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Tesis sobre el tema "Letteratura barocca"

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1

BIGNOTTI, LAURA. "Convenzionalità barocca e coscienza individuale nella lirica religiosa di Johann Christian Günther". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/166.

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Resumen
Da tempo la critica letteraria si interroga sulla possibilità di riconoscere nella lirica di Johann Christian Günther il primo esempio di lirica soggettiva dopo la grande stagione retorica seicentesca. Gli studi tesi ad indagare il valore innovativo della sua poesia sono stati sinora dedicati quasi esclusivamente ai suoi Liebeslieder o Klagelieder; il presente lavoro si concentra invece sull'analisi dei suoi canti spirituali. La ricerca qui condotta intende dimostrare come anche nella geistliche lyrik Günther proponga spesso una rilettura in chiave personale, se non talora autobiografica, di motivi tradizionali, per quanto sopravvivano in essa elementi tipici della poesia barocca. Se i canti giovanili rimangono per lo più ancorati all'imitazione, scarsamente originale, di modelli preesistenti, le composizioni attribuibili alla fase più matura della produzione del poeta testimoniano un'evoluzione nel suo approccio alla materia sacra; tale evoluzione, rispetto alla quale si ravvisa, in particolare, l'influenza del pietismo, prende forma nell'elaborazione sempre più consapevole ed originale di motivi e tematiche. Il lavoro prende in esame diversi gruppi di liriche: il ciclo di Perikopenlieder noti come Geistliche oden uber einige Sonn- und Festtage des sogenannten Christlichen Jahres des Herrn de Sacy verfertiget; la Bibeldichtung güntheriana, i Weihnachtslieder e i Bußlieder dell'autore slesiano.
Critical interest in the rich literary production of Johann Christian Günther has been focussing on the possibility of recognizing in his poems the first example of subjective poetry after the great rhetoric season of the 17th century. Most studies investigating the innovative value of Günther's work concentrate on his Liebeslieder or Klagelieder. The present work concentrates instead on his religious poems, and aims to demonstrate that also in his geistliche Lyrik the author is able to offer a personal, sometimes autobiographical, reading of traditional themes, despite the persistence of typical baroque elements. While his early lyrics tend to remain faithful to the scarcely original imitation of pre-existing models, his later poems show a different approach to religious material. This evolution takes the form of a personal and conscious elaboration of spiritual themes, characterized by a considerable influence of pietism. The present research examines in particular Günther's Perikopenlieder, known as Geistliche Oden uber einige Sonn- und Festtage des sogenannten Christlichen Jahres des Herrn de Sacy verfertiget, his Bibeldichtung, his Weihnachtslieder and his Bußlieder.
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BIGNOTTI, LAURA. "Convenzionalità barocca e coscienza individuale nella lirica religiosa di Johann Christian Günther". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/166.

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Resumen
Da tempo la critica letteraria si interroga sulla possibilità di riconoscere nella lirica di Johann Christian Günther il primo esempio di lirica soggettiva dopo la grande stagione retorica seicentesca. Gli studi tesi ad indagare il valore innovativo della sua poesia sono stati sinora dedicati quasi esclusivamente ai suoi Liebeslieder o Klagelieder; il presente lavoro si concentra invece sull'analisi dei suoi canti spirituali. La ricerca qui condotta intende dimostrare come anche nella geistliche lyrik Günther proponga spesso una rilettura in chiave personale, se non talora autobiografica, di motivi tradizionali, per quanto sopravvivano in essa elementi tipici della poesia barocca. Se i canti giovanili rimangono per lo più ancorati all'imitazione, scarsamente originale, di modelli preesistenti, le composizioni attribuibili alla fase più matura della produzione del poeta testimoniano un'evoluzione nel suo approccio alla materia sacra; tale evoluzione, rispetto alla quale si ravvisa, in particolare, l'influenza del pietismo, prende forma nell'elaborazione sempre più consapevole ed originale di motivi e tematiche. Il lavoro prende in esame diversi gruppi di liriche: il ciclo di Perikopenlieder noti come Geistliche oden uber einige Sonn- und Festtage des sogenannten Christlichen Jahres des Herrn de Sacy verfertiget; la Bibeldichtung güntheriana, i Weihnachtslieder e i Bußlieder dell'autore slesiano.
Critical interest in the rich literary production of Johann Christian Günther has been focussing on the possibility of recognizing in his poems the first example of subjective poetry after the great rhetoric season of the 17th century. Most studies investigating the innovative value of Günther's work concentrate on his Liebeslieder or Klagelieder. The present work concentrates instead on his religious poems, and aims to demonstrate that also in his geistliche Lyrik the author is able to offer a personal, sometimes autobiographical, reading of traditional themes, despite the persistence of typical baroque elements. While his early lyrics tend to remain faithful to the scarcely original imitation of pre-existing models, his later poems show a different approach to religious material. This evolution takes the form of a personal and conscious elaboration of spiritual themes, characterized by a considerable influence of pietism. The present research examines in particular Günther's Perikopenlieder, known as Geistliche Oden uber einige Sonn- und Festtage des sogenannten Christlichen Jahres des Herrn de Sacy verfertiget, his Bibeldichtung, his Weihnachtslieder and his Bußlieder.
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MULAS, Margherita. "Los amantes andaluces de Alonso de Castillo Solórzano. Estudio y edición crítica". Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2019. http://hdl.handle.net/11392/2478785.

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Resumen
Questa edizione critica si propone di strappare all’oblio Los amantes andaluces di Alonso di Castillo Solórzano, dato alle stampe nella tipografia barcellonese di Sebastián de Cormellas (1633) nel momento di massima frenesia editoriale dell’autore di Valladolid. Quest’opera è stata trascurata dalla critica forse in virtù delle numerose corruttele che pervadono il testo, forse per l’assenza del prologo al lettore —unico caso nella novellistica solorzaniana— e dei paratesti di rito, fondamentali per inquadrare un’opera nel clima culturale dell’epoca. I dodici esemplari a noi pervenuti non fanno che confermare l’ipotesi che questo testo sia stato scritto velocemente, dal momento che non presentano varianti di stato. Oltre a offrire uno studio sul contesto lavorativo in cui si muoveva Castillo e sulla dimensione musicale delle poesie cantate presenti nel testo, si è cercato di ricostruire le possibili fonti de Los amantes andaluces nel tentativo di far luce sui meccanismi che contraddistinguono l’officina letteraria dell’autore di Valladolid.
This critical edition aims at saving Los amantes andaluces by Alonso de Castillo Solórzano from oblivion. This book, published in Barcelona (Sebastián de Cormellas’s typography, 1633) in the editorial height of Castillo, has been neglected by critics, perhaps due to the numerous corruptions pervading the text, or to the absence of a prologue to the reader — the only case in the Solorzano’s production— and the paratexts, fundamental in order to frame a literary work within his cultural dimension. The twelve survived copies of Los amantes andaluces confirm the hypothesis that this text was written quickly, since they do not present variations of state. Besides inquiring into Castillo’s work context and into the musical poems present in the text, this thesis provides a picture of his universe of literary references in order to shed light on the creative dynamics of Castillo’s literary workshop.
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Rico, Dominguez Marcos <1979&gt. "Gadda neobarocco. Corrispondenze fra Barocco storico e Barocco moderno". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5516/1/Rico_Dom%C3%ACnguez_Marcos_tesi.pdf.

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Resumen
Nei primi due capitoli mi occupo del recupero del Barocco in ambito novecentesco e delle diverse letture e interpretazioni del Barocco e del Neobarocco, concetto che nasce dalla riflessione sul Barocco lungo tutto il Novecento. Riflessione che è stata anche una rivendicazione, a livello estetico, ma non solo, di una attualità o contemporaneità del Barocco, che accomuna tutta la riflessione sulla scoperta della cultura di un secolo, da Wölfflin a Benjamin, da Riegl a Anceschi. Si tratta anche di un rapporto fra Barocco storico e Neobarocco: se la stessa rivalutazione e riscoperta dell’arte del XVII secolo, dalla fine dell’Ottocento e lungo tutto il Novecento, ha coinciso con la sua costruzione terminologica ed ermeneutica, di questa nuova categoria è lo stesso approccio intellettuale contemporaneo che può definirsi, nella più ampia accezione, «neobarocco». Nel terzo capitolo, invece, ho approfondito il rapporto fra Gadda e il Barocco, partendo dal concetto di allegoria moderna di Walter Benjamin. Fondamentale per la mia ricerca è stato il libro di Gilles Deleuze, La piega. Leibniz e il barocco, che ha visto nell’opera del filosofo Leibniz (studiato anche dal proprio Gadda) la chiave di lettura per capire il Barocco nelle sue diverse manifestazioni. E anche il libro di Robert Dombroski, Gadda e il barocco, in cui si parte appunto dal concetto di barocco/neobarocco come punto di approccio per studiare il barocco di Gadda. Infatti, lo stile di Gadda risponde al canone barocco che il poststrutturalismo ha riaccolto nel vivo del dibattito estetico, si pensi ai contributi di Roland Barthes e di Severo Sarduy e, posteriormente, all’opera proprio di Deleuze. Nell’ultimo capitolo, poi, faccio un’analisi di Gadda traduttore di opere del Seicento spagnolo, opere che vengono da lui riscritte grazie alla rielaborazione del passato attraverso il suo linguaggio neobarocco.
In the first two chapters I deal with the recovery of the Baroque in the twentieth-century and the different interpretations of Baroque and Neo-Baroque, a concept that arises from a reflection on the Baroque throughout the twentieth century. Reflection that was a claim on an aesthetic level, but not only, of a contemporary Baroque, which unites the whole reflection on the discovery of the culture of a century, from Wölfflin to Benjamin, from Riegl to Anceschi. It is also an historical relationship between Baroque and Neo-Baroque: it is the same appreciation and rediscovery of Baroque art, that we have from the late nineteenth and throughout the twentieth century. This has coincided with its construction, terminology and interpretation, of this new category is the same approach that contemporary intellectual can be defined in the broadest sense, “neo-baroque”. In the third chapter, I explored the relationship between Gadda and the Baroque style, starting from Walter Benjamin’s concept of modern allegory. Gilles Deleuze’s The Fold. Leibniz and the Baroque was fundamental for my research. In this book the French philosopher has studied the work of the philosopher Leibniz (also studied by Gadda himself) and he has found the key to understand Baroque in its various manifestations. Following Deleuze’s concept baroque/neo-baroque, Robert Dombroski in Gadda and the Baroque, explore the Baroque’s way of Carlo Emilio Gadda. In fact, the style of Italian writer responds to the baroque canon that poststructuralism has welcomed back into the heart of aesthetic debate. Let’s think about the contributions of Roland Barthes and Severo Sarduy and, subsequently, the work of Deleuze. In the last chapter, I do an analysis of Gadda as a translator of Spanish works of the seventeenth century, works that are rewritten by him due to the revision of the past through its neo-baroque language.
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Rico, Dominguez Marcos <1979&gt. "Gadda neobarocco. Corrispondenze fra Barocco storico e Barocco moderno". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5516/.

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Nei primi due capitoli mi occupo del recupero del Barocco in ambito novecentesco e delle diverse letture e interpretazioni del Barocco e del Neobarocco, concetto che nasce dalla riflessione sul Barocco lungo tutto il Novecento. Riflessione che è stata anche una rivendicazione, a livello estetico, ma non solo, di una attualità o contemporaneità del Barocco, che accomuna tutta la riflessione sulla scoperta della cultura di un secolo, da Wölfflin a Benjamin, da Riegl a Anceschi. Si tratta anche di un rapporto fra Barocco storico e Neobarocco: se la stessa rivalutazione e riscoperta dell’arte del XVII secolo, dalla fine dell’Ottocento e lungo tutto il Novecento, ha coinciso con la sua costruzione terminologica ed ermeneutica, di questa nuova categoria è lo stesso approccio intellettuale contemporaneo che può definirsi, nella più ampia accezione, «neobarocco». Nel terzo capitolo, invece, ho approfondito il rapporto fra Gadda e il Barocco, partendo dal concetto di allegoria moderna di Walter Benjamin. Fondamentale per la mia ricerca è stato il libro di Gilles Deleuze, La piega. Leibniz e il barocco, che ha visto nell’opera del filosofo Leibniz (studiato anche dal proprio Gadda) la chiave di lettura per capire il Barocco nelle sue diverse manifestazioni. E anche il libro di Robert Dombroski, Gadda e il barocco, in cui si parte appunto dal concetto di barocco/neobarocco come punto di approccio per studiare il barocco di Gadda. Infatti, lo stile di Gadda risponde al canone barocco che il poststrutturalismo ha riaccolto nel vivo del dibattito estetico, si pensi ai contributi di Roland Barthes e di Severo Sarduy e, posteriormente, all’opera proprio di Deleuze. Nell’ultimo capitolo, poi, faccio un’analisi di Gadda traduttore di opere del Seicento spagnolo, opere che vengono da lui riscritte grazie alla rielaborazione del passato attraverso il suo linguaggio neobarocco.
In the first two chapters I deal with the recovery of the Baroque in the twentieth-century and the different interpretations of Baroque and Neo-Baroque, a concept that arises from a reflection on the Baroque throughout the twentieth century. Reflection that was a claim on an aesthetic level, but not only, of a contemporary Baroque, which unites the whole reflection on the discovery of the culture of a century, from Wölfflin to Benjamin, from Riegl to Anceschi. It is also an historical relationship between Baroque and Neo-Baroque: it is the same appreciation and rediscovery of Baroque art, that we have from the late nineteenth and throughout the twentieth century. This has coincided with its construction, terminology and interpretation, of this new category is the same approach that contemporary intellectual can be defined in the broadest sense, “neo-baroque”. In the third chapter, I explored the relationship between Gadda and the Baroque style, starting from Walter Benjamin’s concept of modern allegory. Gilles Deleuze’s The Fold. Leibniz and the Baroque was fundamental for my research. In this book the French philosopher has studied the work of the philosopher Leibniz (also studied by Gadda himself) and he has found the key to understand Baroque in its various manifestations. Following Deleuze’s concept baroque/neo-baroque, Robert Dombroski in Gadda and the Baroque, explore the Baroque’s way of Carlo Emilio Gadda. In fact, the style of Italian writer responds to the baroque canon that poststructuralism has welcomed back into the heart of aesthetic debate. Let’s think about the contributions of Roland Barthes and Severo Sarduy and, subsequently, the work of Deleuze. In the last chapter, I do an analysis of Gadda as a translator of Spanish works of the seventeenth century, works that are rewritten by him due to the revision of the past through its neo-baroque language.
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Giuliani, Anna <1981&gt. "La meraviglia e il contagio. Salman Rushdie scrittore barocco". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2201/1/Giuliani_Anna_tesi.pdf.

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Giuliani, Anna <1981&gt. "La meraviglia e il contagio. Salman Rushdie scrittore barocco". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2201/.

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CUTRI', MAICOL. "Leggere il «libro aperto». Un’introduzione al «Cannocchiale aristotelico»". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2022. http://hdl.handle.net/10280/111138.

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Resumen
Il lavoro consiste in un’introduzione al "Cannocchiale aristotelico" di Emanuele Tesauro, che ne affronta le principali questioni testuali e interpretative proponendo dati aggiornati e nuovi approcci critici. Il primo capitolo tratta l’aspetto filologico. Sono ricostruiti la storia del testo e l’ambiente in cui esso prende forma; sono studiate le varianti delle edizioni riviste dall’autore; è proposta una nuova guida alla struttura definitiva dell’opera. Il secondo capitolo tratta i meccanismi compositivi del testo. Si studia, innanzi tutto, la fitta rete intertestuale, individuando le fonti e i metodi del loro utilizzo. Si propone poi un’interpretazione innovativa del tessuto narrativo dell’opera, fondato sul dialogo tra l’autore e Aristotele, e l’autore e il lettore: la conclusione è che quest’ultimo è invitato a partecipare dalla forma drammatica del testo, che ne favorisce lo sviluppo dell’apprendimento e, al tempo stesso, lo intrattiene. Il terzo capitolo è dedicato allo stile e all’uso della retorica. Dopo aver dibattuto la vicinanza al genere del panegirico in prosa, si mostrano le peculiarità del "Cannocchiale", che sfrutta tutte le possibilità della letteratura barocca per trasmettere più efficacemente, mostrandone concretamente i meccanismi, la teoria e la pratica delle argutezze.
This introduction to Emanuele Tesauro’s “Il Cannocchiale aristotelico” provides for the first time a unified research on different aspects of one of the most complex and eminent treaty of the Seventeenth Century European literature. First, philological questions are investigated, involving, through the treatment of new data, the history of the text, changes between the editions approved by the author and the general structure. Then, intertextual aspects, as quotations and imitations, are clarified, in order to make understandable the complex work of the author on the text. In add, a narrative pattern is discovered above the highly rhetorical composition of examples: it works as a dramatic dialogue on witty matters between the author and Aristotle, and then the author and the reader, who is fascinated and involved in this formative dramatization. The final chapter is dedicated to the style and the use of rhetoric. A connection with oratorical genres, such as panegyric, is pointed out, as are the philosophical peculiarities of the “Cannocchiale aristotelico”, a guide for human understanding which uses for its aim all the potentialities of the Baroque literature.
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ROSSINI, FRANCESCO. ""IO PER ME SONO UN'OMBRA". GIOVAN BATTISTA STROZZI IL GIOVANE (1551 - 1634) FRA POESIA E RIFLESSIONE LETTERARIA". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/58409.

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Resumen
La tesi propone uno studio monografico sul fiorentino Giovan Battista Strozzi il Giovane detto il Cieco (1551-1634), letterato e animatore di circoli culturali dalla Firenze medicea alla Roma barberiniana, attraverso la Milano borromaica e i cenacoli capitolini degli Aldobrandini e degli Umoristi. Nel primo dei tre capitoli che scandiscono la ricerca si è appuntata l’attenzione sulla partecipazione del Giovane alle attività di due vivaci consessi della sua città natale: l’Accademia Fiorentina e l’Accademia degli Alterati. Nel secondo è stata condotta una disamina dell’opera in versi – per la maggior parte ancora inedita – che comprende decine di epistole metriche in endecasillabi sciolti, un incompiuto poema in onore di Amerigo Vespucci, nonché un ricco corpus di madrigali, la cui stesura, nell’esperienza del Cieco, procedette di conserva con la speculazione teorica intorno alla nuova fisionomia cinquecentesca di questo antico genere lirico. La terza sezione si concentra invece sul contributo dello Strozzi alle discussioni di poetica (la ‘Commedia’ dantesca, il poema eroico, le unità aristoteliche) che accesero gli ambienti letterari italiani nella seconda metà del secolo XVI. Affiancando l’esegesi dei testi alla ricostruzione biografica – condotta su un ampio numero di documenti epistolari editi e inediti –, si è cercato di restituire il giusto spessore storico a ciascuno degli scritti presi in esame, ricostruendo i differenti contesti culturali in cui furono composti e scandagliando la fitta trama di relazioni – umane e letterarie – che si profila sullo sfondo di essi. Completano il lavoro una bibliografia delle opere antiche e moderne, un indice dei manoscritti e un indice dei nomi di persona.
The thesis proposes a monographic study on the Florentine Giovan Battista Strozzi the Younger also known as the Blind (1551-1634). He was a writer with connections in cultural circles across Renaissance Italy, including Medici’s Florence, Barberini’s Rome, Borromean Milan and the Roman cenacles of the Aldobrandini and the Humorists. The thesis consists of three chapters. The first chapter focuses on the participation of Strozzi the Younger in the activities of two lively groups in his hometown: the Florentine Academy and the Alterati Academy. The second chapter discusses his poetical works – for the most part still unpublished –, including dozens of versified epistles in loose hendecasyllables, an unfinished poem in honor of Amerigo Vespucci, as well as a rich corpus of madrigals. The drafting of this last corpus proceeded together with Strozzi the Younger’s theoretical speculation around the new sixteenth-century appearance of this ancient lyrical genre. The third section considers the contribution of Strozzi the Younger to the discussions on poetics (Dante’s ‘Comedy’, the heroic poem, the Aristotelian units) that went on in Italian literary circles in the second half of the sixteenth century. In this work, we aimed to restore the appropriate historical depth to each of the writings examined, through the exegesis of texts combined with the biographical reconstruction conducted on a large number of published and unpublished epistolary documents. We also tried to reconstruct the different cultural contexts in which these writings were composed and attempted to analyze the dense network of relationships, both human and literary, that loomed in the background. The thesis is completed by a bibliography of ancient and modern works, an index of manuscripts and an index of names.
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ROSSINI, FRANCESCO. ""IO PER ME SONO UN'OMBRA". GIOVAN BATTISTA STROZZI IL GIOVANE (1551 - 1634) FRA POESIA E RIFLESSIONE LETTERARIA". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/58409.

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La tesi propone uno studio monografico sul fiorentino Giovan Battista Strozzi il Giovane detto il Cieco (1551-1634), letterato e animatore di circoli culturali dalla Firenze medicea alla Roma barberiniana, attraverso la Milano borromaica e i cenacoli capitolini degli Aldobrandini e degli Umoristi. Nel primo dei tre capitoli che scandiscono la ricerca si è appuntata l’attenzione sulla partecipazione del Giovane alle attività di due vivaci consessi della sua città natale: l’Accademia Fiorentina e l’Accademia degli Alterati. Nel secondo è stata condotta una disamina dell’opera in versi – per la maggior parte ancora inedita – che comprende decine di epistole metriche in endecasillabi sciolti, un incompiuto poema in onore di Amerigo Vespucci, nonché un ricco corpus di madrigali, la cui stesura, nell’esperienza del Cieco, procedette di conserva con la speculazione teorica intorno alla nuova fisionomia cinquecentesca di questo antico genere lirico. La terza sezione si concentra invece sul contributo dello Strozzi alle discussioni di poetica (la ‘Commedia’ dantesca, il poema eroico, le unità aristoteliche) che accesero gli ambienti letterari italiani nella seconda metà del secolo XVI. Affiancando l’esegesi dei testi alla ricostruzione biografica – condotta su un ampio numero di documenti epistolari editi e inediti –, si è cercato di restituire il giusto spessore storico a ciascuno degli scritti presi in esame, ricostruendo i differenti contesti culturali in cui furono composti e scandagliando la fitta trama di relazioni – umane e letterarie – che si profila sullo sfondo di essi. Completano il lavoro una bibliografia delle opere antiche e moderne, un indice dei manoscritti e un indice dei nomi di persona.
The thesis proposes a monographic study on the Florentine Giovan Battista Strozzi the Younger also known as the Blind (1551-1634). He was a writer with connections in cultural circles across Renaissance Italy, including Medici’s Florence, Barberini’s Rome, Borromean Milan and the Roman cenacles of the Aldobrandini and the Humorists. The thesis consists of three chapters. The first chapter focuses on the participation of Strozzi the Younger in the activities of two lively groups in his hometown: the Florentine Academy and the Alterati Academy. The second chapter discusses his poetical works – for the most part still unpublished –, including dozens of versified epistles in loose hendecasyllables, an unfinished poem in honor of Amerigo Vespucci, as well as a rich corpus of madrigals. The drafting of this last corpus proceeded together with Strozzi the Younger’s theoretical speculation around the new sixteenth-century appearance of this ancient lyrical genre. The third section considers the contribution of Strozzi the Younger to the discussions on poetics (Dante’s ‘Comedy’, the heroic poem, the Aristotelian units) that went on in Italian literary circles in the second half of the sixteenth century. In this work, we aimed to restore the appropriate historical depth to each of the writings examined, through the exegesis of texts combined with the biographical reconstruction conducted on a large number of published and unpublished epistolary documents. We also tried to reconstruct the different cultural contexts in which these writings were composed and attempted to analyze the dense network of relationships, both human and literary, that loomed in the background. The thesis is completed by a bibliography of ancient and modern works, an index of manuscripts and an index of names.
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Milloni, Serena <1977&gt. "La Spagna contadina e proletaria a confronto nelle opere di denuncia di Vicente Blasco Ibanez e Pio Baroja". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1527/1/LA_SPAGNA_CONTADINA_E_PROLETARIA_A_CONFRONTO_NELLE_OPERE_DI_DENUNCIA_DI_VICENTE_BLASCO_IB%C3%81%C3%91EZ_E_P%C3%8DO_BAROJA.pdf.

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Milloni, Serena <1977&gt. "La Spagna contadina e proletaria a confronto nelle opere di denuncia di Vicente Blasco Ibanez e Pio Baroja". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1527/.

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Russo, Teresa Maria Letizia. "Giovanni Battista Quagliata (1603 ca.-1673). Un artista del barocco siciliano fra tardo caravaggismo e classicismo". Doctoral thesis, Università di Catania, 2017. http://hdl.handle.net/10761/4033.

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Il lavoro di ricerca ricostruisce l'itinerario biografico ed artistico di un pittore siciliano del Seicento, Giovanni Battista Quagliata, e parallellamente il contesto in cui egli ha operato attraverso svariati tipi di fonti.
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Frare, Giulia <1990&gt. "Lektüren des Barock in der Zwischenkriegszeit : die Barockrezeption in Werken Walter Benjamins, Bertolt Brechts und Alfred Döblins der 1920er und 1930er Jahre". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/17809.

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La tesi si propone di indagare la ricezione della letteratura tedesca del Barocco negli anni ‘20 e ‘30 del XX secolo analizzando la rilettura delle opere e del pensiero seicenteschi da parte di Walter Benjamin, Bertolt Brecht e Alfred Döblin. In particolare si intende soffermarsi sulle modalità di appropriazione di quest’epoca letteraria da parte di tre autori legati alle avanguardie novecentesche e promotori, in maniera propria e peculiare, di un nuovo tipo di estetica, fortemente critica rispetto al pensiero conservatore e per questo rivoluzionaria. Partendo dal presupposto che ogni forma di ricezione porta con sé una riflessione sul proprio tempo, si cercherà di definire il legame tra la riscoperta del Barocco e le proposte di Benjamin, Brecht e Döblin per una letteratura capace di rispondere alle esigenze della modernità. Dopo un’analisi del passaggio dall’epoca barocca a quella dell’Illuminismo e delle sue implicazioni filosofiche e letterarie, si passerà ad esaminare la ricezione novecentesca della Frühe Neuzeit e, nel dettaglio, l’interesse dei tre autori di riferimento per la letteratura di quel periodo. Verranno approfonditi il pensiero benjaminiano e le teorie su teatro e romanzo epico di Brecht e di Döblin, e attraverso l’analisi di opere come “Der Ursprung des deutschen Trauerspiels”, “Die sieben Todsünden der Kleinbürger”, “Mutter Courage und ihre Kinder”, “Wallenstein” e “Berlin Alexanderplatz”, si mostrerà come la riscoperta del Barocco, la critica alla tradizione e l’intento riformatore si sviluppino parallelamente.
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Magnani, Arianna <1988&gt. "Gewu bu qiu ren, un'enciclopedia popolare cinese nella biblioteca dei Gesuiti a Genova : un caso studio nella dinamica dei rapporti tra Europa e Cina in età barocca". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/14959.

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Resumen
Testi in lingua sinica realizzati da missionari gesuiti, in particolare nel XVII secolo, e testi cinesi importati in Europa nello stesso periodo sono tra i significativi segnali di una diffusa attenzione politica e culturale. Il caso studio del libro enciclopedico Gewu bu qiu ren conservato a Genova, insieme ad altri testi redatti in lingua cinese nel contesto del patrimonio librario dell’antico Collegio dei Gesuiti, è occasione per ricostruire la diffusione di soggetti di questo genere letterario in Europa e per proporre, sullo specifico di quel testo, alcuni approfondimenti di carattere filologico. La presenza gesuitica si pone in una città inserita nel Seicento in un’importante rete di scambi commerciali, finanziari e culturali: un network che coincide anche con la rete internazionale su cui si poggia la diffusione di oggetti, conoscenze, mediati da figure di intellettuali, religiosi, spesso gesuiti. Delineata la contestualizzazione di questo “libro migrante” e le potenziali “traduzioni” sulle tappe del suo spostamento, l’analisi verte sulla ricostruzione di una prima ricezione dei testi enciclopedici cinesi, mettendo l’esemplare genovese in rapporto con altre fonti primarie del genere riyong leishu presenti in centri europei. Sulla base di confronti e dell’individuazione di “marginalia” sono state scelte particolari tematiche sulle quali sembra concentrarsi l’attenzione di lettori seicenteschi e si sono proposte specifiche traduzioni.
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Munari, Alessandra. "L'Ismenia, opera reale e pastorale di Giovan Battista Andreini, «lo sfortunato fabricatore di castelli in aria»: edizione critica e commentata". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3423289.

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This thesis offers the critical edition, with commentary, of Ismenia, opera reale e pastorale (Bologna 1638-1639) by Giovan Battista Andreini (1576-1654), that is his last dramatic ‘creation’ published in print during his lifelong career as both a playwright and writer. The text of Ismenia has been studied critically as well as historically, with a careful collation of all the known witnesses of its (printed) tradition, after accurately mapping all the main Italian and European libraries and archives, which led to the rediscovery of manuscript materials by Giovan Battista Andreini (that can be found here in the appendix section). These manuscripts look very interesting, as they help to reconstruct those very years that incubated the creation of Ismenia, from the mid-30s till the early 40s of the seventeenth century – casting light on that very period that has always been considered the ‘blind spot’ of Andreini’s production and life, indeed the central part, the ‘heart’ of this century. Ismenia represents the ‘swansong’ of a Baroque author daring enough to (literally) put into play all his «extravagant» creative genius, bringing life to a dramatic ‘monstrum’ that bravely displays his whole arsenal of literary as well as dramatic resources, developed in the lifetime Andreini spent in and for the theatre: the bold contamination of genres, first of all, in the name of a tragicomic mode, and of various formal and linguistic registers, too (mixing the literary language of ‘noble’ charactersand the dialects of the figures drawn from theCommedia dell’Arte), the intricate web of sources and intertextual, even interdisciplinary connections, bringing Ismenia close to the rising drama in music as well as to the timeless chivalric romance, and maybe already looking at the English drama of Shakespeare – a premonition? –, namelyThe Tempest, which was actually already fueled by those very Commedia dell’Arte sources and experiments that Ismenia itself is built on . The intent or, rather, the hope of this study is to do justice, or at least bear witness to a text that, even in comparison to the usual measures of the Baroque century, cannot be defined but literally «extra-ordinary».
La tesi propone l’edizione critica e commentata dell’ Ismenia, opera reale e pastorale (Bologna 1638-1639), ultima ‘creazione’ drammatica data alle stampe da GiovanBattista Andreini (1576-1654) nel corso della sua pluridecennale carriera di attore e autore principalmente , ma non solo, teatrale. Il testo è stato ricostruito sia criticamente sia storicamente, attraverso un’attenta collazione di tutti i testimoni noti della tradizione (a stampa) dell’opera, in seguito a un accurato censimento delle principali biblioteche e risorse archivistiche italiane ed estere che ha portato anche alla riscoperta di preziosi materiali manoscritti dell’autore (inseriti in appendice), utili a illuminare proprio il giro d’anni che interessa l’officina dell’Ismenia, a cavallo tra la metà degli anni Trenta e i primi anni Quaranta del Seicento– gettando così luce su quelle che sono sempre state considerate le principali ‘zone d’ombra’ dell’attività e biografia andreiniana, proprio al centro, anzi, nel cuore del secolo. L’Ismenia si presenta dunque come il canto del cigno di un autore barocco pronto a sfoderare tutto il proprio «stravagante» genio creativo, dando vita a un ‘monstrum’ drammatico capace di dispiegare il folto arsenale di risorse letterarie e drammatiche andreiniane, maturate nell’arco di una vita intera spesa nel e per il teatro: l’audace contaminazione non solo di generi, sotto il segno del tragicomico, ma anche di registri formali e linguistici (con l’alternanza tra l’idioma letterario dei personaggi ‘nobili’ e i dialetti delle figure riprese dalla commedia dell’arte), la brulicante rete di fonti e rapporti intertestuali, perfino interdisciplinari, che sanno avvicinare l’Ismenia tanto al mondo del nascente dramma in musica quanto agli intramontabili modelli romanzesco-cavallereschi,1allo stesso tempo forsegià guardando, con una sorta di premonizione, al teatro inglese shakespeariano, nominalmente La tempesta, questo stesso pure nutrito di quel fertile ‘sottobosco’ dell’improvvisa che emerge fra le righe di questa fabula regia. Si spera così di rendere, se non giustizia, almeno testimonianza al valore di un testo che perfino rispetto alle misure del secolo barocco si può solo che definire, insieme ad Andreini, «non ordinario».
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ROTATORI, FRANCESCO. "Il Grechetto a Roma. Committenza, grafica, letteratura". Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1541965.

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In mancanza di una monografia dedicata al Grechetto, l’elaborato è uno studio aggiornato e completo sull’artista, pur concentrandosi maggiormente sulle due parentesi romane (1632-1637? e 1647-1651). La ricerca fa luce, dunque, sui rapporti sociali e artistici del pittore genovese durante i soggiorni romani, sugli usi e fini dell'attività grafica e sui legami con il contesto culturale e letterario, presentando inoltre una serie di documenti inediti che ridefiniscono i rapporti del Castiglione con la Roma dei Barberini e dei Pamphilj e con alcuni dei suoi protagonisti, a partire dalla famiglia ligure dei Raggi.
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Modena, Giulia. "I forzati della penna. Girolamo Brusoni, un professionista delle lettere nel Seicento italiano". Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/11562/858766.

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«La mia professione è di scrivere historie, e di mandarle alle stampe». L’affermazione, concisa e d’effetto, era stata pronunciata da Girolamo Brusoni durante un processo istruito dai Riformatori dello Studio di Padova, nel 1664. Questo è il punto essenziale: cosa significava essere un professionista delle lettere nel pieno Seicento italiano e quali caratteri assumeva la scrittura delle «historie»? La singolarità di un percorso biografico contribuisce a illuminare il complesso mondo di chi viveva (e più spesso sopravviveva) attraverso la scrittura nel cuore del XVII secolo. Girolamo Brusoni si presentò nel theatrum mundi in qualità di frate, letterato, traduttore, accademico, romanziere, informatore segreto, storiografo ufficiale. Nel corpus delle sue opere, notevole per vastità e piuttosto vario (si articola in novelle, romanzi, memorie accademiche, componimenti poetici, panegirici, trattatelli, relazioni, traduzioni e opere storiografiche), riversò frammenti biografici e proiezioni di sé, ma soprattutto catturò il tumulto della realtà in cui era immerso, dalle terre del polesine, a Ferrara e Padova, poi lungamente a Venezia e lungo la riviera del Brenta, fino a Torino. Si trattava di un mondo in mutamento e lui stesso apparteneva a una generazione in crisi d’identità, che aveva conosciuto i rivolgimenti della peste e assisteva al susseguirsi di guerre vicine e lontane, così come all’incessante tessitura di trame politiche, negoziazioni, rapporti di forza, in una dimensione nazionale ed europea. Diventare un professionista delle lettere era un modo per conquistare uno statuto sociale, una posizione riconosciuta e la varietà degli attori sociali garantiva una continua dinamica di accrescimento e scambio: gli autori, gli editori, i tipografi, i librai, gli agenti, i novellisti e gli informatori offrivano competenze diverse che, sovrapponendosi e intersecandosi in molteplici punti, accrescevano quotidianamente il mercato editoriale e dell’informazione. Queste figure, incluso Brusoni, sono state talvolta confuse, sottoposte a giudizi poco lusinghieri e sbrigativamente licenziate utilizzando l'espressione "avventurieri della penna", o inaffidabili "pennivendoli". In realtà, la condizione degli scrittori secenteschi merita ancora di essere esplorata. La ricerca indaga alcuni temi ricorrenti, che seguivano le trasformazioni socioculturali e tornavano con una certa insistenza nelle vicende individuali e collettive. Il rapporto con il concetto di «libertà», ad esempio, era declinato in svariate forme, dalla «libertà d’animo», a quella «della penna» (in relazione con il potere politico), fino ai “libertinismi” e alla rivendicazione di tensioni liberatorie connesse al naturalismo. L’esperienza accademica, regolata dalle pratiche della conversazione e pervasa dalle sfumature del non conformismo e del libertinismo veneto, era rifluita nella narrazione dei romanzi e, fin dall’esordio letterario, non era mancato uno spiccato interesse per l’elemento storico-cronachistico. La "retorica della verità" (che accompagnava regolarmente la difesa del metodo utilizzato per la redazione delle relazioni politiche e delle Historie) tornava con insistenza negli avvisi al lettore; mentre la corrispondenza rivelava gli estenuanti negoziati per la rappresentazione del potere e la trasmissione dell’immagine pubblica, così come il problema dell’onore, della reputazione e della rispettabilità autoriale. Erano i rapporti di forza tra gli attori sociali a regolare la produzione letteraria dell’epoca, in particolar modo quella storiografica, e a influire sul margine di libertà della scrittura: queste dinamiche implicavano gli autori, l’intervento del potere politico e l’interesse del pubblico. In una società condizionata in modo notevole dai flussi di notizie, dal bisogno di fabbricare opinioni e dalla discussione quotidiana dei fatti, chi esercitava il potere doveva preoccuparsi anche della manipolazione dei materiali informativi e del racconto dei fatti. Nel pieno del Seicento italiano, tutti questi elementi hanno giocato un ruolo fondamentale nella costruzione dell’identità sociale d’individui come Girolamo Brusoni e hanno determinato anche la consapevolezza del mestiere. I professionisti della parola osservavano, ascoltavano, leggevano, accumulavano notizie, cercavano invano di ordinarle, mantenevano lunghe corrispondenze, ma soprattutto scrivevano molto, cercando di assicurarsi una protezione e di intuire, possibilmente, anche i gusti di un pubblico che diveniva sempre più esigente.
«My profession is to write histories and send them for print». The statement, concise and catchy, was pronounced by Girolamo Brusoni during a case prepared by the Riformatori dello Studio di Padova, in 1664. This is the focus: what did it mean to be a "professional of the letters” in the full 17th century, in Italy, and what were the features of writing histories? The singularity of the biographical pattern can illuminate the complex world of those who lived (or survived) through writing in the 17th century. Girolamo Brusoni performed in the theatrum mundi as friar, scholar, translator, academic, novelist, secret informer, historiographer. In the literary corpus, wide and assorted (novels, romances, academic memoires, poems, translations, treatises, reports and histories), he poured biographical fragments and self projections, but above all he captured the inner turmoil of facts and cities, from the Polesine, to Ferrara and Padua, then to Venice and the riviera del Brenta, up to Turin. The world was changing: Brusoni belonged to a generation in identity crisis, marked by plague, upset by wars and involved in political plots, negotiations and power relations, in both national and european perspectives. The “professionals of the letters” struggled to conquer a social status and a recognized position and the variety of social actors guaranteed a continuous process of increase and exchange: all authors, editors, typographers, booksellers, agents and informers offered different competences, daily increasing the editorial market and the commerce of informations. These figures (Brusoni included) have been sometimes confused, carelessly judged and frequently dismissed as “adventurers of the pen” or unreliable “hack writers”, but their condition still deserves to be explored. The research examines several recurring subjects, which followed the social and cultural transformations and persistently reappeared in individual and collective events. The concept of «freedom», for example, was inflected in various forms, from «freedom of the spirit», to «freedom of the pen», up to the “libertinisms” and the claim for liberating naturalistic inclinations. The academic experience, ruled by the practice of conversation and pervaded by the shades of venetian non conformism and libertinism, was absorbed by the novels. Moreover, since the debut, the author showed a strong interest in chronicles and historical narration. The “rhetoric of truth”, regularly performed in the defense of the writing method used for the reports and the histories, appeared over and over again in every book in the “notices to the readers”. The correspondence showed the exhausting negotiations for the representation of power and the dissemination of the public image, besides the problem of honor, reputation and authorial respectability. At the time, the power relations between social actors ruled the literary production, particularly the historical, and affected the writers’ margin of freedom: these dynamics involved the authors, the political power and the public. In a society so conditioned by the stream of news and by the desire to fabricate opinions and to discuss publicly the informations, the rulers needed to manipulate the narrations and the informative materials. In the full 17th century, all these matters played an essential role in the construction of the social identity of individuals, as Girolamo Brusoni, and defined their professional awareness. The “professionals of the letters” observed, listened, read, collected, organized news and informations, kept huge correspondences and, most of all, they wrote a lot, trying to ensure some political protection and to catch the taste of a wide and demanding public.
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PELUSO, ALESSIO. "Il classicismo critico e militante di Tassoni e Boccalini". Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/1296672.

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