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Bernardi, Erica y Sara Uguccioni. "Nuovo tessuto urbano: frammenti della memoria collettiva". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022.

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Resumen
L’idea di progetto assume e sviluppa due temi principali: da una parte la strada urbana porticata che attraversa l’area, dall’altra le corti, definite per carattere e dimensioni, dagli edifici che vi si affacciano. Il tema della strada evoca uno dei tratti caratteristici di Padova ossia la compresenza di spazi più stretti e intimi che si aprono in grandi spazi aperti. Allo stesso modo, all’interno del progetto vengono introdotti vicoli, portici, corti e spazi più ampi. Tra questi emerge il tema degli spazi verdi, a partire dal tentativo di dare una nuova identità al parco urbano che si attesta sulla cinta muraria e che entra a far parte del sistema dei Parchi delle Mura della città di Padova. Dalle mura il verde permea il progetto attraverso le corti fi no ai parchi esistenti di San Benedetto Novello e dei Cavalleggeri e si alterna a piazze e strade pavimentate. Sulla strada urbana all’ingresso da Corso Milano, si innesta un basamento che riprende le proporzioni del monastero di San Benedetto Vecchio e definisce il primo di una sequenza di spazi collettivi che proseguono fi no al monastero di San Benedetto Novello. Nel basamento si incastrano due torri simmetriche rispetto all’asse centrale che trovano un confronto diretto con le dimensioni architettoniche del resto della città. Analogamente, sul parco di San Benedetto Novello, si costruisce una facciata aperta verso il parco e verso la corte interna che usa il muro storico settecentesco come basamento e da cui emergono dei volumi più alti. Il muro antico diventa parte integrante del progetto e riporta alla memoria collettiva la vocazione del chiostro del convento adiacente.
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Brondi, Sonia. "Partecipazione pubblica, memoria collettiva e conflitti ambientali: Un'analisi psicosociali sul territorio della Valle del Chiampo". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422944.

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Resumen
In the last years, public participation in debates on environmental issues is required by local, national and international political institutions. Moreover, according to recent Italian and European researches, citizens consider environmental threats as one of the most relevant problems and thinks that they are a responsibility of every person. This psychosocial research aims to interpret citizens’ disengagement from decision-making processes organized by Administrations in an attempt to mend the rift between economic development and environmental sustainability, specifically in contexts historically marked by environmental criticalities. Recent studies in social psychology have contributed to the debate on environmental issues and public participation: both with the formulation of theoretical models aimed at identifying the psychological processes that underlie opinions, experiences, practices 'environmentally' significant; both with potential applications and concrete proposals in terms of actions aimed at those sectors equally committed to finding a more efficient environmental management for ensuring sustainable development. Following a constructionist perspective, this research finds its epistemological framework in the theory of social representations (Moscovici, 1961/76). Related domains are: studies on collective memory (Halbwachs, 1925, 1950), as well as social identity theory (Tajfel, 1981) and processes of place identity (Proshansky, Fabian, Kaninoff, 1983). Research aims to investigate the role of psychosocial constructs of collective memory and social and place identity in contributing to co-construct a shared representation of the territory, as well as in their relations with citizens’ participation in debates on environmental issues in contexts marked by widespread environmental criticalities. Examined case is the the Chiampo Valley, near Vicenza (North-East Italy), characterized by the activity of the tanning industries so much that the area is one of the most prosperous industrial districts in this sector worldwide. Research design involves integration of some aspects of the case studies with those of retrospective and longitudinal studies; adopted methodological approach is multimethod (with particular attention to strategies of triangulation) and quali-quantitative. Main findings emerged from the four studies that comprise the plan of research show that the considered constructs (collective memory and social and place identity) contribute to the co-construction of a representation of the territory shared by the members of the community under study, that indicates their non-priority to a direct involvement in the discussion of environmental policies. In order to clarify this statement three dimensions - knowledge, methods and applications - are discussed as well as accurate and adequate reasons to support it are provided.
La partecipazione pubblica su questioni ambientali costituisce oggi un tema centrale di sempre maggior attualità nel dibattito politico e programmatico, nazionale e internazionale. Parallelamente, la crescente sensibilità sulle tematiche ambientali ha prodotto negli anni una diffusa consistente domanda di informazione da parte dei cittadini stessi, inducendo le Istituzioni ad affrontarle con particolare cura e attenzione. La presente ricerca si propone la finalità di rileggere con uno sguardo psicosociale la ridotta partecipazione dei cittadini ai processi decisionali proposti dalle Amministrazioni nel tentativo di ricomporre le fratture venutesi a creare tra sviluppo economico e sostenibilità ambientale, particolarmente in contesti storicamente già ampiamente segnati da criticità in questo senso. La psicologia sociale nei suoi sviluppi recenti ha contribuito ampiamente alle riflessioni su questioni ambientali e partecipazione pubblica, sia con la formulazione di modelli interpretativi teorici che mirano a individuare i processi psicologici che sottostanno a opinioni, vissuti, pratiche ‘ambientalmente’ rilevanti sia con risvolti applicativi concreti in termini di proposte di linee di intervento indirizzate a quei settori ugualmente impegnati nella ricerca di una più efficiente gestione ambientale per consentire uno sviluppo sostenibile. Fondando i suoi presupposti in una prospettiva costruzionista, la presente ricerca trova la propria cornice epistemologica nella teoria delle rappresentazioni sociali (Moscovici, 1961/76). Altri domini ad essa strettamente intrecciati sono gli studi sulla memoria collettiva (Halbwachs, 1925; 1950), la teoria dell’identità sociale (Tajfel, 1981) e il costrutto di identità di luogo (Proshansky, Fabian, Kaninoff, 1983). La ricerca si pone l’obiettivo di indagare il ruolo dei costrutti psicosociali della memoria collettiva e dell’identità sociale e di luogo nel contribuire alla co-costruzione di una rappresentazione condivisa del territorio, oltre che nelle loro relazioni con la partecipazione dei cittadini al dibattito su questioni ambientali in un contesto diffusamente industrializzato e fortemente segnato da criticità in questo senso. Il caso di studio è quello della Valle del Chiampo, in Provincia di Vicenza, la cui principale attività economica è quella della concia delle pelli, tanto che la zona costituisce uno fra i più caratteristici e prosperi distretti industriali in tale settore a livello mondiale. Il disegno di ricerca prevede l’integrazione degli aspetti caratteristici degli studi di caso con quelli di studi retrospettivi e longitudinali; l’approccio metodologico adottato è multimetodo (con una particolare attenzione alle strategie di triangolazione) e quali-quantitativo. La rilettura unitaria dei principali risultati emersi dai quattro studi che compongono il piano della ricerca permette di rispondere che i costrutti considerati contribuiscono alla co-costruzione di una rappresentazione del territorio condivisa dai membri della comunità presa in esame, tale da far ritenere non prioritario un loro diretto coinvolgimento nella discussione di politiche ambientali. Per chiarire in modo esaustivo questa affermazione si sono approfondite tre dimensioni - di conoscenza, metodologica e applicativa - e fornite precise e adeguate motivazioni a ciò che si intende sostenere.
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Cuartas, Pablo. "Le temps des objets : mémoire collective, entourages matériels et imaginaires littéraires : essai de phénoménologie sociale". Thesis, Sorbonne Paris Cité, 2016. http://www.theses.fr/2016USPCB220/document.

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Resumen
Matière et mémoire constituent deux programmes de recherche que les sciences humaines entament souvent séparément : d'une part, l'observation empirique de la présence matérielle des objets ; de l'autre, la réflexion spéculative sur l'expérience immatérielle de la mémoire. Nonobstant, la sociologie de la mémoire permet et exige assumer sur ce point une perspective conjonctive: considérer la mémoire comme pratique sociale, inscrite dans les entourages matériels immédiats. Suivant ce principe conjonctif, la révision de quelques pratiques de mémoire nous a permis d'identifier la présence constante d'objets matériels, comme si les formes "naturelle" et "artificielle" de la mémoire étaient indissociables du statut matériel de l'objet. Une relation objectale à la mémoire et un rapport mémoriel à l'objet apparaît donc comme un invariant sur lequel nous nous efforçons de présenter quelques manifestations historiques : à Rome, aux temps de la République et le Haute-Empire, des expériences dissemblables comme le culte aux morts ou l'art rhétorique mettent en jeu, incessamment, objets et mémoire ; dans la Renaissance, la prolifération des studioli, cabinets de curiosités et Wunderkammern ne font que constater la consécration, dans les espaces du savoir et du pouvoir, d'une grande fascination pour les objets du passé ; au XIXe siècle, enfin, époque apparemment dominée par la production industrialisée, le fétichisme de l'antique renouvelle l'intérêt que les objets investis de mémoire éveillent. D'où la présence également persistante d'objets de mémoire dans la littérature: à ces moments historiques correspond une production littéraire considérable qui se propose de décrire l'importance des choses qui suscitent une expériences sensible du passé. L’œuvre de quelques poètes latins, les réflexions de Goethe sur le collectionnisme, les idées de Rilke à propos des "objets vécus" ou la Recherche proustienne sont des variations sur un thème : le temps des objets, le temps que les objets contiennent
Matter and memory are two research programs that Human Sciences usually undertaken in a separately way. On the one hand the empirical observation on material presence of the objects; on the other hand the speculative thought on the immaterial experience of the memory. However, sociology of memory allows and requires to assume on this subject a conjunctive outlook: to consider the memory as a social practice included in the nearby material environments. Following this conjunctive principle, the review of some memory practices has allowed us to identify the continuous presence of material objects as if the "natural" and "artificial" ways of memory were indissociable from the material status of the object. An object-based relationship with memory and a memorial relationship with objects then appears as a constant from which we try to present some historical variations: in Rome, at times of the Republic and during the Early Empire, different experiences as the cult of the dead and the art of rhetoric, incessantly implies object and memory; at Renaissance the proliferation of studioli, cabinets de curiosités and Wunderkammern can only confirm the enshrining of a great fascination in the spaces of power and knowledge for the objects from the past ; in 19th century, apparently ruled by the industrial production, the fetishism for ancient objects renews once again the interest that objects vested of memory arouses. For this reason the equally persistent presence of the objects of memory in literature: in each of those historical moments we aware that a considerable literary production attempts to describe the importance of things that evoke an experience of past. The works of some Latin poets, the Goethe's reflections on collectionism, the ideas of Rilke on the subject of "lived objects", and Proust's own Search, are literary variations on the same topic : the time of things, the time contained in things
Materia y memoria constituyen dos programas de investigación que las ciencias humanas suelen emprender por separado: por una parte, la observación empírica sobre la presencia material de los objetos; por otra, la reflexión especulativa sobre la experiencia inmaterial de la memoria. No obstante, la sociología de la memoria permite y exige asumir a este respecto una perspectiva conjuntiva: considerar la memoria como práctica social, inscrita en los entornos materiales inmediatos. Siguiendo este principio conjuntivo, la revisión de algunas prácticas de memoria nos ha permitido identificar la presencia constante de objetos materiales, como si las formas "natural" y "artificial" de la memoria fueran indisociables del estatuto material del objeto. Una relación objetual con la memoria y una relación memorial con los objetos aparece entonces como una constante de la que tratamos de presentar algunas variaciones históricas: en Roma, en tiempos de la República y el Alto Imperio, experiencias disímiles como el culto a los muertos y el arte de la retórica ponen en juego, incesantemente, objeto y memoria; en el Renacimiento, la proliferación de studioli, de cabinets de curiosités y de Wunderkammern no hacen más que constatar la consagración, en los espacios de poder y de saber, de una gran fascinación por los objetos del pasado; en el siglo XIX, aparentemente dominado por la producción industrial, el fetichismo de lo antiguo renueva una vez más el interés que despiertan los objetos investidos de memoria. De ahí la presencia igualmente persistente de objetos de memoria en la literatura: en cada uno de esos momentos históricos constatamos que una producción literaria considerable se propone describir la importancia de las cosas que despiertan una experiencia del pasado. La obra de algunos poetas latinos, las reflexiones sobre el coleccionismo de Goethe, las ideas de Rilke a propósito de los "objetos vividos", la propia búsqueda de Proust, son variaciones literarias sobre el mismo tema: el tiempo de las cosas, el tiempo que las cosas contienen
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DE, VINCENZO CIRO. "Antologie e necrologi del Mar Mediterraneo. Violenza e violazioni nel Mediterraneo: Pratiche ed esperienze psicosociali di trasformazione del ricordo in memoria e di elaborazione culturale delle morti di migranti «irregolarizzati»". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2022. http://hdl.handle.net/11577/3459373.

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Resumen
La tesi si occupa della dimensione traumatica e della memoria delle morti o delle scomparse di migranti senza documenti (morti legate alle frontiere o morti di persone in movimento, anche morti di migranti “illegalizzati”) alle frontiere europee, in particolare nel Mar Mediterraneo, cioè al confine meridionale dell’Europa e nel canale di Sicilia. Di fatto, più di 40.000 persone migranti hanno perso la vita nelle frontiere mondiali sempre più esternalizzate, securitarie e militarizzate. In questo scenario mortale, la frontiera meridionale dell’Europa, il Mar Mediterraneo (diviso in Mediterraneo occidentale, centrale e orientale) si è trasformato nella rotta più pericolosa e mortale. Un cimitero sommerso, un sarcofago acquatico, o l’espressione più evidente del regime della “Fortezza Europa” attraverso il quale si applica una necropolitica violenta, emergono crimini di pace e solidarietà e si materializzano forme eterogenee di violazioni. Così, la ricerca si propone un’analisi socioculturale e psicosociale critica sui dati empirici raccolti attraverso un lavoro etnografico nelle zone di confine, in particolare nell’isola italiana di Lampedusa, e attraverso interviste narrative semi-strutturate con attivisti/artivisti italiani ed europei. L’obiettivo è quello di analizzare come le pratiche di costruzione e memorizzazione del trauma, come esperienze simboliche/liminali personali e collettive di creazione di significato, affrontino la dimensione razziale, coloniale e violenta delle politiche europee manifesta in una concezione di frontiera che non si riduce ad una linea geografica materiale. Il lavoro si articola nei seguenti punti: • Una breve panoramica sugli studi sulle migrazioni da una prospettiva storica e sociale: cause, dinamiche e normative che inquadrano l’eterogeneità delle migrazioni. L’attenzione sarà posta principalmente sulla situazione europea/italiana; • Un focus dettagliato sui “migranti illegalizzati” o migranti privi di documentazione regolare, che sono persone in movimento che prendono rotte di confine pericolose e rischiano la vita nell’attraversarle. Utilizzando dati provenienti da diverse fonti, la dimensione numerica del fenomeno sarà affrontata e discussa criticamente. • Uno schema dettagliato sugli studi di frontiera, memoria e trauma da una prospettiva transdisciplinare e dalla prospettiva specifica della psicologia socioculturale. • Una descrizione dell’impianto metodologico impiegato dalla ricerca. • Due capitoli di analisi, distinti lungo una linea geografica: zone di confine (Lampedusa) ed esperienze transfrontaliere. • In conclusione, saranno evidenziati i limiti e le linee di direzione future.
The thesis deals with the traumatic and memory dimension of undocumented migrants’ deaths (border-related deaths or people-on-the-move deaths, also ‘illegalized’ migrants’ deaths) at the European borders, specifically in the Mediterranean Sea, i.e. the southern European border. As a matter of fact, more than 40,000 people-on-the-move have lost their lives in worldwide increasing externalized, securitized, and militarized borders. In such a deadly scenario, the European southern border, the Mediterranean Sea (divided in West, Central, and East Mediterranean route) has turned into the most perilous and deadliest route. A submerged cemetery, the European ‘sarcophagi’, or the most evident expression of the ‘Fortress Europe’ regime through which necropolitics are applied, ‘crimes of peace/solidarity’ emerge, and heterogeneous forms of violence/violation materialize. Thus, the book proposes a sociocultural and critical psychosocial analysis on empirical data collected through ethnographic work in border-zones, specifically in the Italian island of Lampedusa, and through semi-structured narrative interviews with European activist/’artivist’. The aim is to analyse how practices of trauma construction and memorialization, as personal and collective symbolic/liminal experiences of meaning-making, engage racial, colonial, and violent European policies. A brief overview over migration studies from a historical and social perspective: causes, dynamics, and normative that frame migration heterogeneity. The attention will mainly put on European/Italian situation. The thesis is further structured in the following sections: • A detailed focus over ‘illegalized migrants’ or undocumented migrants which are people-on-the-move who take perilous border routes and risk their lives in crossing them. Using data from different sources, the numeric dimension of the phenomenon will be addressed and critically discussed. • A detailed outline on border, memory, and trauma studies from a transdisciplinary perspective and from the specific perspective of sociocultural psychology. • A methodological/methods description of the research. • Two chapter of analysis, distinguished along a geographical line: border-zones (Lampedusa) and cross-borders experiences. In conclusion, limits and future lines of direction will be highlighted.
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Cancino, Franklin Alejandro Patricio. "Historia y memoria de la "nueva" Compañia de Jesús en México, 1816-2002 : el influjo del imaginario de las misiones jesuitas Novohispanas en el incierto restablecimento de la Orden y la construccion de su memoria, 1843". Paris, EHESS, 2015. http://www.theses.fr/2015EHES0023.

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Resumen
L'objet de cette étude consiste à déterminer dans quelle mesure l'imaginaire des missions jésuites de la Nouvelle-Espagne a influencé la construction de la mémoire de groupe des membres de la nouvelle Compagnie de Jésus, en tant que corps social et religieux, à partir de son rétablissement universel en 1814, et à revenir sur ces deux moments spécifiques qui sont la promulgation du décret (de gouvernement mexicain) rétablissant les missions en 1843 et la nouvelle fondation de la mission de Tarahumara en 1900. L'analyse de cette activité missionnaire sur différentes périodes et à différentes échelles permet de mieux comprendre certains effets de l'expulsion de l'Ordre en 1767, aussi bien à travers les traces qu'ont laissé les missions du nord-ouest que dans l'imaginaire qui s'est forgé autour de l'oeuvre des jésuites durant leur absence au cours du XIXe siècle (les jésuites comme une 'présence absente'). La construction de cet imaginaire n'est autre que celle de la mémoire des missions jésuites, dans laquelle sont intervenus non seulement les membres de l'Ordre, mais aussi d'autres acteurs sociaux. Or cette mémoire a encouragé les jésuites à continuer à se constituer en groupement à partir de leur rétablissement incertain au Mexique, en 1816. Quant aux acteurs sociaux qui ont contribué et participé à cette construction de l'imaginaire des missions, ils l'ont fait - selon leur contexte - avec des perspectives et des intérêts divergents. La recherche accorde de l'importance au relèvement du territoire nord (pour l'empire espagnol, pour la nation mexicaine, pour la Compagnie de Jésus, pour la mission de la Sierra Tarahumara) et à son rôle dans la construction de la mémoire
This study analyzes the way in which the 'imaginary' of the New Spain Jesuit missions influenced on thè development of the group memory of the members of the Society of Jésus in Mexico during the XIX century. The investigation stresses two spécifie moments of that time: 1) the promulgation, in 1843, of a Mexican government decree of the foundation of the missions. 2) The new foundation of the mission in the Tarahumara région in 1900. This study also offers a larger compréhension of the effects of the expelling of Jesuits form Spanish domains, which occurred in the year 1767. After this expulsion, there remained many traces of the work the Jesuits had realized in the missions of the Mexican Northwest. During the absence of those religious, those traces contributed to conform the 'imaginary' of their missionary work : Jesuits continued to be present - in a way - even during their absence. Not only the members of the Jesuit Order took part in this process, when they returned to Mexico in the XIX century, there were another social actors too. In the Mexican situation, the political instability of the new nation during that century forced the Jesuits to suffer several persecutions and dispersions; but the construction of that memory we talk about helped them to avoid breaking up as a group. The investigation also analyzes the relationship between the construction of this memory and the territorial integration of Northern Mexico. This integration was of great importance both for the Jesuits, who wanted to return to the North of the country, and for the Mexican governments before and after the independence
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Davila, Caroll isabelle. "Weneya´a – "quien habla con los cerros”. Memoria, mántica y paisaje sagrado en la Sierra Norte de Oaxaca". Doctoral thesis, Universite Libre de Bruxelles, 2019. https://dipot.ulb.ac.be/dspace/bitstream/2013/285389/4/davila.pdf.

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Resumen
Cette recherche a eu pour but de documenter et interpréter le patrimoine culturel saa (zapotèque) des Bene Ya’a/En’ne I’ya, les habitants zapotèques de la Sierra Norte de Oaxaca, à partir des symboles transmis par les savoirs des weneya’a, les personnes “qui parlent avec les montagnes” et qui sont chargées des activités rituelles de leurs communautés.Les weneya’a donnent une signification à leur patrimoine culturel, à leurs lieux sacrés, à leur temps liturgique, à la vie et à la mort. En ce sens ils sont indispensables pour la transmission des valeurs culturelles et identitaires fondamentales à leurs communautés. Leurs savoirs, ainsi que leur langue dilla ya’a/tíza i’ya sont vecteurs de symboles qui s’inscrivent au sein d’une continuité culturelle du peuple saa.Ces symboles ont été étudiés à partir de deux volets: le premier est centré sur les sessions mantiques réalisées par les weneya’a et les discours rituels qu’ils prononcent en ces occasions en dilla ya’a/tíza i’ya, le second concerne le paysage sacré et sa représentation au sein de la mémoire culturelle. Les deux volets de la recherche sont considérés à partir d’une perspective historique et se présentent, en parallèle, avec l’analyse de documents mantiques datant du XVIIème siècle ainsi qu’avec la prospection archéologique du paysage sacré. L’ensemble du travail, la documentation, tout comme l’interprétation, est le fruit d’une collaboration étroite avec les habitants des communautés où ont été effectuées les recherches.Les activités mantiques sont étudiées à partir d’entretiens et de sessions divinatoires avec les weneya’a provenant des régions Xhon (Cajonos) et Le’ya (Ixtlán). Les entretiens ont permis aux weneyaa de décrire et d’expliquer le sens qu’ils donnent à leurs activités ainsi qu’à l’environnement qui les entoure. Les sessions documentées ont été réalisées dans la communauté d’Exhu’ni (Abejones) et portent une attention particulière sur les symboles représentés lors des lectures ainsi que les prières prononcées durant les sessions en tíza Exhu’ni (zapotèque d’Abejones). Les documents mantiques datant du XVIIème siècle ont été analysés dans le cadre d’un séminaire organisé avec des enseignants de la région, pour qui le dilla ya’a/tíza i’ya est la langue maternelle.Il a été observé que les activités des weneya’a ne se limitent pas à l’activité mantique, mais concernent également les pratiques rituelles dans les lieux sacrés de la communauté. L’histoire de ces lieux a été interprétée de manière pluridisciplinaire, en créant un point de jonction entre les prospections archéologiques et les savoirs des habitants. Pour y parvenir, la signification de ces lieux dans la mémoire culturelle a été étudiée grâce aux explications des weneya’a, les narrations, les rituels qui y sont effectués ainsi que les discours liturgiques qui les accompagnent.Les recherches qui y sont réalisées permettent de contextualiser historiquement les savoirs des weneya’a, les inscrivant dans une continuité culturelle avec les témoignages historiques et archéologiques des Bene Saa, le peuple zapotèque. De plus, elles présentent de manière manifeste leur rôle comme protecteurs de leur patrimoine. Les weneyaa portent et préservent en leur mémoire la signification des symboles de leur culture, de leur paysage sacré, de leur patrimoine matériel et immatériel. Ils sont donc indispensables pour la revitalisation culturelle et identitaire de leurs communautés. Enfin, la méthodologie appliquée pour ce travail présente une approche centrée sur les citoyens et axée sur leur engagement communautaire pour la reconstruction de leur histoire.
Doctorat en Histoire, histoire de l'art et archéologie
info:eu-repo/semantics/nonPublished
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Pimenta, Marta Eugenia Fontenele. "Memorias de alfaiates : significados de vida e trabalho". [s.n.], 2008. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/310742.

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Resumen
Orientador: Margareth Brandini Park
Dissertação (mestrado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Ciencias Medicas
Made available in DSpace on 2018-08-12T22:20:56Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Pimenta_MartaEugeniaFontenele_M.pdf: 11277937 bytes, checksum: ce557461c9d1b15ddbfd6e0e183df415 (MD5) Previous issue date: 2008
Resumo: O objetivo desta pesquisa é investigar a temática do trabalho nas narrativas de velhos alfaiates, quando convidados a falarem de suas trajetórias de vida, por meio de processos de reminiscências. O estudo foi desenvolvido com a participação de cinco alfaiates - com faixa etária entre 65 e 98 anos -, os quais passaram a maior parte de sua vida adulta e produtiva, na cidade de Campinas (SP), tendo como fator comum a prática do ofício, no contexto do século XX. À luz da Gerontologia, e numa perspectiva de valorização da rememoração na velhice, a pesquisa evidencia que esses homens velhos, ao falarem de si apóiam-se na temática trabalho (vida laborativa), utilizando-a como uma espécie de fio condutor, para organizarem e estruturarem suas memórias, configurando um estado de unissonância entre vida e trabalho. Aliando ao método biográfico uma sistematização para a leitura dos relatos, o trabalho amplia o espectro de interpretações das narrativas, possibilitando análises acerca das especificidades nas quais o velho se apóia para falar de si, de suas visões de mundo e do trabalho, como um conteúdo existencial e social
Abstract: The aim of this research is to look into the topic of work in the narratives of aged tailors, when asked to speak about their lives by means of remembrances. The research was developed with the participation of tailors whose age varied from 65 to 98. They have spent most of their lives in Campinas (SP) having in common the practice of their jobs in the twentieth century. In the light of gerontology and in the perspective of valuing remembrances in old age, the research gives evidence that these old men, when speaking about themselves, back up on the topic work (working life). They use it as a guideline to organize and structure their memories creating a state of harmony between life and work. This study enlarges the spectrum of interpretations of the narratives using a biographical method as well as a systematization for the reading of the accounts. This enables analyses about the specifications upon which the elder backs up to speak about himself and to express his ideas about the world and about work as an existential and social content
Mestrado
Mestre em Gerontologia
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Desiato, Pietro. "Memorie, supporting the practices of memory in the graveyard". Thesis, Malmö högskola, Institutionen för konst, kultur och kommunikation (K3), 2007. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:mau:diva-23228.

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Resumen
Due to its sensitive nature, the graveyard is often an avoided problem space within the field of design. This becomes evident from the lack of exploration and analysis in this domain. Anyhow, it represents an opportunity to test how design can mediate between sacred places, technology and people. Moreover, as a very specific context, the graveyard encompasses peculiar ways of interacting and experiencing space that deserve to be taken into account. This work discusses the notions of space and place and how the field of interaction design can benefit from them. In doing so, it investigates the hidden dimensions of the graveyard that make it a complex structure where spatial, personal and socio-cultural dimensions are intertwined. While the fieldwork aims at analysing the graveyard in its different tones of meaning (identity, memorial, cultural differences, on-site interaction) the focus of the work are the practices of memory and the role that the past has in our relation with the deceased. The result of the design process is an interactive audio system composed of a playback circuit based on Arduino and boxed into a seashell. The device is designed to be placed on the grave and store audio content. Once activated, the audio seashell allows listening and eventually recording vocal traces related to the deceased’s past. Taking into account the observed practices, rules and conventions that shape the graveyard, the role of personal and collective rituals and the meanings of all the identified artifacts, the designed system supports the experience of recalling memories in respect to the atmosphere, tempo and rhythm that characterise the graveyard.
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Alvisi, Lilian de Cassia. "Memoria, resistencia e empoderamento : a constituição do Memorial Escolar Padre Carlos de Poços de Caldas/MG". [s.n.], 2008. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/251978.

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Resumen
Orientador: Olga Rodrigues de Moraes Von Simson
Tese (doutorado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Educação
Made available in DSpace on 2018-08-11T05:39:56Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Alvisi_LiliandeCassia_D.pdf: 30004664 bytes, checksum: b54afa3ad994381852133d6f55239e05 (MD5) Previous issue date: 2008
Resumo: Este projeto teve como objetivo discutir as implicações políticas no processo de organização de um memorial escolar, que resultou em um movimento de empoderamento de diferentes indivíduos ou grupos de uma determinada comunidade. Tratou-se de uma pesquisa ação que foi desenvolvida com o apoio de especialistas do Centro de Memória - Unicamp. As relações entre memória compartilhada, resistência política e empoderamento foram abordadas na pesquisa buscando promover debates e gerar contribuições tanto sobre atitudes já concretizadas ou ainda para orientar aquelas que serão tomadas coletivamente, no futuro. A iniciativa de organização de um memorial escolar partiu e está sendo executada por um grupo significativo e representativo da comunidade local, com ação participativa dos pesquisadores/técnicos do CM - Unicamp. Todo o processo de organização do Memorial Padre Carlos se valeu de táticas de resistência ante uma situação indesejada, que pudesse desvirtuar as propostas político-educativas da Escola Profissional Dom Bosco de Poços de Caldas, devido à inserção de membros da Congregação dos Salesianos nas atividades didático ¿ administrativas, após a morte de seus fundadores
Abstract: This project aimed to discuss the political implications during the process of organising a memorial of a school, which resulted in a movement of empowerment of different persons or groups of a particular community. This research was an engaged one, being developed with the assistance of specialists of the Centro de Memória ¿ Unicamp (Center of Memory - Unicamp). The relations between shared memory, resistance and political empowerment, in the research, tried to promote debates and generate contributions on attitudes already implemented and to guide those that will be taken collectively in the future. The initiative to organise a memorial in a school started and is being run by an important and representative group of the local community, with the participation of the researchers/ technicians from CM - Unicamp. The whole process of organising the ¿Memorial Padre Carlos¿ made use of tactics of resistance before an undesirable situation that could distort the political-educational proposals of the Escola Profissional Dom Bosco de Poços de Caldas (Dom Bosco Vocational School - Poços de Caldas) due to the inclusion of members of the Salesian Congregation in didactic - administrative activities, after the decease of its founders
Doutorado
Ciencias Sociais na Educação
Doutor em Educação
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Olivari, Vargas Alicia. "Tramas de memoria local: lazos pasados y estallidos presentes. Transmisión de memorias de la dictadura en una población de Santiago de Chile". Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2018. http://hdl.handle.net/10803/668224.

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Resumen
La tesis de investigación que presentamos tiene como objetivo principal comprender cómo se construyen sentidos del pasado de la dictadura y cómo éstos se transmiten intergeneracionalmente en la vida cotidiana de una población de Santiago de Chile. Los estudios sobre memorias de pasados violentos suelen construirse desde perspectivas nacionales y dejar en un segundo plano de análisis las memorias que surgen en una escala local. Recoger este ámbito se vuelve especialmente relevante en el caso chileno si tenemos en cuenta la existencia de barrios que son considerados emblemáticos, en parte, por su trayectoria ligada al pasado dictatorial. Este es el caso de la población que aquí decidimos llamar de manera ficticia La Aurora, cuyo carácter icónico se vincula en gran medida al hecho de haber albergado brotes de resistencia al Golpe Militar. Un territorio que, además, se caracteriza por una marcada tradición comunitaria y porque en la actualidad encarna de manera paradigmática a los llamados “barrios críticos” de la capital en los discursos oficiales y mediáticos. Estas representaciones alimentan procesos de estigmatización y lo han convertido en un espacio intervenido por el Estado y ocupado por la policía desde hace 16 años. Todos estos elementos configuran una vida cotidiana atravesada por diversos conflictos y violencias que la cargan de acontecimientos y generan condiciones que determinan las miradas hacia el pasado, pero también la relación con el presente y las proyecciones futuras. Es en este escenario que nos preguntamos por las memorias de la dictadura y su comunicación entre generaciones, desde una aproximación de la vida cotidiana en tanto terreno propicio para articular la pluralidad de formas que los recuerdos locales toman. A través de una perspectiva etnográfica exploramos cómo en la población se configuran tramas de memorias locales de la dictadura donde conviven formas institucionales, oficiales, silenciosas, fragmentarias, conmemorativas, transgresoras, entre otras. Advertimos que todas en conjunto y cada una de ellas operan construyendo sentidos del pasado que están siendo resignificados y recontextualizados por generaciones que no lo vivieron, pero que habitan un presente excepcional.
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Manriquez, Viviana. "La construction et l'entretien des mémoires et de l'histoire sociale et collective à Caspana (Hauts Plateaux du désert d'Atacama, Nord du Chili)". Thesis, Paris, EHESS, 2019. http://www.theses.fr/2019EHES0021.

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Dans la localité andine de Caspana (Chili), située à 3 200 mètres au-dessus du niveau de la mer, dans les hautes vallées du fleuve Loa, en plein désert d’Atacama, les habitants (paysans-indigènes) ont tissé depuis des temps immémoriaux une relation organique avec leurs traditions et coutumes, d’une part, et avec les fêtes et rites catholiques, d’une autre. Une telle relation implique un déploiement constant d’efforts matériels et symboliques (sociaux, économiques, politiques et rituels) qui mettent en jeu et alimentent la nécessaire réciprocité qui unit les hommes au pouvoir et à la puissance des éléments sacralisés de la nature, du cosmos et surtout des ancêtres. Il s’agit là de forces qui prodiguent la fertilité et rendent possible la reproduction de la vie sous toutes ses formes, renvoyant directement au pouvoir transformateur de l’humanité sur la nature et à leur relation d’interdépendance. Elles constituent le fondement et le support des mémoires et de l’histoire de Caspana.Dans ce contexte, la présente thèse a choisi pour « point de mire » les mémoires et l’histoire sociale et collective de cet espace physique, social et rituel hautement complexe. Le point de départ en a été l’analyse des dynamiques socio-culturelles, recensées grâce à un travail ethnographique au long cours, mené dans une perspective interdisciplinaire : anthropologique, historique, ethno-historique et micro historique.Ce travail m’a permis d’approfondir la conceptualisation que les Caspaneños ont de l’espace-temps et du passé, un passé forgé socialement et collectivement qui s’exprime dans toutes les sphères de la vie sociale : dans les mémoires individuelles, familiales et collectives, ainsi que dans la construction d’une histoire et du discours canonique qui s’y rapporte. Mémoires et histoire sont ancrées dans le paysage, dans certains événements, dans les mythes et dans le langage rituel performatif.Le fruit de ces recherches en est l’analyse des dispositifs, des modes de création, de transmission, d’expression, de transformation et de validation des mémoires et de l’histoire dans divers contextes historiques. Il nous est apparu tout aussi nécessaire d’étudier leurs processus de mutation et d’oubli, tels qu’ils étaient énoncés dans le monde quotidien et rituel par le biais de l’oralité, de l’utilisation et de la réutilisation de la performativité des cérémonies et des rituels, de leur inscription dans le territoire et dans le temps, ainsi que celle de l’écriture et de l’audiovisuel. Finalement, cette thèse explore la relation intime qui lie mémoire, histoire et culte des morts et des ancêtres, ainsi que son pouvoir et son rapport au sacré, à la reproduction de la vie et à l’organisation sociale. Tout cela est symbolisé par les Caspaneños comme un voyage matériel et métaphorique vers une origine sociale, historique et symbolique commune. Au sein de cette origine, les temps et espaces quotidiens et rituels constituent une partie fondamentale de l’ordre du temps qui est associé aux cycles cosmiques
The inhabitants (indigenous peasants) of the andean village of Caspana (Chile), located at 3200 masl in the Atacama Desert’s high canyons of the Loa River, have long established an organic relationship with their "traditions" and customs, as well as with catholic festivities and rites. This implies a constant deployment of material and symbolic efforts (social, economic, political and ritual) that put into play the necessary reciprocity between people and the power and potency of the sacralized elements of nature, the cosmos, and above all, the ancestors who lavish them with fertility, which enables the propagation of life in all its expressions. This directly alludes to humanity’s power to transform nature, and its interdependent relationship. At the same time, they are the foundation and support of Caspana’s memory and history. Therefore, this thesis established its "point of view" in the memory and social and collective history of this complex physical, social and ritual space, analyzing its socio-cultural dynamics based on long term ethnographic work and from an interdisciplinary approach: anthropological, historical, ethno historical and micro historical.The aforementioned allowed to investigate the conceptualization that the Caspaneños have of time-space and the socially and collectively constructed past that is expressed in all spheres of social life: in individual, family and collective memory, as well as in the construction of a history and a canonical discourse about it. In turn, these memory and history are anchored in the landscape, in certain events, myths and the ritual and performance language. This work also analyzes and reflects on the devices or manner of creation, transmission, expression, transformation and validation of memory and history in different historical contexts, as well as the processes of mutation and forgetting that manifest in the everyday and in the ritual through orality, the use and reuse of performatic ceremonies and rituals, their inscription in the territory and time, and the writing and audiovisual work. Finally, he explores the intimate relationship between memory, history and the cult of death and the ancestors, as well as its power and relationship with the sacred, the reproduction of life and social organization. The Caspaneños symbolize the aforementioned as a material and metaphorical journey to a common social, historical and symbolic origin in which everyday times and rituals are a fundamental part of the order of time associated with cosmic cycles
En la localidad andina de Caspana (Chile), ubicada a 3200 msnm, en las quebradas altas del río Loa, del Desierto de Atacama, sus habitantes (campesinos-indígenas) han establecido desde larga data una relación orgánica con sus “tradiciones” y costumbres, por un lado, y con las fiestas y ritos católicos, por el otro. Esta relación implica un despliegue constante de esfuerzos materiales y simbólicos (sociales, económicos, políticos y rituales) que ponen en juego y nutren la reciprocidad necesaria de los hombres con el poder y la potencia de los elementos sacralizados de la naturaleza, del cosmos y, sobre todo, de los ancestros. Estas fuerzas prodigan la fertilidad y posibilitan la reproducción de la vida en todas sus expresiones, aludiendo directamente al poder transformador de la humanidad en la naturaleza y su relación de interdependencia. Constituyen el fundamento y el soporte de las memorias y la historia caspaneña. En este contexto, esta tesis estableció el “punto de mira” en las memorias y la historia social y colectiva de este espacio físico, social y ritual altamente complejo. El punto de partida fue el análisis de sus dinámicas socioculturales, a partir de un trabajo etnográfico de long cours, desde un enfoque interdisciplinario: antropológico, histórico, etnohistórico y microhistórico.Esta investigación permitió indagar sobre la conceptualización que los caspaneños tienen del tiempo-espacio y del pasado socialmente y colectivamente construido que se expresa en todas las esferas de la vida social: en las memorias individuales, familiares y colectivas, así como en la construcción de una historia y un discurso canónico. De esta forma, las memorias y la historia se anclan en el paisaje, en ciertos acontecimientos, en los mitos y en el lenguaje ritual y performático.Este trabajo también analiza y reflexiona sobre los dispositivos, modos de creación, transmisión, expresión, transformación y validación de las memorias y la historia en distintos contextos históricos, así como en sus procesos de mutación y de olvido que se enuncian en lo cotidiano y en lo ritual a través de la oralidad, de la utilización y reutilización de la performática de las ceremonias y rituales, de su inscripción en el territorio y en el tiempo y de la escritura y el audiovisual.Finalmente, esta tesis explora la relación íntima entre memoria, historia y el culto a la muerte y a los ancestros, así como su poder y su relación con lo sagrado, la reproducción de la vida y la organización social. Lo anterior es simbolizado por los caspaneños como un viaje material y metafórico a un origen social, histórico y simbólico común. Dentro de este origen, los tiempos y espacios cotidianos y rituales son parte fundamental del orden del tiempo que se asocia a los ciclos cósmicos
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White, Tina. "Developing socially responsible students : a thematic literature unit on social injustice /". Thesis, National Library of Canada = Bibliothèque nationale du Canada, 2000. http://www.collectionscanada.ca/obj/s4/f2/dsk1/tape3/PQDD_0018/MQ55545.pdf.

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Fagundes, Beatriz. "As águas da cidade de Presidente Prudente - SP - Brasil: memória e representação social". Universidade Estadual Paulista (UNESP), 2018. http://hdl.handle.net/11449/157227.

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Conselho Nacional de Desenvolvimento Científico e Tecnológico (CNPq)
Atualmente, muitas paisagens mostram a conflituosa relação que foi sendo estabelecida entre as cidades e as águas ao longo da história. Um modelo de planejamento urbano voltado para a cidade ideal e higiênica não considerou as águas como um elemento integrante do meio urbano e, sim, na maioria das vezes, como parte de um sistema artificial de tubulações, redes entrelaçadas de canalização fluvial, de distribuição de água potável e coleta e afastamento de águas pluviais e residuais. Neste circuito, as águas fluviais da cidade, que faziam parte de um sistema aberto maior e de troca de relações, passaram a ser confinadas por obras de engenharia – retificações e canalizações - que mudaram seu percurso, suas características e sua função, na tentativa de controle dessas águas. Esta ideia, abraçada pelos administradores de grandes centros brasileiros, levou pequenas e médias cidades a também adotarem a mesma postura, como forma imediatista de resolver problemas de áreas de fundo de vale degradadas pelo próprio movimento de estruturação da cidade. Assim, as intervenções realizadas, principalmente, nos cursos d’água, passam a ser vistas de forma natural, como se a canalização fosse o destino final para as águas urbanas. A partir destas constatações começamos a observar, na vivência cotidiana na cidade de Presidente Prudente, São Paulo, Brasil, poucos ambientes com a presença da água, que a população possa ter acesso, como fontes, córregos e lagos. Isso nos chamou a atenção, principalmente, quando temos conhecimento que a cidade de Presidente Prudente foi se sobrepondo a um denso sistema hidrográfico, constituído por nascentes e pequenos cursos d’água, ou seja, vários córregos que fazem parte das bacias hidrográficas do Rio Santo Anastácio e do Rio do Peixe. Os cursos d’água quando aparecem, aqui e ali, geralmente, estão com canalização aberta, alguns inseridos em parques lineares. Aqueles que ainda não foram canalizados estão quase todos cercados, sem acesso da população, ou degradados com processo erosivo intenso, assoreados e com muito lixo acumulado em suas margens e nas áreas adjacentes ao córrego. Considerando essas verificações, lançamos como hipótese que as relações que foram construídas, ao longo do tempo, entre a cidade de Presidente Prudente e suas águas e, a falta de ambientes que valorizem essas águas na paisagem urbana, em sua maioria, criaram representações negativas em relação a essas águas e desencadeiam, muitas vezes, práticas depreciativas em relação às águas ainda presentes. Propomos assim, para averiguação dessa tese, compreender as relações que historicamente foram estabelecidas entre a cidade de Presidente Prudente e suas águas (nascentes, córregos e lagos), que justificariam representações sociais negativas em relação às águas ainda presentes na paisagem urbana. Para alcançar tal objetivo foram necessários os seguintes procedimentos: amplo levantamento bibliográfico sobre a temática apresentada; a análise de documentos que revelaram as diversas ações do poder público em relação aos córregos urbanos, ao longo do tempo; o acesso à memória e às representações sociais em relação às águas na cidade, que foi possível através da História Oral e da Teoria das Representações e as estratégias de pesquisa associadas a essas. Assim, analisando o conjunto da pesquisa podemos afirmar que, as águas da cidade de Presidente Prudente ficaram sim apenas na memória daqueles que um dia as presenciaram limpas na paisagem e, para aqueles que não tiveram essa oportunidade e, mesmo para quem teve, hoje esses córregos são apenas galerias por onde percorre um líquido que carrega sujeira que a cidade produz. O rio não está mais ali, o que ele representa hoje é toda a negatividade que sua presença na cidade pode trazer como o lixo, esgoto, mau cheiro, insetos e perigo. Essas águas na opinião dos moradores precisam ser escondidas, elas não pertencem mais a cidade. Desta forma, este estudo pretende trazer uma contribuição para a gestão pública municipal, para que a cidade possa vir estabelecer outra relação com as águas que ainda permanecem na sua paisagem, para que estas sejam incorporadas à cidade e à vida da população de forma salutar, e se possível ampliar a qualidade de vida urbana.
Currently, many landscapes show the conflicting relationship that has been established between cities and waters throughout history. An urban planning model, aimed at the ideal and hygienic city, have not considered water as an integral element of the urban environment, but rather, as part of an artificial system of pipes, intertwined networks of river channels, distribution of potable water and collection and removal of rainwater and waste water. In this circuit, engineering works - repairs and plumbing - that changed its course, its characteristics and its function, in an attempt to have control of these waters, confined the river waters of the city, which were part of a larger open system and the exchange of relationships. This idea, embraced by the administrators of large Brazilian centres, led small and medium cities to adopt the same posture, as an immediate way of solving problems of valley bottom areas degraded by the city's own structure movement. Thus, these carried out interventions, mainly in the watercourses, have started to be seen in a natural way, as if the channelling was the final destination for urban waters. Based on these findings, we have observed, in the daily life in the city of Presidente Prudente, São Paulo, Brazil, few water environments where the population can have access to, such as fountains, streams and lakes. This, in particularly have called our attention when we had learned that the city of Presidente Prudente was overlapping itself on a dense hydrographic system, consisting of springs and small waterways, in other words, several streams that are part of the hydrographic basins of Rio Santo Anastácio and Rio do Peixe. When the watercourses appear here and there, they usually are opened channels, some of them inserted in linear parks. Those, which have not been canalized yet, are almost all surrounded, not accessible to the population, or degraded with an intense erosive process, silted and with too much accumulated garbage in their margins and in the adjacent areas to the creek. Considering these verifications we have launched, as hypothesis that the relations built, over time, between the city of Presidente Prudente and its waters, and the lack of environments, which values these waters in the urban landscape, for the most part, have created negative representations regarding these waters and they often trigger depreciative practices in relation to the waters still present. In order to investigate this thesis, we propose to understand the historically established relationship between the city of Presidente Prudente and its waters (springs, streams and lakes), which would justify the negative social representations in relation to the waters still present in the urban landscape. In order to achieve this objective the following procedures were necessary: a large bibliographical survey on the presented thematic; the analysis of documents which revealed various actions of public power in relation to the urban streams, over time; to get access to memory and social representations in relation to the water in the city, which was possible through Oral History and Representational Theory, and the research strategies related to it. Thus, analysing the whole research, we can affirm that the waters of the city of Presidente Prudente were only in the memory of those who once saw them clean in the landscape and, for those who did not have this opportunity and even for those who had, today the streams are just galleries, which a liquid carries through the dirt that the city produces. The river is no longer there, what it does represent today is all the negativity that its presence in the city can bring, such as garbage, sewage, foul smell, insects and danger. These waters, in the opinion of the residents, need to be hidden, as they no longer belong to the city. Therefore, this study intends to contribute to the municipal public management, so that the city can establish another relationship with the waters that still remain in its landscape, in which these would be incorporated into the city and the life of the population in a healthy way, and if possible, a better quality of urban life.
Actualmente, muchos paisajes muestran la relación conflictiva que se ha establecido entre las ciudades y el agua, a lo largo de la historia. Un modelo de planificación urbana, inspirado en la ciudad ideal y higiénica, no consideró el agua como elemento integrante del medio urbano, y sí, en la mayoría de las veces, como parte de un sistema artificial, de tuberías, redes entrelazadas de canalización fluvial, de distribución de agua potable, colecta y separación de aguas pluviales y residuales. En este circuito, las aguas fluviales de la ciudad, que hacían parte de un sistema abierto más grande y de intercambio de relaciones, pasaron a ser confinadas por obras de ingeniería – rectificaciones y canalizaciones – que cambiaron su recorrido, sus características y su función, en el intento de controlar el agua. Esta idea, adoptada por los administradores de grandes centros urbanos brasileños, llevó a las ciudades pequeñas e intermedias a asumir esta misma postura, como forma inmediatista de resolución de los problemas de las áreas de fondo de valle degradadas por el propio movimiento de estructuración de la ciudad. Así, las intervenciones realizadas, principalmente, en los cursos de agua, pasaron a ser vistas de forma natural, como si la canalización fuera el destino final para el agua urbana. A partir de estas constataciones, empezamos a observar en la vida cotidiana de la ciudad de Presidente Prudente, São Paulo, Brasil, pocos ambientes con presencia de agua, a los cuales la población pueda tener acceso, como fuentes, arroyos y lagos. Eso nos llamó la atención, principalmente, cuando tenemos conocimiento de que la ciudad de Presidente Prudente fue sobreponiéndose a un denso sistema hidrográfico, constituido por nacientes y pequeños cursos de agua, o sea, varios arroyos que hacen parte de las cuencas hidrográficas del Río Santo Anastácio y del Río do Peixe. Los cursos de agua, cuando aparecen, aquí y allá, generalmente, están con canalización abierta, algunos insertados en parques lineales. Aquellos que aún no fueron canalizados están casi todos cercados, sin acceso de la población, o degradados con procesos erosivos intensos, sedimentados y con mucha basura acumulada en sus márgenes y en áreas cercanas al curso de agua. Considerando esas verificaciones, lanzamos como hipótesis que las relaciones que fueron construidas, a lo largo del tiempo, entre la ciudad de Presidente Prudente y sus aguas y, a falta de ambientes que valoricen el agua en el paisaje urbano, en su mayoría, crearon representaciones negativas en relación al agua y desencadenan, muchas veces, prácticas despreciativas en relación al agua aún presente. Proponemos, así, para el desarrollo de esta tesis, comprender las relaciones que históricamente fueron establecidas entre la ciudad de Presidente Prudente y sus aguas (nacientes, arroyos y lagos), que justificarían representaciones sociales negativas en relación a esas aguas aún presentes en el paisaje urbano. Para alcanzar esa meta, fueron necesarios los siguientes procedimientos: amplio levantamiento bibliográfico sobre la temática presentada; el análisis de documentos que revelaron las diversas acciones del poder público en relación a los curso de agua urbanos, a lo largo del tiempo; el acceso a la memoria y a las representaciones sociales en relación al agua en la ciudad, que fue posible a través de la Historia Oral, de la Teoría de las Representaciones y a las estrategias de investigación asociadas a estas. Así, analizando el conjunto de la investigación, podemos afirmar que, el agua de la ciudad de Presidente Prudente quedaron solamente en la memoria de aquellos que un día la presenciaron limpia en el paisaje y, para aquellos que no tuvieron esa oportunidad, así como también para quien la tuvo, hoy en día esas corrientes son solamente zanjas por donde transcurre un líquido que carga suciedad que la ciudad produce. El rio no está más ahí, lo que él representa hoy es toda la negatividad que su presencia en la ciudad puede traer, como basura, aguas negras, mal olor, insectos y peligro. El agua, en la opinión de la población, necesita ser escondida, el agua no pertenece más a la ciudad. De esa forma, este estudio pretende traer una contribución para la gestión pública municipal, para que la ciudad pueda, a futuro, establecer otra relación con el agua que aún pertenece a su paisaje, para que sea incorporada a la ciudad y a la vida de la población de forma saludable y, si es posible, ampliar la calidad de vida urbana.
140347/2014-3
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Glazier, Brianne. "Do positive memories change over time? : an examination of memory and social anxiety". Thesis, University of British Columbia, 2015. http://hdl.handle.net/2429/54487.

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Cognitive theorists suggest that individuals with social anxiety disorder (SAD) display negative memory biases when recalling social events. However, evidence for memory bias has proved elusive. This study builds on recent work on post-event processing of negative events and extends this research to investigate whether positive memories change over time. Undergraduate participants engaged in an unexpected speech task with free choice of topic. After rating their own performance, participants were randomly assigned to receive either positive or neutral feedback. Following a distractor task, participants reported their memory of the feedback they received and completed brief measures of mood and affect. One week later, participants rated their memory of the session one feedback, indicated the amount of post-event processing they engaged in during the week, and completed symptom measures. Results indicated a significant interaction between social anxiety and condition predicting change in memory valence. This relationship was not mediated by post-event processing. This study provides evidence for biased memory of social performance feedback among socially anxious individuals.
Arts, Faculty of
Psychology, Department of
Graduate
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Staley, Cale Alexander. "The Melkiṣedeq memoirs: the social memory of Melkiṣedeq through the Second Temple Period". Thesis, University of Iowa, 2015. https://ir.uiowa.edu/etd/1761.

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Resumen
The study of Melkisedeq has been highly fragmentary among modern scholars, proving to be difficult to discuss over the long Second Temple Period. This study will focus on the social memory of Melkisedeq to understand the evolution of the tradition surrounding his character among sectarian groups in the Second Temple Period. Through an analysis of the components from the Hebrew Bible that compromise the social memory of Melkisedeq a deeper understanding of how his memory is used by later groups can be made. The redaction and expansion of his character changes greatly over time. The study of social memory allows scholars to understand how different memories form within a collective group, thus exploring the societal and ideological elements of disparate groups that form the over-arching memory of Melkisedeq. In order to properly identify these memories, redactional, historical, and textual criticisms will be employed to analyze the texts of Melkisedeq, answering such questions as: Who is Melkisedeq? What is the relationship between Melkisedeq and the king of Sodom? What is a priest-king? Did Abram tithe to Melkisedeq? This study will address the Near Eastern context of Melkisedeq in Genesis 14, in order to examine which features of his social memory are accentuated or excluded in Second Temple literature.
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Albert, Gascó Hèctor. "Relaxin 3/ Relaxin Family Peptide Receptor 3 (RXFP3) system impact over spatial memory and social behaviour". Doctoral thesis, Universitat Jaume I, 2018. http://hdl.handle.net/10803/663742.

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Resumen
Different brain areas work together as a result of intricate connections allowing the expression of different behaviours. A major challenge in neuroscience research is to decipher the specific mechanisms of how different brain areas are inter-related to work together and what modulates them. Important lines of research focus on understanding how specific molecules, such neuropeptides, are key modulators of neuronal activity with deep implications in behavioural outcomes. Our work on the Relaxin 3/RXFP3 system focuses on how this neuropeptidic system modulates spatial memory and social behaviour.
Diferents regions del cervell treballen a l'uníson com a conseqüència de connexions d'alta complexitat per donar lloc a l'expressió de diferents comportaments. Un del majors reptes de la recerca a la neurociència és saber diferenciar els mecanismes específics que modulen les interconnexions de les àrees que treballen juntes per regular un comportament. Aquest estudi es focalitza a un sistema neuropèptidic, el sistema relaxina-3/RXFP3 i a les implicacions que te a la memoria espacial i comportament social.
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Reynoso, Rosales Raquel Flora. "Metodologías participativas y reconstrucción de memorias colectivas en el proceso postconflicto armado en el Perú". Doctoral thesis, Universitat Jaume I, 2016. http://hdl.handle.net/10803/669023.

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La siguiente investigación analiza las posibilidades de restablecer el diálogo y los vínculos comunales destruidos por el Conflicto Armado Interno (CAI) que vivió el Perú entre 1980 y el 2000, una de las etapas más violentas de su historia reciente con 69,280 víctimas fatales entre civiles y militares y cuantiosas pérdidas económicas y materiales, a través de metodologías participativas. El trabajo se centra principalmente en el distrito de Anco, provincia de Churcampa, región Huancavelica en Perú, en el análisis de la experiencia desarrollada por la Asociación Servicios Educativos Rurales en Perú (SER) durante los años 2001 y 2008. La investigación tiene una metodología cualitativa realizándose entrevistas semiestructuradas a 29 personas, entre ellas a miembros de SER, líderes del movimiento de derechos humanos, miembros de organizaciones de víctimas y 11 personas que participaron en las metodologías participativas aplicadas por SER. La investigación refleja que las metodologías participativas no fueron suficientes para acabar con la desconfianza entre los actores. Los testimonios y las investigaciones revisadas, nos muestran que durante el CAI también las propias comunidades estuvieron involucradas en comportamientos violentos como estrategia para reducir los daños a sus comunidades. Estas acciones no han podido verbalizarlos ni mucho menos enfrentarlos, experimentando también la impunidad a nivel comunal, motivo por lo cual no todos los actores se involucraron en los procesos de reconstrucción de memorias. Pese a lo señalado anteriormente, entre quienes participaron sí fue posible un acercamiento dejando atrás actitudes de venganza. Cabe destacar que las propias comunidades fueron generando micro políticas de reconciliación permitiendo rehumanizar a los victimarios. Para ello fueron de utilidad las metodologías participativas que permitieron recuperar algunos comportamientos positivos que serán transmitidos a las nuevas generaciones. La investigación concluye que estas estrategias de reconstrucción de memorias colectivas a través de metodologías participativas deben de ser complementadas con otros procesos de trabajo social como, por ejemplo, las terapias psicológicas comunales que permitan a los actores trabajar sus subjetividades, sus emociones y los afectos hacia su prójimo.
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Ramírez, Lechuga Loreto. "Memoria y presente en la percepción y construcción del cuerpo incompleto". Tesis, Universidad de Chile, 2004. http://repositorio.uchile.cl/handle/2250/146186.

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Lagos, Castro Tamara José. "Museo de la Memoria y los Derechos Humanos: Los marcos sociales de la memoria oficial". Tesis, Universidad de Chile, 2011. http://repositorio.uchile.cl/handle/2250/106327.

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Giraldelli, Sandra Regina. "Santa Olimpia e Santana : trajetoria social e memoria". [s.n.], 1992. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/278978.

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Resumen
Orientador : Maria de Nazareth Baudel Wanderley
Dissertação (mestrado) - Universidade Estadual de Campinas, Instituto de Filosofia e Ciencias Humanas
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Resumo: Não informado
Abstract: Not informed
Mestrado
Mestre em Ciências Sociais
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Soto, Fernández Francisco. "Engraved on Spain’s Memory : A case study of political discourses present in the media concerning three cemeteries for victims of the Civil War and the Francoist dictatorship, and their contested contribution to national reconciliation". Thesis, Malmö universitet, Institutionen för konst, kultur och kommunikation (K3), 2021. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:mau:diva-42811.

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Resumen
This Degree Project (DP) deals with the current discourses present on several (web)sites of memory related to three selected cemeteries for victims of the Civil War and the Francoist dictatorship and analyzes their potential contribution to national reconciliation, taking into consideration the presumed social or political interests of the actors behind the (web)sites. Collective memory must be seen as a social construction since memory stems from the shared remembrances of society and relates to key social concepts such as identity. Memory is a changeable device forged through a transformative process in which different actors are involved, from direct witnesses to memory spaces, and recently, the Internet. Memory is also discourse and as discourse is aimed at achieving power by controlling the group. Lately, the Internet has become a battlefield for competing memories, and (web)sites of memory are an opportunity to impose, in the post-truth era, a partial version of historical events. With the purpose of providing answers about whether current discourses present on (web)sites of memory can help achieve national reconciliation, this DP makes use of Discourse Analysis as a primary method, and also in-depth semi-structured interviews - in a limited number - to attain a better understanding through the uniqueness of the knowledge generated by the respondents. The Analysis has proven that, despite the time elapsed, the current discourses present on (web)sites of memory are a continuation of the old Francoist and anti-Francoist rhetoric, their contents are designed for audiences deeply committed to sociopolitical interests and, therefore, their contribution to national reconciliation is poor. The analysis has also discovered interesting initiatives aimed at exploiting the Sites and (web)sites for educational purposes. Future research may include the repetition of a similar study in the coming years, when the new Law of Democratic Memory has come into force and the political situation in Spain has evolved. It may be also advisable to use contrasting quantitative methods and enlarge the research to other cemeteries, especially, for victims of the Francoist side.
Este Degree Project (DP) aborda los discursos que actualmente pueden ser encontrados en varios sitios (web) de memoria vinculados a tres cementerios para víctimas de la Guerra Civil y la dictadura franquista, elegidos para el estudio, y analiza su potencial contribución a la reconciliación nacional, teniendo en cuenta los presuntos intereses socio-políticos de los actores detrás de estos sitios (web). La memoria colectiva debe verse como una construcción social, puesto que la memoria surge de los recuerdos compartidos de la sociedad y se relaciona con conceptos sociales clave como la identidad. La memoria es un mecanismo mutable creado por medio de un proceso transformador en el que se involucran diferentes actores, desde testigos directos hasta espacios de memoria, pero también Internet. La memoria también es discurso y como discurso tiene como objetivo alcanzar el poder controlando al grupo. Últimamente, Internet se ha convertido en un campo de batalla para recuerdos que compiten entre sí, y los sitios (web) de memoria son una oportunidad para imponer, en la era de la post-verdad, una versión parcial de los acontecimientos históricos acaecidos. Con el propósito de proporcionar respuestas sobre si los discursos actuales que están presentes en los sitios (web) de memoria pueden ayudar a lograr la reconciliación nacional, este DP hace uso del Análisis del Discurso como un método primario, y también de entrevistas en profundidad (semi-estructuradas), en un número limitado, para lograr una mejor comprensión a través de la singularidad del conocimiento generado por los participantes en la encuesta. El Análisis ha demostrado que, a pesar del tiempo transcurrido, los discursos actuales presentes en los sitios (web) de memoria son una continuación de la vieja retórica franquista y anti-franquista, sus contenidos están pensados ​​para audiencias profundamente comprometidas con intereses socio-políticos y, por ello, su contribución a la reconciliación nacional es escasa. El análisis también ha descubierto iniciativas interesantes destinadas a explotar los sitios y sitios (web) de memoria con fines educativos. La futura investigación podría centrase en la repetición de un estudio similar en años próximos, una vez haya entrado en vigor la nueva Ley de Memoria Democrática y haya evolucionado la situación política en España. También puede ser aconsejable utilizar métodos cuantitativos que permitan contrastar y ampliar la investigación a otros cementerios, especialmente, para las víctimas del bando franquista.
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Scarabello, Serena. ""Non è solo una questione di colore!" L' africanità attraverso interazioni, pratiche e rappresentazioni sociali". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3421805.

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Resumen
This research thesis focuses on the recent emergence of the “African-Italian” category of self- identification among young people in Italy with African origin. It explores how and to what extent the notion of Africanness is made and unmade, contested, reinterpreted and hyphenated in everyday practices, interactions and social representations. A common tendency shown by Italian-born youth with different African backgrounds is the increasing reference to Africa and African identity in cultural, social and entrepreneurial initiatives. This reveals their search for a new sense of their shared African heritage and at the same time a growing desire for public exposure and recognition of their Africanness. Moreover, the multiple intersections of notions of Africanness, Blackness and Italianness in daily social interactions and in the local “politics of naming” shows that young people of African descent associate their “being African” with positioning themselves to local public debates about racism and in relation to transnational Blackness. Therefore, “being African” is not only an issue at the cultural and political levels, but it also represents a category of difference or belonging, which is an important matter for people in different relational contexts. Indeed, African-Italian youth politics of self-definition is situated at different spatial levels: the level of circulation of categories across the Black Atlantic, the European level of an increasing awareness of Afro-Europeanness, the national level of specific colonial histories and racial formations, and the local level of everyday interaction. This PhD research aims at contributing to the emerging field of Afro-European studies in two ways. On the one hand it explores a specific South-European socio-historical context, Italy, on the other hand it proposes to approach Africanness and Blackness as categories of practices (Brubaker 2012). Firstly, the Italian specific colonial history together with the postcolonial African trajectories of migration and local integration consolidate the concept of alterity based on the colour of the skin as well as the “tribal clichés” on Africa and Africans. Both the social and historical elements have affected the evolution of the Italian-African diaspora, the racialization processes and the strategies to resist to racism. Secondly, this research intends to consider Africanness as an “identity of relation” (Glissant 1990) and a process of self-design (De Witte 2014). According to Palmié, in this research Africa and Africanness are not considered as analytical categories or ontological givens, but as “problems to be empirically investigated in regard to both the historical forces and discursive formations that lastingly 'Africanized' the continent and its inhabitants” (Palmié 2007). Therefore, understanding whether an element is authentically African becomes less important than explore, through social practices, interactions and socials representation, when and where the social actor claims his/ her Africanness or not (Chivallon 2004). This research seeks to answer the following set of questions drawing on empirical data collected through ethnographic observations and narrative interviews. Who can be identified as an African? What does it entail to be a person with African origin in Italy and in Europe? When and to what extent does “being African” become (or cease to be) important? When does this dimension prevail over other levels of affiliations, i.e. national or ethnic, local or transnational? When is it contested? How does the notion of Africanness intersect with the notion of Blackness? During the three-year project, the researcher collected 51 narrative gender-balanced interviews with young adults aged 20-35 with different national origins – i.e.⅓ from West Africa, ⅓ from East Africa, ⅓ from Central and South Africa- who were born or have lived in Italy for at least ten years. These interviewees are young professionals, entrepreneurs, artists, social activists or university students. They can be considered as young people with great aspirations, involved in a process of social mobility and who improve their skills and knowledge through education or self-entrepreneurship. In addition, the author has ethnographically observed relevant events dedicated to the whole African diaspora – i.e. beauty pageants, association meetings, trainings and other events – as well as family contexts and online conversations. This methodology allowed to observe the elaboration of Africanness at different cultural and social levels. In the first part (ch.3) the research explored how Africanness emerges in social interactions within the Italian context, focusing on how this dimension appears as a category of alterity or as one of the aspects of the actors’ multiple identity, which is socially redefined and strategically used in daily life by the interviewees of this research. As a reaction to racism, young African-Italians appropriate the power to define what is African for themselves. This phenomenon challenges the “invention of Africa” (Mudimbe 1988), a notion relating Africanness to a paradigm of alterity. The transnational and diasporic levels of interactions carry a remarkable significance for social actors, allowing them to realize the instability of notions such as Blackness and Whiteness, as well as the process of “re-branding” Africa (De Witte 2014) occurring at the global level. In the second part the research explored some corporeal practices: male circumcision (ch.4), haircare (ch.5), use of African textiles and accessories (ch.6). On the one hand, the Black body is the intersection of the social and historical experiences of youth in Africa and in the diaspora. On the other hand, the analysis of corporeal practices shows how social actors position themselves in relation to traditional habits and consolidated aesthetic styles. The making of Africanness is here explored as a process of self-design. The individual experience and definition of Africanness are embedded in the continuous tensions between intergenerational transmission, individual appropriation, performance and creativity. The exploration of practices that involve these dimensions of social and individual life - i.e. male circumcision, haircare, use of African textiles and accessories – elucidates how the meaning of “being African” changes within evolving biographies. It becomes therefore important for self-understanding but also in the processes of self-promotion. In the last chapter (ch.7) this contribution underlined the interconnections between professional aspirations and the elaboration of Africanness. To face the lack of equal opportunities, African-Italian young people can capitalize the “African part” of their social networks or cultural backgrounds, allowing for new economic spaces and consumer niches. Contested or celebrated, the appropriation of Africanness arises as an act “of self-making” and “of self-promotion” that reduces racial categories and discrimination practices to be regarded only as one of the aspects of social life. The research showed that African-Italian young people express their subjectivities in relation both to racial paradigms and to what is considered “the African heritage”. They therefore underline the versatility of their “being African”, which appears a social construction not to be strictly related to the skin, but to a reserve of symbols, aesthetic styles and cosmopolitan competences usable, also strategically, in different life stages and relational contexts.
Questa ricerca prende avvio dalla crescente diffusione del termine “afroitaliano” come categoria di auto-rappresentazione tra i giovani di origine africana in Italia ed esplora come la nozione di africanità venga costruita o decostruita, reinterpretata o “usata con il trattino” nelle pratiche di vita quotidiana, nelle interazioni e nelle rappresentazioni sociali. Il crescente riferimento all’ Africa e all’identità africana in iniziative di stampo culturale, sociale e imprenditoriale mostra infatti che i giovani nati e cresciuti in Italia, con diversi background africani, ricercano un patrimonio culturale africano condiviso (De Witte & Meyer 2012) e desiderano esibirlo pubblicamente, lottando per un suo riconoscimento all’interno del panorama culturale nazionale. Le molteplici intersezioni delle categorie di africanità, blackness e italianità nei contesti di vita quotidiana e nelle “politics of naming” locali mettono in luce che i giovani afrodiscendenti si appropriano del loro “essere africani” posizionandosi rispetto a più livelli storici e socio-culturali: quello del Black Atlantic e della blackness transnazionale, quello europeo dove vi è una crescente consapevolezza dell’afro-europeità, quello nazionale delle specifiche storie coloniali e formazioni razziali, infine quello locale delle interazioni della vita quotidiana. Questa ricerca intende contribuire all’emergente campo di studi sull’Afro-Europa in due modi: analizzando la costruzione sociale dell’africanità in uno specifico contesto sud-europeo, quello italiano, e proponendo di considerare l’africanità come categorie di pratiche (Brubaker 2012) rilevante in vari contesti relazionali. All’interno dello spazio culturale europeo, il contesto italiano presenta delle specificità dovute alla sua storia coloniale e alle traiettorie dell’immigrazione postcoloniale. Il lascito coloniale ha contribuito al consolidamento di rappresentazioni dell’alterità basate sul dispositivo del colore e su “cliché tribali” sugli africani, ma non ha determinato le mappe delle migrazioni, che non hanno seguito le rotte del colonialismo ma perlopiù progetti economici. In tale cornice storica e socio- culturale, l’africanità viene qui intesa come un’identità relazionale (Glissant 1990) che emerge in vari contesti sociali e nei processi di self-design (De Witte 2014). L’ Africa e l’africanità non possono essere considerate categorie analitiche, tantomeno ontologiche: sono nozioni che esistono solamente nelle produzioni discorsive e nelle politiche egemoniche che hanno “africanizzato” il continente e le persone che lo abitano (Palmié 2007). Perciò, osservare quando e dove gli attori sociali reclamano e si appropriano – anche creativamente - della propria africanità è più importante del tentativo di comprendere se un elemento, o un soggetto, è “autenticamente” africano (Chivallon 2004). Questa ricerca si basa sia basa sul materiale empirico raccolto attraverso osservazioni etnografiche e 51 interviste narrative. Le interviste sono state condotte con giovani adulti di diverse origini africane (⅓ dall’Africa Occidentale, ⅓ dall’Africa Orientale, ⅓ dall’Africa centrale o meridionale), tra i 20 e i 35 anni, nati o residenti da almeno dieci anni in diverse regioni italiane. Nella scelta del campione è stato mantenuto un equilibrio di genere e tutti gli intervistati sono giovani professionisti, artisti, imprenditori o studenti universitari. Sono persone che, nonostante le umili origini o la scarsità di pari opportunità, cercano di attivare un processo di mobilità sociale facendo leva su molteplici competenze e sull’auto-imprenditorialità. Le osservazioni etnografiche sono state svolte in occasione di alcune feste familiari ed eventi rivolti all’intera diaspora africana (concorsi di bellezza, incontri di associazioni, festival, attività formative e convegni), ponendo la dovuta attenzione anche alle conversazioni online precedenti o successive agli eventi. Questo approccio al campo ha consentito di osservare la costruzione dell’africanità a diversi livelli sociali e culturali. Nella prima parte (cap.3) la ricerca esplora come questa dimensione emerge nelle interazioni sociali in contesto italiano, come categoria di alterità etero-attribuita o come una delle molteplici identità che gli attori sociali creativamente ridefiniscono o utilizzano nei vari contesti della vita quotidiana. I giovani afrodiscendenti reagiscono infatti ai processi di razzializzazione anche riprendendosi il potere di definire cosa è, o non è, africano, e in che termini, rompendo anche con l’“idea di Africa” (Mudimbe 1988, 1994) come paradigma di alterità. Il livello transnazionale e diasporico diventa importante per gli attori sociali perché permette loro di sperimentare l’instabilità delle categorie razziali di blackness e whiteness, ma anche di partecipare, declinandolo localmente, al processo di re-branding dell’Africa che rende le produzioni culturali ed artistiche “afro” sempre più “cool” (De Witte 2014). La seconda parte è dedicata alle pratiche del corpo (cap.4,5,6). Il “corpo nero” si trova infatti all’intersezione delle esperienze storiche e sociali delle popolazioni dell’Africa e della sua diaspora. Tuttavia, l’analisi dei processi di trasmissione e incorporazione di tecniche e norme estetiche ci permette di osservare i molteplici significati che i corpi assumono, al di là dell’esperienza della loro razzializzazione. I soggettivi percorsi di riscoperta e riappropriazione dell’africanità si inseriscono perciò nella continua tensione che lega trasmissione generazionale, creatività individuale e performance nello spazio pubblico. Nel corso dei capitoli sono state analizzate pratiche del corpo che toccano tutte queste dimensioni della vita sociale: la circoncisione maschile, le tecniche di cura dei capelli e l’uso di tessuti e accessori “africani”. Questo percorso ha permesso di analizzare come il significato dell’“essere africano” e dell’essere “nero” cambi nel corso delle biografie individuali e venga continuamente negoziato nelle interazioni sociali e nei processi di trasmissione. Nell’ultimo capitolo, viene sottolineata la stretta interconnessione tra riappropriazione dell’africanità, aspirazioni e percorsi professionali, mostrando anche come il “lato africano” delle reti sociali e del personale bagaglio culturale possa essere capitalizzato e tradursi in nicchie di consumo e mercato. Ridefinita, contestata o celebrata, il recupero della propria africanità rientra perciò un processo di stilizzazione e promozione del sé, nello spazio pubblico come nelle politiche culturali ed economiche locali e globali. In conclusione, la ricerca mette in evidenza come i giovani afrodiscendenti, ritrovando l’orgoglio nel “dirsi africano”, negoziano il significato sociale della nerezza e della “tradizione africana”. L’ “essere africano/a” appare una dimensione non esclusivamente collegata al colore della pelle, nemmeno ad una presunta autenticità, ma a repertori simbolici ed estetici e a competenze – spesso cosmopolite - continuamente ridefinite e riscostruite.
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Duarte-Alves, Andreia [UNESP]. "Histórias de pescadores: memórias de vidas submersas". Universidade Estadual Paulista (UNESP), 2007. http://hdl.handle.net/11449/97674.

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Made available in DSpace on 2014-06-11T19:29:04Z (GMT). No. of bitstreams: 0 Previous issue date: 2007-12-17Bitstream added on 2014-06-13T20:38:14Z : No. of bitstreams: 1 duartealves_a_me_assis.pdf: 2397609 bytes, checksum: afec903e7df6d306bdf0b40f1b34e843 (MD5)
Este trabalho consiste em um registro das histórias de pescadores da comunidade de Nova Porto XV – distrito de Bataguassu, Mato Grosso do Sul – atingida pela barragem da Usina Engenheiro Sergio Motta de Porto Primavera. Propomos um mergulho no imaginário dos pescadores principalmente no que se refere à história do povoado, ao trabalho no rio, ao deslocamento obrigatório após a cheia do lago e ao processo de adaptação. Compomos, a partir da linguagem desta gente, um quadro geral capaz de expressar sua compreensão da própria história, das forças políticas que interferiram no seu destino, dos fatos que se abateram sobre ela e tantos outros imprevistos deflagrados pela mudança forçada do lugar onde viviam. As narrativas colhidas no espaço público e nas conversas informais - histórias e casos sobre o passado e o presente - compõem uma crônica do cotidiano, exaltam a materialidade da vida e da ação transformadora do pescador sobre o espaço. Ao narrar, os pescadores devaneiam, concretizam sua apreensão da realidade. Devaneios esses que não atuam como meras abstrações ou fugas do real, pelo contrário são estratégias para agir sobre o mundo, construir a vida e retomar as rédeas do próprio destino. Esta forma particular de registro da memória coletiva propicia o encontro com as formas de organização das práticas e dos costumes na vila desde seu surgimento no início do século XX, passando por todas as suas variações, até uma descrição dos modos de vida atuais. As narrativas colhidas nas conversas informais do cotidiano dos pescadores revelam uma relação complexa e ambígua com o espaço e o tempo. Por um lado, mostra uma exultação provocada pela experiência do conforto e facilidade da nova vida urbana...
This project forms a record of the fishermen tales of the community of Nova Porto XV – district village of Bataguassu, Mato Grosso do Sul – flooded because of the dam of Engenheiro Sérgio Motta Power Plant in Port Primavera. We propose a dive in the imaginary of the fishermen, especially concerning the history of the village, the labor in the river, the mandatory displacement after the flooding of the lake and the adaptation process. We compose, from the language of those people, a general picture capable of expressing the comprehension of their own history, of the polical forces that interfered in their fate, of the facts that hit them and so many other unpredicted events triggered by the forced moving from the place where they lived in. The narratives, taken in public areas and informal conversations – histories and affairs about the past and the present – compose a chronicle of the daily routine, and exalt the materiality of life and the transforming action of the fishermen over the space. Those daydreams are not more abstractions or escapes from reality, on the contrary, they are strategies to act in the world, build life and take over the reins of their own destiny. This particular form of registraction of the collective memory merely provides the encounter with the forms of organization of the practices and the customs in the village from its start in the beginning of the 20th century, going over all its variations, up to a description of the current way of life. The narratives registered in informal conversations of the daily routine of the fishermen reveal a complex and ambiguous relationship with space and time... (Complete abstract click electronic access below)
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Hainy, Joshua D. "Undying Glory: Preservation of Memory in Greek Athletics, War Memorials, and Funeral Orations". Thesis, University of Oregon, 2010. http://hdl.handle.net/1794/10638.

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vi, 100 p. A print copy of this thesis is available through the UO Libraries. Search the library catalog for the location and call number.
Ancient Greek acts of commemoration aimed to preserve the memory of an event or an individual. By examining the commemoration of athletic victory, military success, and death in battle, with reliance upon theories ofmemory, this study examines how each form of commemoration offered immortality. A vital aspect was the way they joined word and material reminder. Athletes could maintain their glory by erecting statues or commissioning epinician odes, which often relied on image and words. The physical and ideological reconfiguration of the plain of Marathon linked the battle's memory to a location. Pericles' oration offered eternal praise to both the war dead and Athens, an Athens crafted as a monument by Pericles to remain for future generations. In different and complimentary ways, all of these forms of commemoration preserved the glory of a deed or an individual for posterity.
Committee in Charge: Dr. Mary Jaeger, Chair; Dr. Christopher Eckerman
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Montague, Amanda. "Mobile Memories: Canadian Cultural Memory in the Digital Age". Thesis, Université d'Ottawa / University of Ottawa, 2019. http://hdl.handle.net/10393/39464.

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This dissertation considers the impact mobile media technologies have on the production and consumption of memory narratives and cultural memory discourses in Canada. Although this analysis pays specific attention to concepts of memory, heritage, and public history in its exploration of site-specific digital narratives, it is set within a larger theoretical framework that considers the relationship between mobile technology and place, and how the mobile phone in particular can foster both a sense of place and placelessness. This larger framework also includes issues of co-presence, networked identity, play, affect, and the phenomenological relationship between the individual and the mobile device. This is then considered alongside memory narratives (both on the national and quotidian levels) at specifically sanctioned sites of national commemoration (monuments, historic sites) and also in everyday urban spaces. To this end, this dissertation covers a wide range of augmented reality apps and forms of digital storytelling including locative media narratives, site-specific digital performances, social media and crowdsourced heritage archives, and urban mobile gaming and playful mapping. Despite common criticism that mobile phones only serve to distract us from our surrounding environment, I argue that mobile technology can generate deeper, more affective attachments to places by reformulating ways of perceiving and moving through them. They do this by insisting that place is more than just its material properties, but rather is composed of a fluctuating relationship between materiality, time, and affect. Following this framework, I also emphasize how mobile technology shifts the traditional mission of the archive to preserve and protect the past to something more playful, more affective, and more preoccupied with the circulation of the past in the present. Included in this analysis are crowdsourced archives created on social media platforms which, I argue, are particularly well suited to capturing the dynamic qualities of memory and living heritage practices. A contributing factor in this is the mobile phone’s position as a site of intimacy and co-presence, which situates it in a long history of communication technologies that employ rhetorical and technological strategies of co-presence, immediacy, and intimacy. Chapter one examines the role that locative media narratives play at official sites of memory in Canada’s capital region from app-based historical tours to more playful narrative encounters, through the lens of the archive and the repertoire. Chapter two then considers the digital site-specific performance piece, LANDLINE, to unpack how mobile media foster everyday place memories in urban spaces through the mobile phone’s position as a site of intimacy for geographically distant, but virtually co-present, individuals. Chapter three analyzes my own experimental method, Maplibs, which follows a mobile game structure to encourage participants to engage in acts of playful placemaking and collaborative storytelling in order to highlight an alternative process of engaging with place that carries the past forward in meaningful ways. And finally, chapter four analyzes the social media group “Lost Ottawa” to explore how collaborative memory communities mobilize through social media platforms like Facebook and create new forms of participatory heritage. In all of this, place is understood as a dynamic assemblage of stories and memories that the mobile phone, through its ubiquitous impact on social practices, plays a key role in shaping.
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Coppola, Gabriela Domingues 1977. "Educação do vestir : roupas, memoria e cinema". [s.n.], 2006. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/252717.

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Orientador: Carlos Eduardo Albuquerque de Miranda
Dissertação (mestrado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Educação
Made available in DSpace on 2018-08-06T08:40:57Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Coppola_GabrielaDomingues_M.pdf: 900605 bytes, checksum: 82590e06c5fe9a43ae3fd7012e90e887 (MD5) Previous issue date: 2006
Resumo: Através do olhar da câmera cinematográfica, este estudo busca refletir sobre as formas, cortes, tecidos, ambientes e cores que revelam as imagens do vestir como memória e a roupa como narradora efetiva das emoções de quem as veste. A partir do filme ¿Amor à flor da pele" (Wong Kar-Way, 2000), observamos aspectos que revelam os significados do vestir como escolhas visuais, estéticas e políticas. Assim se resume esta pesquisa
Abstract: Through the glance of the cinematographic camera, this study search to contemplate on the forms, cuts, woven, atmospheres and colors that disclose the images of dressing as memory and the clothes as narrator executes of the emotions of who dresses them. Starting from the film "In the mood for love" (Wong Kar-Way, 2000), we observed aspects that reveal the meanings of dressing as visual choices, aesthetics and politics. That¿s the way this research consists
Mestrado
Educação, Conhecimento, Linguagem e Arte
Mestre em Educação
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Muñoz, González Ángela María. "Participación, exposiciones y memoria. Procesos participativos en exposiciones temporales y construcción colectiva de memoria asociada a conflicto armado. Caso de estudio: Museo Casa de La Memoria de Medellín, Colombia". Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2020. http://hdl.handle.net/10803/670021.

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Resumen
Esta investigación de carácter cualitativo y exploratorio, tiene como objetivo explicar, a partir del desarrollo de una caracterización, cómo influyen las prácticas participativas de cinco procesos de exposición temporal del Museo Casa de la Memoria de Medellín (MCM), en la reconstrucción colectiva de memoria asociada a conflicto armado tal y como lo demanda el Deber de Memoria del Estado en Colombia. Para ello, se trabajó desde una perspectiva interdisciplinaria, en donde la teoría de la participación con enfoque en los estudios políticos y de la comunicación, es central y donde la categoría de discurso/texto museográfico, como referencia a la ‘exposición’, permitió analizar las prácticas participativas, ya que da lugar para aproximarse a las prácticas de producción de los discursos.
This qualitative and exploratory research aims to explain, from the development of a characterization, how the participatory practices of five temporary exhibition processes of Museo Casa de la Memoria de Medellín (MCM) influence the collective memory reconstruction associated with armed conflict as required by the Duty of Memory of the State in Colombia. For this, we worked from an interdisciplinary perspective, where the theory of participation with a focus on political studies and communication, is central and where the category of discourse/museum text, as a reference to the ‘exhibition’, allowed us to analyze participatory practices since it gives rise to approach the practices of production of speeches.
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Laino, Andre. "Memoria de metalurgicos". [s.n.], 1991. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/280395.

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Orientador : Italo Arnaldo Tronca
Tese (doutorado) - Universidade Estadualde Campinas, Instituto de Filosofia e Ciencias Humanas
Made available in DSpace on 2018-07-14T00:09:23Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Laino_Andre_D.pdf: 12460003 bytes, checksum: f4f2ceb29b571f5c7f554e158efe9900 (MD5) Previous issue date: 1991
Resumo: Não informado
Abstract: Not informed
Doutorado
Doutor em Ciências Sociais
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Saindon, Brent Allen. "Toward a Post-Structural Monumentality". Thesis, University of North Texas, 2006. https://digital.library.unt.edu/ark:/67531/metadc5346/.

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This study addresses a tension in contemporary studies of public memory between ideology criticism and postmodern critique. Both strategies of reading public memory rely on a representational logic derived from the assumption that the source for comparison of a memory text occurs in a more fundamental text or event. Drawing heavily from Michel Foucault, the study proposes an alternative to a representational reading strategy based on the concepts of regularity, similitude, articulation, and cultural formation. The reading of Vietnam Veterans Memorial and the Galveston County Vietnam Memorial serves as an example of a non-representational regularity enabled by the cultural formation of pastoral power.
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Mansilla, López José A. "La Flor de Maig somos nosotros. Una etnografía de la memoria en el barrio del Poblenou, Barcelona". Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2015. http://hdl.handle.net/10803/352463.

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Desde hace un par de décadas, los estudios relacionados con la memoria, o las memorias, han alcanzado una gran relevancia en el mundo académico. Disciplinas como la antropología ofrecen un excelente punto de partida desde el que estudiar fenómenos sociales vinculados a la memoria urbana. La ocupación de la antigua sede de una cooperativa de consumo del siglo XIX, la Flor de Maig, se presenta como una ocasión única para entender las relaciones entre memoria y espacio. El edificio, con una larga historia de vinculación al barrio del Poblenou, Barcelona, se erige en símbolo de lucha vecinal frente a una determinada forma de concebir la ciudad. Sin embargo, la recuperación y reconstrucción de la memoria popular de los vecinos también puede limitar el tipo de actividades dentro de sus muros evidenciando el potencial carácter conflictivo del espacio.
During the last two decades, the studies about memory, or the memories, have reached a great relevance in the academy. Disciplines like anthropology offer an excellent starting point to study social phenomena linked to urban memory. The squatting of the former headquarters of a nineteenth century consumer cooperative, the Flor de Maig, presents a unique occasion to understand the relationships between memory and space. The building, with a long entailment with the neighborhood of Poblenou, Barcelona, turns into a symbol of local struggle front of certain way of understanding the city. Nevertheless, the recuperation and reconstruction of the popular memory of the neighbors could also limit the possible activities to be performed inside their walls, showing the potential and controversial character of the space.
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Braga, Elizabeth dos Santos. "Memoria e narrativa : da dramatica constituição do sujeito social". [s.n.], 2002. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/253052.

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Resumen
Orientador : Ana Luiza Bustamante Smolka
Tese (doutorado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Educação
Made available in DSpace on 2018-08-01T19:57:57Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Braga_ElizabethdosSantos_D.pdf: 10244315 bytes, checksum: 57d20ed0f0e14376b05f087f348c0c32 (MD5) Previous issue date: 2002
Resumo: O presente trabalho tenta articular memória e narrativa, levando em consideração estudos que focalizam os aspectos sociais, históricos e discursivos da memória humana (Halbwachs, Bartlett, Vigotski), bem como elaborações sobre a relevância da narrativa como instância privilegiada na constituição da memória e da subjetividade. Desenvolvemos um estudo enfocando lembranças de um trabalho pedagógico, no qual a autora esteve envolvida como professora, em 1995, no antigo curso de magistério, em uma escola da rede pública, em Campinas, São Paulo, através de entrevistas (como produções intersubjetivas, acontecimentos discursivos) realizadas com ex-alunas. As narrativas e memórias que emergiram na situação de pesquisa são analisadas como uma (re)construção dinâmica, como parte integrante da vida e da história dessas pessoas, como um processo de produção de sentidos articulado às práticas sociais e históricas mais amplas das quais os sujeitos participam. Algumas questões emergiram no processo de análise: Como as narrativas vão constituindo as memórias dos sujeitos? Como os lugares ocupados pelos sujeitos marcam o que lembram e esquecem? Como estes vão se posicionando e se constituindo no processo de narração? De que forma os sentidos produzidos nessas relações vão participando do processo de narrar e recordar (ou esquecer). Se a memória, como função psicológica/social, transforma-se ao longo da vida, em decorrência das mudanças no sistema funcional, relacionadas ao uso de signos ­produtos históricos e culturais - e à participação em práticas sociais, como memorizam diferentes pessoas em momentos históricos e contextos culturais distintos? Como se constituem a nossa memória e a nossa narrativa hoje? Considerando as mudanças históricas na relação entre memória, esquecimento e palavra, desde a Grécia arcaica, sobretudo em função do advento da Polís e do impacto da filosofia platônica, problematizamos a atual concepção de memória e esquecimento, relacionada a uma concepção racionalista de sujeito, herança do processo histórico e social que vem se configurando desde a Antigüidade. As análises de Elias sobre o processo de encapsulamento do indivíduo e de Benjamim sobre as condições de nossa modernidade, entre elas a perda da experiência e o declínio da arte de narrar, levam-nos ainda a indagar sobre as (im)possibilidades da memória e da narração. Nossas elaborações, articulando os pressupostos teóricos deste trabalho às contribuições de diferentes autores como Bakhtin, Wallon, Foucault e Ricoeur e de estudos na vertente francesa de análise do discurso, realçam: o entretecimento das histórias e memórias contadas pelos indivíduos no âmago do grupo social, na dinâmica dialética de participação/exclusão das práticas sociais/escolares; a tensão eu/outro que perpassa as narrativas, em movimentos de identificaçã%posição, de apropriação de vozes conflitantes e de. não-coincidência do sujeito consigo mesmo; a ocupação de diferentes posições, a configuração de imagens e pontos de vista muitas vezes discordantes. Movimentos que se aguçam no tempo desagregado da modernidade e constituem de forma mais (in)tensa o drama (Vigotski) do sujeito social
Abstract: This work attempts to articulate memory and narrative, taking into consideration studies that focus on social, historical and discursive aspects of human memory (Halbwachs, Bartlett, Vygotsky), as well as theoretical elaboration about the relevance of narrative as a privileged instance on the constitution of memory and subjectivity. We carried on an empirical research concerning remembrances of a pedagogical work in a Brazilian public teacher training high school course (in Campinas, São Paulo, 1995) in which the author was involved as a teacher. The interviews, made with some former students, were considered as intersubjective productions, as discursive events. Narratives and memories that emerged in this context are analysed as a dynamic (re)construction, as a constituent part of those people's life and history. They are also considered as a process of production of senses articulated to broader historical and social practices in which those subjects participate. Some questions arose in the process of analysis: How do narratives constitute the subjects' memories? How do the places occupied by the subjects mark what they remember or forget? How do the subjects position and constitute themselves in the narrative process? In which way do the senses produced on these relations participate in the process of narrating and remembering (or forgetting)? If memory, as a social/psychological function, is transformed during a lifetime due to changes on functional system, related to the use of signs (cultural and historical products) and due to the participation in social practices, how do different people memorize in different historical moments and distinct cultural contexts? How are our memory and narrative constituted nowadays? Taking into consideration historical changes on the relation between memory, forgetting and word, since the archaic period in Greece, specially on account of the beginning of Polis and the impact of Platonic philosophy, we question the present conception of memory and forgetting related to a rationalist conception of subject, a heritage of the historical and social process that has been configured since Antiquity. Elias' analysis about the process of individual's encapsulation and Benjamin's analysis about our modern conditions, among them the lost of experience and the decrease of narrating art, lead us even to question about (im)possibilities of memory and narration. Articulating our theoretical assumptions to the contributions of many authors such as Bakhtin, Wallon, Foucault and Ricoeur and of studies from French school of discourse analysis, our elaboration highlights: 1) the interweaving of histories and memories told by individuais in the core of social group, in the dialectic dynamics of participation/exclusion from (school/social) practices; 2) the I/other tension pervading narratives, in identification/opposition movements, appropriation of conflicting voices and non­coincidence of the subject with him(her)self; 3) the occupation of different positions, the configuration of frequently discordant images and points of view. These are movements that sharpen in the disaggregated time of modernity and constitute in a more (in)tense way the drama (Vygotsky) of the social subject
Doutorado
Doutor em Educação
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Córdova, Llanos José Ismael. "India, memoria & muerte". Tesis, Universidad de Chile, 2013. http://www.repositorio.uchile.cl/handle/2250/112874.

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Resumen
Artista fotógrafo
Esta memoria es el resultado de las imágenes registradas en un viaje a India, las cuales fueron borradas y luego rescatadas para ver la luz por primera vez desde el año 2009. La motivación de retomar estas imágenes es el punto de partida para la realización de este trabajo bajo el pretexto de una posible perdida de los recuerdos.
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Pereira, Rosane de Bastos. "Memorias do Visconde de Sabugosa". [s.n.], 2006. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/252453.

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Resumen
Orientador: Pedro da Cunha Pinto Neto
Dissertação (mestrado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Educação
Made available in DSpace on 2018-08-07T22:28:46Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Pereira_RosanedeBastos_M.pdf: 434121 bytes, checksum: 9c6ee2f4e4211c32639d3833baba5c43 (MD5) Previous issue date: 2006
Resumo: Esta pesquisa acompanha e analisa a trajetória do personagem Visconde de Sabugosa na obra de José Bento Monteiro Lobato (1882-1948) como representação do homem de ciência. Tomam-se como referências os 22 títulos da obra Sítio do Picapau Amarelo, escritos e publicados entre 1920 e 1944, que integram a coleção das Obras Completas de Monteiro Lobato ¿ 2ª série, cada em 1957 pela Editora Brasiliense. Os livros foram editados em 17 volumes, alguns com títulos únicos e outros condensados numa mesma publicação. O Visconde de Sabugosa está presente na maioria das histórias e a investigação desse personagem revela suas variadas facetas, bem como o movimento da ciência no Sítio do Picapau Amarelo. À medida que a obra é estudada, é possível estabelecer relações entre as várias concepções científicas do autor e a construção do personagem, reflexos do contexto histórico na criação literária lobatiana
Abstract: This research analyzes and keeps track on the character Visconde de Sabugosa in the work of José Bento Monteiro Lobato (1882-1948) as a representation of the man of science. The 22 volumes of the Sítio do Picapau Amarelo piece of work were written and published between 1920 and 1944, and belong to the collection Obras Completas de Monteiro Lobato ¿ the 2nd series was published in 1957 by Editora Brasiliense. The books had been edited in 17 tomes, some of them reproduced the original volumes and others condensed more than one volume. Visconde de Sabugosa is present in most of the stories and the investigation of this character discloses his varied features, as well as the movement of science in the Sítio do Picapau Amarelo. As this piece of work is been studied, it is possible to establish relationships between many of the author¿s scientific conceptions and the construction of the character, which reflect the historical context in the literary creation of Lobato
Mestrado
Ensino, Avaliação e Formação de Professores
Mestre em Educação
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Durand, Guevara Anahí. "Donde habita el olvido : los (h)usos de la memoria y la crisis del movimiento social en San Martín : memoria, política y movimientos sociales en la región San Martín (1985-2000) /". Lima : Fondo editorial de la Facultad de ciencias sociales UNMSM, 2005. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb41215508h.

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Matos, Izalto Junior Conceição. "Em busca da memoria perdida : a historia dos orfãos e vadios no Instituto Disciplinar de Mogi Mirim". [s.n.], 2006. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/252141.

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Resumen
Orientador: Ediogenes Aragão Santos
Dissertação (mestrado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Educação
Made available in DSpace on 2018-08-07T23:22:59Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Matos_IzaltoJuniorConceicao_M.pdf: 8768470 bytes, checksum: ce39bb31deffa95ec6c0e5c5420ff535 (MD5) Previous issue date: 2006
Mestrado
Filosofia e História da Educação
Mestre em Educação
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Fernández-Ventura, Alvarez Lourdes. "Maria Teresa Leon, une écrivaine de la Géneration 1927". Thesis, Pau, 2018. http://www.theses.fr/2018PAUU1051/document.

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Resumen
Dans ce travail de recherche, il s'agit de mettre en lumière la qualité littéraire et la personnalité de l'écrivaine Marie Thérèse León (1903-1988), exilée après la Guerre Civile espagnole avec son mari, le poète Raphaël Alberti, et de montrer la place qu’elle mérite dans la lignée des auteurs de la bien connue “Generación del 27”, parmi lesquels on compte des figures-phares de la poésie espagnole telles que Lorca, Alberti, Aleixandre, Cernuda et d'autres.Cette étude essaie de faire sortir de l’oubli Marie Thérèse León, qui a été eclipsée par la renommée de son partenaire , Raphaël Alberti, lequel avait obtenu, après la mort de Franco, sa réhabilitation en tant que poète de renom. Dans cet objectif , la thèse identifie d'abord les caractéristiques communes des auteurs canoniques du groupe 1927 et, en deuxième lieu, démontre combien Marie Thérése Léon partage les traits qui leurs sont communs ainsi que des concours de circonstances similaires. La thèse aborde également la situation des femmes intellectuelles de l'époque et met en lumière nombre d'autres femmes de lettres de la génération 1927, telles que Rosa Chacel, Ernestina Champourcin, María Zambrano, dont les œuvre respectives ont autant de valeur que celles de leurs collègues masculins.Une place particulière est accordée à l'oeuvre capitale de Marie Thérèse Léon, « Mémoire de la mélancolie », laquelle révèle au mieux la qualité littéraire et l'originalité structurelle de son auteure. Ce livre dresse, à travers sa beauté de prose poétique, non seulement le panorama espagnol précédant la Guerre Civile, mais aussi, l’expérience terrible des expatriés politiques de l’Espagne
In this research, it is a question of claiming the literary quality and the rich personality of the writer Maria Teresa León (1903-1988), exiled after the Spanish Civil War together with her husband, the poet Rafael Alberti, and of showing her place deserved between the authors of the well known “Generación del 27”, among whom we count key figures of the spanish poetry such as Lorca, Alberti, Aleixandre, Cernuda and others.The study tries to repair the oblivion into which had fallen Maria Teresa León, darkened by the fame of his partner, Raphael Alberti, who had obtained , after the death of Franco, its rehabilitation as big poet. In this objective, the work identifies, at first, the common characteristics of the canonical authors of the group 1927, and, in the second place, demonstrates the sharing by Maria Teresa of the same common features and social circumstances.The research also approaches the situation of the intellectual women of the period, and highlights number of the other women of letters of the generation 1927, such as Rosa Chacel, Ernestina Champourcin, Zambrano, whose work has at least so much value as that of their colleagues men.A particular place is granted to the Maria Teresa León's major work, " Memory of the melancholy ", which reveals at best the literary quality and the structural originality of the author. This book raises, through the beauty of its poetic prose, not only the Spanish panorama preceding the Civil War, but also ,the terrible experience lived by the political expatriates of Spain
Este trabajo de investigación pretende reivindicar la calidad literaria y la activa personalidad cultural de la escritora María Teresa León (1903-1988), exiliada tras la Guerra Civil, junto con su marido el poeta Rafael Alberti, y reivindicar su lugar merecido entre el grupo de los grandes creadores de la conocida «Generación de 1927 » , entre quiénes estaban las figuras fundamentales de la poesía española, Lorca, Alberti, Aleixandre, Cernuda y otros.El estudio trata de reparar el olvido que cayó sobre María Teresa León, eclipsada por la fama de su compañero, Rafael Alberti, que si pudo obtener, después de la muerte de Franco, su reconocimiento como gran poeta.Con ese objetivo, la tésis identifica, primeramente, las características comunes de los autores canónicos del grupo de 1927 y, en segundo lugar, se demuestra cómo la obra de María Teresa León comparte muchos rasgos comunes y , por supuesto, el peso de las circunstancias sociales.La tésis aborda igualmente la situacion de las mujeres intelectuales de la época y pone en relieve a algunas otras autoras de la generación del 27 como Rosa Chacel, Ernestina Champourcin, Zambrano , cuyas obras tienen por lo menos el mismo valor que las de sus colegas varones. Un lugar muy especial se dedica en este trabajo a la obra fundamental de María Teresa León, su Memoria de la melancolía, que muestra a la autora en toda su magnitud, destacando el brillo de su calidad literaria y su riqueza estructural. El libro traza , a tráves de la belleza de su prosa poética, no sólo el panorama español inmediatamente anterior a la Guerra Cívil, sino también la terrible experiencia de los expatriados españoles tras la guerra
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Pérez, Rolando. "Repensando la memoria pública". Conexión, 2015. http://repositorio.pucp.edu.pe/index/handle/123456789/114671.

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Resumen
El presente artículo plantea una aproximación desde la comunicación al debate respecto a las implicancias éticas y políticas de la reconstrucción pública de la memoria colectiva en un contexto caracterizado por el resquebrajamiento de los tejidos sociales, el atropello a los derechos humanos y la anulación de la palabra pública, como consecuencia del conflicto armado interno. El texto enfatiza en el papel de mediador de las representaciones y espacios públicos en el marco de los procesos de reconciliación y reparación posconflicto.
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Tavani, Jean-Louis. "Mémoire sociale et pensée sociale : Etudes empiriques de leurs influences croisées". Phd thesis, Université René Descartes - Paris V, 2012. http://tel.archives-ouvertes.fr/tel-00771414.

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Resumen
Cette thèse se propose de réactualiser les apports des principaux fondateurs de la notion de mémoire collective : Halbwachs (1925/1992, 1941/2008, 1950/1997) et Bartlett (1932/2003) dans le cadre théorique de la pensée sociale (Rouquette, 1973, 2009). Après une présentation de leurs apports respectifs, une articulation entre mémoire et pensée sociale sera présentée. À partir de cette dernière, nous proposons un ensemble d'études empiriques sur la base de la distinction théorique entre l'influence du présent sur le passé et l'influence du passé sur le présent (Jedlowski, 2001, Jodelet, 1992). Ainsi, dans une première partie empirique nous examinons, à travers cinq études, l'influence de l'implication personnelle, opérationnalisant les intérêts du présent, sur la reconstruction du souvenir social via la représentation d'un événement du passé. Les résultats obtenus montrent que l'implication personnelle vis-à-vis d'un événement influence la représentation sociale de celui-ci. Particulièrement, la faible implication personnelle tend à rendre saillant des aspects descriptifs de la représentation du passé, tandis que la forte implication personnelle tend à rendre saillant des aspects évaluatifs. Dans une seconde partie empirique, nous considérons l'influence du souvenir sur la pensée sociale (le présent) au travers des fonctions de la mémoire collective. Dans une étude empirique, nous nous intéresserons d'abord à sa fonction de mobilisation à travers l'influence de la cohérence (ou de l'incohérence) entre le souvenir d'un événement et un exemplaire similaire à venir. Puis nous nous intéresserons à la fonction de définition de l'identité sociale grâce à trois études empiriques. Nos résultats montrent que le partage de souvenir entre un individu et une cible entraine une similarité perçue plus importante et une catégorisation sociale de celle-ci dans l'endogroupe. De plus, à travers le paradigme de l'effet brebis galeuse, nos résultats suggèrent que le partage de souvenir a un aspect normatif. La discussion de l'ensemble de ces études reviendra sur la distinction structurant notre partie empirique (i.e. influence réciproque entre passé et présent) en proposant que ces deux mouvements soient considérés comme dynamiques. Des pistes d'études intégrant ses aspects seront alors proposées
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Semenchenko, Maryna. "Memorials to the Holocaust Victims in Minsk, Belarus : History, Design, Impact". Thesis, KTH, Samhällsplanering och miljö, 2018. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:kth:diva-236063.

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Resumen
This research studies two memorials to the Holocaust victims in Minsk, Belarus with the aim to identify how these spaces of commemoration were formed. The study builds upon the analysis of three spheres: the physical space of the chosen memorials, decision-making process regarding their installation, and social practices that have happened around. Additionally, this thesis analyses the correlations of these areas. The methods for the research are qualitative and explorative case study analysis. An extensive review of documents and media is done. Additionally, direct observations of the urban memorials were conducted.
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Braga, Elizabeth dos Santos. "Aspectos da constituição social da memoria em um contexto pre-escolar". [s.n.], 1995. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/252121.

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Resumen
Orientador: Ana Luiza Bustamante Smolka
Dissertação (mestrado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Educação
Made available in DSpace on 2018-07-20T10:30:01Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Braga_ElizabethdosSantos_M.pdf: 6479628 bytes, checksum: cdb7bcd0a1c65f0b9c35a4d32c6d2cc7 (MD5) Previous issue date: 1995
Resumo: Nosso trabalho, ancorado nas idéias dos autores da perspectiva histórico-cultural, cujo principal representante é Lev Semenovich Vygotsky, vem discutir a questão da memória enquanto capacidade humana de origem e natureza cultural e simbólica. A partir das contribuições de Halbwachs, na Sociologia, de Bartlett e do Grupo Soviético e seus seguidores, na Psicologia, o trabalho questiona o enfoque reducionista da memória como uma propriedade de indivíduos e da recordação como um processo puramente interno, enfatizando uma visão da recordação, memorização e esquecimento como trabalhos/processos construídos culturalmente, em termos de seu conteúdo e sua estrutura. Estes autores refutam a noção de memória humana como capacidade mental pré-existente, concebendo-a como um processo elaborado no movimento coletivo, emergente nas inter-ações. Destacamos o que constitui, em nossa opinião, o ponto fundamental e distintivo da formulação vygotskyana acerca do processo mnemônico: sua relação com o processo de significação. Dentro desta perspectiva, procuramos analisar a constituição do processo mnemônico no âmbito da dinâmica interativa que ocorre em um espaço pedagógico, em um momento inicial do trabalho com os signos escritos enquanto formas culturais de elaboração. Para tanto, realizamos uma pesquisa de campo em uma pré-escola da rede municipal de Campinas, que constou de vídeo-gravações de atividades cotidianas, principalmente as que envolviam a escrita. Os procedimentos de seleção, transcrição e análise de episódios fim damentaram-se nos princípios da Etnografia e da Análise Microgenética. Nossas análises procuram apreender as condições da elaboração coletiva de lembranças em uma sala de aula, identificando e caracterizando modos e momentos de interferência/influência do outro e captando a relação entre a escrita, o vídeo, falas, leituras e a constituição da memória individual, na dinâmica do jogo discursivo. Esperamos, com estas análises, contribuir tanto teórica quanto metodologicamente para o redimensionamento da questão da memória, relacionando-a ao processo mais amplo de produção de significação
Mestrado
Psicologia Educacional
Mestre em Educação
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Antunes, Denise Castanho. "Memorias das transformações de grupos comunitarios como forma de favorecimento do envelhecimento bem-sucedido". [s.n.], 2006. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/252506.

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Resumen
Orientador: Zula Garcia Giglio
Dissertação (mestrado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Educação
Made available in DSpace on 2018-08-07T21:23:05Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Antunes_DeniseCastanho_M.pdf: 3787418 bytes, checksum: db1419dd4b6f26a04ee7b9b8264a282b (MD5) Previous issue date: 2006
Resumo: Introdução: Pesquisas gerontológicas têm ressaltado a importância da reconstrução de memórias de pessoas mais velhas para favorecimento de reflexões acerca do sentido de vida e do estabelecimento de novas metas e formas de enfrentamento. Objetivos: Reconstruir a memória social de grupos comunitários de bairros populares que se envolveram ativamente nos processos de criação e manutenção de grupos comunitários como Mulheres da Periferia, Grupo Reviver, Cantinho da Nossa Senhora de Guadalupe e Giravida. Procuramos identificar a) os significados atribuídos pelos moradores à participação nos movimentos sociais; b) fatores que influenciaram no envolvimento inicial dos participantes e sua permanência nos grupos; c) a relação entre a sua participação social atual e passada e as características de sua rede de suporte social e d) a relação entre geratividade e a participação em grupos comunitários dos segmentos meia-idade, velhice e velhice avançada. Procedimentos: A pesquisa utilizou-se da metodologia da História Oral. Os depoimentos foram coletados através de entrevistas e um Inventário de Geratividade (Neri, 1998), em um grupo de 14 mulheres todas praticantes do catolicismo, e membros e/ou organizadoras grupos comunitários. Análise de dados: As histórias e outras informações foram analisadas dentro do paradigma fenomenológico, com vistas a favorecer a compreensão do envelhecimento através das informações sobre as trajetórias de vida dos atores sociais que fizeram - e ainda fazem - a história da região estudada. Resultados: Atitudes pessoais como religiosidade e envolvimento com novos projetos apareceram como favoráveis para a formações de valores de solidariedade e geratividade, ambos associados à dedicação ao outro. Esses fatores tem forte relação com melhoria da qualidade de vida e implementação de uma visão mais positiva do envelhecimento. A reconstrução da memória, a partir dos depoimentos orais, favoreceu o desenvolvimento da consciência das depoentes sobre sua função social pelo fato de serem detentoras de informações históricas que, uma vez divulgadas na comunidade, pode exercer importante papel agregador e educacional; além disso, descobriram-se como marcos da trajetória do engajamento feminino na região. Conclusões: O envolvimento em grupos comunitários foi favorável para o bem envelhecer das depoentes devido à ampliação na rede de suporte social através de redes solidárias, visão positiva sobre o envelhecimento e desejo de perpetuação dos grupos. A História Oral constituiu uma importante ferramenta, que permitiu reviver informações úteis a compressão das relações sociais; por outro lado, favoreceu aos idosos, que participaram como informantes, uma reconstrução de suas histórias, melhoria na auto ¿estima e valorização social
Abstract: Introduction: Researches in Gerontology have highlighted the importance of rebuilding the memories of older people to aid the awareness on the sense of life and the establishment of new goals and ways of coping. Objectives: To rebuild the social memory of community groups of popular suburbs which involved actively in the processes of creation and maintenance of community groups as Mulheres da Periferia, Grupo Reviver, Cantinho da Nossa Senhora de Guadalupe and Giravida. We tried to identify a) meanings to the participation in social movement assigned by the residents; b) factors which influenced the initial involvement and maintenance of participants in groups; c) the relation between the current and past social participation and the features of the social network support and, d) the relation between the generativity and the participation in community groups of middle-age, aging and advanced aging. Procedures: The research used the methodology of Oral History. The testimonies were collected through interviews and an inventory of Generativity (Neri, 1998), in a group of 14 women all catholic practicioners, and members and/or organizers of community groups. Data Analysis: The stories and other information were analysed according to phenomenological paradigm, aiming at aiding the understanding of aging through the information about the ways of life of social players who made - and still make ¿ the story of the region studied. Results: The themes related to personal attitudes, as religiosity and involvement in new projects, appear as favorable in the formation of solidarity values and generativity which both are associated to the dedication to the other. Those factors seemed to have strong relation with improvement of life quality and implementation of a more positive view of aging. The rebuilding of memory, from the oral testimonies, will have aided the development of the consciousness of the tellers by having a social function for the fact of having historical information, which once difused, the community can have an important aggregating and educational role and besides this, being markers of the way of female engagement in the region. Conclusions: The involvement in community groups was favorable for the well aging of the tellers due to the enlargement of the social network support through the solidarity networks, positive view about aging and will of perpetuation of the groups. Oral History is an important tool which allows, on one hand, to revive useful information for the understanding of social relations. On the other hand, it aids the elderly who participated as tellers, a rebuilding of their stories, improvement of self-steem and social valorization
Mestrado
Mestre em Gerontologia
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Hasel, Lisa Elizabeth. "Negotiating memorial and extra-memorial information the effect of social information on eyewitness identification decisions /". [Ames, Iowa : Iowa State University], 2008.

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Leedy, Aaron D. "Adaptive Memory and Social Influences". UNF Digital Commons, 2011. http://digitalcommons.unf.edu/etd/348.

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Resumen
Recently, cognitive psychologists have focused their research on the survival aspects of human memory, showing advantages for remembering information encoded for adaptive qualities. When participants rated words related to survival relevance (stranded in grasslands), Nairne et al. (2007) and others found survival processing’s retention superior to many semantic encoding techniques, however, we questioned the global application of survival processing. In the present adaptive memory experiment we used the thematic word list paradigm pioneered by Deese, Rodeiger and McDermott, allowing us to measure false recall of critical items from sets of word lists. To investigate recall differences based on the material type encoded, we separated recalled material into two categories: survival and non-survival. Because arousal can influence memory performance, we extended research on adaptive memory to include social arousal induced by videotaping participants during study and recall tasks. Videotaping subjects has been shown to induce arousal levels similar to those when being observed, and may parallel arousal experienced in survival scenarios. Overall, recall was lower for survival processing. Survival-relevant information was more accurately remembered, and was not hindered by camera presence, unlike non-survival information. Additionally, false memories were higher under videotaped conditions. While our results did not support Nairne and colleagues, our findings may support the development of evolved brain mechanisms. The current findings are discussed with an emphasis on contemporary high arousal situations that may influence the activation of adaptive memories. We join a growing set of literature that questions the overall benefits of survival processing.
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Krouse, Mary Elizabeth. "Gift giving and social transformation : the AIDS memorial quilt as social movement culture /". Connect to resource, 1993. http://rave.ohiolink.edu/etdc/view.cgi?acc%5Fnum=osu1243606293.

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Sanches-Justo, Joana [UNESP]. "O ato fotográfico: memória, prospecção e produção de sentidos na velhice". Universidade Estadual Paulista (UNESP), 2012. http://hdl.handle.net/11449/105592.

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Resumen
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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)
Ao trabalharmos com idosos e suas fotografias tendemos a valorizar reminiscências da juventude e fotografias que os conduzem a um retorno ao passado. Se, por um lado, este tipo de trabalho valoriza o idoso como detentor de experiência e de sabedoria adquirida com o tempo, por outro lado, o reafirma como aquele para o qual lhe resta pouco tempo de vida e, por isso, mais vale retomar e narrar o passado do que planejar o futuro. A presente pesquisa pretendeu enfraquecer o estereótipo do idoso atado ao passado ao investigar possibilidades de prospecção resultantes do encontro do idoso com o ato fotográfico. Como pano de fundo teórico-metodológico nos orientamos pela vertente do Construcionismo Social, tomado no campo da Psicologia, entendendo, portanto, que a realidade não está dada a priori como objetividade absoluta, mas é construída na interação humana, como processo e se constitui fundamentalmente como produção de sentido. Pautado nessa base epistemológica, o objetivo da pesquisa foi investigar os sentidos produzidos pelo ato fotográfico na relação do idoso com o tempo e com a memória, dando maior ênfase às possibilidades da fotografia enquanto prospecção do futuro. Para tanto, foram realizadas oficinas de fotografia com dois grupos de idosos da Universidade Aberta à Terceira Idade da Universidade Estadual de Londrina. Os participantes fotografaram orientados pelas seguintes perguntas: “O que é importante na vida, hoje?”; “Que imagem ou cena você tomaria agora para representar algo que ainda não aconteceu em sua vida, mas que você pretende que aconteça no futuro?”. Os grupos produziram imagens relacionadas à atividade, família e à amizade, dentre outras. Quanto ao tempo, percebemos que...
When working with seniors and their photographs we tend to value the youth reminiscences and photographs that lead them to a return to the past. If, on the one hand, this type of work values the elders as the ones who had acquired experience and wisdom in time, on the other hand, it confirms them as the person who remains little time and hence, so it is better return and narrate the past than plan for the future. The present study sought to undermine the stereotype of the elderly tied to the past to investigate the possibilities for exploration of the elderly meeting with the photographic act. As theoretical and methodological background we orient ourselves by the aspects of the social constructionism, taken in the field of psychology, understanding, therefore, that reality is not given a priori as absolute objectivity, but is built on human interaction as a process and build itself fundamentally as production of meaning. Lined in this epistemological base, the research objective was to investigate the meanings produced by the photographic act in respect of the elderly in time and memory, placing greater emphasis on photography while exploring the possibilities of the future. Thus, we conducted photography workshops with two groups of elderly in the Open University of the Third Age of Universidade Estadual de Londrina. Participants photographed guided by the following questions: What's important in life today? What picture or scene you take now to represent something that has not happened in your life, but you want to... (Complete abstract click electronic access below)
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Montoya, Arango Vladimir. "Memorias en fuga. Violencias y desarraigo en Colombia". Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2012. http://hdl.handle.net/10803/83520.

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Resumen
Esta tesis explora memorias de violencia en Colombia ligadas a la ubicuidad de la guerra y sus agentes, que han producido el desarraigo de colectivos sociales o individuos en momentos históricos concretos. Los ejercicios de memoria emprendidos con una comunidad rural del occidente del Departamento de Antioquia, con habitantes urbanos del Barrio Popular en el sector nororiental de Medellín y con migrantes colombianos en Barcelona; muestran los profundos efectos que han tenido en sus vidas el terror y la movilidad forzada, pero también permiten reconocer las estrategias creativas que han desplegado para afrontar los desgarramientos y las pérdidas. Los relatos abordados diacrónicamente resaltan la importancia de las memorias y las trayectorias individuales o de pequeños grupos para comprender un fenómeno tan relevante y complejo para la sociedad contemporánea como es el de la movilidad humana. La relación entre los saberes locales y las memorias en fuga suscitan una reflexión en torno a la geopolítica de la memoria, derivada de una metodología de exploración etnográfica que busca aportar instrumentos novedosos al campo de estudio de la antropología de la memoria.
This thesis explores memories of violence in Colombia linked to the ubiquity of war and their agents, which have been uprooted social groups or individuals in specific historical moments. Memory exercises were done with a rural community in western Antioquia, with urban dwellers in the neighborhood El Popular in the north-eastern sector of Medellin and with Colombian immigrant in Barcelona. All of these memory exercises show the profound effects in the individual lives of the mobility terror forced, but they are also useful for recognizing the creative strategies that have been deployed to deal with tears and losses. The stories discussed diachronically highlight the importance of the individual or the small group memories to understand a phenomenon as complex and relevant to contemporary society such as human mobility. The relationship between local knowledge and the escaping memories raises a reflection on the geopolitics of memory, derived from an ethnographic exploration methodology that seeks to provide innovative tools to the field of study of the anthropology of memory.
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Vestner, Tim. "Social binding : processing of social interactions in visual search, working memory and longer-term memory". Thesis, University of York, 2018. http://etheses.whiterose.ac.uk/22463/.

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Resumen
The binding of features into perceptual wholes is a well-established phenomenon, which has previously only been studied in the context of early vision and low-level features, such as color or proximity. This thesis investigates the hypothesis that a similar binding process, based on higher level information, could bind people into interacting groups, facilitating faster processing and enhanced memory of social situations. To investigate this possibility, a series of different experimental approaches explores grouping effects in displays involving interacting people. Experiments 1 & 2 use a visual search task and demonstrate more rapid processing for interacting (versus non-interacting) pairs in an odd-quadrant paradigm. Experiments 3 & 4, using a spatial judgment task, show that interacting individuals are remembered as physically closer than non-interacting individuals while retrieval times are decreased for interacting pairs. Experiments 5, 6 & 7 show that memory retention of group-relevant and irrelevant features is enhanced when recalling interacting partners in a surprise memory task. But such retrieval is disrupted when features are misattributed between interacting partners. Finally, Experiments 8, 9 & 10 further investigate the involvement of higher level cognitive processes in these effects. The observed results are consistent with the social binding hypothesis, and alternative explanations based on low level perceptual features and attentional cueing effects are ruled out. This thesis concludes that automatic mid-level grouping processes bind individuals into groups on the basis of their perceived interaction. Such Social Binding could provide the basis for more sophisticated social processing. Identifying the automatic encoding of social interactions in visual search, distortions of spatial working memory, and facilitated retrieval of object properties from longer-term memory, opens new approaches to studying social cognition with possible practical applications.
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Simó, Sànchez Marta. "La memòria de l’holocaust a l’estat espanyol. Des d’una perspectiva sociològica i una perspectiva històrica". Doctoral thesis, Universitat Autònoma de Barcelona, 2018. http://hdl.handle.net/10803/664388.

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Resumen
Aquesta Tesi aborda el tema de la Memòria de l’Holocaust a l’Estat Espanyol a través d’una perspectiva sociològica i una perspectiva històrica. Els conceptes de memòria, antisemitisme i totalitarisme són les variables que articulen i justifiquen el plantejament d’aquesta recerca. A través de la recerca historiogràfica i els testimonis, s’ha analitzat els diferents actors que van intervenir en l’Holocaust relacionats amb l’Estat Espanyol juntament amb aquelles ideologies que els podien influenciar. El primer actor a analitzar han estat les víctimes, principalment els jueus, tot i que es fa una pinzellada dels Republicans, així com del Treballadors espanyols que van anar a l’Alemanya Nazi. A través de diversos testimonis s’ha pogut conèixer qui eren, quina fou la seva trajectòria entre el 1936 i el 1948, i la seva sort en l’Holocaust, i quina relació van tenir amb les diferents institucions de l’Estat Espanyol i amb les organitzacions d’ajuda estrangeres. El segon grup que s’ha analitzat és el Govern Franquista per conèixer quin fou el rol d’aquest en relació amb l’Holocaust. La hipòtesi de treball és veure si és possible classificar-lo com a Perpetrador, Col·laborador o Bystander. Per això, és fa un primer anàlisi concret sobre l’antisemitisme, en un segon lloc, s’indaga sobre les relacions que van existir entre el govern de Franco i l’Alemanya Nazi,. En una tercer apartat, s’analitzen les principals institucions que van jugar un rol en la seva influència ideològica tant en la població com en altres institucions respecte a l’Holocaust: la Falange i l’Església i en l’última part s’estudia la política exterior front l’Holocaust per part del govern franquista en aquells països on hi havia població espanyola, fent una comparació amb els altres països suposadament neutrals, per acabar abordant la política de Franco amb l’Alemanya Nazi un cop acabada la guerra i fins l’inici de la guerra freda. Finalment, s’aborda l’Holocaust a la Unió Soviètica considerant-lo un dels capítols més innovadors i centrals per entendre la relació i la construcció de la memòria envers l’Holocaust. A la URSS és on membres de l’Estat espanyol, tant els Divisionaris com els Republicans, van ser testimonis directes de la destrucció del poble jueu. A més a més, la relació amb el bolxevisme permet poder relacionar-ho amb l’imaginari de l’enemic judeo-bolxevic.
This Thesis addresses the topic of Memory of the Holocaust in Spain through a sociological perspective and a historical perspective. The concepts of memory, antisemitism and totalitarianism are those that have been considered as variables that articulate and justify the approach of this research. Through historiographic research and testimonies, the author analyses the different actors who participated in the Holocaust related to Spain along with those ideologies that could influence them. The first actor to analyse were the victims, mainly the Jews, but also a brief comment about the Republicans, as well as the Spanish Workers who went to Nazi Germany. Through various testimonies, it was possible to know who they were and what was their fate in the Holocaust, and what relationship they had with different foreign institutions of aid in Spain. The second group to be analysed was the Spanish government. The work hypothesis is to see if it is possible to classify it as a Perpetrator, Collaborator or Bystander. For this reason, a first concrete analysis is made on existence of antisemitism, secondly the relation between Franco and Nazi Germany. Thirdly, it analyses the ideological influence to the population of some of the main institutions of the Government: the Falange and the Church. At the end of this part, it is explored the foreign policy played by Franco’s government concerning the Holocaust in those countries where there were Spanish Jews, making a comparison with other supposedly neutral countries, to tackle the policy of Franco with Nazi Germany once the war was over and until the beginning of the cold war. Finally, the Holocaust is approached in the Soviet Union considering it as one of the most innovative and central points to understand the relationship and construction of memory towards the Holocaust. In the USSR is where Spaniards, both the Members of the Blue Division and the Republicans, were direct witnesses of the destruction of the Jewish people. In addition, the relationship with Bolshevism allows it to be related to the imaginary of the Judeo-Bolshevik enemy.
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Galindo, García Zaida María. "Eduardo Zamacois y Quintana (1873-1971) Memoria y Obra Periodística (1888-1957) Un siglo de historia entre dos continentes". Doctoral thesis, Universitat Autònoma de Barcelona, 2020. http://hdl.handle.net/10803/670517.

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Eduardo Zamacois i Quintana (1873 Pineda de el Riu, Cuba-1971, Buenos Aires) és un escriptor i periodista espanyol, avui dia gairebé oblidat tot la seva extensa i variada obra i d’haver estat un promotor cultural del seu temps. Va viure de la seva ploma durant tota la seva vida i dels seus nombrosos viatges per Europa i Amèrica resulta un tresor documental de textos, reflex d’un segle d’història, societat, política i cultura. Va publicar nombrosos articles i cròniques, novel·les llargues, novel·les curtes, relats, contes, peces teatrals, llibres de viatge i obres autobiogràfiques. Dignes de menció són també les seves empreses i projectes editorials, conferències i incursions en ràdio i cinema. El que avui es coneix sobre la seva vida procedeix de les seves pròpies obres de caràcter autobiogràfic, novel·les, articles periodístics, tant de l’autor com dels seus coetanis; epistolaris, estudis realitzats sobre la seva obra literària amb anterioritat per altres investigadors i documents de diversa índole conservats a l’Arxiu Històric Nacional. La rellevància d’aquesta investigació rau principalment en dues raons: d’una banda, la “”reconstrucció”” de la biografia d’Eduardo Zamacois i Quintana; i, d’altra, l’anàlisi de la seva obra periodística en general, i l’elaboració i estudi de l’Índex Bibliogràfic de col·laboracions periodístiques en particular. Es tracta d’una investigació sense precedents. No existia fins ara una biografia completa de l’autor, ni estudis previs sobre la seva obra periodística.
Eduardo Zamacois y Quintana (1873 Pinar del Río, Cuba—1971, Buenos Aires) es un escritor y periodista español, hoy en día casi olvidado a pesar su extensa y variada obra y de haber sido un promotor cultural de su tiempo. Vivió de su pluma durante toda su vida y de sus numerosos viajes por Europa y América resulta un tesoro documental de textos, reflejo de un siglo de historia, sociedad, política y cultura. Publicó numerosos artículos y crónicas, novelas largas, novelas cortas, relatos, cuentos, piezas teatrales, libros de viaje y obras autobiográficas. Dignas de mención son también sus empresas y proyectos editoriales, conferencias e incursiones en radio y cine. Lo que hoy se conoce sobre su vida procede de sus propias obras de carácter autobiográfico, novelas, artículos periodísticos, tanto del autor como de sus coetáneos; epistolarios, estudios realizados sobre su obra literaria con anterioridad por otros investigadores y documentos de diversa índole conservados en el Archivo Histórico Nacional. La relevancia de esta investigación radica principalmente en dos razones: por un lado, la “reconstrucción” de la biografía de Eduardo Zamacois y Quintana; y, por otro, el análisis de su obra periodística en general, y la elaboración y estudio del Índice Bibliográfico de colaboraciones periodísticas en particular. Se trata de una investigación sin precedentes. No existía hasta la fecha una biografía completa del autor, ni estudios previos sobre su obra periodística.
Eduardo Zamacois y Quintana (1873 Pinar del Río, Cuba-1971, Buenos Aires) is a Spanish writer and journalist, nowadays almost forgotten despite his extensive and varied work and as cultural promoter of his time. He lived from his pen throughout his life and his numerous trips through Europe and America are a treasure of texts, which reflect a century of history, society, politics and culture. He published numerous articles and chronicles, long novels, short novels, stories, stories, plays, travel books and autobiographical works. Also noteworthy are its editorials and projects, conferences and raids on radio and film. What is known about his current life comes from his own autobiographical works, novels, journalistic articles, both of the author and of his companions; his letters, studies previously done in his literary work by other researchers and documents of various types preserved in the National Historical Archive. The relevance of this research lies mainly in two reasons: on the one hand, the “”reconstruction”” of the biography of Eduardo Zamacois and Quintana; and, on the other hand, the analysis of his journalistic work in general, and the elaboration and study of the bibliographic index of journalistic collaborations in particular. It is an unprecedented investigation. To date there was not a complete biography of the author, nor previous studies on his journalistic work.
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Lopes, Ewellyne Suely de Lima. "Crianças e velhos no Projeto Jarinu tem Memoria : representações sociais e significados". [s.n.], 2006. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/252444.

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Resumen
Orientador: Margareth Brandini Park
Dissertação (mestrado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Educação
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Mestrado
Mestre em Gerontologia
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