Literatura académica sobre el tema "Letteratura di fine Ottocento"

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Artículos de revistas sobre el tema "Letteratura di fine Ottocento"

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Djuric, Zeljko. ""Fiore di virtù" tradotto da Vicentije Rakic". Prilozi za knjizevnost, jezik, istoriju i folklor, n.º 78 (2012): 29–40. http://dx.doi.org/10.2298/pkjif1278029d.

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Resumen
Il trattato medievale Fiore di virt? con la sua ricca e plurisecolare presenza nella cultura e nella letteratura non solo italiana ma anche quella europea, non solo cattolica ma anche quella ortodossa, ha suscitato interesse anche del nostro sacerdote illuminato Vicentije Rakic che nella sua diversificata attivit? letteraria, tra la fine del Settecento e l?inizio dell?Ottocento, ha scelto anche di tradurre e di presentare al pubblico serbo quel libro nella speranza di poter arricchire il non molto vasto repertorio dei libri utili e educativi della cultura serba di quel periodo.
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Lanciano, Chiara. "Angela di Benedetto, Il paradosso della crudeltà a fine Ottocento fra scienza e letteratura". Studi Francesi, n.º 153 (LI | III) (1 de diciembre de 2007): 687. http://dx.doi.org/10.4000/studifrancesi.9622.

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Strappini (book author), Lucia y Lucienne Kroha (review author). "Scrittori e critici di fine Ottocento". Quaderni d'italianistica 14, n.º 2 (1 de octubre de 1993): 322–24. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v14i2.10222.

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Nicaso, Antonio. "Sangue e miti della Bella Società Riformata, la Camorra di primo Ottocento". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 52, n.º 2 (14 de marzo de 2018): 275–81. http://dx.doi.org/10.1177/0014585818757202.

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Resumen
Il sangue di Napoli, inteso come fattore identitario di legame, assume una valenza specifica nell’ambito dell’organizzazione criminale che va dunque analizzata sotto il profilo antropologico-culturale. Il tema “ghenos” che dal mito e dal sacro si profanizza in un contesto di malavita e funge da sovrastruttura ideologica e simbolica alla criminalità organizzata, viene trattata da una letteratura storica peraltro non vastissima sull’argomento che deve essere riconsiderata anche alla luce della narrativa e delle fiction napoletane di successo dei nostri giorni.
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Guerra, Alessandro, Marco Meriggi, Christopher Calefati, Catherine Brice, Paolo Conte, Maria Pia Casalena y Agnese Visconti. "Recensioni". IL RISORGIMENTO, n.º 1 (mayo de 2022): 153–87. http://dx.doi.org/10.3280/riso2022-001006.

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Resumen
- Francesco Benigno e Daniele Di Bartolomeo, Napoleone deve morire. L'idea di ripetizione storica nella Rivoluzione francese, Roma, Salerno, 2020, 194 p. br/> - Salvatore Santuccio, Uno stato nello stato. Sette segrete, complotti e rivolte nella Sicilia di primo Ottocento, Acireale, Bonanno, 2020, 301 p.- Enrico Francia, Oggetti risorgimentali. Una storia materiale della politica nel primo Ottocento, Roma, Carocci, 2021, 180 p.- Jacopo De Santis, Tra altari e barricate. La vita religiosa a Roma durante la Repubblica romana del 1849, Firenze, Firenze University Press, 2021, 282 p.- Giampaolo Conte, Il credito di una nazione. Politica, diplomazia e società di fronte al problema del debito pubblico italiano. 1861-1876, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2021, 114 p. - Massimo Baioni, Vedere per credere. Il racconto museale dell'Italia unita, Roma, Viella, 2020, 266 p.- Gabriele B. Clemens, Geschichte des Risorgimento. Italiens Weg in die Moderne (1770-1870), Wien-Köln, Böhlau, 2021, 264 p.- Du "Grand Tour" au Traité de Rome: l'Europe au bout du voyage, sous la direction de Francis Démier et Elena Musiani, Rennes, Presses universitaires, 2021, 186 p.
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Villani, Natascia. "Disuguaglianze e solidarietà. Un caso di studio nell'Italia di fine Ottocento". SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), n.º 60 (febrero de 2018): 37–48. http://dx.doi.org/10.3280/las2017-060004.

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Bombara, Daniela. "‘Brume nordiche’ sullo Stretto. Le radici settentrionali del Romanticismo siciliano". Italianistica Debreceniensis 26 (1 de diciembre de 2020): 28–46. http://dx.doi.org/10.34102/itde/2020/9379.

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Resumen
Il presente saggio si propone di tracciare le influenze del romanticismo nordeuropeo sulle opere di alcuni autori siciliani del primo Ottocento. L'obiettivo è sfatare il mito di un livello "inferiore" della letteratura romantica italiana rispetto alla letteratura nordica, poiché non è incentrata sulla rappresentazione delle aree oscure del sé, di temi soprannaturali, fantastici e irrazionali che sono presenti nella realtà. Vengono esaminate alcune ballate di Felice Bisazza (1809-1867) e Vincenzo Navarro (1800-1867). In queste opere la narrazione di leggende popolari mette in luce un universo spettrale e orribile, rispecchiando situazioni reali, come la violenza della classe nobile e del patriarcato, o l'ingiustizia della disuguaglianza sociale. Si parlerà poi di un'opera teatrale di Giuseppe La Farina (1815-1863), intitolata L'abbandono di un popolo (1845); l'autore ritrae la rivolta anti-spagnola del 1676 a Messina concentrandosi sulle forze inquietanti e sotterranee che si intersecano con i movimenti rivoluzionari. Verrà infine analizzata la produzione di Tommaso Cannizzaro (1838-1921) come traduttore: lo scrittore mette a disposizione del pubblico siciliano e italiano l'affascinante mondo della mitologia scandinava, attraverso le traduzioni di alcuni canti dell'Edda antica medievale.
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Coralli, Andrea. "Lessicografia e societa nella Milano di fine Ottocento: Cletto Arrighi". La Ricerca Folklorica, n.º 26 (octubre de 1992): 79. http://dx.doi.org/10.2307/1479833.

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Cacopardi, Irene. "Internet e letteratura: la fine di un idillio?" ENTHYMEMA, n.º 30 (2 de enero de 2023): 105–17. http://dx.doi.org/10.54103/2037-2426/19553.

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Resumen
L’influenza esercitata dalle nuove tecnologie dell’informazione sulla creazione e sulla pratica letteraria, così come le evoluzioni e i mutamenti dei modi di comunicazione e di produzione delle opere, conducono ad analizzare il grande laboratorio che è il web e il rapporto che esso intrattiene con la letteratura. Dopo più di vent’anni, questa relazione sembra entrare in una fase più istituzionalizzata, in cui l’entusiasmo lascia il posto a posizioni più prudenti, anche da parte di autori integrati. Per tale ragione, lo scopo di questa riflessione è l’analisi dello sguardo che alcuni autori portano sulla rete e sulle dinamiche socio-culturali a cui dà vita. Partendo dalla riflessione condotta dal collettivo Wu Ming sul blog Giap e prendendo in esame Panorama di Tommaso Pincio e Anteprima Mondiale di Aldo Nove, si cercherà di analizzare le trasformazioni prodotte nel campo socio-letterario dall’uso delle nuove tecnologie e di capire le critiche mosse alla mediasfera e alle sue pratiche comunicative nella società contemporanea.
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Torelli, Cecilia. "Laura Restuccia, Un “Momento” filo-naturalista nella Palermo di fine Ottocento". Studi Francesi, n.º 144 (XLVIII | III) (15 de diciembre de 2004): 642. http://dx.doi.org/10.4000/studifrancesi.38186.

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Tesis sobre el tema "Letteratura di fine Ottocento"

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Paraboschi, F. "Maschere e travestimenti nella prosa francese di fine Ottocento". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2008. http://hdl.handle.net/2434/59914.

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Resumen
The mask has always been a magic symbol, directly connected with a religious archaic context. It has been used especially during the celebrations related to the seasonal cycles and to the fertility of the fields. In the course of time, the mask has acquired different values and functions, but it has always determined the suspension of reality and the creation of a new one, ruled by opposite principles (such as the period of carnival), or opened to the afterlife world. The mask can be considered a noteworthy theme for the French decadent sensitivity, emphasizing the desire of forgetting an abject present situation in order to enter a metaphysical dimension. This study is structured in three different parts: the first one analyses the mask as an anthropological subject, the second considers its importance as a literary theme, and finally the third is based on the presence of masks and disguisings in the French fin-de-siècle prose. This thesis means to follow a thematic itinerary from the Idéal to the Spleen, according to the baudelarian bipolar aesthetic. Moving from the analysis of the mask as the embody of mystery, we consider the many, different disillusions of the decadent character in his constant effort to go beyond mere reality looking for an artistic intuition and a fruition of Beauty. Considering the modern use of cosmetic masks in a social setting, we can observe the degeneration of what was once a sacred object. However in the very moment when every limit is surpassed, in the excessive quality of the representation, the character wearing the mask is finally able to leave his narrow, referential being to become the symbol of a poetic ideal.
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CIFARIELLO, ALESSANDRO. "Giudeofobia e romanzo antinichilista nella Russia di fine Ottocento". Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/1423.

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Resumen
Nella tesi di dottorato Giudeofobia e Romanzo Antinichilista nella Russia di Fine Ottocento abbiamo studiato il nucleo giudeofobico dei romanzi antinichilisti dopo la guerra russo-turca (1877-1878) e i sentimenti antisemiti particolarmente espressi dalla “paura dell’ebreo”: nel primo caso si tratta della cosiddetta “giudeofobia oggettiva”, che si focalizzava principalmente sulle reali relazioni economiche tra gli ebrei russi e il resto della popolazione; nel secondo caso della “giudeofobia occulta”, il cui scopo era di dimostrare l’esistenza di una cospirazione ebraica mondiale contro la Russia e la cristianità ortodossa. Questo gruppo di romanzi non rappresentò solamente una delle diverse espressioni della cultura giudeofobica della Russia ottocentesca, ma rivitalizzò anche il dibattito pubblico sulla cosiddetta “questione ebraica” contrassegnandolo con una sinistra visione giudeofobica, come abbiamo dimostrato in tesi. Nel genere letterario dei romanzi antinichilisti, prodotto attraverso l’integrazione di una vasta gamma di sottogeneri narrativi e non-narrativi, si creavano, si sviluppavano e si rielaboravano i miti della giudeofobia occulta. In questo genere i rivoluzionari, cioè i nichilisti, erano rappresentati come un esercito reazionario segretamente guidato da un occulto governo ebraico. L’uso di certi mitemi letterari giudeofobici può essere collegato alla cultura antigiudaica, antisemita e xenofobica dell’epoca moderna. Nel corso del ventesimo secolo è infatti possibile seguire il suo sviluppo nelle ideologie del nazi-fascismo e dei governi totalitari, fino a tempi più recenti quando, dopo il collasso dell’Unione Sovietica, ha trovato nuovamente spazio, in Russia come all’estero, la teoria della cospirazione ebraica, cioè una visione distorta, a livello mondiale, degli eventi della storia moderna. Capitolo I°: La paura dell’ebreo come mitema nella cultura letteraria russa Questo capitolo è concettualmente diviso in due parti. Nella prima parte viene data grande attenzione alla distinzione filologica tra significante e significato dei diversi termini usati in russo per nominare l’ebreo: “Iudej”, “Žid”, “Evrej”, “Izrail’tjanin”. Si esamina poi la letteratura antigiudaica, dalla Rus’ kieviana alla Moscovia. Successivamente ci si sofferma sulla rivisitazione di tali mitemi antigiudaici nella letteratura russa del XIX° secolo, in particolare in Bulgarin, Puškin, Gogol’, Dostoevskij, Turgenev, Leskov, ecc. La seconda parte è dedicata alla questione ebraica nell’Impero russo nel corso del XIX° secolo, con un’enfasi speciale alla storia e allo sviluppo della giudeofobia russa: particolare attenzione è data alle ripercussioni letterarie degli eventi legati alla rivolta polacca del 1863, alla guerra russo-turca del 1877-1878, e all’assassinio dello zar Alessandro II nel 1881. L’acceso dibattito sulla questione ebraica tra gli organi di stampa giudeofobici e giudeofili mostra chiaramente l’evoluzione delle idee e dei sentimenti giudeofobici dei circoli nazionalisti russi. Alcuni organi di stampa presi ad esempio sono «Novoe Vremja» di Suvorin, «Kievljanin» di Šulgin, «Vilenskij Vestnik» di Zabelin, «Voschod» di Landau, «Novorossijskij Telegraf», «Odesskij Vestnik», «Den’: Organ Russkich-Evreev». Il capitolo termina con la dimostrazione dell’esistenza di legami molto stretti tra i mitemi giudeofobici e la subcultura dell’antisemitismo russo. Capitolo II°: Il romanzo antinichilista giudeofobico Anche questo capitolo è diviso in due parti. A cominciare dal «Russkij Vestnik» di Katkov e dall’influsso che ebbe sugli scrittori antinichilisti, in questa parte si esaminano nascita ed evoluzione del romanzo antinichilista. La Weltanschauung del movimento antinichilista va in due direzioni, la prima delle quali è tipicamente polonofobica, mentre la seconda, che si sviluppa dopo la guerra russo-turca, è prettamente giudeofobica. Nella seconda parte sono presi in analisi quattro romanzi giudeofobici, esaminati nel contesto della questione ebraica: L’abisso di Boleslav Markevič, La via oscura di Nikolaj Vagner, Sulle tracce fresche di Ieronim Jasinskij, Tra gli ebrei di Savelij Efron-Litvin. Capitolo III°: V.V. Krestovskij: antinichilismo di prima e seconda generazione Il capitolo è interamente dedicato alla biografia e bibliografia di Vsevolod Krestovskij. Nella seconda parte ci si sofferma particolarmente sulla stretta connessione tra l’opera letteraria di Krestovskij, il mondo russo-ebraico e la questione ebraica, con una speciale enfasi degli elementi giudeofobici, e sulla recensione da parte di Krestovskij dei noti volumi di Jacob Brafman Le confraternite ebraiche nazionali ed internazionali e Il libro del Kahal. In questo capitolo si dimostra quanto la giudeofobia di Krestovskij – e più in generale la sua xenophobia – sia profondamente radicata sin dal primo celebre romanzo I bassifondi di Pietroburgo. Capitolo IV°: L’ebreo avanza Quest’ultimo capitolo è a sua volta diviso in due parti. Nella prima parte si osserva il nucleo giudeofobico nella trilogia di Krestovskij L’ebreo avanza. In quest’opera Krestovskij presenta la sua personale visione dell’Impero Russo. La società russa, secondo lo scrittore, è soggiogata dagli ebrei operanti in tre diverse sfere d’azione: la sfera propriamente ebraica collocata nella zona di residenza, la sfera del cristianesimo ortodosso a Pietroburgo e al fronte della guerra russo-turca, la sfera nichilista in una piccolissima provincia dell’Impero. Nella seconda parte particolare attenzione è data alle diverse recensioni ottocentesche delle opere di Krestovskij, in particolare quelle che Simon Dubnov scrive di La tenebra egizia e Tamara Bendavid. Conclusioni: Nella tesi di dottorato abbiamo dimostrato che la letteratura antinichilista, assieme alla pubblicistica e alla pamphlettistica degli intellettuali conservatori, è parte di un più complesso sistema culturale. Si tratta dello stesso sistema culturale che genererà i Protocolli dei Savi di Sion. Questo sistema culturale rielabora mitemi giudeofobici nazionali e internazionali ed opera per produrre una nuova cultura originale che viene assorbita nel pensiero giudeofobico reazionario degli intellettuali russi. Con una visione meno radicale e al contempo non meno violenta delle concezioni razziste dell’antisemitismo dell’Europa occidentale, nella cultura giudeofobica russa del XIX° secolo si assiste alla metamorfosi della figura storico-letteraria e a volte folklorica dell’ebreo in quella di un reale essere umano oppresso da sanguinosi pogrom, false accuse e calunnie infamanti. L’ebreo reale potrebbe espatriare o scegliere di emanciparsi attraverso l’abolizione della zona di residenza. Ma le richieste degli intellettuali ebrei sono percepite dagli intellettuali giudeofobi con particolare maldisposizione: per i giudeofobi, infatti, l’emancipazione e l’abolizione della zona di residenza sono chiari elementi di una guerra mossa contro l’Impero Russo dall’intera società ebraica, il cui scopo malvagio è stabilire un regno ebraico nell’Impero Russo. In questo modo la teoria della cospirazione diviene non solo una componente primaria della cultura russa del XIX° secolo ma anche un mito fondamentale usato come capro espiatorio per qualsiasi male della società russa, e, a posteriori, il capro espiatorio di tutti i mali nell’Europa nazi-fascista.
In my dissertation, entitled Judeophoby and Anti-Nihilistic Novel in Russia at the End of the Nineteenth Century, I studied the Judeophobic core of Anti-Nihilistic Novels after the Russian-Turkish war (1877–1878), and their Anti-Semitic feelings particularly expressed by the fear of the Jew. The so-called objective Judeophoby – who focused mainly on to the real economic relations between Russian Jewry and the rest of the population; and occult Judeophoby – whose goal was to demonstrate the existence of a Jewish world conspiracy against Russia and Orthodox Christianity. This group of novels was not only one of the several expressions of the nineteenth-century Russian Judeophobic culture, but it also revitalized the public debate of the so-called Jewish Question and marked it with a sinister Judeophobic perspective, as I have demonstrated in my dissertation. The literary genre of anti-Nihilistic novels was produced by integrating a wide range of fictional and non-fictional sub-genres and creating, developing and employing myths of the occult Judeophoby. This represented the revolutionaries, i.e. the Nihilists as the reactionary army secretly lead by a Jewish hidden government. The use of certain Judeophobic literary mythemes can be linked to the modern Anti-Judaic, Anti-Semite and Xenophobic culture. In the twentieth century, it is possible to follow the growth of Nazi-Fascist and Totalitarian ideologies, up to our recent times when, after the collapse of the USSR, Anti-Semitism is again based on the Conspiracy Theory, a breathing worldwide distorted vision of events in global modern history, growing stronger and stronger in the contemporary Russian Federation, and abroad. First Chapter: The Fear of the Jew as a Mytheme in Russian Literary Culture: This chapter is conceptually divided in two sub-parts. In the first part, a substantial amount of consideration is given to the philological distinction between significance and signifier of several terms used in Russian language to name the Jew: “Iudei”, “Zhid”, “Evrei”, “Izrail’tianin”. Then the attention moves toward the existence of an Anti-Judaic Literature from Kievian Rus’ to Muscovy without any real need of the actual presence of the Jewish population. Further it re-visits its Anti-Judaic mythemes in the nineteenth-century Russian literature, as for example works by Bulgarin, Pushkin, Gogol’, Dostoevsky, Turgenev and Leskov, a.s.o. The second sub-part is dedicated to the Jewish Question in the nineteenth-century Imperial Russia, with special emphasis on the explanation, history and development of Russian Judeophobia: particular attention is given to the literary events linked to the 1863 Polish uprising, the 1877–1878 Russian-Turkish war and the 1881 terrorist act with the assassination of Alexander II. The pages of Judeophile and Judeophobic press heated debate on the Jewish Question clearly show the evolution of the Russian nationalistic circles’ Judeophobic feelings and ideas. Some examples are: Suvorin’s «Novoe Vremia», Shulgin’s «Kievlianin», Zabelin’s «Vilenskii Vestnik», Landau’s «Voskhod», «Novorossiiskii Telegraf», «Odesskii Vestnik», «Den’: Organ Russkikh-Evreev», a.s.o. The chapter ends with the demonstration of the existence of very narrow ties binding Judeophobic mythemes and the Russian Anti-Semitic ideology subculture. Second Chapter: Anti-Nihilistic Judeophobic Novel: This chapter is also divided in two sub-parts. Beginning from Katkov’s «Russkii Vestnik» and his influence on Anti-Nihilist writers, here the birth and development of the Anti-Nihilist novel is examined. The Anti-Nihilist movement Weltanschauung, is shaped into two types: the first type is typically Polonophobic, while the second, developed after the Russian-Turkish war, is mainly Judeophobic. The second part of the chapter analyses four Judeophobic novels seen in the Jewish Question context: Boleslav Markevich’s The Abyss, Nikolai Vagner’s The Dark Way, Ieronim Iasinsky’s On a Fresh Trail and Efron-Litvin’s Among Jews. Third Chapter: Vsevolod Krestovsky: First and Second Generation Anti-Nihilism: This chapter is entirely devoted to Vsevolod Krestovsky’s biography and bibliography. The second half of the third chapter pays particular attention to the close connection between Krestovsky’s work, the Russian-Jewish world and the Jewish Question, with special emphasis on Judeophobic elements, and Krestovsky’s review of Brafman’s National and International Jewish Brotherhoods and of The Book of Kahal. In this chapter it is demonstrated that Krestovsky’s Judeophobia, and a more general xenophobia, is deeply rooted in his works since his first novel The Slums of Saint Petersburg. Fourth Chapter: The Yid is Coming: The fourth chapter is again divided into two sub-parts. The first part, observes the Judeophobic core of Krestovsky’s trilogy The Yid is Coming. In this work, Krestovsky presents his visions of the society of the Russian Empire as subjugated by Russian Jewry involved in three different spheres of actions: the proper Jewish sphere located in the Pale of Settlement, the Christian Orthodox sphere in Saint Petersburg and at the Russian front in Russian-Turkish war, the Nihilist sphere in a small province of the Russian Empire. In the second part of this fourth chapter particular attention is paid to several reviews coeval with Krestovsky’s works, especially Simon Dubnov’s reviews of The Egyptian Darkness and Tamara Bendavid. Conclusions: In this dissertation it is demonstrated that Anti-Nihilist Belles-lettres are part of a more complex cultural system, together with reactionary conservative journals and pamphlets: it is the same cultural system that is going to generate the Protocols of the Sages of Zion. This cultural system re-elaborates national and international Judeophobic mythemes and works at producing a new original culture that is absorbed into the reactionary Judeophobic thought of Russian intellectuals. Less radical – but not less violent – than racist conceptions of Western-European Anti-Semitism, the Judeophobic Weltanschauung in nineteenth-century Russian culture presents the metamorphosis of a historical-literary, sometimes folkloric Yid to a real human being oppressed by bloody pogroms, false accusations and slanderous calumnies. The real Jew can expatriate or choose to emancipate himself thus abolishing the Pale of Settlement. However the requests made by the Jewish intellectuals are seen by the Judeophobic intellectuals in a particularly dark light: for them, emancipation and abolition of the Pale of Settlement represent the war against Imperial Russia made by the whole Jewish society with a particular evil aim: establishing a Jewish kingdom over the Russian Empire. This is the way that the conspiracy theory becomes not only a primary part of the nineteenth-century Russian culture, but also a fundamental myth used as a scapegoat for any ills of the Russian society, then, in another time and another space, becoming a scapegoat for the evils of the Nazi-Fascist Europe.
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Celsan, Elena <1990&gt. "Il personaggio femminile in letteratura tra fine Ottocento e primo Novecento". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10146.

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La tesi si propone di analizzare alcuni personaggi femminili presenti in determinati romanzi scritti tra fine Ottocento e primo Novecento. L'analisi è incentrata sul ruolo, sulla funzione e sull'evoluzione del personaggio all'interno della narrazione in relazione anche ad altri aspetti quali la religione, la follia, l'amore e il denaro.
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Bezzi, Valentina. "Nell'officina di un reporter di fine Ottocento: gli appunti di viaggio di Edmondo De Amicis". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2003. http://hdl.handle.net/10579/363.

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Scrittura in continua oscillazione tra codice soggettivo e oggettivo, le note di viaggio sembrano configurarsi per natura come un 'apografo' dell'esperienza. Se, poi, il loro autore si avvicina ad esse in veste di inviato speciale, sempre in parten2a su richiesta del lettore o dell'editore, il loro rapporto con il vissuto del viaggio è destinato ad assumere caratteri ancor più complessi e stratificati. Da questo punto di vista, la ricerca che abbiamo condotto su alcuni dei quaderni di appunti di Edmondo De Amicis viaggiatore e reporter sembrano fornire significative chiavi di lettura per comprendere procedimenti e motivazioni di questo genere di testi. Le nostre indagini si sono svolte principalmente nelle Biblioteche Civiche e Nazionali di Venezia, Torino e Firenze dove si sono rinvenuti oltre ai riferimenti teorici, metodologici e archivistici della tesi, numerosi autografi, prime edizioni di opere e diversi carteggi. Le visite più assidue, però, sono state compiute presso la Biblioteca Civica «Leonardo Lagorio» di Imperia che, conservando un Fondo interamente dedicato allo scrittore, si è confermato il luogo più adatto per una ricerca che mirasse ad esplorare i vari livelli di scrittura con cui l'autore ha dovuto confrontarsi nell'elaborazione dei suoi reportages. Dei quaderni qui selezionati per l'analisi abbiamo descritto e trascritto parzialmente Ms. E.D.A. 18 e 20, dedicati al viaggio in Marocco (1875), Ms. E.D.A. 19 e 21 utili ad una ricostruzione del soggiorno argentino del 1884; ad essi appare cronologicamente e strutturalmente legato Ms. E.D.A. 26, contenente note stilate durante il viaggio in piroscafo verso il Sud America, da cui poi De Amicis trasse le pagine de Sull'Oceano (Milano, Treves, 1889). Distinto da essi per finalità e scrittura appare Ms. E.D.A. 3 (Note per La Carrozza di tutti), fascicolo di appunti rappresentanti una fase già successiva della scrittura di "diario", utilizzati per il romanzo-reportage La carrozza di tutti (Milano, Treves, 1899). Tali autografi sono stati scelti tra gli altri come i più rappresentativi dei processi di creazione e di evoluzione della scrittura di viaggio deamicisiana, letta come cartina di tornasole di alcune delle principali modalità di realizzazione del genere del reportage in un periodo, quale l'ultimo trentennio del secolo XIX, in cui esso realizzò un rilevante sviluppo storico e letterario. A sottolineare tale prospettiva abbiamo ritenuto opportuno allegare io appendice un catalogo dei libri di viaggio letti da De Amicis, attualmente conservati presso lo Studio De Amicis ad Imperia-Porto Maurizio, con una breve premessa sul rapporto dell'autore con le fonti. L'esperienza si è rivelata un interessante itinerario attraverso le letture dello scrittore ligure, nell'esplorazione delle chiose che egli usava apporre a margine, oltre che nella produzione del genere tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo. La descrizione, la datazione e la trascrizione delle carte selezionate si accompagnano nella tesi ad un esame della genesi delle scelte stilistiche nel confronto delle note autografe con l'opera a stampa, di cui vengono riportati a pié di pagina campioni significativi e ricorrenti quando funzionali all'indagine sul testo. Tale corpo analitico è stato inserito tra una presentazione di carattere teorico-descrittivo dei quaderni di viaggio valutati nel contesto della situazione complessiva del Fondo «De Amicis» e un capitolo conclusivo di osservazioni sulla scrittura di viaggio dell'autore con riferimento al processo compositivo della sua opera narrativa e saggistica. La lettura delle note ha consentito di evidenziare differenze e somiglianze strutturali dei quaderni e delle opere e, insieme, di misurare un progressivo spostamento ideologico e narratologico spesso corrispondente, se non talvolta coincidente, a quello rilevabile nella lettura dei testi a stampa. Nella totalità dei casi analizzati, l'autore procede ad un'annotazione aneddotica degli eventi, raccoglie in forma diretta exempla di conversazione ai quali appone varianti e correzioni, seleziona accuratamente gli argomenti, il loro ordine e la loro frequenza: tale forma, che egli restituisce nell'opera compiuta, rivela un'inclinazione crescente a preordinare il modello dell'esperienza e la preoccupazione costante di mantenere alta l'attenzione del pubblico ricorrendo a toni conversevoli anche alle pagine più didattico-divulgative. Evidenziare il processo di costruzione del testo e di emissione del messaggio all'interno del laboratorio dello scrittore, nella continua oscillazione tra scrittura intima e scrittura pubblica imposta dalla natura stessa delle note, ci è sembrata una strada opportuna a chiarire i nodi della ricezione dell'opera deamicisiana, a scoprire le dimensioni dell'intenzionalità ed una più nitida considerazione del suo esito letterario anche in rapporto al pubblico dei lettori. Si è potuto, infine, per questa via accertare come la scrittura di De Amicis risulti collocarsi all'incrocio tra un nuovo interesse per soggetti di carattere sociale ed una nuova attenzione stilistica e costruttiva del testo che condurrà in ambito italiano ad un rinnovamento del genere del reportage destinato a vedere un ricco stuolo di seguaci divisi tra una scrittura sempre più incline all'aneddoto e al frammento lirico, definita di sapore "pre-rondista", da un lato, ed una più incline al sociale, promossa dal reportage d'inchiesta, dall'altro, secondo modalità che si riveleranno fertili sin dentro e oltre il secolo XX. L'indagine che abbiamo svolto si colloca tra filologia e analisi del testo, nell'idea che attingere dall'unione di queste discipline possa rivelarsi criticamente proficuo nello studio di testi come quelli rappresentati dai quaderni deamicisiani. Raccolte di note e appunti preliminari, anteriori all'esistenza dell'opera letteraria compiuta si possono, a nostro avviso, rivelare utili sia ad una lettura diacronica, nel rapporto con il testo definitivo destinato alla pubblicazione, sia ad una lettura sincronica nella considerazione autonoma della loro composizione. A tali scopi i quaderni esaminati si prestano efficacemente, anche per la natura delle opere che ne derivano, di cui tali autografi rappresentano una sorta di officina, a volte fumosa e rumorosa, nella quale, osservando strumenti e processi in atto, diventa possibile seguire la costruzione in fieri del testo. Travel notes are a way of writing that always alternates between a subjective and an objective code and is by nature 'apograph' of the experience. If their writer approaches them as a reporter whose travel begins for the reader's or the editor's request then the borders of this sort of writing show more complex characteristics. From this point of view Edmondo De Amicis' experience as a traveller and reporter seems to offer some interesting clues for this genre. The research about some notebooks written by De Amicis has been carried on at Florence, Turin and Venice Civic and National Libraries but mainly at the Civic Library of Imperia called «Leonardo Lagorio», where an archive entirely dedicated to the Italian writer is preserved. The Archive has been the most suitable place to inquire the different levels of writing which De Amicis had to explore creating his travel reportages. After an exam of the history and of the validity of the autographs, we have proceeded to the analysis of some selected manuscripts of the Archive. Among the notebooks conserved at Imperia we have studied and partially transcribed Ms. E.D.A 18 and 20 dedicated to the travel to Morocco (1875) and Ms. E.D.A. 19 and 21, that deal with the travel to Argentina (1884); linked with them, another notebook, Ms. E.D.A. 26, which contains notes about the journey in a steamboat toward South America, which inspired the pages of his On the Ocean (Milan, Treves, 1889). Different for finalities and kind of writing is Ms. E.D.A. 3 (Note per La Carrozza di tutti), a series of notes representing a phase of writing that follows the 'diary book'. These autographs have been chosen because they better represent how De Amicis created and developed his travel reportages, and are a significant example of reportage techniques, a genre that reached an important literary and historical development in the last thirty years of 19th century. It has also been useful, to stress this perspective, to enclose in the Appendix a catalogue of travel books kept in the personal library of the author, today at Centro Polivalente at Porto Maurizio-Imperia, with a short introduction about the relationship between the Italian writer and his sources. The experience has been an useful journey through the writer's readings, through the notes he used to write on their margins and through the production of travel books between the end of 19th century and the 20th century. The description and the dates of the hand-written and printed works and the transcription of the selected papers go together with an analysis of the stylistic and linguistic choices and their evolution, through a comparison of the notes with the printed work. At the bottom of the page are registered some significant and recurring examples from the volume. This analytical part has been inserted between a theoretical and descriptive part about the notebooks of the archive and a conclusive chapter about the author's travel writing techniques in the context of his entire literary production. The reading of the notes has shown structure differences and similarities with the printed works and how their stylistic and ideological evolution often corresponds and sometimes coincides. In the examples registered, the author usually retells the events in an anecdotal way he rarely prefers to describe them ; he reports in the direct form some conversations, that he often corrects on the pages of the manuscripts; he carefully selects the subjects, their order and frequency, revealing an inclination to prearranged patterns of experience. The anecdotes and the reporting of direct speeches allow him to avoid the tendency to write an 'essay', and to maintain high the reader's attention, keeping talkative tones also in didactic pages. The analysis of text structuring and of emission of the message in the writer's workshop, that alternates between intimate and public writing imposed by the nature of the notes, helped to enlighten the keys of the reception of De Amicis' production, to discover its intentions, and to consider the literary results also referring to the editorial market and the readers. De Amicis's writing lies between a new interest in social subjects and a new stylistic and structural attention to the text which will have some important consequences in renovating the reportage technique in the Italian literature. In the 20th century the genre will develop on one side to the anecdote and the lyrical fragment and on the other to the social enquiry. The research shifts between philology and text analysis, with the persuasion that an interdisciplinary study could be efficacious for this kind of texts. Notes and journals that precede the printed work appear a diachronically and synchronically productive reading, establishing a relationship between notes and the accomplished text on one side and an autonomous reading of the handwriting on the other. For this aim the selected texts reveal proceedings, instruments and the birth of the work.
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CARRUS, CRISTIANA. "L’Istituto di Fisica di Cagliari tra fine Ottocento e primi decenni del Novecento". Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2014. http://hdl.handle.net/11584/266519.

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Resumen
The project, started some time ago, aimed at conduct a more accurate and systematic investigation on the situation of Physics in Italy between the XIX and XX centuries, led to the discovery of many peripheral situations and to the role of different physicists not considered of primary importance. It is in this context that the Institute of physics of Cagliari and the figure of Giovanni Guglielmo are examined. Giovanni Guglielmo was a physicist who worked in Torino, Cagliari and Sassari, director of the Physics Laboratory of Cagliari for 37 years, Dean of the Faculty of Science and author of two handwritten notes of his lectures and over one hundred articles published in the most prestigious magazines of his time. Following a bitter controversy with a colleague, Professor of Applied Physics and director of the School of Electrotechniques of Torino, Guglielmo became isolated by the scientific community, giving an early end to his intense scientific career. In the thesis I examine also the role played in Physics Institute of Cagliari by Rita Brunetti, successor of Guglielmo and director of the Institute from 1928 to 1936.
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Ragau', Stefania. "Le utopie di Sion tra messianesimo e sionismo nell'Europa di fine Ottocento e inizio Novecento". Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2018. http://hdl.handle.net/11384/86064.

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Radice, Camilla <1993&gt. "Per una teratologia della letteratura di fine '800". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20030.

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Resumen
Lo scenario politico contemporaneo risuona di ossessivi riferimenti all’identità, alla cui salvaguardia sembrano sacrificabili margini sempre più ampi di libertà e diritto, mentre la retorica della sicurezza fa proprie le immagini dell’assedio, dell’invasione e della contaminazione. Le stesse paure sono rintracciabili lungo tutto il corso della storia e ognuna ha inventato forme mostruose, in una costante dialettica fra “ritorno” e metamorfosi: il corpo del mostro è un corpo frammentato e impuro; è un corpo grottesco, perché travalica i limiti; lungi dall’essere un mero riflesso dell’inconscio, non solo può appartenere alla problematicità di ciò che chiamiamo “sé”, ma rispecchia la profonda ambiguità del nostro rapporto con i concetti di unità e uguaglianza., a un tempo oggetto di desiderio e di repulsione. Il presente lavoro vuole studiare la letteratura attraverso la categoria di la mostruosità, al fine di ripensare il valore del confine e il ruolo politico delle narrazioni letterarie e culturali.
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Cappellazzo, Silvia <1989&gt. "Esposizioni d’arte umoristica e di caricatura tra fine Ottocento e primo Novecento in Italia". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3915.

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Resumen
L'oggetto della ricerca riguarda un periodo della storia artistica italiana poco studiato, ovvero le esposizioni d'arte umoristica e di caricatura che si sono svolte nelle maggiori città italiane, dal 1878 al 1919. Il lavoro viene suddiviso in una parte generale, relativa alla pratica caricaturale nel tempo, dopodiché si andranno ad approfondire i singoli eventi d'arte umoristica e di caricatura, fornendo non solo indicazioni pervenute dallo studio dei documenti scritti, ma anche corredando la tesi con un consistente corpus figurativo.
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Perozzo, Valentina. "Il notomista delle anime: sociologia e geografia del romanzo nell'Italia di fine Ottocento(1870 - 1899)". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3426652.

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Resumen
Between 1870 and 1899 in Italy 1051 writers published 2545 new novels in Italian. This research is focused on a database that collects data about those books and their authors. In this way we delineate a comprehensive overview of the Italian fiction literature of the late nineteenth century, bypassing the canonization of literary history. The aim of this research is to study how a specific kind of intellectual worker (the novelist) takes shape and how he fits into the deep changes that were taking place in Italian literary system of the time. The first part of this thesis focuses on the database: at first it emerges a sort of geography of the Italian novel, providing an accurate quantitative picture of the editorial production. We gathered different kinds of information about novels, in order to cover also aspects normally neglected as price, number of pages, number of reissues. Secondly, we focus on the figure of the novelist and its characteristics. Following data have been collected regarding each novelist: date of birth, country of birth, education, social background (through father's profession), any other work that is combined to the literary practice (teaching, journalism). Moreover, there is an attempt to account for the complete literary production of each author (other genres, the total number of novels). Database has been reworked through charts. In the second part of the research we analyzed the production of Italian novels through two different points of view: interactions with foreign novels and especially French novels (whose importation was very considerable) and the introduction of "Realism" (or "Verismo" or "Naturalism") in Italian literary system. Canonical studies of novel normally neglect both analysis of foreign fiction production (that was the common choice for an average Italian reader) and "non-artistic" topics within the artistic discourse (such as the contradiction between ethics of society and realist novel). The theoretical basis that inspired this work is the concept of "literary field" developed by Pierre Bourdieu, whose purpose is such a construction of an authentic sociology of artistic production. The model proposed by Bourdieu allows us to think the fields of cultural production as a relatively autonomous relational system, though it was designed on the French literary field of the late nineteenth century. In the same period, the conditions of fiction production in Italy were extremely different. Nevertheless Bourdieu's theory (and, in the same way, Franco Moretti's considerations on “distant reading”) allows to reclaim the study of art practices as an entirely legitimate research topic for a historian.
Tra il 1870 e il 1899 in Italia vengono pubblicati 2545 prime edizioni romanzi in lingua italiana , opera di 1051 scrittori. L'elemento centrale di questa ricerca è un database che raccoglie le informazioni sui libri e sui loro autori. In questo modo si è delineato un panorama completo della narrativa italiana di fine ottocento, bypassando la canonizzazione della storia letteraria. Lo scopo iniziale di questa ricerca è studiare come si formi una specifica figura di lavoratore intellettuale - lo scrittore di romanzi -, e come questo si inserisca all'interno delle profonde trasformazioni in atto nel mercato delle lettere di fine Ottocento. La prima parte della tesi si concentra sul database e sulle informazioni che se ne possono ricavare: in primo luogo si delinea così una geografia del romanzo italiano, fornendo un accurato quadro quantitativo della produzione editoriale. Le informazioni che si sono raccolte sui romanzi riguardano infatti anche aspetti normalmente trascurati come il prezzo, il numero di pagine, le riedizioni. In secondo luogo ci si concentra sulla figura del romanziere e sulle sue caratteristiche. Le informazioni raccolte su ogni romanziere riguardano la data di nascita, la regione di nascita, l'educazione, la provenienza sociale (attraverso la professione del padre), le altre attività lavorative che accompagnano la pratica letteraria (insegnamento, giornalismo). Inoltre si è cercato di rendere conto della produzione letteraria completa (altri generi letterari, numero di romanzi complessivo). Le informazioni sono state rielaborate graficamente. Nella seconda parte della tesi si è analizzata la produzione di romanzi italiani attraverso due differenti punti di vista: le interazioni con la narrativa straniera e soprattutto francese (di cui l'Italia era grande importatrice) e l'introduzione della corrente letteraria del realismo (o verismo o naturalismo) nel peculiare sistema letterario italiano. Nella costruzione discorsiva classica sulla letteratura e sul romanzo vengono esclusi normalmente sia la produzione straniera che invece faceva parte dell'orizzonte del lettore italiano dell'epoca, sia la presenza di istanze “non artistiche” all'interno delle questioni artistiche (nel nostro caso il problema tra la morale corrente e il romanzo verista). Il presupposto teorico dal quale prende spunto questo lavoro è il concetto di campo letterario elaborato da Pierre Bourdieu, il cui scopo è la costruzione di un'autentica sociologia delle produzione artistiche. Il modello proposto da Bourdieu, che permette di pensare i campi di produzione culturale come sistemi relazionali relativamente autonomi, è stata improntato sul campo letterario francese della fine dell'Ottocento. Le condizioni della produzione romanzesca italiana delle stesso periodo sono estremamente diverse, il che rende complessa una diretta trasposizione dei concetti del campo letterario, ma l'elaborazione bourdosiana (come d'altra parte le riflessioni sulla distant reading di Franco Moretti) ci permette di pensare alle pratiche artistiche come un oggetto di ricerca del tutto legittimo per uno storico.
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SALIBRA, ROBERTA. "La necropoli classica di Passo Marinaro a Camarina:dalle campagne di scavo di fine Ottocento alle indagini degli anni 1966 e 1972-1973". Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2013. http://hdl.handle.net/2108/201879.

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Libros sobre el tema "Letteratura di fine Ottocento"

1

Chemello, Adriana. Libri di lettura per le donne: L'etica del lavoro nella letteratura di fine Ottocento. Alessandria: Edizioni dell'Orso, 1995.

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2

Donne e lavoro nella letteratura italiana di fine Ottocento: Tra merce di scambio e impresa identitaria. Bari: Progedit, 2014.

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3

Cesare, Repossi, ed. Clero e letteratura a fine Ottocento in Pavia. Pavia: [s.n.], 1996.

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4

Story, William Wetmore. Vallombrosa: Taccuino di viaggio di fine Ottocento. Firenze: Clinamen, 2002.

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5

Malara, Francesca. Copioni e drammaturgie di fine Ottocento. Milano: LED, 2000.

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6

Malara, Francesca. Copioni e drammaturgie di fine Ottocento. Milano: LED, 2000.

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7

Strappini, Lucia. Scrittori e critici di fine Ottocento. Potenza: Salice, 1992.

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8

Dibattito tra economisti italiani di fine Ottocento. Milano: F. Angeli, 2003.

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9

Nicolò, Cecilia. Emma Zilli: Una carriera di fine Ottocento. Roma: NeoClassica, 2019.

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10

Elidia. Pagine di diario di una donna bellunese fine Ottocento. Belluno: Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali, 2005.

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Capítulos de libros sobre el tema "Letteratura di fine Ottocento"

1

Galatà, Francesco. "Per la fortuna del Decameron nella letteratura di fine Ottocento: riscritture pascoliane edite e inedite". En Studi e saggi, 155–74. Florence: Firenze University Press, 2022. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-5518-668-1.09.

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Although Boccaccio’s name is rarely encountered in published works of Giovanni Pascoli (1855-1912), traces of a constant reading and reuse of the Decameron have emerged and continue to emerge from the poet’s manuscripts. The article outlines the history of the already known contacts between the two authors and adds a new document: the unknown verse drama ‘Messer Gentile’, inspired by the novella X 4. This drama, designed as a one-act play with a prologue and three scenes, has been left unfinished: only the prologue and the first scene are preserved, but it is enough to appreciate some dynamics that characterize the rewriting process. A dense network of references to the most ancient Italian poetic tradition emerges from the dramatic lines, and among the manuscripts one discovers an experimental rhythmic prose composed of hendecasyllables arranged in a line that the study reconnects to the reform of modern tragic theater envisaged by Pascoli. Sebbene il nome di Boccaccio si incontri molto raramente nell'opera di Giovanni Pascoli (1855-1912), dai manoscritti del poeta sono emerse e continuano a emergere tracce di una lettura costante del Decameron. Il contributo ripercorre la storia dei contatti già noti tra i due autori e aggiunge un nuovo documento: l'inedito dramma in versi 'Messer Gentile' ispirato alla novella X 4. Il dramma, progettatto come atto unico con prologo e tre scene, rimase incompiuto: ci sono giunti soltanto il prologo e la prima scena, che sono sufficienti per apprezzare alcune delle dinamiche che caratterizzano la riscrittura. Dai versi emerge una fitta rete di riferimente alla tradizione poetica italiana delle origini e tra i manoscritti si ritrova un esperimento di prosa modulata sul ritmo continuato degli endecasillabi riconducibile all'idea di moderno teatro tragico di Pascoli.
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2

Artifoni, Enrico. "Dante epilettico, o anche isterico. Una storia psichiatriico letteraria di fine Ottocento". En Reti Medievali E-Book, 3–17. Florence: Firenze University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-5518-423-6.01.

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In the last decade of the 19th century psychiatric sciences in Italy proposed many psychopathological interpretations of exceptional personalities. An important role was played by the psychiatrist Cesare Lombroso with his books on genius and madness, which inspired other similar research. The case of Dante Alighieri, on whom Lombroso made a diagnosis of epilepsy, is part of this context. The article analyses the main texts (for and against) of this psychiatric-literary affair and clarifies the role of the French doctor Max Durand-Fardel, from whom Lombroso said he took the cue for his diagnosis of epilepsy.
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3

Testa, Alessia. "Questione di genere, imperialismo ed autobiografismo nella letteratura d’esilio di Cristina Trivulzio di Belgiojoso". En Scrittrici in esilio tra Ottocento e Novecento, 77–92. Quodlibet, 2022. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctv360nqpj.8.

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Albertini, Giancarlo. "La pubblicistica di divulgazione nell'astronomia di fine Ottocento fra scienza popolare e scienza per signora". En Atti del XXXIX Convegno annuale = Proceedings of the 39th Annual Conference ; Pisa, 9-12 Settembre 2019 ; Società Italiana degli Storici della Fisica e dell'Astronomia (SISFA) / edited by Adele La Rana, Paolo Rossi. Pisa University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.12871/978883339402244.

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"“Peccat princeps, qui. . .”. Principî di governo cristiano nella letteratura politico-giuridica tedesca di fine ’600". En La pathologie du pouvoir: vices, crimes et délits des gouvernants, 525–47. BRILL, 2016. http://dx.doi.org/10.1163/9789004307803_022.

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Vaghi, Massimiliano. "La divulgazione orientalista francese di fine Ottocento e lo sviluppo sociale dei popoli d’Oriente: gli Armeni di Ernest Chantre". En Eurasiatica. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2020. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-453-0/004.

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Resumen
An accurate analysis of the works of Ernest Chantre (1843-1924), often published under the auspices of the French Ministry of Public Education, shows a particular interest for civilisations of the Middle East, in particular for the Armenian people and culture. Chantre is influenced by the racial view that dominates in Europe in the late 19th century but, in the same time, he participates in the dissemination of knowledge of cultures and society of the Middle East, more and more integrated into the European world. In this context, French educated elites think they can find a happy balance with the Other only through the relentless spread of Catholicism, a powerful way to transform the thought of the Armenian people and to propagate the European civilisation.
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