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Passionelli, Marta <1993&gt. "La lavorazione dei materiali lapidei con repertorio terminografico". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11592.

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Resumen
Il comparto lapideo ha sempre avuto per l’economia italiana una forte influenza, tanto che essa è sempre stata considerata come un paese leader in questo campo sia in ambito europeo che mondiale. Negli ultimi anni, con l’entrata di nuove nazioni nel comparto, quali Cina, India e Brasile, i ruoli delle nazioni operanti nel settore si sono via via ridimensionati. Quest’elaborato ha come scopo quello di fornire una visione completa del comparto lapideo e fornire un repertorio termino grafico italiano-cinese delle principali tecniche di lavorazione. In particolar modo si analizzerà il comparto a livello globale, sofferma dosi sui ruoli delle principali nazioni presenti nel comparto, e analizzando il comparto italiano e cinese in tutte le loro caratteristiche, fornendo un repertorio storico e economico. Si introdurrà ai materiali lapidei e al processo di lavorazioni, in modo tale da rendere di più facile comprensione il repertorio termino grafico, il quale si focalizzerà in particolar modo su due principali gruppi di lavorazione, quali le lavorazioni a rasamento e le lavorazioni ad urto.
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Giuffrida, Alessia. "I materiali lapidei tradizionali nell'architettura contemporanea. La pietra di Siracusa". Thesis, Università degli Studi di Catania, 2011. http://hdl.handle.net/10761/399.

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Resumen
L'involucro di un edificio ha la funzione non solo di garantire protezione dagli agenti esterni ma di definire lo spazio e la sua identita'à   configurativa, di relazionarsi con il paesaggio e la citta. Oggi la concezione di involucro e' cambiata rispetto al passato: da quella massiva e portante, si e' passati ad una legata alla leggerezza e alla trasparenza. La tesi si indirizza verso l uso della pietra in senso tradizionale ed innovativo ed ha come strumento di confronto il tipico calcare bianco-giallognolo che contraddistingue l'edificato storico di Siracusa. Momento fondante della ricerca e' una preventiva e accurata fase di conoscenza delle tecniche e logiche dell'architettura contemporanea per l'uso della pietra, del contesto nel quale essa viene utilizzata, del suo stato di conservazione e delle cave di estrazione, sia antiche che nuove. Studi di particolare importanza riguardano la durabilita' del materiale lapideo, in stretta relazione con le sue caratteristiche mineralogico-petrografiche, chimiche e fisiche. Il metodo utilizzato si basa su un approccio non solo teorico ma anche pratico e interdisciplinare. Esso quindi si sviluppa attraverso sei fasi: 1. Raccolta delle informazioni sui materiali lapidei attraverso ricerche bibliografiche; 2. Analisi e schedatura di casi studio di rilievo nazionale e internazionale, in cui l uso della pietra nelle facciate e' di fondamentale importanza per la caratterizzazione dell'edificio; 3. Campionamento dei materiali lapidei di Ortigia e delle cave siracusane; 4. Indagini tecnico-scientifiche di laboratorio; 5. Elaborazione delle informazioni; 6. Conclusioni. Obiettivo della ricerca e' dunque creare un supporto alle scelte costruttive locali per indirizzarle verso campi di applicazione contemporanei in un'ottica di risparmio energetico. Tale ipotesi e' supportata dalla possibilita'à   di impiegare un materiale naturale, con un basso impatto ambientale e con livelli prestazionali migliorati a fronte delle analisi conoscitive svolte. Scegliere una pietra del luogo significa inoltre tramandarne la memoria, inserire il progetto entro un contesto specifico, ma anche abbassare i costi di trasporto e acquisto. Lo studio punta infine alla possibilita' di ripetere e applicare tale metodo a contesti similari, ovvero con materiali e tecniche costruttive confrontabili, o con caratteristiche ambientali, condizioni di degrado, uso di materiale lapideo affini.
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Mattiazzo, Francesca <1987&gt. "Rimozione di gomme da masticare da substrati lapidei tramite plasma atmosferico". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2816.

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Resumen
Lo scopo di questo lavoro è quello di indagare un metodo alternativo di pulitura delle gomme da masticare da substrati lapidei da esterno. In particolare si è testata la pulitura tramite plasma atmosferico di due tipi diversi di gomme da masticare in due substrati diversi: la trachite rossa e la trachite grigia invecchiata, tipica della pavimentazione di Venezia. I parametri considerati sono per la torcia: distanza di lavoro, flusso, tempo di trattamento, modalità di trattamento; per la gomma da masticare: tipo di gomma, tempo di masticazione (3 tempi), tempi di invecchiamento (3 invecchiamenti naturali, 1 invecchiamento artificiale). Infine la valutazione del grado di pulitura nonché dei possibili effetti collaterali di questo metodo sui substrati, sono state fatte sulla base delle seguenti analisi svolte prima e dopo i vari trattamenti: analisi IR, colorimetria, angolo di contatto, micro-water drop absorptin, foto al microscopio ottico, foto uv.
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Dona', Chiara <1988&gt. "Studio di prodotti consolidanti a base di silice per supporti lapidei". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2997.

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Resumen
Il lavoro di tesi si pone come obiettivo lo studio di alcuni prodotti a base di silice da utilizzare per il consolidamento di supporti lapidei. A tal scopo, si sono riprodotte diverse formulazioni presenti in letteratura apportando alcune modifiche. Gli xerogel ottenuti sono stati confrontati con quelli derivati da un prodotto commerciale a base di nanoparticelle di silice e da una formulazione a base di alcossidi di silicio. La caratterizzazione di tutti gli xerogel è avvenuta attraverso analisi di fisisorbimento, spettrofotometria infrarossa e microscopio elettronico a scansione. Allo scopo di valutare il comportamento dei prodotti studiati, si è proceduto alla loro applicazione su provini di pietra attraverso percolamento; a tal fine sono stati impiegati dei mattoni artigianali in laterizio. La compatibilità e l’efficacia di tutti i trattamenti sono state studiate determinando la percentuale di consolidante depositato e valutando il cambiamento di porosità del substrato lapideo attraverso porosimetria a mercurio e prove di assorbimento d’acqua; è stata anche valutata l’eventuale riduzione della permeabilità al vapore acqueo dovuta al trattamento. Inoltre, l’effetto delle diverse formulazioni sulla superficie lapidea è stato indagato attraverso osservazione al microscopio ottico e tramite misure colorimetriche. Il microscopio elettronico a scansione ha permesso di visualizzare eventuali cambiamenti nella morfologia della pietra dopo il consolidamento. Infine, si sono valutate le proprietà idrofobiche dei prodotti in questione attraverso misure di angolo di contatto.
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Cescon, Marco <1988&gt. "Valutazione di prodotti inorganici per il consolidamento di materiali lapidei carbonatici". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12057.

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Lo scopo del presente elaborato è di valutare la compatibilità chimico-fisica di prodotti inorganici, attualmente emergenti nel campo dei beni culturali, per il consolidamento di materiali di natura carbonatica: NanoCalci, idrossido di bario e fosfato di diammonio. I prodotti selezionati sono stati applicati con le stesse modalità su quattro diversi materiali: provini di malta grassello, malta cementizia, pietra di Nanto, scaglia rossa di Belluno. L'efficacia dei trattamenti è stata valutata tramite: misurazioni della velocità ultrasonica, osservazioni dirette e con l'ausilio della microscopia, prove di assorbimento per capillarità, di asciugatura e di permeabilità al vapor acqueo, analisi porosimetrica e analisi colorimetrica.I prodotti selezionati sono stati applicati con le stesse modalità su quattro diversi materiali: provini di malta, pietra di Nanto, scaglia rossa di Belluno. L'efficacia dei trattamenti è stata valutata tramite: osservazioni dirette e con l'ausilio della microscopia, prove di capillarità e di permeabilità al vapor acqueo, analisi porosimetrica e analisi colorimetrica.
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Dal, Maso Anna <1975&gt. "Conservazione e mantenimento dei monumenti lapidei in estremo oriente: il "caso cinese"". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2004. http://hdl.handle.net/10579/517.

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Resumen
La conservazione dei monumenti lapidei rappresenta una delle sfide più complesse e stimolanti del nuovo millennio. I fattori che contribuiscono in maniera determinante al degrado di complessi architettonici che sono entrati a far parte dei siti-simbolo di ciascun paese, divengono di anno in anno più pericolosi e difficili da gestire. Il presente lavoro si occupa di analizzare le problematiche della conservazione in Estremo Oriente, focalizzando la sua attenzione sulla situazione della Cina. Il progetto di ricerca si suddivide in due parti fondamentali: una prima fase più strettamente teorica ed un secondo momento dedicato all'analisi degli approcci operativi. Fermo restando che la disciplina della conservazione nasce, come scienza, solo in tempi recenti, la prima parte si propone come disamina delle origini e dell'evoluzione, anche storica, del concetto stesso di conservazione in Cina. Sulla base di tre ordini di indagine - lessicale, storico e giuridico -, cui si affianca un riferimento alle tematiche delle cooperazioni internazionali, come elemento di un certo rilievo nella formazione di una mentalità conservativa in Cina, si cerca di definire il quadro teorico da cui muovono i progetti di conservazione cinesi. Successivamente, nella seconda fase, dopo una presentazione dei materiali lapidei comunemente usati per la produzione architettonica di rilievo artistico in Asia, si analizzano i principali fattori deteriogeni che intervengono in misura maggiore nei processi di degrado della pietra in Estremo Oriente. A ciascuna problematica vengono infine affiancati dei casi esemplificativi che collaborino a delineare non solo le modalità operative e le metodologie tecniche, ma anche gli aspetti di tutela e gestione di un sito. L'ultima parte di questo lavoro viene quindi dedicata all'osservazione di tre casi cinesi per i quali si propone lo "studio di un sito". Appartenenti tutti alla tipologia del tempio-grotta buddhista, i tre casi analizzati sono stati scelti per motivazioni precise e in aderenza alle tematiche del lavoro di ricerca stesso: le caratteristiche di questo monumento contribuiscono infatti a delineare non solo i legami dell'arte cinese con l'arte indiana (l'archetipo dei templi-grotta è indiano), ma anche l'evoluzione e le trasformazioni del gusto artistico cinese oltre che dare, in numerosi modi, svariati contributi circa la storia anche sociale della Cina dei periodi in cui fu attiva la realizzazione di nuove grotte. I tre siti - Yungang, Longmen e Dazu - sono stati dunque scelti per l'importanza che essi rivestono sulla base delle motivazioni ora specificate, per i materiali lapidei in cui sono stati realizzati e per le particolari problematiche che incidono in maniera primaria nel loro degrado. Lo studio di ciascun sito preso in esame, quindi, a partire da una prima fase di definizione del valore artistico, storico e sociale del complesso monumentale in questione, passa ad un secondo momento dedicato alla ricostruzione della storia della conservazione dello stesso, cui fa da conclusione la disamina delle problematiche che interessano il monumento sulla base del materiale proveniente dalle fonti presenti in letteratura, su osservazioni condotte in seguito a missioni effettuate in loco e dalle informazioni fornite da personale incaricato della supervisione alle opere di restauro e conservazione dei siti considerati. Attraverso queste due sezioni di indagine, dunque, questo progetto di ricerca si propone di raggiungere il suo obiettivo principale: dare una immagine il più possibile precisa delle modalità conservative presenti in Cina che, senza trascurare le eventuali analogie e differenze esistenti tra i| "caso cinese" e l'Asia, possa portare ad un dialogo di sicuro interesse tra Oriente e Occidente. In the last few years, the safeguard of stone cultural proprerties and their conservation through a restoration and perservation policy have become one of the most pressing and stimulating challenge of the new millennium. Nowadays factors affecting this kind of sites are growing in number and getting more and more dangerous. Their contribution to stone decay is getting so important that any country all around the world is looking for new remedies in order to protect in the best way their cultural heritage. In the same time, the enhancement of a strong and effective policy for the protection of stone monuments is one of the key point of present days international cultural debates. Trying to underline the peculiar Asiatic features in the activities of restoration and maintenance of cultural heritage of Far Eastern Asia, this doctoral research finds its aim in understanding at the most extent the situation of stone conservation in the peculiar Chinese context. To this purpose, this work is made up of two main sections: the first one focused on conservation theories, while the main topic of the second one is description of operational guidelines and methodologies. Being a new born science, conservation in China has been analysed from different point of view - lexical, historical, legal point of view - in order to sketch out principles and attitude shown by Chinese toward this special topic. A particular regard has been given to the problem of international cooperation which is proven to be one of the most important factor enhancing Chinese modern conservation skills. The second section is therefore focused on the technical aspects of conservation issues. After a description of different kind of stone commonly used in Far Eastern Asia, this part pays particular attention to the main problems affecting Asian cultural properties. In order to give the utmost scientific rigour to this analysis, many examples have been given to substantiate not only remedies and techniques of restoration, but also zoning and management strategies that are useful to protect sites. After the presentation of the outlines of Chinese conservation plans, the last part of the work gives evidence to this theoric plan analysing some of the more relevant stone monuments in China. Because of their historical, artistic and social importance in Chinese context, Buddhist cave temples - Yungang, Longmen and Dazu - have been chosen as case studied and described from historical and artistic point of view. Furthermore special consideration has been given to restoration projects and conservation measures that have been taken in China in past and recent times. The final part is then focused on peculiar problems affecting the sites that can be seen from in situ observations. Meeting the pros that are in charge of current restoration projects of these Chinese sites offers new actual information about stone conservation in China The main and final goal is to achieve an aware and more detailed understanding of Chinese conservation attitude and activities focused not only on Asiatic features, peculiarities and needs, but also on analogies and differences between China and other countries all around the world that can bring an enriching dialogue between East and West.
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De, Riva Riccardo <1996&gt. "Valutazione della tossicità di prodotti commerciali per la pulitura di materiali lapidei". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20524.

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Resumen
A partire dall’ultimo secolo di storia, c’è stata una sempre maggiore presa di coscienza riguardo l’importanza della salvaguardia e del restauro del patrimonio artistico e culturale mondiale. Ciò ha portato all’affermarsi di figure professionali che prima non esistevano e ha sollecitato un sempre maggiore interesse per la ricerca, anche e soprattutto in campo accademico. Tale ricerca mira a sviluppare delle tecniche e dei prodotti il più possibile efficienti per il mantenimento dei beni culturali, aggiornando in continuazione quelli immessi sul mercato o proponendone di nuovi. In quest’ottica il lavoro prende forma, proponendosi di valutare gli impatti sugli ecosistemi acquatici (dulciacquicoli e salmastri) di un prodotto, la Pappetta AB57 sviluppata dall’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro (ISCR) di Roma, largamente utilizzato per la pulizia di esterni, quali possono essere facciate o statue. In particolar modo, viene impiegata per la rimozione di croste nere, derivanti da deposizioni di particolato atmosferico. Gli effetti di tale prodotto verranno studiati attraverso una serie di test ecotossicologici, spazianti su diversi orizzonti temporali, cioè sia acuti che cronici, indicati anche nelle normative REACH e CLP, solo per quanto riguarda la porzione d’acqua dolce, in modo da avere una confrontabilità dei dati con altre situazioni. Il comparto salmastro verrà considerato comunque attraverso test standard ISO. Nelle varie batterie di test, le concentrazioni soglia di effetto indicate dalla normativa europea non vengono superate e dunque la sostanza non viene classificata come tossica, seppure si rilevi comunque un leggero effetto di stress.
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MEDDA, PIERPAOLO. "Metodi di ottimizzazione dei processi produttivi applicati al settore dei lapidei carbonatici". Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2016. http://hdl.handle.net/11584/266895.

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Resumen
Aim of this study was try to apply optimization methods to the carbonate dimensional stones industry. Technical and scientific literature was studied about quarrying and processing of carbonate rocks and in particular about marble. It was also investigated recent study carried out about mathematical optimization methods applied to mining industry. Noted the importance of this kind of application and their various scientific and technological fields, including quarrying and mining processes, it proceeded to examine in detail the entire cycle production from extraction to the processing plant related to the case study. Working phases was collected following the logic of the classical production theory and has been iterated for several production cycles in order to ensure statistical significance of detected data. Work it has been performed in quarry and processing plant sites located in Orosei (NU), Sardinia. It has been applied to the optimization theory of networks as a result of which it was possible to reach the target set initially. The reticular technical programming used can be extrapolated to similar situations and also assist in the proper technical management of economic and environmental - in the mining sector in general. The research work has shown that it is possible to apply mathematical optimization techniques over networks to help in the planning and control of manufacturing processes in the carbonate stone industry. It 'was possible to simulate different operational scenarios in the factory and quarry, on which have been successfully applied two methods of optimization already widely used in other operational contexts: the Critical Path Method and Method of Maximum Flow and Minimum Cut. These methods represent a powerful analytical tool for help in the decisions that the technician must take both during the design of the activities, both in the case should monitor the activities already in progress in view of improving the efficiency of processes.
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Riato, Sara <1978&gt. "Interazioni chimico-fisiche di manufatti lapidei con l'ambiente e studio di trattamenti conservativi". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2006. http://hdl.handle.net/10579/859.

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Guidi, Chiara. "Materiali lapidei in provincia di Bologna: studio sulle cave storiche e ipotesi di sostenibilità". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/1998/.

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Resumen
Lo studio effettuato verte sulla ricerca delle cave storiche di pietra da taglio in provincia di Bologna, facendo partire la ricerca al 1870 circa, data in cui si hanno le prime notizie cartacee di cave bolognesi. Nella ricerca si è potuto contare sull’aiuto dei Dott. Stefano Segadelli e Maria Tersa De Nardo, geologi della regione Emilia-Romagna, che hanno messo a disposizione la propria conoscenza e le pubblicazioni della regione a questo scopo. Si è scoperto quindi che non esiste in bibliografia la localizzazione di tali cave e si è cercato tramite l’utilizzo del software ArcGIS , di georeferenziarle, correlandole di informazioni raccolte durante la ricerca. A Bologna al momento attuale non esistono cave di pietra da taglio attive, così tutte le fonti che si sono incontrate hanno fornito dati parziali, che uniti hanno permesso di ottenere una panoramica soddisfacente della situazione a inizio secolo scorso. Le fonti studiate sono state, in breve: il catasto cave della regione Emilia-Romagna, gli shape preesistenti della localizzazione delle cave, le pubblicazioni “Uso del Suolo”, oltre ai dati forniti dai vari Uffici Tecnici dei comuni nei quali erano attive le cave. I litotipi cavati in provincia sono quattro: arenaria, calcare, gesso e ofiolite. Per l’ofiolite si tratta di coltivazioni sporadiche e difficilmente ripetibili dato il rischio che può esserci di incontrare l’amianto in queste formazioni; è quindi probabile che non verranno più aperte. Il gesso era una grande risorsa a fine ‘800, con molte cave aperte nella Vena del Gesso. Questa zona è diventata il Parco dei Gessi Bolognesi, lasciando alla cava di Borgo Rivola il compito di provvedere al fabbisogno regionale. Il calcare viene per lo più usato come inerte, ma non mancano esempi di formazioni adatte a essere usate come blocchi. La vera protagonista del panorama bolognese rimane l’arenaria, che venne usata da sempre per costruire paesi e città in provincia. Le cave, molte e di ridotte dimensioni, sono molto spesso difficili da trovare a causa della conseguente rinaturalizzazione. Ci sono possibilità però di vedere riaprire cave di questo materiale a Monte Finocchia, tramite la messa in sicurezza di una frana, e forse anche tramite la volontà di sindaci di comunità montane, sensibili a questo argomento. Per avere una descrizione “viva” della situazione attuale, sono stati intervistati il Dott. Maurizio Aiuola, geologo della Provincia di Bologna, e il Geom. Massimo Romagnoli della Regione Emilia-Romagna, che hanno fornito una panoramica esauriente dei problemi che hanno portato ad avere in regione dei poli unici estrattivi anziché più cave di modeste dimensioni, e delle possibilità future. Le grandi cave sono, da parte della regione, più facilmente controllabili, essendo poche, e più facilmente ripristinabili data la disponibilità economica di chi la gestisce. Uno dei problemi emersi che contrastano l’apertura di aree estrattive minori, inoltre, è la spietata concorrenza dei materiali esteri, che costano, a parità di qualità, circa la metà del materiale italiano. Un esempio di ciò lo si è potuto esaminare nel comune di Sestola (MO), dove, grazie all’aiuto e alle spiegazioni del Geom. Edo Giacomelli si è documentato come il granito e la pietra di Luserna esteri utilizzati rispondano ai requisiti di resistenza e non gelività che un paese sottoposto ai rigori dell’inverno richiede ai lapidei, al contrario di alcune arenarie già in opera provenienti dal comune di Bagno di Romagna. Alla luce di questo esempio si è proceduto a calcolare brevemente l’ LCA di questo commercio, utilizzando con l’aiuto dell’ Ing. Cristian Chiavetta il software SimaPRO, in cui si è ipotizzato il trasporto di 1000 m3 di arenaria da Shanghai (Cina) a Bologna e da Karachi (Pakistan) a Bologna, comparandolo con le emissioni che possono esserci nel trasporto della stessa quantità di materiale dal comune di Monghidoro (BO) al centro di Bologna. Come previsto, il trasporto da paesi lontani comporta un impatto ambientale quasi non comparabile con quello locale, in termini di consumo di risorse organiche e inorganiche e la conseguente emissione di gas serra. Si è ipotizzato allora una riapertura di cave locali a fini non edilizi ma di restauro; esistono infatti molti edifici e monumenti vincolati in provincia, e quando questi devono essere restaurati, dove si sceglie di cavare il materiale necessario e rispondente a quello già in opera? Al riguardo, si è passati attraverso altre due interviste ai Professori Francesco Eleuteri, architetto presso la Soprintendenza dei Beni Culturali a Bologna e Gian Carlo Grillini, geologo-petrografo e esperto di restauro. Ciò che è emerso è che effettivamente non esiste attualmente una panoramica soddisfacente di quello che è il patrimonio lapideo della provincia, mancando, oltre alla georeferenziazione, una caratterizzazione minero-petrografica e fisico-meccanica adeguata a poter descrivere ciò che veniva anticamente cavato; l’ipotesi di riapertura a fini restaurativi potrebbe esserci, ma non sembra essere la maggiore necessità attualmente, in quanto il restauro viene per lo più fatto senza sostituzioni o integrazioni, tranne rari casi; è pur sempre utile avere una carta alla mano che possa correlare l’edificio storico con la zona di estrazione del materiale, quindi entrambi i professori hanno auspicato una prosecuzione della ricerca. Si può concludere dicendo che la ricerca può proseguire con una migliore e più efficace localizzazione delle cave sul terreno, usando anche come fonte il sapere della popolazione locale, e di procedere con una parte pratica che riguardi la caratterizzazione minero-petrografica e fisico-meccanica. L’utilità di questi dati può esserci nel momento in cui si facciano ricerche storiche sui beni artistici presenti a Bologna, e qualora si ipotizzi una riapertura di una zona estrattiva.
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Mondin, Giulia <1991&gt. "Studio del processo di carbonatazione degli alcossidi di calcio, una nuova classe di consolidanti lapidei". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/7263.

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In questo lavoro di tesi è stato condotto uno studio sulla carbonatazione degli alcossidi di calcio, composti organometallici di formula generale Ca(OR)2, in grado di subire un processo di carbonatazione analogo a quello del Ca(OH)2. Sfruttando la capacità di formare CaCO3 in presenza di acqua e CO2 essi possono essere utilizzati come consolidanti per pietre calcaree deteriorate, intonaci e pitture murali. I due prodotti usati per questo lavoro sono quelli sviluppati all’interno del progetto di ricerca europeo NANOMATCH (FP7-ENV-NMP.2011.3.2.1-1 Grant Agreement No. 283182, Durata: Novembre 2011 - Ottobre 2014), riguardante lo studio di nano-sistemi per la conservazione di beni culturali mobili e immobili. Il progetto era rivolto allo sviluppo di consolidanti innovativi e in particolare alla sintesi di alcossidi metallici come precursori di materiali nano-strutturati per la conservazione di legno, pietra e vetro. L’obiettivo principale di questa tesi consiste nel valutare, tramite l’utilizzo di alcune tecniche analitiche, quali spettroscopia infrarossa in trasformata di Fourier (µ-FTIR), diffrazione ai raggi X (XRD) e microscopia elettronica a scansione (SEM), l’influenza di alcuni parametri quali solventi, concentrazione, umidità relativa, sul processo di carbonatazione di due alcossidi di calcio, il calcio tetraidrofurfurilossido Ca(OTHF)2 e il calcio etossido Ca(OEt)2. Dal momento che il processo di carbonatazione è in relazione con le caratteristiche del deposito (coating) finale e, quindi, con l’efficacia e la compatibilità degli alcossidi come consolidanti, si è cercato simulare condizioni reali per ottenere indicazioni utili per le applicazioni nel campo del restauro.
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MURRU, ARIANNA. "Consolidamento di supporti lapidei carbonatici caratterizzanti i Beni Culturali attraverso formulati inorganici mineralizzanti: applicazione ed efficacia". Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2017. http://hdl.handle.net/11584/287961.

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Although the extensive use of carbonate rocks in architecture and sculpture go up since ancient times, such rocks are subjected to high vulnerability when submitted to the action of decay agents. The exposure to weathering and anthropic actions are capable of microstructural variations in load resistance and durability of the rocks, producing a quantitative loss and qualitative modifications of the employed materials, which compromise the durability and the aspect of the cultural heritage. Consolidation is one of the key issues as concerns the conservation of Cultural Heritage, and is often the practice required to ensure the preservation of the artifacts. From scientific literature emerges the lack of resolution of some issues associated to the restoration and conservation of materials: i) real effectiveness of the treatments employed in the restoration for the surfaces cohesion, very important to ensure durability; ii) the achievement of adequate penetration depth of the newly-formed mineral phases; iii) compatibility with the stone substrates; iv) absence or reduction of unexpected derived effects; v) control of nucleation and growth of newly-formed phases. The present work fits the open issues and, through a systematic experimentation, is aimed to suggest some solutions as concerns the main tasks above-mentioned. The experimental materials were selected between two different carbonatic lithotypes, due to their widespread use in the Mediterranean area. The rocks come from two Italian quarries: a Carrara marble facies (Marmo Statuario Michelangelo, Apuan Alps) and a limestone facies (Santa Caterina di Pittinuri) were collected from Tuscany and central Sardinia, respectively. To simulate the in situ degradation, an accelerated aging method was adopted, operating by thermal stress processes at elevated temperatures, to cause microstructural decay. Two unmarketable inorganic products were employed to cause an induced mineralization of newly-formed mineral phases, compatible with the stone substrates: i) the diammonium hydrogen phosphate (DAHP), recently proposed from some Authors to promote the formation of calcium phosphates, mainly hydroxyapatite (HAP); ii) an innovative inorganic salt ammonium methyloxalate (AmMeox), as an unconventional precursor of calcium oxalate phases (CaOx) . Furthermore, the role of several analytical techniques was investigated, to define the most suitable ones for the objectives of the present work. At this purpose, the operating parameters such as time, temperature, concentration of the solutions, were checked. To characterize the untreated selected materials as well as to evaluate the effectiveness of the treatments after the application of the consolidants to the thermal stressed stones, a multi-analytical approach was established by the application the following different analytical techniques and laboratory tests: i) Optical Microscopy, in polarized light (OM), ii) Fluorescence Microscopy (FM), iii) X-Ray Diffraction (XRD), iv) Raman Spectroscopy, v) Computed Tomography (CT), vi) Scanning Electron Microscopy (SEM), vii) Energy Dispersive X-Ray Spectrometry (EDS), viii) Mercury Intrusion Porosimetry (MIP), ix) measurement of the ultrasonic propagation speed, x) spectrophotometry, xi) roughness, xii) hardness, xiii) static angle contact, xiv) hydric behavior. (key words: marble, limestone, stone decay, inorganic consolidants, coatings, role of procedures, thermal stress)
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Lucisano, Giuseppe <1971&gt. "Studio e sperimentazione di leghe ad elevata deformazione per applicazioni nel settore della prima lavorazione di materiali lapidei". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4839/1/lucisano_giuseppe_tesi.pdf.

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Studio del componente di supporto del cavo utensile per taglio di materiali lapidei. Analisi delle applicazioni di leghe superelastiche e delle modalità di realizzazione del cavo utensile complessivo in relazione a specifiche esigenze poste a livello industriale.
Study of the supporting component of wire-rod cutting tool for stone manufacturing. Analisys of superelastic alloys applications, and study of wire-rod manufacturing modality with reference to industrial specifications.
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Lucisano, Giuseppe <1971&gt. "Studio e sperimentazione di leghe ad elevata deformazione per applicazioni nel settore della prima lavorazione di materiali lapidei". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4839/.

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Studio del componente di supporto del cavo utensile per taglio di materiali lapidei. Analisi delle applicazioni di leghe superelastiche e delle modalità di realizzazione del cavo utensile complessivo in relazione a specifiche esigenze poste a livello industriale.
Study of the supporting component of wire-rod cutting tool for stone manufacturing. Analisys of superelastic alloys applications, and study of wire-rod manufacturing modality with reference to industrial specifications.
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Sgobbi, Manuela <1980&gt. "Studio dei trattamenti superficiali del XIX-XX secolo su manufatti lapidei a Venezia mediante tecniche chimico-fisiche d'indagine". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2010. http://hdl.handle.net/10579/68.

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Scarpa, Irene <1987&gt. "Rimozione di patine biologiche deteriogene da manufatti lapidei: studio ed ottimizzazione di un tessuto per la biopulitura enzimatica". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3492.

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Resumen
Questo lavoro di tesi ha come obiettivo quello di studiare e ottimizzare un tessuto ad attività proteolitica, pronto all’uso per la pulitura di manufatti lapidei. Il lavoro è stato condotto e verificato presso i manufatti presenti indoor e outdoor conservati presso le Terme di Caracalla a Roma. I monumenti esposti all’ambiente esterno subiscono, infatti, attacchi biologici dovuti all’azione di microrganismi che possono minare l’integrità e l’estetica dell’opera stessa. L’azione degli enzimi può ovviare a questo perché rimuove l’aggressione senza però intaccare i materiali sottostanti. Tuttavia la loro difficile conservazione e il loro costo porta a non considerarli come scelta ottimale quando si restaura un manufatto. L’approccio oggetto di questo studio, quindi, vuole trovare una soluzione pratica a questi problemi, proponendo un sistema più stabile che permetta di conservare la proteina enzimatica a lungo, abbassandone i costi di mantenimento ed uso.
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GIACOPETTI, LAURA. "Progettazione e sintesi di nuovi materiali per la protezione, il ripristino e la conservazione di manufatti lapidei carbonatici". Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2021. http://hdl.handle.net/11584/314051.

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In recent times, the historical and architectural heritage has been subject to increasing degradation processes, largely due to outdoor air pollution, in addition to physical and biological factors. This research aims at evaluating the effectiveness and compatibility of new consolidating treatments of inorganic composition applied to distinct carbonate lithologies, such as marble and biomicrite limestones. The new compounds belong to the general classes of monoesters and functionalized monoamides of ammonium oxalate, with general formulas ROC(O)COONH4 and RNHC(O)COONH4, respectively (R = alkyl or aryl substituent). These salts were synthesized, purified, and fully characterized by elemental microanalysis, melting point determination, and spectroscopic methods (FT-IR, NMR). A few of the synthesized salts or their derivatives were characterized by single crystal X-ray diffraction. Full characterization of treated and untreated authentic stone samples was carried out by means of SEM, powder XRD, synchrotron tts-microXRD measurements, mercury intrusion porosimetry, determination of water transport properties, and pull-off tests. Furthermore, the experimental measurements were accompanied by DFT computational studies, aimed at understanding the stability of oxalate and oxamate salts in water solution as well as the nature of the interaction between the anions and the lattice of carbonate stone substrates. While the ammonium salts of oxalate monoesters, prone to spontaneous hydrolysis in aqueous solutions, are a potential source for calcium oxalate treatments, more effective than ammonium oxalate due to their larger solubility, ammonium oxamates represent a novel class of compounds alternative to ammonium oxalate. In conclusion, this thesis represents a comprehensive investigation that demonstrates that the salts of both oxalate monoesters and functionalized monoamides can be successfully adopted as novel precursors for the conservative treatments of carbonate stones.
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Montella, Isotta. "I compositi fibrorinforzati a matrice inorganica (FRCM) per le murature storiche: studio dell’adesione su diversi substrati laterizi e lapidei". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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L’obiettivo di questo studio è analizzare l’adesione tra i compositi fibrosi a matrice inorganica (FRCM) e alcune tipolgie di substrato su cui vengono applicati, attraverso l'esecuzione, in laboratorio, di prove di pull off, un test effettuabile anche in sito che consiste in un’estrazione semi-distruttiva al fine di valutare la forza di legame tra substrato e rinforzo. Nel presente studio sono stati scelti come substrati alcuni tra i materiali più impiegati nell’architettura storica: due tipi di laterizio (giallo e rosso) e due materiali lapidei porosi (pietra leccese e tufo napoletano). Alcuni di essi sono stati sottoposti a cicli di cristallizzazione salina per portarli a una condizione di degrado simile a quella della muratura esistente. Sono poi stati applicati gli FRCM. Come matrici inorganiche sono state utilizzati due tipi di malta a base di calce idraulica e una malta cementizia, combinate con rinforzi di reti di fibre in vetro o reti di fibre in basalto, applicati secondo le indicazioni fornite dai produttori. Dall’analisi dei risultati dei test di pull off si evince che l’adesione tra il substrato ed il composito è forte nella maggior parte dei casi, data la modalità di rottura coesiva prevalente, soprattutto nel tufo, il che però contraddice la letteratura riguardo alla reversibilità dell’intervento. Per quanto riguarda il degrado da sali è emerso che esso non ha danneggiato l’efficacia del rinforzo, bensì ha reso le superfici più scabre, incrementando quindi l’adesione. La prova di pull off è risultata essere una prova semplice, tuttavia si è riscontrata un’elevata dispersione dei risultati, quindi è necessario realizzare numerose prove. In sito si deve tener conto dell'eterogeneità dei materiali della muratura e della presenza di malta tra i giunti.
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Pastore, Tiziana <1991&gt. "UTILIZZO DI MALTE BIOLOGICHE IN AMBITO CULTURAL HERITAGE Approfondimento circa il Bioconsolidamento e il controllo del Biodeterioramento dei manufatti lapidei". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17899.

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Sono tantissimi i fenomeni di degrado che coinvolgono i manufatti lapidei, dalla formazione di croste nere alle patine biologiche. La colonizzazione ad opera di microorganismi unita alle condizioni ambientali e all’inquinamento, costituiscono le maggiori cause del deterioramento dei materiali lapidei. Le alterazioni fisiche, chimiche e biologiche portano spesso alla de-coesione del materiale oltre che ad un’alterazione estetica dell’opera. Ad oggi esistono molteplici strategie per il consolidamento e la disinfezione di tali manufatti, con non poche problematiche legate in particolar modo alla compatibilità con i materiali originali e alla durabilità degli interventi di restauro. Il presente lavoro di tesi tratterà in particolare del fenomeno del biodeterioramento, cercando di far luce sulle potenzialità che il mondo microbico può offrire, in ambito Cultural Heritage, per lo sviluppo di strategie di bioconsolidamento e di biocontrollo del biodeterioramento. Verranno approfondite le tematiche riguardanti le nuove metodologie di intervento ecosostenibili che prevedono - in particolare - l'impiego di batteri carbonatogenici, in grado di precipitare calcite biogenica per un consolidamento green e la capacità degli stessi di fungere anche da inibitori della crescita biologica mediante la biosintesi di nanostrutture di metalli e/o la produzione di sostanze esopolimeriche (EPS), con attività antifungina.
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Destro, Chiara. "Decorazione architettonica lapidea della provincia di Padova fra età di romanizzazione ed età giulio-claudia". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3423576.

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This work introduces the topic of classification, study and historical background of the many architectural fragments that pertain to the Paduan district, and it collects both parts and in situ original ruins. It is important to point out that not only was the historical and artistic roots of the material taken into consideration, but also the wide range of materials used and chosen for architectural purposes was much emphasized. Research done so far focused on the importance of widening our knowlwdge of buildings in one section of the X regio in particular, and it has shaped a flourishing list of the possible stones used. The basic premise of this study was to individualize and trace an organic scheme for both the published and unpublished materials, as well as to revise the bibliographical datas. As a result of this, a revised and computerized catalogue of the above mentioned area was created. Bibliographical research was supported by visits, in accordance with the competent bodies, to the sites and Museums where the fragments are kept, in order to check and up to date the datas achieved through bibliographical research. This method of work has led to the creation of one database where the software has been personalized according to a precise scheme. In further addiction to that, research has dealt with the typological and stylistic analysis of the fragments, aiming at finding their original collocation in the buildings, thanks to the evidence of the digging datas and the comparisons between similar witnesses of the past
La ricerca ha condotto alla catalogazione, studio e ricontestualizzazione dei reperti architettonici lapidei, mobili ed in situ, provenienti dal territorio della provincia di Padova, sia da un punto di vista prettamente storico-artistico, sia per quanto riguarda l’analisi dei litotipi utilizzati. In questo modo, è stato raggiunto il duplice obiettivo di allargare le conoscenze sul panorama dell’edilizia in una porzione della X regio dall’età di romanizzazione all’età giulio-claudia, e di ricomporre il panorama dei materiali utilizzati ed eventualmente preferiti. Presupposto fondamentale è stata l’individuazione e la sistematizzazione di tutto il materiale, sia edito sia inedito, ivi compresa la revisione dei dati di archivio. Il risultato è un catalogo aggiornato e computerizzato delle evidenze architettoniche presenti nel territorio oggetto d’indagine. La ricerca bibliografica e d’archivio, inoltre, è stata integrata da sopralluoghi nelle attuali sedi di conservazione delle opere, concordate con gli Enti di competenza, per verificare e aggiornare i dati acquisiti attraverso la ricerca bibliografica. A questo lavoro preliminare è seguita l’organizzazione dei dati e la loro gestione informatica, mediante la progettazione e la realizzazione di un database, il cui software è stato personalizzato seguendo uno schema progettuale costruito appositamente per evidenziare i contesti di provenienza delle opere, consentendo un’interpretazione dei dati altamente innovativa, e non soltanto una loro sistematizzazione. La ricerca è proseguita con lo studio stilistico e tipologico dei frammenti e il tentativo di ricontestualizzarli negli edifici di pertinenza attraverso i dati di scavo e i confronti stilistici con realtà simili
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Veronesi, Martina. "Valutazione della capacità consolidante di diversi consolidanti inorganici su substrati calcarei". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Una larga parte del nostro patrimonio culturale è realizzata in pietra calcarea. Questo materiale ha subito e continua a subire un degrado materico che sta portando ad un'inesorabile perdita di questo patrimonio. La conservazione dei manufatti di valore storico e artistico è tra i principali obiettivi all’interno della disciplina della scienza dei materiali per il restauro. I prodotti consolidanti attualmente in commercio non sono del tutto soddisfacenti per il trattamento delle pietre calcaree. Per ovviare a questo problema negli ultimi anni è stato messo a punto un trattamento a base di fosfato di ammonio che mira alla formazione di fasi calcio-fosfatiche, la più desiderabile delle quali è l'idrossiapatite, materiale di cui sono costituiti i denti e le ossa. L'obiettivo del presente lavoro è quello di testare l'efficacia consolidante di questo trattamento su campioni di carbonato di calcio, creati in laboratorio a partire dalla polvere di calcare, non dotati di una propria coesione interna. Sono stati testati due tipi di trattamento a base di fosfato di ammonio con una stessa concetrazione di precursore fosfatico e con l'aggiunta o meno di ioni calcio. Attarverso un approccio multianalitico si è cercato di individuare la corrispondenza tra l'azione consolidante e le fasi mineralogiche di nuova formazione, combinando insieme parametri meccanici, dati morfologici, mineralogici e spettroscopici. I risultati sono stati confrontati con quelli ottenuti su analoghi campioni trattati con ossalato di ammonio, uno dei principali prodotti consolidanti in commercio per il trattamento della pietra calcarea. I risultati dello studio mostrano che il trattamento in questione risulta efficace anche nel consolidamento di substrati non dotati di coesione, portando alla formazione di nuove fasi calcio-fosfatiche. Questo tipo di trattamento permette di ottenere risultati migliori rispetto a quelli ottenuti nelle stesse condizioni con il trattamento a base di ossalato di ammonio.
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Semprini, Alice. "Trattamenti innovativi a base di idrossiapatite per il consolidamento della Pietra leccese: efficacia a confronto su campioni degradati artificialmente e con presenza di sali". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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In questo studio è stata indagata l’efficacia di un nuovo consolidante inorganico a base di idrossiapatite (HAP) su due calcari porosi, la pietra leccese e il calcare globigerina, che sebbene considerati simili in letteratura differiscono per microstruttura e composizione. L’idrossiapatite può essere ottenuta per sintesi 'wet' facendo reagire un precursore fosfatico (DAP) con ioni calcio presenti nel substrato o aggiunti esternamente. Il trattamento ha già dato risultati promettenti su altri litotipi, ma per la pietra leccese l’efficacia del trattamento era ancora da indagare compiutamente, quindi sono state effettuate prove su campioni degradati termicamente, così da avere assenza di sali e degrado uniforme. Sono state considerate formulazioni con due diverse concentrazioni di DAP (3M e 0,1M) e diversa aggiunta di ioni calcio. Nella soluzione 0,1M è stato aggiunto etanolo per favorire la dissociazione in ioni PO43- che possono reagire e formare HAP. I risultati sono stati messi a confronto con quelli ottenuti dal trattamento tradizionale con silicato di etile (TEOS): sono stati valutati gli effetti del degrado, la variazione delle proprietà meccaniche, la formazione di fasi dopo il trattamento e un primo studio sulla durabilità. I risultati ottenuti sono buoni per entrambi i trattamenti, soprattutto per quello 3M: un buon aumento delle proprietà meccaniche, una buona profondità di penetrazione e l’assenza di fasi metastabili o sottoprodotti dannosi; i risultati sono confrontabili o superiori a quelli dati dal TEOS. Il trattamento 0,1M ha invece un’efficacia minore, forse a causa dell’elevata porosità dei substrati che richiedono un’alta quantità di HAP, pertanto la sua ottimizzazione è attualmente in corso. Inoltre per la prima volta il nuovo trattamento è stato applicato su supporti contaminati da sali, quasi sempre presenti in situ, indagando la possibile formazione di fasi metastabili solubili in grado di ridurre il successo del trattamento.
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Ghezzi, Francesco. "Il restauro del Monumento ai Caduti (1932) di Forlì: rilievo del degrado e indagini diagnostiche". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Il lavoro di Tesi si occupa del restauro sul Monumento ai Caduti di Forlì, programmato in seguito ad un intervento di pulitura del bene non del tutto adeguato. Il presente elaborato include molteplici aspetti d'indagine sull'opera: un breve studio sulle problematiche degli interventi sul moderno, un approfondimento storico sulla nascita dell’opera e sulla sua composizione, un accurato rilievo dei materiali e del degrado e, infine, una campagna di indagini diagnostiche. Le considerazioni sul restauro del moderno hanno permesso di sottolineare il valore e l’importanza di un approccio consono a questo tipo di patrimonio da proteggere e riscoprire. La ricostruzione della storia dell’opera, insieme alla descrizione delle sue parti, hanno impostato le basi per iniziare ad indagare il monumento nelle parti più importanti e significative. Le osservazioni e il rilievo delle parti più degradate e sensibili hanno messo in luce la presenza di una serie di fenomeni di degrado su cui intervenire con i futuri interventi e una serie di aspetti da indagare sperimentalmente. Le macro-aree coinvolte nello studio sono l'interno della cappella votiva centrale, il rivestimento esterno dell'opera e il gruppo statuario in sommità, tutti affetti anche se in modo diverso da numerosi fenomeni di degrado. Le indagini di laboratorio hanno permesso di analizzare e comprendere aspetti del bene fondamentali per l'elaborazione di conclusioni significative per il progetto di restauro sul Monumento.
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Ripà, Marta. "La conservazione delle superfici lapidee e delle pitture rupestri in guano della Grotta Magura, Bulgaria: uno studio comparato tra silicato di etile e fosfato di ammonio". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Resumen
Lo studio riguarda la campagna di prove preliminari per la scelta di un trattamento atto a preservare le pitture rupestri preistoriche in guano di pipistrello e le pareti di calcare carsico della grotta Magura (Bulgaria). L’intento è quello di effettuare una scelta informata, in termini di efficacia, compatibilità e durabilità, confrontando due consolidanti: un prodotto commerciale basato sul silicato di etile e una soluzione a base di idrogenofosfato di diammonio. Il lavoro di tesi è stato condotto nell'ambito di una collaborazione tra il DICAM, la NTConservation ltd e la Nadir srl Plasma & Polymers. I test sono stati condotti su due batterie di campioni (lastrine e cubi): una composta da provini di pietra lasciata tal quale al fine di simulare le pareti calcaree e una composta da provini di pietra sui quali è stato applicato uno strato pittorico (guano sterile + acqua in rapporto 1: 2) a simulazione delle pitture rupestri. Tra i principali problemi della grotta si annovera la colonizzazione biologica, comportante la comparsa di biofilm verde e macchie bianche e nere, acuita inoltre dalla presenza di colonie di chirotteri, responsabili dell’introduzione di un’enorme quantità di materiale organico (guano fresco, carcasse). Un’altra criticità è rappresentata dall'umidità di risalita continua proveniente dal terreno; questa comporta cicli di cristallizzazione salina con conseguente polverizzazione del substrato lapideo. Le particolari condizioni climatiche della grotta (temperatura 12-25°C; umidità relativa% 65-90%) hanno un effetto negativo in termini di degrado. Al trattamento vero e proprio è stato fatto anche precedere un trattamento attraverso plasma non termico, ritenuto un'ottima alternativa ai tradizionali biocidi e un aiuto alla penetrazione dei consolidanti (temporaneo aumento della bagnabilità della superficie).
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Renotte, Guy. "Culture gréco-latine dans l'œuvre de l'exégète et théologien Cornelius à Lapide". Paris 1, 1996. http://www.theses.fr/1996PA010531.

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Cornelius à Lapide (1567-1637) est sans doute l'exégète le plus représentatif de la compagnie de jésus. Son œuvre immense, qui consiste en un vaste commentaire de la bible, représente l'effort le plus complet et le mieux réussi de la contre-réforme dans le domaine des études bibliques. L'humanisme dévot du père à Lapide est d'abord l'effet d'une organisation qui ordonne le travail exégétique autour de la pédagogie et de la lecture des auteurs antiques ou chrétiens. L'utilisation de la poésie gréco-latine au sein de l'exégèse du savant jésuite renvoie de la sorte à l'idée d'une révélation universelle : les œuvres des païens peuvent être utilisées sans danger, à partir du moment où les infidèles ont disposé des secours suffisants pour se sauver et ont parfaitement pu être instruits de la connaissance de dieu. La spiritualité baroque du père à Lapide a donc pour dessein d'établir un parallèle entre l'éthique naturelle et l'éthique chrétienne et de battre en brèche les thèses hérétiques des reformes selon lesquelles la nature est radicalement corrompue et entraine la condamnation de tout ce qui a été écrit par des païens. La culture gréco-latine a donc une valeur fonctionnelle plus que décorative et joue un rôle de persuasion. A une doctrine de la vérité, se substitue alors, dans l'œuvre de Cornelius à Lapide : un moralisme. Les commentaria in scripturam sacram combinent donc deux manières de faire : la règlementation de l'agir et la construction d'un langage. Mais la première est rigide, car elle concerne et tient le lieu de la vérité. La seconde peut être très souple, car elle a une fonction instrumentale et technique ; elle proportionne des procédures littéraires au type de destinataires que Cornelius à Lapide veut toucher.
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Orio, Elisa <1990&gt. "Proposta di valutazione degli impatti ambientali su superfici lapidee di alcuni edifici veneziani". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8504.

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In questa tesi, si è cercato di correlare la pericolosità territoriale (schede di rischio) all’entità del degrado della pietra d’Istria in un arco di tempo antecedente a quello odierno, utilizzando diverse tecniche analitiche quali analisi FT-IR in ATR, SEM-EDS, valutazione del livello di erosione e i dati ambientali. Inoltre si è cercato di valutare la capacità descrittiva del modello individuato per la stima della Pericolosità territoriale creato per il SIT, in questo caso applicato in un’area territorialmente particolare, come quello della laguna veneziana che presenta caratteristiche differenti rispetto a quelle delle città utilizzate come campione per lo sviluppo del sistema. Lavorando su dati ambientali a ritroso ed individuando il rapporto degrado-ambiente si ritiene che in un futuro si possa risalire anche all’indice di vulnerabilità del materiale ampiamente usato in città, ovvero la Pietra d’Istria. Lo studio è stato condotto su edifici di proprietà dell’Università Cà Foscari, ubicati in sestieri diversi di Venezia ed esposti a condizioni ambientali comparabili tra loro.
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Murray, Luke [Verfasser], H. J. [Herausgeber] Selderhuis, Christopher Boyd [Herausgeber] Brown, Günter Herausgeber] Frank, Bruce [Herausgeber] [Gordon, Barbara [Herausgeber] Mahlmann-Bauer, Tarald [Herausgeber] Rasmussen et al. "Jesuit Biblical Studies after Trent : Franciscus Toletus & Cornelius A Lapide / Luke Murray". Göttingen : Vandenhoeck & Ruprecht, 2019. http://nbn-resolving.de/urn:nbn:de:101:1-2019102722455869325593.

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Murray, Luke [Verfasser], Herman J. [Herausgeber] Selderhuis, Christopher B. [Herausgeber] Brown, Günter [Herausgeber] Frank, Bruce [Herausgeber] Gordon, Barbara [Herausgeber] Mahlmann-Bauer, Tarald [Herausgeber] Rasmussen et al. "Jesuit Biblical Studies after Trent : Franciscus Toletus & Cornelius A Lapide / Luke Murray". Göttingen : Vandenhoeck & Ruprecht, 2019. http://www.v-r.de/.

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Locatelli, Sofia <1990&gt. "Le lapidi dell'Antico Cimitero Ebraico del Lido di Venezia. Storia, arte, poesia e paleografia". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amsdottorato.unibo.it/8770/1/Locatelli_Sofia_Tesi.pdf.

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L’Antico Cimitero a Lido di Venezia sorse nel 1386, ma venne utilizzato regolarmente solo a partire dal 1516, anno dell’istituzione del ghetto. La sua posizione favorevole fece sì che nel corso del tempo esso venisse all’occasione sfruttato per esigenze difensive e militari. Molte lapidi andarono perse, distrutte o riusate, altre vennero trasportate in un altro terreno, che dal 1774 divenne il cimitero ufficiale noto come “Cimitero nuovo”. Le lapidi veneziane sono manufatti ricchi di cultura: il loro studio permette non solo di ricostruire la vita e le vicende dei membri della comunità, ma anche di rilevare importanti aspetti della cultura letteraria e artistica dell’epoca in quanto molti epitaffi, composti spesso da importanti rabbini, sono scritti in versi, rima e ritmo e le lapidi in molti casi hanno un’architettura ricca ed elaborata con incisi simboli araldici particolari. Questo lavoro consiste in una catalogazione di tutte le 1240 lapidi (frammenti compresi) che a tutt’oggi costituiscono il cimitero “Vecchio” del Lido. Per ognuna di esse ho elaborato una scheda dettagliata che delinea lo stile architettonico della lapide, il tipo di pietra utilizzata e una valutazione del suo stato di conservazione, una descrizione dello stemma che eventualmente è inciso sulla pietra, un’analisi paleografica della scrittura, una nota riguardante le caratteristiche poetiche e grammaticali del testo e un commentario storico, che principalmente riguarda le notizie riportate nei registri dei morti della comunità. Per 410 lapidi sono state inoltre realizzate le trascrizioni e le traduzioni dall’ebraico all’italiano dei relativi epitaffi. Il lavoro di descrizione ed edizione delle lapidi è arricchito da studi approfonditi riguardanti la storia del cimitero e della comunità ebraica di Venezia, la poesia degli epitaffi, la paleografia e l’arte, che include sia un’analisi architettonica delle lapidi, sia uno studio dell’araldica ebraica alla luce degli stemmi gentilizi incisi sulle pietre del cimitero veneziano
The Ancient Cemetery of the Lido in Venice was built in 1386, but it was regularly used only from 1516 onwards, when the Ghetto was established. Due to its favorable location, the cemetery was occasionally used for military purposes. Many tombstones were lost, destroyed or reused, others were moved to a more internal area of the lagoon, which in 1774 became the official cemetery known as “New Cemetery”. Venetian tombstones are artifacts rich in history, poetry and art. Their study allows us not only to rebuild the lives and the fortunes of the community members, but also to detect meaningful aspects of the culture of that time. A substantial number of epitaphs are written in verse, rhyme and rhythm, and tombstones show a refined and elaborate architecture engraved with peculiar heraldic symbols. This work is a catalogue of all the 1240 tombstones (fragments included) incorporated in the “Ancient” cemetery of the Lido. Each gravestone presents an analysis of the architectural style as well as the kind of stone used and an assessment of his condition, a description of the coat of arms if engraved on the stone, a paleographic analysis of the writing, a note about the poetic and grammatical features of the text and a historical commentary detailing any relevant information found in the community death records. Transcriptions and translations of the epitaphs from Hebrew to Italian have been also added for 410 tombs. This analysis is supplemented with a detailed study of the history of the cemetery and the Jewish community of Venice, as well as the poetry of epitaphs, the paleography and art. This last topic has been further explored through an architectural analysis of the tombstones and a study on the Hebrew heraldry in light of the emblems engraved on the stones of the Venetian cemetery
L'ancien cimetière du Lido de Venise a été construit en 1386. En raison de son emplacement favorable, juste en face de la lagune, le cimetière était parfois utilisé à des fins défensives et militaires. De nombreuses pierres tombales ont été perdues, détruites ou réutilisées, d'autres ont été déplacées vers une zone plus interne de la lagune, qui est devenue en 1774 le cimetière officiel connu sous le nom de «Nouveau cimetière». Les pierres tombales vénitiennes sont des artefacts riches en histoire, en poésie et en art. Leur étude nous permet non seulement de reconstruire la vie et les événements des membres de la communauté, mais également de détecter des aspects significatifs de la culture littéraire et artistique de l’époque. Cet ouvrage est un catalogue de toutes les 1240 pierres tombales incorporées dans le cimetière «Ancien» du Lido. Chaque fiche présente une analyse du style architectural des tombeaux ainsi que le type de pierre utilisé et son état de conservation, une description du blason gravé sur la pierre, une analyse paléographique de l'écriture, une note sur les caractéristiques poétiques et grammaticales du texte et un commentaire historique avec les information trouvées dans les registres de morts de la communauté. Les transcriptions et les traductions des épitaphes de l'hébreu à l'italien ont également été ajoutées pour 410 tombeaux. Cette analyse est complétée par une étude détaillée de l'histoire du cimetière et de sa communauté, ainsi que de la poésie des épitaphes, de la paléographie et de l'art. Ce dernier sujet a été approfondi par une analyse architecturale des pierres tombales et une étude inédite sur l'héraldique juive.
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Costa, Silvia. "Il progetto delle pavimentazioni stradali in materiale lapideo: il caso del centro storico di Modena". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/8014/.

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Le vibrazioni indotte dal traffico costituiscono un problema diffuso a causa degli effetti indesiderati che possono generare a lungo termine sulle opere architettoniche e sulle persone. L’intensità di questi fenomeni dipende da numerosi fattori tra cui le caratteristiche dei veicoli (massa, tipo di sospensioni), le relative velocità, la regolarità del piano viabile, le proprietà del terreno di sottofondo, la struttura degli edifici esposti e, soprattutto, le caratteristiche meccaniche dei materiali costituenti la pavimentazione. Il problema è particolarmente sentito nei centri storici delle aree urbane per la presenza di edifici di grande valore artistico e per l’impiego di pavimentazioni di tipo lapideo, caratterizzate da numerose irregolarità di superficie: nasce, quindi, l’esigenza di individuare criteri progettuali e tecnologie costruttive mirati all’attenuazione di questi fenomeni indesiderati e nocivi. A tal fine la presente tesi prevede: • una prima parte, che descrive il centro storico di Modena a partire da un quadro generale storico-morfologico e di pianificazione urbanistica, con particolare attenzione alle tipologie di pavimentazioni stradali ad elementi lapidei e ai materiali tradizionalmente in uso nel territorio modenese; • una seconda parte, che presenta il caso di studio di Piazza Roma e il relativo progetto di recupero per la pedonalizzazione dello spazio pubblico tuttora in corso di realizzazione. Quest'ultimo è stato analizzato da un punto di vista non solo teorico-descrittivo, ma anche pratico-sperimentale, seguendo l’esecuzione dei lavori in cantiere in collaborazione con il Settore Manutenzione e Logistica del Comune di Modena; • una terza parte, relativa al problema delle vibrazioni indotte dal traffico sulle pavimentazioni stradali ad elementi lapidei. Il problema è stato affrontato in termini prima generali, descrivendo i meccanismi di generazione, propagazione e ricezione delle vibrazioni, gli effetti di danneggiamento che possono provocare sulle costruzioni circostanti, le più diffuse tipologie di intervento note in letteratura. Successivamente è stato considerato il caso di Piazza Roma e, partendo dalla rilevazione sperimentale del quadro vibratorio degli edifici adiacenti alla sede stradale, è stata valutata l’efficacia di alcune soluzioni progettuali ai fini della riqualificazione dello stato di fatto.
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Santangelo, Olga <1991&gt. "Il settore lapideo in Italia e in Cina: aspetti economici e tecnici, con repertorio terminografico". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8939.

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Lo scopo della presente tesi è quello di fornire un repertorio terminografico in cinese e in italiano (con definizioni, contesti d’uso e glossario) riguardante le principali componenti dei due macchinari più utilizzati in cava per l’estrazione del marmo e delle pietre naturali: la tagliatrice a filo diamantato e la tagliatrice a catena. Il corpus delle schede terminografiche è accompagnato da una parte introduttiva che cerca di dare una panoramica del contesto economico in cui si sviluppa il settore lapideo internazionale e, in particolar modo, quello italiano e cinese; la parte finale descrive il processo produttivo in generale , soffermandosi sulla fase dell’escavazione e concentrandosi, poi, sulla descrizione dettagliata dei due macchinari.
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Mariani, Vanessa. "Trattamenti autopulenti a base di nano-biossido di titanio per le superfici lapidee del patrimonio architettonico". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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L’inquinamento ambientale è una delle principali cause di degrado del patrimonio architettonico, soprattutto in ambito urbano, e negli ultimi decenni ha notevolmente accelerato il processo di deterioramento delle superfici lapidee. Al fine di ridurre la frequenza degli interventi di pulitura e restauro e minimizzarne i danni, la ricerca scientifica si è dedicata allo sviluppo di trattamenti innovativi. L’obiettivo del presente lavoro di tesi è quello di fare il punto sulle conoscenze sinora raggiunte sui trattamenti autopulenti a base di nano-biossido di titanio e le applicazioni nel campo del restauro del patrimonio architettonico, mettendo in luce le potenzialità ma anche i problemi ancora irrisolti. Dopo una disamina delle principali caratteristiche e applicazioni del biossido di titanio, sono state esaminate diverse pubblicazioni, inerenti le sperimentazioni condotte negli ultimi decenni, circa i trattamenti autopulenti a base di nano-biossido di titanio da applicare sulle superfici lapidee del patrimonio architettonico. Sono state valutate anche le applicazioni in campo reale ed i possibili rischi legati all’uso delle nano-particelle sia per l’ambiente che per la salute.
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Procópio, Mercia Maria da Silva. "O lapidar da palavra na superfície de Uma faca só lâmina". Pontifícia Universidade Católica de São Paulo, 2013. https://tede2.pucsp.br/handle/handle/14727.

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Made available in DSpace on 2016-04-28T19:58:51Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Mercia Maria da Silva Procopio.pdf: 533019 bytes, checksum: 32c2afc6c1b510b1e7b925b5018c39ce (MD5) Previous issue date: 2013-10-30
Secretaria da Educação do Estado de São Paulo
The object of study in this dissertation is the poem "uma faca só lâmina" written by João Cabral de Melo Neto. It aims to get elements that compose the basis of the creation process in this poem, as well as analyze the role of images in the reality representation. The issue focuses on the discussion of a poetry which is built based on the refusal, in the poetic of negativeness based debugging and vacuum, which the view, hear and silence are part of the creation process of the poem. The theoretical and critical reasoning, which supports the work, is based on studies about the poetics of negativity, as, for instance, in the literary space Mallarmé, Maurice Blanchot (2011). The word and object representation supports in critical productions of João Alexandre Barbosa (1975), Benedito Nunes (2007), Marta Peixoto (1983), Solange Rebuzzi (1998). The poet's work presents a poetry laboriously architected. It is a poetry produced according to the calculation, in accuracy, specialy, in this poem, the accuracy of the cabralina poetic blade
O objeto de estudo desta dissertação é o poema Uma faca só lâmina , de João Cabral de Melo Neto. Tem como objetivos buscar elementos que compõem a base do processo de criação desse poema, assim como analisar o papel das imagens na apresentação da realidade. A problemática centra-se na discussão de uma poesia que se constrói fundamentada na recusa, na poética da negatividade, tendo como base a depuração e o esvaziamento, na qual o ver, o ouvir e o silenciar fazem parte do processo de criação do poema. A fundamentação teórico-crítica, na qual se apoia o trabalho, baseia-se em estudos acerca da poética da negatividade, como, por exemplo, em O espaço literário A experiência de Mallarmé, de Maurice Blanchot (2011). A representação palavra e objeto sustentam-se nas produções críticas, entre outras, de João Alexandre Barbosa (1975), Benedito Nunes (2007), Marta Peixoto (1983), Solange Rebuzzi (1998). O trabalho do poeta mostra uma poesia arquitetada laboriosamente. É uma poesia produzida no cálculo, na exatidão, em especial, nesse poema, na exatidão da lâmina poética cabralina
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OZIL, JEAN-PIERRE. "Activation parthenogenetique de l'ovocyte de lapine et de souris". Paris 6, 1990. http://www.theses.fr/1990PA066643.

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La fecondation declenche la liberation periodique du calcium intracellulaire de l'uf durant les premieres heures du developpement. Nous avons developpe un procede d'activation utilisant les proprietes d'electropermeabilisation membranaire qui permet de reproduire experimentalement ces fluctuations en absence de fecondation. Les resultats montrent que le developpement parthenogenetique obtenu est influence par le regime d'activation defini par l'amplitude, la frequence, la duree d'un stimulus dont les parametres sont strictement controles. Les ovocytes de lapine soumis a une regime d'activation faible ne forment pas de blastocystes tandis que ceux soumis a un regime fort donnent regulierement des ftus vivants de petite taille dont les annexes embryonnaires sont proportionnellement bien developpees malgre l'absence de genome paternel. Ces ftus parthenogenetiques meurent aux alentours du premier tiers de la gestation. Cette approche permet d'etudier les fonctions biologiques couplees aux phenomenes ioniques de nature rythmique qui influencent plus tard l'expression du genome. Le procede developpe offre des perspectives d'applications industrielles dans le cas des methodes de clonage d'embryons d'animaux domestiques
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Mameli, Pier Luca <1969&gt. "Problemi di consolidamento di matrici lapidee di differente microstruttura esposte a sollecitazioni ambientali e microclimatiche di varia origine". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4824/1/Mameli_PierLuca_tesi.pdf.

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Questa ricerca presenta i risultati di una indagine volta a verificare la reale efficacia di rinforzo corticale su rocce carbonatiche di differenti caratteristiche mineralogiche, utilizzando consolidanti inorganici in soluzione acquosa quali l’Ossalato Ammonico (AmOX) e il Diammonio Fosfato Acido (DAHP). Le matrici carbonatiche scelte sono quelle del marmo invecchiato e una biomicrite. Sui campioni sono state effettuate indagini (SEM,MIP,XRD,MO,TG-DTA) di caratterizzazione prima e dopo i trattamenti volte a valutare eventuali effetti di rinforzo e misure fisiche di suscettività all’acqua. L’efficacia dei consolidanti inorganici è stata comparata con diversi consolidanti organici e ibridi presenti in commercio ed utilizzati in ambito conservativo. L'efficacia si è mostrata fortemente legata al fabric del materiale e alle modalità di strutturazione del prodotto di neomineralizzazione all’interno della compagine deteriorata. Nel caso del trattamento con AmOx il soluzione acquosa al 4%, la whewellite è l’unica fase di neoformazione riscontrata; la sua crescita avviene con un meccanismo essenzialmente topochimico. Nei materiali carbonatici compatti si possono ottenere solo modesti spessori di coating di neoformazione; per le rocce porose, contenenti difetti come lesioni, pori o micro-fratture, l’efficacia del trattamento può risultare più incisiva. Questo trattamento presenta lo svantaggio legato alla rapidissima formazione dei cristalli di whewellite che tendono a passivare le superfici impedendo la progressione della reazione; il vantaggio è connesso alla facile applicazione in cantiere. Nel caso del DAHP sulla matrice carbonatica trattata, si formano cluster cristallini contenenti specie più o meno stabili alcune riconducibili all’idrossiapatite. La quantità e qualità delle fasi, varia fortemente in funzione della temperatura, pH, pressione con conseguenze interferenza nelle modalità di accrescimento dei cristalli. Il trattamento alla stato attuale appare comunque di notevole interesse ma allo stesso tempo difficilmente applicabile e controllabile nelle reali condizioni operative di un cantiere di restauro.
We present the results of a survey aimed at assessing the actual effectiveness of a cortical reinforcement over carbonate rock, using as inorganic consolidants in an aqueous solution the ammonium oxalate (AmOx) and diammonium phosphate acid (DAHP). We chose the carbonate matrix of a marble naturally degraded, and a biomicritic stone with poor physical and mechanical qualities. We carried out over the samples several characterisation exams (SEM,MIP,XRD,MO,TG-DTA) before and after the treatments, aimed at evaluating possible reinforcement effects and physical measures of susceptibility to water. We compared the effectiveness of inorganic consolidants against several organic and hybrid consolidants sold on the market. The relative effectiveness of these treatments is strongly bounded both to the structure of the material and to the structuring of the neomineralisation in the deteriorated structure. Regarding the treatment with AmOx (aq) of weight 4%, the whewellite was the only new formation phase found, and its growth takes part in a topochemical process. In compact materials, it is only possible to obtain small depths of new formation coating, while in porous and deteriorated rock with ruptures and micro-fractures, the treatment results in a more effective reinforcement. This treatment has its disadvantages in the extremely quick formation of whewellite crystals tending to passivate the surfaces and to impede the reaction progression. As an advantage it can be easily used on the working site. Regarding the DAHP, crystalline clusters are formed over the carbonate matrix, and they contain species referable to the hydroxiapatite. The quantity and quality of the phases changes greatly depending on temperature, pH, pressure, and, as a result, the phase of crystal-increase is modified. At this stage the treatment appears to be of great interest but at the same time it is hard to use it and control it in a real working site.
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Mameli, Pier Luca <1969&gt. "Problemi di consolidamento di matrici lapidee di differente microstruttura esposte a sollecitazioni ambientali e microclimatiche di varia origine". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4824/.

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Questa ricerca presenta i risultati di una indagine volta a verificare la reale efficacia di rinforzo corticale su rocce carbonatiche di differenti caratteristiche mineralogiche, utilizzando consolidanti inorganici in soluzione acquosa quali l’Ossalato Ammonico (AmOX) e il Diammonio Fosfato Acido (DAHP). Le matrici carbonatiche scelte sono quelle del marmo invecchiato e una biomicrite. Sui campioni sono state effettuate indagini (SEM,MIP,XRD,MO,TG-DTA) di caratterizzazione prima e dopo i trattamenti volte a valutare eventuali effetti di rinforzo e misure fisiche di suscettività all’acqua. L’efficacia dei consolidanti inorganici è stata comparata con diversi consolidanti organici e ibridi presenti in commercio ed utilizzati in ambito conservativo. L'efficacia si è mostrata fortemente legata al fabric del materiale e alle modalità di strutturazione del prodotto di neomineralizzazione all’interno della compagine deteriorata. Nel caso del trattamento con AmOx il soluzione acquosa al 4%, la whewellite è l’unica fase di neoformazione riscontrata; la sua crescita avviene con un meccanismo essenzialmente topochimico. Nei materiali carbonatici compatti si possono ottenere solo modesti spessori di coating di neoformazione; per le rocce porose, contenenti difetti come lesioni, pori o micro-fratture, l’efficacia del trattamento può risultare più incisiva. Questo trattamento presenta lo svantaggio legato alla rapidissima formazione dei cristalli di whewellite che tendono a passivare le superfici impedendo la progressione della reazione; il vantaggio è connesso alla facile applicazione in cantiere. Nel caso del DAHP sulla matrice carbonatica trattata, si formano cluster cristallini contenenti specie più o meno stabili alcune riconducibili all’idrossiapatite. La quantità e qualità delle fasi, varia fortemente in funzione della temperatura, pH, pressione con conseguenze interferenza nelle modalità di accrescimento dei cristalli. Il trattamento alla stato attuale appare comunque di notevole interesse ma allo stesso tempo difficilmente applicabile e controllabile nelle reali condizioni operative di un cantiere di restauro.
We present the results of a survey aimed at assessing the actual effectiveness of a cortical reinforcement over carbonate rock, using as inorganic consolidants in an aqueous solution the ammonium oxalate (AmOx) and diammonium phosphate acid (DAHP). We chose the carbonate matrix of a marble naturally degraded, and a biomicritic stone with poor physical and mechanical qualities. We carried out over the samples several characterisation exams (SEM,MIP,XRD,MO,TG-DTA) before and after the treatments, aimed at evaluating possible reinforcement effects and physical measures of susceptibility to water. We compared the effectiveness of inorganic consolidants against several organic and hybrid consolidants sold on the market. The relative effectiveness of these treatments is strongly bounded both to the structure of the material and to the structuring of the neomineralisation in the deteriorated structure. Regarding the treatment with AmOx (aq) of weight 4%, the whewellite was the only new formation phase found, and its growth takes part in a topochemical process. In compact materials, it is only possible to obtain small depths of new formation coating, while in porous and deteriorated rock with ruptures and micro-fractures, the treatment results in a more effective reinforcement. This treatment has its disadvantages in the extremely quick formation of whewellite crystals tending to passivate the surfaces and to impede the reaction progression. As an advantage it can be easily used on the working site. Regarding the DAHP, crystalline clusters are formed over the carbonate matrix, and they contain species referable to the hydroxiapatite. The quantity and quality of the phases changes greatly depending on temperature, pH, pressure, and, as a result, the phase of crystal-increase is modified. At this stage the treatment appears to be of great interest but at the same time it is hard to use it and control it in a real working site.
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De, Zordi Erica <1986&gt. "STUDIO DELLA MORFOLOGIA E DELLA COMPOSIZIONE DEI DEPOSITI SU SUPERFICI LAPIDEE IN AREA PORTUALE ED AEROPORTUALE A VENEZIA". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2996.

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L’inquinamento atmosferico è fortemente responsabile della formazione di incrostazioni ed alterazioni superficiali accelerate dal materiale lapideo: ciò può definirsi come una modifica delle proprietà chimico fisiche dell’aria che può causare danni ai manufatti esposti i quali subiscono delle trasformazioni irreversibili ed aumentano la loro vulnerabilità. Questa ricerca riguarda l’analisi chimico – composizionale e morfologica del particolato atmosferico depositato sul materiale lapideo proveniente da diversi siti di prelievo quali l’area aeroportuale di Tessera, da Santa Marta ed altre aree in territorio veneziano.
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Maillet, Géraldine. "Régulation de l'apoptose des cellules du follicule préovulatoire de lapine". Caen, 2003. http://www.theses.fr/2003CAEN2015.

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L'atrésie folliculaire est caractérisée par la perte massive des cellules de granulosa, et dans une moindre mesure des cellules de thèque, par un processus apoptotique. Le but de ce travail était d'étudier la régulation endocrine et paracrine de l'apoptose dans le follicule préovulatoire de lapine, afin d'analyser les relations potentielles entre stéroi͏̈dogenèse et apoptose, et d'explorer l'implication des interactions cellulaires dans le déclenchement du processus apoptotique dans les cellules de granulosa. L'analyse de l'apoptose a été réalisée par détection de l'externalisation des phosphatidylsérines par l'annexine V en cytométrie en flux. Les expériences in vitro n'ont pas permis de montrer chez le lapin une relation directe entre production d'œstradiol et apoptose des cellules de granulosa. L'utilisation de trois méthodes de culture (cultures de follicules intacts, co cultures et cultures de cellules isolées) nous a permis de mettre en évidence que (1) l'intégrité du follicule protége les cellules de granulosa de l'apoptose et est nécessaire à l'action anti apoptotique de FSH, (2) la co culture en présence de la thèque est efficace pour réduire le taux d'apoptose des cellules de granulosa mais insuffisante pour permettre l'effet anti apoptotique de FSH observée lors de la culture des follicules et (3) les cellules de thèque comme les cellules de granulosa subissent un processus apoptotique régulable par les gonadotropines et certains facteurs paracrines. Enfin, ce travail montre que l'AMPc induit l'apoptose des cellules de granulosa et des cellules de thèque de follicules préovulatoires via la régulation de l'expression des protéines apoptotiques P53 et Bax, tout en activant fortement la stéroi͏̈dogenèse. Ainsi, les interactions entre les différents compartiments du follicule semblent jouer un rôle important dans la survie du follicule et plus particulièrement des cellules de granulosa.
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ZANOTTI, FREGONARA ANNALISA. "Commento a il Simposio di Lapiti di Luciano di Samosata". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/174.

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Il lavoro è un commento continuo al dialogo "Il simposio o i lapiti" di Luciano di Samosata, con una propria traduzione in lingua italiana. Oltre ai problemi linguistici, testuali, contenutistici e stilistici dell'opera, particolare attenzione è stata dedicata anche agli aspetti antiquari e archeologici del momento simposiale.
This work is a commentary on the dialogue the symposium or the lapiths written by Lucian of samosata, with an Italian translation. In addition to the linguistic, textual, stylistic problems, I paid also attention to archaeological matters relating to the symposion.
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ZANOTTI, FREGONARA ANNALISA. "Commento a il Simposio di Lapiti di Luciano di Samosata". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/174.

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Il lavoro è un commento continuo al dialogo "Il simposio o i lapiti" di Luciano di Samosata, con una propria traduzione in lingua italiana. Oltre ai problemi linguistici, testuali, contenutistici e stilistici dell'opera, particolare attenzione è stata dedicata anche agli aspetti antiquari e archeologici del momento simposiale.
This work is a commentary on the dialogue the symposium or the lapiths written by Lucian of samosata, with an Italian translation. In addition to the linguistic, textual, stylistic problems, I paid also attention to archaeological matters relating to the symposion.
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Padiou, Nicolas. "Dispersi sunt lapides sanctuarii. La reconstruction des églises de Meurthe-et-Moselle après la Premiere Guerre Mondiale (1918-1933)". Doctoral thesis, Saechsische Landesbibliothek- Staats- und Universitaetsbibliothek Dresden, 2012. http://nbn-resolving.de/urn:nbn:de:bsz:14-qucosa-85693.

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Nach der Trennung von Kirche und Staat (1905), waren die französischen Städte nicht länger autorisiert, den Bau von neuen Kirchen zu finanzieren oder sich um die Instandhaltung derjenigen Kirchen zu kümmern, die diesen bis dahin unterstellt waren. Konfrontiert mit Kritik von Seiten der Katholischen Kirche, stufte der französische Staat während der Jahre 1905-1914 viele Kirchen als offizielle historische Monumente ein. Dadurch wurde den Städten erlaubt, ihre Kirchen unter dem Vorsatz der Erhaltung des nationalen Erbes instand zu halten. Ausgestattet mit einem hohen Maß an nationaler Größe, hatten Kirchen eine bedeutende Rolle in der Kriegspropaganda vieler kriegsführender Staaten gespielt. Im Gegensatz zur französischen Propaganda, waren die Kirchen scheinbar nicht vornehmlich durch die deutschen Armeen zerstört worden. Nach dem Krieg führte der französische Staat ein sehr komplexes System zur Entschädigung von Kriegsschäden ein. Im Jahr 1919 gründete der Kanoniker Émile Thouvenin eine Kooperative zum Wiederaufbau in jeder Gemeinde im Departement von Meurthe-et-Moselle. Mit der Unterstützung der Präfektur, rief er 1921 eine Kooperative ins Leben, welche dem Wiederaufbau der Kirchen in der Diözese Nancy galt. Dieses Unternehmen wanderte oft auf dem schmalen Grat zwischen dem Gesetz zur Trennung von Kirche und Staat und dem Gesetz über Kriegsschäden. Gleichwohl bestand das Anliegen dieser Initiative nicht darin, das Gesetz zu umgehen: In erster Linie war es darauf ausgerichtet, den Prozess des Ausgleichs von Zerstörungen und den der Bauzulassung für Projekte zum Wiederaufbau von Kirchen zu beschleunigen. Die Beteiligung von offizieller Hand hatte zusätzlich den Vorteil der Rückkehr der Kirchen in ihre Rolle als offizielle Institution. Während der Einweihungsfeiern von wiederaufgebauten Kirchen waren die zivilen und kirchlichen Eliten von Meurthe-et-Moselle beständig angehalten, den Geist des ‚geheiligten Bundes‘ (Union sacrée) sogar während der antikirchlichen Phase des linken Flügels des Cartel des Gauches (1924-1925) zu bewahren. Darüber hinaus zeigte der Kanoniker Thouvenin mehr Interesse an finanziellen und institutionellen Fragen als an der Stilart der Kirchen. Einige von diesen sind Kopien der neuromanischen oder neugotischen Kirchen, die vor dem Krieg gebaut wurden während andere deutlich moderner wirken
Après la séparation des Eglises et de l’Etat (1905), les communes françaises n’étaient plus autorisées à financer la construction de nouvelles églises ou à assumer les grosses réparations des églises qui leur appartenaient déjà. Face aux critiques des catholiques, l’Etat a classé de nombreuses églises comme monuments historiques pendant les années 1905-1914, permettant ainsi aux communes de les entretenir pour des raisons patrimoniales et plus cultuelles. Investies d’une forte dimension nationale, les églises ont joué un rôle très important dans la propagande de guerre des différents pays belligérants en 1914-1918. Contrairement à ce qu’affirmait la propagande française, les églises ne semblent pas avoir fait l’objet d’un acharnement particulier de la part des armées allemandes. À l’issue du conflit, l’Etat français a mis en place un système d’indemnisation des dommages de guerre très complexe. Pour compléter ce système, le chanoine Emile Thouvenin a fondé, en 1919, une coopérative de reconstruction dans chaque commune détruite du département de Meurthe-et-Moselle. Avec l’appui de la préfecture, il a créé, en 1921, une coopérative vouée à la reconstruction des églises du diocèse de Nancy. Cette coopérative œuvra souvent en marge de la loi de séparation des Eglises et de l’Etat et de la loi sur les dommages de guerre. L’initiative du chanoine Thouvenin n’avait cependant pas pour but de contourner la législation en vigueur : il s’agissait surtout d’accélérer le processus d’indemnisation des dommages et d’approbation des projets de reconstruction des églises. L’implication des autorités officielles dans la reconstruction des églises avait par ailleurs l’avantage de rendre à l’Eglise une partie de son rôle d’institution officielle. Lors des cérémonies de consécration des églises reconstruites, les élites civiles et religieuses de Meurthe-et-Moselle se sont constamment attachées à perpétuer l’esprit de l’Union sacrée, même pendant le Cartel des Gauches (1924-1925) marqué par un regain d’anticléricalisme. Par ailleurs, le chanoine Thouvenin s’est plus intéressé aux aspects financiers et institutionnels qu’au style des églises reconstruites : certaines d’entre elles sont des copies conformes des édifices néo-romans ou néogothiques d’avant-guerre, d’autres apparaissent résolument modernes
After the separation of Church and State (1905), French towns were no longer authorized to finance the construction of new churches, or the major repairs of churches that already belonged to them. Faced with criticism from the Catholics, the French State classified many churches as official historical monuments during the years 1905-1914, thus enabling the towns to repair their churches for the purpose of preserving the nation’s heritage. Invested with a strong national dimension, churches have played an important role in the war propaganda of the various belligerent countries. Contrary to French propaganda, the churches were apparently not destroyed by the German armies in particular. After the conflict, the French State established a very complex system of compensation for war damages. In 1919, the canon Émile Thouvenin founded a reconstruction cooperative in each municipality of the department of Meurthe-et-Moselle. With the support of the préfécture, he created in 1921 a cooperative devoted to the reconstruction of churches in the diocese of Nancy. This cooperative worked often on the very edge between the Law of Separation and the Law on War Damages. This initiative’s intention, however, was not to avoid the law: It was first of all created to accelerate the process of compensation for damages and the approval of projects for rebuilding churches. The involvement of the official authorities had the additional advantage of returning the Church to its role as official institution. During the consecration ceremonies of rebuilt churches, civil and religious elites of Meurthe-et-Moselle were constantly attached to perpetuate the spirit of the Sacred Union, even during the anticlerical phase of the Left-Wing ‘Cartel des Gauches’ (1924-1925). Furthermore, canon Thouvenin had shown more interest in the financial and institutional questions than in the style of churches. Some of them are copies of the Neo-Romanesque or Neo-Gothic churches built before the war while others seems definitely modern
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Padiou, Nicolas. "Dispersi sunt lapides sanctuarii : la reconstruction des églises de Meurthe-et-Moselle après la Première Guerre Mondiale (1918-1933)". Paris, EPHE, 2010. http://www.theses.fr/2010EPHE4027.

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Après la séparation des Eglises et de l'Etat (1905), les communes françaises n'étaient plus autorisées à financer la construction de nouvelles églises ou à assumer les grosses réparations des églises qui leur appartenaient déjà. Face aux critiques des catholiques, l'Etat a classé de nombreuses églises comme monuments historiques pendants les années 1905-1914, permettant ainsi aux communes de les entretenir pour des raisons patrimoniales et plus culturelles. Investies d'une forte dimension nationale, les églises ont joué un rôle très important dans la propagande de guerre des différents pays belligérants en 1914-1918. Contrairement à ce qu'affirmait la propagande française, les églises ne semblent pas avoir fait l'objet d'un acharnement particulier de la part des armées allemandes. A l'issue du conflit, l'Etat français a mis en place un système d'indemnisation des dommages de guerre très complexe. Pour compléter ce système, le chanoine Emile Thouvenin a fondé en 1919, une coopérative de reconstruction dans chaque commune détruite du département de Meurthe-et-Moselle. Avec l'appui de la préfecture, il a créé, en 1921, une coopérative vouée à la reconstruction des églises du diocèse de Nancy; Cette coopérative oeuvre souvent en marge de la loi de séparation des Eglises et de l'Etat et de la loi sur les dommages de guerre. L'initiative du chanoine Thouvenin n'avait cependant pas pour but de contourner la législation en vigueur: il s'agissait surtout d'accélerer le processus d'indemnisation des dommages et d'approbation des projets de reconstruction des églises. L'implication des autorités officielles dans la reconstruction des églises avait par ailleurs l'avantage de rendre à l'Eglise une partie de son rôle d'instituion officielle. Lors des cérémonies de consécration des églises reconstruites, les élites civiles et religieuses de Meurthe-et-Moselle se sont constamment attachées à perpétuer l'esprit de l'Union sacrée, même pendant le Cartel des Gauches (1924-1925) marqué par un regain d'anticléricalisme. Par ailleurs, le chanoine Thouvenin s'est plus intéressé aux aspects: certaines d'entre elles sont des copies conformes des édifices néo-romans ou néogothiques d'avant-guerre, d'autres apparaissent résolument modernes
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Carrilho, António Jorge Botelheiro. "O Museu Arqueológico e Lapidar Infante D. Henrique : subsídios para a sua história". Master's thesis, Universidade de Évora, 2002. http://hdl.handle.net/10174/14760.

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Este trabalho aborda, de forma sistemática, uma realidade museológica específica – o Museu Arqueológico e Lapidar Infante D. Henrique, de Faro – numa perspectiva histórica e crítica sobre a mesma, desde a sua fundação até à actualidade, enquadrando-a o melhor possível nas políticas culturais desenvolvidas pela tutela a que esteve sempre afecta – a Câmara Municipal de Faro. Por outro lado, procura realçar as personalidades mais relevantes para a evolução gradual que o Museu tem sofrido, estando atento aos momentos de maior dinâmica ou estagnação, ao processo de incorporação de objectos, aos principais eventos que tiveram lugar nas suas instalações, ou por ele organizados noutras dependências, e a diversas produções documentais em redor dos seus espólios. Apresenta ainda as projecções concebidas para um eventual futuro do Museu, cuja designação tende a tomar o nome genérico de Museus Municipais, graças à sua tendência para a incorporação de vários núcleos museológicos, alargados a outros espaços, mediante um trabalho de reformulação iniciado em 1998 e um projecto de arquitectura que nos mostra a amplitude de tais trabalhos de transformação e alargamento. Por fim, apresenta a inevitável contextualização histórica do Museu, integrando-o na crescente preocupação patrimonial e cultural de oitocentos, sem se esquecer as transformações sociais e económicas daquela centúria, o monumento onde o mesmo está sediado e o enquadramento diplomático e legal que suporta, não só o objecto de estudo, mas também todas as instituições culturais, dentro e fora do nosso país. / *** Abstract - This work deals, in a systematic way, with a specific museum – Museu Arqueológico e Lapidar Infante D. Henrique, of Faro – in a historic and critic perspective, since its foundation to the present day, framing it, as well as possible, in the cultural politics developed by the City Hall of Faro, institution to which it has always been affected. On the other hand, it tries to emphasize the personalities that had more important roles in the gradual evolution of the Museum, with special attention to the moments of greater dynamics or stagnation, together with the incorporation of objects, the principal events that took place in its accommodations, or that had been organized by it in other places, and the various documentation produced about its remains. It also presents the plans that were conceived for a hypothetical future Museum, which will seem to take the generic name of Municipal Museums, due to the tendency to incorporate different nucleus, expending to other places, after a reformulation work initiated in 1998 and an architecture project that shows us the amplitude of the transformation and enlargement actions. At last, it presents the inevitable historical context of the Museum, contextualized within the growing cares towards the heritage and culture of the 19th century, without forgetting the social and economic transformations of that century, the monument where the museum is installed and the diplomatic and legal aspects that provide the background, not only to our object of study, but also to all the cultural institutions, inside or outside our country.
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Pere, Marie-Christine. "Adaptations du metabolisme hepatique chez la lapine en fin de gestation". Paris 6, 1987. http://www.theses.fr/1987PA066575.

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Pere, Marie-Christine. "Adaptations du métabolisme hépatique chez la lapine en fin de gestation". Grenoble 2 : ANRT, 1987. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb37608735w.

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Steffenel, Luiz Angelo. "LaPIe : communications collectives adaptées aux grilles de calcul". Grenoble INPG, 2005. http://www.theses.fr/2005INPG0151.

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Avec la démocratisation des environnements du type grappe et grille de calcul, la performance des opérations de communication collective devient un aspect critique dans le coût total des applications parallèles. Fortement influencées par l'hétérogénéité des ressources, ces opérations dépendent à la fois des paramètres de communication des réseaux et des stratégies de communication employées. Cette thèse a pour objet d'étude l'optimisation des communications collectives selon l'approche préconisée par Karonis, où les différentes grappes de calcul sont organisées en plusieurs couches de communication de manière à minimiser le temps total de communication. Pour cela, nous proposons des modèles de communications qui permettent l'optimisation des communications collectives à travers l'ordonnancement hiérarchique des communications et la prédiction des performances. Dans un premier temps, nous démontrons que l'utilisation du modèle de coût pLogP permet la modélisation des performances de communications collectives dans des environnements homogènes. Ces modèles de performance ont été validés expérimentalement sur différentes plates-formes réseaux (Fast Ethernet, Giga Ethernet et Myrinet). Parallèlement, nous étudions la découverte automatique de la topologie du réseau. En effet, la décomposition de l'environnement de grille en îlots d'homogénéité permettrait la réduction de la complexité des optimisations, notamment dans ce qui concerne la modélisation des performances et l'obtention des caractéristiques du réseau. Notre principale contribution a été de proposer certaines heuristiques d'ordonnancement des communications qui tiennent compte de l'organisation hiérarchique de la grille. Ces heuristiques, adaptées aux différents patrons de communication collective, utilisent les techniques étudiées précédemment (dont la découverte des îlots d'homogénéité et la modélisation des performances) afin de réduire la complexité de l'optimisation des communications et de minimiser le temps total de communication
The popularity of heterogeneous parallel processing environments like clusters and computer grids has emphasised the impact of network heterogeneity on the performance of parallel applications. Collective communication operations are especially concerned by this problem, as communication heterogeneity interfers directly on the performance of the communication strategies. Therefore, the aim of this dissertation is the study the optimisation of collective communications in heterogeneous systems like computational grids. We investigate how to optimise communications according to the approach proposed by Karonis, where the communication among the different clusters that compose a grid are organised in multiple levels, minimising the total communication time (makespan). Hence, in a first moment, we study how to accurately model the performance of collective communications in homogeneous clusters, and, we validate such models under different network architectures. In parallel, we study how to minimise the impact of network heterogeneity on the complexity of communication scheduling techniques. Therefore, we investigated how topology discovery techniques can be used to decompose the grid environment into islands of homogeneous clusters, more adapted to an hierarchical modelling of the network. Finally, we study how performance modelling and topology discovery can be associated to construct gridaware collective communications. Using the information from both performance models and network topology, we compare different communication scheduling heuristics present on the literature. We also propose new heuristics to schedule inter-cluster communications, taking into account the performance of each different cluster. These heuristics seem to be specially efficient when the number of interconnected clusters augments, a tendency for the next years
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Mello, Márcia Maria Lopes de. "Modernidade, colagem e tropicalidade: os hotéis de Morris Lapidus em Miami nos anos 1950". Universidade de São Paulo, 2018. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/16/16133/tde-16012019-092152/.

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Resumen
Genericamente, esta tese busca identificar a relação entre arquitetura e cultura de consumo, como definidora da identidade da arquitetura moderna de Miami no segundo pós-guerra. O conceito de cidade-balneário de Miami Beach foi transformado durante o decorrer da sua história. Os seus hotéis de inverno de meados da década de 1910 até 1945--destinados aos milionários associados à indústria automobilística--dão lugar a uma nova tipologia de hotel no pós-guerra, o hotelbalneário para a classe média norte-americana. Especificamente, este trabalho analisa os hotéis-balneários de Morris Lapidus (1902-2001) em Miami Beach na década de 1950, que definem a identidade da arquitetura moderna da cidade e que, por sua vez, caracterizam a sua própria imagem como cidade-balneário. A obra do setor da hospitalidade de Lapidus surge como informante de uma arquitetura com atenção máxima à escala humana do usuário. Suas lojas, construídas na época da Depressão, e seus hotéis do segundo pós-guerra, meticulosamente projetados para a classe média, surgem como veículos que contribuíram para a formação da cultura nacionalista, otimista e progressista, incentivada pelo governo federal de Franklin Roosevelt nesses períodos históricos. A histórica polêmica gerada sobre essa obra hoteleira de Lapidus, associada aos paradoxos presentes na composição arquitetônica de seus edifícios, está dividida entre a dogmática interpretação moderna do International Style e a leitura pós-moderna centrada na recuperação humanista. A narrativa da tese está fundamentada nessa polêmica cujo cerne está na questão sobre gosto e qualidade em arquitetura instigada por essa obra controversa. Este trabalho interpreta os paradoxos desses hotéis-balneários como uma metodologia de projeto de Lapidus, centrada na dialética de elementos de projeto contrastantes. Dessa dialética compositiva, nasce uma arquitetura híbrida, acessível à emergente classe-média, consumista e móvel, do pós-guerra. Esse hibridismo é estrategicamente elaborado como metodologia de projeto--uma colagem. A arquitetura como colagem nasce das escolhas de elementos extraídos de fontes diversas, que são apropriados e recriados pelo arquiteto. A diversidade de fontes de projeto advém da circulação de ideias--exposições, publicações e viagens. O apogeu da carreira de Lapidus é o hotel Fontainebleau (1954), o primeiro edifício do arquiteto de interiores que foi validado pelo seu conjunto de lojas da Main Street norte-americana. Os interiores derivam do método de projeto desenvolvido para as suas lojas, enquanto que a arquitetura do Fontainebleau descende da obra formativa de Oscar Niemeyer. A arquitetura moderna tropical do edifício contribuiu para a tipologia de hotel-balneário de Miami Beach no segundo pósguerra que, por sua vez, redefiniu o seu conceito de cidade-balneário. Após meio século, a arquitetura moderna hoteleira de Miami, originada com o Fontainebleau, está \"preservada\" sob a denominação Miami Modern-MiMo. No terceiro milênio, o MiMo, transformado em \"marca\" de consumo, é o veículo imobiliário da preservação da arquitetura moderna de Miami.
Generally, this dissertation aims at identifying the relationship between architecture and consumer culture, which defines the identity of Miami\'s modern architecture in the second post-war. The concept of Miami Beach as a seaside resort has been transformed throughout its history. Its winter hotels from the mid-1910s to 1945--intended for the auto industry millionaires--are replaced by a new typology of post-war hotel, the hotel-resort for the American middle class. Specifically, this work examines Morris Lapidus (1902-2001)\' hotel-resorts in Miami Beach in the 1950s, which define the identity of the city\'s modern architecture and which, in turn, characterizes the image of the city as a seaside resort. Lapidus\' hospitality industry work emerges as an informant of an architecture with maximum attention on the user\'s human scale. Its stores, built in the Depression era, and its post-war hotels for the middle class, both meticulously designed, have emerged as vehicles that contributed to the formation of the optimistic and progressive nationalist culture encouraged by the Franklin Roosevelt federal government in these historic periods. The historical polemic generated on such Lapidus\' hotel work, associated with the paradoxes present in the architectural design composition of its buildings, is divided between the dogmatic modern interpretation of the International Style and the postmodern review, centered on the rediscovery of humanism. The narrative of the thesis is based on this controversy, whose core is the question about taste and quality in architecture instigated by this controversial work. This work interprets the paradoxes of these hotel-resorts as a Lapidus\' design methodology, centered on the dialectic of contrasting design elements. From this compositional dialectic, a hybrid architecture is formed, accessible to the emerging middle-class, consumerist and mobile, of the second postwar. This hybridism is strategically planned as a design methodology--a collage. Architecture as collage is assembled from the choices of elements drawn from diverse sources, which are appropriated and recreated by the architect. The diversity of project sources comes from the circularity of ideas--exhibitions, publications, and travel. The heyday of Lapidus\' career as an architect is the Fontainebleau Hotel (1954), the first building by the then interior designer, who was validated by its collection of American Main Street stores designed during the Depression. The Fontainebleau Hotel interiors are derived from the design method developed for his stores, while its architecture descends from the formative work of the Brazilian architect Oscar Niemeyer. The tropical modern architecture of the Fontainebleau established the typology of the post-war Miami Beach hotel-resort, which in turn redefined its seaside resort concept. After half a century, Miami\'s modern hotel architecture, originated with the Fontainebleau Hotel, is \"preserved\" under the slogan Miami Modern-MiMo. In the third millennium, the MiMo, transformed into a consumer brand, is the real estate vehicle for the preservation of the modern architecture in Miami.
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SITZIA, FABIO. "Monitoraggio del degrado e conservazione del Patrimonio monumentale della Regione Sardegna attraverso caratterizzazione geochimica, petrofisica e micro-fotogrammetrica di superfici lapidee". Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2020. http://hdl.handle.net/11584/285249.

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Cultural Heritage of Sardinia (Italy) consists of a large number of historical monuments belonging to different cultures (e.g. Nuragic, Roman, Phoenician-Punic, Romanesque, Aragonese), from 1800 BC to 1700 AD. Some of these buildings, nowadays in a poor state of conservation, are subject to management and monitoring plans. In this research, four representative archaeological sites from Roman to Romanesque cultures are the topic of an in-depth study. The project focuses on ancient mortars, stones and paintings. An integrated and multi-scale approach proposed in this project, combines classical physical-mechanical, petrographic and geochemical investigations (archaeometry) with accelerate aging tests (AAT). Optical mineralogy observations (OM) on stones permit the rock classification and the identification of ancient supply quarries. In the case of marbles, the provenience of the rocks was established by cross-analysis OM and isotope-ratio 13C vs 18O. OM on mortars identifies the environment origin and typology of aggregates. Both mortars and stones are subject to physical-mechanical tests in order to obtain densities, porosities, imbibition and saturation indices, tensile and compressive strengths. In addition, the particle-size distribution (PSD) of mortar aggregates points out information about the production methodology. A XRPD diffraction associated with SEM-EDS and TGA-DSC analysis on mortar binders recognized alteration mineral phases and established the hydraulicity degree. In addition μXRD with associated μRaman spectroscopy and μFT-IR have been carried out on the fresco to characterize the pigments and their binder. By in-situ observations and digital image reconstruction, decay mapping of some building portion highlight the diverse alteration forms of the stone. Accelerated aging tests on samples with analogue lithology to the one used in the selected monument, try to reproduce these alteration forms in laboratory. The aging tests, conducted by climatic chambers, faithfully reproduce the temperature, humidity, capillary rising, CO2 air content and solar radiation of the environment context where the monuments are located. All macroscopic morphologic modifications have been represented before and after the aging tests by 3D photogrammetric modelling (online available). Furthermore, before, after and in some case during the aging tests, a wide series of physical-mechanical parameters (e.g. linear roughness, mass, color changes, mechanical strengths, densities, P ultrasonic speeds.) and chemical parameters (e.g. efflorescences characterization) have been evaluated. Traditional applied petrography approach allows to observe the actual decay state and accelerated aging tests predict the modalities of decay development in the future.
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Azerad, Patricia. "Le roman policier israélien : Batya Gour et Shulamit Lapid". Paris, INALCO, 2006. http://www.theses.fr/2006INAL0015.

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Hyppönen, P. P. (Panu-Pekka). "Salaria via usque ad lapidem XVIII:a reconstruction of the ancient road line between Porta Collina and the 18th milestone of the road". Master's thesis, University of Oulu, 2014. http://urn.fi/URN:NBN:fi:oulu-201404241310.

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Resumen
The main purpose of this thesis is to reconstruct the alignment of the ancient Via Salaria on the first 18 miles between the road’s starting point, Porta Collina in Rome, and the 18th milestone, which have both been found in situ. The main material for the research are the archaeological data related to the road context and the satellite images, in which the ancient road line is discernible from the surrounding terrain. At the same time this thesis is a methodological experiment as well as a proof of how usable the easily accessible satellite images in the platform of Google Earth are when studying ancient roads. On the first miles of the road the archaeological data is abundant, but it becomes scantier, when leaving the urban area of Rome. In the countryside the satellite images make an invaluable source of information for the research. By combining the data provided by archaeology and satellite images the ancient road line can be reconstructed with remarkable accuracy. This is demonstrated by the congruence of the finding place of the 18th milestone with the estimated position of the aforementioned stone on the road line proposed by this thesis. The congruence also gives support for the standard measure of c. 1478.5 m for the Roman mile
Tutkielman keskeisimpänä tarkoituksena on rekonstruoida Roomasta koilliseen Adrianmeren rannikolle kulkeneen muinaisen Via Salarian keisariaikainen tielinja tien 18 ensimmäisen roomalaisen mailin osalta. Lähtöpisteenä toimii Porta Collina, tien lähtöpiste Roomassa, ja päätepisteenä keisari Nervan ajalta peräisin oleva tien 18. mailipylväs, jotka molemmat on löydetty alkuperäisiltä sijaintipaikoiltaan. Pääasiallisena tutkimusmateriaalina ovat tiekontekstista kertova arkeologinen todistusaineisto sekä satelliittikuvat, joissa muinainen tielinja on nähtävissä muusta ympäristöstä erottuvana. Samalla tutkielma toimii metodologisena kokeena ja osoituksena siitä, kuinka nykyisin Google Earth -ohjelman kautta jokamiehen saatavilla olevasta satelliittikuvakokoelmasta on huomattavaa apua arkeologialle ja muinaisten tielinjojen tutkimiselle. Tiestä todistavaa arkeologista aineistoa on Rooman kaupunkialueelta löydetty runsaasti, mutta kauemmas maaseudulle mentäessä arkeologisen materiaalin määrä pienenee, kun taas satelliittikuvien tarjoama todistusaineisto nousee merkittävään asemaan. Näiden yhdessä tarjoaman tiedon avulla tielinja on rekonstruoitavissa hämmästyttävän tarkasti. Tästä osoituksena on tielinjarekonstruktion avulla lasketun 18. mailipylvään sijaintipaikan yhteneväisyys kyseisen mailipylvään löytöpaikan kanssa. Tämä puolestaan antaa tukea sille, että roomalaisen mailin mitta Via Salarialla on lähellä standardiksi katsottavaa 1478,5 metrin lukemaa
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