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Musacchio, Enrico. "La voce del narratore nel poema cavalleresco rinascimentale italiano". Quaderni d'italianistica 29, n.º 1 (1 de enero de 2008): 39–72. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v29i1.8493.

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Il discorso sul ruolo della 'voce' del narratore nel racconto letterario è al centro della riflessione narratologica contemporanea. Ma già nel Cinquecento, e in particolare a proposito dei romanzi cavallereschi, sempre popolari ma ormai sospettati di infrangere le norme della poetica aristotelica, il problema dell'estensione e delle forme letterariamente accettabili per l'intervento del 'narratore', è vivacemente dibattuto. Alla discussione partecipano i letterati che ambiscono di inventare una nuova poetica del poema eroico e i teorici della letteratura più o meno impregnati dell'aristotelismo dominante.
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Sozzi, Lionello. "Rousseau e i letterati". Studi Francesi, n.º 167 (LVI | II) (1 de julio de 2012): 284–90. http://dx.doi.org/10.4000/studifrancesi.3937.

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3

Silva, Gisele Batista da. "Il ruolo delle riviste letterarie italiane nella prima metà dell’Ottocento". Revista Italiano UERJ 11, n.º 1 (28 de enero de 2021): 22. http://dx.doi.org/10.12957/italianouerj.2020.57414.

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In questo saggio analizziamo la creazione, lo sviluppo e il ruolo di alcune riviste letterarie italiane sorte nella prima metà del XIX secolo, tra le quali si distaccano Biblioteca Italiana, Il Conciliatore e Antologia. Nel nostro studio mettiamo in evidenza le relazioni politiche e culturali tra i loro fondatori e i vari interlocutori e consideriamo altresì la partecipazione e il contributo di queste riviste alla diffusione della questione romantica o alla critica della stessa – questione particolarmente dibattuta nella Italia di quegli anni. Esaminiamo inoltre l’influenza esercitata da queste riviste sui circoli di letterati italiani, svolgendo un ruolo chiave nella presa di posizione di questi intellettuali, in particolare per quanto riguarda le questioni culturali dell’Italia del XIX secolo.
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Cristini, Marco. "Il patronato letterario nell’Italia Ostrogota". Klio 101, n.º 1 (1 de junio de 2019): 276–322. http://dx.doi.org/10.1515/klio-2019-0009.

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Riassunto Il patronato letterario era un sistema di relazioni sociali diffuso nell’Italia Ostrogota, come attestano le opere di Ennodio, Boezio, Cassiodoro e Arator. Ennodio cercò a lungo un dives patronus che fosse in grado di dare fama alle sue opere, mentre Boezio, grazie al sostegno di Simmaco, ottenne in breve tempo grande notorietà, tanto che Teoderico cercò di farlo entrare a corte. Cassiodoro è l’esempio più noto del patronato teodericiano, mentre Arator rivela che anche i membri del clero furono importanti mecenati. Questi autori permettono di comprendere i motivi che spinsero i letterati a cercare un patrono e le principali caratteristiche del patronato senatorio, regio ed ecclesiastico, oltre a testimoniare l’importanza degli studia litterarum nell’Italia tardoantica e le strategie di legittimazione adottate dai sovrani ostrogoti.
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Gendrat-Claudel, Aurélie. "Mariasilvia Tatti, Il Risorgimento dei letterati". Transalpina, n.º 16 (14 de marzo de 2013): 246–49. http://dx.doi.org/10.4000/transalpina.1893.

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Intini, Ugo. "Avanti!, il quotidiano socialista che alfabetizza e forma". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 54, n.º 1 (29 de marzo de 2020): 140–65. http://dx.doi.org/10.1177/0014585820909285.

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Avanti! non è solamente il quotidiano che accompagna la storia del Partito Socialista Italiano, ma anche il primo agente di alfabetizzazione e acculturamento del mondo del lavoro e dei ceti meno favoriti. L’autore, che è stato direttore del giornale, sottolinea la forte presenza di letterati e uomini di cultura sulle colonne del quotidiano, con riferimenti specifici ad autori come De Amicis, Soldati, Bassani, Bevilacqua, Bianciardi, Cassola, Castellaneta; a pittori e disegnatori come Scalarini, Podrecca, Boccioni, Sironi; critici teatrali letterari e d’arte come Antonio Gramsci, Paolo Grassi, Carlo Fontana, Franco Fortini, Bonito Oliva, Argan, Barilli; protagonisti dello spettacolo come Gasmann, Lattuada, Rosi, Wertmüller; artisti come Cascella, Cantatore, Maccari, Pomodoro, fino a Carlo Rambaldi, collaboratore dalla provincia emiliana di Ferrara che, emigrato negli Stati Uniti, creò E.T. per Spielberg. Vera antologia della cultura italiana tra Ottocento e Novecento, il quotidiano soffrì l’attacco e la distruzione del fascismo, per riprendersi ancora con più vigore nel dopoguerra.
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Motolese, Matteo y Emilio Russo. "Présentation du répertoire Autografi dei letterati italiani". Genesis, n.º 49 (15 de diciembre de 2019): 157–64. http://dx.doi.org/10.4000/genesis.4809.

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Forgacs, David y Robert S. Dombroski. "L'esistenza ubbidiente: Letterati italiani sotto il fascismo". Modern Language Review 81, n.º 1 (enero de 1986): 235. http://dx.doi.org/10.2307/3728827.

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Viola, Corrado. "Edizioni a stampa di epistolari di letterati italiani". Mélanges de l'École française de Rome. Italie et Méditerranée, n.º 132-2 (31 de diciembre de 2020): 317–38. http://dx.doi.org/10.4000/mefrim.10020.

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Cristiani, Chiara. "Il «Giornale de' Letterati d'Italia» trecento anni dopo". RIVISTA DI STORIA DELLA FILOSOFIA, n.º 3 (octubre de 2011): 563–68. http://dx.doi.org/10.3280/sf2011-003012.

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Di Benedetto, Arnaldo. "Gli “statini” italiani : un problema settecentesco, secondo alcuni letterati". Italies, n.º 6 (1 de noviembre de 2002): 523–25. http://dx.doi.org/10.4000/italies.1638.

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Cergol, Jadranka. "IMAGOLOGIA DI FRONTIERA: IL CASO DI TRIESTE". Folia linguistica et litteraria XI, n.º 30 (2020): 93–107. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.6.

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L’articolo si propone di delineare lo stato degli studi imagologici di frontiera analizzando due sistemi letterari che nascono e si sviluppano nello stesso luogo, ma in due lingue diverse: la letteratura italiana e quella slovena in una città che è l’emblema dell’incontro tra le due etnie, cioè Trieste. Dopo un’introduttiva riflessione metodologica sulle letterature comparate e sul metodo imagologico, verranno presi in considerazione soprattutto quegli autori triestini lungo tutto l’arco del 20° secolo che riflettono nelle loro opere letterarie l’incontro con il vicino, concittadino nella stessa città, ma di lingua e cultura diversa. Saranno messe in risalto alcune considerazioni di tipo storico-letterario che rispecchiano l’ambiente multiculturale di Trieste e il dialogo tra le sue due identità.
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Luchetta, Sara y Giada Peterle. "Geografie letterarie della natura: appunti per un'esplorazione more than human". RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, n.º 2 (junio de 2021): 69–84. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa2-2021oa12033.

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Come concetto connotato culturalmente e come oggetto di ricerca, la natura ha luoghi, ma ha anche linguaggi. Uno di questi, la narrazione letteraria, è al centro della riflessione qui proposta. Adottando la prospettiva delle more than human geographies, il contributo esplora due spazi (letterari), quello urbano e quello montano, in cui la natura prende forma come soggetto attivo e creativo. Con l'analisi della natura nell'avanzare dell'urbanizzazione diffusa del Nordest, raccontata da Effetto domino di Romolo Bugaro(2015), e nell'Italia interna dell'Appennino tosco-emiliano de I passi nel bosco di Sandro Campani (2020), il testo letterario viene letto come un ecosistema di voci e soggetti, capace di suggerire sguardi altri sul rapporto fra la natura e l'umano, dentro e fuori la pagina.
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Lancaster, Jordan. "Benedetto Bacchini and the "Progetto ai letterati d'Italia" of Giovannartico di Porcìa". Quaderni d'italianistica 15, n.º 1-2 (1 de octubre de 1994): 191–96. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v15i1-2.10250.

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Bertoloni, Luca. "Commedia, mini-musical e flussi mediali: L’Inferno in sei minuti degli Oblivion". Dante e l'Arte 9 (22 de diciembre de 2022): 131–48. http://dx.doi.org/10.5565/rev/dea.172.

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In questo saggio si metteranno in mostra, attraverso una prospettiva mediologica e intersemiotica, i meccanismi testuali, intertestuali e performativi con cui il gruppo teatrale-musicale italiano Oblivion ha ri-mediato la prima cantica della Commedia dantesca in un prodotto audiovisivo e performativo ibrido – un mini-musical dal titolo L’Inferno in sei minuti –, che affonda le radici in più immaginari, da quello letterario fino al paesaggio intermediale alimentato dalla popular music italiana. Tale occasione permette anche di riflettere – più in generale – sulle modalità con cui un’opera letteraria ben impressa nell’immaginario nazionale può essere ri-mediata nel contesto postmediale, consentendo nello stesso tempo una riflessione sugli approcci mainstream alla conoscenza di Dante, la quale risulta fortemente vincolata al canone scolastico, come si può notare analizzando i prodotti realizzati dagli Oblivion legati alle opere letterarie.
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Cerkvenik, Mojca. "LETTERATURA E CINEMA: L’UTILIZZO DEL FILM NELLA DIDATTICA DELLA LETTERATURA ITALIANA". Folia linguistica et litteraria XI, n.º 30 (2020): 355–73. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.20.

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Il cinema rappresenta una delle forme narrative più coinvolgenti, soprattutto per lo studente formatosi in costante contatto con una cultura prevalentemente visiva. Sfruttare l’esperienza e le capacità dello studente relative alla fruizione di messaggi audiovisivi per fare leva sulla motivazione è un passaggio decisivo nella predisposizione e nell’applicazione di percorsi didattici nell’ambito dell’educazione letteraria. Il presente articolo si propone pertanto di illustrare la rilevanza, i motivi e l’utilità dell’utilizzo del cinema nell’insegnamento della letteratura, proponendo percorsi e metodi alternativi rispetto alla didattica tradizionale, che prevedono l’accostamento di testi letterari e filmici afferenti al panorama culturale italiano ed esplorano le rappresentazioni e gli immaginari che ne scaturiscono, incoraggiando l’avvicinamento a testi e mezzi espressivi in forme diverse, sia come oggetto di studio sia come opere di piacevole lettura e visione.Le proposte didattiche formulate sono incentrate sulla scoperta congiunta dei tratti formali ed estetici di opere letterarie e cinematografiche con l’intento di individuare ed evidenziare elementi comuni, variazioni e scambi. A una visione passiva del testo filmico si sostituisce una fruizione attiva ed è in questa prospettiva che si delinea la finalità primaria dello studio di testi letterari e cinematografici: accrescere la consapevolezza critica e la capacità di decodificazione linguistica nonché il livello del gusto estetico, affinché lo studente, lettore ma anche spettatore, sia capace di scelte libere e autonome nell’universo dei messaggi audiovisivi in cui si trova immerso nella società contemporanea.
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Musitelli, Pierre. "Artisti e letterati stranieri a Roma nell'Ottocento. Strutture, pratiche e descrizioni della sociabilità". MEMORIA E RICERCA, n.º 46 (septiembre de 2014): 29–46. http://dx.doi.org/10.3280/mer2014-046004.

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Arrous, Michel. "Pietro Dettamanti, Viaggio al lago di Como. Letterati e viaggiatori dell’ottocento sul Lario". Studi Francesi, n.º 159 (LIII | III) (1 de diciembre de 2009): 644. http://dx.doi.org/10.4000/studifrancesi.7615.

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Harald, Harald. "Le dimore dei letterati e il loro corredo epigrafico fra Quattro e Cinquecento". Opus Incertum 8, n.º 1 (26 de noviembre de 2022): 60–69. http://dx.doi.org/10.36253/opus-14071.

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The essay examines the function of epigraphical decorations in the houses built by some of the most prominent Italian men of letters active between 1450 and 1550: Pontano, Rota and Sannazaro in Naples, Ficino in Florence, Trissino in Vicenza, Ariosto in Ferrara and Giovio in Como. While demonstrating that these dwellings were specifically conceived and used as the homes of men of letters, it also points out a growing reluctance over time to apply inscriptions in their decoration, particularly in the design of the exteriors. This may be connected to the functions of such houses, partly intended to host learned conversations which were stimulated not exclusively by written texts but also by various kinds of material items. This practice could enhance the categorising of their literary dwellers as ‘poeta faber’, thus adding to self-fashioning strategies designed to highlight the versatile talents of these men of letters.
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Di Pasquale, Fabrizio. "Approcci interdisciplinari: letteratura e cartografia. Tra immagini e parole". e-Scripta Romanica 4 (27 de diciembre de 2017): 43–53. http://dx.doi.org/10.18778/2392-0718.04.04.

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Nell’ultimo ventennio, un numero importante di lavori sono stati consacrati allo studio della rappresentazione dello spazio nei testi letterari. Tale interesse sembra inscriversi sia nell’evoluzione dei generi, caratterizzati da una spazializzazione crescente delle forme narrative, sia nello sviluppo di pratiche artistiche legate alla creazione di carte letterarie. In seguito all’affermarsi dello spatial turn negli studi letterari e culturali, parte della critica ha focalizzato la sua attenzione sulla relazione che intercorre tra spazio immaginario, spazio referenziale e pratica cartografica. Quest’ultimo aspetto costituisce uno dei temi più interessanti della metodologia geocritica. Il presente articolo mira a studiare questa “convergenza” tra la letteratura e la cartografia, con l’intento di esaminare la testualità delle carte letterarie e, in particolare, la loro dimensione retorica. Le carte letterarie sono in grado di rappresentare i luoghi in cui si svolge l’azione di un romanzo, o di più romanzi, permettendo allo scrittore di costruire un mondo immaginario che i lettori esplorano assieme ai personaggi.
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Bonora, Elena. ""Figli di una stagione ormai conclusa". Libri di lettere e letterati nella crisi religiosa cinquecentesca". SOCIETÀ E STORIA, n.º 136 (julio de 2012): 391–402. http://dx.doi.org/10.3280/ss2012-136007.

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Il contributo evidenzia come nel libro di Lodovica Braida le trasformazioni dei libri di lettere del cinquecento riflettano i cambiamenti introdotti dalla svolta repressiva della Chiesa di Roma che nel corso del secolo rimodellarono la societÀ letteraria e la cultura italiane.
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Latini, Beatrice. "Per una ricomprensione social della posture littéraire: Édouard Louis e Jonathan Bazzi". ENTHYMEMA, n.º 30 (2 de enero de 2023): 27–40. http://dx.doi.org/10.54103/2037-2426/19531.

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Se il Web dei primordi aveva permesso agli autori letterari di assumere liberamente forme diverse (anonima, collettiva, pseudonima), oggi l’avvento dei social network e del web 2.0 impone la costruzione di una postura letteraria virtuale il più aderente possibile a quella reale. In questo articolo ci si propone di analizzare, a partire da Instagram, la postura letteraria di Édouard Louis e Jonathan Bazzi, le cui opere sono estremamente simili nei temi e nella forma. L’analisi cercherà di comprendere come i social intervengano nel processo di costruzione della postura letteraria e se, a partire da essi, vi sia la possibilità di una sua ricomprensione.
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Francia, Enrico. "Legittimisti, letterati e periodici nell'Italia della Restaurazione. Francesco Galvani e «L'Amico della gioventù» (1832-1837)". SOCIETÀ E STORIA, n.º 161 (septiembre de 2018): 499–523. http://dx.doi.org/10.3280/ss2018-161003.

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Caciorgna, Marilena. "Heroum virtutes: Intessere eroi, intessere tele, intessere chiose, “artigiani” del mondo antico". Quaderns d’Italià 26 (3 de diciembre de 2021): 59–80. http://dx.doi.org/10.5565/rev/qdi.513.

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Le fil rougedi questo breve saggio è l’arte del “tessere” che lega gli antichi ai “moderni”: dall’èkphrasisdi Catullo intessuta nella coperta nuziale alla spalliera di Girolamo del Pacchia con l’abbandono di Arianna fino alle eroine intrecciate da artisti del Rinascimento, da Penelope che tesse il sudario di Laerte a Minerva maestra nell’arte della tessitura ai commentatori dei testi antichi, umanisti-artigiani che intessono chiose, contaminano fonti e creano nuovi “tessuti narrativi”, come nel caso delle spalliere de Musée du Petit Palais di Avignone raffigurantiStorie di Minosse, Pasifae, Teseo, Arianna e Fedra. Letterati spesso dimenticati, “artigiani del mondo antico”, chiosatori anonimi, ma che hanno influito sull’iconografia dei dipinti del Quattro-Cinquecento sia attraverso le loro postille che servono a intessere il ductusnarrativo sia come ideatori del programma consultati da committenti prestigiosi e attentamente seguiti da artisti in cerca di ispirazione.
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Guidi, Andrea. "Illustrare Polibio: letterati, architetti e condottieri italiani nell'Europa del cinquecento e il caso di Gabriele Cesano". SOCIETÀ E STORIA, n.º 178 (enero de 2023): 641–65. http://dx.doi.org/10.3280/ss2022-178001.

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Questo articolo si propone di pubblicare un testo inedito di Gabriele Cesano risalente agli anni quaranta del cinquecento e concernente una illustrazione della cosiddetta Castrametazione di Polibio, ovvero una libera interpretazione di quelle sezioni del sesto libro delle Storie dedicate alla descrizione dell'esercito romano e al modo in cui alloggiavano le legioni. Come spiega Cesano stesso, tale testo doveva essere letto congiuntamente alla visione di una "pittura" raffigurante la pianta del campo. L'autore di questo studio, a tal riguardo, avanza l'ipotesi che quest'ultima si possa identificare con quella presente nella galleria della biblioteca del cardinale Ippolito II d'Este a Fontainebleau (ora perduta). Come si spiega ancora nel saggio, non si può escludere che tale dipinto fosse stato realizzato dall'architetto bolognese Sebastiano Serlio. Di quest'ultimo, d'altronde, è noto che negli stessi anni fece simili tavole anche per il re di Francia Francesco I.
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Lombardi, Federico. "Un gesuita spagnolo in Cina". Miscelánea Comillas. Revista de Ciencias Humanas y Sociales 80, n.º 157 (9 de diciembre de 2022): 239–60. http://dx.doi.org/10.14422/mis.v80.i157.y2022.002.

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L’articolo offre una visione d’insieme della vita e dell’opera di Diego de Pantoja (1571-1618), uno dei pionieri della missione gesuitica in Cina. Seguendo la strada aperta da Francesco Saverio, Diego de Pantoja raggiunse Pechino al seguito di Matteo Ricci, entrando in contatto con i letterati cinesi attivi nella corte imperiale e riuscendo così a dare alla missione la necessaria stabilità. Partendo dagli anni di formazione giovanile per giungere, attraverso l’epoca di attività missionaria svolta a Pechino come collaboratore prima e successore poi del padre Matteo Ricci, sino alla persecuzione di Nanchino, l’esilio e la morte avvenuta a Macao, il testo prende in esame i principali contributi offerti da Diego di Pantoja alla causa missionaria, tra cui la stesura della Relación de la entrada de algunos padres de la Compañia de Jesús en la China e de Le sette vittorie sui sette peccati capitali (Qikedaquan) e la riforma del calendario.
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Alcini, Laura. "PAOLO ANTONIO ROLLI PRIMO TRADUTTORE DI MILTON UN POETA, EDITORE, POLEMISTA E MAESTRO D'ITALIANO NELL'INGHILTERRA DEL SETTECENTO". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 39, n.º 2 (septiembre de 2005): 398–420. http://dx.doi.org/10.1177/001458580503900205.

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Il saggio intende ricostruire la vicenda biografica e letteraria di Paolo Antonio Rolli, intellettuale eclettico nella Londra del secolo diciottesimo, a cui spetta il merito, scarsamente riconosciuto, di precursore e fautore degli scambi letterari tra Italia e Gran Bretagna. Per almeno trenta anni Rolli fu infatti uno dei più autorevoli rappresentanti della lingua e della cultura italiana a Londra, diventandone principale ambasciatore. Oltre al Rolli poeta arcade, librettista ed editore-filologo esiste anche un Rolli docente di lingua italiana la cui vocazione maieutica si esprime nell'intento, assolutamente moderno, di rendere più vicini il mondo letterario inglese e quello italiano. Egli si colloca d'altronde nella scia di quella corrente culturale che, già dal secolo XVII, aveva visto la lingua italiana diventare fulcro della formazione culturale anglosassone. Tendenza che in John Milton aveva trovato il suo più illustre rappresentante. L'attività di traduttore, dai classici e dai moderni, costituisce senza dubbio la parte fondamentale della produzione di Paolo Rolli, particolarmente intensa durante la permanenza inglese. Il più importante lavoro traduttivo rimane la versione italiana del Paradise Lost di J. Milton che impegnò il poeta per circa quindici anni. L'opera, pionieristica per l'epoca, rappresenta una pietra miliare della critica italiana in rapporto alla letteratura inglese.
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Chaves Dias, Elizangela. "MODELLI DI OSPITALITÀ E THEOXENIA NELLA BIBBIA". Perspectiva Teológica 51, n.º 2 (31 de agosto de 2019): 207. http://dx.doi.org/10.20911/21768757v51n2p207/2019.

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Questo saggio propone un approccio alla tematica dell’ospitalità in prospettiva biblico-teologica. L’ospitalità e la theoxenia sono generi letterari presenti anche nella letteratura extra-biblica, per cui, si cerca prima di individuare gli ele­menti specifici di questi generi letterari ad extra della Bibbia. Seguendo, poi, con lo studio di Gn 18,1-15 si cerca di identificare una grammatica simbolica e una struttura propria dei generi letterari dell’ospitalità e della theoxenia. Dai risultati ottenuti, si fa una analisi comparativa tra Gn 18,1-15 e Gn 19,1-29, per finalmente verificare l’intenzionalità teologica di Luca nell’utilizzare i sopraindicati generi lette­rari in Lc 7,36-50. Non si tratta soltanto di applicare il metodo di analisi del genere letterario, ma di identificare nei racconti biblici le tracce del genere di theoxenia e di ospitalità e la loro intenzionalità nelle pericopi prescelte per questo studio.
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Sárközy, Péter. "Fortuna e traduzione delle opere letterarie italiane in Ungheria". Italianistica Debreceniensis 25 (29 de marzo de 2020): 20–35. http://dx.doi.org/10.34102/itde/2019/5552.

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La critica letteraria, sia in Ungheria che in Italia, ha prestato grande attenzione alla fortuna e all'irradiazione della letteratura italiana in Ungheria, basti pensare ai tredici volumi, frutto della collaborazione scientifica della Fondazione Giorgi Cini di Venezia e dell'Accademia ungherese delle scienze. L'articolo mira a offrire un'ampia panoramica del successo della letteratura italiana in Ungheria, soprattutto attraverso le traduzioni. L'articolo esamina i vari periodi storici e i movimenti letterari che hanno caratterizzato i contatti letterari tra i due paesi. Fino alla seconda metà del XVIII secolo, l'irradiazione della letteratura italiana si manifestava innanzitutto nell'adozione dei suoi modelli letterari e delle sue formule poetiche nelle opere dei maggiori autori della letteratura ungherese. Il diciannovesimo secolo vide invece la stagione della traduzione dei grandi classici della prima letteratura italiana (Dante, Petrarca e Boccaccio) tradotti di nuovo nel ventesimo secolo, grazie anche all'impegno degli italiani magiari. Infine, l'articolo si concentra sulla situazione attuale, descrivendo le traduzioni di autori contemporanei.
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Caputo, Vincenzo. "Un transfert cinquecentesco: Scipione l'Africano". Quaderni d'italianistica 28, n.º 2 (1 de junio de 2007): 89–102. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v28i2.8522.

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L'intervento si pone l'obiettivo di analizzare la fortuna di Scipione l'Africano nel corso della seconda metà del XVI secolo. Sulla scia delle dispute quattrocentesche e dell'opera latina del Petrarca, il mito di Scipione si impone nel secondo Cinquecento attraverso la mediazione dei machiavelliani Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, dove si fornisce la narrazione delle gesta esemplari dell'illustre capitano antico. Grazie a queste premesse l'Africano diviene un preciso punto di riferimento per molte biografìe di uomini d'arme e di stato. E possibile, in questo senso, soffermarsi in maniera specifica su alcune comparazioni'. Nella biografia di Ferrante Gonzaga, scritta da Alfonso de' UUoa (1563), si accosta, ad esempio, la vicenda di Scipione a quella del capitano cinquecentesco, mentre nella vita di Cornelio Scipione l'Emiliano, scritta da Antonio Bendinelli (2 ed., 1568), si associano le gesta del 'maggiore' Africano con quelle dell'omonimo 'minore'. Il discorso, in realtà, finisce per coinvolgere diversi letterati (da Bernardo Segni e Antonio Benivieni il Giovane a Scipione Ammirato e Scipione de' Monti), nelle cui opere l'Africano diviene sicuramente un continuo, e nobilitante, termine di paragone.
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Sinopoli, Franca. "Recenti modelli di transnazionalismo nella cultura e letteratura contemporanee dal punto di vista comparatistico". ENTHYMEMA, n.º 28 (2 de enero de 2022): 231–39. http://dx.doi.org/10.54103/2037-2426/16852.

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L’articolo propone una riflessione intorno alla categoria di “transnazionalismo”, di derivazione storica e sociologica, al fine di coglierne le opportunità di impiego nel campo della teoria della comparatistica letteraria. In particolare, sono chiamati in causa alcuni temi centrali della storia della disciplina, quali la “letteratura mondiale” e il “canone”, i quali alla luce della dimensione transnazionale – da non confondere con quella internazionale – si aprono a nuove declinazioni e ai mutati panorami letterari della contemporaneità.
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Vučetić, Zorica. "Milan Moguš, Povijest hrvatskoga književnoga jezika (Storia della lingua croata), /Globus/, Zagreb 1993, pp. 205". Linguistica 35, n.º 2 (1 de diciembre de 1995): 329–31. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.35.2.329-331.

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Il libro del noto linguista Milan Moguš è un valido contributo alla storia della lin­ gua croata dall'iscrizione di Baška (Bašćanska ploča) fino ai nostri giorni. È la storia del croato scritto o letterario; essa è più complessa della storia della lingua standard dato che comprende anche i testi scritti la lingua dei quali non è stata soggetta alla stan­ dardizzazione. La letteratura croata, compresa in senso lato, come parte della ricca cul­ tura croata, contiene i testi scritti prima della standardizzazione, per cui in questo libro è descritto l'intero periodo della lingua croata scritta o letteraria. Alla base della lingua croata stanno tre parlate organiche (stocavo, caicavo e ciacavo) come dimostrano i testi scritti: i documenti, le lettere, le opere letterarie, le grammatiche, i dizionari ed altri testi. Nella sua storia la lingua croata era caratterizzata dalla continua compenetrazione di forti diversità e proprio da queste diversita il croato traeva una più profonda omo­ geneità. L'iscrizione di Baška (Bašćanska ploča) è un documento storico e linguistico che rappresenta con ragione il più antico monumento della lingua nazionale croata; ha tutte le caratteristiche della lingua a cavallo tra l' 11. e il 12. secolo. I primi testi nascono sul territorio del dialetto ciacavo, ma accanto ai testi con base ciacava appaiono ben presto quelli con base stocava.
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Culianu, Ioan P. "The Construction of the OtherI letterati e lo sciamano: L'indiano nella letteratura americana dalle origini al 1988. Elémire Zolla". History of Religions 30, n.º 3 (febrero de 1991): 308–11. http://dx.doi.org/10.1086/463232.

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Davies, Eloise. "Letterati, artisti, mecenati del Seicento e del Settecento: identità culturali tra Antico e Moderno ed. by Michela Di Macco". Modern Language Review 118, n.º 1 (enero de 2023): 143–45. http://dx.doi.org/10.1353/mlr.2023.0025.

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Jarosz, Anna. "(In)traducibilità di testi letterari. I nomi dei personaggi nel dramma "Obywatel męczennik" di Tomasz Kaczmarek nella traduzione italiana". Translatorica & Translata 2 (30 de diciembre de 2021): 9–28. http://dx.doi.org/10.18778/2544-9796.02.01.

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Resumen
Gli aspetti principali che riguardano la traduzione e che infatti sono i concetti chiave nella discussione sull’attivita di tradurre come l’equivalenza e l’intraducibilita vengono presentati nell’articolo, che cerca di spiegare e chiarire gli studi sulla traduzione e il loro sviluppo riguardando particolarmente la traduzione letteraria. Tradurre i testi letterari significa approfondire, comprendere ed esplorare il mondo unico ed eccezionale dell’autore, cioe entrare in questo mondo e poi creare un duplicato in un’altra lingua che potrebbe evocare simili reazioni, emozioni e riflessioni.
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Campoli, Roberto. "Il sentimento oceanico e dintorni". RUOLO TERAPEUTICO (IL), n.º 116 (febrero de 2011): 21–33. http://dx.doi.org/10.3280/rt2011-116004.

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L'autore prende le mosse dallo scambio tra Sigmund Freud e Romain Rolland a proposito del sentimento oceanico che, per quest'ultimo sarebbe da intendersi come fondamento delle credenze religiose. Si passa poi ad esaminare la presenza di tale sentimento nel pensiero di poeti, letterati, psicoanalisti e l'autore stesso, il quale intravede somiglianze, parentele di tale sentimento con concetti quali incantamento, fusionalitŕ, esperienze transazionali. L'articolo si sofferma su alcuni aspetti peculiari del concetto di R. Rolland, aspetti che vengono spesso descritti come patologici, dandone invece qui un'interpretazione differente: si delinea nell'articolo la possibilitŕ che nella persona matura possano fruttuosamente convivere separatezza e fusionalitŕ, spirito razionale e ragione poetica. Tale positiva compresenza porterebbe ad un allargamento dell'esperienza del sé. L'autore propone inoltre che la realtŕ non debba essere interpretata unilateralmente e verificata dal solo pensiero logico-razionale; sostiene quindi che essa grazie alla vita di fantasia (non piů concepita esclusivamente come fuga difensiva dalla realtŕ), grazie alle aree creative della mente, possa essere vista come qualcosa che conosce differenti articolazioni possibili con il sé della persona, garantendo, tra l'altro, la possibilitŕ di nuovi approcci alla vita, superando la fissitŕ degli schemi nevrotici di adattamento al reale.
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Nosow, Robert. "THE DEBATE ON SONG IN THE ACCADEMIA FIORENTINA". Early Music History 21 (4 de septiembre de 2002): 175–221. http://dx.doi.org/10.1017/s026112790200205x.

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For James Haar on his 70th BirthdayThe sixteenth century in Italy was a time when academies of all kinds flourished as venues, and often as arbiters, of literature and high culture. A casual look at the academies might give the impression that they were mostly social in nature, that they functioned as a pastime for bored aristocrats and ambitious letterati. As originally constituted, the Accademia degli Umidi, founded 1 November 1540, indeed fitted this description, but with one difference characteristic of Florentine society - it was organised by twelve men of various social classes with a common interest in poetry and language. The academy expanded considerably under the patronage of Duke Cosimo I de' Medici and on 25 March 1541 was reconstituted as the Accademia Fiorentina. Its avowed purpose was to promote the Tuscan language as an instrument of literature and knowledge, in an age when mastery of Latin was required of any educated man. In advancing the cause of vernacular literature, the Accademia Fiorentina, like other academies of the time, greatly extended the programme of Italian humanism, making available the fruits of humanist thought and enquiry to a larger public.
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Prosenc, Irena. "Variazioni sulla rosa". Journal for Foreign Languages 8, n.º 1 (22 de diciembre de 2016): 261–64. http://dx.doi.org/10.4312/vestnik.8.261-264.

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Variazioni sulla rosa è l’ultima raccolta di poesie di Antonio Catalfamo, un poliedrico intellettuale siciliano i cui vari interessi culturali si esprimono nel notevole corpus dei testi da lui pubblicati. L’autore è attivo come poeta, saggista, operatore culturale, ricercatore e critico letterario. Ha pubblicato, dal 1989 al 2009, sette raccolte di poesie (Il solco della vita, Origini, Passato e presente, L’eterno cammino, Diario pavesiano, Le gialle colline e il mare e Frammenti di memoria) e un libro di racconti (Un filo di sangue), vincendo vari premi letterari.
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Božič, Dana. "Massimo Bontempelli (1878-1960) lettore di Stendhal e il pubblico della società di massa alle soglie della Terza epoca". Acta Neophilologica 54, n.º 1-2 (7 de diciembre de 2021): 179–96. http://dx.doi.org/10.4312/an.54.1-2.179-196.

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Nella prefazione all’edizione italiana del Rosso e il nero di Stendhal (1913), Massimo Bontempelli (1878-1960), il traduttore del romanzo, presenta alcune sue opinioni relative al necessario rinnovamento culturale e letterario che costituirà poi il suo Novecentismo, difeso nella rivista letteraria “900” (1926-1927). Il presente articolo esplora come Bontempelli, attraverso le osservazioni sulla vita di Stendhal e la tragica esperienza di Julien Sorel, traccia un parallelo implicito con il proprio momento storico, considerando il ruolo dello spirito rivoluzionario delle avanguardie in tale rinnovamento. Tuttavia, implica anche che ciò debba essere controbilanciato dall’idea classica di arte e letteratura, dove la tradizione è vista come un’intima e profonda continuità tra manifestazioni di inaspettata novità. Anche se Bontempelli simpatizzerà in seguito con il Futurismo italiano, è proprio tale equilibrio che rende la sua proposta culturale e letteraria per la “Terza Epoca”, il Novecentismo, unica nel panorama letterario italiano. Questo saggio considera i suoi scritti del 1913 nel contesto della società di massa emergente, e quindi gli aggiustamenti editoriali e linguistici che furono necessari per l’edizione, e li paragona contemporaneamente alle riflessioni bontempelliane fatte sul tema negli anni a seguire.
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Pioli, Marco. "(Ri)scoprire la Spagna attraverso la traduzione: Leonardo Sciascia e l’affaire Lorca". Quaderni d'italianistica 41, n.º 1 (31 de diciembre de 2020): 43–68. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v41i1.35894.

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Secondo Carlo Bo, dopo secoli di antispagnolismo, solamente con lo scoppio della Guerra civil la cultura spagnola entrò di nuovo “nel giro delle nostre idee.” Il presente studio, pertanto, intende indagare il caso letterario che probabilmente meglio documenta il tentativo di riappropriazione letteraria e ideologica che gli intellettuali italiani hanno operato a vantaggio della cultura spagnola a partire dalla fine degli anni Trenta, ossia la straordinaria fortuna del Llanto por Ignacio Sánchez Mejías di Federico García Lorca. Nello specifico, si analizzerà la traduzione realizzata da Leonardo Sciascia e la conseguente diatriba letteraria sorta con i precedenti interpreti lorchiani, con l’obiettivo di evidenziare, all’interno del più ampio contesto ricettivo dell’elegia, le peculiarità ideologiche insite nell’operazione, non sempre fortunata, dell’autore siciliano.
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Rebellato, Elisa. "Vincenzo Errante, Fernando Palazzi e "La Scala d'Oro": due letterati-editori all'origine di una collana per ragazzi negli anni trenta". SOCIETÀ E STORIA, n.º 135 (julio de 2012): 89–118. http://dx.doi.org/10.3280/ss2012-135005.

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Tra il 1932 e il 1936 la casa editrice Utet pubblicň "La Scala d'Oro", una collana graduata per l'infanzia che riscosse fin da subito un enorme successo. Ideatori e direttori della collana furono Vincenzo Errante e Fernando Palazzi, un germanista e un magistrato prestati al mondo dell'editoria. Collaboratori di numerose case editrici, concepirono il loro progetto durante la loro attivitÀ presso Mondadori, come tentativo di risposta ai mutamenti che stavano investendo il mercato del libro scolastico, a seguito dell'imposizione del Testo Unico per la scuola elementare. Tuttavia, le incomprensioni tra i direttori e Arnoldo finirono per favorire la casa editrice torinese. Numerosi corrispondenti scrissero a Palazzi in merito alla pubblicazione della collana. Da tali lettere emerge che punti di forza della serie furono la sapiente scelta dei testi, che mescolavano antico e moderno per fornire al giovane lettore un vasto panorama di conoscenze, e la ricchezza dell'apparato illustrativo, realizzato dai migliori artisti.
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Findlen, Paula. "Science, Politics, and Society in Eighteenth-Century Italy: The Giornale de' Letterati d'Italia and Its World. Brendan Dooley , Emiliana P. Noether". Journal of Modern History 66, n.º 2 (junio de 1994): 407–9. http://dx.doi.org/10.1086/244861.

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Gisolfi, Diana. "Lorenzo Gnocchi. Paolo Veronese fra Artisti e Letterati. (Fondazione Carlo Marchi studi, 5.) Florence: Leo Olschki, 1994. 54 pls. + 114 pp. IL90.000." Renaissance Quarterly 50, n.º 4 (1997): 1263–64. http://dx.doi.org/10.2307/3039453.

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Lazzarich, Marinko. "La memoria del confine. Il motivo della patria perduta nel romanzo Il cavallo di cartapesta di Osvaldo Ramous". Quaderni d'italianistica 37, n.º 2 (27 de enero de 2018): 125–48. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v37i2.29232.

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Nei testi letterari degli anni 1945–1956 che parlano dell’e­sodo degli italiani dalla città di Fiume il motivo del confine diventa il simbolo della conservazione di un’identità nazionale divisa. Al con­tempo, il tema della terra natale perduta lega direttamente la lette­ratura fiumana a quella mondiale coeva. In questo testo si propone un’analisi della letteratura della migrazione italofona e della questione dell’esodo dalla sponda orientale dell’Adriatico; in particolare, sarà osservato il costituirsi di identità individuali e di gruppo attraverso l’esperienza letteraria di convivenza propria della città di Rijeka (la Fiume di un tempo). Punto focale dell’analisi sarà il multiculturalismo nella scrittura di Osvaldo Ramous (1905–1981), autore che rappresenta la continuità della letteratura italiana autoctona di Fiume, i cui scritti portano la testimonianza dei traumi storici che hanno segnato il destino dei suoi concittadini. Attraverso una lettura critica del romanzo Il cavallo di cartapesta (1969) si tenterà un esame della dimensione estetica e so­ciologica dell’interpretazione delle doppie identità di questa città di frontiera, cosa che, nel contesto di un’Europa contemporanea senza confini interni, rende attuale la questione della tolleranza verso l’altro. di confine, storia, identità repressa, rapporti letterari italo-croati, la questione adriatica.
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Heil, John Paul y Antonio Pitta. "Disposizione e Messaggio della Lettera ai Galati: Analisi retorico letteraria". Journal of Biblical Literature 114, n.º 1 (1995): 164. http://dx.doi.org/10.2307/3266618.

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Palandrani, Tiziana. "Il sogno di Chopin nell’autobiografia di George Sand". Eikon / Imago 11 (1 de marzo de 2022): 299–310. http://dx.doi.org/10.5209/eiko.77627.

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Nel presente lavoro viene analizzato il sogno di Chopin raccontato da George Sand nell'ultimo volume di Histoire de ma vie, dal punto di vista della produzione letteraria dello scrittore, e includendo il contesto artistico-letterario del tempo in cui furono modificato i loro ricordi. Nell'analisi generale della sua opera di lei suscita una ricorrenza di motivi topici; Tra tutti, il Tema della morte per acqua compare dalle sue prime alle ultime produzioni, compresa la narrazione su Chopin, e segnando coincidenze estetiche con alcuni dipinti dell'epoca (in particolare con l'Ofelia di Millais, nel corpo immerso nell'acqua e nel condizione di pre-morte). Tenendo conto dell'intenso impatto che avranno gli scritti di George Sand sulla ricezione dell'immagine del compositore, questo articolo esamina alcuni aspetti che accompagneranno la rappresentazione pittorica e letteraria di Fryderyk Chopin e ipotizza che sul racconto del sogno chopiniano pesino più accorgimenti poetici che una totale aderenza alla realtà dei fatti.
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Bosisio, Matteo. ""Colenda poesis, et inde Poete" (Gen. deor. gent., XIV, 22, 11): Boccaccio, la novità della letteratura e la libertà dei poeti". Quaderni d'italianistica 34, n.º 1 (22 de julio de 2013): 7–36. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v34i1.19871.

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L’articolo, dopo aver mostrato le esigenze storiche e culturali che spinsero intellettuali quali Mussato e Petrarca a ricodificare lo statuto della letteratura, si sofferma sulla difesa della poesia operata da Boccaccio. Il certaldese non solo giunge a un risultato innovativo, totalmente svincolato dai modelli medievali, ma, diversamente dal passato, prende in considerazione anche il problema del ruolo sociale dello scrittore e del rapporto con la committenza. Analizzando soprattutto i libri XIV e XV delle Genealogie, il contributo mette in luce le complesse metodologie e tecniche letterarie adottate per dirimere tali questioni. In particolare Boccaccio — inventandosi un committente fittizio, ricercando un pubblico dotto e avvertito, celebrando l’autonomia della poesia e sostenendo alcune nuove discipline come la lingua greca — traccia un modello di letterato indipendente e libero.
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Messina, Davide. "Leggere e tradurre Primo Levi: Il poema e l’enunciazione". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 48, n.º 3 (8 de agosto de 2014): 452–76. http://dx.doi.org/10.1177/0014585814542930.

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Il saggio propone un modo nuovo di leggere e tradurre la testimonianza letteraria di Primo Levi a partire dalla relazione fra poesia e prosa in Se questo è un uomo. Collegando la poetica della traduzione di Henri Meschonnic con la linguistica dell’enunciazione sviluppata da Émile Benveniste, il saggio cerca di definire e analizzare il “poema dello sterminio” che sottende la scrittura di Levi, mette alla prova i relativi pregiudizi critici della trasparenza della prosa e dell’intraducibilità della poesia, e suggerisce infine una nuova articolazione del “poema sacro” di Dante nello spazio letterario creato dall’impegno etico a portare testimonianza.
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Park, Moonjung. "Interferenze della filosofia buddista in "Per Isabel". "Un mandala" di Tabucchi". Annales Universitatis Paedagogicae Cracoviensis. Studia de Cultura 1, n.º 9 (2017): 262–68. http://dx.doi.org/10.24917/20837275.9.1.23.

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Abstrakt In Per Isabel. Un Mandala Tabucchi ha completato la trilogia del tema dell’inquietudine, del rimorso e della riflessione dei moderni insieme a Requiem e Notturno Indiano, interiorizzando i contenuti orientali in maniera più capillare e proponendo singolari combinazioni con la filosofia occidentale, nonché inedite soluzioni esistenziali e letterarie. In Per Isabel. un Mandala la riflessione di Tabucchi si concentra sui personaggi che si confrontano con il dolore interiore cercando la verità attraverso la quale si può essere ‘guariti’ da tale sofferenza ontologica. Ma dal momento che un tale percorso avviene all’interno di uno spazio letterario, appare indispensabile, secondo Tabucchi, che i lettori, per attingere alla verità nascosta – ossia per affrontare il vero Sé – intraprendano, all’interno del testo narrativo, un vero e proprio viaggio, la cui meta sarà il conseguimento del Nirvana. Ecco dunque che in quest’ottica anche le opere di Tabucchi possono essere lette come un Mandala, ovvero una sorta di mappa concettuale e letteraria offerta ai lettori come guida all’illuminazione. Echa filozofii buddyjskiej w "Per Isabel". "Un Mandala" Antonia Tabucchiego Dziełem Per Isabel. Un Mandala kończy Tabucchi trylogię poświęconą tematyce niepokoju, wyparcia i refleksji nad nowoczesnością, której dwie poprzednie części to Requiem i Notturno indiano. Treści orientalne ujęte są w nim w sposób bardziej aluzyjny i subtelny, w oryginalnym stylu przedstawiony jest też ich związek z filozofią zachodnią, całość zaś prezentuje niespotykane dotychczas rozwiązania literackie i wątki egzystencjalne. W Per Isabel. Un Mandala Tabucchi koncentruje się na bohaterach, którzy konfrontują się z wewnętrznym bólem poszukując prawdy, będącej w stanie wyleczyć ich z egzystencjalnego cierpienia. Z uwagi jednak na fakt, iż poszukiwanie to ma miejsce w przestrzeni literackiej niezbędnym okazuje się, by czytelnicy, chcący dostąpić ukrytej prawdy, również odbyli narracyjną podróż, której celem jest osiągnięcie Nirwany. W tej właśnie perspektywie dzieła Tabucchiego można odczytywać jako mandalę, swego rodzaju literacką mapę oferowaną czytelnikowi jako przewodnik ku oświeceniu.
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Tekavčić, Pavao. "Ladinia, Sföi culturâl dai Ladins dies Dolomites, IX (1985), pp. 1-260; X (1986), pp. 1-'-231." Linguistica 27, n.º 1 (1 de diciembre de 1987): 180–85. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.27.1.180-185.

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Il numero IX (annata IX) della rivista pubblicata dall'Istitut Ladin «Micunà. de Rü» continua la fisionomia degli otto volumi precedenti (se ne vedano le recen­ sioni in «Linguistica>> 21 /19811, pp. 325-331 e 26/1986/, pp. 202-210), offren­ doci svariati studi sul mondo retoromanzo (soprattutto dolomitico) nei suoi aspetti linguistici, filologici, letterari, etnografici. e folcloristici, storico-culturali, politici e glottopolitici ecc. Anche il volume IX si divide in due parti: la prima, che (faute de mieux; essendo essa senza titolo) possiamo definire non-letteraria, e la seconda che reca il già noto titolo di lnjunta leterara. Aggiungiamo subito che la bella veste gra­ fica,' lo scarso numero di errori di stampa, gli annunci pubblicitari e le fotogtafie (a colori e in bianco e nero) si ritrovano anche nel volume IX.
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