Literatura académica sobre el tema "Manoscritti latini"

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Artículos de revistas sobre el tema "Manoscritti latini"

1

Fedeli, Paolo. "L'immagine come interpretazione nei manoscritti latini." Euphrosyne 30 (January 2002): 297–316. http://dx.doi.org/10.1484/j.euphr.5.125661.

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2

Maniaci, Marilena. "Ricette di costruzione della pagina nei manoscritti greci e latini." Scriptorium 49, no. 1 (1995): 16–41. http://dx.doi.org/10.3406/scrip.1995.1713.

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3

Dąbek, Tomasz Maria. "Refleksje na temat współczesnych kierunków interpretacji chorału gregoriańskiego." Ruch Biblijny i Liturgiczny 57, no. 3 (2004): 185. http://dx.doi.org/10.21906/rbl.514.

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Resumen
Nei nostri tempi si sviluppa un nuovo metodo di eseguire il canto gregoriano, ispirato al lavoro di E. Cardine, Semiologie Grégorienne (Extrait des Etudes Grégoriennes, Tome XI), Solesmes 1970, ma anche alla pratica di canto da parte dei monaci orientali e dei cantori dalle isole del Mar Mediterraneo. Le spiegazioni della ricca tradizione di Solesmes vengono messe in discussione. Nel pressus i cantori fanno la ripercussione delle note colla stessa altezza, spesso in modo nervoso. Si cerca di badare tutti i dati degli antichi manoscritti e di eseguire esattamente i più piccoli segmenti, a scapito di frasi più grandi e d’insieme di un canto. Interessanti sono gli studi sul trattato di Girolamo di Moravia, ma bisogna sapere che questo è una fonte del canto del XIII secolo, autentico solo per l’Ordine dei Predicatori. Dal IX secolo molti musicisti s’interessavano più alla primitiva musica polifonica che al monodico canto gregoriano. Sarebbe bene studiare gl’influssi orientali sul canto della Chiesa latina e i costumi dei monaci e dei cantori diocesani dei duomi e delle collegiate nel medioevo per conoscere meglio le autentiche tradizioni, ma è una cosa per gli specialisti; gli elementi orientali interessano solo i giovani musicisti e quelli più maturi. Invece nella pratica quotidiana del canto gregoriano importante è che ciascuno brano venga eseguito con i suoi dati specifici senza mescolanza e sincretismo e poi le cose concrete come: la conoscenza del senso dei testi liturgici latini, l’altezza commoda per i cantori, il tempo moderato, non troppo lento e non troppo veloce, il modo normale di cantare dei solisti e dei gruppi.
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4

Orsi, Elisa. "codice senese nella storia delle illustrazioni dantesche: note sulla fortuna critica della Commedia Yates Thompson 36." Dante e l'Arte 8 (March 7, 2022): 65–86. http://dx.doi.org/10.5565/rev/dea.155.

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Resumen
Il contributo intende ripercorrere brevemente la ricezione critica del ms. Yates Thompson 36, mostrando le intersezioni tra la storia della fortuna del manoscritto e la storia della fortuna dei manoscritti illustrati danteschi dal Novecento ad oggi. Quanto emerge dimostra che la parabola della Commedia di Alfonso V di Aragona coincide, fino alla metà del secolo scorso, con quella di altri manoscritti signorili come l’Urbinate Latino 365, precocemente valorizzati per il loro interesse storico-artistico. Con l’avvento di una nuova stagione degli studi, orientata allo studio della valenza esegetica del corredo illustrativo, il destino dello Yates Thompson si riallinea a quello di altri manoscritti, più antichi e ‘meno celebri’, nel segno di una nuova prospettiva sulla tradizione figurativa dantesca fondata sulla ricostruzione della storia materiale e culturale del codice.
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5

Ziolkowski, Jan M. "Poesia dell'alto medioevo europeo: Manoscritti, lingua e musica dei ritmi latini/Poetry of Early Medieval Europe: Manuscripts, Language and Music of the Latin Rhythmical Texts. Francesco Stella." Speculum 80, no. 3 (2005): 985–87. http://dx.doi.org/10.1017/s0038713400008861.

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6

Gendre, Renato. "Nota Gotica." Linguistica 42, no. 1 (2002): 5–7. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.42.1.5-7.

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Resumen
Dalla documentazione presentata, ancorché in modo non completo, si può constatare che ogni qual volta il testo greco presenta i1 verbo nella posizione 'in incastro', 2 anche in quello gotico troviamo la stessa situazione. E benché crediamo a una sostanziale dipendenza dal greco dalla prassi sintattica gotica, 3 tuttavia riteniamo che non si possa del tutto escludere di trovarsi in presenza di uno stesso tratto sintattico, cioé di uno stesso modo di distribuire l'informazione, secondo un preciso ordine dei costituenti di frase, di origine indoeuropea. La "spezzatura di ciò che secondo il nostro sentimento linguistico è unito [ ... ] è comune sia tra i Greci che tra i Latini e gli Indiani4 e si trova in tracce ben riconoscibili anche nell'epica germanica".5 Purtroppo, come già G. Bonfante, anche noi pur "scandagliando l'epopea germanica [non abbiamo] trovato nulla in questo senso".6 La presenza sicura di questo tratto nel gotico però e, per chi come noi gli dà valore, l 'uso della tmesi 7 in testi epici germanici 8 sono 1í ad avvalorare l'ipotesi che la posizione 'in incastro' del verbo rappresenta "il modo più antico, facilmente c omprensibile dal p unto di v ista psicologico, di ordinare le paro le n ella frase idg". 9 È ben vero che il passo del Vangelo di Luca (2, 25) "7tveuμa. Tiv &ytov E7t' a.u't6v", reso in gotico "ahma weihs was ana imma", sembrerebbe opporsi a quanto è stato appena affermato. Ma cosí non è. Infatti, "il ne faut pas perdre de vue que Wulfila a suivi un manuscrit grec du type de *K ou *Kt, mais que la version gotique présente des leçons propre à 1cxo5" .1 O E molti manoscritti appartenenti al 'Ti po I' 11 riportano la lezione "7tveuμa. &ytov Tiv". 12 Pertanto, l'unica conclusione che da questo esempio si deve trarre è che il grande Vescovo dei Goti abbia avuto sotto gli occhi un testo di questa ultima famiglia e, come è nel suo stile, ne sia stato condizionato.
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7

Tommasi, Alessia. "Il volo di Alessandro Magno nel Medioevo romanzo: fra testi e immagini." Revista de Filología Románica 39 (November 3, 2022): 29–43. http://dx.doi.org/10.5209/rfrm.81629.

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Questo contributo prende spunto dal celebre volume di Chiara Frugoni, Historia Alexandri Magni elevati per griphos ad aerem. Origine, iconografia e fortuna di un tema (Roma, Istituto Storico per il Medioevo Italiano, 1973), e vuole presentare un approfondimento per quanto riguarda l’ambito dei volgarizzamenti italiani del Romanzo di Alessandro, che pare non aver riscosso finora grande attenzione da parte degli studiosi. In questo saggio si propone dunque uno studio delle caratteristiche della scena del volo nei volgarizzamenti italiani della seconda redazione della Historia de preliis Alexandri Magni, passando attraverso lo studio delle tradizioni illustrative dei manoscritti miniati (prevalentemente di ambito francese). Particolarmente innovativo è l’allargamento del campo di indagine alle possibili relazioni tra i manoscritti figurati e la presenza nei volgarizzamenti di dettagli assenti nella versione latina di partenza (forse per il tramite di un modello latino che già conteneva in sé una o più variabili).
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8

Zvonareva, Alina. "Le rubriche in volgare del códice 7-1-52 della biblioteca Colombina di Siviglia." Revista Galega de Filoloxía 13 (May 17, 2012): 151–77. http://dx.doi.org/10.17979/rgf.2012.13.0.3830.

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Il presente contributo propone uno studio storico-linguistico delle rubriche in volgare del ms. 7-1-52 della biblioteca Colombina di Siviglia. Si tratta di un codice francescano trecentesco trascritto in Italia settentrionale, contenente testi di carattere didattico-religioso e contraddistinto da uno spiccato ibridismo linguistico: nel corpus di riferimento si riscontrano tratti veronesi, veneziani o venezianeggianti, padovani ed emiliani. Il quadro dei fenomeni linguistici che emerge dalle rubriche viene confrontato nell’articolo con le peculiarità linguistiche che presenta il testo principale dei componimenti tràditi dal manoscritto; sulla base dello studio svolto si formulano delle ipotesi riguardo la datazione e la localizzazione delle rubriche. Inoltre, tale confronto permette di mettere il materiale linguistico in relazione con il problema della trasmissione e ricezione dei testi copiati. In particolare, viene postulato che i titoli del nostro codice rappresentino un volgarizzamento delle rubriche latine dell’archetipo perduto, e a tale proposito vengono esaminati anche gli altri testimoni manoscritti dei testi del corpus. Ci si interroga anche sul valore stilistico di tratti latineggianti, toscaneggianti e marcatamente locali, nonché su cosa significhi il fatto stesso di volgere le rubriche in un volgare settentrionale.
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9

GOLDSTEIN, BERNARD R., and A. MARK SMITH. "THE MEDIEVAL HEBREW AND ITALIAN VERSIONS OF IBN MU'DH'S ON TWILIGHT AND THE RISING OF CLOUDS." Nuncius 8, no. 2 (1993): 611–13. http://dx.doi.org/10.1163/182539183x00749.

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Abstracttitle RIASSUNTO /title Il breve trattato di Ibn Mu'dh, scienziato arabo spagnolo dell'undicesimo secolo, presenta un metodo singolare per determinare l'altezza dell'atmosfera. L'originale arabo perduto, ma il testo conservato in tre versioni medievali. Due di esse sono tradotte direttamente dall'arabo: una versione latina del tardo dodicesimo secolo attribuibile a Gerardo da Cremona, e una traduzione ebraica di Samuel ben Judah di Marsiglia, redatta nel quattordicesimo secolo. La terza una versione italiana anonima, tradotta dal latino, conservata soltanto in un manoscritto del Trecento. Qui vengono pubblicate le versioni ebraica e italiana.
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10

Volpi, Irene. "Il Corpus Rhythmorum Musicum Opportunità e prospettive di una edizione critica digitale." Revista de Poética Medieval 33 (December 31, 2019): 99–120. http://dx.doi.org/10.37536/rpm.2019.33.0.69092.

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Resumen
Il Corpus Rhythmorm Musicum (CRM) è un progetto ideato da Francesco Stella, che dà edizione critica dei rhytmhi – poesie latine medievali basate su un principio sillabico e accentuativo – che siano prodotti dal quarto al nono secolo e provvisti di almeno una melodia attestata nella tradizione manoscritta. A seguito della pubblicazione del primo volume e del CD-ROM (Firenze, SISMEL, Edizioni Del Galluzzo, 2007), contenenti canti di tradizione non liturgica, Luigi Tessarolo ha riprogrammato il database per il web nel 2011. Nel database, liberamente accessibile online (<http://www.corimu.unisi.it/>), per ogni rhythmus, oltre all’edizione digitale di poesie e musiche (curate da S. Barrett), è possibile visualizzare: tutti i manoscritti collazionati e le loro descrizioni; le trascrizioni di poesie e melodie nei diversi testimoni (insieme a quelle alfanumeriche e alle esecuzioni musicali dirette da G. Baroffio, curatore del reperimento delle trascrizioni moderne); le schede con il profilo storico, letterario ed ecdotico, quelle su versi e lingua. Da esse derivano le tavole linguistiche di C. Cenni, F. Sivo, P. Stoppacci e le statistiche lessicali, un repertorio delle forme ritmiche curato da E. D’Angelo e C. Pérez González e un menù di ricerca che permette di porre domande complesse al database. Si presentano in questa sede le possibilità d’analisi offerte dal CRM e si indaga sul ruolo svolto dall’elemento melodico nella formazione di questi componimenti. S’indicano, infine, alcuni studi sorti grazie al database, nonché i progetti in corso: l’edizione dei rhythmi computistici – su calendario, astronomia e metodo per calcolare la data della Pasqua – e gli inni ritmici.
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