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La Varra, Giovanni. "Post-it City. L'ultimo spazio pubblico della cittŕ contemporanea". TERRITORIO, n.º 56 (marzo de 2011): 84–86. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-056012.

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L'articolo racconta di una temporaneitŕ messa in gioco da popolazioni che si riappropriano di spazi residuali e non, reinventandoli. Lo spazio post-it č uno spazio aperto che riesce ad adottare forme differenti da quelle esclusive per le quali č stato pensato, gli spazi postit mettono in scena delle relazioni in pubblico, delle forme abitative, delle strutture di scambio e di commercio di una comunitŕ in movimento.
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De Luca, Giuseppe. "Nuovi modelli dell'abitare e spazi di prossimità nella riorganizzazione della struttura della città". TERRITORIO, n.º 98 (marzo de 2022): 55–61. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-098009.

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L'articolo muove dalla rilettura degli effetti della pandemia da Covid-19 sulle città, interrogandosi sulle modalità con cui questa ha messo in discussione sia lo spazio organizzativo dell'abitare, sia lo spazio pubblicorelazionale, così come anche le dinamiche di condivisione degli spazi interni alle abitazioni, ma al contempo reinterpretando lo spazio pubblico quale estensione di spazi privati per garantire servizi collettivi. L'articolo ragiona su due proposte: una centrata sull'Harmonic Innovation Living, in corso di applicazione nel comune di Falerna, in Calabria; l'altra sui dispositivi progettuali di riorganizzazione della struttura urbana della Città Metropolitana di Firenze, attraverso il Piano territoriale metropolitano in corso di redazione, che introduce il concetto di ‘piattaforma' di intervento per ridefinire mobilità e servizi di prossimità.
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Kaës, René. "Note sugli spazi della realtà psichica e il malessere in tempo di pandemia". INTERAZIONI, n.º 2 (noviembre de 2022): 13–41. http://dx.doi.org/10.3280/int2022-002002.

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Durante i 55 giorni di confinamento imposti in Francia dalle autorità come misura di protezione dal contagio dal virus Covid-19, dal 13 marzo all'11 maggio 2020, ho preso degli appunti, a caldo, e poi li ho rilegati facendo molti tagli e cuciture. Il mio intento era di aprire qualche via di riflessione sull'impatto di questa pandemia sui tre principali spazi della realtà psichica di cui ho definito formazioni e processi: lo spazio intrapsichico, appartenente ai soggetti considerati nella loro singolarità; lo spazio intersoggettivo, relativo ai legami che i soggetti stabiliscono con altri soggetti; lo spazio degli insiemi plurisoggettivi di cui i soggetti sono membri, come le famiglie, i gruppi e le istituzioni. Questi spazi non sono impermeabili gli uni con gli altri, sono porosi, in un rapporto di interferenza e trasformazione reciproca. Ed è proprio sui flussi della realtà psichica tra questi spazi in questo periodo di pandemia che porto la mia attenzione.
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Brignoli, Chiara. "Costruire spazio pubblico con la cultura". TERRITORIO, n.º 93 (enero de 2021): 70–72. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-093011.

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L'attivazione di pratiche di partecipazione a Romano di Lombardia è descritta nella sua capacità di ripensare le forme e i modi degli spazi e delle attività culturali all'interno della città. Gli eventi e le iniziative, nati da percorsi di cittadinanza attiva che hanno saputo coinvolgere e valorizzare in prima persona i giovani, hanno funzionato da innesco per la costruzione di spazio pubblico attraverso la riqualificazione di luoghi prima abbandonati o la riqualificazione di spazi esistenti.
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Dessì, Valentina. "Scuole all’aperto di ieri e di oggi." Contesti. Città, territori, progetti 1, n.º 1 (27 de octubre de 2022): 140–57. http://dx.doi.org/10.36253/contest-13589.

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L’esperienza delle open-air school ci ricorda che lo spazio esterno di pertinenza della scuola, se progettato assieme all’edificio, diventa parte integrante dell’attività didattica, come evidenziato nei primi due casi studio riportati, la Casa del Sole e la Rinnovata Pizzigoni entrambe a Milano. Per troppi anni si è persa la consapevolezza della risorsa spazio-esterno-scolastico. Fortunatamente sempre più comunità scolastiche sono coinvolte nella realizzazione di spazi attrezzati nei cortili, convinte che la didattica a contatto con la natura offra opportunità di stimolo per tutti gli studenti che apprendono fin da piccoli il rispetto per la natura. Gli esempi riportati della scuola Marymount di Roma e Dante Alighieri a Milano ci fanno ragionare su come valorizzare lo spazio esterno a disposizione attraverso l’individuazione di nuove funzioni e il lavoro sulle superfici e le attrezzature.
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Olivi, Alessandra. "Oltre il parco e l'orto urbano. Spazio pubblico in movimento e nuovi immaginari urbani". SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, n.º 98 (julio de 2012): 60–72. http://dx.doi.org/10.3280/sur2012-098005.

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Nei processi di produzione dello spazio urbano trovano espressione non solo le forme del potere, ma anche quelle del contro-potere. La cittŕ pianificata si trasforma in incubatrice di azioni civiche di resistenza che, dando vita a nuovi spazi ibridi, destabilizzano il paesaggio urbano. Č questo il caso dell'esperienza del Huerto del Rey Moro di Siviglia che si analizza nel presente contributo. Qui, l'allestimento di orti urbani comunitari risponde a una nuova modalitŕ di spazio pubblico che, coniugando il metabolismo ambientale a quello sociale, contribuisce a plasmare nuovi immaginari urbani.
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Caglioni, Valentina. "La "mancanza" di gioco nelle strutture perverse". PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, n.º 1 (junio de 2021): 72–90. http://dx.doi.org/10.3280/psp2021-001005.

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In questo articolo, l'autrice, propone una ipotesi teorica con cui potersi muovere negli angusti spazi che si avvertono nella terapia con i pazienti con struttura perversa. L'autrice, dopo aver meglio delineato il paziente con strutturazione perversa a cui si riferisce, propone di pensare a questi pazienti come a persone che "non hanno abbastanza gioco", così come si può dire di una vite che non gira bene perché "non ha gioco", non ha spazio sufficiente per poter dispiegare il proprio movimento naturale. Riferendosi alla concezione del gioco di Winnicott, inteso nel suo doppio statuto di spazio che permette il gioco e contemporaneamente di gioco che avviene in quello spazio, l'autrice propone di pensare ai tipici meccanismi perversi di controllo dell'oggetto, manipolazione, costruzione di una neo-realtà, ecc. come tentativi di ripristinare il proprio movimento psichico che non ha potuto dispiegarsi a sufficienza nell'esperienza psichica del soggetto e che si sclerotizza pervertendosi, ripiegandosi all'interno. L'autrice porta un caso clinico a sostegno di questa ipotesi di lavoro sottolineando alcuni aspetti che caratterizzano l'esperienza perversa, in particolare un tipo di abuso psichico che non permette una buona espressione dell'aggressività con un conseguente ripiegamento verso l'interno dello spazio potenziale e d'azione del soggetto.
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Montebelli, Stefania. "Il territorio come spazio della creatività sociale. Un esempio di laboratorio per una "città accogliente"". EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, n.º 1 (junio de 2021): 40–55. http://dx.doi.org/10.3280/ess1-2021oa10030.

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L'attuale tendenza della trasformazione urbana non interessa più solo l'espansione dei centri urbani, quanto piuttosto la riconversione del patrimonio esistente. Lo spazio urbano è discontinuo, composto di luoghi che il tempo ha posto vicino, spesso senza alcuna pianificazione, a dimostrazione che l'evoluzione della territorialità è più rapida di quella del territorio che ne conserva le rimanenze materiali. Vengono a formarsi, così, degli spazi interstiziali nella trama urbana che solo la creatività sociale può reinserire nella progettualità di un contesto abitato e vitale, risignificandoli di nuova funzione. Questa dovrebbe essere vista come un'urgenza perché, sia che la territorializzazione riguardi la conquista di spazi extraterritoriali, che quelli interni al proprio territorio, lo spazio urbano abbandonato rappresenta una sorta di minacciosa indeterminatezza che può arrivare ad essere de-strutturalizzante per il tessuto territoriale, così come per l'identità collettiva. La creatività risulta essere, quindi, una strategia territorializzante attraverso cui la società educa alla cittadinanza attiva reificando, significando e funzionalizzando gli spazi del suo vivere, autorappresentandosi.
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Bracchi, Paola. "Dall'ibridazione tipologica dello spazio pubblico alle fruizioni urbane ibride". TERRITORIO, n.º 56 (marzo de 2011): 115–20. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-056019.

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Č ancora possibile parlare di spazio pubblico oggi? Se per spazio pubblico si fa riferimento ai modelli tradizionali di piazza, strada e parco, coincidenti allo spazio aperto, allora č possibile affermare che lo spazio pubblico č ormai obsoleto, cristallizzato in un immagine non piů rispondente alle necessitŕ contemporanee. La staticitŕ presupposta dalle figure archetipe oggi non č piů valida, tempo e spostamento sono fattori a cui il progetto deve far riferimento. Č necessaria un'innovazione tipologica dello spazio pubblico, in grado di interpretare complessitŕ, dinamicitŕ e stratificazione della cittŕ contemporanea. Tale innovazione passa indubbiamente attraverso l'ibridazione dei tipi tradizionali: un'evoluzione trasversale tra le tipologie dello spazio pubblico, tra tipologie dello spazio pubblico e spazio abitato e tra tipologie ibride ed usi urbani.
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Grassi, Ludovica. "Oltre lo spazio, il tempo. Temporalità nello spazio familiare". INTERAZIONI, n.º 2 (diciembre de 2016): 90–104. http://dx.doi.org/10.3280/int2016-002009.

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Rodriguez, Maria Gabriela, Erik Gadotti, Marta Zambotto, Francesca Stoppa y Giada Saltori. "Spazio alle nuove idee: il modello Artigianelli". IUL Research 3, n.º 6 (21 de diciembre de 2022): 191–205. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v3i6.314.

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L’articolo si propone di descrivere il caso dell’Istituto Pavoniano Artigianelli per le Arti Grafiche di Trento, in cui un modello pedagogico innovativo risulta sostenuto da una progettazione consapevole e condivisa degli spazi. L’istituto adotta un nuovo modello educativo in grado di rispondere alle necessità della società contemporanea: il cosiddetto “ecosistema”. Al suo interno interagiscono più soggetti orientati allo sviluppo dell’apprendimento e dell’innovazione. Inoltre, si pone particolare attenzione a tematiche come l’inclusione e la diversità, traducendo il modello educativo in un’esperienza in cui gli spazi riflettono i propri ideali pedagogici, creano benessere e sostengono la metodologia didattica. Si descrive inoltre come è stato raggiunto questo risultato attraverso percorsi di progettazione condivisa, a cui hanno collaborato varie figure che vivono lo spazio nella propria quotidianità.
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Rinaldini, Matteo, Anna Chiara Scapolan, Stefano Rodighiero y Fabrizio Montanari. "Il time crafting negli spazi di coworking". STUDI ORGANIZZATIVI, n.º 2 (diciembre de 2021): 67–92. http://dx.doi.org/10.3280/so2021-002003.

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Attingendo e contribuendo alla letteratura sulla accelerazione sociale, agli studi organizzativi sul job crafting e alla più recenti ricerche sui coworking, l'articolo indaga le forme di time crafting attivate dai mobile workers che frequen-tano gli spazi di coworking. I risultati riportati si basano su una ricerca empirica qualitativa esplorativa che ha coinvolto 126 frequentatori di 39 spazi di coworking nella Regione Emilia-Romagna. L'evidenza empirica suggerisce che i coworkers attivano due forme di time crafting per strutturare e gestire il loro tempo e la rela-zione tra il loro tempo di lavoro e di non lavoro: il time boundaries crafting e il re-lational time crafting. La prima forma si riferisce fondamentalmente a tutte quel-le azioni volte a separare o sovrapporre tempo di lavoro e tempo di non lavoro che vengono favorite dalla frequentazione dello spazio di coworking. La seconda for-ma include quelle azioni volte a concentrare all'interno dello spazio di coworking tutto il tempo dedicato alle relazioni professionali e a ritualizzare le relazioni extra-lavorative che si sviluppano spontaneamente nel coworking. In entrambe le forme di time crafting, lo spazio di coworking gioca un ruolo rilevante fornendo ai mobili workers che lo frequentano artefatti fisici, servizi e risorse immateriali (fondamen-talmente il senso di comunità) che li supportano nelle loro azioni volte a strutture e gestire la collocazione temporale (timing), l'estensione nel tempo (length) e l'intensità (intensity, pace) delle loro attività lavorative e non lavorative.
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Pezzoni, Nausicaa. "La Città dei rider. Uno sguardo in movimento sulla città". TERRITORIO, n.º 100 (noviembre de 2022): 71–81. http://dx.doi.org/10.3280/tr2022-100008.

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Mentre la città si svuotava e i suoi spazi divenivano improvvisamente immobili e silenziosi, un solo movimento attraversava le strade e le piazze deserte, svelando presenze pressoché invisibili fino ai recenti lockdown. La Città dei rider è un progetto di ricerca sulla città contemporanea: su come rappresentare le trasformazioni introdotte dalle nuove popolazioni urbane, e sull'idea di città che emerge da chi la osserva da uno sguardo in movimento. 100 mappe realizzate dai rider milanesi rivelano nuove geografie su cui si innesta l'ipotesi di un progetto per un'infrastrutturazione leggera dello spazio pubblico: un network di ‘dispositivi di ancoraggio' a servizio dei rider e di tutti i cittadini; un disegno volto a incidere sulla costruzione di un nuovo spazio di cittadinanza.
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Mehtonen, P. M. y Jaana Vaahtera. "Noble Negation: The Value of Linguistic Spaces in Dante's De vulgari eloquentia". Rhetorica 33, n.º 4 (2015): 393–408. http://dx.doi.org/10.1525/rh.2015.33.4.393.

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Riassunto: Cominciando dall'intrigante, per il lettore, descrizione del locale del primo Discorso, il De vulgari eloquentia di Dante Alighieri (c. 1304–1305) conduce chi lo legge attraverso una serie di ambigui commenti sui luoghi e spazi (curia, aula) legati al vernacolo illustre. Questo crea nuovi spazi linguistici nell'immaginazione del lettore: cammini paralleli del pensiero, congetture, suspence. Il presente saggio intende sostenere che l'affermazione e susseguente negazione – o denarrazione – dei luoghi, più o meno concreti, trasferisce la discussione di Dante, e ugualmente la lingua discussa, in uno spazio più astratto, dove la formalizzazione del volgare, o vernacolo illustre, si realizza. L'ingegnosa funzione degli spazi alternativi che emerge risulta essere sotto stimata se essi devono essere ridotti puramente al risultato di singole metafore o alla riluttanza di Dante a prendere posizione in una controversia di carattere teologico sull'origine del linguaggio. Una simile variante di narrazione non affermativa rende possibile a Dante di assegnare all'illustre vernacolo un somigliante vuoto ontologico tra l'essere e il non essere come nel caso del riferimento biblico alle prime lingue umane. L'ambiguo spazio che di conseguenza risulta essere creato per il volgare illustre è il luogo dove il volgare può essere soggetto alla razionale investigazione dantesca.
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Petrucci, Silvia. "Spazio, Rappresentazione, Architettura". EGE-Expresión Gráfica en la Edificación, n.º 5 (28 de febrero de 2008): 95. http://dx.doi.org/10.4995/ege.2008.12544.

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Cafiero, Alessandro. "Spazio alla boa". FOR Rivista per la formazione, n.º 96 (enero de 2015): 103–4. http://dx.doi.org/10.3280/for2013-096029.

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Tognetti, Mara, Giuseppe Viola, Luiza Zanetti y Oscar Lópes Maldonado. ""Spazio il Benvenuto"". TRAVESSIA - revista do migrante, n.º 58 (9 de agosto de 2007): 5–12. http://dx.doi.org/10.48213/travessia.i58.224.

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A população estrangeira com permanência legal na Itália até I o de janeiro de 2005, segundo os dados Istat (Istituto Nazionale di Statisticà), era de 2,7 milhões. O aumento verificou-se, principalmente, logo após a regularização efetuada no ano de 2002 com as Leis 189 e 222 (Ismu, 2006). Atualmente, o número de estrangeiros residentes na Lombardia oscila entre 766 mil e 813 mil. Com relação ao estado' civil, a maioria destes são casados, o que equivale a 58,6% da população imigrante (Osservatorio Regionale per l’integrazione e la multietnicità, 2006). [...]
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Valentini, Valentina. "Lo spazio interiore". Rivista di estetica, n.º 63 (1 de diciembre de 2016): 13–18. http://dx.doi.org/10.4000/estetica.1236.

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Rozzoni, Claudio. "Lo Spazio Estetico". Chiasmi International 13 (2011): 217–39. http://dx.doi.org/10.5840/chiasmi20111315.

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Vanzan, Anna. "Genere e spazio a Tehran: esclusione, contestazione e rinascita". STORIA URBANA, n.º 167 (mayo de 2021): 17–32. http://dx.doi.org/10.3280/su2020-167003.

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In Iran, almeno da quarant'anni, ovvero dall'instaurarsi della Repubblica Islamica d'Iran, le donne stanno rinegoziando gli spazi loro concessi, compresi quelli urbani. La capitale Tehran, vero microcosmo e barometro sociale dell'intero Paese, si presta come caso di studio per verificare progressi e/o regressioni nel rapporto tra spazio urbano e generi svantaggiati, non solo quello femminile, ma pure quelli rappresentati nell'acronimo LGBTIQ.
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Marrone, Vincenzo. "Spazio architettonico, spazio sociale e benessere familiare. Una analisi esplorativa". SOCIOLOGIA E POLITICHE SOCIALI, n.º 3 (enero de 2013): 155–79. http://dx.doi.org/10.3280/sp2012-003010.

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What are the roles of home and neighbourhood on the family wellbeing experience? In which extent the urban-architectural space influences the social cohesion constitution? Starting from a survey conducted in two similar planned neighbourhoods, the paper shows that the physical spaces could create most opportunity about informal exchanges, family and individual ease. In one of the two settlements is present an inhabitant organization that takes care about the collective areas. So, comparing this two neighbourhoods we can see that this organization increases the social relation opportunities within the physic space. The neighbourhood relations also change in quality, frequency and distance. The reciprocity is the principal mean about the constitution of the internal community cohesion and it also creates - in people - an openness and trust attitude that goes beyond the neighbourhood boundaries.
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Carrera, Letizia. "Le politiche urbane per l'inclusione. Generare terzo spazio". TERRITORIO, n.º 93 (enero de 2021): 123–28. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-093019.

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Oggi la città è più che in passato caratterizzata dalla multiculturalità, affrontata ancora con la logica del ‘melting pot', quindi di omogeneizzazione delle differenze, piuttosto che di quella più complessa della ‘salad bowl'. Uno strumento strategico è rappresentato dalla (ri)progettazione dello spazio urbano in vista della realizzazione di processi di inclusione, attraverso interventi strutturali puntuali e diffusi nel territorio. Centrali gli spazi terzi, spazi fisici nei quali soggetti diversi hanno la possibilità di incontrarsi e di iniziare percorsi di riconoscimento e di costruzione di comunità territoriali fondate sulle differenze e sulla contaminazione. Alcune politiche hanno optato per strategie di attesa di processi spontanei di composizione virtuosa di quelle differenze, altre per la messa in campo di azioni di governo delle differenze stesse e di processi di inclusione attiva.
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Riefolo, Giuseppe. "L'ALTRO PIANO Les Femmes du 6čme étage (Francia, 2011) di Philippe Le Guay". PSICOBIETTIVO, n.º 2 (julio de 2012): 169–76. http://dx.doi.org/10.3280/psob2012-002011.

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Il protagonista del film accede ad uno spazio che fino a quel momento esisteva nella propria esperienza solo come potenziale, e quindi mai sperimentato. Gravi eventi possono costringerci a riorganizzare lo spazio del Sé sia in senso dissociativo difensivo che, cogliendo le sollecitazioni a nuovi assetti, secondo una particolare dissociazione di ordine creativo. Le esperienze di sofferenza possono essere colte come sollecitazioni al cambiamento. Le psicoterapie non possono consegnare al paziente uno spazio nuovo, ma lo accompagnano nella espansione del proprio spazio.
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Maccioni, Luigi. "La dialettica tra spazio edipico e spazio potenziale: intrapsichico e intersoggettivo". PSICOANALISI, n.º 1 (septiembre de 2018): 51–77. http://dx.doi.org/10.3280/psi2018-001004.

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ANNESE, MARIELLA, Maria Raffaella Lamacchia, Vito Cascione y Cristina Sunna. "I poli per l’infanzia ZeroSei." Contesti. Città, territori, progetti 1, n.º 1 (27 de octubre de 2022): 173–93. http://dx.doi.org/10.36253/contest-13457.

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La riforma del Sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita sino ai sei anni, approvata con il Decreto Legislativo n. 65/2017, attuativo della citata legge della “Buona scuola” interpreta, inaugura e declina in modo precipuo una nuova fase dell’evoluzione degli ambienti educativi e, attraverso la previsione dei caratteri distintivi dei Poli per l’infanzia (art. 3), si ritrovano anche gli elementi a partire dai quali identificare i poli per l’infanzia come luoghi urbani multifunzionali il cui carattere sociale oltrepassa il target dell’utenza principale, aprendosi alla comunità che insiste nel contesto urbano. Il lavoro guarda all’esperienza condotta da Regione Puglia dal 2017, nell’ambito della quale i Poli per l’infanzia ZeroSei vengono definiti con una chiara caratterizzazione urbana. I progetti esemplificativi di queste innovative strutture, esito di tre procedure concorsuali a regia regionale, assumono rilevanza non solo per essere stati concepiti sotto il profilo della qualità architettonica del manufatto e del rapporto tra spazio e apprendimento ma ancheper la loro capacità di integrarsi funzionalmente e fisicamente con lo spazio urbano circostante, per l'opportunità data dai contesti periferici in cui sono collocati di offrire una esperienza didattica integrata nella dimensione identitaria del quartiere rispetto al quale si pongono in forte continuità e relazione. L'occasione descritta, consente di trarre alcune prime riflessioni sul ruolo dello spazio educativo e dell’architettura degli spazi per l’apprendimento del target 0-6 per i diversi contesti urbani.
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Colafranceschi, Daniela y Joan Nogué. "Abitare l’intangibile: paesaggio e spazio pubblico". Ri-Vista. Research for landscape architecture 19, n.º 2 (27 de enero de 2022): 5–23. http://dx.doi.org/10.36253/rv-12447.

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Nella geografia complessa delle nostre città, quella dello Spazio Pubblico è entità oggi quanto mai flessibile, aperta e contraddittoria, concettualmente più permeabile e necessariamente rispondente ai cambiamenti così incisivi e profondi delle comunità che le abitano. Il progetto come dispositivo, in coerenza con il portato della Convenzione Europea del Paesaggio, indirizza le ragioni di una strategia di intervento sui valori intangibili come strumenti operativi che ne determinano qualità e successo. Livelli di identità e appropriazione diventano strumenti del fare, insieme a relazioni percettive e dinamiche, flessibilità e pluralità di funzioni, traiettorie e tempi che scandiscono forme e maniere di vivere ed abitare nelle città. Quando da ‘pubblici’ gli ambiti urbani passano ad essere collettivi, partecipati, quotidiani, condivisi. Quando da ‘spazi’ diventano ‘luoghi’. Il numero presenta ricerche, esperienze, tendenze e attitudini di progetto che lasciano emergere i caratteri di un progressivo allontanarsi da un’attenzione prevalente agli aspetti stilistico-formali e compositivi di piazze, strade, marciapiedi, passeggi, giardini, parchi per essere trattati come spazi emozionali della nostra esistenza. Esso raccogliere esperienze progettuali innovative in cui antropologia, filosofia, questioni sociali, si fondono alla composizione architettonica, all’urbanistica, alla progettazione urbana e alimentano ricerca, sperimentazione, sensibilità operativa per sostanziare un progetto di paesaggio più consapevole e complesso.
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Romano, Elida y Didier Destal. "La famiglia entra in ospedale: suicidi in adolescenza". TERAPIA FAMILIARE, n.º 94 (febrero de 2011): 156–72. http://dx.doi.org/10.3280/tf2010-094011.

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Il bambino cresce in seno alla famiglia, che č il suo sociotipo principale. Nel corso della crescita, metterŕ questo sociotipo a confronto, se non in competizione, con gli altri spazi nei quali costruisce la sua differenziazione e la sua autonomia. La scuola ed il gruppo dei pari sono i principali. Nelle famiglie che incontriamo, spesso caratterizzate da una nuclearizzazione forte e disfunzionale, lo spazio familiare č danneggiato con violenza a causa di un'integrazione impossibile dell'adolescente nei suoi sociotipi esteriori. Questo danneggiamento č comune e reciproco tra l'adolescente ed il resto della famiglia. Quando il ricovero si rende necessario, deve rispettare delle modalitŕ che designano questo spazio esteriore "patologico" come un luogo in cui le competenze di ognuno, le paure, le speranze, ritrovano diritto di espressione; la prima condizione č allora che il luogo del ricovero sia un teatro di mediazione realmente aperto nella vita quotidiana a tutti i membri della famiglia senza eccezione.
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Satta, Caterina y Giuseppe Scandurra. "Creatività e spazio urbano". TERRITORIO, n.º 68 (febrero de 2014): 39–45. http://dx.doi.org/10.3280/tr2014-068006.

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De Benedetto, Nancy. "Cultura catalana spazio europeo". SCRIPTA. Revista Internacional de Literatura i Cultura Medieval i Moderna 16 (13 de diciembre de 2020): 400. http://dx.doi.org/10.7203/scripta.16.19238.

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Angelucci, Alba. "Donne nello spazio urbano". PRISMA Economia - Società - Lavoro, n.º 2 (octubre de 2017): 134–48. http://dx.doi.org/10.3280/pri2016-002009.

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Gnerre, Maurizio. "Lo spazio del mito". La Ricerca Folklorica, n.º 11 (abril de 1985): 29. http://dx.doi.org/10.2307/1479580.

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Battaglia, Yuri y Marco Lombardi. "Kidney News: Spazio Giovani". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, n.º 1 (24 de enero de 2018): 26. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1110.

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Battaglia, Yuri y Marco Lombardi. "Kidney News: Spazio Giovani". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, n.º 2 (26 de enero de 2018): 9. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1130.

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Melli, Stefano. "Fare spazio alla Natura". Ri-Vista. Research for landscape architecture 19, n.º 1 (26 de julio de 2021): 288–93. http://dx.doi.org/10.36253/rv-11327.

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Inguaggiato, Valeria. "Lo spazio pubblico nell'arte". TERRITORIO, n.º 53 (septiembre de 2010): 22–29. http://dx.doi.org/10.3280/tr2010-053004.

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Tamburlini, Giorgio. "2022, Pediatria nello spazio". Medico e Bambino 41, n.º 1 (25 de enero de 2022): 9. http://dx.doi.org/10.53126/meb41009.

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Spini, Tito G. y Giovanna Antongini. "Lo spazio decodificato dall'immagine". La Ricerca Folklorica, n.º 54 (1 de octubre de 2006): 35. http://dx.doi.org/10.2307/40205628.

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Battaglia, Yuri y Marco Lombardi. "Kidney News: Spazio Giovani". Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 24, n.º 1 (enero de 2012): 26. http://dx.doi.org/10.1177/039493621202400107.

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Battaglia, Yuri y Marco Lombardi. "Kidney News: Spazio Giovani". Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 24, n.º 2 (abril de 2012): 9. http://dx.doi.org/10.1177/039493621202400204.

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Bianchi, G. "Activities of Selenia Spazio". Il Nuovo Cimento C 13, n.º 1 (enero de 1990): 177–88. http://dx.doi.org/10.1007/bf02515788.

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Calabrò, Daniela. "Tempo, spazio, movimento (riassunto)". Chiasmi International 3 (2001): 374. http://dx.doi.org/10.5840/chiasmi2001367.

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Neve, Mario. "“Milieu”, Luogo e Spazio". Chiasmi International 7 (2005): 153–69. http://dx.doi.org/10.5840/chiasmi2005725.

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Simeoni, Paola Elisabetta. "Spazio sociale, spazio femminile: la bambola sul letto nella zona di Polistena". La Ricerca Folklorica, n.º 21 (abril de 1990): 121. http://dx.doi.org/10.2307/1479360.

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Secchi, Pietro. "Spazio della teologia e spazio della politica nel pensiero di Giordano Bruno". DEMOCRAZIA E DIRITTO, n.º 3 (febrero de 2010): 46–73. http://dx.doi.org/10.3280/ded2008-003005.

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Giacomini, Lorenzo. "Dal "frammezzo" all'in-between. Un archetipo "tra" spazio mistico e spazio architettonico". TERRITORIO, n.º 48 (mayo de 2009): 70–76. http://dx.doi.org/10.3280/tr2009-048012.

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Resumen
- The simple preposition "between" has always fuelled the mystic and ontological imagination. In the book Tree of Life compiled by the cabalist Hayyim Vital, a prototype of this tradition is the idea of divine "contraction", the first act of God that left space for the creation of the worlds. Similar concepts can be found in the ontology of Heidegger, where one of the closest words to "being" is "between", the median line marking the difference between "entity" and "being", between "world" and "thing". For Norberg-Schulz, "between" is also the point where Heidegger and Kahn meet. It will be remembered that the latter saw the origin of all inspiration in the "hreshold between silence and ligh"'. However, even the material poetic of Kahn was informed by this archetype, as can be seen from his buildings and from the many "failed masterpieces" from which a paradigm of architectural space emerges. In the Meeting House of the Salk Institute or in the Hurva Synagogue, the space in-between becomes the primary core of meaning. Another theoretician of the in-between hypothesis is Kurokawa, whose "philosophy of symbiosis" unravels in an essentially intermediate cultural and architectural space.
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Capello, Francesco. "Spazio cittadino, spazio materno e ideologia poetica: una lettura del primo Moretti". Italianist 28, n.º 2 (octubre de 2008): 227–45. http://dx.doi.org/10.1179/026143408x363541.

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Somma, Paola. "La cittÀ dell'ingiustizia. Politiche urbanistiche e segregazione". SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), n.º 40 (abril de 2011): 19–27. http://dx.doi.org/10.3280/las2011-001002.

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Resumen
L'iniquitÀ sociale e spaziale non č piů considerata un errore da correggere, ma un obiettivo da perseguire. Il recinto č un dispositivo potente che erode e divora lo spazio pubblico e trasforma la cittÀ in una sequenza di spazi privati, ormai descritti con lo stesso linguaggio dagli urbanisti e dagli sviluppatori che delimitano i nodi e i catalizzatori di opportunitÀ, e contemporaneamente i ghetti e le zone off limits.
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De Bernardo, Adriana. "Via Del Corno: Spazio per lo sguardo, spazio dell’ascolto. Note per uno studio sul problema della rappresentazione dello spazio nel romanzo". Philologia Hispalensis 1, n.º 19 (2005): 33–50. http://dx.doi.org/10.12795/ph.2005.v19.i01.03.

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Otto Zinzi, Thomas. "Lo spazio scenico infinito che è negli uomini". EDUCAZIONE SENTIMENTALE, n.º 37 (septiembre de 2022): 160–65. http://dx.doi.org/10.3280/eds2022-037014.

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Resumen
Lo spazio scenico non è solo un setting. È forse l'idealtipo e l'archetipo del set-ting. Seguendo la linea a zig zag tra la pratica teatrale e la riflessione su quella pratica, si possono evincere profonde implicazione per ogni altro tipo di setting e, in particolare, per quello clinico e terapeutico. Perché quel setting è uno spazio che è prima di tutto interno a chi lo vive. Con le parole dell'autore: «Lo spazio scenico è vuoto, l'attore scrive in scena la vita del suo personaggio. Quando entro nello spazio scenico non c'è nulla. Neppure la produzione. Un ragazzo con una testa più grande degli altri vuole parlare, raccontare, far parte di quest'umanità. Il palcoscenico diventa la sua piazza: parla, ride e con una lacrima si forma una pozzanghera d'acqua pulita».
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Micotti, Luca. "L'arduo presente dello spazio urbano pavese". STORIA IN LOMBARDIA, n.º 1 (abril de 2022): 110–30. http://dx.doi.org/10.3280/sil2021-001007.

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Resumen
Quando si parla della forma urbana di Pavia si pensa alla maglia del castrum racchiusa nel poligono delle mura spagnole. La città immaginata coincide con i relitti di quella antica. Al contrario, la periferia costruita nel secondo Novecento - il grosso dello spazio che abitiamo - si configura come spazio rimosso, problematico da immaginare. Questa indagine sulla recente metamorfosi di Pavia vuole essere un invito alla ricerca, volto a migliorare la consapevolezza dello spazio che abitiamo. Si tratta di rinnovare la percezione dello spazio costruito dai nostri genitori dal quale, per crescere, con affetto e incertezza costantemente ci separiamo. Entrano in gioco: percezione soggettiva e collettiva, senso estetico e senso civico, cura, il modo in cui ogni generazione adatta l'abitato, vi si adatta e vi si rappresenta, l'esperienza locale e quotidiana della nostra relazione con il mondo.
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