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Tesis sobre el tema "Lotta politica"

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Stragliotto, Eleonora <1992&gt. "ORIGINE E SVILUPPO DEL PENSIERO SOCIALISTA NELLA RUSSIA TARDO IMPERIALE - Dalla "lotta sociale" alla "lotta politica"". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10239.

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Resumen
L’elaborato di tesi si propone di analizzare approfonditamente il passaggio dalla "lotta sociale" alla "lotta politica" del movimento populista russo, ovvero le sue diverse fasi. L’analisi viene condotta attraverso i riferimenti della fonte di P.A. Kropotkin 'Memorie di un rivoluzionario'. L’elaborato viene suddiviso in due parti, la prima contiene una presentazione del quadro istituzionale e sociale caratteristico dell’autocrazia nella Russia tardo imperiale, lo zar riformatore Alessandro II, l’epoca della reazione, il popolo oppresso, l’iniziativa guidata dall’intelligencija russa e dai giovani nell’ "andata al popolo”, per finire con la presentazione del circolo di Tchaikovsky. La seconda parte dell’elaborato vede il passaggio dal movimento di “ lotta sociale” ovvero il circolo di Tchaikovsky, ormai logorato dalle persecuzioni e dagli arresti, alla sentita necessità di una “lotta politica” per un cambiamento definitivo e non più solo una missione di educazione. La necessità della “lotta politica” si materializza nella creazione del partito rivoluzionario clandestino Zemlya i Volja, segue nell’elaborato la presentazione della successiva suddivisione e la radicalizzazione delle correnti interne al partito. Da tale suddivisione nascono: Narodnaja Volja e Cherny Peredel. Per finire nella parte finale dell’elaborato, viene presentato lo sviluppo estero del movimento del populismo, l’anarchismo di Kropotkin, che mantiene le caratteristiche proprie del movimento giovanile attorno al circolo di Tchaikovsky: assenza di strutture gerarchiche, senso di famiglia, lealtà e mutuo appoggio.
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Minet, Marco <1994&gt. "Il ruolo delle città nella lotta al cambiamento climatico". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18353.

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Resumen
Le città sono sia una delle principali cause del cambiamento climatico, sia una soluzione. Dalle prime scoperte della relazione tra i livelli di anidride carbonica nell'atmosfera e la temperatura media globale sono passati diversi decenni prima che la politica internazionale si iniziasse a preoccupare della pericolosità per l'ambiente di un incremento della temperatura. Tuttavia, è chiaro come i trattati internazionali abbiano finora fallito nel raggiungere i propri obiettivi. In questa cornice, si sono inserite le città. Le aree urbane ospitano la maggior parte della popolazione del pianeta, e il cambiamento climatico influisce direttamente sulla vita dei cittadini. La crescita della popolazione mondiale, a cui si affianca un elevato tasso di urbanizzazione, rende le città particolarmente vulnerabili. A ciò si aggiunge il fatto che le maggiori città del mondo sorgono in zone costiere, a rischio inondazione. Negli ultimi anni, le città sono riuscite ad inserirsi al fianco degli Stati nazionali e ad essere attori chiave nelle conferenze internazionali. Si pone tuttavia un problema di finanziamento per la costruzione di infrastrutture resilienti. A tale difficoltà si aggiunge il tema della governance. Spesso, le città sono in mancanza sia di risorse economiche che tecniche. I vari livelli di governo devono perciò collaborare affinché ogni realtà locale possa attuare le politiche climatiche migliori per il proprio territorio.
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Serafino, Davide. "La lotta armata a Genova (1969-1981)". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3424605.

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Resumen
The research offers a study of the phenomenon of armed struggle in Genova, from the late Sixties until the early Eighties, and focuses on the moments when the city was the scene of important events happened for the first time in the history of the Brigate Rosse, and that made the city as a "laboratory" in which the armed group experienced what they would have realized later throughout the country. These episodes imprinted acceleration to the history of the armed struggle in Italy and represented real turning points: the first Italian armed organization was born in Genova, the group "22 ottobre"; in April 1974 the first political "long" kidnapping, not closely related to the dynamics of the factory, was completed and involved judge Mario Sossi; two years later Francesco Coco was shot to death, and this was the first planned murder by BR: in 1977, with the first kneecapping against a journalist, started the BR national campaign against the press; for the first time a member of the Communist Party was wounded in 1977, and in January 1979 there was the first and only murder of a worker in Italian armed struggle history, the militant communist and trade unionist Guido Rossa. The research is thematically divided into three parts, and into five chapters, that concern the most important passages in the history of the armed struggle in Genova, and more generally in Italy. The first part of the work focuses on the birth and development of "22 Ottobre", that performs actions that can be partly classified as criminal acts: the court case that involved members of the group had a profound influence on the development of the Brigate rosse in Genova. The second part of the work concerns the kidnapping of Mario Sossi and the subsequent murder of the Attorney General Francesco Coco: the story of Sossi acted as a link between the experience of "22 Ottobre" and the start of the so-called "attack on the heart of the state" by BR; with the murder of Coco, instead, BR began to take root in the city. Finally, the third stage of the research focuses on the emergence, the development and the end of the local column, which presents some peculiarities that distinguish it from other similar realities, and make it a case in point: it was the best organized column, that was able to better withstand to state repression.
La ricerca propone uno studio del fenomeno della lotta armata a Genova, dalla fine degli anni Sessanta fino all’inizio degli anni Ottanta, evidenziando i momenti in cui la città fu teatro di quelle che si possono definire importanti “prime volte” nella storia delle BR, e che la resero una sorta di “laboratorio” in cui il gruppo armato sperimentò ciò in seguito avrebbe realizzato su scala nazionale. Questi episodi impressero accelerazioni e svolte importanti alla storia della lotta armata in Italia e rappresentarono dei veri e propri spartiacque: a Genova nacque la prima organizzazione armata italiana, il “22 Ottobre”; nell’aprile del 1974 fu portato a termine il primo sequestro politico “lungo” e non strettamente legato a dinamiche di fabbrica, quello di Mario Sossi; due anni dopo fu la volta del primo assassinio scientemente programmato, quello di Francesco Coco; nel 1977 avvenne la prima gambizzazione a danno di un giornalista e venne avviata la campagna nazionale delle BR contro la stampa; sempre nel 1977 fu ferito per la prima volta un esponente del PCI, mentre nel gennaio 1979 fu commesso il primo ed unico omicidio a danno di un operaio, il militante comunista e sindacalista FIOM Guido Rossa. Il lavoro si suddivide tematicamente in tre parti, articolate in cinque capitoli, rappresentative di altrettanti passaggi nella storia della lotta armata a Genova, e più in generale in Italia. La prima parte del lavoro si concentra sulla nascita e sullo sviluppo del “22 ottobre”, a cavallo tra politica e criminalità comune: la vicenda giudiziaria che ha riguardato i membri del gruppo incise profondamente sulla formazione del gruppo brigatista genovese. La seconda parte del lavoro riguarda il sequestro di Mario Sossi e il successivo assassinio del procuratore generale Francesco Coco: la vicenda Sossi funse da cerniera tra l’esperienza del “22 ottobre” e l’avvio del cosiddetto “attacco al cuore dello Stato” da parte delle BR, con l’omicidio Coco le BR iniziarono invece a radicarsi nella città. Infine il terzo momento della ricerca si sofferma sulla nascita, sullo sviluppo e sulla fine della colonna locale, la quale presenta alcune peculiarità che la distinguono dalle altre realtà e ne fanno un caso emblematico: essa infatti fu la colonna più compartimentata, che seppe resistere meglio alla repressione statale e che si rese protagonista di molte “svolte” e “primati” nella storia brigatista.
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SULAS, MARGHERITA. "Il confine orientale italiano tra contesto internazionale e lotta politica: 1943-1953". Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2013. http://hdl.handle.net/11584/266234.

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The issues addressed in this thesis present one of the central themes in the Italian historiographical debate, especially on the link between national / international level and how it has interacted with the history of the second half of the twentieth century. In this context, however, it became necessary to consider the first the events related to the eastern border of Italian before 1945, as these are closely linked to subsequent developments in a cause / effect is very important in order to understand the dynamics of the period covered by the research. The purpose of this work is to investigate and study how this issue has been politically present in the debate of those parties which were protagonists in the first Republican era, such as the Italian Communist Party, the Christian Democrats and the Italian Social Movement, examining how have been formed their positions about the Italian eastern border question.
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NATALI, CRISTIANA. "Danzare l'assenza. Pratiche coreutiche e lotta politica dei Tamil di Sri' Lanka". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2011. http://hdl.handle.net/10281/19699.

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Every year since 1989, LTTE (Liberation Tigers of Tamil Eelam) supporters have commemorated the dead Tigers, called Maaveerar (“Great Heroes” in Tamil), in public ceremonies held all over the world. Maaveerar Naal is celebrated on November 27th, officially recognized as the day on which the first Tiger died. In Sri Lanka, before the defeat of 2009, the ceremonies used to take place in the Tigers’ cemeteries, known as Tuillum Illam (lit. “Sleeping houses”). People would bring flowers, incense, camphor and candles to the Tuillum Illam and would cry out in pain around the tombs and cenotaphs. In Diaspora countries, the settings for the celebrations, until the recent military defeat but also in the past year, have been public places such as theatres, sports centres, schools and public halls. Dance performances, particularly of bharata natyam, a South Indian style, have an essential role in these celebrations, which also feature political speeches, songs, poems and videos with images of crying women on Maaveerar graves. The aim of my disssertation is to analyse why dance, instead of another form of expression, has been chosen by Tamil migrants to commemorate their dead fighters. On the basis of my own ethnographic researches, carried out in Italy from 2000 to the present time, I will emphasize the importance given by Tamils to dance as a means of transmission of Tamil “heritage” and I will discuss the strategies that enabled the adaptation of a choreographic repertoire, sprung from an ancient religious matrix, to contemporary life and to its complex transformations. Besides I will examine how the Maaveerar Naal ceremonies organised among the Diaspora have been affected by the defeat of the Tigers in May 2009. In particular I will focus on the strategies elaborated by LTTE supporters to cope with the numerous absences that the military rout involved.
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Lega, Isabella. "Lingua e potere: la lotta fascista contro Xeno". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7153/.

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La lingua varia nel corso del tempo sia in maniera autonoma, poiché esposta a vari fattori di cambiamento, sia a causa di scelte concrete imposte dal potere politico. Tali decisioni prese dall’alto prendono il nome di politiche linguistiche e talvolta possono assumere pericolosi risvolti antidemocratici. Molto spesso, infatti, i regimi totalitari fanno leva sulla sfera linguistico-comunicativa per assoggettare il popolo: orientare le scelte linguistiche di una comunità di parlanti equivale di fatto a modificare l’identità della società in questione. Un esempio che fa parte del mondo della letteratura è la logocrazia descritta nelle pagine del romanzo 1984 di George Orwell, in cui il potere politico si impone soprattutto grazie alla creazione di una nuova lingua. Purtroppo, la storia pullula anche di esempi reali e il fascismo rientra pienamente in questa categoria. La politica linguistica fascista mirava a purificare l’italiano eliminando tutti quegli elementi che ne minacciavano l’integrità. In particolare, Mussolini lanciò una campagna contro i prestiti linguistici, che impedivano all’Italia di affermare la propria indipendenza dallo straniero. Uno dei manifesti della lotta ai forestierismi è l’articolo La difesa della lingua italiana scritto nel 1926 dal diplomatico Tommaso Tittoni, in cui l’autore, mosso da patriottismo purista, auspicava l’emanazione di un decreto che regolasse l’uso delle parole straniere. Le tappe storiche dell’accanimento fascista contro gli esotismi sono numerose e spaziano dai primi segni di intolleranza, primo fra tutti il decreto del 1923 che imponeva una tassa quadrupla sulle insegne in lingua straniera, fino ai provvedimenti dei primi anni quaranta, quando i forestierismi furono definitivamente vietati in ambito commerciale e sostituiti da termini corrispondenti italiani proposti dall’Accademia d’Italia.
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PALA, ELENA. "BRESCIA CAPITALE DELLA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA. LOTTA POLITICA E VITA QUOTIDIANA (1943-1945)". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1296.

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Resumen
All’origine della presente ricerca si pongono sostanzialmente due ragioni fondanti: una estrinseca ed una intrinseca. Da un lato, ha fornito una forte sollecitazione ad intraprendere uno studio ravvicinato sulla dinamica del fascismo repubblicano (1943-1945) in terra bresciana l’individuazione di almeno due fondi archivistici di assoluto rilievo: la sezione di Brescia del Tribunale militare regionale di guerra della Repubblica sociale italiana e la Commissione provinciale di Brescia dell’Alto Commissariato per le sanzioni contro il fascismo. Da un altro lato, la caratura prevalentemente fascista dei fondi archivistici individuati costituiva un forte stimolo intellettuale a mettere in cantiere una ricerca di questo tipo perché offriva la possibilità, non frequente nel panorama storiografico nazionale, di esaminare nel concreto e dall’interno la dinamica di decisivi apparati dello Stato e del partito fascista di cui è per lo più dall’esterno che si sono attuati approcci. Non per questo il punto di vista fascista ha fagocitato la nostra attenzione abbattendo la vigilanza critica e il doveroso vaglio del materiale posto alla base della nostra ricerca. Non si può sottacere, infine, il rilievo della materia posta sotto indagine. Al centro della ricerca messa in cantiere sta, infatti, il territorio bresciano che ha costituito l’epicentro dell’esperienza della Repubblica di Mussolini. Tutto ciò non ha fatto che arricchire il nostro motivo di interesse per uno studio mirato sui luoghi caldi del potere dell’ultimo fascismo.
At the origin of this research there are basically two fundamental reasons: a reason extrinsic and an intrinsic reason. On the one hand, the identification of at least two archives of absolute importance has provided a strong inducement to undertake a close study of the dynamics of the Republican Fascism (1943-1945) in the territory of Brescia. The archives are the Regional Military Tribunal of war the Italian Social Republic of Brescia and the Provincial Committee of Brescia of the Delegation of the High Commissioner for sanctions against fascism. On the other hand, the caliber of the predominantly fascist archives identified was a strong intellectual stimulus to perform a search of this type because it offered the possibility, not frequent in view of national historiography, to examine the internal dynamics of the state and the fascist party, studied mostly from the outside. However the point of view fascist has engulfed our attention and it has not broken the critical vigilance nor the duty to screen the material at the base of our research. Finally, the relief of mail matter under investigation is important because the focus of research is the area of Brescia, which has been the epicenter of the experience of the Republic of Mussolini. This has enriched the source of interest for a study focused on hot spots of the fascism of the last power.
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PALA, ELENA. "BRESCIA CAPITALE DELLA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA. LOTTA POLITICA E VITA QUOTIDIANA (1943-1945)". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1296.

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All’origine della presente ricerca si pongono sostanzialmente due ragioni fondanti: una estrinseca ed una intrinseca. Da un lato, ha fornito una forte sollecitazione ad intraprendere uno studio ravvicinato sulla dinamica del fascismo repubblicano (1943-1945) in terra bresciana l’individuazione di almeno due fondi archivistici di assoluto rilievo: la sezione di Brescia del Tribunale militare regionale di guerra della Repubblica sociale italiana e la Commissione provinciale di Brescia dell’Alto Commissariato per le sanzioni contro il fascismo. Da un altro lato, la caratura prevalentemente fascista dei fondi archivistici individuati costituiva un forte stimolo intellettuale a mettere in cantiere una ricerca di questo tipo perché offriva la possibilità, non frequente nel panorama storiografico nazionale, di esaminare nel concreto e dall’interno la dinamica di decisivi apparati dello Stato e del partito fascista di cui è per lo più dall’esterno che si sono attuati approcci. Non per questo il punto di vista fascista ha fagocitato la nostra attenzione abbattendo la vigilanza critica e il doveroso vaglio del materiale posto alla base della nostra ricerca. Non si può sottacere, infine, il rilievo della materia posta sotto indagine. Al centro della ricerca messa in cantiere sta, infatti, il territorio bresciano che ha costituito l’epicentro dell’esperienza della Repubblica di Mussolini. Tutto ciò non ha fatto che arricchire il nostro motivo di interesse per uno studio mirato sui luoghi caldi del potere dell’ultimo fascismo.
At the origin of this research there are basically two fundamental reasons: a reason extrinsic and an intrinsic reason. On the one hand, the identification of at least two archives of absolute importance has provided a strong inducement to undertake a close study of the dynamics of the Republican Fascism (1943-1945) in the territory of Brescia. The archives are the Regional Military Tribunal of war the Italian Social Republic of Brescia and the Provincial Committee of Brescia of the Delegation of the High Commissioner for sanctions against fascism. On the other hand, the caliber of the predominantly fascist archives identified was a strong intellectual stimulus to perform a search of this type because it offered the possibility, not frequent in view of national historiography, to examine the internal dynamics of the state and the fascist party, studied mostly from the outside. However the point of view fascist has engulfed our attention and it has not broken the critical vigilance nor the duty to screen the material at the base of our research. Finally, the relief of mail matter under investigation is important because the focus of research is the area of Brescia, which has been the epicenter of the experience of the Republic of Mussolini. This has enriched the source of interest for a study focused on hot spots of the fascism of the last power.
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Piermartini, Emilia <1992&gt. "Tra l'isolamento e la comunità: la lotta politica degli attivisti e consumatori di sostanze psicoattive di Porto". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18573.

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Alcuni teorici sostengono che il consumo di sostanze psicoattive sia da annoverare tra i diritti umani della Dichiarazione Universale ONU del 1948. Nel frattempo però, seguendo le stringenti indicazioni delle Convenzioni ONU del 1961, 1971 e 1988 che gestiscono le politiche dei singoli Stati relativamente al controllo delle sostanze, la maggior parte dei Paesi sceglie la criminalizzazione dura di uso, consumo, vendita, produzione, trasporto, alcuni anche con la pena di morte (contraendo diversi trattati internazionali). Nel 2001 il Portogallo segna un importante cambio di rotta: con l'inserimento della riduzione del danno nella Strategia Nazionale come pilastro fondamentale, apre alla depenalizzazione di uso, consumo e acquisizione di qualsiasi sostanza psicoattiva illegale. È in questo contesto storico che abbiamo svolto il nostro lavoro di campo, in tre periodi differenti: dal 27 febbraio al 30 ottobre 2019, dal 5 al 29 giugno 2020 e dal 18 novembre al 18 dicembre 2020. Il primo arco temporale è stato caratterizzato dal tirocinio come tecnica di riduzione del rischio nel GIRUGaia, servizio di riduzione del danno che distribuisce metadone, kit sterili per il consumo iniettato e terapia combinata per HIV e epatite C a consumatori attivi di eroina. Tramite questo tirocinio è stato possibile conoscere la CASO, la prima organizzazione nazionale di consumatori di sostanze psicoattive con base a Porto. Grazie a queste due importanti occasioni, ci è stato possibile conoscere diversi consumatori e consumatrici, ex consumatori e ex consumatrici che sono diventati i nostri interlocutori. Abbiamo così potuto conoscere non solo le esperienze e le storie di vita individuali, quanto anche i locali di vendita e consumo delle sostanze (cosiddetti «bairros») come pure le attività collettive della CASO, durante la quale gli attivisti lottano strenuamente per la costruzione di una comunità in un ambiente altamente disgregante, punitivo, stigmatizzante e discriminante, fortemente influenzato dagli assetti normativi in materia. Tenteremo di fornire un resoconto etnografico dettagliato che possa sostenere in maniera esauriente il nostro posizionamento, a favore sia della regolamentazione delle sostanze psicoattive sia del riconoscimento del loro uso come un diritto.
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Todisco, Flavia. "Propaganda politica e lotta anticlericale in un almanacco repubblicano francese ai tempi della Seconda repubblica : l'almanach des opprimés, 1849-1851 /". Milano : Università degli studi, Facoltà di lettere e filosofia, 1999. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb372074772.

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Ciaccio, Federica Sebastiana <1989&gt. "L’Arabia Saudita e la lotta per la leadership del Medio Oriente nell’eterno conflitto con l’Iran sotto lo sguardo statunitense: dall’Accordo sul nucleare iraniano alla politica riformista del principe ereditario Mohammed bin Salman". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12082.

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Resumen
Numerosi eventi in Medio Oriente hanno riportato al centro dell’attenzione globale l’eterna lotta tra Arabia Saudita e Iran e del ruolo che gli Stati Uniti hanno e continuano ad avere in questa regione. Per capire le ragioni della lotta per la leadership nel Medio Oriente, contesa tra le due più grandi e influenti regioni del Golfo, Arabia Saudita e Iran, ho dedicato i primi due capitoli all’analisi storica dei numerosi motivi di conflitto tra le due. Nel primo capitolo ho ripercorso le relazioni diplomatiche intercorse tra Arabia Saudita e Iran nel periodo storico che va dagli anni 20’ agli anni 2000 e le politiche statunitensi adottate. Nel secondo capitolo ho cercato di chiarire i motivi di scontro tra i due paesi per la leadership religiosa (scontro tra sunniti, in maggioranza in Arabia Saudita, e sciiti, in prevalenza in Iran) e per quella economica (petrolio). Il terzo capitolo è dedicato al raggiungimento del Joint Comprehensive Plan of Action (noto come Accordo sul nucleare iraniano) e alle reazioni dell’Arabia Saudita che si è sentita lasciata in asso nella lotta contro l’Iran dal suo storico alleato gli Stati Uniti, e minacciata da una possibile rinascita economica dell’Iran una volta rimosse le sanzioni internazionali che la colpiscono. Ho dedicato infine il quarto capitolo ad un’analisi della politica interna ed estera dell’Arabia Saudita. Riguardo la politica domestica saudita ho analizzato la crisi economica e la risposta innovatrice di cui si fa portavoce il principe ereditario Mohammed bin Salman. Riguardo invece la politica estera ho concentrato la mia attenzione all’alleanza che l’Arabia Saudita sta e intende stringere sempre più visibilmente con Israele sotto la ritrovata amicizia con gli Stati Uniti di Donald Trump. Il tutto ponendosi sempre la domanda se l’Arabia Saudita, tra cadute e risalite, riuscirà a mantenere il ruolo di leader del Medio Oriente e del mondo islamico.
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Francescangeli, Eros. "La sinistra rivoluzionaria in Italia. Politica e organizzazione (1943-1978)". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3425284.

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Resumen
This dissertation analyzes that peculiar political front that in the 1970s called itself, and was generally called «revolutionary left», in alternative to the «official», «traditional», or «historical» left represented by the Italian Communist Party (Pci) and the Italian Socialist Party (Psi). The research, however, embraces a longer time span of Italian socio-political history and the international labor movement, starting with the anarchist movement and the dissident organizations that in 1943-44 appeared within the socialist-communist traditions (Trotskyites, Bordigists, socialist left, etc.), and ending with the Marxist-Leninist and operaista (“workerist”) organizations of the sixties and seventies. The cross-sectional analysis of the sources has revealed both continuities and discontinuities in the political activism of the revolutionary left before and after 1968. In any case, the former seem to outnumber the latter
Questa ricerca analizza quella peculiare area politica che negli anni settanta si rappresentò, e in genere venne rappresentata, come «sinistra rivoluzionaria», alternativa a quella definita «ufficiale», «tradizionale» o «storica» (Partito comunista italiano e Partito socialista italiano). La ricerca, tuttavia, abbraccia un arco temporale relativamente ampio della storia politico-sociale italiana e del movimento operaio italiano e internazionale. Partendo dal dissidentismo anarchico e social-comunista (trockisti, bordighisti, sinistra socialista, ecc.), che si manifesta a partire dal 1943-1944, si arriva alle organizzazioni rivoluzionarie degli anni sessanta e settanta: marxisti-leninisti e operaisti. Dallo studio incrociato delle fonti è emerso come il rapporto tra il Sessantotto e la militanza politica nei gruppi della sinistra rivoluzionaria pre e post-sessantottina fosse caratterizzato sia da elementi di continuità-omogeneità sia da elementi di rottura-eterogeneità. In ogni caso, i primi sembrano sopravanzare i secondi
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Guagliumi, Barbara. "Lotte politiche e "metabolai" in Grecia nel IV secol a. C". Paris 1, 2003. http://www.theses.fr/2003PA010583.

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Colaluce, Giulia <1992&gt. "La lotta sindacale in Bahrain e le politiche economiche degli Al-Khalifa: un caso eccezionale nel Golfo". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10189.

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Resumen
La tesi ha come scopo l’analisi dei movimenti operai all’ interno del piccolo stato del Bahrain, dai primi scioperi degli anni ’40, quando ancora il paese era sotto il controllo britannico, fino ai giorni nostri. Sarà possibile procedere nello studio del fenomeno alla luce dei lavori riguardanti i movimenti sociali, sviluppatisi all’ interno della sociologia. Verranno descritte le battaglie dei lavoratori che fino all’ indipendenza lottano a fianco dei nazionalisti per il riconoscimento delle organizzazioni sindacali, che avverrà solo nel 2002. Si cercherà, inoltre, di comprendere quali siano le cause del “fallimento” del movimento a partire dagli anni ’70 attraverso un’analisi delle politiche economiche portate avanti dagli Al-Khalifa, che comprendono misure volte alla liberalizzazione e nello stesso tempo alla strutturazione di un mercato del lavoro segmentato, in cui i propri cittadini e i lavoratori stranieri vanno a ricoprire incarichi rispettivamente nel settore pubblico e privato. Tali manovre provocheranno un forte aumento della disoccupazione con la saturazione del settore pubblico e costringeranno tutti i paesi del Golfo ad implementare politiche di nazionalizzazione del settore privato. Se l’interesse nei confronti dei sindacati, negli ultimi decenni passati sotto il controllo dei governi in tutto il mondo arabo, lascia il posto a quello per l’Islam politico che riesce a mobilitare le masse negli anni ’70 e ’80, le recenti “primavere” hanno comportato un ritorno all’ analisi dell’importanza dei movimenti operai all’ interno della regione. Verrà, quindi, delineato il ruolo delle organizzazioni sindacali del Bahrain nelle proteste iniziate nel 2011 e la conseguente repressione del governo.
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Aprile, Salvatrice Dora. "Il prefetto, le istituzioni e la lotta alle mafie nel secondo dopoguerra. Un caso di studio". Doctoral thesis, Università di Catania, 2013. http://hdl.handle.net/10761/1369.

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Resumen
La tesi ripercorre l evoluzione dell istituto prefettizio in età repubblicana partendo dal ruolo dei prefetti nel sistema napoleonico francese ed in quello italiano e ripercorrendo le varie tappe: dalla istituzione fino agli inizi del 900; dal fascismo alla ricostruzione, per arrivare a delineare i tratti salienti di un professionista garante dell amministrazione. Essenziali sono considerati gli aspetti della ridefinizione della funzione prefettizia, con la recente creazione dell Ufficio Territoriale di Governo e gli ambiti di competenza relativi, e della posizione del prefetto nell ambito del federalismo amministrativo. La sezione centrale della tesi espone il legame tra il prefetto, le istituzioni e la legalità intesa come prassi di partecipazione democratica, laddove etica e responsabilità del servizio pubblico si coniugano con la garanzia di sicurezza e di convivenza civile che il titolare dell UTG è tenuto ad assicurare. Emerge in tal senso anche la funzione del prefetto nei Comuni sciolti per mafia. La parte finale del lavoro di ricerca si sofferma su un caso di studio: Siracusa, descrivendo la storia della mafia nella provincia aretusea, le operazioni istituzionali nel contrasto ai gruppi criminali, il ruolo della società civile, la nascita del movimento antiracket ed i compiti del prefetto nel processo di riconversione sociale dei beni confiscati alle mafie.
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Di, Bella Elio. "Risorgimento e antirisorgimento a Girgenti : mezzo secolo di lotte politiche nella realtà storica e nella narrativa pirandelliana /". Agrigento : Ed. Centro culturale Pirandello, 1988. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb35690503c.

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DE, GUIO SUSANNA. ""LUCHAR PARA TRANSMITIR, TRANSMITIR PARA TRANSFORMAR" LE PRATICHE POLITICO-COMUNICATIVE DEI MEDIA ALTERNATIVI IN ARGENTINA: IL CASO DELLA RED NACIONAL DE MEDIOS ALTERNATIVOS". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/51136.

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Resumen
Il progetto di ricerca indaga la relazione tra agire comunicativo e agency politica, che è caratteristica costitutiva delle pratiche dei media alternativi, nel caso di studio della Red Nacional de Medios Alternativos (RNMA) argentina. Lo studio analizza inoltre le possibilità aperte e i limiti rappresentati dalla forma socio-organizzativa reticolare della RNMA rispetto ai suoi obiettivi politico-comunicativi. Adottando un approccio socio-storico (Costa & Mozejko, 2009), tali pratiche sociali sono analizzate in relazione alle condizioni materiali in cui vengono prodotte e alla capacità d’azione degli agenti sociali che le producono, considerando in maniera processuale l’influenza reciproca tra l’azione degli attori sociali e i limiti imposti dalla struttura dentro la quale si collocano le loro scelte. La ricerca analizza dunque le pratiche politico-comunicative e caratterizza il soggetto sociale che le produce e le condizioni di produzione; l’intreccio tra questi tre ordini di problemi definisce la posizione di potere occupata dalla RNMA in relazione agli altri attori sociali che intervengono nella lotta politica e simbolica per il controllo delle regole di rappresentazione della realtà sociale.
The research project investigates the relationship between communicative action and political agency, which is a constitutive characteristic of alternative media practices. The analysis focuses on an empirical case of study, the argentinian Red Nacional de Medios Alternativos (RNMA). The study also analyzes possibilities and limits linked to the RNMA reticular form of internal collective organization. By adopting a socio-historical approach (Costa & Mozejko, 2009), RNMA social practices are analyzed looking at the material conditions in which they are produced and to the agents' ability-to-act, considering the mutual influence between the actions of the social actors and the limits imposed by the social structure within which their choices are placed. The research then analyzes the RNMA political-communicative practices; characterizes the social subject who act these practices and the context of their production; the intertwining of these three orders of problems defines the position of power occupied by the RNMA in relation to the other social actors involved in the political and symbolic struggle for the control of the rules of representation of social reality
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DE, GUIO SUSANNA. ""LUCHAR PARA TRANSMITIR, TRANSMITIR PARA TRANSFORMAR" LE PRATICHE POLITICO-COMUNICATIVE DEI MEDIA ALTERNATIVI IN ARGENTINA: IL CASO DELLA RED NACIONAL DE MEDIOS ALTERNATIVOS". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/51136.

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Il progetto di ricerca indaga la relazione tra agire comunicativo e agency politica, che è caratteristica costitutiva delle pratiche dei media alternativi, nel caso di studio della Red Nacional de Medios Alternativos (RNMA) argentina. Lo studio analizza inoltre le possibilità aperte e i limiti rappresentati dalla forma socio-organizzativa reticolare della RNMA rispetto ai suoi obiettivi politico-comunicativi. Adottando un approccio socio-storico (Costa & Mozejko, 2009), tali pratiche sociali sono analizzate in relazione alle condizioni materiali in cui vengono prodotte e alla capacità d’azione degli agenti sociali che le producono, considerando in maniera processuale l’influenza reciproca tra l’azione degli attori sociali e i limiti imposti dalla struttura dentro la quale si collocano le loro scelte. La ricerca analizza dunque le pratiche politico-comunicative e caratterizza il soggetto sociale che le produce e le condizioni di produzione; l’intreccio tra questi tre ordini di problemi definisce la posizione di potere occupata dalla RNMA in relazione agli altri attori sociali che intervengono nella lotta politica e simbolica per il controllo delle regole di rappresentazione della realtà sociale.
The research project investigates the relationship between communicative action and political agency, which is a constitutive characteristic of alternative media practices. The analysis focuses on an empirical case of study, the argentinian Red Nacional de Medios Alternativos (RNMA). The study also analyzes possibilities and limits linked to the RNMA reticular form of internal collective organization. By adopting a socio-historical approach (Costa & Mozejko, 2009), RNMA social practices are analyzed looking at the material conditions in which they are produced and to the agents' ability-to-act, considering the mutual influence between the actions of the social actors and the limits imposed by the social structure within which their choices are placed. The research then analyzes the RNMA political-communicative practices; characterizes the social subject who act these practices and the context of their production; the intertwining of these three orders of problems defines the position of power occupied by the RNMA in relation to the other social actors involved in the political and symbolic struggle for the control of the rules of representation of social reality
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MUGNANI, LAURA. "I migranti all'interno dei movimenti di lotta per la casa romani. Analisi delle relazioni e delle identità socio-politiche che nascono tra i membri di una comunità che si autodefinisce “meticcia”". Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2018. http://hdl.handle.net/11567/932948.

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Bonetti, Bianca. "Les Gilets jaunes à la lumière de l'histoire: proposta di traduzione". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18389/.

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L'elaborato propone la traduzione di due estratti tratti dal libro "Les Gilets jaunes à la lumière de l'histoire", la trascrizione dell'intervista tra lo storico Gérard Noiriel e il giornalista di Le Monde Nicolas Truong. La tesi intende, in un primo momento, analizzare le caratteristiche del movimento nato in Francia nel 2018 ed il ruolo fondamentale svolto dai media per la sua diffusione ed il suo ampio consenso riscosso tra un numero significativo di cittadini francesi. Dopo la proposta di traduzione di due capitoli selezionati dal volume, vengono individuate le caratteristiche dell'intervista come genere testuale ed i principali riferimenti storico-culturali evocati dagli interventi di Noiriel sulle analogie e discrepanze della rivolta dei Gilet gialli con le proteste francesi del passato. Segue, infine, un capitolo circa la macrostrategia scelta nell'elaborazione della traduzione insieme alle relative soluzioni adottate di fronte alle difficoltà linguistiche e culturali del testo di partenza.
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ALBANESE, CARMELO. "Lotta politica in Sicilia. I collegi elettorali di Castrogiovanni e Piazza Armerina (1909-1913)". Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/2158/801676.

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La ricerca è stata orientata all'indagine delle dinamiche politico-elettorali in Sicilia in un periodo cruciale dell'età liberale, caratterizzato dal progressivo intervento del movimento cattolico nella vita dello Stato e dall'allargamento del suffragio elettorale. Adottando quale punto di osservazione privilegiato il collegio elettorale, sono stati analizzati particolarmente due case studies: le circoscrizioni di Castrogiovanni e Piazza Armerina.
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SCALEA, DANIELE. "La politica come scienza naturale. Biologia evoluzionista e geopolitica tra Ottocento e Novecento". Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1231980.

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"Geopolitica" è un termine inflazionato, di frequente ricorso giornalistico, con scarsa adesione al suo storico utilizzo a cavallo tra XVIII e XIX secolo. Scopo della tesi è definire più esattamente questa geopolitica "classica" e porla in relazione con le correnti scientifiche dell'epoca. Già negli anni '40 i primi critici della scuola tedesca di "Geopolitik" la descrissero come una dottrina politica e propagandista al servizio dell'espansionismo tedesco. Negli ultimi decenni notevole fortuna ha avuto la "geopolitica critica", che inserisce quella "classica" tra le manifestazioni strumentali dell'imperialismo occidentale, mero discorso privo di qualsivoglia base scientifica. Una porzione minoritaria di studiosi, cui si aderisce, ha invece inscritto la geopolitica nel novero delle discipline scientifiche dell'epoca, ricollegandola o alla geografia o alla scienza politica. Appare infatti ragionevole (sulla scorta di Lacoste e, per certi versi, di Massi, Roletto e Weigert) identificare la geopolitica e la geografia politica di quel tempo, vedendo dunque in Ratzel e Mackinder autori non meno rappresentativi di Haushofer della geopolitica. Meno esplorato è invece il collegamento tra scienze naturali e geografia politica/geopolitica, tema invece della tesi. L'interpretazione tradizionale enfatizza i momenti di rottura, le rivoluzioni, mentre la storiografia contemporanea è più attenta alle linee di continuità. Allo stesso modo è oggi riconosciuto come l'evoluzionismo darwiniana rappresenti il momento culminante di una lunga riflessione della scienza naturalistica, che fin dal Cinquecento si interrogava sulla nozione di "specie", sulla sua essenza e sui collegamenti tra l'una e l'altra. Il Rinascimento e l'Età Moderna furono i secoli non solo della riscoperta degli antichi trattai, ma anche dell'inedita e capillare raccolta di informazioni dal mondo intero, autentico carburante della riflessione naturalista sull'organizzazione del creato e l'essenza della categoria di “specie”. L'attenzione dei tassonomisti si spostò gradualmente verso le parti immutabili, ereditarie degli individui; l'enfasi sulla morfologia sacrificò il lato ecologico di questa nascente biologia ma permise di avviare quella riflessione che avrebbe portato al trasmutazionismo e all'evoluzionismo. Il debito intellettuale di Darwin andava oltre il naturalismo, includendo intuizioni prese dall'economia (Malthus) e dalla teologia (Paley), oltre ovviamente alla geologia (Lyell). Posti di fronte alle sempre nuove scoperte di forme organiche e ai nuovi orizzonti aperti dai concomitanti avanzamenti in ambito geologico, fisico e chimico, i naturalisti cominciarono a cercare una teoria unificata della vita. Il nuovo studio fu battezzato da Lamarck e Treviranus col termine “biologia”. Fu nel quadro della biologia che nacque l'evoluzionismo, non più mera ipotesi di limitate modificazioni biologiche (la cui coscienza era diffusa già nei secoli precedenti), ma teoria scientifica complessiva della vita organica. L'evoluzionismo rappresentò un'autentica rivoluzione scientifica, paragonabile a quella copernicana. L'astronomo polacco aveva sfatato il mito di una Terra immobile al centro dell'universo, per metterla in orbita attorno al Sole. Gli evoluzionisti nel XIX secolo rivelarono quanto illusoria fosse anche l'immobilità organica sulla superficie della Terra: non vi sono specie fisse, create da Dio all'origine dei tempi e giunte immutate ai giorni nostri, gerarchicamente organizzate secondo i gradini d'una scala; bensì specie mutevoli che nascono e si estinguono, in un incessante ribollire di vita animale e vegetale. A essere abbattuto non fu tanto la figura della divinità – compatibile con l'evoluzionismo in quanto legislatore naturale – quanto il dogma della fissità di un Creato in armonioso equilibrio interno. La geopolitica rappresenterà un tentativo di traslare al piano socio-politico umano questa nuova coscienza del dinamismo e della mutevolezza. Tramite soprattutto la penna di Ratzel, ma meno esplicitamente in tutti i suoi autori, adotterà come principio basilare della propria concezione proprio quella che fu la raison d'être della biologia: considerare la vita sulla Terra come un tutt'uno, unito sincronicamente nello spazio e diacronicamente nel tempo. Nel Settecento il clima intellettuale era improntato all'ottimismo. Mentre Leibniz e Pope teorizzavano la perfezione dell'universo, autori come Condorcet e Godwin affermavano la perfettibilità dell'uomo per mezzo della ragione e della scienza. Nell'Ottocento ci fu una reazione. Malthus andò a confutare quelle narrative richiamando alla realtà d'un mondo fatto di scarsità, sofferenza e morte. Nel secolo dell'economia politica smithiana, tuttavia, si trovò presto un risvolto positivo di quella lotta per l'esistenza che mieteva tante vittime innocenti: il progresso. Non era più, però, il progresso sognato da Godwin o Condorcet, ossia l'imminente e definitivo approdo a una sorta di paradiso terrestre: il progresso così come teorizzato da Smith, Malthus e dai loro seguaci non poteva prescindere dalla continua competizione, a sua volta frutto della naturale scarsità di risorse. Era cioè un progresso privo di punto d'arrivo, che non poteva conoscere stasi né avvenire placidamente, ma al contrario richiedeva continui sacrifici. Il cessare di questa dinamica competitiva avrebbe inevitabilmente portato al regresso. Era un ordine mobile ma perenne, privo di punti d'arrivo: in tal senso richiamava i principi uniformisti della geologia di Lyell. In questo quadro di competizione per le limitate risorse naturali Darwin, Wallace e gli altri naturalisti poterono inserire la propria nuova visione: la continua selezione naturale dei più adatti e la loro sopravvivenza, la trasmutazione di specie in specie, la vita tutta tesa e in lotta per il conseguimento d'un fine immanente che è la forma organica superiore. Una pratica comune per i naturalisti moderni, ed ereditata anche dai geopolitici, fu quella del viaggio e dell'esplorazione. Le nuove concezioni evoluzioniste e della selezione naturale necessitavano di due approfondimenti: quello della distribuzione geografica delle specie, e quello dei processi ecologici coinvolti nella formazione delle stesse. Per fare ciò serviva un tipo di naturalista diverso dalla generazione precedente, che lavorava solo nei musei e nei giardini botanici o zoologici: servivano viaggiatori, come Darwin e Wallace, che andassero di terra in terra osservando gli organismi viventi all'interno del loro ecosistema. Se gli evoluzionisti non potevano limitarsi a riflettere a tavolino era perché avevano rigettato il metodo deduttivo della teologia naturale e della filosofia idealista. Il ragionamento induttivo dell'evoluzionista non si poteva compiere però nemmeno chiusi in laboratorio: lavorando su sistemi complessi e d'infinite variabili come quelli ecologici, ragionando su tempi lunghissimi, non avevano la possibilità d'adottare un metodo sperimentale. I geopolitici ereditavano dai naturalisti loro maestri gli stessi problemi. Anche se il campo si restringeva all'uomo e l'orizzonte temporale alla sua storia ben più breve di quella della Terra, permaneva l'impossibilità di compiere esperimenti in laboratorio. L'osservazione diretta per il presente e lo studio della storia per il passato erano i terreni in cui trovare ispirazione e su cui mettere alla prova, per quanto possibile, le proprie congetture teoriche. Il darwinismo risolse il problema della frantumazione della geografia che s'era manifestato nell'Ottocento. La debolezza dell'argomentazione teleologica e determinista di Ritter aveva lasciato ampi spazi alla critica di stampo positivista e alla suddivisione della geografia in fisica e umana, con metodi e collocazioni disciplinari ben differenti e in alcun modo privilegiato comunicanti tra loro. Fu la filosofia evoluzionista inaugurata da Darwin, consistente nell'esclusione d'ogni fattore sovranaturale dalla spiegazione dei fenomeni osservati, a riconciliare uomo e ambiente senza cadere negli errori di Ritter, e rendere così possibile la rinascita d'una geografia unitaria e scientifica. Il metodo delle scienze naturali s'estese, per quanto possibile, anche a quelle umane, sociali e politiche. La geografia fisica non fu più dunque un ramo separato, bensì la base di partenza, il fondamento strutturale della geografia umana e di quella politica. I protagonisti di questa rivoluzione della materia erano influenzati dalle scienze naturali (Ritter) o naturalisti essi stessi (Von Humboldt). Nella seconda metà dell'Ottocento una generazione di zoologi, botanici, geologi e chimici, in Germania e in Gran Bretagna, s'affacciò alla geografia per sfruttare le nuove opportunità professionali offerte da una materia in corso d'istituzionalizzazione, nonché quelle scientifiche che uno studio spaziale della vita offriva quale ulteriore sviluppo dell'evoluzionismo. Tra di loro spiccano, in assoluto e ancor più in relazione alla geopolitica, le figure di Ratzel in Germania e Mackinder in Gran Bretagna. Giunti alla geografia, il loro primo impulso fu quello d'applicarvi i metodi delle scienze naturali. Il clima di accreditamento della geografia a livello scientifico favoriva l'enfasi su questo punto. In realtà, sia Ratzel sia Mackinder, quando si trattò di tradurre in pratica le loro indicazioni metodologiche, dovettero stemperarle notevolmente, accorgendosi della particolare difficoltà presentata dalla materia umana. Non recedettero, tuttavia, dall'intento di scoprire, descrivere e se possibile tradurre in legge quei fattori naturali presenti nella storia sociale e politica dell'umanità. La novità dell'approccio di Ratzel e Mackinder stava nell'affrontare l'argomento forti delle più recenti e progredite nozioni rese disponibili dalle scienze naturali. Laddove i predecessori avevano fatto trattatistica e filosofia, essi ambivano a produrre una moderna ricerca scientifica sul rapporto tra uomo e ambiente. A dispetto della narrativa inaugurata da Febvre, ciò non li destinò al terreno pericoloso del determinismo. Darwinaveva spostato l'asse causalistico dall'ambiente alla genetica. Per quanto l'ambiente mantenesse nella teoria darwinista un ruolo importante, erano la genealogia, le mutazioni genetiche e la diffusione ad assurgere in primo piano. Coerentemente, in Ratzel e Mackinder l'interesse precipuo andava non all'influenza ambientale sull'uomo, bensì alle relazioni spaziali in cui ciascun gruppo umano si trovava coinvolto nel corso della propria storia. Spazio e diffusione sostituirono l'ambiente al centro del discorso geografico dell'epoca. Fondata sulla lezione evoluzionista, la geopolitica non poteva che porsi come scienza dinamica, del movimento e della vita. L'identificazione tra questi ultimi due termini, vita e movimento, era salda nella visione geopolitica e soprattutto in quella di Friedrich Ratzel, che costruì gran parte della propria analisi e delle sue teorie sulla dimensione dinamica di popoli e Stati. Il movimento necessita però di spazio per avvenire e questa seconda categoria, eminentemente geografica ma già centrale nelle riflessioni di Malthus e Darwin, rappresentò un altro caposaldo della dottrina geopolitica. Rispetto a Ratzel maggiormente pratici di spirito e interessi, Mackinder e Haushofer applicarono le riflessioni su movimento vitale e spazio vitale alla politica internazionale dell'epoca. Per dimostrare che la geopolitica discende dalle scienze naturali, in particolare dalla loro declinazione evoluzionista, si sono adoperati in questa tesi tre argomenti: la possibilità d'inserire la nascita della geopolitica in una narrazione consequenziale della storia della scienza; la matrice formativa dei più importanti protagonisti della geopolitica; la coincidenza teorica e categoriale col naturalismo evoluzionista. Sotto quest'ultimo aspetto possiamo individuare sette temi o approcci fondamentali della geopolitica che permettono di ricollegarla direttamente all'evoluzionismo. Si tratta de: la vita come movimento; la spazialità come dimensione essenziale della vita; l'enfasi sui grandi spazi; la lotta per l'esistenza; la cautela sull'ambientalismo; l'organicismo statale; i riferimenti all'economia politica.
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CORASANITI, SALVATORE. "Quando parla Onda Rossa. I Comitati autonomi operai e l'emittente romana alla fine degli anni settanta (1977-1980)". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1081431.

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Il decennio settanta del Novecento è attraversato da profonde trasformazioni, che attengono alle sfere politica, economica, socioculturale, delle relazioni internazionali. La tensione fra i principi di crisi e trasformazione è consustanziale a quello che è considerato il principale carattere distintivo degli anni in esame nel contesto italiano: il prolungato ciclo di protesta e di conflittualità politico-sociale, che nella maggior parte dei casi ne determina la denominazione (“anni di piombo”, “stagione dei movimenti”, “anni dell’azione collettiva”, ecc.). Cambiano infatti in quel torno di tempo protagonisti, tematiche, culture e forme della mobilitazione; tali cambiamenti incidono sul ricorso a determinati repertori d’azione e non ad altri, riorientano le strategie e i programmi politici, sanzionano nella seconda metà del decennio la sopraggiunta residualità di alcuni soggetti e organizzazioni e l’emergere di altri. Questi ultimi, nella prospettiva adottata, sono quelli che hanno saputo rivolgersi alla nuova generazione di militanti presentatasi in forme radicalmente diverse che in passato, caratterizzate dalla precocità, dalla radicalità e dalla molteplicità di riferimenti della loro politicizzazione. Fondamentale, inoltre, la capacità di elaborare un pensiero all’altezza della crisi in atto, di rottura e riconfigurazione di alcune delle coordinate distintive di una certa accezione della modernità. Il presente lavoro si concentra sulla fase terminale del decennio e ha l’ambizione di contribuire da tale particolare e liminare punto di osservazione all’interpretazione di alcuni dei suoi più importanti passaggi e delle sue più significative dinamiche. Scelta obbligata per l’oggetto di studio prescelto: Radio Onda Rossa (Ror) nasce a Roma nel maggio 1977, sulla spinta della liberalizzazione dell’etere sancita dalla sentenza n. 202/1976 della Corte costituzionale, come canale di comunicazione dei Comitati autonomi operai (Cao), realtà politica attiva nella capitale fin dai primi anni settanta con la quale condivide l’ubicazione di via dei Volsci. Il focus della ricerca ha, di conseguenza, numerosi altri elementi di circoscrizione, oltre quello temporale, principalmente di natura geografica e politica. Si è inteso infatti indagare la fine degli anni settanta dalla prospettiva peculiare degli autonomi romani di via dei Volsci e dell’emittente espressione di quell’area politica; l’inevitabile parzialità che ne deriva è compensata dalla ricchezza dello sguardo e dalla centralità delle esperienze considerate. I Cao costituiscono una componente importante dell’autonomia operaia, proposta politica, quest’ultima, a sua volta fra le principali interpreti del cambiamento in atto di culture e forme dell’agire politico, nonché protagonista del crescente ricorso a repertori violenti di azione collettiva. La centralità dell’uso della forza a fini politici costituisce indubbiamente una questione dirimente nel periodo in esame, da considerare con le giuste attenzione e capacità di comprensione, rifuggendo il giudizio moralistico che tutto condanna e nulla spiega. La città di Roma, d’altra parte, all’importanza storica determinata dallo status di capitale – sede delle istituzioni repubblicane ed epicentro della politica nazionale – e centro urbano più popoloso del paese, coniuga l’indubbio ruolo da protagonista ricoperto nell’ambito del movimento del ’77 e nelle vicende storiche successive. Fra le fonti utilizzate la prima da citare è proprio quella costituita dalle registrazioni effettuate dall’emittente romana, delle quali sono stati compulsati i primi quattro anni (1977-80, per un totale di circa 400 ore di trasmissioni). L’utilizzo di questi nastri ha reso necessaria la loro digitalizzazione e successiva inventariazione per mezzo di un thesaurus costruito ad hoc, operazioni la cui complicata realizzazione è compendiata nella sezione archivistica dell'elaborato. Oltre al citato archivio radiofonico sono stati consultati archivi istituzionali e informali (relativi al materiale documentale prodotto dai soggetti politici d'estrema sinistra protagonisti della conflittualità sociale dispiegatasi nel quadriennio in esame); si è fatto inoltre ampio uso delle interviste orali.
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AMBROSI, AGNESE. "Le politiche pubbliche di lotta alla povertà: processi attuativi ed impatti dei nuovi schemi di reddito minimo in Emilia-Romagna. Sostegno per l’inclusione attiva (SIA), Reddito di inclusione (REI) e Reddito di solidarietà (RES)". Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1231443.

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La tesi analizza i processi di implementazione e gli impatti delle nuove politiche di contrasto alla povertà in Emilia Romagna (Sostegno per l'inclusione attiva - Sia; Reddito di inclusione - Rei; Reddito di solidarietà - Res). La ricerca è condotta tramite analisi documentale; analisi dei dati; osservazione sul campo e lavoro sociale; interviste non strutturate; sessanta studi di caso seguiti ognuno per un periodo non inferiore a sei mesi; un questionario di 70 domande inviato a 204 assistenti sociali sul territorio regionale; un questionario di 41 domande inviato a tutti gli ambiti distrettuali sociali dell'Emilia Romagna. A livello teorico fa riferimento agli studi sull'implementazione delle politiche pubbliche e sulla street level bureaucracy.
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BACCIOTTINI, FRANCESCO. "Le elezioni amministrative del 1914 e del 1920 a Firenze". Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/2158/1001496.

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Questa tesi di dottorato analizza la vita politica a Firenze nella convulsa fase storica vissuta dal Paese a cavallo della prima guerra mondiale. Culla della destra nazionalista e allo stesso tempo laboratorio dell'intransigenza rivoluzionaria socialista, Firenze fu amministrata fino al termine della prima guerra mondiale dalle forze liberali sebbene sempre più incalzata dai socialisti e dalle altre componenti popolari. I cardini della ricerca sono le elezioni amministrative del 1914 e del 1920 in una città caratterizzata dal vivace scontro politico e incline ad abbracciare soluzioni estremiste. Il lavoro mira a colmare le parziali lacune esistenti nella letteratura storica di riferimento utilizzando la stampa dell'epoca, nonché documenti ufficiali e fondi d'archivio. Lo scopo di questo elaborato, in sintesi, è quello di fornire un quadro quanto più articolato possibile della vicenda politica della città nel periodo considerato. Allo stato attuale, infatti, la pur cospicua letteratura storica disponibile ha privilegiato i principali soggetti politici attivi a Firenze ma ha trascurato le forze politiche minori e il loro ruolo talora decisivo nella partecipazione o meno ad alleanze elettorali. L'angolatura elettorale amministrativa costituisce il parametro su cui si misurano tappe politiche essenziali della vicenda nazionale come l'eclissi del giolittismo e fratture come la crisi del dopoguerra con i laceranti effetti del diciannovismo, la radicalizzazione dello scontro politico e le avvisaglie del ruolo di difensore dei valori nazionali conferito al nascente fascismo. Il tutto in parallelo alla dilatazione del corpo elettorale e al compimento, nel 1919, del processo di nazionalizzazione della politica. Durante l'arco di tempo considerato Firenze si trasformò in un laboratorio sperimentale di ogni forma di estremismo politico. Non a caso la città venne messa a ferro e fuoco nel giugno del 1914 durante lo sciopero generale indetto dalla Camera del Lavoro e assistette sgomenta all'esplosione di una vera e propria guerriglia urbana nel 1920, quando dovette intervenire l'esercito per ripristinare l'ordine minacciato dai proiettili e dalle bombe degli squadristi. Le elezioni amministrative del 1914 e del 1920 si collocano in questo contesto particolarissimo i cui estremi cronologici sono la settimana rossa e il biennio rosso, manifestazioni, l'una e l'altra, di rilevanti tensioni sociali sia per la natura 'ribellista' di certi segmenti del proletariato, sia per la struttura economica della città. Caratterizzata da un tessuto sociale incentrato nell'artigianato, Firenze subì pesantemente gli effetti della crisi economica sia del periodo successivo alla guerra di Libia, sia e sopratutto nel primo dopoguerra. Il tradizionale corso politico liberale non riusciva più a dare risposte adeguate ad un popolo molto impegnato politicamente: nascevano nuovi interessi di classe e nuovi modi di interpretare la res publica. Alla continua radicalizzazione in senso rivoluzionario del PSI corrispose la nascita di organismi antibolscevichi che, grazie alle connivenze della forza pubblica, della classe dirigente, del ceto medio e al disinteresse del potere centrale, finanziarono e permisero la diffusione dello squadrismo. La tesi, articolata in cinque capitoli, è divisa in due parti dedicate alle due tornate amministrative. Ognuna di esse è introdotta dalla descrizione del contesto normativo elettorale di riferimento, cui seguono un'analisi del corpo elettorale, le rivendicazioni delle diverse categorie sociali e la descrizione della campagna politica per le elezioni nazionali che precedettero quelle amministrative (1909-1913-1919). Lo scopo è quello di rilevare l'efficacia, la penetrazione e la continuità delle politiche attivate dai partiti locali. In quest'ottica la struttura della tesi permette di studiare l'azione dei partiti attraverso l'indagine dei meccanismi di formazione della rappresentanza in relazione al contesto normativo. Inoltre, analizzando il corpo elettorale e le relative rivendicazioni, si rende possibile anche lo studio delle pratiche identitarie, delle forme di mobilitazione e di contrapposizione ed infine la capacità di permeabilità dei partiti nella comunità locale. Per comprendere quali e quanti fossero gli elettori e le relative scelte in sede elettorale, la tesi fotografa il tessuto sociale-lavorativo della città attraverso un'analisi demoscopica elaborata sulla base dei dati del Censimento della popolazione e del Censimento degli opifici al 1911 del Ministero di Agricoltura Industria e Commercio (MAIC). Il primo dei due assi portanti della tesi è costituito dalle elezioni amministrative del 1914. Al fine di presentare una ricostruzione puntuale della vicenda, alla pubblicistica di spessore più rilevante, concentrata su liberali socialisti e cattolici, si è affiancata la ricognizione attenta della stampa coeva. Sono stati consultati i quotidiani principali della città di differente orientamento politico: “La Nazione”, quotidiano dei conservatori nazionali, vicino al clerico-moderatismo; “Il Nuovo Giornale”, liberale-progressista; “La Difesa”, quotidiano socialista a carattere locale e “L'Unità, problemi di vita italiana”, anch'esso socialista ma più attivo su questioni d'interesse nazionale; “L'Unità Cattolica”, quotidiano dei cattolici intransigenti. Attraverso la stampa è stato possibile ricostruire lo scacchiere partitico della città, le strategie politiche portate avanti dai singoli partiti, i relativi statuti, i diversi programmi e i processi di formazione degli schieramenti e di selezione dei candidati. Per l'analisi dei risultati elettorali del 1914 un contributo significativo è offerto dallo studio statistico di Ugo Giusti dedicato all'elezione del consiglio comunale nel capoluogo toscano, studio in cui l'autore rilevò la difficoltà nel reperire dati ufficiali riguardo all'esito della consultazione. Giusti si occupò, tuttavia, solo dell'esito elettorale per il consiglio comunale e riportò il numero di voti riscossi complessivamente da ogni lista, cosa che non permette di comprendere fino in fondo il grado di appetibilità dei singoli candidati presentati dai vari schieramenti. Riguardo alla partecipazione elettorale, inoltre, lo statistico si concentrò solo su quella complessiva del comune, senza analizzare il differente tasso di partecipazione/astensionismo nelle varie aree della città. Per comprendere a pieno la capacità di attrazione esercitata dai diversi soggetti politici, nonché il grado di fedeltà dell'elettorato verso il proprio partito di riferimento, si è ritenuto utile verificare la percentuale di partecipazione nei quattro mandamenti urbani, unità territoriali per l'elezione dei consiglieri provinciali. Questi, infatti, erano abitati da cittadini di estrazione sociale diversificata e costituivano, pertanto, spazi socio-politici che raccoglievano interessi e aspettative differenti. In quest'ottica, l'analisi della partecipazione in un mandamento, in cui possono essere identificati interessi di classe prevalenti, può rivelarsi un indicatore attendibile per verificare il livello di gradimento di un determinato partito in relazione ad un preciso contesto economico-sociale. Per la partecipazione nei quattro mandamenti, oltre allo studio di Giusti, è stato consultato “Il Nuovo Giornale”, unica fonte che fornisce i dati necessari e l' Annuario statistico del comune di Firenze (1914). Per quanto riguarda l'elezione dei consiglieri comunali, sia nel 1914 che nel 1915 quando si tennero di nuovo le elezioni per il consiglio comunale, Maccabruni offre un quadro esaustivo su eletti, non eletti e numero di voti conseguiti. Per l'elezione dei consiglieri provinciali, invece, è stata consultata la stampa coeva. Sebbene la prima guerra mondiale non sia oggetto di questa tesi, si è ritenuto opportuno considerare le ripercussioni economico-sociali che il conflitto recò alla vita della città per comprendere le scelte fatte dal corpo elettorale in occasione delle elezioni politiche del 1919 e di quelle amministrative del 1920. Aprono pertanto la seconda parte della tesi le problematiche della riconversione industriale, del numero degli operai occupati nei relativi stabilimenti, delle condizioni lavorative e dell'incombente crisi economica. Sul clima politico fiorentino alla fine del conflitto e per descrivere lo scenario partitico nel 1919, la letteratura storica è stata affiancata da un'analisi comparata della stampa dell'epoca. Oltre ai quotidiani già citati sono stati consultati “La Libertà”, quotidiano del PPI; “L'Assalto”, inizialmente quotidiano dei futuristi, ben presto organo di stampa dei primi squadristi; “Il Giornale d'Italia”, liberale conservatore. Per introdurre la campagna delle consultazioni amministrative del 1920 si è proceduto col descrivere la stratificazione sociale degli elettori e le rivendicazioni portate avanti nel territorio fiorentino nel periodo precedente le elezioni. Per le occupazioni delle fabbriche, dei campi e sulla reazione del padronato si è fatto riferimento alla pubblicistica più significativa. Di scarso aiuto è invece risultata la consultazione della corrispondenza del cardinal Mistrangelo, reperita presso l'Archivio Diocesano di Firenze. Sia per la cronaca dei tragici accadimenti fiorentini che nell'agosto del 1920 accesero un clima elettorale già teso, cioè l'esplosione della polveriera di San Gervasio e la manifestazione socialista in cui la polizia uccise tre operai, sia sulla formazione degli schieramenti per le elezioni amministrative del 1920 che sulla guerriglia urbana successiva alla consultazione, la pubblicistica disponibile in materia è stata arricchita dalla consultazione della stampa dell'epoca e da fondi archivistici. Per l'Unione Politica Nazionale (UPN), oltre alla letteratura di riferimento e ai quotidiani precedentemente citati, sono stati consultati autori fascisti quali Banchelli, Frullini, Piazzesi e i periodici “L'Arolotto”, settimanale de “La Pagina Fiorentina”; “La Pagina Fiorentina”, quotidiano vicino all'UPN; “La Voce”, rivista di cultura e politica. La consultazione del fondo Orvieto, conservato presso l'archivio contemporaneo “Alessandro Bonsanti”, Gabinetto G. P. Vieusseux, ha permesso di integrare le conoscenze già acquisite sul ruolo ricoperto dall'UPN nella campagna elettorale. I documenti là esaminati hanno reso possibile ricostruire la fitta rete di finanziamenti erogati dall'Unione Politica Nazionale ai partiti aderenti. Per il partito popolare la pubblicistica di riferimento è stata affiancata dalla consultazione di periodici già citati e da “L'idea Popolare”, giornale locale del PPI fiorentino pubblicato a ridosso delle elezioni e “L'Ora Nostra”, quotidiano cattolico. Si sono rivelati utili alla comprensione del clima elettorale e delle convulse giornate che seguirono alla consultazione del 1920 i periodici precedentemente citati e il quotidiano fascista “La Sassaiola”. Come per le elezioni del 1914, Giusti offre un contributo significativo per la ricostruzione dell'esito elettorale del 1920. Tuttavia, anche in questo caso lo statistico fiorentino si occupò della sola elezione per il consiglio comunale riportando i voti riscossi complessivamente da ogni lista ma non dai singoli candidati. Riguardo alla partecipazione elettorale lo studio fa riferimento nuovamente a quella complessiva nel comune di Firenze senza considerare i singoli mandamenti. Come per la tornata elettorale amministrativa precedente, quindi, si è proceduto alla consultazione della stampa coeva per ricostruire l'affluenza nei diversi mandamenti, riportare i voti riscossi dagli eletti in consiglio comunale e in quello provinciale. Per l'elezione del sindaco sono stati consultati gli Atti del consiglio comunale (1920), reperiti presso l'archivio storico del comune di Firenze.
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SBARBATI, Claudia. "LE STRAGI E LO STATO. NARRAZIONI SU CARTA DELLO STRAGISMO ITALIANO:CRONACA, MEMORIA E STORIA". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251127.

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Resumen
Oggetto del presente studio è la narrazione pubblica delle stragi degli anni Settanta, realizzata attraverso il filtro della carta stampata di ieri e di oggi. In particolare, le stragi delle quali è stato ricostruito il pubblico racconto sono quelle di Milano (12 dicembre 1969), di Brescia (28 maggio 1974) e di Bologna (2 agosto 1980). L’interesse di ricerca è nato dalla percezione di un vuoto storiografico rispetto all’“impressione di realtà” - quindi all’immaginario - che nel corso dei decenni quotidiani e periodici nazionali hanno edificato riguardo allo stragismo neofascista. In generale, l’eversione di destra – seppur oggetto di preziosi studi - è stata meno analizzata rispetto a quella di sinistra e quello che è divenuto il cosiddetto “caso Moro”, perché sovente stigmatizzata come subalterna allo Stato e quindi priva di una sua dimensione particolare. È esattamente in questo spazio che la ricerca s’inserisce, guardando alla storia d’Italia attraverso l’interpretazione dello stragismo offerta dall’informazione a stampa. La scelta della fonte giornalistica come fonte storica per analizzare le categorie interpretative e i quadri di riferimento messi a disposizione dell’opinione pubblica, ha richiesto di tenere in considerazione gli elementi distintivi del giornalismo italiano e i suoi rapporti con il contesto politico nazionale coevo alle stragi, con attenzione anche per i cambiamenti occorsi nel tempo nel mondo dell’informazione e nel panorama internazionale, definendo un arco temporale che dal 1969 giunge sino al 2017. Inoltre, gli scenari politici sovranazionali della Guerra Fredda sono costantemente richiamati in virtù dell’intima connessione fra eversione di destra, forze dell’ordine e servizi di sicurezza italiani da un lato, ed equilibri geopolitici internazionali dall’altro. Si è scelto di attingere a numerose testate nazionali per dare conto delle diverse linee editoriali, delle molteplici caratterizzazioni politiche delle stesse, dei differenti stili comunicativi e della pluralità di lettori cui ogni quotidiano o periodico è destinato. Fra gli archivi storici più attenzionati emergono quelli del “Corriere della Sera”, “La Stampa”,“la Repubblica”, “L’Unità”, “Il Giorno”, “La Notte”, “La Nazione”, “L’Avanti!”, “il Manifesto”, “Lotta Continua”, “Umanità Nova”, “Il Popolo”, “il Secolo d’Italia”, “Candido” e “il Borghese”. A ogni strage è stato dedicato uno specifico capitolo in cui sono introdotti i fatti e gli esiti giudiziari, analizzate le prime reazioni della stampa, ricostruiti gli anni dei processi e la ricezione delle sentenze, sino a riproporre l’eco pubblica delle opere che nel corso dei decenni sono intervenute sul tema. Gli articoli di cronaca e gli editoriali di approfondimento analizzati permettono di vagliare la riproposizione su carta delle versioni ufficiali delle forze dell’ordine, della magistratura e della politica; le memorie dei protagonisti degli eventi e l’analisi offerta dagli opinion makers che di volta in volta hanno raccontato le stragi dell’Italia repubblicana (giornalisti, storici, magistrati, scienziati sociali). L’ultimo capitolo è stato invece dedicato al problema della Memoria e dei suoi rapporti con la Storia, analizzando la produzione memorialistica degli ex terroristi, delle vittime di prima, seconda e terza generazione, sino al tema della riconciliazione e della pacificazione. Si è dunque ricostruito il dibattito sviluppatosi “a caldo” ed “ex post”, nella consapevolezza che l’informazione e la comunicazione pubblica della Storia sono fondamentali per la storicizzazione del passato traumatico della Nazione.
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VALENTE, LAURA. "GREGORIO NAZIANZENO Eij" ejpiskovpou" [carm. II,1,13. II,1,10] Introduzione, testo critico, commento e appendici". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251619.

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Resumen
Invitato a Costantinopoli da una delegazione nicena, che ne chiedeva l’intervento a sostegno della comunità ortodossa locale, Gregorio di Nazianzo accantonò il desiderio di dedicarsi alla vita contemplativa e si recò nella Neja ÔRwvmh: non poteva certo immaginare che negli anni trascorsi nella capitale (dagli inizi del 379 al luglio del 381) avrebbe conosciuto, a distanza di breve tempo, l’apice e il fallimento della sua attività politico-ecclestiastica. Alla guida di un piccolo gruppo di fedeli, radunati in una sala udienze privata ribattezzata Anastasia, Gregorio esercitò con impegno i suoi doveri pastorali, spendendosi soprattutto nella lotta dottrinale contro l’eresia ariana. L’elezione come vescovo della città, avvenuta per volere dell’imperatore Teodosio, rappresentò il riconoscimento dei meriti del Cappadoce nella restaurazione e nel consolidamento dell’ortodossia nicena, ma, allo stesso tempo, aprì la strada a una stagione tutt’altro che scevra di asprezze, destinata a lasciare amari ricordi nel cuore dell’autore. Chiamato a presiedere il concilio episcopale del 381, indetto con l’obiettivo di risolvere lo scisma antiocheno e condannare le eresie del tempo, il Nazianzeno sperimentò sulla propria i conflitti interni ed i giochi di potere cui si era ridotto l’episcopato. Alla malattia, che debilitò il fisico dell’autore e ne ostacolò la partecipazione a svariate attività pubbliche, si aggiunse l’ostilità dei colleghi, in particolare di alcuni vescovi egiziani, che contestarono la legittimità della sua elezione sul seggio di Costantinopoli, in quanto già vescovo nella sede di Sasima. Stanco e malato, amareggiato dai continui scontri e dall’ennesimo attacco subito dagli avversari, Gregorio decise di farsi da parte e, rassegnate le dimissioni dalla cattedra episcopale, lasciò Costantinopoli, senza neppure aspettare la conclusione del sinodo. Nella natia Cappadocia, lontano fisicamente dal clima tumultuoso e dai dispiaceri della capitale, ma turbato dalle calunnie e dalle ingiustizie subite da coloro che riteneva amici, il Nazianzeno sfogò le proprie delusioni nella scrittura poetica. All’esperienza costantinopolitana e in particolare al contesto delle dimissioni dalla cattedra vescovile fanno riferimento i carmi oggetto di questa tesi di dottorato: II,1,10 (Ai sacerdoti di Costantinopoli e alla città stessa) e II,1,13 (Ai vescovi), rispettivamente di 18 distici elegiaci e 217 esametri. In essi si intrecciano più suggestioni: la meditazione e il riecheggiamento interiore degli eventi che hanno coinvolto l’autore, la difesa del suo operato, ma soprattutto la violenta invettiva contro i vescovi, scaturita non solo dal risentimento per le vicende personali, ma dallo sdegno dell’autore per la corruzione morale e l’impreparazione della gerarchia ecclesiastica. La tesi di dottorato si apre con una bibliografia ricca e aggiornata degli studi concernenti il Cappadoce; in essa sono indicati i diversi contributi, cui si fa riferimento nel mio lavoro. Segue un’ampia introduzione che presenta i carmi sotto molteplici aspetti. Dal momento che l’invettiva contro i vescovi costituisce l’argomento principale di entrambi i componimenti, ho approfondito innanzitutto questo aspetto, ripercorrendone le testimonianze nell’esperienza biografica e nell’opera letteraria dell’autore: da quanto emerso, la polemica contro la gerarchia ecclesiastica raggiunge certamente il suo apice negli eventi costantinopolitani, ma non va ad essi circoscritta, dal momento che se ne ha traccia anche negli scritti gregoriani riconducibili ai primi anni del sacerdozio e al periodo successivo al ritorno a Nazianzo. Si è cercato poi di stabilire la data di composizione dei carmi in analisi, che, dati i contenuti, furono sicuramente scritti dall’autore nel periodo di ritorno in patria, fase in cui gli studiosi collocano buona parte della produzione poetica del Cappadoce. Più precisamente ho individuato il terminus post quem nel luglio del 381, mese in cui la cattedra costantinopolitana lasciata vacante dal Nazianzeno fu affidata a Nettario: in entrambi i testi, infatti, si fa riferimento a questo personaggio, sebbene non sia menzionato esplicitamente. Segue un’analisi dettagliata della struttura compositiva e delle tematiche dei carmi, nella quale si mostra come, pur nella loro diversità, le due poesie presentino moltissime consonanze e parallelismi a livello strutturale, in particolare nella parte incipitaria, in cui si registra la condivisione dello stesso verso iniziale, e nella sezione conclusiva. Sempre nell’introduzione è affrontato lo studio della tradizione manoscritta e dei rapporti tra i codici: i carmi in oggetto risultano attestati in 34 manoscritti (di cui 17 fondamentali per la costituzione del testo) databili dall’XI al XVI secolo e riconducibili alle raccolte antiche Σ e Δ, nei quali sono traditi sempre uno di seguito all’altro: nello specifico II,1,13 precede immediatamente II,1,10. La parte centrale della tesi è costituita dal testo critico di ciascun carme, seguito da traduzione e commento. La tesi costituisce il primo lavoro di questo tipo per il carme II,1,13; II,1,10 è stato invece oggetto di studio di due recenti edizioni: quella dei primi undici poemata de seipso del Nazianzeno curata da Tuilier - Bady - Bernardi per LesBL ed edita nel 2004 e un’edizione commentata di Simelidis, pubblicata nel 2009. Suddetti lavori non hanno rappresentato un ostacolo al progetto. Nessuno di essi infatti ha previsto lo studio simultaneo dei due testi poetici, che, a mio giudizio, non possono essere compresi a fondo se svincolati l’uno dall’altro; non sono risultati immuni da pecche sotto il profilo della critica testuale; il commento è assente nell’edizione francese, scarno e non sempre condivisibile in quella del Simelidis. La tesi è infine corredata da tre appendici che permettono di seguire la fortuna dei componimenti poetici. La prima di esse è dedicata al Commentario di Cosma di Gerusalemme ai Carmi del Nazianzeno, collocato tra la fine del VII e inizio l’VIII secolo. Il commentario, tradito da un unico manoscritto, il Vaticanus graecus 1260 del XII secolo, ha visto la sua editio princeps nel 1839 a cura del cardinale Angelo Mai nel secondo volume del suo Spicilegium Romanum, ristampata con lievi modifiche nel volume 38 della Patrologia Graeca. Una più recente edizione è stata curata da Lozza nel 2000. Nell’opera di Cosma vengono analizzati trentaquattro versi di carme II,1,13 e due di carme II,1,10; l’ampiezza delle citazioni va da un minimo di un verso a un massimo di 5. Segue un’appendice dedicata alle parafrasi bizantine, che in alcuni manoscritti contenenti i carmi, accompagnano il testo poetico. Tali spiegazioni in prosa, composte in un momento non precisabile della trasmissione dell’opera gregoriana, sono anonime, di diverso livello letterario e da intendere come un testo in continua evoluzione, oggetto di modifiche da parte di ciascun copista. Nel caso dei testi in oggetto le parafrasi trasmesse sono tre, chiamate, sulla scia di studi precedenti, Paraphr. 1, Paraphr. 2, Paraphr. 3 e delle quali la tesi fornisce l’editio princeps. L’ultima appendice è costituita dalla traduzione latina dei carmi di Giacomo Oliva da Cremona, redatta nella seconda metà del XVI secolo per incarico del Cardinal Guglielmo Sirleto e testimonianza del grande interesse per il Cappadoce in questo periodo storico. Il lavoro dell’Oliva, rimasta inedito per la morte del committente e probabilmente anche per il suo scarso valore letterario, è trasmesso da due manoscritti autografi, il Vaticanus Barberinianus lat. 636 (B) e il Vaticanus lat. 6170 (V) e trova nella tesi la sua editio princeps.
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