ORSINI, FEDERICI Benedetta. "LO SFERAMUNDI DI MAMBRINO ROSEO DA FABRIANO Edizione e studio de La prima parte del terzodecimo libro di Amadís di Gaula (Venezia, Tramezzino, 1558)". Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11562/996146.
Resumen
La mia tesi di dottorato, intitolata Lo Sferamundi di Mambrino Roseo da Fabriano. Edizione e studio de La prima parte del terzodecimo libro di Amadis di Gaula (Venezia, Tramezzino, 1558) si inserisce tra gli studi promossi dal Progetto Mambrino, un gruppo nato di ricerca sul romanzo cavalleresco tra Italia e Spagna nato nel 2003 su iniziativa di Anna Bognolo dell’Università di Verona. L’obiettivo è proporre l’edizione e studio dello Sferamundi (1558), più importante romanzo cavalleresco italiano scritto da Mambrino Roseo da Fabriano, come continuazione originale al ciclo spagnolo di Amadís de Gaula. I risultati della ricerca sono confluiti in una tesi strutturata su tre capitoli e corredata da un’Appendice, in cui sono presenti tabelle e testi, e da una bibliografia. Nell’introduzione, dopo aver trattato i libri di cavalleria spagnoli del Cinquecento, partendo dal capostipite Amadís de Gaula, si arriva ad una riflessione sul Silves de la Selva, il dodicesimo del ciclo di Amadís che racchiude al suo interno una ricca miniera di fili narrativi sospesi, abilmente ripresi da Mambrino nello Sferamundi (libro 13). Sempre in questa fase introduttiva, l’attenzione si sposta sulla redazione delle continuazioni e “aggiunte” italiane dei libri di cavalleria spagnoli, tenendo presente in modo sistematico il Repertorio delle continuazioni italiane ai romanzi cavallereschi spagnoli. Ciclo di Amadís di Gaula di Anna Bognolo, Giovanni Cara e Stefano Neri, un indispensabile “prontuario” per orientarsi in un corpus così esteso di informazioni relative alla materia cavalleresca. Successivamente si delineano aspetti biografici riguardanti la figura di Mambrino Roseo da Fabriano, in particolare durante gli anni in cui egli si trovava in Umbria. Durante la sua giovinezza l’autore gravitava intorno alla nobiltà di Perugia, mentre nel 1550 è documentato a Roma come «maestro di casa» di Ascanio della Corgna (1516-1571). Si sa anche che intratteneva rapporti con la nobile casata perugina dei Baglioni: negli anni dell’assedio di Firenze (1529) e ancora nel 1540 quando Roseo militò al loro fianco nella Guerra del Sale contro le truppe dello Stato della Chiesa. Ad oggi lo studio più dettagliato del profilo biografico di Mambrino Roseo quello pubblicato dalla prof.ssa Anna Bognolo su Ehumanista, 16 (2010), pp. 77-98, Vida y obra de Mambrino Roseo da Fabriano, autor de libros de caballerías. Su questo fronte è stato riportato alla luce un documento autografo inedito di Mambrino Roseo presente nell'archivio storico comunale di Torgiano (PG) datato 8 febbraio 1552. La lettera in oggetto è, rispetto ad altri documenti d’archivio relativi allo stesso periodo storico, leggibile e ben conservata. In essa Mambrino si rivolge agli uomini e alla comunità di Torgiano e parla di una promessa fatta a loro da parte del suo Signore e di una esenzione di 60 scudi. Questa lettera, sebbene scritta da Roseo quando nel febbraio del 1552 si trovava a Roma, testimonia la sua persistente dimestichezza con i territori del perugino. In territorio fabrianese sono emersi due manoscritti ottocenteschi inediti scritti da Camillo Ramelli, i quali hanno permesso di confermare alcuni aspetti biografici relativi a Mambrino Roseo. In Appendice si riproducono e trascrivono tali documenti. Il secondo capitolo affronta uno studio critico della Prima Parte dello Sferamundi (13/1) incentrata sulle strategie di serialità, ossia il modo in cui i fili narrativi sospesi nel Silves de la Selva e nei romanzi precedenti del ciclo sono stati ripresi da Mambrino Roseo da Fabriano. In questo lavoro vengono descritti analiticamente tali fili che, attraverso scambievoli richiami di andata e ritorno, tracciano ricercate linee di continuità e di discontinuità tra i romanzi del ciclo italiano di Amadís. Lo studio dei fili narrativi sospesi nei libri spagnoli e ripresi in italiano da Mambrino è accompagnato da una riflessione sui personaggi che nel libro 13/1 vengono mutuati dal Silves de la Selva (1546) e dai libri precedenti, raffrontati quelli che compaiono per la prima volta nello Sferamundi (1558) come creature originali di Roseo, nate su calco o variazione di determinati “tipi” presenti nei libri spagnoli. Nella prospettiva di indagare tali meccanismi di geminazione sono studiate le funzioni dei personaggi più significativi nello sviluppo narrativo del romanzo. Si analizza anche una figura interamente creata da Mambrino, ovvero il brigante delle Fiandre, Gabbadeo delle Truffe. Di questo personaggio sono stati messi in evidenza i punti di convergenza e divergenza con una figura già nota nel mondo cavalleresco spagnolo: Fraudador de los Ardides. Il capitolo si conclude considerando la generale trasformazione di un altro tema ricorrente sia nel ciclo spagnolo che in quello italiano: il tema della nave incantata. Il terzo capitolo contiene l’edizione del testo, preceduta dalla descrizione dei criteri e del metodo utilizzato nella fase di trascrizione de La prima parte del terzodecimo libro di Amadis di Gaula. Tale lavoro ha reso necessario un avvicinamento all’ambito delle Digital Humanities, poiché si è riscontrata l’esigenza di velocizzare e rendere più accurata la trascrizione anche in vista di una futura edizione degli altri romanzi che compongono il corpus di cui si occupa il Progetto Mambrino. Per questo motivo si sono sperimentati due tipi di tecnologie: un trascrittore vocale ed un OCR (Optical Character Recognition). Il primo è un metodo di trascrizione "semiautomatica" che si avvale del sintetizzatore vocale Naturally Dragon Speaking, abbastanza diffuso anche in campo scolastico per facilitare alunni con dislessia e disgrafia. Il secondo prevede la partecipazione ad un progetto internazionale chiamato READ (Recognition and Enrichment of Archival Documents) che utilizza il software sperimentale Transkribus. Utilizzando questo software per lo Sferamundi si potrebbe contribuire alla creazione di un OCR in grado di trascrivere automaticamente la corsiva rinascimentale di derivazione aldina. A queste riflessioni seguono la descrizione dell’esemplare, una nota di edizione chiarificatrice delle scelte filologiche compiute in fase trascrittiva, la trascrizione dell’opera e le riflessioni conclusive sull’intero lavoro, che nasce da un’esigenza di indagare l’opera di Mambrino nel suo aspetto formale e nella sua componente narrativa complessiva. In Appendice sono inserite tabelle di approfondimento e i testi ritrovati nell’Archivio “Ramelli” di Fabriano.