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Dal, Prato Sara <1992&gt. "Didattica della Letteratura attraverso il Cinema: Teoria e Pratica". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12324.

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Il presente elaborato affronta la tematica della didattica della letteratura attraverso il cinema. Nella prima parte vengono analizzate le potenzialità del prodotto filmico in classe a supporto dell'educazione letteraria. La seconda parte presenta alcune proposte didattiche.
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Tolfo, Giorgia <1984&gt. "Memorie traumatiche, fotografie e intermedialità nella narrativa contemporanea di lingua inglese". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5383/1/tolfo_giorgia_tesi.pdf.

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Resumen
La fotografia viene utilizzata intermedialmente per la narrazione di contromemorie e memorie traumatiche ricorrendo a numerose modalità e strategie di inserzione e impiego diverse. Se l’intermedialità da un lato non è riconducibile ad una serie di pratiche convenzionali, ma dipende dal contesto narrativo, dall’altro essa detiene un’organicità che la allinea funzionalmente ai processi e alle indagini sulla rappresentabilità del trauma. Inoltre, per la versatilità della sua natura poliedrica, la pratica narrativa intermediale (nelle sue configurazioni più diverse) assume una valenza epistemologica e metodologica nei confronti degli studi sull’esternazione e rielaborazione del trauma. Questo studio si prefigge di mettere a confronto testi teorici e testi narrativi per metterne in rilievo il reciproco apporto.
Photography is used intermedially, recurring to different insertion modalities and strategies, to narrate countermemories and traumatic memories. Although intermediality is not ascribable to a series of convential practices, depending each of them on the narrative context, however it detains an organicity that guarantees the possibility to align it functionally to the processes and studies on the representability of trauma. Morever, because of the versatility of its poliedric nature, the narrative use of intermedial photographies (in their different declensions) retains an epistemological and methodological value for the studies on the externalization and processing of trauma. The aim of this study is to confront theoretical and narrative texts to analyze how they influence each other.
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Tolfo, Giorgia <1984&gt. "Memorie traumatiche, fotografie e intermedialità nella narrativa contemporanea di lingua inglese". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5383/.

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La fotografia viene utilizzata intermedialmente per la narrazione di contromemorie e memorie traumatiche ricorrendo a numerose modalità e strategie di inserzione e impiego diverse. Se l’intermedialità da un lato non è riconducibile ad una serie di pratiche convenzionali, ma dipende dal contesto narrativo, dall’altro essa detiene un’organicità che la allinea funzionalmente ai processi e alle indagini sulla rappresentabilità del trauma. Inoltre, per la versatilità della sua natura poliedrica, la pratica narrativa intermediale (nelle sue configurazioni più diverse) assume una valenza epistemologica e metodologica nei confronti degli studi sull’esternazione e rielaborazione del trauma. Questo studio si prefigge di mettere a confronto testi teorici e testi narrativi per metterne in rilievo il reciproco apporto.
Photography is used intermedially, recurring to different insertion modalities and strategies, to narrate countermemories and traumatic memories. Although intermediality is not ascribable to a series of convential practices, depending each of them on the narrative context, however it detains an organicity that guarantees the possibility to align it functionally to the processes and studies on the representability of trauma. Morever, because of the versatility of its poliedric nature, the narrative use of intermedial photographies (in their different declensions) retains an epistemological and methodological value for the studies on the externalization and processing of trauma. The aim of this study is to confront theoretical and narrative texts to analyze how they influence each other.
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Cruccolini, Cecilia <1986&gt. "Spazio distopico e soggetto utopico in transito: indagine nella letteratura distopica e fantascientifica contemporanea in lingua inglese". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amsdottorato.unibo.it/9052/1/cruccolini_cecilia_tesi.pdf.

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La tesi indaga le rappresentazioni dello spazio urbano nella letteratura distopico-fantascientifica contemporanea pubblicata negli ultimi dieci anni, in lingua inglese, e il rapporto che viene instaurato tra quello stesso spazio e i personaggi dei romanzi. Si compone di cinque capitoli. L’analisi dei tre testi scelti - On Such a Full Sea di Chang-rae Lee (2014, cfr. Cap. 3), Station Eleven di Emily St. John Mandel (2014, cfr. Cap. 4) e MaddAddam di Margaret Atwood (2013, cfr. Cap. 5) - mostra come a fronte di uno spazio distopico in cui la città è scomparsa e dove prevale la frammentazione in nuclei e comunità separate, il soggetto che incarna un impulso utopico elegge a propria forma di vita uno status diasporico, che diventa gesto politico nel momento in cui egli/lei si rifiuta di adattarsi alla realtà spaziale fortemente distopica in cui si trova. I romanzi qui analizzati, tutti distopie critiche, possono essere considerati come eredi dell’autrice fantascientifica e fantasy Ursula K. Le Guin e del suo racconto “The Ones Who Walk Away from Omelas” (1973), dal momento che nel finale alcuni abitanti di una città che sembra essere a tutti gli effetti utopica, decidono di abbandonarla dopo aver scoperto una grande ingiustizia. Quale gesto di rifiuto, decidono dunque di mettersi in cammino verso una mèta non precisata e di non fare più ritorno. Il primo capitolo ha l’obiettivo di esporre le teorie di riferimento della ricerca: gli studi utopici, gli studi sullo spazio, gli studi dello spazio in letteratura, la nozione di diaspora mutuata dalla teoria postcoloniale, le teorie dedicate al camminare quale gesto culturale e politico, e il nomadismo. Il secondo capitolo è dedicato alla presentazione del corpus e al genere distopico con una specifica sezione sulle distopie critiche. I restanti tre capitoli sono dedicati all’analisi.
This dissertation analyses urban spatial representations in contemporary utopian and science fiction novels, published in the last decade and written in English, with a particular attention devoted to the relationship between space and the characters who inhabit and live that space. The thesis is structured in five chapters. The analysis of the three texts considered - On Such a Full Sea by Chang-rae Lee (2014, cfr. Cap. 3), Station Eleven by Emily St. John Mandel (2014, cfr. Cap. 4) and MaddAddam, by Margaret Atwood (2013, cfr. Cap. 5) - shows an overall dystopian landscape in which the traditional city has disappeared, and a new fragmentation of communities is prevailing. In such a scenario, however, the subjects who embody a utopian impulse embrace a diasporic status which enables him/her to counteract, as a political gesture, against the dystopian space and its powers. The texts can be considered the heirs of science-fiction and fantasy author Ursula K. Le Guin and her short story “The Ones Who Walk Away from Omelas” (1973), in which the inhabitants of a seemingly utopian city choose to leave it because of what they consider to be an unbearable injustice. As a way of a political gesture, they decide to start walking away from the city towards an unknown destination and to never come back. The first chapter presents the main theoretical references of the research: utopian studies, space studies, literary space studies, the notion of diaspora borrowed from Postcolonial Theory, theories revolving around walking as a cultural and political act, nomadism. The second chapter presents the corpus and the dystopian genre, with a particular focus on ‘critical dystopias.’ The last three chapters consist of the analysis.
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Arena, Eleonora <1987&gt. "Henry V and Victorian boys: an analysis of performances and prose adaptations 1870-1914". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5430.

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The Victorian time is considered the golden age of children's literature, with hundreds of new stories and publications made especially for young readers. The period also brought an unprecedented attention to childhood and, besides the new literary products created for the youngest public, there was an increasing attention towards the needs and tastes of boys and girls. This encouraged authors to adapt existing works to make them enjoyable for children. But it was not only a matter of entertainment. Children's literature in the Victorian time was always directed to the fulfilment of two purposes: amusement and education. The didactic aspect was almost always present in children's publications, as adults were the prospective buyers of books and magazines. It was important then, for these publications, to contain the ideas and values shared by most Victorians, and Imperial pride was the most diffused of these values. In this work we will demonstrate how Victorian authors and theatre directors adapted Shakespearean works for children in a way that helped the diffusion of such values. In doing this we will distinguish the target in boys and girls, focusing on boys. Our statement is that boy's publications were the ones in which nationalism, manliness and patriotism were more present. The reason is that these works were meant as a contribution in the formation of new soldiers, conquerors and administrators of the British Empire. We will analyse one particular Shakespearean play, the most 'English' and patriotic: 'Henry V'. In Chapter I we will outline the historical and social context in which Victorian children's publications were created and underline the importance and popularity of Shakespeare's plays in these publications. Chapter II will instead be dedicated to Henry V, the historical character and the protagonist of the play, to the differences between the two and to the outline of the aspects that make this figure adapt to be used in the spreading of nationalistic imperial feelings and moral values. In Chapter III we will enter the specific analysis of some Victorian works that will help us to confirm our thesis. Examining five prose adaptations for children of 'Henry V' we will find what themes are introduced with more strength and frequency and the ways in which the heroic king is described. Finally, Chapter IV is dedicated to some performances of Henry V prepared by the young students of three different boys' schools in the years that just precede the First World War.
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Degano, C. "Critical discourse analysis e corpus linguistics : un'analisi dei discorsi sull'eventualità del conflitto iracheno nella stampa britannica e italiana". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2006. http://hdl.handle.net/2434/27588.

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Resumen
This thesis explores the possibility of combining the qualitative approach of Critical Discourse Analysis with the mainly quantitative methodology of Corpus Linguistics in order to propose an integrated model of discourse analysis which benefits both from the interest of the former for the modalities through which language represents and constructs reality and from the latter’s concern for a rigorous description of language, closely bound to the data. Starting from a model proposed by van Dijk (2001), which distinguishes three levels of text analysis (topics, local meanings and subtle formal structures), particular attention is dedicated to the third level that includes elements of discourse construction such as syntactic structures and argumentative schemes. For this reason some aspects of argumentation theory were also integrated into the model. The analysis are carried out on ad hoc-built corpus of newspaper articles which deal with the issue of the war on Iraq, covering the lapse of time which passed between Bush’s “axis-of-evil” speech (January 2002) and the beginning of the war (March 2003). During this time words occupied the centre of the stage, in the attempt to make a case for war, and this offered a particularly interesting occasion for discourse analysis.
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7

Stirparo, Giorgia <1990&gt. "Studio sociolinguistico sulla situazione dell'Arbëresh a Caraffa di Catanzaro". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19398.

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Negli ultimi decenni, tanto le culture minoritarie quanto i codici linguistici da esse utilizzati sono stati oggetto di rinnovato interesse: ciò ha contribuito a riconsiderarne la rilevanza storica e, conseguentemente, a ricercare misure, più o meno efficaci, per rallentarne la scomparsa. L’obiettivo di questo lavoro di tesi è quello di prendere in esame alcuni aspetti della comunità arbëreshe di Caraffa, per indagarne tanto la vitalità della lingua - dove il concetto di vitalità è da intendersi in termini puramente quantitativi - quanto il rapporto dei parlanti con il codice minoritario stesso, congiuntamente alla loro volontà di trasmetterlo o meno alle generazioni future - si parla, in questo caso, di vitalità sociopsicolinguistica. Esposte alcune teorie relative alle cause di estinzione delle lingue ed il concetto di lingua come core value nella definizione dell’identità di un popolo, si è passati alla fase di ricerca sul campo. Essa è stata svolta sottoponendo un questionario ad un campione di parlanti, con lo scopo di individuare il background culturale di chi utilizza l’arbëresh, le motivazioni sottese alle scelte linguistiche di ognuno, i contesti d’uso in cui l’arbëresh emerge come codice principale e le opinioni in merito all’utilità di conoscerlo. Nell’ultima parte del lavoro vengono enucleati i concetti di bilinguismo e diglossia, evidenziando i motivi per i quali la situazione linguistica della comunità presa in esame possa configurarsi come diglottica.
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8

GIBERTONI, GIULIA. "Il genere narrativo autobiografico: le sue radici storiche e alcuni casi nella letteratura di lingua inglese della seconda metà del Novecento". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/125.

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Resumen
La narrazione letteraria autobiografica si presenta come un genere di difficile definizione e quasi ai confini della letteratura, caratterizzato da un insieme inestricabile di testualità, referenzialità e costruzione. il narratore autodiegetico si pone il complesso obiettivo di riordinare la propria storia di vita, dando un senso ai ricordi, nel momento stesso in cui ne decide l'ordine e la composizione. Ci proponiamo qui di rintracciare le origini del genere autobiografico ed evidenziare la continuità della tradizione dei fondatori in alcuni casi rappresentativi della narrazione letteraria autobiografica del ventesimo secolo.
Autobiography is difficult to define as a literary genre and is almost at the boundaries of literature. It is marked by an inextricable mixture of textuality, referentiality and construction. The autodegetical narrative aims at giving an order to a life story, thus attributing a meaning to memories in the same time as it defines their order and composition. We intend to trace back the origin of the autobiographical genre and underline the continuity of tradition in some representative examples of literary autobiographical narrative of the twentieth century.
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GIBERTONI, GIULIA. "Il genere narrativo autobiografico: le sue radici storiche e alcuni casi nella letteratura di lingua inglese della seconda metà del Novecento". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/125.

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La narrazione letteraria autobiografica si presenta come un genere di difficile definizione e quasi ai confini della letteratura, caratterizzato da un insieme inestricabile di testualità, referenzialità e costruzione. il narratore autodiegetico si pone il complesso obiettivo di riordinare la propria storia di vita, dando un senso ai ricordi, nel momento stesso in cui ne decide l'ordine e la composizione. Ci proponiamo qui di rintracciare le origini del genere autobiografico ed evidenziare la continuità della tradizione dei fondatori in alcuni casi rappresentativi della narrazione letteraria autobiografica del ventesimo secolo.
Autobiography is difficult to define as a literary genre and is almost at the boundaries of literature. It is marked by an inextricable mixture of textuality, referentiality and construction. The autodegetical narrative aims at giving an order to a life story, thus attributing a meaning to memories in the same time as it defines their order and composition. We intend to trace back the origin of the autobiographical genre and underline the continuity of tradition in some representative examples of literary autobiographical narrative of the twentieth century.
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Wu, Xiaoyue <1989&gt. "La traduzione dei racconti di AntonioTabucchi: una prova della ricostruzione del sentimento di lettura con la lingua cinese in 3 passi". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3311.

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Madonna, Hilary <1989&gt. "Se una notte d'inverno un viaggiatore: gli scritti teorici di Italo Calvino nel romanzo". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12091.

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La tesi si occupa del romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino. È analizzato in base ai numerosi saggi, scritti teorici e all’ampio carteggio dell’autore stesso, dimostrando come il romanzo, scritto nell’ultimo decennio della propria vita, risulti la realizzazione concreta delle proprie teorie. Approfondisce alcuni aspetti salienti presenti come il tema della lettura, il metaromanzo e i personaggi lettori. Inoltre il romanzo è inquadrato nel contesto storico nel quale è stato scritto, prendendo in considerazione le teorie letterarie e il panorama culturale dell’epoca.
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PEREGO, MARTINA. "Il romanzo di formazione caraibico in inglese: una risposta all'istruzione coloniale". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2020. http://hdl.handle.net/10280/78939.

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Il presente elaborato si propone di esplorare la tradizione del romanzo di formazione caraibico considerando il genere del romanzo di formazione, le sue caratteristiche, la sua storia, e individuando le peculiarità che il genere ha sviluppato all'interno della tradizione post-coloniale, soprattutto nel contesto caraibico di lingua inglese. Il primo capitolo stabilisce cosa si intenda con “romanzo di formazione caraibico” e introduce i dodici romanzi selezionati per questo studio. La tesi quindi procede identificando quattro argomenti principali, o macro temi, a ciascuno dei quali è dedicato un capitolo, e confrontando il modo in cui questi vengono sviluppati nei diversi romanzi. I temi sono: la scuola e l’istruzione, la cultura e la storia, la politica, la partenza. La tesi si chiude con una breve riflessione sul tema del ritorno.
The present study aims to explore the Caribbean Bildungsroman tradition by considering the Bildungsroman genre, its features, and history, and by pointing out the peculiarities that the genre developed within the postcolonial tradition and specifically in the anglophone Caribbean context. The first chapter establishes what is meant by “Caribbean Bildungsroman” and introduces the twelve novels selected for this study. The study then proceeds by identifying four main topics, or macro themes, each developed in a separate chapter, and by comparing the way such themes are dealt with in each of the novels. The themes are: school and education, culture and history, politics, departure. The study closes on a brief reflection on the possibility of return.
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PEREGO, MARTINA. "Il romanzo di formazione caraibico in inglese: una risposta all'istruzione coloniale". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2020. http://hdl.handle.net/10280/78939.

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Il presente elaborato si propone di esplorare la tradizione del romanzo di formazione caraibico considerando il genere del romanzo di formazione, le sue caratteristiche, la sua storia, e individuando le peculiarità che il genere ha sviluppato all'interno della tradizione post-coloniale, soprattutto nel contesto caraibico di lingua inglese. Il primo capitolo stabilisce cosa si intenda con “romanzo di formazione caraibico” e introduce i dodici romanzi selezionati per questo studio. La tesi quindi procede identificando quattro argomenti principali, o macro temi, a ciascuno dei quali è dedicato un capitolo, e confrontando il modo in cui questi vengono sviluppati nei diversi romanzi. I temi sono: la scuola e l’istruzione, la cultura e la storia, la politica, la partenza. La tesi si chiude con una breve riflessione sul tema del ritorno.
The present study aims to explore the Caribbean Bildungsroman tradition by considering the Bildungsroman genre, its features, and history, and by pointing out the peculiarities that the genre developed within the postcolonial tradition and specifically in the anglophone Caribbean context. The first chapter establishes what is meant by “Caribbean Bildungsroman” and introduces the twelve novels selected for this study. The study then proceeds by identifying four main topics, or macro themes, each developed in a separate chapter, and by comparing the way such themes are dealt with in each of the novels. The themes are: school and education, culture and history, politics, departure. The study closes on a brief reflection on the possibility of return.
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Cusinato, Veronica <1992&gt. "#wailaici: l'influenza della lingua inglese sul cinese nell'era della globalizzazione. Traduzione e commento di quattro articoli specialistici". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10602.

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Il presente elaborato si focalizza sulla traduzione di quattro articoli specialistici riguardanti le influenze dell’inglese sul cinese in ambito mediatico e informatico e la creazione di neologismi relativi ai due ambiti. La tesi si articola in tre parti. La prima, introduttiva, racconta di come sono avvenuti i primi contatti della Cina con la lingua inglese, approfondisce le diverse modalità di creazione dei neologismi e fa una panoramica sull’avvento del Web in Cina e sul relativo lessico settoriale. La seconda parte consiste nella presentazione dei quattro articoli scelti e la loro relativa traduzione dal cinese all’italiano. Il primo testo si concentra sui nuovi termini di ambito generale entrati a far parte del The Contemporary Chinese Dictionary, il secondo elenca i prestiti inglesi utilizzati dai giornali e dai media cinesi, il terzo e il quarto analizzano i prestiti in ambito informatico e nel Web. La terza parte consiste nel commento traduttologico relativo al lavoro svolto, con la presentazione dei principali problemi traduttivi e delle tecniche di traduzione utilizzate. A fine testo sono presenti i riferimenti bibliografici.
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Ricchiuti, Stefania <1987&gt. "I neologismi del cinese moderno: un ponte tra lingua e società". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/2211.

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Questa tesi ha come obiettivo quello di indagare i recenti sviluppi della lingua cinese dal punto di vista lessicale, tuttavia è impossibile condurre un’analisi dei fenomeni linguistici recenti, quali quello della lingua del web o della liuxingyu 流行语 (letteralmente, “lingua in voga”), senza prima comprendere quali sono i meccanismi di formazione delle parole nella lingua cinese e analizzare, almeno brevemente, il fenomeno dei prestiti lessicali da una prospettiva storica. Per questi motivi, i primi paragrafi saranno dedicati a una breve analisi dei due fenomeni sopra menzionati; seguirà il capitolo sugli sviluppi della lingua cinese nel ventesimo secolo attraverso l’analisi dei fattori che più influenzano le trasformazioni lessicali da una prospettiva sociolinguistica, nel tentativo di analizzare i rapporti tra lingua, cultura e società. Infine vi sarà la traduzione di due articoli che illustrano i fenomeni più significativi dell’innovazione lessicale e il relativo commento traduttologico.
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ALBORGHETTI, CLAUDIA. "VOCI E IMMAGINI DI GIANNI RODARI IN TRADUZIONE INGLESE". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10791.

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Resumen
La ricerca studia le riscritture delle opere di Gianni Rodari (1920-1980) in traduzione inglese attraverso la mediazione degli editori, critici letterari ma soprattutto dei traduttori tra il 1960 e il 2011. Nell’ambito degli studi sul contesto di produzione delle opere tradotte (Bassnett & Lefevere, 1998; Chesterman et al., 2000), la prima parte della ricerca presenta le caratteristiche traduttive della letteratura per l’infanzia attraverso un’analisi retrospettiva (Toury, 2012) utile a contestualizzare le opere di Rodari in inglese per il pubblico Anglo-Americano. La seconda parte illustra la mediazione linguistica dei traduttori in quattro di queste opere in inglese a partire dagli S-Universals (Chesterman, 2004). L’analisi delle traduzioni di Patrick Creagh (1965, 1971), Jack Zipes e Antony Shugaar (2008, 2011 rispettivamente), condotta attraverso le nove categorie traduttive proposte da J. L. Malone nel 1988, ha mostrato diversi gradi di addomesticamento ed estraniamento traduttivo (Venuti, 1995) a seconda dell’età del pubblico ricevente. Specificamente, le traduzioni addomesticanti si sono rivelate creative al punto da avvicinarsi all’intento narrativo di Rodari nei testi originali. La traduzione estraniante di Shugaar del 2011 ha mantenuto i riferimenti alla cultura italiana del testo rodariano, mostrando un cambiamento di pubblico ricevente dal testo fonte (pubblico giovane) al testo di arrivo (adulti).
The research investigates the extent to which Gianni Rodari’s (1920-1980) works changed in their English translations through the mediating presence of publishers, reviewers, and especially translators between the 1960s and 2011. With reference to the cultural context of production of translated works (Bassnett & Lefevere, 1998; Chesterman et al., 2000), translational patterns of children’s literature were firstly studied from a retrospective point of view (Toury, 2012) to contextualise Rodari’s books in English in the UK and the US. Secondly, the intervention of translators in four of these books was analysed within the mediation framework provided by S-Universals in translation (Chesterman, 2004). The discrete analysis of the translations by Patrick Creagh (1965, 1971), Jack Zipes and Antony Shugaar (2008, 2011 respectively), based on the nine translational trajections identified by J. L. Malone (1988), showed that the translators adopted different foreignising and domesticating strategies (Venuti, 1995) according to the intended public. More specifically, domesticating strategies presented a high degree of creativity in line with Rodari’s original narrative purpose, whereas Shugaar’s foreignising translation (2011) retained references to the Italian culture as in Rodari’s source text, marking a shift of audience from children to adults, from the Italian to the English target text.
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ALBORGHETTI, CLAUDIA. "VOCI E IMMAGINI DI GIANNI RODARI IN TRADUZIONE INGLESE". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10791.

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La ricerca studia le riscritture delle opere di Gianni Rodari (1920-1980) in traduzione inglese attraverso la mediazione degli editori, critici letterari ma soprattutto dei traduttori tra il 1960 e il 2011. Nell’ambito degli studi sul contesto di produzione delle opere tradotte (Bassnett & Lefevere, 1998; Chesterman et al., 2000), la prima parte della ricerca presenta le caratteristiche traduttive della letteratura per l’infanzia attraverso un’analisi retrospettiva (Toury, 2012) utile a contestualizzare le opere di Rodari in inglese per il pubblico Anglo-Americano. La seconda parte illustra la mediazione linguistica dei traduttori in quattro di queste opere in inglese a partire dagli S-Universals (Chesterman, 2004). L’analisi delle traduzioni di Patrick Creagh (1965, 1971), Jack Zipes e Antony Shugaar (2008, 2011 rispettivamente), condotta attraverso le nove categorie traduttive proposte da J. L. Malone nel 1988, ha mostrato diversi gradi di addomesticamento ed estraniamento traduttivo (Venuti, 1995) a seconda dell’età del pubblico ricevente. Specificamente, le traduzioni addomesticanti si sono rivelate creative al punto da avvicinarsi all’intento narrativo di Rodari nei testi originali. La traduzione estraniante di Shugaar del 2011 ha mantenuto i riferimenti alla cultura italiana del testo rodariano, mostrando un cambiamento di pubblico ricevente dal testo fonte (pubblico giovane) al testo di arrivo (adulti).
The research investigates the extent to which Gianni Rodari’s (1920-1980) works changed in their English translations through the mediating presence of publishers, reviewers, and especially translators between the 1960s and 2011. With reference to the cultural context of production of translated works (Bassnett & Lefevere, 1998; Chesterman et al., 2000), translational patterns of children’s literature were firstly studied from a retrospective point of view (Toury, 2012) to contextualise Rodari’s books in English in the UK and the US. Secondly, the intervention of translators in four of these books was analysed within the mediation framework provided by S-Universals in translation (Chesterman, 2004). The discrete analysis of the translations by Patrick Creagh (1965, 1971), Jack Zipes and Antony Shugaar (2008, 2011 respectively), based on the nine translational trajections identified by J. L. Malone (1988), showed that the translators adopted different foreignising and domesticating strategies (Venuti, 1995) according to the intended public. More specifically, domesticating strategies presented a high degree of creativity in line with Rodari’s original narrative purpose, whereas Shugaar’s foreignising translation (2011) retained references to the Italian culture as in Rodari’s source text, marking a shift of audience from children to adults, from the Italian to the English target text.
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Santarelli, Martina. "Una questione agra: l'io traduttore in "Una questione privata" e "La vita agra"". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7483/.

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La lingua di Una questione privata e de La vita agra, vista come costruzione culturale condizionata dal contesto, sarà l’oggetto di questo lavoro. L’accento sarà messo sulla sua capacità di andare oltre la mera definizione del dizionario e condizionare il lettore, avvicinandolo ai personaggi. In particolare, si studierà la presenza di termini nella loro lingua originale, come mezzo per permettere al lettore di trovarsi sulla stessa lunghezza d’onda dei personaggi e di avere la loro stessa percezione della realtà. Effettivamente, nei due romanzi scelti, le lingue straniere hanno un forte rilievo, che se nell’opera di Fenoglio si nota soprattutto a livello di riferimenti più o meno impliciti alla letteratura inglese, in quella di Bianciardi si coglie come vera e propria presenza di interferenze. In entrambi i casi, questa tendenza è principalmente dovuta all’esistenza di un “io traduttore”, in cui si incontrano l’io dell’autore e l’io del protagonista. Si può affermare, dunque, che l’uso di termini stranieri sia una scelta stilistica consapevole e volontaria dei due scrittori, che tra l’altro erano anche traduttori, proprio come i loro protagonisti.
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Nostro, Margherita <1987&gt. "I podcast nell'insegnamento del cinese come lingua straniera: proposte di blended learning". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3216.

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I podcast rappresentano un’interessante risorsa tecnologica che tuttavia, nel contesto italiano, rimane ancora poco sfruttata come strumento di supporto alla didattica. Nonostante, ad oggi, gli studi prodotti a riguardo siano numerosi, in pochi casi si è assistito al tentativo di riassumerli o di farne delle rassegne e gettare in tal modo le basi per la redazione, ad esempio, di guide all’integrazione dei podcast alla didattica. In assenza di manualistiche e di approcci pedagogici universalmente riconosciuti, non stupisce che siano pochi gli istituti superiori e le università che decidano di investire in risorse la cui efficacia è vagamente, se non affatto, attestata. Ciò che invece è attestato è il successo registrato da alcune piattaforme di e-learning autonome, in particolare quelle dedicate all’apprendimento delle lingue straniere. Scopo del presente studio è di sostenere la spendibilità didattica dei podcast come efficacie strumento di supporto all’apprendimento, nello specifico, del cinese come lingua straniera.
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Fregonese, Isabella <1991&gt. "LA URDIMBRE Y LA NARRACIÓN: las prácticas textiles incaicas en los Comentarios Reales del Inca Garcilaso de la Vega". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13305.

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Nato da madre inca e da padre spagnolo, l’Inca Garcilaso de la Vega realizzò un’opera monumentale sulla storia, sugli usi e sui costumi dei popoli che abitarono il territorio del Tahuantinsuyu prima dell’arrivo dei conquistadores spagnoli consegnando così alla storia il mito dell’Impero del Sole. I Comentarios Reales (1609), opera complessa e dal genere ambiguo, si inserisce nel filone delle cronache della Conquista. Il presente lavoro avrà un forte carattere interdisciplinare perché la nostra proposta è di realizzare una mappatura del testo con l’obiettivo della ricerca dei luoghi dello stesso in cui l’autore peruviano dimostra soffermarsi sulle produzioni tessili dell’Incario. Si compirà, inoltre, una riflessione sulla «cultura materiale» andina dell’epoca finalizzata a chiarire l’effettivo valore di questi manufatti. Quella che, secondo John Murra, è stata l’«ossessione dell’Incanato», coinvolgeva la società a tutti i livelli. I tessuti avevano importanza militare ma anche magico-religiosa e la loro creazione in alcuni casi prevedeva un vero e proprio rituale fatto di ingestione di sostanze allucinogene e canti. Grazie alle preziose parole di autori come Ángel Rama e Antonio Cornejo-Polar, si ragionerà sull’approccio che Garcilaso ebbe nei confronti della cultura materna e sui suoi tentativi di conciliazione con quella paterna, verso la quale aveva un timore quasi reverenziale. La formazione di Garcilaso era quella di un uomo del Rinascimento affannoso di equilibrio tra le parti e costantemente in bilico tra la favola e la storia, tra gli Incas e gli spagnoli, tra la madre e il padre. Una volta fatta questa operazione, si procederà con una riflessione sull’oralità della cultura incaica e sulla presunta mancanza di scrittura di questa popolazione. Studi recenti hanno dimostrato la debolezza di questo dato, riscontrando la possibilità di una scrittura grafica e visuale. Studiose come Denise Y. Arnold (direttrice dell’ILCA- Instituto de Lengua y Cultura Aymara), Elvira Espejo Ayca, Cristina Bubba-Zamora, Verónica Careceda, Victoria de la Jara e Victoria Cox hanno dedicato e continuano a dedicare i loro sforzi alla comprensione della vera natura di queste produzioni. Nel caso specifico di Victoria de la Jara, si è giunti a decodificare i segni visuali dei tessuti, fino ad attribuire ad assi il valore di espressione scritta o, meglio, di codice di cui si è persa la chiave interpretativa. Basandoci sugli studi in semiologia di Jacques Derrida, si ragionerà su cosa sia la scrittura e secondo quali canoni un codice condiviso possa essere definito tale: cos’è la scrittura alfabetica se non un insieme di «simboli vuoti» a cui la società attribuisce un senso in determinati periodi storici e aree geografiche? Si realizzerà, quindi, un’analisi delle produzioni tessili menzionate da Garcilaso e se ne descriverà l’uso e la possibile funzione di mezzo di trasmissione della conoscenza. In buona sostanza, i tessuti non solo ebbero e continuano ad avere tra i discendenti delle popolazioni precolombiane un’importanza fondamentale non solo dal punto di vista artistico, tributario e identitario, ma anche dal punto di vista espressivo. In ultimo, questo lavoro ha lo scopo di aprire il dibattito sull’effettiva consapevolezza dell’autore dei Comentarios Reales del valore profondo di questi manufatti e stimolare la riflessione sul concetto di scrittura, abbracciando categorie concettuali che da troppo tempo si considerano «altre». In ultima analisi, si coglierà l'occasione per aprire un dibattito mirato a sollevare la questione del lavoro di Garcilaso in relazione alla più controversa delle sue fonti, il gesuita Blas Valera, grazie al lavoro della professoressa Laurencich Minelli dell'Università di Bologna che, nel 2005, pubblicò uno studio su dei documenti inediti del gesuita.
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Rudnitskaia, Elena <1996&gt. "TANGO AS A PIECE OF LIFE: ANALYSIS OF LUNFARDO IMAGES IN TANGO LYRICS". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17581.

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Tango in 2009 was declared as UNESCO cultural heritage, and one might think that this field was intensively studied by specialists in different fields. Few researchers have addressed seriously the topic of tango lyrics. The present study examines the images created by lunfardo terms in tango lyrics and the connection between tango lyrics and lunfardo. Lunfardo is an Argentinean jargon which was born during the process of immigration to Argentina in the end of XIX – beginning of XX centuries. The quantitative part of a mixed-methods analysis was based on word counting and classifying. The analyzed study corpus was a 101 popular tango song written in the period from 1917 to 1951. The qualitative part of the research comprised identification of the main images created by lunfardo terms and explanation of the role of some particular words in these images construction. Six main images created by lunfardo terms in tango lyrics emerged: bacán(a) (“wealthy man/woman”); milonguera (“fallen woman”, literally “dancer employed at places of nightlife entertainment”); mishiadura (“poverty”); gotán (“tango”); percanta (“beloved woman”); metejón (“falling in love”). The main conclusion is that lunfardo was an effective instrument of the creation of images used by tango poets primarily in the 1920s and 1930s. More than 50% of the analyzed songs had at least one lunfardo term. Future research can be a comparison of lunfardo terms usage in tango lyrics and national Argentinean rock.
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Pantaleo, Arianna <1988&gt. "Zhu Tianwen tra letteratura e cinema: una proposta di traduzione de "I ragazzi di Fenggui"". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4274.

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La tesi presenta una proposta di traduzione del racconto “I ragazzi di Fenggui” della scrittrice taiwanese Zhu Tianwen. La peculiarità dell' autrice risiede nel suo doppio ruolo di scrittrice di narrativa da un lato e di “sceneggiatrice imperiale” del regista Hou Hsiao-hsien dall'altro: “I ragazzi di Fenggui” è l'opera che meglio incarna questa duplicità poiché il racconto scritto da Zhu Tianwen ha costituito il punto di partenza per la sceneggiatura del film omonimo e ha dato inizio a un lungo e fecondo sodalizio artistico tra la scrittrice e il regista. La traduzione del racconto in questione è affiancata da un commento traduttologico in cui vengono delineate le principali problematiche riscontrate a livello linguistico ed extra-linguistico e le diverse strategie traduttive adottate. Inoltre, la tesi comprende una parte introduttiva che ripercorre le diverse fasi della vita e della produzione artistica dell'autrice, ponendo particolare attenzione sulla relazione tra cinema e letteratura nelle sue opere.
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Brenda, Roberta <1989&gt. "Fattori culturali coinvolti nell'acquisizione dei forestierismi - Traduzione di due articoli relativi al fenomeno nella lingua cinese". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3509.

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I forestierismi sono il prodotto del contatto tra culture e lingue, ma le differenze che intercorrono tra le lingue coinvolte nel contatto rendono necessario un adattamento del materiale allogeno che ne renda possibile l'inserimento nel sistema linguistico ricevente. Affinché un forestierismo diventi parte integrante di un nuovo sistema linguistico è infatti necessario che esso si adegui agli standard imposti dal sistema ricevente, un processo di adattamento che assume inevitabilmente tratti ancor più complessi nei contatti interlinguistici che coinvolgono la lingua cinese, data la sua natura ideografica. Le modalità di acquisizione dei forestierismi non solo rivelano tratti del sistema linguistico ricevente, ma forniscono anche indicazioni sulla mentalità del popolo che acquisisce l'elemento allogeno, una considerazione ancor più valida per una lingua che, come il cinese, presenta forti legami con una cultura millenaria. Il presente elaborato illustra inizialmente il fenomeno dei contatti interlinguistici da una prospettiva sociolinguistica e culturale, per poi focalizzarsi sui fattori linguistici e culturali che regolano l'acquisizione dei forestierismi in cinese. In una fase successiva, attraverso la traduzione di due articoli accademici dal cinese all'italiano, viene fornita un'analisi culturale della tendenza alla sinizzazione che caratterizza l'acquisizione dei forestierismi in cinese e che si manifesta nella predilezione per traduzioni di natura semantica rispetto a trascrizioni fonetiche. L'elaborato presenta, inoltre, una sezione dedicata a un commento traduttologico che illustra nei dettagli le strategie adottate nella realizzazione del metatesto e un glossario nel quale vengono raccolti i vari esempi di traduzioni di forestierismi presenti nei due articoli tradotti.
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Visnadi, Alex <1988&gt. "Il doppiaggio come traduzione: il caso "Il diavolo veste Prada". Analisi contrastiva dei copioni". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3158.

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Come può una battuta diabolica far ridere in una lingua e non in un'altra? Come può la comicità, la cultura, la sintassi essere riprodotte e veicolate in diverse lingue? Proprio le differenze culturali sono alla base del mio lavoro. Ho deciso di trattare questo tema dal punto di vista cinematografico analizzando i copioni del film "Il diavolo veste Prada" nelle diverse lingue oggetto dei miei studi. Verranno presi in esame il copione originale, quello italiano e l'adattamento spagnolo per analizzare poi la riuscita del film, le scelte traduttive del dialoghista, le modifiche sintattiche e interpretative.
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SAVOLDI, ALESSANDRA. ""Ci sono così pochi buoni amici..." Il carteggio tra Mary McCarthy e Nicola Chiaromonte (1946 - 1971)". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2020. http://hdl.handle.net/10280/71036.

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La tesi riguarda il carteggio tra la scrittrice, critica letteraria e attivista politica americana Mary McCarthy e il saggista e critico teatrale italiano Nicola Chiaromonte: uno scambio epistolare, il loro, tuttora rimasto inedito nonostante il crescente numero di pubblicazioni riguardanti i due autori. La corrispondenza mantenuta con gli amici più stretti è da considerarsi un elemento fondamentale per far luce sugli aspetti più intimi della vita e della creazione artistica di Mary McCarthy: in particolare, questo epistolario svela il lato più umano e personale dell’autrice (raramente mostrato in pubblico) e la devozione e il rispetto che provava verso colui che considerava come suo mentore, critico e amico. Gli stessi sentimenti traspaiono dalle parole di Nicola Chiaromonte, tanto austero e misurato nel suo lavoro quanto scherzoso e appassionato con gli amici più cari. La tesi si compone di due parti principali. La breve introduzione generale è seguita da una prima parte di carattere storico-narrativo, in cui le biografie di Mary McCarthy e di Nicola Chiaromonte si alternano fino ad arrivare al momento fondamentale del loro incontro, a partire dal quale le loro esperienze si intrecciano negli eventi che li videro coinvolti. La seconda parte della tesi è invece il carteggio vero e proprio: 115 tra lettere, telegrammi e biglietti, corredati di note critiche al fine di permetterne una maggiore comprensione.
The dissertation deals with the correspondence between the writer, literary critic and American political activist Mary McCarthy and the Italian essayist and theater critic Nicola Chiaromonte: an epistolary exchange, their, still unpublished despite the growing number of publications concerning the two authors. The correspondence maintained with close friends is to be considered a fundamental element to shed light on the most intimate aspects of Mary McCarthy's life and artistic creation: in particular, this correspondence reveals the author's more human and personal side (rarely shown in public) and the devotion and respect he felt towards the one he considered as her mentor, critic and friend. The same feelings are reflected in the words of Nicola Chiaromonte, so austere and measured in his work as playful and passionate with his closest friends. The thesis consists of two main parts. The brief general introduction is followed by a first part of historical-narrative nature, in which the biographies of Mary McCarthy and Nicola Chiaromonte alternate up to the fundamental moment of their meeting, starting from which their experiences are intertwined in the events who saw them involved. The second part of the thesis is instead the actual correspondence: 115 among letters, telegrams and tickets, supplied with critical notes in order to allow a better understanding.
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SAVOLDI, ALESSANDRA. ""Ci sono così pochi buoni amici..." Il carteggio tra Mary McCarthy e Nicola Chiaromonte (1946 - 1971)". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2020. http://hdl.handle.net/10280/71036.

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La tesi riguarda il carteggio tra la scrittrice, critica letteraria e attivista politica americana Mary McCarthy e il saggista e critico teatrale italiano Nicola Chiaromonte: uno scambio epistolare, il loro, tuttora rimasto inedito nonostante il crescente numero di pubblicazioni riguardanti i due autori. La corrispondenza mantenuta con gli amici più stretti è da considerarsi un elemento fondamentale per far luce sugli aspetti più intimi della vita e della creazione artistica di Mary McCarthy: in particolare, questo epistolario svela il lato più umano e personale dell’autrice (raramente mostrato in pubblico) e la devozione e il rispetto che provava verso colui che considerava come suo mentore, critico e amico. Gli stessi sentimenti traspaiono dalle parole di Nicola Chiaromonte, tanto austero e misurato nel suo lavoro quanto scherzoso e appassionato con gli amici più cari. La tesi si compone di due parti principali. La breve introduzione generale è seguita da una prima parte di carattere storico-narrativo, in cui le biografie di Mary McCarthy e di Nicola Chiaromonte si alternano fino ad arrivare al momento fondamentale del loro incontro, a partire dal quale le loro esperienze si intrecciano negli eventi che li videro coinvolti. La seconda parte della tesi è invece il carteggio vero e proprio: 115 tra lettere, telegrammi e biglietti, corredati di note critiche al fine di permetterne una maggiore comprensione.
The dissertation deals with the correspondence between the writer, literary critic and American political activist Mary McCarthy and the Italian essayist and theater critic Nicola Chiaromonte: an epistolary exchange, their, still unpublished despite the growing number of publications concerning the two authors. The correspondence maintained with close friends is to be considered a fundamental element to shed light on the most intimate aspects of Mary McCarthy's life and artistic creation: in particular, this correspondence reveals the author's more human and personal side (rarely shown in public) and the devotion and respect he felt towards the one he considered as her mentor, critic and friend. The same feelings are reflected in the words of Nicola Chiaromonte, so austere and measured in his work as playful and passionate with his closest friends. The thesis consists of two main parts. The brief general introduction is followed by a first part of historical-narrative nature, in which the biographies of Mary McCarthy and Nicola Chiaromonte alternate up to the fundamental moment of their meeting, starting from which their experiences are intertwined in the events who saw them involved. The second part of the thesis is instead the actual correspondence: 115 among letters, telegrams and tickets, supplied with critical notes in order to allow a better understanding.
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Demo, Silvia. "The first middle english translation of Galen's De methodo medendi". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3421855.

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This thesis takes into consideration the first vernacular translations of Galen's De methodo medendi. The first translation is found in London, British Library, Sloane MS 6, ff. 180v-203v: a surgical compendium translated for the most part from Latin, which contains both surgical and philosophical information. The English text of De methodo medendi comes from De ingenio sanitatis, the twelfth-century translation by Gerard of Cremona of the Arabic version of the treatise. The Greek text, taken from Johnston-Horsley's edition of 2011, has been compared with the Latin text found in an unpublished manuscript (London, Wellcome Library MS 287), and with the English text in manuscript Sloane 6. Another Middle English translation of De methodo medendi is found in the Questyonary of Cyrurgyens, a compilation published in 1533 in Montpellier and then translated and printed into English by Robert Copland in 1542. From the analysis of these translations it emerged that, despite the great number of practitioners with no training or qualification, the line that divided the literate and unlearned healers was not so clear as could be imagined or as many scholars stated. Undoubtedly many barbers, surgeons and apothecaries learned their art over a number of years of apprenticeship and without attending university courses, but at least part of surgeons' guild could read English and even some Latin, and sought to get the texts of the ancient medical authorities in order to climb the medical cursus honorum. Far from being illiterate, many of them knew some Latin and longed to learn some Greek words: a desire that clearly emerges in reading the translation of Galen's fourth book in the Questyonary of Cyrurgyens and especially in analysing the differences from the translation in manuscript Sloane 6. These differences show how English surgeons increasingly wanted to acquire Galen's original medical knowledge and medical vocabulary albeit anglicised, and they preferred this to Latin, which was used as a prerogative by literate physicians. Literate surgeons encouraged the copying of Galenic treatises in a learned vernacular anglicised language, as they wanted to obtain an easier access to them than that given by rare and unaffordable manuscripts. Their aim was to read at least some parts of the ancient medical works, and to improve their medical approach especially through Galen's method of medical practice, which they could find only in De methodo medendi.
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Paciaroni, Benedetta <1998&gt. "Tradizione e modernità: la lingua del web nei giornali cinesi Proposta di traduzione e commento di tre articoli specialistici". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21894.

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La tesi si pone come obiettivo quello di analizzare la lingua del web nei giornali cinesi. In particolare, l’elaborato sarà composto da un capitolo introduttivo nel quale verrà effettuata una panoramica dello sviluppo di Internet in Cina e l’effetto che ha avuto sulla lingua cinese. Si analizzeranno, poi, le caratteristiche della lingua del web cinese (Chinese Internet Language) e come si manifesta nei giornali cinesi. A questo capitolo, seguirà una traduzione di tre articoli specialistici sull’argomento: 新闻报道中网络语言现象浅析 Xīnwén bàodào zhōng wǎngluò yǔyán xiànxiàng qiǎn xī (Analisi della lingua del web negli articoli di giornale), 从《武汉晚报》看报纸媒体吸纳网络语言的特点 Cóng ‘wǔhàn wǎnbào’ kàn bàozhǐ méitǐ xīnà wǎngluò yǔyán de tèdiǎn (Caratteristiche della lingua del web nei giornali: il caso di studio del Wuhan Evening News) e 论报纸新闻语言口语化发展趋势 Lùn bàozhǐ xīnwén yǔyán kǒuyǔ huà fāzhǎn qūshì (Sulle tendenze di sviluppo della lingua parlata negli articoli di giornale). Le traduzioni saranno seguite da un commento traduttologico e un capitolo conclusivo. Infine, sarà possibile consultare una bibliografia con le fonti citate all’interno dell’elaborato.
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Rao, Riccardo <1993&gt. "El llenguatge poètic i plàstic de les Avantguardes Històriques a Catalunya". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14162.

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La finalità di questo lavoro è quella di illustrare i principali temi e caratteristiche del linguaggio poetico e plastico nelle Avanguardie Storiche catalane, durante la prima metà del 900’. Verranno trattati, in particolare: il movimento surrealista, nella figura di Josep Vicenç Foix e tramite il linguaggio dei propri componimenti poetici; il movimento futurista, dedicando ampio spazio al poeta Joan Salvat-Papasseit, interpretato in maniera ambigua dai critici letterari d’allora. Quest’ultimo, assieme ai pittori uruguaiani Joaquim Torres-García e Rafael Barradas, contribuì alla diffusione del movimento artistico denominato vibracionisme (trad. vibrazionismo), il quale dava risalto alla vitalità della città e dei suoi luoghi principali, e su cui verterà il prosieguo del lavoro. Nell’ultima parte della tesi, invece, si proverà a individuare, ed eventualmente illustrare commentando, le possibili correlazioni tra le produzioni poetiche (in versi o calligrammi) e artistiche, oltre ai manifesti, del movimento futurista italiano e quello catalano, al fine di tracciare elementi comuni o discordanti.
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Bartoletti, Chiara <1988&gt. "Dentro il Testo e nella Storia: proposta di traduzione e commento traduttologico del manuale di storia della letteratura cinese contemporanea di Chen Sihe". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2889.

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ANSELMO, ANNA. "La "poetica dell'incontrollabilità": l'Endymion di Keats, la lingua e i periodici romantici". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/935.

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"Endymion" è il traît d'union tra i juvenilia di Keats ("Poems", 1817) e i suoi lavori più conosciuti ("Lamia, Isabella ... and other Poems"). Per sua natura, è un'opera di transizione e quindi concede allo studioso un punto di vista privilegiato sullo sviluppo della poetica e della lingua di Keats. Inoltre, l'"Endymion" è l'opera keatsiana più aspramente contestata dalla critica romantica. Gli studiosi moderni hanno analizzato il problema alla luce di considerazioni socio-politiche, il mio lavoro mira invece ad un'analisi più strettamente linguistica. Ricostruisco il contesto linguistico del diciottesimo e diciannovesimo secolo al fine di spiegare il disagio dei recensori nei confronti di "Endymion". Sostengo che il prescrittivismo del Settecento nasce da una profonda ansia relativa alla lingua, causata dalle teorie di Locke. L'atteggiamento prescrittivista influenza la critica romantica e i critici di Keats in particolare, più di quanto potessero fare considerazioni di natura politica. Analizzo le peculiarità linguistiche e strutturali di "Endymion" al fine di provare che Keats elabora una 'poetica dell'incontrollabilità', una serie di strategie stilistiche e testuali, che violano le convenzioni linguistiche e narrative e che vengono quindi percepite come destabilizzanti e stranianti.
"Endymion" is the traît d’union between Keats’s juvenilia ("Poems", 1817)and his better known, and, conventionally, ’mature’ works ("Lamia, Is- abella ... and other Poems", 1820). By its nature, it is a transitional work, and thus gives the scholar special insight into the development of Keats’s poetics and idiom. Moreover, "Endymion" is the Keatsian work which most irritated and provoked contemporary critics; the two pieces of venomous invective it received in the periodical press of the time have become the stuff of scholarly legend. Recent scholarly work has analysed the language of "Endymion" in socio-political terms; my work focuses on more strictly linguistic concerns. I reconstruct the linguistic context of the eighteenth and early nineteenth centuries in order to explain the reviewers’ unease with regard to "Endymion". I maintain that eighteenth-century prescriptivism arose from a deep-seated anxiety regarding language, Lockian in origin, and that the ensuing desire to stabilize and therefore control language informed Romantic criticism in general, and the criticism of Keats’s work in particular, more fundamentally than politics could or did. I analyse the imaginative and linguistic markers of "Endymion" in order to prove that Keats had elaborated a “poetics of uncontrollability”, a series of textual and stylistic strategies, which violated linguistic and narrative standards and were therefore perceived as unsettling.
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ANSELMO, ANNA. "La "poetica dell'incontrollabilità": l'Endymion di Keats, la lingua e i periodici romantici". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/935.

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"Endymion" è il traît d'union tra i juvenilia di Keats ("Poems", 1817) e i suoi lavori più conosciuti ("Lamia, Isabella ... and other Poems"). Per sua natura, è un'opera di transizione e quindi concede allo studioso un punto di vista privilegiato sullo sviluppo della poetica e della lingua di Keats. Inoltre, l'"Endymion" è l'opera keatsiana più aspramente contestata dalla critica romantica. Gli studiosi moderni hanno analizzato il problema alla luce di considerazioni socio-politiche, il mio lavoro mira invece ad un'analisi più strettamente linguistica. Ricostruisco il contesto linguistico del diciottesimo e diciannovesimo secolo al fine di spiegare il disagio dei recensori nei confronti di "Endymion". Sostengo che il prescrittivismo del Settecento nasce da una profonda ansia relativa alla lingua, causata dalle teorie di Locke. L'atteggiamento prescrittivista influenza la critica romantica e i critici di Keats in particolare, più di quanto potessero fare considerazioni di natura politica. Analizzo le peculiarità linguistiche e strutturali di "Endymion" al fine di provare che Keats elabora una 'poetica dell'incontrollabilità', una serie di strategie stilistiche e testuali, che violano le convenzioni linguistiche e narrative e che vengono quindi percepite come destabilizzanti e stranianti.
"Endymion" is the traît d’union between Keats’s juvenilia ("Poems", 1817)and his better known, and, conventionally, ’mature’ works ("Lamia, Is- abella ... and other Poems", 1820). By its nature, it is a transitional work, and thus gives the scholar special insight into the development of Keats’s poetics and idiom. Moreover, "Endymion" is the Keatsian work which most irritated and provoked contemporary critics; the two pieces of venomous invective it received in the periodical press of the time have become the stuff of scholarly legend. Recent scholarly work has analysed the language of "Endymion" in socio-political terms; my work focuses on more strictly linguistic concerns. I reconstruct the linguistic context of the eighteenth and early nineteenth centuries in order to explain the reviewers’ unease with regard to "Endymion". I maintain that eighteenth-century prescriptivism arose from a deep-seated anxiety regarding language, Lockian in origin, and that the ensuing desire to stabilize and therefore control language informed Romantic criticism in general, and the criticism of Keats’s work in particular, more fundamentally than politics could or did. I analyse the imaginative and linguistic markers of "Endymion" in order to prove that Keats had elaborated a “poetics of uncontrollability”, a series of textual and stylistic strategies, which violated linguistic and narrative standards and were therefore perceived as unsettling.
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Perissinotto, Silvia <1990&gt. "Il task-based approach nasce negli anni '80 del secolo scorso e negli anni ha trovato ampio riscontro a livello mondiale. E' attualmente uno degli approcci maggiormente utilizzati nel campo dell'insegnamento linguistico grazie alla sua natura comunicativa; trova infatti le sue radici nel Communicative Language Teaching degli anni '70 con il quale condivide la forte contrapposizione per gli approcci basati sull'esposizione di rigide regole grammaticali. L'biettivo comunicativo che ci si pone nella progettazione dei task è strettamente legato all'autenticità delle attività, ovvero la loro concretezza e capacità di riprodurre situazioni di vita reale. L'approccio per task è fonte di ricerca in quanto dimostra essere particolarmente proficuo nelle classi di L2 e LS: i maggiori effetti sono riscontrabili sul miglioramento delle abilità comunicative dei discenti. Se da una parte la letteratura sul task-based approach è molto ampia e in fase di continua sperimentazione, un aspetto più ristretto che è stato considerato in misura minore è la sua efficacia all'interno di classi di principianti (basic user, secondo il quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue: livelli A1 e A2). Pochi ricercatori hanno finora investigato gli effetti dell'utilizzo di task su questo campo di discenti e i principali risultati ottenuti sono legati alle abilità di comprensione. Operando con apprendenti la competenza linguistica è ai primi stadi di sviluppo l'applicazione di attività di comprensione risulta limitante: è a questo proposito che l'orientamento suggerito dai ricercatori è quello di impiegare dapprima dei task che favoriscano la comprensione linguistica per poi passare ad attività di produzione. Gli effetti dei task di comprensione sono ancora una questione in fase di ricerca". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12962.

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Task-based approach was initially used during the 80s of the previous century and since then it has been widely used all over the world. Thanks to its communicative feature it is currently among the most used approaches to language teaching.
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LISI, LAURA ANA. "L'ospitalità linguistica. Studio comparativo delle traduzioni tedesca, inglese, danese ed italiana di El Llano en llamas di Juan Rulfo, secondo la traduttologia di Antoine Berman". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/127.

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In questo lavoro si cerca di applicare i principi teorici e i metodi del filosofo e traduttologo franco-canadese Antoine Berman a uno studio comparativo di quattro traduzioni (tedesca, inglese, danese ed italiana) del volume di racconti El Llano en llamas, di Juan Rulfo. L'applicazione della griglia analitica di Berman mira ad identificare i processi di trasformazione linguistica e culturale - ai quali i traduttori devono cedere nell'affrontare un'opera di pensiero e lingua stranieri, e le negoziazioni necessarie per travasare lo stile e i micro-universi testuali di Rulfo alle quattro lingue di arrivo. L'obiettivo è di misurare l'operatività di questa metodologia per un'analisi comparativa che mira a stabilire come e in che misura i testi rulfiani siano stati trasposti. Di fronte alle tendenze che mettono al centro la leggibilità di una traduzione e la considerazione delle competenze e attese del lettore di arrivo, Berman offre una prospettiva di tipo ermeneutico che si basa sulla nozione di 'ospitalità linguistica': l'obiettivo della traduzione non è quello di rendere comprensibile, di annettere, l'estraneo, bensì quello di accoglierlo in quanto estraneo per arricchire l'orizzonte di arrivo.
This work seeks to apply the theoretical principles and methods of the French-Canadian philosopher and translation theorist Antoine Berman to a comparative study of four translations (German, English, Danish and Italian) of Juan Rulfo's El Llano en llamas. The application of Berman's analytical grid aims at identifying the processes of linguistic and cultural transformation to which the translators cede when dealing with a work conceived and written in a foreign language. The analysis thus focuses on describing the negotiations needed to transfer Rulfo's style and his textual micro-universes to the four target languages. The main objective is to measure the efficacy of this methodology for a comparative analysis aimed at establishing how and to what extent Rulfo's texts have been transposed. In contrast to theoretical approaches where the readability of a translation and the consideration of the target reader's competences and expectations are the main focus, Berman offers a hermeneutical perspective based on the notion of 'linguistic hospitality': the aim of translation is not that of making the foreign comprehensible, of annexing it, but rather that of hosting it as something foreign in order to enrich the target horizon.
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LISI, LAURA ANA. "L'ospitalità linguistica. Studio comparativo delle traduzioni tedesca, inglese, danese ed italiana di El Llano en llamas di Juan Rulfo, secondo la traduttologia di Antoine Berman". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/127.

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In questo lavoro si cerca di applicare i principi teorici e i metodi del filosofo e traduttologo franco-canadese Antoine Berman a uno studio comparativo di quattro traduzioni (tedesca, inglese, danese ed italiana) del volume di racconti El Llano en llamas, di Juan Rulfo. L'applicazione della griglia analitica di Berman mira ad identificare i processi di trasformazione linguistica e culturale - ai quali i traduttori devono cedere nell'affrontare un'opera di pensiero e lingua stranieri, e le negoziazioni necessarie per travasare lo stile e i micro-universi testuali di Rulfo alle quattro lingue di arrivo. L'obiettivo è di misurare l'operatività di questa metodologia per un'analisi comparativa che mira a stabilire come e in che misura i testi rulfiani siano stati trasposti. Di fronte alle tendenze che mettono al centro la leggibilità di una traduzione e la considerazione delle competenze e attese del lettore di arrivo, Berman offre una prospettiva di tipo ermeneutico che si basa sulla nozione di 'ospitalità linguistica': l'obiettivo della traduzione non è quello di rendere comprensibile, di annettere, l'estraneo, bensì quello di accoglierlo in quanto estraneo per arricchire l'orizzonte di arrivo.
This work seeks to apply the theoretical principles and methods of the French-Canadian philosopher and translation theorist Antoine Berman to a comparative study of four translations (German, English, Danish and Italian) of Juan Rulfo's El Llano en llamas. The application of Berman's analytical grid aims at identifying the processes of linguistic and cultural transformation to which the translators cede when dealing with a work conceived and written in a foreign language. The analysis thus focuses on describing the negotiations needed to transfer Rulfo's style and his textual micro-universes to the four target languages. The main objective is to measure the efficacy of this methodology for a comparative analysis aimed at establishing how and to what extent Rulfo's texts have been transposed. In contrast to theoretical approaches where the readability of a translation and the consideration of the target reader's competences and expectations are the main focus, Berman offers a hermeneutical perspective based on the notion of 'linguistic hospitality': the aim of translation is not that of making the foreign comprehensible, of annexing it, but rather that of hosting it as something foreign in order to enrich the target horizon.
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Frigeni, Enrico Luigi. "Oltre i sensi. Forme e stili della sinestesia moderna". Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2018. http://hdl.handle.net/10446/105290.

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Synesthesia, both as a literary figure and as a perceptual experience, is the main focus of this work which aims at identifying and analyzing the fascination for the synesthetic phenomenon across several disciplines in the last three centuries. I try to pursue an interdisciplinary approach considering the evolution of the term as a literary metaphor (popular during the Romantic and Symbolist periods) and as a medical/psychological condition (starting with the definition of the disease known as audition colorée in the 1870s) and observe how the two perspectives have been a source of mutual influence and stimulated a desire for the synesthetic experience which took various shapes in the English and French culture from the XVIIIth century up until today’s neuroscientific investigations. Achieving great popularity with Isaac Newton’s theory of the analogy between the light spectrum and the proportions of musical octaves, synesthesia became a key feature of Romanticism. In the light of the complex relationship of Romantic writers with the new scientific methods, I suggest that the synesthetic metaphor could be seen as a strategic literary device allowing them to reconfigure the scientific discoveries about perception within a traditional, religious framework. While in the second half of the XIXth century, the discovery of audition colorée generated a new (medical) interest in the synesthetic experience, the popularity of the sonnet “Voyelles” by Arthur Rimbaud pioneered a new form of literary synesthesia expressed through the symbolic qualities of the poetic language. If the Romantic metaphor is, by then, considered obsolete, the attribution of colors to vowels created an awareness of language as intrinsically synesthetic which inspired the new generations of Symbolist and Modernist writers. Sound symbolism is at the forefront of the XXth century avant-garde experimentation with writers such as Gertrude Stein or the Dadaist group openly pursuing synesthetic purposes in their poems. Their achievements in highlighting the synesthetic qualities of the signifier anticipate, as I will argue, much of the modern neuroscientific claims about the relationship between language and the synesthetic experience.
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Gennari, Francesca <1994&gt. "Il China English tra cinese e inglese: analisi descrittiva e comparativa". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14178.

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Il presente elaborato analizza il fenomeno del China English, varietà dell’inglese inquadrata come uno dei “World Englishes”, in chiave descrittiva e comparativa. La seguente tesi è composta di tre capitoli. Nel primo capitolo viene introdotto il ruolo che la lingua inglese ha assunto recentemente nei paesi del mondo dove non è lingua ufficiale ed il suo status di lingua globale. Si cerca inoltre di chiarire i vari termini usati per riferirsi alle diverse varietà di inglese diffuse nel mondo, come “World Englishes” o “New Englishes”. La seconda parte del capitolo è invece dedicata alla penetrazione e allo sviluppo dell’inglese come lingua straniera in Cina attraverso una panoramica storica dal XVII secolo, con i primi contatti tra cinesi e inglesi nei porti della Cina, fino ad arrivare ai giorni nostri. Si cerca inoltre di definire con chiarezza la differenza tra Chinglish, altro fenomeno che riguarda la lingua inglese in Cina, e China English, con cui spesso viene confuso. Nel secondo capitolo si entra più nello specifico definendo le caratteristiche linguistiche del China English dal punto di vista fonologico, lessicale e sintattico. Verranno presi in considerazione esempi di articoli scritti in inglese da madrelingua cinesi presi da quotidiani come il China Daily e il Global Times, che offrono diversi spunti di riflessione sulle caratteristiche del China English. Nel terzo ed ultimo capitolo, infine, viene analizzata la struttura del discorso del China English, confrontandola con quella dell’inglese e del cinese, due lingue molto diverse tra loro. Attraverso l’analisi, si cercherà di capire come inglese e cinese influenzino l’organizzazione del discorso nel China English.
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Manara, Anna <1987&gt. "Le nanotecnologie: database terminografico inglese-cinese (terminologia di base 2)". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1777.

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L'elaborato consiste nella creazione di un database terminografico in lingua inglese e in lingua cinese, realizzato a partire dalla selezione di una serie di termini provenienti dall'ambito delle nanotecnologie.Il primo capitolo ha l'obiettivo di descrivere brevemente che cosa sono le nanotecnologie, quali sono le loro applicazioni, quali i rischi per la società. In questo capitolo sono inoltre delineati gli sviluppi industriali delle nanotecnologie in Italia e in Cina.Il corpo centrale dell'elaborato è costituito dal database, il quale è composto da due tipi di schede (terminografiche e bibliografiche) compilate nel formato SGML secondo le istruzioni del MULTITERM '95. Nelle schede terminografiche ogni termine viene analizzato prima in lingua inglese e poi in lingua cinese attraverso una serie di campi che contengono informazioni di diverso tipo come le definizioni, i contesti ed eventuali sinonimi. Nelle schede bibliografiche vanno inserite tutte le fonti citate nelle schede terminografiche.Al database terminografico segue un commento linguistico nel quale sono riportate ulteriori considerazioni linguistiche e grammaticali sui termini presi in esame nelle schede.
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Tomasin, Cristina <1989&gt. "Women and Biafra: a comparative, literary study of women's roles during the Nigerian civil war (1967-1970)". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13047.

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The Nigerian civil war (1967-1970) represents a tragic chapter of African history. This brutal conflict was predominantly studied by male historians and novelists, offering a limited perspective of events. Though women and children comprised the majority of war casualties, very rarely were their experiences discussed in male-authored texts, and women's own war writings were largely dismissed or heavily criticized by male critics. The aim of this thesis is thus to examine the war literature written by three Igbo women writers belonging to different generations of Nigerian authors namely Flora Nwapa's Never Again (1975) and Wives at War and other Stories (1980), Buchi Emecheta's Destination Biafra (1982) and Chimamanda Ngozi Adichie's Half of a Yellow Sun (2006). The purpose is to show how each novelist decides to tackle this sensitive subject and, ultimately, to foster a comparative analysis of their writings. Overall, through my thesis, I aim to shed light onto the female experience during the Nigerian civil war in order to underscore the strength and resourcefulness of Nigerian women who remain the unsung heroines of this conflict.
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Guida, Katya <1993&gt. "THE QUESTION OF VIOLENCE IN J. M. COETZEE’S WAITING FOR THE BARBARIANS AND DISGRACE". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13556.

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The writer John Maxwell Coetzee stands out as one of the most discussed figures within the context of South African literature. Through his skilful and unconventional writing, his works have contributed to offering a challenging portrayal of South Africa, not only focusing the attention on marginal characters but also giving prominence to alternative voices that allow an original reflection on significant and thorny subjects that connect literature with the historical background. The aim of this thesis is to analyse the question of violence in the novels Waiting for the Barbarians and Disgrace. The study attempts to understand the meaning of violence, its difference from the notion of power, and its relation to the colonial word and to South African history. The role of violence is considered in the novel Waiting for the Barbarians, where an examination of torture is presented: torture is viewed from the protagonist’s perspective, a character who occupy the middle ground between the Empire regime and the barbarian world. Although the author does not make any explicit references, it can be argued that the novel’s subject of torture evokes the violent practices that have been perpetrated during the apartheid regime. To conclude, as far as the novel Disgrace is concerned, the issue of sexual violence against women will be explored in the context of post-apartheid South Africa.
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Perinot, Chiara <1975&gt. "Ordine Nazionale - Wang Shiyue e la letteratura Dagong". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6074.

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Questo lavoro di tesi verte sulla traduzione del racconto breve Ordine Statale 国家订单 dell’autore Wang Shiyue 王十月,uno degli autori più rappresentativi della letteratura Dagong 打工o letteratura dei lavoratori. In questa tesi analizzerò le difficoltà incontrate durante la traduzione, spiegherò le scelte linguistiche utilizzate, nonché inquadrerò questo lavoro all’interno del periodo storico e linguistico in cui esso nasce,introducendo l’autore e le sue opere. La nascita e lo sviluppo della letteratura Dagong sono profondamente legate alle politiche economiche e sociali che hanno interessato la Cina negli ultimi trent’anni e nelle sue opere si riflettono le trasformazioni e i mutamenti del paese visti con un occhio particolare, quello delle masse migranti. La decisione di affrontare questo autore, ancora sconosciuto ai più soprattutto al di fuori dei confini della Repubblica Popolare Cinese, piuttosto che altri autori più noti, è data dalla volontà di proseguire in futuro il lavoro di traduzione di altre suo opere e opere di altri autori facenti parte di questa corrente letteraria, così da renderli disponibili al pubblico italiano. Ritengo che, così come è successo a me, molti altri lettori italiani saranno affascinati dalla lettura di questo racconto, che presenta uno spaccato di vita cinese come raramente ci viene presentato, in un modo che permette a tutti i lettori di immedesimarsi almeno per un attimo in uno dei personaggi. Ho avuto la fortuna, durante il lavoro di traduzione di conoscere personalmente il signor Wang Shiyue e di ricevere da lui, durante quell’incontro, informazioni sulle sue opere e sulla sua vita che non mi erano risultate accessibili fino a quel momento. La tesi si compone di tre parti: la prima di introduzione all’autore, alla letteratura Dagong e allo scenario politico-economico nel quale si sviluppano; la seconda comprende il testo della traduzione in italiano e infine una terza che comprende il commento traduttologico.
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BELLINI, FEDERICO ALBERTO. "Malinconia, degenerazione e abitudine in Herman Melville, Joseph Conrad e Samuel Beckett. Tre figure di rifiuto del lavoro". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1813.

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Questo studio riguarda le rappresentazioni letterarie del rifiuto del lavoro nei testi di Herman Melville, Joseph Conrad e Samuel Beckett. Nell'introduzione mi occupo della definizione del rifiuto del lavoro quale tema letterario e delle questioni metodologiche connesse a tale problema. Al fine di situare l'analisi del tema in un più ampio contesto, i tre capitoli successivi si concentrano ciascuno su un autore in relazione a un 'sottotema': rispettivamente malinconia, degenerazione e abitudine. Il rifiuto del lavoro in Herman Melville, e in particolare in "Bartleby", emerge come una reazione contro la malinconia e il Romanticismo. "The Nigger of the 'Narcissus'" di Joseph Conrad appare invece quale un modo di affrontare degenerazione e decadenza. Infine, l'abitudine si rivela un tema centrale dell'opera di Samuel Beckett: un'analisi delle fonti e dell'evoluzione di esso nelle sue opere offre una prospettiva d'interpretazione della sua produzione letteraria. L'ultimo capitolo affronta infine il modo in cui queste diverse traiettorie creative costituiscono diversi aspetti o fasi dello stesso fenomeno, e rappresentano manifestazioni di simili processi creativi.
This study concerns the literary representations of the refusal of work in the works of Herman Melville, Joseph Conrad, and Samuel Beckett. In the introduction I deal with the definition of refusal of work as a literary theme and with the methodological issues of the chosen approach to the topic. In order to situate the analysis of the main theme in a broader context, each of the following three chapters focuses on one of the authors in relation to a sub-theme: melancholia, degeneration, and habit, respectively. The refusal of work in Herman Melville, and particularly in Bartleby, emerges as a reaction against melancholy and Romanticism. I read Joseph Conrad's The Nigger of the "Narcissus" as a way of approaching a theory of degeneration and decadence. Finally, I identify the centrality of habit to Samuel Beckett's oeuvre: an examination of the sources and evolution of this theme in his oeuvre, provides a more nuanced understanding of his aesthetic project. My final chapter addresses how these very different aesthetic trajectories function as different facets, or stages, of the same phenomenon, and as manifestations of very similar creative processes.
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BELLINI, FEDERICO ALBERTO. "Malinconia, degenerazione e abitudine in Herman Melville, Joseph Conrad e Samuel Beckett. Tre figure di rifiuto del lavoro". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1813.

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Questo studio riguarda le rappresentazioni letterarie del rifiuto del lavoro nei testi di Herman Melville, Joseph Conrad e Samuel Beckett. Nell'introduzione mi occupo della definizione del rifiuto del lavoro quale tema letterario e delle questioni metodologiche connesse a tale problema. Al fine di situare l'analisi del tema in un più ampio contesto, i tre capitoli successivi si concentrano ciascuno su un autore in relazione a un 'sottotema': rispettivamente malinconia, degenerazione e abitudine. Il rifiuto del lavoro in Herman Melville, e in particolare in "Bartleby", emerge come una reazione contro la malinconia e il Romanticismo. "The Nigger of the 'Narcissus'" di Joseph Conrad appare invece quale un modo di affrontare degenerazione e decadenza. Infine, l'abitudine si rivela un tema centrale dell'opera di Samuel Beckett: un'analisi delle fonti e dell'evoluzione di esso nelle sue opere offre una prospettiva d'interpretazione della sua produzione letteraria. L'ultimo capitolo affronta infine il modo in cui queste diverse traiettorie creative costituiscono diversi aspetti o fasi dello stesso fenomeno, e rappresentano manifestazioni di simili processi creativi.
This study concerns the literary representations of the refusal of work in the works of Herman Melville, Joseph Conrad, and Samuel Beckett. In the introduction I deal with the definition of refusal of work as a literary theme and with the methodological issues of the chosen approach to the topic. In order to situate the analysis of the main theme in a broader context, each of the following three chapters focuses on one of the authors in relation to a sub-theme: melancholia, degeneration, and habit, respectively. The refusal of work in Herman Melville, and particularly in Bartleby, emerges as a reaction against melancholy and Romanticism. I read Joseph Conrad's The Nigger of the "Narcissus" as a way of approaching a theory of degeneration and decadence. Finally, I identify the centrality of habit to Samuel Beckett's oeuvre: an examination of the sources and evolution of this theme in his oeuvre, provides a more nuanced understanding of his aesthetic project. My final chapter addresses how these very different aesthetic trajectories function as different facets, or stages, of the same phenomenon, and as manifestations of very similar creative processes.
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Peroni, Michele. "La rappresentazione della Grande Guerra nella letteratura inglese contemporanea". Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2019. https://hdl.handle.net/11572/368248.

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La tesi esamina cinque romanzi storici sulla Grande Guerra pubblicati in Inghilterra tra il 2010 e il 2015: My Dear I Wanted to Tell You e The Heroes' Welcome di Louisa Young, Toby's Room di Pat Barker, The Lie di Helen Dunmore e Field Service di Robert Edric. L'analisi dei romanzi permette di riflettere su come il conflitto viene immaginato e rappresentato alle soglie del Centenario e, in un'ottica più ampia, offre l'occasione per ragionare sulla natura della narrazione storica e sul rapporto tra storia e finzione.
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Pan, Caterina Giulia <1988&gt. "Predators or Preys? - Women in and around Lord Byron´s life and work with particular reference to Don Juan". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1640.

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Redi, Marta <1988&gt. "Four Representations of Othello". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2464.

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La tesi si pone l'obiettivo di analizzare la tragedia "Othello" di William Shakespeare, comparandola con alcuni adattamenti. Partendo dall'analisi dell'opera shakespeariana e analizzandone soprattutto l'aspetto linguistico, la tesi si sposterà sull'adattamento lirico di Giuseppe Verdi, sottolineandone la nuova vena "romantica". Procederà poi con il film di Orson Welles, cercando di dare una possibile lettura del film-capolavoro del regista statunitense. Concluderà, infine, con l'adattamento moderno di Carmelo Bene per cerare di dimostrare una sorta di vicinanza tra il drammaturgo inglese e il teatro moderno.
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Checchini, Luna <1984&gt. "One Soul at a Time The tradition of rock 'n' roll music in the local communities of New Jersey". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3185.

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Marsili, Micaela <1989&gt. "Almost White: Cinematic Representation of Irish Americans". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3286.

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This research project is an analysis of how the cinematic representation of Irish Americans and their relation to another Catholic group, Italians, has defined and defines Irish identity in society. The thesis is divided in two main parts. The first gives a historical and theoretical background regarding Irish and Italian immigration in the United States, the common traits and features of the two groups as well as their differences, the stereotypes that were attributed to them, and how identity and ethnicity are constructed. In order to analyse these topics, the research has relied both on studies on ethnic identity (Chow, Giles et al., Rustin, Sollors, Wiegman) and specific texts on Irish and Italian immigration (Handlin, Fisher, Ignatiev, Puleo). Data regarding immigration have also been found in encyclopaedias and web sources. The second part consists in the analysis of movies in which Irish identity is defined through the presence of Italian Americans. The basis for the study of those movies has been provided by books like McDannell’s Catholics in the Movies. The films taken into consideration are mainly contemporary ones, and some of them are very well known to the larger public: State of Grace (1990), The Departed (2006), The Boondock Saints (1999) and its sequel (2009), Kill the Irishman (2011) and Last Man Standing (1996). An interesting chronological exception is The Man in Blue, a 1925 film which anticipates many of the themes elaborated in the more recent movies. This movie risks being lost forever, since the only copy seems to be preserved at the Cinematheque of Bologna, and not even the family of the director owns the DVD. Its analysis adds therefore great value to the study of the present topic. The method used is inductive, i.e. the movies have been first analyzed in their common traits, features, and meanings, and the historical and theoretical research about the possible reasons of the characterization of the Irish has been done later, to avoid forced interpretations. The research has shown that the presence of Italians in these movies clearly helps defining Irish identity and that this has an historical reason: when Italians started migrating in the U.S. the Irish, who had been exploited and discriminated, tried and managed to put the new group hierarchically under them in American society. This fact brought the Irish nearer to being considered whites. The clear rivalry of the two groups has only mildly been pointed at in literature or history, whereas, I argue, it has become a real topos in the movies. The thesis tries to explore how Irish identity has been defined and how movies influence, overcome or construct stereotypes and ethnicity.
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Lazzarin, Marco <1987&gt. "Dans le Vrai: Philip Roth and the Shadows of the Real". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3498.

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“Writing is le vrai for me. That’s what I conclude!” Philip Roth writes in his notes for The Facts. Since the beginning of his career, Philip Roth has explored how the professional fiction writer makes sense of reality through the process of fictionalization. However, to what extent is this valid for us too? Eversince his mid-career masterpiece, The Counterlife, Philip Roth has delved into the analogies between living and writing. My focus is on how, in his mid and late career, he is interested in the way in which human beings—whether they are authors or not—assimilate the real in narrative form: especially in the perception of ourselves and of other people, we construct sense-making stories that creates a coherence that counterbalances the senselessness and the contradictions of our life. In the first chapter, after introducing my argument through a discussion of the aim of fiction and the role of imagination in our lives, I demonstrates how this interest in Roth’s fiction is developed through the use of writer-protagonists—the characters I call counter-authors. In the second chapter, I explain how the self in its common assumption does not exist, and, as Roth demonstrates, it is a series of impersonations. Our identity is protean and fluid, and can encompass an infinite number of different human roles. Because of its changeable character, the self is accessible to us only in narrative form. Relying also on sociolinguistics, I demonstrate how we are the stories we tell ourselves. In particular, I comment on how these questions are developed in The Counterlife and Operation Shylock. In the third chapter, I demonstrate how an analogous discourse can be done about how we relate to other people. In my analysis of American Pastoral and The Human Stain, I explain how we comprehend others creating stories about them, not necessarily faithful to the real. To sum up, in my work I try to trace the development of Roth’s exploration of fiction-making in its character as human property.
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Galvani, Viola <1989&gt. "Hyphenated identities in Mordecai Richler's Novels". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3557.

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Despite many traditional aspects in Mordecai Richler’s novels, mostly concerning form and structure, his protagonists are expressions of a determined place and time, notably post II-World-War Montreal, and they well embody the status of ‘hyphenated identities’. The case of Montreal is special in this sense, since Jewish Canadians represent a considerably vast minority of the population, and they are evident examples of ‘hyphenated identities’ due to their origins and culture. Identity can be explored in relation to place and time, which forcedly change, and in a larger sense in a geographical and temporal cyclic movement, in the attempt to build an identity more than forcing it into a definition. Finally, the rejection of a fixed identity can also be seen as the attempt to escape frames and strict definitions, more than reducing it to a simple lack.
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