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Simonetti, L., F. Spadetta, A. Manto, F. Briganti, G. Petrone, S. Cirillo y R. Elefante. "Degenerazione dell'unità disco-somatica lombare". Rivista di Neuroradiologia 6, n.º 3 (agosto de 1993): 261–66. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600302.

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Resumen
Gli autori, attraverso una revisione della letteratura ed uno studio retrospettivo su 125 esami RM, descrivono le alterazioni degenerative del rachide lombare in pazienti anziani, focalizzan-do l'attenzione sulla ricca semeiologia RM della patologia del complesso disco-somatico. Scopo del lavoro e quello di poter discernere le alterazioni a carattere francamente patologico da quelle che possono essere considerate segni del fisiologico invecchiamento rachideo. Viene in particolare evidenziato come la fissurazione radiale dell'anulus sia risultata, in base alla sua presenza significativamente più frequente nel gruppo dei pazienti sintomatici, il miglior segno predittivo di patologia estrusiva discale tra quelli esaminati.
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Schiavoni, S. "Patologia espansiva della regione temporale e petromastoidea". Rivista di Neuroradiologia 13, n.º 3 (junio de 2000): 397–419. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300310.

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L'Autore ha cercato di riassumere l'ampio spettro della patologia espansiva che colpisce l'osso temporale, la piramide petrosa e la mastoide corroborando la descrizione con casistica personale. Per semplicità si è ritenuto opportuno suddividere tale trattazione seguendo uno schema anatomo-topografico più caro agli otorinolaringoiatri per cui è stata descritta prima la patologia dell'orecchio esterno, poi dell'orecchio medio e infine di quello interno considerando in ogni contesto le lesioni spazio occupanti piu frequenti e i loro caratteri distintivi e differenziali. Alcune patologie non sono state descritte diffusamente perché meglio trattate in altra letteratura o per evitare ripetizioni nel testo, ma di tutte si è cercato di chiarire i caratteri che ne consentano il riconoscimento.
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Logias, F., M. J. Sequenza, A. Granata y D. Soru. "Depressione e patologia renale: rassegna della letteratura e prospettive di intervento". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, n.º 4 (26 de enero de 2018): 8–13. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1166.

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La depressione nei pazienti affetti da patologia renale è un problema rilevante poiché essa è associata a un aumento del tasso di decesso e ospedalizzazione e a una riduzione della compliance. Il trattamento farmacologico si presenta come la terapia elettiva, tuttavia si riscontra una maggiore difficoltà nel trattare i sintomi depressivi che si presentano in comorbidità con la patologia renale rispetto a quando la depressione è l'unica patologia. Diverse ricerche mostrano che questo problema può essere affrontato attraverso un intervento integrato farmacologico e psicoterapeutico, il quale ha un effetto additivo nel trattamento di questa patologia. Per quanto riguarda la patologia renale diversi studi suggeriscono l'efficacia di un intervento psicoterapeutico nel trattamento dei sintomi depressivi, tuttavia sono necessarie ulteriori ricerche che confrontino l'efficacia dei diversi approcci psicoterapeutici.
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Izzo, R., M. Muto, G. Fucci, G. Taglialatela, P. Longhi y D. Di Celmo. "La Risonanza Magnetica nella patologia intramidollare: Nostra casistica e revisione della letteratura". Rivista di Neuroradiologia 7, n.º 4 (agosto de 1994): 605–15. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700407.

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Resumen
Gli Autori riportano la loro esperienza nello studio della patologia intrinseca del midollo spinale riesaminando retrospettivamente 23 pazienti osservati nel periodo 1990–93. Tutti i pazienti sono stati studiati con RM utilizzando un magnete superconduttore 0,5 T. Sono stati riscontati: 4 casi di astrocitoma, 4 di ependimoma, 2 di emangioblastoma, 2 di angioma cavernoso, 1 di metastasi, 2 di mielite trasversa, 4 di sclerosi multipla e 4 di siringomielia. Tutti i casi neoplastici sono stati verificati mediante esame istologico di campioni chirurgici o bioptici. Nei casi di sclerosi multipla e di mielite trasversa la diagnosi è stata formulata sulla base della clinica e del follow-up. Tutti i pazienti le cui patologie non sono state verificate con esame istopatologico o non definitivamente inquadrate mediante un adeguato follow-up clinico-radiologico, sono stati esclusi da tale studio. La RM ha confermato il suo ruolo di metodica di prima e, spesso, unica scelta per il rilevamento e la caratterizzazione delle lesioni midollari, anche se con i limiti di una relativa aspecificità. Si è cercato di trarre alcuni orientamenti per la diagnosi differenziale delle patologie osservate.
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Russo, Pierluigi, Luca Degli Esposti, Alessandro Capone, Ezio Degli Esposti y Luciano Caprino. "Farmacoeconomia dei COXIB nella patologia osteoarticolare: revisione della letteratura". Farmeconomia. Health economics and therapeutic pathways 4, n.º 1S (15 de mayo de 2003): 5–13. http://dx.doi.org/10.7175/fe.v4i1s.1032.

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Resumen
A new class of anti-inflammatory agents, the selective inhibitors of cyclooxygenase-2 (COXIBs), has been recently introduced into the market for the treatment of osteoarthritis and reumatoid arthritis. Randomized and controlled clinical trials showed a similar efficacy and a better tolerability profile of COXIBs compared with conventional non-steroidal anti-inflammatory drugs (NSAIDs). The aim of this study was to perform a scientific literature review relating to the economic impact produced by COXIBs’ introduction. The research of references included the following databases: MEDLINE, EMBASE and the NHS (Economic Evaluation Database) of the York University. A total of 67 in extenso pubblications have been extracted. Of these 13 papers having the specific objective to evaluate the economic implications of COXIBs in comparison to conventional NSAIDs was analysed. In ten cases (77%), cost-effectiveness analyses were performed. The European context was considered in eight cases (62%), while that of North America and Asia were investigated in four and one case, respectively. The analysis of costs took always into account direct costs of the management of arthritis exclusively (drugs, and resources associated with the treatment of gastrointestinal side effects). Indirect and intangible costs were never considered. The results of this review highlight that the higher tollerability profile of COXIBs may generate a cost-saving. This cost-saving seems to be basically due to the reduced frequency of gastroprotective agents coprescription and also to a lesser appearance of severe gastrointestinal side effects compared with conventional NSAIDs. Besides the disease management improving, the cost-saving associated with COXIBs can completely or partially offset the net increase of expense induced by their higher price of purchase.
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Angileri, T., A. Banco, G. Sparacia, S. Pappalardo y L. Manfrè. "Encefalopatia di Wernicke: Aspetti RM e revisione della letteratura Segnalazione di un caso". Rivista di Neuroradiologia 10, n.º 2_suppl (octubre de 1997): 190. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s284.

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Resumen
L'encefalopatia di Wernicke è patologia legata a deficit di tiamina, conseguente spesso ad alcolismo cronico, che presenta peculiari localizzazioni encefaliche e conseguenti manifestazioni cliniche. Viene descritto un caso di encefalopatia di Wernicke in un uomo di 25 anni, non alcolista, valutandone le lesioni alla risonanza magnetica in fase acuta e seguendone l'evoluzione. Il paziente, con anamnesi patologica prossima di colite amebica, presentava un progressivo e rapido deterioramento delle capacità cognitive preceduto da una severa ipoacusia e riduzione dell'acuità visiva, discromatopsia, allucinazioni visive, prosopoagnosia, disartria. Viene eseguita una RM dell'encefalo (con apparecchio Vectra, GE, operante a 0,5 T; sequenze SE DP e T2 ponderate e T1, prima e dopo Gd-DTPA) che evidenzia aree lesionali espresse da iperintensità, nelle sequenze a lungo TE, dei corpi mammillari, dei tubercoli quadrigemelli inferiori e (segno semeiologico, per quanto risulta da una revisione della letteratura, non descritto in precedenza tra i reperti dell'encefalopatia di Wernicke) dei tratti ottici. Ad una decisa integrazione alimentare con tiamina segue un repentino miglioramento clinico. Esami RM seriati rivelano una netta riduzione dell'estensione e delle alterazioni dell'intensità di segnale delle aree precedentemente coinvolte fino alla totale normalizzazione dei reperti. Viene discussa la clinica, l'istologia e la presunta patogenesi dell'elettiva localizzazione del danno da carenza di tiamina a carico dell'encefalo, e gli aspetti neuroradiologici, individuando il ruolo dell'RM nell'iter diagnostico di tale patologia.
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Marina, R., L. Moschini, L. Caverni, F. Biroli y O. Santonocito. "Espressività clinico-radiologica delle flebotrombosi cerebrali superficiali". Rivista di Neuroradiologia 7, n.º 6 (diciembre de 1994): 945–49. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700615.

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Si descrive un caso di occlusione delle vene cerebrali superficiali del gruppo ventro laterale, con particolare coinvolgimento della vena di Labbé. L'analisi della letteratura clinica e radiologica esistente su questa rara patologia consente di riferire su alcuni elementi di particolare originalità.
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Gentile, A., M. Bossù, G. L. Sfasciotti y A. Polimeni. "La patologia odontostomatologica associata alla malattia celiaca: revisione della letteratura". Dental Cadmos 79, n.º 7 (septiembre de 2011): 405–17. http://dx.doi.org/10.1016/j.cadmos.2010.11.014.

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Argentieri, Simona. "L'Ideale dell'Io: patologia e risorsa". PSICOANALISI, n.º 2 (enero de 2021): 57–78. http://dx.doi.org/10.3280/psi2020-002004.

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Nella letteratura psicoanalitica e nell'uso corrente, il concetto di Super-Io ha conquistato uno spazio teorico e clinico molto più ampio di quello riservato invece al concetto di Ideale dell'Io. Si tratta, come è noto, di istanze che si configurano nel quadro dell'elaborazione della seconda topica dell'apparato psichico, che delinea l'organizzarsi e il consolidarsi della struttura. Il lavoro non si addentra tuttavia nelle disquisizioni metapsicologiche, alle quali tanti grandi maestri hanno già dato il loro importante contributo. Si concentra invece sulle riflessioni clinica nei confronti di pazienti, pur tra loro diversissimi sul piano psicopatologico, che patiscono intense sofferenze a causa di un ingombrante ed irrealistico ideale di se stessi al quale sentono di non riuscire ad aderire. Un conflitto, difficilissimo da maneggiare nel rapporto di transfert-controtransfert, nel quale l'Io è al tempo stesso la vittima e l'agente. Talora, il processo della cura inciampa in questi aspetti apparentemente marginali dell'ideale di se stessi, che si configurano come una delle più tenaci resistenze al processo psicoanalitico.
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Dasara, Eloisa y Elisabetta Todaro. "Curare l'uomo, non il sintomo: la promozione della salute sessuale nella sclerosi multipla secondo l'approccio integrato". RIVISTA DI SESSUOLOGIA CLINICA, n.º 2 (noviembre de 2020): 23–45. http://dx.doi.org/10.3280/rsc2020-002002.

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La sclerosi multipla è una patologia autoimmune cronica e degenerativa, ad eziologia sconosciuta, che colpisce il sistema nervoso centrale. Da un'indagine AISM-CENSIS del 2017 emerge come circa il 50% delle persone affette da tale patologia lamentino sofferenza significativa nell'area di funzio-namento psicologico; tale dato viene ipotizzato strettamente correlato al tema del-la graduale diminuzione dell'autosufficienza percepita. Tale dimensione diviene ancora più presente qualora il soggetto si trovi in una relazione di coppia, la quale passa dall'essere simmetrica e paritaria all'essere caratterizzata da una iniqua di-stribuzione del senso di autonomia e autosufficienza. Stando a quanto diffusamente affermato dalla Dichiarazione dei Diritti Sessuali, dai documenti tecnici e dalla letteratura scientifica internazionale, la salute sessuale è fondamentale nella definizione del benessere individuale e relazionale. Di conseguenza, anche quando un soggetto si trovi in una condizione di patologia cronica ingravescente, è necessario non solo indagare l'eventuale presenza di disa-gi nella sfera sessuale, ma anche utilizzare strumenti di intervento integrato per po-terli affrontare adeguatamente. Dall'analisi della letteratura considerata emerge come, nonostante la mole di studi prodotti in direzione di una gestione integrata tra diverse competenze clini-che, emergano numerose difficoltà nell'armonizzare i diversi interventi in un mo-dello di cura integrato. Si ipotizza che tale scenario sia conseguenza della profonda scissione esistente, ancora oggi, nella presa in carico dei pazienti con patologia cronica, considerati "corpo" o "psiche", con una conseguente impossibilità di prendersi cura dell'uomo nella sua complessità.
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Bianchi, M. C., M. Puglioli, P. L. Collavoli, R. Padolecchia, F. Marcella, A. M. Valleriani y R. Canapicchi. "Spazio epidurale posteriore: Rara sede di migrazione di frammenti discali liberi". Rivista di Neuroradiologia 6, n.º 3 (agosto de 1993): 283–89. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600305.

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La migrazione di frammenti di nucleo polposo nello spazio epidurale posteriore rappresenta una rara complicazione nei corso della storia evolutiva della patologia discale di tipo erniario. Infatti, a nostra conoscenza, sono descritti in letteratura due soli casi di cui uno in sede cervicale e l'altro in sede lombare. Presentiamo 3 casi nei quali il frammento discale era migrato nello spazio epidurale postero-laterale; essi sono stati studiati con tomografia computerizzata, saccoradicolografia, mielo-TC e risonanza magnetica. Fra queste indagini la RM, eseguita anche con Gadolinio, e risultata essere la metodica di prima scelta per un corretto inquadramento di tale tipo di patologia.
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Panero, Marcello. "Teoria dell'attaccamento e psicoanalisi. Considerazioni su patologia e terapia". SETTING, n.º 29 (marzo de 2011): 5–60. http://dx.doi.org/10.3280/set2010-029001.

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L'articolo prende in esame l'ampia letteratura sulle implicazioni della Teoria dell'Attaccamento e dei suoi sviluppi recenti, per la diagnosi e la psicoterapia dei pazienti adulti. Vengono discusse convergenze e differenze con la teoria e la clinica psicoanalitica. Ci si sofferma sull'utilizzabilitŕ delle classificazioni e misurazioni derivanti dalla Strange Situation, dall'Adult Attachment Interview e dalla Scala della Funzione Riflessiva, e particolarmente sulle implicazioni del concetto di ‘coerenza del linguaggio' e sul significato del concetto di ‘sicurezza' nell'attaccamento e nella psicoterapia psicoanalitica. Vengono confrontati i diversi approcci di autori di area cognitivista e psicoanalitica, soprattutto circa il ruolo di "figura di attaccamento" svolto dal terapeuta. Viene infine presa in considerazione la "terapia basata sulla mentalizzazione" (Bateman e Fonagy) e la dialettica tra "sviluppo di funzioni psicologiche di base", esplorazione dei conflitti ed interpretazione.
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Crasto, S. Greco, F. Giordano, P. Ragazzi, D. Daniele, S. Zeme y GB Bradač. "Ematoma sub-periostale dell'orbita conseguente ad immersione subacquea Aspetti TC ed RM". Rivista di Neuroradiologia 13, n.º 2 (abril de 2000): 255–60. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300215.

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L'ematoma sub-periostale dell'orbita è una patologia rara. Benchè la maggior parte dei casi siano conseguenza di un trauma facciale diretto o una complicanza chirurgica, sono stati descritte cause non traumatiche. Riportiamo un caso di ematoma sub-periostale orbitario spontaneo comparso durante un'immersione subacquea in una giovane donna. In questo lavoro vengono discussi i reperti di risonanza magnetica, di tomografia computerizzata e viene effettuata una revisione della letteratura.
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Romaniello, Romina y Renato Borgatti. "Disturbi dell'attenzione ed epilessia: revisione della letteratura ed esperienza personale". CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, n.º 3 (abril de 2012): 95–108. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-s03006.

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Gli Autori analizzano la natura dei processi attentivi alla luce delle recenti ricerche neuropsicologiche e dello Human Information Processing, esaminando poi le possibili relazioni tra i disturbi di tali processi e la patologia epilettica. L'articolo mette in evidenza il rapporto tra le prestazioni cognitive, con particolare riguardo alla dinamica attenzionale, e fattori quali l'epoca di esordio delle crisi, la loro tipologia e frequenza, l'azione dei farmaci antiepilettici e la presenza di problematiche comportamentali, relazionali o affettive; gli Autori riferiscono poi i dati salienti di tre studi da loro recentemente condotti a questo proposito, in cui viene confermata la correlazione tra i suddetti fattori e i deficit di attenzione.
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Percudani, Mauro y Martin Knapp. "The economic perspective in the care and treatment of patients with diagnosis of schizophrenia". Epidemiologia e Psichiatria Sociale 7, n.º 3 (diciembre de 1998): 197–209. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00007399.

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RIASSUNTOScopo - Considerare le principali problematiche connesse all'assistenza ed al trattamento dei pazienti con diagnosi di schizofrenia alia luce della piu recente letteratura sugli aspetti economici di questa patologia. Metodo - È stata effettuata una analisi della letteratura relativa ai costi sociali della schizofrenia, all'analisi economica di diversi modelli di assistenza, alia valutazione dei costi dei trattamenti antipsicotici. Risultati - La schizofrenia è una patologia che genera ingenti costi sociali. I costi sanitari legati all'assistenza alia schizofrenia assorbono una percentuale significativa delle risorse dei sistemi sanitari dei principali paesi industrializzati. I costi indiretti, dovuti principalmente al mancato inserimento al lavoro dei pazienti, risultano superiori ai costi diretti di trattamento. Nei paesi ove l'assistenza centrata sul territorio è stata supportata da un reale sforzo organizzativo per la creazione di servizi territoriali e residenziali, è emerso che essa è meno costosa dell'assistenza centrata sull'ospedale psichiatrico e genera un miglior esito per pazienti e familiari. L'introduzione di nuovi farmaci antipsicotici e lo sviluppo di interventi di tipo psicosociale possono rappresentare strumenti che favoriscono nuove strategie di assistenza. Conclusion! - Utilizzare una prospettiva economica implica pensare a quale organizzazione, quali strumenti tecnologici, quali strategie permettono di investire con razionalita le risorse disponibili. Una riflessione su questi temi appare oggi ineludibile non solo per gli amministratori ed i decisori politici, ma anche per gli operatori dei servizi di salute mentale.
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Trasimeni, G., C. Di Biasi, A. Pingi, E. Polettini, L. Ceroni, A. D'Agostino y G. F. Gualdi. "Disgenesia callosa: Analisi RM di 34 casi e correlazioni con altre malformazioni associate". Rivista di Neuroradiologia 5, n.º 3 (agosto de 1992): 349–55. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500306.

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Resumen
Di 576 pazienti pediatrici studiati con RM, ne sono stati selezionati 82 con patologia malformativa cerebro-midollare, 34 dci quali presentavano patologia malformativa del corpo calloso (CC). In particolare sono stati osservati 20 casi di ipogenesia, 7 casi di agenesia e 7 di ipoplasia. In 22 casi (65%) vi erano altre malformazioni associate ed in 12 (35%) la malformazione callosa era singola. Le anomalie associate con maggiore frequenza sono state le malformazioni di Chiari e le anomalie della migrazione neuronale. I nostri dati sono in accordo a quanto descritto in letteratura e confermano la notevole frequenza con cui questa struttura «pacchetto» di connessione interemisferica è interessata nelle malformazioni cerebromidollari; la RM può essere utile per distinguere le forme disgenetiche da quelle in cui il danno si è stabilito successivamente.
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Cecchini, A., C. Castelli, L. Pedrotti y P. Poggiys. "Le lesioni traumatiche del rachide cervicale infantile". Rivista di Neuroradiologia 5, n.º 1_suppl (abril de 1992): 51–56. http://dx.doi.org/10.1177/19714009920050s110.

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Le lesioni traumatiche vertebro-midollari cervicali costituiscono nell'infanzia un'evenienza relativamente rara, variando dallo 0,65% 26 al 9,4% 29 rispetto ai traumi vertebrali di tutte le età39. L'esperienza casistitica raccolta dalla letteratura 2,4,7,9,11,12,16,17,19,22,24,26,30,42 (tabella 1) risulta quasi sempre esigua, anche in lunghi periodi di tempo. Anche nell'attività degli ultimi 5 anni del Pronto Soccorso Traumatologico del Policlinico S. Matteo di Pavia e della Clinica Ortopedica dell'Università di Pavia sono stati raccolti 11 casi, in età da 2 a 11 anni, tutti senza alcuna sintomatologia neurologica, tutti diagnosticati come distorsioni cervicali e trattati unicamente con provvedimenti ortopedici incruenti. La revisione della letteratura consente una serie di considerazioni attinenti non solo il riconoscimento ed inquadramento neuroradiologico dei traumi cervicali infantili. L'esperienza ricavata dalla letteratura non consente tuttora un univoco atteggiamento diagnostico e terapeutico nei traumi cervicali infantili, che costituiscono rispetto a quelli dell'adulto un'evenienza più rara. Ortopedici, neurologi e radiologi debbono essere consapevoli di doversi misurare con una patologia per vari aspetti differente. Da una parte il riconoscimento delle lesioni vertebrali traumatiche non è sempre agevole o immediate specie in fase acuta e, basandosi principalmente sulla radiologia tradizionale, esige uno fruttamento attento e completo della semeiotica classica, escludendo casi border-line.
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Manfrè, L., L. Tomarchio, D. Materazzo, M. Leonardo y C. Cristaudo. "La vertebroplastica nelle neoplasie del rachide". Rivista di Neuroradiologia 15, n.º 4 (agosto de 2002): 461–72. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500416.

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Nonostante il primo trattamento di vertebroplastica percutanea su uomo sia stato eseguito in un paziente affetto da angioma espansivo dell'odontoide, la letteratura scientifica ha focalizzato maggiormente l'attenzione sulle possibilità applicative dell'introduzione del cemento al polimetilmetacrilato nell'ambito di vertebre affette da crolli primitivi da patologia osteoporotica. Negli ultimi anni tuttavia la comunità scientifica ha tuttavia guardato con interesse crescente l'uso della vertebroplastica in corso di neoplasie benigne o maligne a localizzazione vertebrale. La riduzione del rischio di crollo vertebrale fa della vertebroplastica uno dei trattamenti principali nella patologia tumorale vertebrale. La metodica appare quindi sostitutiva, o comunque di sostegno, ai trattamenti radioterapici, non sempre in grado di ottenere un soddisfacente effetto antalgico, meno invasiva della vertebrectomia. In caso di angioma espansivo, infine, la vertebroplastica può precedere, ove necessario, un eventuale trattamento embolizzante con colle della lesione, riducendo il letto vascolare della stessa. Le patologie espansive delle vertebre ove è indicato il trattamento percutaneo di vertebroplastica sono rappresentate dagli angiomi espansivi, dalle localizzazioni intrasomatiche di malattia neoplastica (solitamente neoplasie della serie ematica come la Leucemia Mieloide Cronica o il Mieloma Multiplo) e dalle metastasi, purché sia risparmiato l'arco posteriore vertebrale: una sua eventuale compromissione infatti precluderebbe nella maggior parte dei casi una vera stabilità vertebrale, anche dopo il trattamento, e ridurrebbe comunque le potenzialità antalgiche dello stesso. La scomparsa del dolore dipendente dalla vertebroplastica avviene solitamente in un periodo oscillante tra le prime 24–48 h sino a 30 giorni, con una media di 7 giorni. Il principale rischio della vertebroplastica in corso di patologia tumorale consiste nella fuoriuscita del cemento in sede extravertebrale durante la sua introduzione. La vertebroplastica rappresenta oggi una nuova arma dell'arsenale a disposizione della Neuroradiologia Interventiva per il trattamento di lesioni singole o multiple di natura tumorale della colonna vertebrale.
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Galluzzi, P. "Indicazioni alla RX convenzionale, TC ed RM nello studio dei seni mascellari". Rivista di Neuroradiologia 9, n.º 2 (abril de 1996): 181–92. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900206.

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Con l'avvento della risonanza magnetica nucleare e con i continui miglioramenti tecnici introdotti negli ultimi anni (sequenze rapide, angio-RM, studi funzionali…) sempre minori sono le indicazioni della radiologia convenzionale e della tomografia computerizzata quali esami di prima scelta. Una delle rare regioni in cui la RM non ha ancora preso il sopravvento è il massiccio facciale. In questo lavoro si è tentato di affiancare ad ogni patologia dei seni mascellari l'esame o gli esami più idonei per arrivare ad una diagnosi; è stata effettuata a questo scopo una revisione della letteratura internazionale.
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Roncallo, F., I. Turtulici, A. Bartolini, I. Ferrea, G. Garrone, I. Gorni, A. Ilariucci y M. Terrile. "Tomografia computerizzata e risonanza magnetica nella patologia del distretto testa-collo". Rivista di Neuroradiologia 9, n.º 2 (abril de 1996): 193–212. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900207.

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Scopo del lavoro è quello di razionalizzare l'utilizzo ed ottiminizzare i parametri TC e RM nello studio del distretto testa-collo e di valutare correttamente la complessa geografia della regione. I protocolli iniziali di esame sono stati selezionati sulla base delle informazioni della recente letteratura, adattandoli alle apparecchiature a disposizione. Nella interpretazione delle immagini è stata utilizzata una impostazione anatomo-topografica che si fonda preliminarmente sulla suddivisione del distretto testa-collo in due regioni sopra- e sottoidea e successivamente sulla individuazione di diversi spazi fasciali nell'ambito delle due regioni, sottesi dagli sdoppiamenti dei foglietti della fascia cervicale profonda, che convergono sull'osso ioide. Tali spazi fasciali sono dettagliatamente analizzati da queste metodiche, dal momenta che ben si prestano ad uno studio effettuato secondo piani assiali. Il ricorso alla TC e alla RM è giustificato dai fini rilievi anatomici ottenibili, specie per quanto riguarda l'analisi degli spazi fasciali profondi, occulti all'esame clinico e all'endoscopia. Le informazioni integrate istopatogiche ed anatomo-topografiche consentono una diagnosi precisa di sede, estensione e natura, finalizzate alla pianificazione di un corretto approccio terapeutico.
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Gambardella, A., G. Trinchillo, F. Di Salle, F. Maiuri y R. Elefante. "Il midollo «fissato»". Rivista di Neuroradiologia 2, n.º 1 (febrero de 1989): 69–77. http://dx.doi.org/10.1177/197140098900200107.

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Resumen
Gli autori presentano 5 casi di TCS in pazienti adulti studiati con esame radiografico diretto, mielografia, mielo-TC e, in un caso, con Risonanza Magnetica. Una revisione della letteratura rivela circa 50 casi di pazienti adulti affetti da tale patologia. Dopo una descrizione della semeiologia radiologica di tale sindrome, gli autori effettuano una comparazione tra la versione adulta e quella giovanile prendendo come parametri il dolore, le deformity dei piedi, le deformity spinali, i deficit motori, la sintomatologia urologica, le ulcerazioni trofiche, le stigmate cutanee del disrafismo ed i fattori aggravanti. Infine riportano le teorie più accreditate sull'insorgere tardivo della sintomatologia.
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Roncallo, F., I. Turturici, A. Bartolini, A. Tedeschi, A. Santelli, L. Scotto Di Santillo y G. Garaventa. "La TC nello studio della patologia flogistica cronica rino-sinusale". Rivista di Neuroradiologia 8, n.º 5 (octubre de 1995): 663–73. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800504.

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Resumen
Sono stati valutati gli aspetti morfologici delle flogosi croniche rino-sinusali alla TC, eseguita secondo un protocollo iniziale standardizzato, in funzione delle alterazioni anatomo-patologiche presenti, tenuto conto che le nuove tecniche chirurgiche più conservative presuppongono un dettagliato bilancio spaziale pre-operatorio. La TC è tecnica in grado di documentare ispessimenti anche minimi della mucosa rino-sinusale, così come manifestazioni reattive ossee di tipo litico o sclerotico ed eventuali componenti essudative associate. Il dato fondamentale, tuttavia, da analizzare durante il corso dell'esame è rappresentato dall'integrità o coinvolgimento delle regioni del complesso ostio-meatale e del recesso sfeno-etmoidale. Le flogosi croniche semplici sono state suddivise a seconda dei dati anatomo-morfologici emersi in tre forme, in accordo con i dati recenti della letteratura: infundibolare, ostiomeatale e sfenoetmoidale. Tra le flogosi croniche complicate sono stati considerate le poliposi erosive e le cisti. Le poliposi erosive rappresentano la forma sintomatica più frequente, di cui sono state valutate sia forme iniziali, sia forme più avanzate, sia forme recidive, sia complicanze ascessuali. Nell'ambito della patologia cistica, le cisti mucose e sierose sono risultate assai frequenti, ma raramente sintomatiche, mentre forme flogistiche croniche cistiche di più raro riscontro quali il mucocele e mucopiocele sono state evidenziate in pazienti portatori di sintomatologia oculare ad andamento lentamente ingravescente. Infine nelle forme croniche complicate sono state inserite le rare flogosi iatrogene.
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Arslankoylu, A. E., M. Unal, N. Kuyucu y O. Ismi. "ACTA OTORHINOLARYNGOLOGICA ITALICA". Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, n.º 5 (octubre de 2016): 431–34. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-636.

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Resumen
I cleft laringei e laringotracheali sono rare malformazioni congenite dell’albero laringo-tracheo-bronchiale. La sintomatologia associata va dalla blanda tosse all’aspirazione e alla cianosi. I cleft di tipo I e II possono essere tenuti sotto osservazione senza intervenire chirurgicamente, mentre i tipi III e IV richiedono un approccio chirurgico anteriore o laterocervicale. Presentiamo il caso di un neonato di 3 mesi affetto da cleft laringotracheale di tipo III, deceduto in corso di revisione chirurgica dopo un approccio in laringofissura anteriore. Nel presente lavoro discutiamo, alla luce della letteratura, le difficoltà diagnostiche, le modalità di trattamento e le tecniche anestesiologiche relative a questa rara patologia.
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Fabris, G., A. Lavaroni, P. P. Janes, P. Facchin y M. Leonardi. "Ruolo predittivo della TC nell'emorragia subaracnoidea sine materia". Rivista di Neuroradiologia 5, n.º 2 (mayo de 1992): 275–78. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500217.

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Resumen
Viene presentato un caso di emorragia subaracnoidea sine materia con TC che dimostra un caratteristico sanguinamento nelle cisterne perimesencefaliche. L'ESA con angiografia negativa è una patologia abbastanza frequente (la sua incidenza varia tra il 7% e il 28% di tutte le emorragie subaracnoidee)1–4: alla TC la sede e la quantità dello stravaso ematico potrebberro forse essere considerate caratteristiche e si differenziano dall'emorragia da rottura di aneurisma. Anche se la TC può assumere un ruolo predittivo, è assolutamente necessario ancora oggi procedere ad uno studio angiografico completo e ineccepibile5. In questi casi di ESA con sanguinamento perimesencefalico e angiografia negativa, come viene riportato in letteratura, il decorso clinico è favorevole4.
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D'Aprile, P., A. Nella, P. Spagnolo, G. Tripoli y A. Carella. "Dissecazione della arteria carotide interna". Rivista di Neuroradiologia 7, n.º 6 (diciembre de 1994): 935–40. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700613.

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Gli autori descrivono due casi di dissecazione spontanea della arteria carotide interna studiati, in fase subacuta, con RM di base ed Angio-RM dei vasi del collo e del poligono del Willis, con tecnica 3D-TOF. L'Angio-RM ha permesso un'accurata visualizzazione delle alterazioni del decorso dei vasi, del profilo delle pareti e del lume vasale; inoltre una valutazione comparativa del segnale del flusso tra le immagini FISP di base e Spin Echo ha consentito una più accurata diagnosi di tale patologia potendo differenziare il segnale del trombo da quello relativo al flusso ematico residuo. In accordo con la più recente letteratura, gli autori ritengono che la Angio-RM, insieme all'Eco-Doppler, possa ritenersi metodica di prima scelta nello screening e nello studio diagnostico dei pazienti affetti da sospetta dissecazione carotidea e/o vertebrale, riservando lo studio con angiografia tradizionale a casi selezionati in cui le metodiche suddette non abbiano consentito una diagnosi accurata. La metodica Angio-RM è inoltre da considerarsi ottimale in controlli in tale patologia.
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Finizio, F. S. "Aspetti clinici e neuroradiologici dei meningiomi negli adolescenti e nei giovani". Rivista di Neuroradiologia 9, n.º 3 (junio de 1996): 349–54. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900314.

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Vengono descritti gli aspetti neuroradiologici di 4 meningiomi infanto-giovanili, tutti verificati istologicamente. L'incidenza di tale patologia è molto rara (1% circa). Alla TC e alla RM essi presentano caratteri atipici: ampie dimensioni, aspetti emorragici, potenziamento dopo mdc eterogeneo, formazione di cisti e margini poco definiti. Hanno tendenza a un comportamento aggressivo (in 2 pazienti su 4 si sono avute 2 recidive rispettivamente). Anche l'esame istologico ha confermato la presenza di caratteri di malignità: in un caso la neoplasia aveva carattere papillare e in un altro carattere anaplastico. Non sono peraltro stati riscontrati alcuni fattori descritti come tipici nella letteratura nelle forme infanto-giovanili quali la sede intraventricolare, la degenerazione sarcomatosa e l'associazione con forma centrale delle neurofibromatosi (NF2).
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Dellafiore, Federica, Chiara Catagnano, Ida Vangone, Silvia Casella, Sara Russo, Luca Guardamagna, Irene Baroni y Cristina Arrigoni. "Self-care e schizofrenia: risultati di una revisione narrativa della letteratura". PSICOLOGIA DELLA SALUTE, n.º 3 (octubre de 2022): 96–117. http://dx.doi.org/10.3280/pds2022-003009.

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Il trattamento della schizofrenia comprende molteplici interventi che devono essere integra-ti tra di loro per una gestione completa del paziente. Tra gli interventi di carattere educativo e psicosociale troviamo il miglioramento delle abilità di self-care (auto-cura). Dalla letteratura si evince che il self-care ha un impatto positivo in molte malattie croniche e sta emergendo il suo utilizzo in diverse realtà che si occupano di pazienti affetti da schizofrenia, anche se la concreta efficacia del self-care in questa patologia rimane incerta e la letteratura a riguardo si presenta frammentata e priva di una visione complessiva. Di conseguenza, questo studio mira a fornire una sintesi critica delle evidenze scientifiche disponibili inerenti ai comportamenti di self-care attuati dai pazienti con diagnosi di schizofrenia. Tramite una revisione della letteratura sono stati consultati 231 risultati ottenuti e attraverso l'applicazione dei criteri di inclusione sono stati selezionati 7 articoli. Sono state identificate tre macro-tematiche: (a) i livelli di self-care attuati dai pazienti con schizofrenia; (b) i fattori che influenzano tale processo; (c) gli interventi educativi che hanno dimostrato di avere un effetto ed efficacia per sviluppare questi compor-tamenti. Il self-care nel paziente affetto da schizofrenia è uno strumento terapeutico fondamen-tale, tuttavia, necessita di essere approfondito con nuovi studi primari, al fine di fornire una visione chiara sulle modalità di intervento per il soddisfacimento delle esigenze del paziente, limitando così le complicanze legate alla malattia e restituendo a queste persone una qualità di vita soddisfacente.
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Croce, A., V. Mastronardi, M. Laus y E. Festa Kotelnikova. "Can the onset of orbital cancer be the result of a prosthetic eye?" Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, n.º 6 (diciembre de 2017): 519–22. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1043.

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L’exenteratio orbitae è un intervento deturpante che si pratica in caso di infezioni orbitarie non responsive a terapia medica e in caso di tumori benigni ricorrenti e tumori maligni che insorgono dalle palpebre (carcinoma basocellulare, carcinoma squamocellulare, melanoma maligno della congiuntiva), dalle ghiandole lacrimali (carcinoma adenoideo cistico) o dalle strutture circostanti. In casi estremamente rari l’uso di protesi oculari dopo l’enucleazione può causare l’insorgenza di tumori orbitari. In questo articolo riportiamo il caso di un uomo di 54 anni che è stato sottoposto ad enucleazione dell’occhio sinistro in seguito a ricorrenti distacchi di retina e che ha sviluppato, solo 30 anni dopo, un carcinoma epidermoidale infiltrante a rapida crescita. Abbiamo esaminato gli articoli in letteratura per valutare la rarità di tale occorrenza, i tempi d’insorgenza in seguito all’enucleazione, i trattamenti e i risultati. Il nostro caso illustra il trattamento della patologia ed enfatizza la necessità di un attento esame della cavità orbitaria e della protesi oculare per identificare anche le irregolarità e i primi danni sulla superficie orbitaria anche nei casi in cui l’exenteratio orbitae è stata eseguita per patologie benigne. Il nostro caso dimostra che il follow-up a lungo termine è fondamentale perché il tumore può insorgere a lunga distanza dopo l’enucleazione.
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Bassi, P., R. Menozzi, P. Piazza y P. Scagnelli. "La TC nello studio dei processi tumorali maligni delle cavità nasali e dei seni paranasali". Rivista di Neuroradiologia 4, n.º 3_suppl (diciembre de 1991): 135–40. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s324.

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Gli autori sulla base dell'esperienza personale e dei dati della letteratura, hanno esaminato il problema della diagnosi radiologica delle neoplasie maligne delle cavità nasali — paranasali con T.C. In particolare hanno considerato l'efficacia della metodica nell'evidenziare la lesione, la sua sede ed estensione, il tipo di crescita e la via di propagazione; nella dimostrazione delle lesioni ossee secondarie; nella valutazione delle caratteristiche diagnostiche differenziali delle neoplasie maligne e benigne. In questa patologia la TC dopo iniezione di m.d.c. è metodica affidabile, di prima istanza data la diffusione sufficiente delle attrezzature. I limiti della T.C. risiedono nella difficoltà di evidenziare le infiltrazioni durali iniziali e nel differenziare i confini della neoplasia rispetto agli epifenomeni infiammatori associati; settori nei quali la R.M. ha dimostrato la sua superiorità.
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Frazzitta, G., F. Zappoli, G. Bono, E. Dalla Toffola, G. Carenzio y R. Rodriguez Y. Baena. "Monitoraggio e riabilitazione nel trattamento percutaneo dell'ernia del disco lombare". Rivista di Neuroradiologia 6, n.º 3 (agosto de 1993): 275–82. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600304.

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Lo sviluppo e la applicazione delle tecniche percutanee per il trattamento dell'ernia del disco lombare hanno contribuito ad ampliare la scelta delle risorse non chirurgiche per la patologia correlata a questa condizione. La codifica delle indicazioni e la standardizzazione delle procedure hanno poi permesso di ottenere risultati univoci e soddisfacenti in termini di efficacia, come risulta dagli studi longitudinali in letteratura. La messa a punto di un protocollo di monitoraggio multidisciplinare, oggetto del presente lavoro, ha tuttavia messo a fuoco alcuni fenomeni (lombalgia postoperatoria e ridotta mobilità del rachide) la cui comprensione puó permettere, con opportuni provvedimenti riabilitativi, di ottimizzare il risultato dell'intervento nei casi non-responders o con insufficente risposta (circa il 20% dei casi trattati, anche in presenza di una soddisfacente evoluzione del quadro radiologico).
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Simonetti, L., M. Menditto, G. Sirabella, E. Pignataro y R. Elefante. "L'invecchiamento del rachide". Rivista di Neuroradiologia 7, n.º 3_suppl (octubre de 1994): 53–62. http://dx.doi.org/10.1177/19714009940070s307.

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Le modificazioni del rachide nell'invecchiamento sono note da tempo e vengono spesso raccolte sotto la definizione globale di artrosi vertebrale. La complessità e la molteplicità delle articolazioni intervertebrali ed intersegmentarie della colonna vertebrale, tuttavia, impongono una analisi più dettagliata dei singoli fenomeni che contribuiscono alla instaurazione di quelle modificazioni anatomo-patologiche proprie del complesso degenerativo rachideo senile. Gli Autori procedono alla suddetta analisi, integrando i dati noti dalla Radiologia tradizionale e dalla TC con le acquisizioni più recenti della RM e con le basi patologiche macroscopiche e submacroscopiche rilevabili in letteratura. Tra i vari gruppi di patologia, quella che risulta più ricca di corrispondenze verificabili tra dati neuro-radiologici ed anatomici è quella riguardante l'unità funzionale disco-somatica, con particolare riguardo per l'osteocondrosi intervertebrale. Attraverso l'approfondimento della patologia delle articolazioni cartilaginee, sinoviali e fibrose della colonna vertebrale, si tenta inoltre di fornire un quadro generale, finalistico, delle varie alterazioni vertebrali che sembra condurre verso una visione «protettiva» dell'artrosi vertebrale rispetto a danni più gravi, privilegiando in età senile la funzione statica rachidea rispetto a quella dinamica. Diventa a questo punto chiaro il perchè della difficoltà di tracciare una chiara linea distintiva tra alterazioni «parafisiologiche» dell'invecchiamento del rachide e alterazioni chiaramente patologiche.
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Di Cosmo, Antonio Pio. "Le patologie di Giustiniano e le profilassi mediche in voga nella Proto Bisanzio. Gli Adynata come eccezionale cura". Asclepio 73, n.º 1 (24 de junio de 2021): p336. http://dx.doi.org/10.3989/asclepio.2021.02.

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[it] Questa ricerca confronta i dati raccolti dai testi riguardanti l’imperatore Giustiniano con le informazioni concernenti la casistica delle malattie sessuali nel contesto della Proto Bisanzio. Un testo agiografico, la Vita di San Sansone, racconta: una grave malattia colpisce Giustiniano agli organi genitali e i medici non sono in grado di curarla. La patologia viene risolta da un miracolo di San Sansone. Questo adynaton pone l’imperatore in uno ‘spazio di copertura’. Dopo il 23° o 24° anno del suo regno, Giustiniano soffre disturbi ad una gamba, accompagnati da dolore durante la minzione. Körbler ipotizza che questi sintomi siano dovuti alla sifilide. Il disturbo alla gamba viene curato dall’intercessione dei santi Cosma e Damiano. La malattia dell’imperatore si rivela dunque come luogo della letteratura agiografica. L’adynaton poi conferma l’istituzione imperiale ed afferma l’adeguatezza del sovrano.
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Manfrè, L., F. Lombardo, M. E. Di Benedetto, G. Cardella, A. Mangiameli y M. De Maria. "Mucocele del dotto naso-lacrimale". Rivista di Neuroradiologia 9, n.º 2 (abril de 1996): 221–26. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900212.

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Il mucocele delle vie lacrimali costituisce una rara ma importante complicanza della mancata pervietà delle vie lacrimali stesse, spesso responsabile di distress respiratorio nel piccolo paziente. Determinato da una mancata o inadeguata canalizzazione delle vie lacrimali a livello della valvola di Hasner e di Rosenmuller, il mucocele naso-lacrimale si manifesta come tumefazione a livello del canto mediate orbitario, con possibile estensione lungo il dotto naso-lacrimale e sino a livello del meato nasale inferiors esso entra pertanto in diagnosi differenziale con l'encefalo ed il meningocele sinciziale, il dermoide, la dacriocistite, il cosidetto glioma nasale ed altra patologia a carattere espansivo più rara. In letteratura sono stati descritti solo 7 casi di mucocele naso-lacrimale alla valutazione TC. Gli autori esaminano 2 piccoli pazienti, affetti da mucocele del sacco nasolacrimal, mediante studio integrato TC ed RM.
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Cianciulli, D., M. Pezzati, C. Carbone, G. Mainardi, C. Panero, E. Biagioli-Cosenza, R. Biadaioli y A. La Torre. "Studio Epidemiologico del Nato da Gravidanza Plurima". Acta geneticae medicae et gemellologiae: twin research 43, n.º 1-2 (abril de 1994): 107. http://dx.doi.org/10.1017/s0001566000003019.

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AbstractLa gravidanza gemellare è stata sempre considerata «a rischio» come dimostrato dalla elevata incidenza di mortalità e morbosità. L'entità del rischio è stata valutata con una indagine statistica condotta sui nati nel periodo 1987-1993 nella U.O. di Neonatologia annessa alla Clinica Ostetrico-Ginecologica dell'Università di Firenze. Vengono riferiti i risultati di uno studio relativo all'incidenza di patologia in 463 gemelli confrontata con quella osservata in 15,658 nati da parto singolo. L'incidenza della gemellarità è stata del 2.87% (la media nazionale si aggira intorno al 2%). L'età gestazionale media dei gemelli oscilla intorno alle 35 settimane. Il 38% dei gemelli presenta un peso alla nascita ≥ 2,500g. rispetto al 94% dei singoli; il 12% dei gemelli è nato con peso < 1,500g. rispetto all'1.5% dei singoli. Il basso peso dei gemelli alla nascita è il risultato della prematurità e del ritardo di accrescimento. L'evento malformativp nella nostra U.O. è stato del 2.98% nelle gravidanze singole e del 5.61% nelle gravidanze plurime. La mortalità neonatale precoce è stata del 4.89% nei gemelli contro lo 0.46% nei singoli. La mortalità perinatale è stata del 7.77% nei gemelli contro l'1.15% nei singoli. La patologia respiratoria ha inciso nel parto singolo per il 2.31% e nel parto plurimo per il 4.96%. I risultati della nostra indagine sono stati discussi e confrontati con quelli della letteratura.
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Ettorre, G. C., P. D'Aprile, N. Medicamento, P. Spagnolo, M. Stefanelli y A. Carella. "Anatomia del labirinto cocleo-vestibolare Tecnica di studio RM con sequenze 3D Turbo Spin Echo". Rivista di Neuroradiologia 11, n.º 4 (agosto de 1998): 507–15. http://dx.doi.org/10.1177/197140099801100410.

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Resumen
La letteratura più recente ha dimostrato l'alta affidabilità diagnostica delle tecniche RM ad alta risoluzione nello studio dell'osso temporale. Lo sviluppo di sequenze 3D Turbo Spin Echo (TSE) con sezioni fino a 0,4 mm consente un elevato dettaglio anatomico anche tridimensionale del labirinto cocleo-vestibolare. L'utilizzo di idonee bobine di superficie centrate sulla regione dell'osso temporale e l'impiego di adeguati parametri di acquisizione permette di ottenere la migliore risoluzione spaziale e di contrasto, rendendo le sequenze TSE elettive soprattutto nello studio della patologia malformativa dell'orecchio interno. Tali sequenze sono preferibili alle Spin Echo tradizionali o alle sequenze Gradient Echo (CISS, GRASS etc.) per la minore incidenza di artefatti da suscettibilità magnetica dovuti alle innumerevoli interfaccie osso-aria dell'osso temporale e per la più elevata risoluzione spaziale e il più elevato rapporto segnale/rumore che esse offrono. Infine le sequenze TSE con TR e TF (Turbo Factor) molto alti consen-teno di ottenere un elevato contrasto liquor/nervi cranici che decorrono nel meato acustico interno.
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Duca, S. y L. Fabiani. "Siringomielia famigliare". Rivista di Neuroradiologia 15, n.º 2 (abril de 2002): 227–32. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500207.

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La siringomielia, è una patologia del midollo spinale costituita da cavitazioni centro-midollari a sede cervicale, dorsale, lombare e talora bulbare. La cavità può prender origine direttamente dal canale ependimale (idromielia) oppure generare dalle adiacenze del canale ependimale (siringomielia propriamente detta). Eziopatogeneticamente si distinguono forme secondarie (relative a processi espansivi, sequele sclerofibrotiche di processi infettivo-infiammatori, esiti di traumi) e forme idiopatiche di verosimile natura disembriogenetica. Dalla letteratura internazionale i casi famigliari di siringomielia sono stimabili in circa il 2% circa della totalità dei casi. È stata studiata una famiglia composta da dieci membri (padre, madre ed otto fratelli) nella quale sono stati evidenziati clinicamente e strumentalmente tre casi di siringomielia a sede dorsale. In tutti e tre i casi, la siringomielia non era associata ad altre patologie malformative. I tre soggetti affetti da siringomielia, tutti maschi, presentavano una sintomatologia deficitaria sensitiva e motoria a carico degli arti inferiori e sono stati valutati clinicamente ed a mezzo di RM mirata all'encefalo ed al midollo nella sua totalità. Il caso sindromico più grave, è stato sottoposto ripetutamente ad interventi neurochirurgici di marsupializzazione della cavità siringomielica. Lo screening neuroradiologico, è stato, poi, esteso ad altri tre fratelli componenti la famiglia oggetto di studio: una femmina, affetta da lieve sintomatologia disestesica agli arti inferiori e due maschi, entrambi asintomatici, risultati tutti negativi all'indagine RM. Due fratelli, soggettivamente asintomatici, infine, hanno rifiutato ogni indagine clinica e neuroradiologica. Dal punto di vista epidemiologico è importante rimarcare come sia possibile un'implicazione di fattori genetici e geografici nel determinismo delle forme non sporadiche di siringomielia.
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MION, M., R. BOVO, R. MARCHESE-RAGONA y A. MARTINI. "Predittori di efficacia nel trattamento dell'otite esterna maligna fungina: una review sistematica". Acta Otorhinolaryngologica Italica 35, n.º 5 (octubre de 2015): 307–13. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-669.

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Obiettivo dello studio è stato riassumere i dati della letteratura sugli aspetti clinici e la gestione abituale dell’otite esterna maligna fungina (OEMF), ed identificare possibili fattori predittivi di esito positivo del trattamento. Gli articoli sono stati inizialmente selezionati sulla base del titolo e degli abstract. Sono poi stati recuperati ed analizzati per intero seguendo criteri predeterminati. È stata stilata una lista di riferimento degli articoli selezionati per cercare eventuali pubblicazioni mancati. Gli studi raccolti sono stati infine valutati metodologicamente. Dei 143 articoli iniziali, ne sono stati selezionati 14 focalizzati sulla gestione dell’OEMF. La maggior parte di questi ha dimostrato una correlazione tra l’efficacia del trattamento, inteso come risoluzione dei sintomi, ed alcune variabili cliniche e di gestione della patologia quali l’astensione da procedure chirurgiche invasive, l’assenza di paralisi facciale, l’Aspergillus spp come patogeno causante e l’assenza di segni radiologici alla diagnosi e nel corso del follow-up. L’efficacia del trattamento dipende dalla valutazione dello stato dei nervi cranici, dal patogeno alla base e dai segni radiologici, più precisamente: l’assenza di paralisi facciale, l’Aspergillus spp e l’imaging negativo alla diagnosi e durante il follow-up correlano con la risoluzione dei sintomi. L’evidenza che il trattamento farmacologico possa associarsi ad un miglior outcome rispetto a procedure chirurgiche invasive potrebbe semplicemente riflettere il fatto che pazienti affetti da una patologia più avanzata richiedono un approccio più aggressivo mentre le forme più lievi possono essere trattate in modo conservativo. È necessario quindi prestare attenzione nell’interpretazione dei dati a causa della necessità di ulteriori studi sull’argomento.
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Barbat, A., G. Tessari, L. Boschiero y C. Chieregato. "Patologia Di Interesse Dermatologico Nei Portatori Di Trapianto Renale: Revisione Della Letteratura Ed Osservazioni Su Di Una Casistica Di 300 Pazienti". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 9, n.º 3 (1 de julio de 1997): 24–30. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.1997.1798.

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Barba, A., G. Tessari, L. Boschiero y C. Chieregato. "Patologia Di Interesse Dermatologico Nei Portatori Di Trapianto Renale: Revisione Della Letteratura Ed Osservazioni Su Di Una Casistica Di 300 Pazienti". Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 9, n.º 3 (julio de 1997): 24–30. http://dx.doi.org/10.1177/039493629700900303.

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Mercuri, A., A. Facchinetti, F. Baruzzi, G. Minonzio y G. Bonaldi. "Spondilodisciti a localizzazione multipla". Rivista di Neuroradiologia 6, n.º 3 (agosto de 1993): 311–20. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600309.

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Le spondilodisciti rappresentano una patologia di sempre più frequente osservazione, sia per l'incremento in anni recenti di condizioni favorenti (quali la tossicodipendenza, l'AIDS o l'immunodepressione terapeutica), sia per la maggiore sensibilità delle indagini diagnostiche, in particolare della risonanza magnetica, sia infine per l'aumentata invasività diagnostica e terapeutica a carico dei dischi intervertebrali (chirurgia spinale, discografie, trattamenti percutanei per ernie discali). Essa rimane tuttavia una causa non comune di rachialgia, la cui eziologia, per quanto spesso attribuibile con certezza ad un preciso agente patogeno, non è ancora chiarita con certezza in tutti i suoi aspetti. In letteratura le segnalazioni riguardanti localizzazioni discitiche multiple sono in generale scarse. Recentemente sono giunti alla nostra osservazione tre casi di spondilodiscite lombare multipla, meritevoli di descrizione sia per la loro rarità, sia per alcune peculiarity morfologiche e conseguentemente radiologiche. Esse ci consentono inoltre considerazioni di ordine eziopatogenetico generale, anche riguardo la ben più frequente localizzazione singola. La concentrazione nei tempo delle nostre osservazioni ci fa ritenere probabile che anche le localizzazioni multiple siano di fatto più frequenti di quanto usualmente ritenuto e segnalato.
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Salvi, Elisa, Vincenzo Guideti y Andrea Lo Noce. "Temperamento, cefalea e psicopatologia in etŕ evolutiva". QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, n.º 31 (diciembre de 2012): 29–40. http://dx.doi.org/10.3280/qpc2012-031003.

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Lo scopo di questo studio e stato quello di indagare il rapporto tra cefalea, temperamento, e comportamento in un campione di bambini reclutati presso gli ambulatori di Neuropsichiatria di Roma. Si tratta di 150 bambini, 90 maschi e 60 femmine, di eta compresa tra i 6-11 anni, durante il 2011-2012. I problemi di comportamento sono stati valutati attraverso la Child Behaviour Check List (CBCL) e le dimensioni temperamento attraverso il "Questionario Italiano del Temperamento" (QUIT). QUIT e CBCL sono state somministrate ai genitori dei bambini. La diagnosi e stata effettuata in base ai criteri della Classificazione Internazionale della Cefalea (ICHD II). Emicrania e cefalea tensiva hanno mostrato punteggi simili per quanto riguarda le scale principali della CBCL, con differenze significative nella scale dei problemi internalizzanti, dove hanno riportato punteggi peggiori i bambini con cefalea tensiva, e in quella dei problemi esternalizzanti punteggi peggiori per i soggetti emicranici. La cefalea e uno dei sintomi neurologici piu comuni riportati durante l'infanzia, che porta ad alti livelli di assenze scolastiche e si associa a diverse patologie. In generale, emicrania e cefalea tensiva sono associate a depressione, disturbi d'ansia, e ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder). I risultati, confermati dalla letteratura, sembrano sostenere l'ipotesi che ci sia una relazione tra cefalea e comportamenti psicopatologici. Lo sviluppo di una psicopatologia in soggetti con determinati profili temperamentali non e una regola. Dobbiamo porre attenzione nel lavoro quotidiano ad identificare i soggetti a rischio, sia per temperamento o fattori ambientali. L'identificazione precoce di questi fattori di rischio potrebbe dare la possibilita di interventi precoci che potrebbero tenere i bambini lontani dalla patologia.
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Cimino, C., L. Chiapparini, M. G. Bruzzone, E. Ciceri, M. R. Carriero y B. Lombardi. "Analisi della tecnica Angio-TC-3D nello studio delle steno-occlusioni carotidee". Rivista di Neuroradiologia 10, n.º 2_suppl (octubre de 1997): 115. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s245.

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L'angio-TC e le tecniche di ricostruzione tridimensionale su work-station sono strumenti che permettono di studiare la patologia steno-occlusiva dei vasi al collo, ottenendo informazioni sulla morfologia, sull'estensione delle placche ateromasiche e sull'entità delle stenosi. Mentre appare sempre più emergente il ruolo dell'angio-TC come esame di screening per tale patologia, in letteratura non vi è unanimità di giudizio sulla possibilità che questa tecnica, da sola o in associazione con altre non invasive, possa sostituire l'angiografia in previsione di un intervento chirurgico. Scopo di questo lavoro è analizzare la sensibilità, la specificità e l'accuratezza diagnostica di questa tecnica, comprensiva delle successive elaborazioni con programmi di ricostruzione tridimensionale, rispetto a metodiche più tradizionali quali l'angio-RM, l'eco-color-doppler, l'angiografia digitale. Dato il prevedibile aumento di richiesta di esecuzione di questo esame saranno inoltre presi in considerazione altri parametri. In primo luogo sarà considerato il rapporto tra il tempo complessivo dedicato sia all'esecuzione dell'esame (impostazione dei protocolli di acquisizione, scelta della regione di interesse, scelta dei corretti parametri di somministrazione del bolo) sia l'elaborazione delle immagini (scelta del programma di ricostruzione, del target, eventuale segmentazione) e la qualità e l'affidabilità del risultato rispetto ad altre tecniche. Verrà infine considerato il costo biologico dell'esame in termini di dose somministrata al paziente. Data la recente installazione presso il nostro servizio di un'apparecchiatura TC spirale e di work-station per elaborazioni 3D, MIP, MPR, etc., ci proponiamo di utilizzare per questo studio un campione di 20 pazienti con TIA o minor stroke. Tutti questi pazienti saranno sottoposti ad eco-color-doppler, angio-TC, angio-RM e angiografia digitale.
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Tatti, Veronica y Luciano Giromini. "Malingering: diagnosi differenziale e valutazione testistica nel contesto forense penale". QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, n.º 50 (agosto de 2022): 166–80. http://dx.doi.org/10.3280/qpc50-2022oa14086.

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Il "malingering" è la simulazione o l'esagerazione intenzionale di una patologia fisica o mentale, messa in atto allo scopo di ottenere benefici tangibili quali il ricevimento di un risarcimento economico o la mitigazione di una sentenza criminale. In questo articolo si prende in esame il fenomeno con un'enfasi particolare sulla diagnosi differenziale e sulle sue implicazioni all'interno del contesto forense penale. Si evidenziano inoltre le ripercussioni che il malingering può avere sulla valutazione della capacità d'intendere e di volere. Non è raro, infatti, che nei contesti peritali alcuni rei cerchino di avvalersi di determinati articoli del Codice penale e tentino di simulare una perdita dell'esame di realtà. Conoscere una cospicua batteria di test sull'argomento è ormai fondamentale per il perito, al fine di rispondere al quesito giuridico. Si è dunque posto uno sguardo sul panorama testistico e sugli strumenti innovativi introdotti in letteratura negli ultimi anni. L'inclusione dell'Inventory of Problems-29 (IOP-29), un symptom-validity test (SVT), e dell'Inventory of Problems-Memory (IOP-M), un performance-validity test (PVT), nell'assesment psicologico risulta essere un potente ausilio nella discriminazione dei simulatori dai soggetti effettivamente affetti da una psicopatologia, come evidenziato nei vari studi presentati in questo articolo.
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Giuffrida, C. M., V. Paternò y M. Passanisi. "Le ernie discali". Rivista di Neuroradiologia 15, n.º 4 (agosto de 2002): 409–14. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500409.

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La degenerazione dell'anulus fibroso con l'avanzare dell'età, il carico a cui sono sottoposti i dischi intervertebrali in presenza di dischi ad alto contenuto d'acqua favoriscono la formazione delle protrusioni e delle ernie discali. L'eccesso ponderale, i traumi acuti ed i microtraumi ripetuti, i vizi posturali sono altri fattori alla base della patologia discale. Il tratto vertebrale più comunemente interessato è quello lombare assieme al tratto di passaggio lombo-sacrale (L4-L5 ed L5-S1); seguono i tratti C5-C6 e C6-C7; il tratto toracico è più raramente interessato (1–6% di tutte le ernie discali). (Più frequenti le ernie nel tratto toracico medio-basso e nel passaggio dorso-lombare). Gli autori descrivono l'anatomia, la fisiopatologia ed il meccanismo eziopatogenetico delle ernie discali, la classificazione anatomo-clinica alla luce dei dati della letteratura. Gli autori, inoltre, sottolineano il ruolo della unità funzionale spinale (FSU) e le sue implicanze sul piano terapeutico. Il trattamento chirurgico tradizionale viene discusso alla luce delle nuove prospettive terapeutiche delle protesi discali, progettate al fine di impiantare dei sistemi elasto-dinamici, ammortizzanti per il ripristino della motilità fisiologica e della dinamica della colonna vertebrale.
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Frascà, Giovanni M., Emilio Balestra, Domenica Taruscia, Valentina Nastasi, Giovanni Gaffi y Mariastefania Pugliese. "Aferesi nel rigetto acuto del rene trapiantato". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, n.º 4_suppl (23 de julio de 2013): S68—S70. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1096.

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I presupposti per l'impiego dell'aferesi nel trattamento del rigetto acuto del rene trapiantato mediato da anticorpi comprendono: a) la scarsa o assente efficacia della terapia antirigetto tradizionale, b) la prognosi sfavorevole per il trapianto e c) la necessità di rimuovere rapidamente dal circolo gli anticorpi, in attesa che gli interventi mirati a bloccarne la sintesi abbiano effetto. Tuttavia, nonostante l'aferesi sia utilizzata da diversi anni e la letteratura riporti un'ampia casistica, è ancora oggetto di discussione se questa abbia un ruolo nel trattamento del rigetto acuto del rene trapiantato. La ragione risiede nella mancanza di studi controllati di ampie dimensioni per l'obiettiva difficoltà che questa patologia comporta, nei diversi criteri utilizzati per la diagnosi di rigetto e nella variabilità degli schemi di trattamento e della terapia farmacologica utilizzati nei vari studi. Malgrado ciò, molti centri trapianto utilizzano attualmente l'aferesi per il trattamento del rigetto acuto mediato da anticorpi. I criteri per l'impiego dell'aferesi in questi casi comprendono: 1) la diagnosi tempestiva di rigetto mediato da anticorpi mediante una biopsia del rene trapiantato, 2) l'inizio tempestivo del trattamento con aferesi prima che si instaurino lesioni irreversibili del trapianto e 3) l'associazione con una terapia farmacologica in grado di bloccare la produzione anticorpale.
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Tirelli, Valentina, Maria Clara Cavallini, Silvia Flauto, Luisa Amato, Anna Meneghelli y Emiliano Monzani. "Abilit&agrave; di studio nell'intervento precoce per le psicosi: uno studio pilota su tre p". RICERCHE DI PSICOLOGIA, n.º 4 (febrero de 2022): 1–16. http://dx.doi.org/10.3280/rip2021oa13223.

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La ricerca e la pratica clinica pi&ugrave; innovative stanno evidenziando un'area di bisogno rappresentata dalle esigenze di persone giovani nelle fasi iniziali delle psicosi schizofreniche, che, in mancanza di un'individuazione tempestiva e di un intervento specifico e mirato, possono scivolare verso un aggravamento della patologia, compromettendo la possibilit&agrave; di realizzare un soddisfacente progetto esistenziale.Gli interventi di sostegno allo studio nei giovani a rischio psicotico portano ad esiti positivi come il diploma, il titolo di laurea, lo sviluppo di abilit&agrave; interpersonali e l'occupazione lavorativa, mentre il dropout scolastico in questa fase pu&ograve; portare all'arresto dello sviluppo di competenze interpersonali cruciali in una variet&agrave; di ruoli di vita.&nbsp; Nonostante le evidenze, pochi studi prima d'ora si sono occupati di sistematizzare un intervento di sostegno allo studio efficace per questa popolazione.Questo studio-pilota si propone di analizzare gli esiti di un intervento volto all'implementazione di alcune abilit&agrave; di studio (Goal Setting, Auto-monitoraggio e componenti di Abilit&agrave; di Studio) su un campione di studenti definiti a rischio o in fase di esordio psicotico.Le strategie sono state identificate dalla letteratura come importanti componenti dell'autogestione del comportamento che minimizzano il rischio di fallimenti scolastici.
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SERRA, A., P. DI MAURO, D. SPATARO, L. MAIOLINO y S. COCUZZA. "Riabilitazione vocale post laringectomia con voce protesica: 15 anni di esperienza della Clinica Otorinolaringoiatrica dell’Università di Catania. Analisi retrospettiva dei dati e revisione della letteratura". Acta Otorhinolaryngologica Italica 35, n.º 6 (diciembre de 2015): 412–19. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-680.

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L’obiettivo dello studio è stato quello di riportare 15 anni di esperienza, nel territorio Siciliano, con l’utilizzo della voce protesica (VP), analizzando le differenti variabili che hanno influenzato il successo o il fallimento riabilitativo vocale. L’analisi clinica retrospettiva è stata condotta revisionando le storie cliniche di 95 pazienti affetti da carcinoma laringeo, nei quali una protesi vocale era stata posizionata a mezzo di una puntura tracheoesofagea tra il 1998 e il 2013. Età, tipologia neoplastica, tipo di chirurgia, utilizzo di radioterapia, complicanze e cause di successo o fallimento protesico riabilitativo erano analizzate. I risultati hanno mostrato una Harrison-Robillard- Schultz (HRS) TEP rating scale media di 11,8 in TEP primaria e di 12,6 in TEP secondaria (P =0,613). PORT non ha influito sul successo riabilitativo globale. In questi pazienti l’HRS media è stata di 11.2 in primaria e 12 in TEP secondaria (P =0,648). Complessivamente, il successo a lungo termine è stato 87,5%, con 84% in primaria e 91% in TEP secondaria. I risultati ottenuti dall’analisi retrospettiva su 15 anni di attività protesico riabilitativa condotta nel territorio siciliano hanno evidenziato un elevato standard riabilitativo, in termini di complicanze intra e postoperatorie, patologia fistolo correlata e successo riabilitativo globale.
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Di Pietro, Maria Luisa y Elio Sgreccia. "Etica della responsabilità in oncologia ginecologica". Medicina e Morale 48, n.º 6 (31 de diciembre de 1999): 1057–71. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1999.787.

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La gestione di una patologia neoplastica della sfera ginecologica rappresenta sempre un momento carico di responsabilità e di tensioni per la paziente e il medico. Alla paura – della pazienza . di avere un cancro e all’incertezza dell’esito delle terapie, si aggiunge anche il dolore di subire una mutilazione in organi considerati basilari per la strutturazione e il riconoscimento della propria identità femminile con le conseguenti incapacità di procreare o difficoltà, nel caso in cui la donna sia gravida, di portare avanti la gravidanza. Le situazioni difficili e conflittuali, con cui la paziente e il medico si dovranno inevitabilmente confrontare, vengono affrontate nella letteratura bioetica con il riferimento al principialismo e, in particolare, al principio del rispetto dell’autonomia e al principio della beneficialità. Ma il riferimento al principialismo più che risolvere acuisce spesso le situazioni di conflittualità, soprattutto in questo caso ove i diritti da tutelare non sono solo e sempre quelli della donna e del medico, ma anche del feto qualora la donna sia in gravidanza. È per questo motivo che gli Autori propongono di far riferimento alla categoria morale della responsabilità, nella quale l’autonomia della paziente e del medico si incontrano con il bene da cui nascono e per cui vivono. Un’etica della responsabilità che nell’ambito della oncologia ginecologica viene chiamata in causa almeno in tre momenti: nella prevenzione, nella scelta terapeutico, nell’assistenza.
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Di Pentima, Lorenza y Alessandro Toni. "Il paradosso del lockdown da COVID-19: cosa accade alle donne e ai minori nei contesti maltrattanti". MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, n.º 3 (enero de 2021): 11–35. http://dx.doi.org/10.3280/mal2021-003002.

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Nel 2020, a causa della pandemia dovuta al virus SARS-CoV-2, in tutto il mondo è stato attivato il lockdown, richiedendo di rimanere nelle proprie abituazioni per frenare il contagio. Se l'isolamento domestico ha rappresentato la misura più efficace per limitare la diffusione del virus, per le vittime di violenza domestica, soprattutto donne e minori, ciò ha costituito un aumento del rischio di subire violenze fisiche, sessuali, psicologiche ed assistite. Molte le ragioni all'origine di tale fenomeno: l'incertezza dell'evoluzione della patologia e la precarietà economica hanno rappresentato fattori di maggiore stress, a cui si sono aggiunti la convivenza forzata tra la vittima e il suo abusante, e l'aumentato controllo di quest'ultimo, elementi che hanno incentivato il ripetersi degli episodi di violenza. Inoltre, per le vittime è stato quasi impossibile richiedere aiuto, poiché con il lockdown non si poteva lasciare la propria abitazione e i servizi del territorio non hanno potuto garantire una vigilanza continuativa sulle situazioni più a rischio. Infine, in accordo con la letteratura, è stato riscontrato che la maggior parte delle vittime, per il loro assetto psicologico, derivante dall'aver subito a lungo violenze di ogni tipo, ritengono di avere poco controllo sugli eventi e di non poter ricevere aiuto da parte degli altri; così per lo più hanno rinunciato a richiedere un intervento esterno per uscire dalla spirale della violenza.
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Cinque, B., M. Pelagalli, S. Daini, S. Dell'Acqua y A. G. Spagnolo. "Aborto ripetuto spontaneo. Aspetti scientifici e obbligazioni morali". Medicina e Morale 41, n.º 5 (31 de octubre de 1992): 889–910. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1992.1090.

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Sebbene la letteratura sulla moralità dell'aborto sia abbastanza ampia il dibattito si riferisce quasi sempre all'aborto provocato. Poco si discute invece sulla rilevanza morale dell'aborto spontaneo, cioè dell'interrompersi della gravidanza indipendentemente dalla volontà della donna o dal fatto che ella sappia di essere gravida. Gli autori presentano dapprima una breve sintesi di ordine scientifico sull'aborto ripetuto spontaneo, considerando la sua incidenza le cause e il trattamento. In particolare essi presentano l'esperienza nella Divisione di Ginecologia disfunzionale dell'Università Cattolica di Roma nella quale alcuni di essi lavorano. Successivamente essi discutono ampiamente il significato morale dell'aborto spontaneo esaminandolo alla luce delle due principali e contrapposte posizioni circa l'aborto volontario. Per gli autori non è accettabile identificare tutti gli eventi naturali con i precetti morali così che l'esistenza di una patologia in natura (e tale è l'aborto spontaneo) non significa che si sia obbligati a indurla. In altri termini il richiamo alla natura come fondamento della legge morale naturale non deriva dalla osservazione dei fenomeni che si presentano in natura ma dal concetto di natura umana. Considerando il rispetto dovuto alla vita umana sin dal concepimento gli autori concludono che si è moralmente obbligati a cercare di prevenire l'aborto spontaneo come pure a ricercare nuove modalità per rilevare il più presto possibile il concepimento sin dal momento in cui si verifica. Ogni elusione di queste responsabilità potrebbe identificare una negligenza moralmente rilevante nel determinarsi dell'aborto "spontaneo".
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