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Lodi, Giovanni. "Medicina tradizionale". Dental Cadmos 81, n.º 1 (enero de 2013): 1. http://dx.doi.org/10.1016/s0011-8524(13)70004-7.

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Carrasco De Paula, Ignacio. "La comunicazione medico-paziente: elementi per una fondazione etica". Medicina e Morale 51, n.º 4 (31 de agosto de 2002): 609–16. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2002.687.

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L’articolo prende in esame gli aspetti etici di un tipo particolare di comunicazione, quella tra il medico e il suo paziente. L’Autore introduce l’argomento con alcune osservazioni di natura storicodottrinale (dialettica tradizione-modernità) e prosegue con una riflessione sulle categorie e condizioni etiche pertinenti ad una attività specificamente umana e, pertanto, morale, quale è la comunicazione tra il medico e il paziente. In particolare, vengono trattate le seguenti questioni: a. pregi e limiti della comunicazione medico-paziente nella medicina tradizionale (Corpus Ippocratico); b. l’avvento della tecnologia nella medicina della modernità (conquiste e insidie); c. le basi etiche della comunicazione medico-paziente nel contesto clinico.
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Selvi, Valeria y Franco Cracolici. "Agopuntura e Medicina Tradizionale Cinese nel Parkinson: evidenze e clinica". PNEI REVIEW, n.º 2 (noviembre de 2022): 57–65. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2022-002006.

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Resumen
In questo articolo vengono riportate, dopo un breve excursus su inquadramento e trattamento della malattia di Parkinson in medicina occidentale, alcune delle più importanti evidenze sull'efficacia del trattamento con agopuntura in questo ambito. È documentato in letteratura che in questo contesto molti pazienti affetti da Parkinson si rivolgono alle medicine complementari nell'ottica di ottenere dei miglioramenti sintomatologici e di contenere gli effetti avversi della farmacoterapia occidentale. Viene inoltre affrontato l'inquadramento della malattia di Parkinson in Medicina Tradizionale Cinese e i possibili approcci terapeutici.
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Fiore, Barbara. "Categorie nosologiche della medicina tradizionale dogon (Mali). parte prima. Modalita di classificazione". La Ricerca Folklorica, n.º 26 (octubre de 1992): 89. http://dx.doi.org/10.2307/1479835.

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Coppo, Piero. "Categorie nosologiche della medicina tradizionale dogon (Mali). parte seconda. I disturbi psichici". La Ricerca Folklorica, n.º 26 (octubre de 1992): 98. http://dx.doi.org/10.2307/1479836.

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Vattimo, A., L. Burroni, P. Bertelli, D. Volterrani y A. Vella. "Metastasi spinali: Ruolo della medicina nucleare". Rivista di Neuroradiologia 8, n.º 2 (abril de 1995): 157–60. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800204.

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Per lo studio delle metastasi scheletriche ed in particolare del rachide la medicina nucleare riesce a dare il suo apporto mediante la scintigrafia scheletrica con MDP-Tc99m e gamma-camera tradizionale e con F-18 e PET. Il midollo osseo può a sua volta essere indagato con microcolloidi marcati con Tc99m. Siccome numerosi tumori (mammella, prostata, polmone, rene e tiroide) metastatizzano frequentemente nello scheletro e prevalentemente nel midollo rosso, con il rachide come segmento più spesso coinvolto, la scintigrafia scheletrica rappresenta una indagine fondamentale per la stadiazione della malattia. Tale metodica presenta infatti una sensibilità molto elevata (maggiore del 95%) nel rilevare le lesioni ossee ed una specificità egualmente alta quando si tratta di lesioni multiple. Per le metastasi del rachide, la tecnica SPET è più sensibile e più accurata nel rilevare la lesione. Scarsa sensibilità e specificità si hanno invece nel mieloma multiplo. Dal punto di vista scintigrafico la lesione ossea si manifesta come un aumento focale di fissazione dell'indicatore radioattivo, dovuto alla reazione osteoblastica, alla neoformazione di osso ed all'aumento del flusso ematico. Meno frequentemente la lesione si manifesta come riduzione di fissazione dell'indicatore per la sostituzione di minerale in assenza di rimaneggiamento osseo circostante. Nel caso di una lesione unica, in cui la specificità della metodica è meno elevata, si procede alla esecuzione di una scintigrafia del midollo osseo per valutare il grado di invasione midollare. Alcune metastasi (carcinomi tiroidei, surrenalici, intestinali) possono infine essere studiate con indicatori positivi, in grado di legarsi alle cellule tumorali per le loro caratteristiche fisico-chimiche e/o fisiopatologiche.
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Gambino, Gabriella. "Il corpo de-formato tra cultura diagnostica e “geneticizzazione” della medicina". Medicina e Morale 50, n.º 3 (30 de junio de 2001): 477–90. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.725.

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Nei Paesi anglo-americani la tradizionale concezione antropologica ed ontologica della corporeità, proveniente dall’eredità classica del continente europeo, sta gradualmente subendo una profonda e radicale trasformazione, che si sta manifestando nell’approvazione sociale di pratiche bio-mediche di intervento e manipolazione della capacità riproduttiva dell’uomo e della vita prenatale, come la fecondazione artificiale, la clonazione, la diagnosi e la terapia genica. Tali pratiche, lungi dal condurre a risultati efficaci per la cura delle innumerevoli patologie che ancora affliggono l’umanità, contribuiscono piuttosto a modificare il rapporto dell’uomo moderno con la propria corporeità, con i concetti di salute, di malattia, di procreazione e genitorialità. In particolare, tra le svariate possibilità bio-mediche che la genetica offre alle coppie che desiderano un figlio, la diagnosi genetica prenatale di malformazioni congenite nel concepito è diventata negli ultimi decenni una pratica “di routine”, che sta radicalmente modificando il rapporto della donna con la propria maternità e con il figlio desiderato. Le conseguenze di questa trasformazione non sono sempre positive: essa si colloca, infatti, nell’ambito di un contesto socio-culturale dominato dall’immagine antropologica di una corporeità biologicamente e geneticamente perfetta, funzionale e pienamente rispondente ai bisogni indotti dalla società produttivistica del nostro tempo. La letteratura scientifica anglo-americana evidenzia in maniera peculiare questo fenomeno, che in termini epistemologici e culturali incide sui concetti di “normalità”, di malattia, di qualità della vita, aprendo facilmente la strada ad una medicina “eugenetica” e selettiva nei confronti degli individui geneticamente imperfetti. La genetica diviene così, sempre più, la lente attraverso la quale osservare l’uomo, lo strumento potente che riduce l’individuo ai suoi geni e ai suoi tratti genetici difettosi. In questo contesto, diventa allora fondamentale far riemergere la coscienza di una dimensione etica della conoscenza diagnostica, che possa guidare lo scienziato e il medico nel lungo e difficile cammino per scoprire e combattere le malattie genetiche che affliggono l’umanità, nella piena consapevolezza del valore inestimabile di ogni esistenza umana, per quanto colpita dalla sofferenza e dalla malattia.
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Dell'Amico, Shady. "Miti che curano. Il ruolo della memoria religiosa nella psicologia analitica di Carl Gustav Jung". STUDI JUNGHIANI, n.º 51 (julio de 2020): 54–75. http://dx.doi.org/10.3280/jun51-2020oa8511.

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Nel seguente articolo vorrei analizzare filosoficamente in quali termini la psicologiaanalitica di Carl Gustav Jung si ponga come erede della tradizione spirituale occidentale,addirittura come un "cristianesimo post-religioso". Nel farlo vorrei anzitutto evidenziare irapporti fra la tradizione ebraico-cristiana e la psicologia analitica, valutando il peso specificoche Jung attribuisce alla memoria religiosa e alla sua capacità terapeutica di fornire un canale diespressione alle forze agenti nell'uomo. Metterò in luce come lo psichiatra svizzero ritengaopportuna una ri-formulazione dello scenario mitico tradizionale così da offrire una baseimmaginale all'esternazione dei processi psichici dell'occidentale moderno. Cercherò in questomodo di mostrare come per Jung «la perdita delle radici e l'abbandono della tradizionenevrotizzino le masse e le predispongano all'isteria collettiva» (Jung 1982).
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Cristina, D'Onofrio, Marta Fojanesi, Carla Granese, Stefano Ierace y Luigi Onnis. "La pratica terapeutica all'interno di un modello integrato di salute mentale. Resoconto di una esperienza nel territorio cubano". PSICOBIETTIVO, n.º 2 (julio de 2012): 95–114. http://dx.doi.org/10.3280/psob2012-002006.

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In questo lavoro viene presentato un resoconto di una ricerca etnografica e antropologica sulle medicine tradizionali presenti sul terreno specifico dell'Havana, Cuba. Questa ricerca č stata condotta avendo come riferimento teorico gli attuali orientamenti dell'antropologia medica e dell'etnopsichiatria. Queste discipline affermano che ogni cultura costruisce un proprio ideale di salute e di benessere seguendo la cosmovisione d'appartenenza, e crea coerentemente delle pratiche e dispositivi di cura atti a mantenere l'equilibrio psicofisico. Si riconosce pari dignitŕ a queste metodiche di cura quando queste risultano efficaci e capaci di rinforzare l'identitŕ culturale di chi ne usufruisce. La presente ricerca ha compiuto un censimento e catalogazione delle medicine tradizionali presenti sul territorio cubano, rilevando anche come, e se, il loro uso venisse integrato con la medicina occidentale.
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Micaela Coppola, Maria. "“I AM DISAPPEARING/ INTO THE UNCERTAIN LIGHT”: LA PAROLA COME STRUMENTO DI CITTADINANZA E AUTODEFINIZIONE NELLE POESIE DI JACKIE KAY." Revista Internacional de Culturas y Literaturas, n.º 15 (2014): 246–61. http://dx.doi.org/10.12795/ricl.2014.i15.21.

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L’opera di Jackie Kay è un’esplorazione della materia intricata e complessa dell’identità. Al centro delle sue narrazioni spesso vi è un soggetto che non si può definire in base alle singole categorie di cittadinanza, nazionalità o razza. D’altronde, la stessa identità di Kay, così come emerge dalle sue opere dichiaratamente autobiografiche (la raccolta di versi The Adoption Papers e il racconto Red Dust Road) appare di non facile catalogazione: di origine afro-scozzese (nata a Edimburgo nel 1961 da madre scozzese e padre nigeriano), ed è cresciuta in un ambiente sociale tradizionale (a Glasgow) da genitori tutt’altro che tradizionali (è stata adottata da una coppia di bianchi pacifisti e comunisti radicali).
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De Caprio, Lorenzo y Annalisa Di Palma. "La medicina e la morte". Medicina e Morale 46, n.º 6 (31 de diciembre de 1997): 1139–54. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.862.

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La morte ha occupato in ogni epoca una posizione centrale nella medicina, e la sua stessa storia dimostra come l’impegno del medico a difendere ad oltranza la vita sia una peculiarità della moderna medicina scientifica. D’altra parte, nel passaggio da una società retta da valori tradizionali a quella moderna, gli storici registrano profondi mutamenti nel rapporto tra l’uomo e la morte. Mentre la cultura dominata dalla tradizione religiosa, pur difendendo la vita, accettava la morte come limite dell’uomo e parte integrante della condizione umana; la cultura della Modernità, nella sua ansia di dominare il mondo, ha rimosso e combattuto la morte. Quindi, solo interventi tesi ad introdurre valori umani e morali nella formazione del medico potrebbero riportare “senso” in una pratica medica che rispecchia fedelmente l’ideologia ed i valori di una società dominata dalla ragione tecnico-scientifica. I1 progresso tecnologico ha messo a disposizione dei medici mezzi capaci di salvare vite umane, ma, per l’oblio di misure umane e morali, con gli stessi mezzi, i medici si accaniscono prolungando inutilmente l’agonia del morente. I1 progresso tecnologico sembra così ritorcersi contro l’uomo. I1 dibattito bioetico aspira a ridare dignità al morente, ma s’è arrestato sul lacerante problema dell’eutanasia. Gli autori giudicano grave e pericolosa questa situazione di stallo; infatti, in un’epoca di limiti nelle risorse, la decisione sulla vita e sulla morte s’avvia ad essere condizionata unicamente da valutazioni d’ordine economico.
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Sterbinski, M. J., F. Zappoli, C. Tamburlini y J. P. Ognon. "Risonanza neutrinica digitale". Rivista di Neuroradiologia 7, n.º 4 (agosto de 1994): 627–35. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700409.

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Le indagini ormai tradizionali come la Tomografia Computerizzata (TC), la Tomografia ad Emissione di Positroni (PET) e la Risonanza Magnetica (RM), sono attualmente e drammaticamente superate dall'invenzione della Risonanza Neutrinica Digitale (RND), frutto di innovative ricerche nel campo della Cronoscopia e della Fisica Nucleare. La scoperta del neutrino neuropatico (VAINR), minuscola particella sub-atomica che disubbidisce sistematicamente a qualsiasi legge della Fisica tradizionale, ha rivoluzionato le precedenti conoscenze sull'argomento, rendendo in parte possibile uno dei più antichi desideri dell'uomo: «percorrere il tempo nelle due direzioni» anche se solo alla ricerca di patologia del Sistema Nervoso Centrale. Questo lavoro si propone di divulgare i più recenti sviluppi di questa straordinaria metodica ed ipotizza inoltre la nascita di una nuova disciplina neuroradiologica: oltre alla diagnostica, terapeutica e pediatrica anche la Neuroradiologia Cronobiologica.
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Pelliccioli, G. P., P. Floridi, P. F. Ottaviano, S. Campanella, G. Guercini, F. Leone, P. Chiarini y G. Bocciarelli. "La RM nella dissecazione della carotide interna". Rivista di Neuroradiologia 7, n.º 1 (febrero de 1994): 103–8. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700114.

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Gli autori riportano la loro esperienza su 10 casi di dissecazione della carotide interna (DCI) studiati con RM in varie fasi evolutive, effettuando sequenze angiografiche TOF 2D e sequenze assiali T1 dipendenti associate alla soppressione del segnale del grasso. L'angio-RM ha fornito informazioni analoghe all'angiografia tradizionale con lieve tendenza alla sovrastima della stenosi, dimostrando anche una complicanza aneurismatica. Nella fase subacuta della DCI le sequenze assiali hanno dimostrato l'aumento di volume del vaso e, grazie alla sottrazione del segnale del grasso, hanno dato risalto ottimale alla patognomonica iperintensità del trombo murale. L'entità della stenosi è stata meglio valutata con le sequenze assiali che con le sequenze angiografiche. Nei controlli la RM ha documentato esaurientemente le possibili evoluzioni. A giudizio degli autori l'uso combinato di angio-RM e sequenze tradizionali è in grado di fornire tutte le necessarie informazioni in ogni fase evolutiva della DCI.
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D'Aprile, P., F. Macina, M. Palma, G. Tripoli y A. Carella. "Studio Angio-RM della arteria trigeminale persistente". Rivista di Neuroradiologia 7, n.º 6 (diciembre de 1994): 929–34. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700612.

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Tra le connessioni carotido-basilari embrionarie persistenti la arteria trigeminale (atp) è quella di più frequente riscontro, con una frequenza variabile, all'angiografia tradizionale, compresa tra lo 0,1 e lo 0,6%. Nella massima parte dei casi si tratta di un reperto accidentale evidenziato in soggetti esaminati per altre patologie. Sono ancora sporadiche, in letteratura, le segnalazioni di atp evidenziate nel corso di esami RM ed Angio-RM. Il significato clinico patologico della anomalia è alquanto controverso e, se nella massima parte dei casi si tratta di un reperto asintomatico, la presenza di situazioni patologiche ad essa associate è stata invocata, di volta in volta, per giustificare lesioni ischemiche (da «furto») o emorragiche (da rottura di aneurismi a carico del vaso anomalo) o situazioni irritative (per il moto di pulsazione trasmesso alle strutture nervose viciniori). L'avvento della RM e dell'Angio-RM ha permesso di ottenere mappe vascolari cerebrali comparabili a quelle angiografiche tradizionali, consentendo un rapido, semplice ed accurato rilievo di atp.
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Mancini, Elena y Roberta Martina Zagarella. "Il concetto di “diagnosi fuzzy”: una applicazione alla malattia di Anderson-Fabry* / The concept of “fuzzy diagnosis”: an application to the Anderson-Fabry disease". Medicina e Morale 67, n.º 5 (11 de diciembre de 2018): 507–24. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2018.554.

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Resumen
Per garantire un’elevata affidabilità diagnostica, la classificazione tradizionale delle malattie si basa su due criteri fondamentali: la presenza di caratteristiche peculiari che identificano una malattia distinguendola dalle altre e l’individuazione delle cause o della correlazione multifattoriale. Questa concezione si basa su regole che rimandano ai principi della logica classica, la quale, tuttavia, non può considerarsi uno strumento adeguato in medicina. Essa potrebbe rivelarsi uno strumento utile di fronte a quelle manifestazioni della malattia “prototipiche”, ma non per molte patologie che si presentano come fenomeni complessi e incoerenti, ovvero caratterizzati, sul piano eziologico, da un insieme interrelato di possibili cause e fattori scatenanti e, sul piano clinico, da una elevata variabilità individuale. La diagnosi di tali malattie richiede una logica tramite la quale sia possibile categorizzare il mondo degli oggetti reali. L’articolo prende in esame la logica fuzzy come strumento per il ragionamento diagnostico, e in particolar modo i concetti di “fuzzy set” e “diagnosi fuzzy”, anche al fine di verificarne il possibile impiego nella diagnosi di una patologia rara ad eziologia complessa: la malattia di Anderson-Fabry. L’analisi svolta porta a soffermarsi sulla finalità pratica (e non conoscitiva) della diagnosi, che le conferisce una valenza etica. Muovendo da questa prospettiva, l’articolo propone, nell’ultima parte, alcuni criteri etici di orientamento nel complesso bilanciamento che il clinico effettua tra il rischio inerente alla formulazione di una ipotesi diagnostica di “tipo fuzzy” e i benefici per il paziente di una diagnosi precoce, soprattutto in considerazione della disponibilità di trattamenti farmacologici innovativi. ---------- To ensure high diagnostic reliability, the traditional classification of the diseases is based on two fundamental criteria: the presence of peculiar characteristics that identify a disease distinguishing it from the others; and the detection of causes or multifactorial correlation. This idea is based on rules that refer to the principles of classical logic, which however cannot be considered an appropriate tool in medicine. It may prove to be a useful tool in case of “prototypical” manifestations of a disease, but not for a lot of pathologies that appear as complex and inconsistent cases, or characterized (on the etiological plane) by an interrelation between possible causes and trigger factors, and (on the clinical plane) by an high individual variability. The diagnosis of such diseases requires a logic through which it is possible to categorize the world of real objects. The article examines the fuzzy logic as a tool for the diagnostic reasoning, and particularly the “fuzzy set” and “fuzzy diagnosis” concepts, in order to verify its possible use in the diagnosis of a rare disease with complex etiology: the Anderson-Fabry disease. Our analysis underlines the practical (and not theoretical) purpose of the diagnosis, which gives it an ethical value. From this point of view, the article suggests, in the last part, some ethical criteria in the balance carried out by the clinician between the risk concerning the formulation of a “fuzzy” diagnostic hypothesis and the advantages of an early diagnosis for the patients, especially considering the availability of innovative pharmacological treatments.
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Woodall, George John. "Medicina veritatis: The Multi-Faceted Relationship between Truth and Medicine". Medicina e Morale 46, n.º 4 (31 de agosto de 1997): 739–59. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.873.

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Il lavoro cerca di valutare il rapporto tra la verità e la medicina. Parte dal riconoscimento dell’importanza fondamentale della verità e della veracità nella tradizione cristiana e nella promozione della dignità umana e nello sviluppo della società più generalmente. Il dibattito in seno alla teologia morale cattolica circa la veridicità in casi di conflitto fornisce il retroscena per l’analisi della responsabilità del personale medico, dei parenti e degli altri per la comunicazione della verità al paziente. La veridicità appare quale realtà pluri-dimensionale, che tocca tutte le sfere dell’attività medica e della ricerca scientifica in campo medico. In questo contesto si dà un’attenzione esplicita alla ricerca clinica. La scelta di focalizzare sull’oncologia scaturisce dalla percezione pastorale che tante vite umane ammalano di tumore ed anche il fatto che le questioni morali in gioco emergono più chiaramente una volta che si tratti di patologie potenzialmente letali. I contributi principali del testo sarebbero la dimostrazione della multiforme maniera in cui la verità e la veracità influiscono e dovrebbero influire sulla medicina e sostenere che la verità stessa funge da medicina al livello intrapersonale, interpersonale e trascendentale della vita umana dolente.
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Floris, R., A. Castriota, M. Mulas, A. Apruzzese, L. Gagliarducci, P. Taormina, U. Nocentini y G. Simonetti. "Le sequenze pesate in diffusione nella valutazione diagnostica della sclerosi multipla". Rivista di Neuroradiologia 10, n.º 2_suppl (octubre de 1997): 46. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s216.

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Scopo del nostro lavoro è di verificare il ruolo della Risonanza Magnetica funzionale con tecniche di diffusione, rispetto alle sequenze Spin-Echo T1 pesate dopo somministrazione di Gd-DTPA, nella valutazione dell'attività di placca nella Sclerosi Multipla. Abbiamo sottoposto ad esame RM tradizionale prima e dopo somministrazione di Gd-DTPA ed esame funzionale con tecniche di diffusione, 7 pazienti affetti da Sclerosi Multipla remittente, con controlli seriati eseguiti ad intervalli di 30 giorni. In ciascun paziente, oltre alle sequenze tradizionali, sono state utilizzate sequenze pesate in diffusione Echo-Planari Spin-Echo Single Shot, con due diversi coefficienti di diffusione (b=304 s/mm2, b= 1192 s/mm2). Nella valutazione delle immagini sono stati considerati i seguenti parametri: numero totale delle lesioni in fase attiva che si potenziano con il Gd-DTPA e valutazione comparativa tra le immagini T1 pesate con Gd-DTPA e le immagini pesate in diffusione. I risultati hanno dimostrato una significativa correlazione tra le lesioni con contrast-enhancement e le lesioni identificate nelle sequenze in diffusione con alto valore di b (1192 s/mm2). Le sequenze pesate in diffusione sembrano poter distingure le placche acute da quelle croniche. Inoltre dalla valutazione dei followup eseguiti si evince che tali sequenze sono in grado di rilevare più precocemente l'insorgenza di nuove placche.
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Redaelli, Riccardo. "Presentazione". STORIA URBANA, n.º 128 (febrero de 2011): 5–10. http://dx.doi.org/10.3280/su2010-128001.

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La politicizzazione dell'identitŕ etnica e culturale, la creazione di unper la definizione di un gruppo sociale basato su di un atteggiamento dicotomico verso l'Altro, la competizione per il controllo di un medesimo territorio hanno sempre rappresentato delle potenti forze che muovono la storia, in particolare dopo la nascita in Europa del modello di "stato nazionale". Da qui, l'idea di una serie di fascicoli che, in linea con la tradizione di «Storia urbana», cerchino di favorire una riflessione multidisciplinare - quasi a camminare fra gli interstizi e i confini metodologici di diverse discipline - per analizzare il complesso rapporto fra territorio, autoritŕ centrali, autoritŕ tradizionali e meccanismi identitari all'interno di odierne sintesi statuali particolarmente significative. Muovendo da una prospettiva storico-politica, e con un approccio comparativo, ci si propone di analizzare, in diversi fascicoli, alcuni casi particolarmente significativi della contemporaneitŕ storica (come il conflitto etno-religioso urbano, in Iraq, Iran e cosě via), partendo da questo numero sulle, pur non volendo ridurre la pluralitŕ etnoidentitaria su di un territorio alla sola dimensione del conflitto e della contrapposizione.
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Sala, Roberta. "Autonomia e consenso informato. Modelli di rapporto tra medico e malato mentale." Medicina e Morale 43, n.º 1 (28 de febrero de 1994): 30–72. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1994.1026.

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Lo studio si propone di analizzare il difficile rapporto tra medico e paziente psichiatrico nell'ambito della più generale crisi della medicina in questo secolo. Dopo aver tracciato un profilo della critica filosofica novecentesca al concetto di scienza ed aver illustrato le difficoltà che incontrano i modelli tradizionali di medicina (p.e. paternalistico, contrattuale), l'Autore considera i vari modi di intendere la malattia mentale e la relazione medico-paziente psichiatrico con un particolare sguardo sulla comunicazione della verità all'all'ammalato in psichiatria e sui problemi relativi al consenso informato.
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Camporesi, Silvia y Stefano Giaimo. "Medicina molecolare. Questioni filosofiche". PARADIGMI, n.º 1 (abril de 2011): 29–48. http://dx.doi.org/10.3280/para2011-001003.

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A tutt'oggi non esiste una tradizione disciplinare che vada sotto il nome di "filosofia della medicina molecolare". Il presente lavoro tratteggia le basi per un ampio e sistematico progetto sui fondamenti di questa disciplina, individuando le possibili aree di analisi e le eventuali strategie di approccio: informazione genetica e patologia, organismi modello dell'uomo, transizione da medicina molecolare a medicina clinica e loro teorie dell'evidenza e della spiegazione. Dove possibile, gli autori suggeriscono anche eventuali strategie di soluzione, tracciando cosě la strada lungo la quale delineare la formazione della filosofia della medicina molecolare come vera e propria disciplina teorica.
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Ugolini, Beatrice. "La Medicina Antroposofica: fra tradizione esoterica e scienza moderna". Revista Caminhos - Revista de Ciências da Religião 12, n.º 1 (26 de marzo de 2019): 105. http://dx.doi.org/10.18224/cam.v12i1.3034.

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O presente trabalho tem como objetivo delinear os princípios fundamentais da medicina antroposófica contextualizando-os no âmbito do pensamento e da filosofia de Rudolf Steiner. Será dada especial atenção à relação entre antroposofia, tradição esotérica e ocultista. Procurar-se-á evidenciar em que medida e por que a medicina antroposófica é difundida e praticada na Itália, até mesmo em relaçao a outras terapias.
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Sisca, Sergio y Pietro Dattolo. "Peritoneale: dialisi ancora marginale? Da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, Suppl. 5 (13 de febrero de 2014): S15—S16. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.957.

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Nonostante gli importanti progressi tecnologici, la prevalenza della dialisi peritoneale è rimasta invariata (10–11%) negli ultimi 23 anni. Le motivazioni principali sono da addebitare agli Enti Pubblici (regione, ASL, Università) e ai nefrologi che, in un momento di grave crisi economica delle civiltà occidentali, non hanno capito che, in medicina, si possono offrire prestazioni sanitarie efficienti e qualificate anche se a un costo inferiore rispetto a quelle tradizionali.
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Artuso, G., G. Signorelli, P. Bastianello y V. Gasparella. "Chirurgia Tradizionale E Nlp: Costo-Beneficio". Urologia Journal 54, n.º 49_suppl (enero de 1987): 48–52. http://dx.doi.org/10.1177/039156038705449s09.

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Nella, A., P. Ladisa, T. Popolizio, C. G. Lasalandra y A. Calace. "Ernie operate: Tipo di intervento chirurgico e quadro clinico". Rivista di Neuroradiologia 6, n.º 3 (agosto de 1993): 291–94. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600306.

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Nel tentativo di evidenziare una correlazione clinica in rapporto al tipo di intervento chirurgico, sono stati riesaminati 182 pazienti operati di ernia discale lombo-sacrale, sottoposti a valutazione RM negli ultimi 2 anni per recidiva della sintomatologia dolorosa. L'approccio chirurgico è stato sia di «tipo tradizionale» che di «tipo microchirurgico». La cicatrice epidurale è stata la situazione più frequentemente riscontrata, mentre la recidiva di ernia discale si è evidenziata maggiormente negli interventi di tipo tradizionale. Sulla scorta dei dati rilevati si è ricercata, in questo lavoro, una possibile correlazione tra situazione sintomatologica e trattamento chirurgico, sulla base, soprattutto, di alcuni rilievi statistici.
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Cellerini, M., A. Grasso y F. Fidecicchi. "Diagnostica radiologica tradizionale delle metastasi vertebrali". Rivista di Neuroradiologia 8, n.º 2 (abril de 1995): 199–206. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800211.

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Il seguente lavoro consiste in una revisione delle cartelle cliniche e dei radiogrammi convenzionali del rachide di 314 pazienti (149 maschi, 165 femmine, età media: 53,35 anni) con metastasi vertebrali. Il materiale esaminato proviene dall'archivio storico del «Centro Tumori Ossei» del C.T.O. di Firenze ed è relativo ad una casistica raccolta tra il 1940 ed il 1955. I radiogrammi convenzionali della colonna vertebrale sono stati valutati per determinare la presenza, l'estensione e le caratteristiche radiologiche delle lesioni metastatiche vertebrali. In particolare vengono discussi gli aspetti clinici e radiologici caratteristici delle metastasi vertebrali ed il ruolo che attualmente riveste tale metodica nella diagnostica di questa patologia.
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Donatelli, Piergiorgio. "Scelta, libertŕ e rispetto della vita". PARADIGMI, n.º 1 (abril de 2011): 113–26. http://dx.doi.org/10.3280/para2011-001007.

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Gli sviluppi della medicina hanno introdotto inedite possibilitŕ di intervento e di scelta riguardo ai problemi di inizio e fine della vita e hanno con ciň contribuito a trasformare la cultura morale. Molte concezioni filosofiche considerano l'idea di rispetto per questi processi naturali incompatibile con la libertŕ e la responsabilitŕ della scelta. Questo articolo mostra come il concetto di rispetto per la nostra costituzione naturale, elaborato da autori che vanno da Kant a Habermas, si possa coniugare con la difesa della libertŕ e della responsabilitŕ sulla linea segnata dalla tradizione liberale di J.S. Mill.
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Thiel, Marcel. "La psicologia critica come strumento per la ricerca sul sindacato e per l'azione sindacale: una proposta". ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, n.º 2 (octubre de 2021): 122–44. http://dx.doi.org/10.3280/es2021-002009.

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La necessità urgente di dare nuovo impulso alle organizzazioni sindacali può ricevere impulso e nuovo orientamento dai progressi della Scienza e appare chiaro che tra queste la psicologia potrebbe essere di grande utilità, in quanto orientata ad analizzare le esperienze e i comportamenti dei soggetti. Se da un lato, tuttavia, è vero che attraverso la psicologia tradizionale e i metodi quantitativi più noti si ottengono di fatto informazioni limitate, dall'altro però questo articolo mira a rendere conto delle metodologie della Psicologia Critica (Kritische Psychologie) come un'alternativa utile e per esplorare le ragioni per cui i lavoratori e le lavoratrici tendono oggi a (non) organizzarsi e a (non) impegnarsi nel sindacato. Per evidenziare la particolarità di una ricerca critico-psicologica in ambito sindacale, essa viene confrontata con la ricerca puramente quantitativa-psicologica e sociologica tradizionale nello stesso ambito. In questo scenario, il presente articolo presenta alcuni concetti centrali, implicazioni metodologiche e alcuni studi tematicamente rilevanti nel campo della Psicologia Critica. Il tentativo è quello di mostrare che questo nuovo approccio può essere adatto alle aspirazioni delle organizzazioni sindacali di contribuire all'emancipazione sociale delle classi lavoratrici.
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Beccattini, Cinzia. "Nascere come psicoterapeuta nel confine tra la vita e la morte". RUOLO TERAPEUTICO (IL), n.º 116 (febrero de 2011): 35–50. http://dx.doi.org/10.3280/rt2011-116005.

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Le cure palliative, ponendo al centro del proprio interesse la persona nella sua totalitŕ e accettando di parlare di morte, rappresentano, oggi, per la medicina moderna e per la cultura contemporanea in generale, una provocazione ma anche un'occasione di crescita. In questo mondo tutti i curanti, al di lŕ del loro ruolo professionale, sono chiamati a confrontarsi con il senso di precarietŕ, la complessitŕ dell'esperienza del dolore e della separazione. Lo psicologo, in particolare, avverte che i concetti tradizionali di, domanda, ruolo entrano in una tensione tale da far dubitare che l'intervento psicologico possa essere denominato terapia. Nel presente articolo si racconta, attraverso l'esperienza concreta di una psicoterapeuta in formazione, la nascita e lo sviluppo del lavoro psicologico in une ci si interroga sulla possibilitŕ di definire terapia tale intervento. Si ipotizza che proprio sulla natura etica della relazione con la persona malata, si fondi il valore terapeutico dell'intervento.
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Mingardo, Letizia. "È morto Ippocrate, lunga vita a Ippocrate. Per una rivalutazione del paradigma medico ippocratico". Medicina e Morale 68, n.º 3 (15 de octubre de 2019): 249–63. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2019.585.

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Nel panorama bioetico contemporaneo trova credito l’idea per cui la tradizione ippocratica sarebbe ormai irrimediabilmente anacronistica ed inevitabilmente superata, come, ad esempio, sostengono autori quali Veatch, Riha, Heubel e Mori. Le ragioni profonde di questa ostilità rimandano al divieto di pratiche abortive e di atti finalizzati a provocare la morte, contenuti nel Giuramento di Ippocrate, nonché, più in generale, alla commistione con l’etica cristiana che la storia dell’ippocratismo racconta. Nel presente contributo intendo mostrare come il movimento anti-ippocratico contemporaneo si nutra di una nozione di ippocratismo affetta da una certa stereotipia, e così ricostruita allo scopo di accreditare l’opposto paradigma pro-choice. Il mio intento finale è quello di offrire alcuni spunti per una riconsiderazione del paradigma medico ippocratico, alla luce dell’apprezzamento di quelli fra suoi elementi costitutivi che possono definirsi “classici”. Dopo un breve ritorno alle origini storiche dell’ippocratismo, mi soffermerò sul primo Aforisma di Ippocrate, in quanto manifesto epistemologico della medicina ippocratica, e sul Giuramento, in quanto manifesto deontologico della professione medica ippocratica. A traghettarmi dall’Aforisma al Giuramento, a cavallo tra epistemologia e deontologia, sarà una specifica riflessione sulla concezione ippocratica del rapporto tra medico e paziente, così come emergente anche da altre fonti antiche. Nel compiere questo percorso, sarò supportata da autorevoli voci, che, nell’odierno panorama nazionale e internazionale, contribuiscono ad alimentare una sempre più attenta rivalutazione della tradizione ippocratica, sotto il profilo etico e deontologico.
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Piccinelli, Marco y Aloisia Ferraris. "La morbilità psichiatrica nella medicina di base: aspetti concettuali e diagnostici". Epidemiologia e Psichiatria Sociale 1, n.º 3 (diciembre de 1992): 185–90. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00006746.

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RiassuntoGli Autori affrontano alcuni aspetti concettuali e metodologici legati allo studio della morbilità psichiatrica nella medicina di base. Vengono discussi i concetti di «malattia» in generale e di «caso psichiatrico» in particolare, con le ripercussioni che tali definizioni possono avere sull'attività di ricerca. Sono presentati i risultati di alcuni studi che hanno utilizzato i modelli statistici basati sulla latent trait theory per indagare i disturbi emotivi di comune riscontro tra i pazienti del medico di base. È stato cosi possibile evidenziare che tali disturbi tendono a distribuirsi lungo un continuum in assenza di punti di interruzione o di rarità. I problemi diagnostici tuttora presenti nella medicina di base sono considerati alia luce delle difficoltà nell'applicazione delle tradizionali categorie diagnostiche e delle prospettive aperte dai recenti sistemi multiassiali di classificazione.Parole chiavemedicina di base, disturbi emotivi, diagnosi.SummaryThe Authors examine some conceptual and methodological issues involved in the study of psychiatric morbidity in primary care settings. The concept of «disease» in general and that of «psychiatric case» in particular are discussed together with the implications that such definitions may have in research activity. Some studies are reviewed which have employed statistical models based on latent trait theoryto investigate the emotional disorders commonly found among subjects who consult the general practitioner. It becomes apparent that these disorders tend to distribute along a continuum with no rarity points or interruptions. Diagnostic problems still present in primary care settings are considered paying attention to the difficulties in the application of traditional diagnostic categories and to the new perspectives disclosed by recent multiaxial systems of classification.
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Cianciulli, E., R. Apolito, L. Delehaye, C. Navarro, P. Vassallo, A. Franco y G. De Rosa. "Tumore del glomo giugulare". Rivista di Neuroradiologia 2, n.º 3 (octubre de 1989): 291–94. http://dx.doi.org/10.1177/197140098900200312.

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Resumen
Viene presentato un caso di tumore del glomo giugulare studiato con metodiche neuroradiologiche tradizionali e con risonanza magnetica. Gli autori analizzano i dati semeiologici ottenuti e concludono con considerazioni sul protocollo diagnostico nella patologia osservata.
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Eamon, William. "Paracelso e la tradizione paracelsiana". Bulletin of the History of Medicine 72, n.º 3 (1998): 539–41. http://dx.doi.org/10.1353/bhm.1998.0119.

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Bartolo, M., A. Armentano y G. Santoro. "Tumore a mieloplassi (gigantocellulare) a localizzazione orbitaria". Rivista di Neuroradiologia 5, n.º 2 (mayo de 1992): 271–74. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500215.

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Studio TC di un caso clinico di tumore gigantocellulare a localizzazione orbitaria. Il tumore gigantocellulare è una neoplasia ossea generalmente benigna, già di per sè rara, ma assolutamente eccezionale nella localizzazione orbitaria. Gli autori, dopo aver descritto le caratteristiche istologiche e cliniche del tumore, presentano un caso clinico studiato con TC mettendo poi in evidenza i vantaggi offerti dall'esame tomodensitometrico rispetto alla radiologia tradizionale, in questo tipo di lesione.
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Zanollo, A., M. De Giovanni, F. Casella, G. Beretta y V. Marino. "La Terapia Chirurgica Tradizionale Nel Trattamento Della Calcolosi Renale Nel 1986". Urologia Journal 54, n.º 3 (junio de 1987): 332–38. http://dx.doi.org/10.1177/039156038705400315.

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Mandressi, A., E. Montanari, G. Dormia, D. Morosini, S. Dell'Acqua, A. Salomone, M. Ruoppolo, A. Trinchieri, P. Tombolini y E. Pisani. "Risultati a Lungo Termine Della Terapia Chirurgica Tradizionale Della Calcolosi Renale". Urologia Journal 54, n.º 3 (junio de 1987): 370–73. http://dx.doi.org/10.1177/039156038705400324.

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Balestrieri, Fabiola. "Il ruolo dei new media nella rappresentazione del gioco d'azzardo online". SICUREZZA E SCIENZE SOCIALI, n.º 1 (abril de 2022): 56–72. http://dx.doi.org/10.3280/siss2022-001006.

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L'offerta di nuovi giochi d'azzardo, affiancati ai tradizionali, ha seguito la stessa linea di evoluzione di Internet le cui caratteristiche hanno alimentato la diffusione del new gambling o gioco d'azzardo online, pubblicizzato mediante advertising sui social media. Cambiano il modo di giocare, il contesto, la natura della pratica, le strategie di comunicazione e i contenuti promozionali che facilitano l'accesso ai siti di azzardo.
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Liguori, P. y R. Ripoli. "REPAIR OF POSTERIOR VAGINAL WALL DEFECTS WITH PELVICOL™ IMPLANT ANCHORED TO ILIOCOCCYGEUS". Urogynaecologia 20, n.º 1 (1 de julio de 2010): 13. http://dx.doi.org/10.4081/uij.2006.1.13.

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Pelvic floor prolapse is a frequent condition in the female population, inevitably deemed to increase with the population average age increase. If quality of life of women suffering from pelvic prolapse is investigated, the impact of symptoms may result dramatic, causing psychological, relational, sexual, working problems. Posterior vaginal wall defects are classified as rectocele and enterocele. Rectocele means hernia or protrusion of the anterior wall of rectum in vagina, such condition being determined both by softening of posterior vaginal wall and by damaging of lateral insertions of the vagina to the pelvic wall. RIASSUNTO Il descensus del pavimento pelvico è una condizione frequente nella popolazione femminile, destinata inevitabilmente ad aumentare con l’aumento dell’età media della popolazione. Se si indaga sulla qualità della vita delle donne affette da descensus pelvico, risulta che l’impatto dei sintomi può essere drammatico, creando problemi psicologici, relazionali, sessuali ed occupazionali. I difetti della parete vaginale posteriore vengono classificati come rettocele ed enterocele. Per rettocele s’intende l’ernia o protrusione della parete anteriore del retto in vagina, tale condizione può essere determinata sia da un’attenuazione della paAim of the study is to use a surgical technique for the treatment of posterior vaginal wall defects and a type of prosthetic material that solves the pathology, being in the meanwhile the least invasive as possible, not having high costs and not leaving physical and/or psychological invalidating problems. In the choice of the type of surgical intervention to be carried out for the correction of an anatomical and/or functional defect is necessary to carefully evaluate the impact that this intervention may cause to women’s life and - as the evidencebased medicine imposes - it is necessary to evaluate the adequacy of medical interventions as to the possibility that they offer to promote or regain health. The surgical technique used foresees a transversal incision of the posterior vaginal wall at the rima vulvae with detachment of the vagina and exposure of the rectovaginal septum up to the posterior fornixes. Exposing the ischial spine, a Vicryl point is given bilaterally 1 cm forward and upward to the spine itself. Thus the PelvocolTM tape is fixed with the same thread that consequently anchors the wall of the vaginal fundus, De Lancey II-III point. With this technique the musculi levatoris ani are not medialized, there are no sutures in the vagina, thus guaranteeing a normal anatomy and a normal vaginal axis, avoiding the onset of dyspareunia and pain in the sacral region, as a consequence of the traditional posterior colporrhaphy or the suspension correction to the ligamentum sacrospinalis. rete vaginale posteriore che da un danneggiamento delle inserzioni laterali della vagina alla parete pelvica. Scopo dello studio è quello di utilizzare per la cura dei difetti della parete vaginale posteriore, una tecnica chirurgica e un tipo di materiale protesico che al contempo risolva la patologia, sia il meno possibile invasivo, non abbia costi elevati e non lasci esiti invalidanti fisici e/o psichici. Nella scelta del tipo d’intervento chirurgico da effettuare per la correzione di un difetto anatomico e/o funzionale è necessario valutare attentamente l’impatto che tale intervento può avere sulla vita della donna e come c’impone la medicina basata sull’evidenza, è necessario valutare l’appropriatezza degli interventi medici in relazione alla possibilità che offrono di promuovere o recuperare il bene salute. La tecnica chirurgica utilizzata prevede un’incisione trasversale della parete vaginale posteriore a livello della rima vulvare con scollamento della vagina ed evidenziazione del setto rettovaginale fino ai fornici posteriori. Repertando la spina ischiatica, si appone un punto di vicryl bilateralmente ad 1 cm in avanti ed in alto alla spina stessa. La bendarella di Pelvicol ™ viene così fissata con lo stesso filo che conseguentemente ancora la parete del fondo vaginale, II-III punto di De Lancey. Con tale tecnica i muscoli elevatori dell’ano non vengono medializzati, non vi sono suture in vagina il chè garantisce una normale anatomia ed un normale asse vaginale evitando l’insorgenza di dispareunia e dolore in regione sacrale, quale conseguenza della tradizionale col- 14 UROGYNAECOLOGIA INTERNATIONAL JOURNAL P. LIGUORI, R. RIPOLI The utilized material is Pelvicol, a sterile, biocompatible fabric, made up of acellular collagen matrix and elastin fibres, derived from pig dermis. The correction of grade I, II and III rectocele has been rarely applied in the past due to the concern of creating an excessive reduction in the vaginal caliber with complications such as reduced vaginal capacity and dyspareunia. Our experience demonstrated that the carrying out of the above described surgical technique not only guarantees the anatomical preservation of the posterior segment, but represents an optimal repair of the pelvic statical defect. The Pelvicol implant guarantees to women the return to normal social and sexual life, so that this method is to be privileged with respect to traditional surgical techniques. However, this surgery needs a wider usage trial by other surgeons, in order to find its definite role in rectocele surgical therapy.
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Andreula, C. F., P. Ladisa, G. Tripoli y A. Carella. "Studio Angio-RM di un aneurisma gigante del tratto intracavernoso dell'arteria carotide interna". Rivista di Neuroradiologia 6, n.º 4 (noviembre de 1993): 497–502. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600414.

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Gli autori riportano un caso di paralisi isolata del VI nervo cranico di sinistra da aneurisma gigante parzialmente trombizzato del tratto intracavernoso dell'arteria. carotide interna di sinistra. La diagnosi è stata eseguita con risonanza magnetica e studio Angio-RM. Gli autori discutono il ruolo di tale metodica nella diagnosi di questa patologia, giungendo alla conclusione di riservarla al momento diagnostico, con successivo ricorso ad una indagine angiografica tradizionale per una decisione chirurgica e/o intervenzionistica.
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Carella, A., P. D'Aprile y N. Medicamento. "Angiografia a risonanza magnetica". Rivista di Neuroradiologia 5, n.º 2 (mayo de 1992): 207–22. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500210.

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Una nuova applicazione della risonanza magnetica, l'angio-RM, si sta rapidamente affermando come metodica capace di fornire immagini di tipo morfologico ed informazioni di tipo funzionale dell'albero circolatorio, in modo non invasivo. Il miglioramento della risoluzione spaziale e di altri intrinseci alla metodica lasciano prevedere, in un futuro non troppo lontano, la possibilità di rivoluzionare l'approccio diagnostico ai pazienti con patologia vascolare sospetta od accertata. L'angio-RM potrebbe quindi acquisire un ruolo prioritario od alternativo all'angiografia tradizionale.
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Martin, Craig. "Pietro Pomponazzi: Tradizione e dissenso". Early Science and Medicine 16, n.º 4 (2011): 358–60. http://dx.doi.org/10.1163/157338211x585894.

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Benelli, Gianfranco. "Il noleggio "a cabina" nel codice della nautica da diporto". RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO, n.º 34 (noviembre de 2021): 42–57. http://dx.doi.org/10.3280/dt2021-034002.

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Il "correttivo" del codice della nautica da diporto ha introdotto alcune rilevanti modifiche anche nella disciplina dell'utilizzo commerciale delle unità da diporto. Una delle più interessanti è stata l'introduzione della figura del noleggio "a cabina", con cui si consente all'armatore la possibilità di noleggiare separatamente a clienti diversi le singole cabine di cui è dotata l'imbarcazione. La nuova fattispecie mette in crisi il tradizionale modello di noleggio, contaminandolo con il contratto di trasporto e con quello di crociera turistica. Emerge sempre più distintamente la necessità di intraprendere un'opera di revisione della sistematica dei contratti di utilizzazione nel diporto da adeguare alle sempre nuove esigenze di un mercato in continua evoluzione.
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Scarabino, T., G. Polonara, F. Perfetto, G. M. Giannatempo, A. Ceddia, M. Cammisa y U. Salvolini. "Studio RM Fast Spin-Echo dei traumi vertebro-midollari acuti". Rivista di Neuroradiologia 9, n.º 5 (octubre de 1996): 565–71. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900507.

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Gli autori illustrano gli aspetti tecnici e semeiologici della sequenza Fast Spin Echo nello studio dei traumi vertebro-midollari acuti. La rapidità di acquisizione, il mantenimento del contrasto Spin Echo e quindi della semeiotica delle lesioni vertebro- midollari, rendono tale sequenza una valida alternativa alla Spin Echo tradizionale, almeno nello studio su piani sagittali. Su piani assiali invece la Gradient Echo risulta ancora superiore alla Fast Spin Echo in virtù di un migliore contrasto sostanza bianca/sostanza grigia midollare e alla mancanza degli artefatti da pulsazione liquorale.
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Leonardi, M. y T. Penco. "Indicazioni attuali dell'angiografia diagnostica. Considerazioni tecnico-metodologiche: Angiografia tradizionale e digitale". Rivista di Neuroradiologia 1, n.º 3 (diciembre de 1988): 251–55. http://dx.doi.org/10.1177/197140098800100307.

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L'angiografia digitale sottratta (ADS) si è confrontata fin dal suo primo apparire con i due problemi tecnici caratteristici della radiologia: risoluzione di contrasto e risoluzione spaziale, suscitando entusiasmi per la prima e perplessità per la seconda. II problema è stato più volte affrontato in questi anni, certo esaurientemente, ma per il continuo aggiornamento delle apparecchiature è necessario rivedere periodicamente le attuali possibilità e limiti, indispensabili per la corretta formulazione di protocolli di studio e di indicazione. Il confronto può essere fatto utilmente solo tra angiografia tradizionale (AT) e ADS arteriosa, in quanto presentano livelli di risoluzione spaziale vicini tra loro. La ADS venosa, che pure presenta vantaggi notevoli di ordine pratico e metodologico ha limiti di risoluzione spaziale notevoli rispetto alla AT; essa presenta un campo di impiego diverso, in quanto sfrutta al massimo le possibilità di risoluzione di contrasto del sistema ed un confronto con la AT è difficilmente proponibile in tema di pura qualità di immagine. La perdita di risoluzione spaziale (qualificabile intorno al 50% per condizioni operative standard) viene largamente compensata dalla possibilità di visualizzare strutture che presentano basse differenze di assorbimento Rx rispetto all'ambiente circostante. Va inoltre notato che per le condizioni operative ottimizzate la perdita di risoluzione spaziale della ADS è sicuramente piú evidente, ma bisogna tener conto dell'attuale utilizzo dell'indagine angiografica perché se la visualizzazione di vasi da 200/300 micron poteva essere importante nella diagnostica angiografica di neoplasia in epoca pre-TAC, attualmente ha perso gran parte della sua importanza. Una angiografia digitale è in grado di risolvere tutti i quesiti angiografici posti dopo la dimostrazione di massa fatta con TC o RMN.
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Vasciaveo, F., A. Degobbis y O. Regeni. "Valutazione comparativa fra chemonucleolisi ed approccio chirurgico tradizionale nell'ernia discale lombare". Rivista di Neuroradiologia 2, n.º 1_suppl (febrero de 1989): 113–17. http://dx.doi.org/10.1177/19714009890020s120.

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Dal luglio 1985 al dicembre 1988 sono stati trattati con chemonucleolisi 247 pazienti affetti da ernia discale lombare e con discectomia 123 pazienti. La percentuale di successo è stata del 77% per la chemonucleolisi e del 75% per il trattamento operatorio. Non ci sono state complicazioni importanti per nessuna delle due metodiche. I pazienti trattati con chemonucleolisi hanno avuto una degenza ospedaliera post-operatoria più breve. La chemonucleolisi si conferma come un'eccellente alternativa al trattamento chirurgico in pazienti accuratamento selezionati. In caso di insuccesso l'intervento non complicato data l'assenza di fibrosi.
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Fiaccavento, G., P. Scialpi, R. Zucconelli y P. Belmonte. "Il trattamento tradizionale dell'IPB nell'anziano: The traditional treatment of BPH in the elderly". Urologia Journal 65, n.º 2 (abril de 1998): 222–25. http://dx.doi.org/10.1177/039156039806500205.

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Longer life expectancy and the progress made in anaesthesiology have led to an increase over the last few years in the request for treatment of symptomatic benign prostatic hypertrophy (BPH) in elderly patients. A retrospective analysis on 270 patients aged 75 years who underwent surgery on the cervico-prostatic district between 1989 and 1997 showed a rate of complications (10% overall) comparable with that in patients of any age undergoing the same operation. This reinforces the conviction that both open surgery and endoscopic procedures for treating symptomatic BPH are safe and reliable even in the elderly.
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Salvatore, N., A. Polli, A. Pierallini, M. Bonamini, S. Sabbadini, C. Colonnese y M. Antonelli. "Importanza delle tecniche radiologiche nella localizzazione dei corpi estranei intraorbitari iuxtabulbari". Rivista di Neuroradiologia 7, n.º 4 (agosto de 1994): 637–42. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700410.

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Sono stati descritti 3 casi di corpo estraneo di natura metallica localizzati in sede intraorbitaria, due in sede intrabulbare ed uno iuxtabulbare. Abbiamo descritto quello che secondo noi dovrebbe essere l'iter diagnostico nella gestione di questa non frequente parte dela traumatologia orbitaria. Con la TC si possono ottenere informazioni aggiuntive rispetto alla radiologia tradizionale ed all'ecografia sui rapporti del corpo estraneo con le parti molli intraorbitarie e sulle eventuali patologie associate al trauma. Limiti della TC, nei casi di corpi estranei metallici, ed in generale dell'ecografia, possono essere la sovrastima delle dimensioni ed errori nella localizzazione.
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Poggi, Stefano. "Conflitti d'identità. Pratiche, gestione e controllo delle identità nell'Italia napoleonica". SOCIETÀ E STORIA, n.º 172 (junio de 2021): 287–320. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-172003.

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Di fronte allo sviluppo dello Stato amministrativo, i governi delle repubbliche Cisalpine/Italiana e del regno d'Italia elaborarono un sistema identificatorio statale autonomo dal modello francese. Il caso studio della città di Vicenza - capoluogo del dipartimento del Bacchiglione - permette di verificare l'effettiva applicazione di questo progetto politico a livello locale. Attraverso lo studio sistematico dell'archivio del commissariato di polizia di Vicenza emerge così un insieme di pratiche popolari e strategie di controllo distante dal sistema uniforme previsto dalla legislazione nazionale. Un modello duale, in cui i sistemi identificatori tradizionale e statale convivevano intrecciandosi e integrandosi. Un modello che rispecchiava due diverse concezioni di identità: una, promossa dallo Stato, rigida ed esterna alla società; l'altra, radicata nella mentalità degli attori storici, fluida e costantemente ridefinita.
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Santilli, Anthony. "Esperienze detentive e scale della storia, tra paradigmi globali e contesti nazionali. Riflessioni su alcuni recenti contributi storiografici". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 296 (agosto de 2021): 276–90. http://dx.doi.org/10.3280/ic296-oa4.

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I contributi presi in esame permettono di riflettere su come la più recente storiografia sulle pratiche detentive, con particolare attenzione all'internamento civile, si è confrontata con il cosiddetto global turn e al contempo con il tema delle scale nella storia. Attraverso lo stu-dio di una serie di indicatori presenti nelle opere selezionate l'autore sostiene che i più significativi avanzamenti in termini storiografici non dipendano tanto dalla scelta tra le tradizionali questioni binomie - micro/macro, locale/globale quanto dall'adozione di un approccio microsociologico teso a evitare la reificazione tanto delle categorie di analisi quanto delle periodizzazioni, attraverso una prospettiva mai statica.
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Ripamonti, Chiara A., Emanuele Preti, Andrea Bassanini y Alice Castelli. "Immigrati e salute: cause di malattia, comportamenti di cura e accesso ai servizi sanitari in soggetti sudamericani, cinesi e filippini. Uno studio pilota sul territorio milanese". PSICOLOGIA DELLA SALUTE, n.º 3 (noviembre de 2011): 29–51. http://dx.doi.org/10.3280/pds2011-003002.

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Questa ricerca indaga il rapporto delle minoranze etniche, presenti sul territorio di Milano e provincia, con la salute e con i servizi sanitari. Sono analizzati e confrontati tre gruppi etnici: latinoamericani, cinesi e filippini. Si ipotizza che la cultura e la tradizione popolare di queste minoranze etniche influenzino le modalitŕ con cui esse affrontano i problemi di salute e i loro comportamenti di cura. Pertanto, gli obiettivi del lavoro si concentrano sull'indagine dei comportamenti di cura intrapresi in caso di malattia, i rapporti con le strutture sanitarie e le cause che i membri dei gruppi etnici attribuiscono alle patologie tumorali. Č stata somministrata un'intervista con la metodologia free list a 114 soggetti appartenenti alle tre minoranze etniche considerate. Inoltre, č stata somministrata un'intervista semistrutturata a 10 medici di medicina generale e 15 medici volontari di alcuni centri di prima assistenza presenti a Milano. I risultati sottolineano la necessitŕ di comprendere sia le credenze che le esigenze nell'ambito della salute di persone appartenenti a culture differenti dalla nostra, cosě da poter implementare risposte da parte del sistema sanitario che siano realmente funzionali e efficaci.
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Breda, G., A. Tamai, P. Silvestre, L. Gherardi, D. Xausa y A. Giunta. "Laparoscopy in urology after five years: Urinary incontinence". Urologia Journal 63, n.º 3 (junio de 1996): 380–83. http://dx.doi.org/10.1177/039156039606300321.

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Resumen
The authors have reviewed the literature on stress urinary incontinence (SUI) treatment by laparoscopy or pelvioscopy. They report their experience with the pubo-vaginal percutaneous colposuspension assisted by pelvioscopy. Out of 22 patients they had a total correction of incontinence in 15 patients (68.12%) with an average follow-up of 18.6 months. They also report their first experience with the Retzius plasty of Manhes by laparoscopy (average follow-up 13 months, 3/4 patients treated are continent, 1/4 SUI with high stress). They conclude that laparoscopy and pelvioscopy treatments can be a valid alternative to tradizional surgery if performed on selected patients.
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