros, para explicar el uso de la memoria que impactó la historiografía y constituyó la categoría histórica de los precursores, eliminando la lucha en contra del capitalismo, el Estado, la propiedad privada y toda forma de creencia religiosa.
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Castelli Rodríguez, Luisina. "Memorias desde el cuerpo-archivo entre personas con discapacidad". Nómadas, n.º 52 (17 de septiembre de 2020): 183–97. http://dx.doi.org/10.30578/nomadas.n52a11.

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El artículo invita a pensar el tiempo pasado de las personas con discapacidad anudando las categorías cuerpo y memoria. Propone que el cuerpo es un archivo sensible productor de horizontes pasados múltiples, y que hacer públicas las memorias desafía el punto de vista establecido sobre esta población. En sus conclusiones plantea que hay un vínculo entre memoria social y normalización corporal, que lo socialmente tolerable en las narrativas de las personas con discapacidad está unido a su posición social y que es necesario desarmar lo evidente.
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Dreher, Jochen. "Fenomenología de la memoria. Superando el antagonismo entre memoria individual y memoria colectiva". Cuadernos de Filosofía Latinoamericana 38, n.º 116 (28 de enero de 2018): 25–45. http://dx.doi.org/10.15332/25005375/4037.

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El presente texto busca dar cuenta del sujeto en el cual opera la memoria, para ello se recurre a la memoria individual desde una perspectiva fenomenológica. Razón por la cual se tienen en cuenta consideraciones en torno a la memoria cultural, a la conciencia temporal, a la relevanciay a los sujetos del recurso. Así, en el texto se asume la validez para las ciencias sociales de la memoria externa con la cual es posible acceder al modo como las sociedades se perciben a sí mismas y se imaginan, teniendo en cuenta que la memoria individual es determinada por ese tratamiento colectivo del recuerdo. Con lo cual se muestra la diferencia entre las memorias de los individuos pero que en sus entrecruzamientos van construyendo una memoria general para cuyo puente se propone la teoría de la relevancia de Schütz.
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Eibenstein, Rebecca y Adele Fabrizi. "Abuso sessuale e PTSD complesso: gli effetti dello stress traumatico cronico sul sistema immunitario. Strategie d'intervento". RIVISTA DI SESSUOLOGIA CLINICA, n.º 1 (junio de 2021): 23–43. http://dx.doi.org/10.3280/rsc2021-001002.

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Il lavoro presenta le principali caratteristiche del PTSD complesso nel contesto dell'abuso sessuale e l'impatto che questo disturbo e la condizione di stress cronico ad esso associata può avere sulla persona traumatizzata, in particolar modo sul sistema immunitario. Una caratteristica importante del sistema immunitario è la sua capacità di reagire in modo differente in base allo stimolo specifico, ma anche la capacità di apprendimento e di memoria, mostrando come questo sistema si strutturi fondamentalmente in rapporto con l'ambiente. È sempre più evidente che le diverse modalità di risposta del sistema immunitario non dipendono solo dal ti-po di stimolo (ad esempio, virus, batteri), ma anche dal microambiente e dalle condizioni generali dell'organismo, dunque anche dallo stress psicologico. È chiaro, pertanto, come il sistema immunitario sia in grado di interagire con il sistema ner-voso e quindi con i fenomeni mentali e relazionali. Lo stress psichico di tipo croni-co che si osserva in coloro che hanno subito un trauma cumulativo interpersonale può quindi costituire un importante fattore di disfunzione del sistema immunitario, con un'alterata risposta che è alla base di molte patologie in cui il sistema immunitario svolge un ruolo cruciale. Oltre a ciò, nelle persone vittime di abuso è stato rilevato uno sfasamento del sistema nervoso autonomo, per cui risultano essere iperattiva-te da un sistema viscerale che invia loro un continuo segnale di pericolo. Questa condizione ha importanti ripercussioni anche sulla capacità interattiva e sociale, con un grave impatto sul benessere psicofisico della persona. Per questo motivo, è necessario sviluppare interventi basati su un approccio multidisciplinare e biopsi-cosociale che aiutino le persone traumatizzate a risintonizzare la regolazione au-tonomica per favorire la fiducia e un coinvolgimento sociale spontaneo, e ad ela-borare le componenti emotive e somatiche dell'esperienza traumatica.
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Garbero, Vanesa. "Memorias vecinales en torno a un espacio emblemático del terrorismo de estado argentino". Papeles de Trabajo. Centro de Estudios Interdisciplinarios en Etnolingüística y Antropología Socio-Cultural, n.º 39 (27 de julio de 2020): 34–70. http://dx.doi.org/10.35305/revista.v0i39.165.

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Este artículo analiza las memorias y las significaciones de vecinos/as en torno a un sitio que operó como Centro Clandestino de Detención Tortura y Extermino durante el terrorismo de Estado en Argentina y, en la actualidad, es un sitio de memoria. Para ello se combinó diversas técnicas de recolección de datos propias de la metodológica cualitativa. Los resultados muestran que la espacialidad constituyó un vehículo estimulante para anclar, evocar y recrear las memorias relativas al pasado de violencia política que allí tuvieron lugar. También, evidencian la existencia de una memoria de larga duración que excede el terrorismo de Estado e invoca los marcos sociales locales, los diversos usos, afectos y relaciones tejidas a partir de sus experiencias en ese territorio particular.
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Jansen, Monica y Maria Bonaria Urban. "Raccontare la giustizia". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 51, n.º 1 (16 de febrero de 2017): 10–21. http://dx.doi.org/10.1177/0014585816682483.

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Dalle varie riflessioni critiche sul rapporto tra letteratura e giustizia e tra narrazione e legge si può dedurre che alla letteratura venga attribuita la facoltà di “fare giustizia” e alla legge il potenziale di produrre delle storie. Anche se le opinioni divergono sull’effettivo valore trasformativo della letteratura di fronte alla legge, nel panorama italiano sembra prevalere l’idea che la letteratura possa offrire uno strumento conoscitivo per raggiungere una giustizia poetica e fare esperienza della verità. Tale compito etico, che viene attribuito a una narrativa che svolge la funzione di “estetica documentale”, si collega al complicato passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica, riassunto comunemente con la formula di “memoria divisa”. Gli esempi letterari presi in esame dagli anni Sessanta ad oggi, si caratterizzano attraverso le loro ibridizzazioni di genere, le dimensioni transmediali, performative e metanarrative. Da Giuseppe Fava a Gianrico Carofiglio, da Franco Fortini a Giampaolo Pansa, si trasmette il bisogno di una giustizia sociale che si concretizza attraverso un’indagine critica dell’apparato giuridico e attraverso la formulazione di una giustizia metaforica. Anche la raccolta di racconti Giudici e il fumetto Carlo Giuliani. Il ribelle di Genova dimostrano come la letteratura usi la transmedialità e la performatività per coinvolgere il lettore e arrivare a una giustizia che sia anche un “atto culturale”.
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Castillo Gómez, Antonio. "Hojas embetunadas y libros en papel: escritura y memoria personal en la España moderna". Horizontes Antropológicos 10, n.º 22 (diciembre de 2004): 37–65. http://dx.doi.org/10.1590/s0104-71832004000200003.

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En este trabajo se analizan las escrituras privadas de los siglos XVI y XVII en cuanto herramientas para el recuerdo y espacios de configuración de la memoria personal, familiar y social. Se repasan sus manifestaciones más representativas y cotidianas, en particular, las diversas tipologías de libros de memoria, los libros de cuentas y las memorias propiamente dichas. En cada caso se consideran las características materiales de los distintos escritos, su contenido y las funciones que pudieron cumplir.
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Bellaci, Francesco. "O valor educativo da memoria da resistencia antifascista en Italia. O caso do partisano Ezio Raspantio". Sarmiento. Revista Galego-Portuguesa de Historia da Educación 24 (1 de diciembre de 2020): 115–25. http://dx.doi.org/10.17979/srgphe.2020.24.0.7130.

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O obxecto desta contribución é subliñar o valor educativo da memoria antifascista. Está centrado nas memorias persoais de Ezio Raspanti –partisano combatente no Volante Teppa (formación partisana que operaba nos bosques dos Apeninos toscanos)– e pretende investigar a transmisión da memoria como valor educativo. De feito, este valor educativo constitúe un dos fundamentos da conciencia social e da identidade nacional italiana, así como un elemento esencial da nosa democracia constitucional, enraizada nos valores do antifascismo e o pacifismo.
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Venegas-Pérez, Julio, Ángela Hermosillo-García, José Eduardo Pérez Reyes, Verónica Viviana Romero Luna, Guadalupe Ortega-Saavedra, Sara E. Cruz-Morales y Pedro Arriaga-Ramírez. "Efectos de la Escopolamina en la transmisión Social de Preferencias Alimentarias". Journal of Behavior, Health & Social Issues 7, n.º 1 (8 de junio de 2015): 19. http://dx.doi.org/10.22201/fesi.20070780.2015.7.1.50184.

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<p>Las ratas deben alimentarse de forma adaptativa, elegir comidas seguras y evitar comidas venenosas. El paradigma de transmisión social de preferencias alimenticias es útil para estudiar el aprendizaje y la memoria. Algunos estudios han encontrado que las asociaciones que se forman en ese paradigma son ejemplos de memoria declarativa. La escopolamina produce interferencia en el aprendizaje y en la consolidación de las memorias en diferentes tareas. En este experimento evaluamos el efecto de una dosis de la droga sobre la memoria formada en varios ensayos en este paradigma. En tres grupos evaluamos el efecto de administrar salina o escopolamina con un grupo control que no recibió tratamiento. Los resultados mostraron que la dosis de escopolamina interfirió con la consolidación de una serie de ensayos en la transmisión de preferencia. Discutimos el efecto en relación a diferentes estudios que utilizaron diversas tareas. Los resultados apoyan que la escopolamina deterioró la consolidación de la transmisión social de preferencia.</p>
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Bolaños de Miguel, Aitor. "Memorias colectivas y memorias de las víctimas: la centralidad del sufrimiento individual y social en los mecanismos de Justicia Transicional1". InSURgência: revista de direitos e movimentos sociais 4, n.º 1 (20 de diciembre de 2019): 60–86. http://dx.doi.org/10.26512/insurgencia.v4i1.28828.

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En el presente artículo, el autor estudia la centralidad de las memorias de las víctimas en el marco de aplicación de los mecanismos de la Justicia Transicional tras regímenes políticos autoritarios o tras conflictos armados internos previos. Para ello, primero estudia qué son las memorias colectivas, en general, y las memorias de las víctimas, en particular, haciendo especial hincapié en su relación con el sufrimiento y con la injusticia. A continuación, el autor pasa a estudiar qué son las Políticas de la Memoria y qué relación tienen con la Justicia Transicional, para terminar reflexionando sobre lo que se denomina la “reconciliación social”, en contraposición a la insatisfactoria “reconciliación nacional”.
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Briones, Claudia. "PRÁCTICAS DE REARTICULACIÓN DE SABERES, PERTENENCIAS Y MEMORIAS DESDE RECUERDOS DIFERIDOS". Abya-yala: Revista sobre Acesso à Justiça e Direitos nas Américas 2, n.º 2 (30 de agosto de 2018): 09–52. http://dx.doi.org/10.26512/abyayala.v2i2.22293.

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Resumen: A partir del entretejido de ocurrencias etnográficas y estudios sociales de la memoria, en este artículo se debaten varios de los presupuestos sociales y teóricos que sostienen el alineamiento de culturas, memorias e identidades. Se exploran soportes no dicursivos de las prácticas de recordar que señalan menos un esfuerzo de retener el pasado que de memorizar el porvenir. Se apunta así a identificar desde qué regímenes de historicidad perceptual y práctica opera el trabajo de la memoria entre integrantes del pueblo Mapuche-Tewelche de la Patagonia Norte de Argentina. Palabras clave: Pueblo Mapuche-Tewelche; prácticas de memorización; recuerdos no discursivos
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Kriger, Miriam Elizabeth y Luciana Cecilia Guglielmo. "Memorias sociales y familiares de la dictadura cívico-militar: narrativas biográficas de integrantes de la asociación Abuelas de Plaza de Mayo". Revista Colombiana de Sociología 40, n.º 1Supl (25 de junio de 2017): 45–63. http://dx.doi.org/10.15446/rcs.v40n1supl.65906.

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Resumen
Este artículo contribuye al estudio de pasados recientes, memorias sociales y derechos humanos en contextos de terrorismo de Estado. De manera específica, analiza la relación entre memorias sociales y familiares de algunas fundadoras de la asociación Abuelas de Plaza de Mayo, que son madres de desaparecidos en la última dictaduracívico-militar argentina (1976-1983). La propuesta se enmarca en el campo de los estudios sobre el pasado reciente en Argentina y se centra en los procesos de construcción de memorias sociales entre el 2003 y el 2015, durante el ciclo de gobiernos kirchneristas (elde Néstor Kirchner, entre 2003-2007, y los de Cristina Kirchner, entre el 2007 y el 2011 y entre el 2011 y el 2015). Este periodo se escogió inicialmente por la derogación del indulto y de las leyes del olvido —que dio lugar a la reactivación de los juicios contra los responsables del terrorismo de Estado bajo la figura de lesa humanidad— y luego por convertir la lucha por los derechos humanos y la memoria de la dictadura en una política de Estado, alincorporar a gran parte de los actores fundacionales, como las Abuelas de Plaza de Mayo. En el artículo, se presentan avances de una investigación en curso, cuyo propósito es contribuir, mediante las narrativas familiares de los desaparecidos, a la problematización de los cambios en el régimen de las memorias sociales. Se trata de procesos políticos muy dinámicos, en los que intervienen diversas narrativas emblemáticas, algunas nuevas y otras en construcción, que coexisten conflictivamente. Así, cada memoria puede tener un peso histórico y una visibilidad variable en diferentes momentos.Puede volverse una memoria fuerte o débil según la coyuntura y el papel que le otorguen el Estado y la sociedad. Se presentan aquí narrativas biográficas de tres miembros de la asociación Abuelas de Plaza de Mayo, surgidas de entrevistas presenciales semiestructuradas y en profundidad realizadas ad hoc, en las cuales se ponen en juego estas memorias en diferentes registros. Se muestran fragmentos selectos para establecer las modalidades de reconocimiento de sus hijos desaparecidos y las tensiones entre su identidad juvenil y su condición militante.
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