Literatura académica sobre el tema "La Domenica del Corriere"

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Artículos de revistas sobre el tema "La Domenica del Corriere"

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Ogliari, Elena. "“The Island without Peace” Reporting the Irish War of Independence in Corriere della Sera and La Domenica del Corriere". Studi irlandesi. A Journal of Irish Studies 12 (30 de junio de 2022): 129–47. http://dx.doi.org/10.36253/sijis-2239-3978-13744.

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Resumen
The article investigates the coverage of the War of Independence in the visual and textual materials of Corriere della Sera and La Domenica del Corriere to show why these publications kept a mildly pro-British stance on the conflict while voicing their concerns. These leading publications gave extensive coverage to the Irish struggle for national self-determination, in which members of the Sinn Féin party were depicted as a dangerous minority and Ireland was called “troubled” or “the island without peace”. My contention is that such representations were infl uenced by the editorial staff ’s fears about the contemporary Italian socio-political situation, nationally and internationally. Therefore, the articles and illustrations on the confl ict should be read not only within the framework of the periodicals’ usual concern for international politics, but also by considering the anxieties haunting the Italian intellectual elite at the time.
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Barsotti, Susanna. "About Antonio Rubino’s Viperetta: coming-of-age novel and “imagining machine”". Studi sulla Formazione/Open Journal of Education 25, n.º 2 (31 de diciembre de 2022): 99–111. http://dx.doi.org/10.36253/ssf-13962.

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Resumen
Antonio Rubino’s novel Viperetta (1919) is the mature work of an author already known in the context of children’s literature mainly for his activity as an illustrator for some covers of “Il giornalino della Domenica” and drawings for Andersen’s fairy tales and as a contributor to the “Corriere dei Piccoli”. In this context, Viperettaimmediately presents itself as an editorial object of particular cultural-historical interest, both because of the specific relationship that Rubino establishes between the textual part and the body of the images, and because it is presented as a coming-ofage novel, with a female protagonist, which, fitting into the tradition of the marvelous journey to the moon, takes on the contours of a rite of passage, turning the protagonist into a fairy-tale child. The article purports to emphasize these aspects, trying to show how Viperetta bases on these two elements the distinctive features of its originality and narrative power, still alive after more than a hundred years.
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Francalanci, Lucia. "Derivati dei nomi dei mesi (Gennaio)". XVI, 2021/1 (gennaio-marzo), n.º 1 (31 de enero de 2021): 41–46. http://dx.doi.org/10.35948/2532-9006/2021.5466.

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Resumen
Vista la frequenza con cui giungono al servizio di Consulenza linguistica quesiti riguardanti i derivati dei nomi dei mesi, la Redazione ha deciso di proporre ogni ultima domenica del mese una rubrica con la trattazione, il più possibile completa, dei derivati del nome del mese che si sta concludendo.
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Colao, Floriana. "La sovranità della Chiesa cattolica e lo Stato sovrano. Un campo di tensione dalla crisi dello Stato liberale ai Patti Lateranensi, con un epilogo nell'articolo 7 primo comma della Costituzione". Italian Review of Legal History, n.º 8 (21 de diciembre de 2022): 257–312. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/19255.

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Resumen
Il saggio ricostruisce la genesi della ‘Premessa’ al Trattato del Laterano del 1929, in cui le Due Alte Parti – governo italiano e Santa Sede, con le firme di Mussolini e del cardinale Gasparri – garantirono alla Chiesa «una sovranità indiscutibile pur nel campo internazionale». Da qui la «necessità di costituire, con particolari modalità, la Città del Vaticano […] con giurisdizione sovrana della Santa Sede», e l’art. 2, «l’Italia riconosce la sovranità della Santa Sede nel campo internazionale come attributo inerente alla sua natura, in conformità alla sua tradizione ed alle esigenze della sua missione». Il saggio considera che i giuristi – Vittorio Emanuele Orlando, che, da presidente del Consiglio nel maggio giugno 1919 tentò una trattativa con la Santa Sede per la risoluzione della Questione romana, e Amedeo Giannini, che tra i primi suggerì a Mussolini un «nuovo codice della legislazione ecclesiastica» – legarono la Conciliazione alla crisi dello Stato liberale ed al «regime diverso», insediatosi in Italia il 28 Ottobre 1922. Il saggio considera che già nel 1925 il guardasigilli Alfredo Rocco coglieva nelle ‘due sovranità’ una pietra d’inciampo nella costruzione dello Stato totalitario, anche se dichiarava di dover abbandonare l’«agnostico disinteresse del vecchio dottrinarismo liberale». Il saggio considera che Rocco rimase ai margini delle trattative con la Santa Sede, dal momento che metteva in guardia dal riconoscimento del «Pontefice sovrano, soggetto di diritto internazionale», e da «un altro Stato nello Stato», principio su cui convergevano giuristi quali Ruffini, Scaduto, Schiappoli, Orlando. Le trattative segrete furono affidate a Domenico Barone – consigliere di Stato, fiduciario del Duce – e Francesco Pacelli, avvocato concistoriale e fiduciario del cardinal Gasparri; la sovranità della Chiesa ed un suo ‘Stato’ appariva come la posta in gioco. Il saggio considera che la nascita dello Stato della Città del Vaticano complicava l’‘immagine’ del Regno d’Italia persona giuridica unitaria, ‘costruita’ dalla giuspubblicistica nazionale, difesa anche da Giovanni Gentile sul «Corriere della Sera». Mostra che il fascismo intese riconoscere il cattolicesimo «religione dominante dello Stato» per rafforzare la legge 13 Maggio 1871 n. 214, «sulle guarentigie pontificie e le relazioni fra Stato e Chiesa», che aveva previsto un favor religionis per la Chiesa cattolica. La Conciliazione risalta come l’approdo di un lungo processo storico, che offriva forma giuridica al ruolo che il cattolicesimo aveva e avrebbe rivestito per l’identità italiana; non a caso nel Marzo 1929 Agostino Gemelli celebrava una «nuova Italia riconciliata con la Chiesa e con sè stessa, con la propria storia e la propria bimillenaria civiltà». Il saggio mostra che la sovranità della Chiesa e lo Stato della Città del Vaticano furono molto discusse nel dibattito parlamentare sulla ratifica dei Patti firmati l’11 Febbraio 1929, con i toni duri di Mussolini, che definì la Chiesa «non sovrana e nemmeno libera». Rocco affermò che il «regime fascista» riconosceva «de iure» una sovranità «immutabile de facto»; rispondeva agli «improvvisati e non sinceri zelatori dello Stato sovrano, ma anticlericale», che «lo Stato è fascista, non abbandona parte alcuna della sua sovranità». Jemolo e Del Giudice – estimatori delle « nuove basi del diritto ecclesiastico – colsero il senso di questa «pace armata» tra governo e Santa Sede. Il saggio esamina l’ampio dibattito sulla «natura giuridica» della sovranità della Chiesa e sulla «statualità» dello Stato della Città del Vaticano, tra diritto pubblico, ecclesiastico, internazionale, teoria generale dello Stato. Coglie uno snodo nel pensiero di Santi Romano, indicato da Giuseppe Dossetti alla Costituente come assertore del «principio della pluralità degli ordinamenti giuridici». Il saggio esamina poi il confronto sullo Stato italiano come Stato confessionale, teoria sostenuta da Santi Romano, negata da Francesco Scaduto. Taluni – Calisse, Solmi, Checchini, Schiappoli – guardavano ai Patti Lateranensi come terreno del rafforzamento della sovranità dello Stato; Meacci scriveva di «Stato superconfessionale, cioè al di sopra di tutte le confessioni»; Piola e Del Giudice tematizzavano uno «Stato confessionista». Jemolo – che nel 1927 definiva la «sovranità della Chiesa questione forse insolubile» – affermava che, dopo gli Accordi, «il nostro Stato non sarà classificabile tra i Paesi separatisti, ma tra quelli confessionali». Il saggio esamina poi il dibattito sulla sovranità internazionale della Chiesa – discussa, tra gli altri, da Anzillotti, Diena, Morelli – a proposito della distinzione o unità tra la Santa Sede e lo Stato Città del Vaticano – prosecuzione dello Stato pontificio o «Stato nuovo» – e della titolarità della sovranità. Il saggio si sofferma poi sul dilemma di Ruffini, «ma cos’è precisamente questo Stato», analizzando uno degli ultimi scritti del maestro torinese, il pensiero di Orlando, Jemolo, Giannini, una monografia di Donato Donati e una di Mario Bracci, due dense «Lectures» di Mario Falco sul Vatican city, tenute ad Oxford, Ordinamento giuridico dello Stato della Città del Vaticano di Federico Cammeo, in cui assumeva particolare rilievo la «sovranità, esercitata dal Sommo Pontefice», per l’«importanza speciale» nei «rapporti con l’Italia». Quanto agli ecclesiasticisti, il saggio esamina le prospettive poi sviluppate nell’Assemblea Costituente, uno scritto del giovane Giuseppe Dossetti – docente alla Cattolica – sulla Chiesa come ordinamento giuridico primario, connotato da sovranità ed autonomia assoluta non solo in spiritualibus; le pagine di Jannaccone e D’Avack sulla «convergenza tra potestas ecclesiastica e sovranità dello Stato come coesistenza necessaria della Chiesa e dello Stato e delle relative potestà»; un ‘opuscolo’ di Jemolo «per la pace religiosa in Italia», che nel 1944 poneva la libertà come architrave di nuove relazioni tra Stato e Chiesa. Il saggio conclude il percorso della «parola sovranità» – così Aldo Moro all’Assemblea Costituente – nell’esame del sofferto approdo all’articolo 7 primo comma della Costituzione, con la questione definita da Orlando «zona infiammabile». Sull’‘antico’ statualismo liberale e sul ‘monismo giuridico’ si imponeva il romaniano pluralismo; Dossetti ricordava la «dottrina dell’ultimo trentennio contro la tesi esclusivista della statualità del diritto». Rispondeva alle obiezioni dei Cevolotto, Calamandrei, Croce, Orlando, Nenni, Basso in nome di un «dato storico», «la Chiesa cattolica […] ordinamento originario […] senza alcuna compressione della sovranità dello Stato». Quanto al discusso voto comunista a favore dell’art. 7 in nome della «pace religiosa», Togliatti ricordava anche le Dispense del 1912 di Ruffini – imparate negli anni universitari a Torino – a suo dire ispiratrici della «formulazione Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani». Tra continuità giuridiche e discontinuità politiche, il campo di tensione tra ‘le due sovranità’ si è rivelato uno degli elementi costitutivi dell’identità italiana, nel segnare la storia nazionale dei rapporti tra Stato e Chiesa dall’Italia liberale a quella fascista a quella repubblicana, in un prisma di temi-problemi, che ancora oggi ci interroga.
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Di Marco, Emanuele Michele. "La nuova traduzione in lingua Italiana del Messale Romano. L'Opportunità di celebrare al passo col tempo". Roczniki Teologiczne 68, n.º 5 (14 de julio de 2021): 55–73. http://dx.doi.org/10.18290/rt.21685-3.

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L'articolo parla della nuova traduzione del Messale Romano in lingua italiana. Alla prima domenica di Avvento del 2020 in tutte le comunità di lingua italiana sono entrate in vigore diverse novità: oltre ad una attualizzazione delle orazioni e dell'ordinario della Messa, si può notare una maggiore sensibilità al rapporto tempo / eternità.
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Minoliti, Nino. "Il «Corriere della sera» e il mal d'Africa. Il primo colonialismo italiano nelle pagine del quotidiano milanese: 1878-1896". STORIA IN LOMBARDIA, n.º 3 (marzo de 2011): 55–86. http://dx.doi.org/10.3280/sil2010-003003.

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Anche l'Italia, sul finire dell'Ottocento, venne attratta dalle sirene colonialiste. Il «Corriere della Sera» scelse subito la linea della prudenza: cosě, quando i nostri bersaglieri sbarcarono a Massaua nel febbraio del 1885, il quotidiano milanese si mostrň molto guardingo verso le scelte di politica coloniale del governo, né l'atteggiamento cambiň di fronte ad alcuni importanti successi militari. La disfatta di Adua del marzo 1896, confermň nel modo piů amaro e tragico gli ammonimenti dei suoi principali editorialisti Vico Mantegazza e Adolfo Rossi, capaci di raccontare con luciditŕ vicende che hanno segnato la storia del nostro paese.
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Botero G.,, J. Silvio. "El matrimonio nace... el Dos posiciones de cara matrimonio muere... al fracaso conyugal". Estudio Agustiniano 47, n.º 1 (5 de septiembre de 2021): 101–22. http://dx.doi.org/10.53111/estagus.v47i1.202.

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La reflexión sobre “El matrimonio nace... el matrimonio muere...” surgió del hecho de una confrontación entre la visión de Benedicto XVI y la postura de un diario italiano (II Corriere della Sera) respecto del matrimonio. La Iglesia Católica mira al matrimonio en el momento de su nacimiento, el Estado civil lo mira en su momento final. La Iglesia católica ha estado tradicionalmente de parte de la indisolubilidad del matrimonio, mientras que el derecho civil, en general, mira a la posibilidad del divorcio. Al intentar hoy resolver el conflicto, se presentan algunas alternativas nuevas que miran a la posibilidad de conciliar el derecho con la pastoral, especialmente en lo que respecta a la indisolubilidad del matrimonio.
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Carton, Jessy. "Goffredo Parise, ‘figlio del peccato’ senza Chiesa". Mnemosyne, n.º 8 (15 de octubre de 2018): 12. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i8.13903.

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Il contributo mira a chiarire le trasposizioni metaforiche dell’identità di figlio illegittimo nelle opere dello scrittore-giornalista Goffredo Parise (1929-1986). Questa condizione, considerata imbarazzante nel Veneto cattolico degli anni ’30, viene anche trasformata in una metafora con cui l’autore evidenzia la sua diversità nel campo letterario e intellettuale del secondo dopoguerra. Parise insinua per esempio che la sua identità di “figlio del peccato” gli impedisce di appartenere a una “Chiesa”, termine con cui si riferisce tanto alla religione cattolica quanto all’ideologia comunista, o asserisce di essere senza genealogia nella grande “famiglia” letteraria italiana. L’autoritratto parisiano come figlio di n.n. viene preso in esame nel bestseller Il prete bello, nel racconto incompiuto Arsenico e nel materiale raccolto negli Archivi Parise a Ponte di Piave e a Roma, che include articoli pubblicati sul “Corriere della Sera” e il romanzo inedito La Politica.
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Romoli, Francesca. "Lo Slovo o snjatii tela Christova s kresta di Kirill Turovskij: fonti bibliche, innografiche, patristiche e bizantine". Mediaevistik 31, n.º 1 (1 de enero de 2018): 153–84. http://dx.doi.org/10.3726/med.2018.1.09.

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Posti il legame con la liturgia e l’ispirazione patristica quali principi fondanti dell’omiletica di Kirill Turovskij (1130–1182, vescovo dal 1169) e suoi tratti di distinzione in seno alla predicazione slava orientale dei primi secoli (Romoli 2016c, 2017a-b, 2018, Romoli in stampa), il presente studio si propone di individuare le fonti bibliche, innografiche, patristiche e (medio-)bizantine dello Святого Кюрила мниха слово о сънятии тла Христова с креста, и о мюроносицах, от сказания евангельскааго, и похвала Иосифу, в недлю 3-юю по Пасц (Omelia del santo monaco Kirill sulla deposizione del corpo di Cristo dalla croce, e sulle mirrofore, dal racconto evangelico, ed encomio di Giuseppe, nella terza domenica di Pasqua), più comunemente noto come Slovo o snjatii tela Christova s kresta (Omelia sulla deposizione del corpo di Cristo dalla croce)1.
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Kluwak, Marek. "Znaczenie i ranga obchodzenia rocznicy poświęcenia kościoła w dniu dedykacji". Ruch Biblijny i Liturgiczny 59, n.º 4 (31 de diciembre de 2006): 307. http://dx.doi.org/10.21906/rbl.416.

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La solennità della Dedicazione della chiesa, secondo le norme liturgiche, dovrebbe essere celebrata nel giorno in cui si è svolta la celebrazione del rito stesso e non nell’ultima domenica di ottobre. La soprannominata regola riguarda le chiese di cui si conosce il giorno preciso della dedicazione.Per capire meglio il senso di questa solennità dobbiamo utilizzare i termini precisi e adeguati. Soprattutto bisogna evitare il termine errato “consacrazione”, usando la parola “dedicazione”.La celebrazione stessa dovrebbe svolgersi in modo solenne, con il complesso liturgico completo, con la processione eucaristica fuori la chiesa e con la manifestazione dei punti dell’unzione delle mura sulla chiesa.
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Tesis sobre el tema "La Domenica del Corriere"

1

Foni, Fabrizio. "" I lettori hanno bisogno di sale,di droghe,di eccitanti ". Nero, fantastico e bizzarrie varie nella Domenica del Corriere (1899-1909)". Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2606.

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Resumen
2006/2007
Per quanto riguarda il primo Novecento italiano, sulla scorta di quanto affermato da Calvino, la critica letteraria si è solitamente limitata ad esaminare una produzione fantastica di stampo «intellettuale», anziché «emozionale». In realtà, per il nostro paese, è proprio la nascita di svariate riviste di taglio popolare (e dalle larghe tirature) a contribuire alla diffusione d’un racconto fantastico finalizzato alla meraviglia o al raccapriccio del lettore. “La Domenica del Corriere”, oltre ad essere la più venduta, offre un perfetto esempio di come questo tipo di narrativa acquisti sempre più spazio, contribuendo alla creazione di una scuola di autori prolifici, seppur ai limiti del dilettantismo, e proponendo – spesso per la prima volta – le traduzioni a puntate dei romanzi esteri polizieschi, fantastici o semplicemente avventurosi più noti all’epoca. La citazione nel titolo riprende la risposta, all’interno dell’anonima rubrica “Piccola Posta”, fornita a un lettore che aveva inviato un racconto giudicato dalla redazione «troppo semplice». Il "sale", le "droghe", gli "eccitanti" su cui viene posto l’accento, ben esemplificano il favore accordato dalla testata alla narrativa di genere. È in questi anni che, all’interno dei giornali, il fantastico nostrano diviene una specifica e organizzata espressione della cultura di massa, e non una curiosa e occasionale presenza, e “La Domenica del Corriere” ne rappresenta senz’altro il modello più riuscito.
XX Ciclo
1980
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2

Manfren, Priscilla. "Niger alter ego: stereotipi e iconografie coloniali nell'Italia del Ventennio". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3424415.

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Resumen
This work collects and analyzes a large corpus of Italian sources, both visual and literary, having as subject the black populations of colonial Africa. The research investigates specifically the sources of the fascist period (1922-1943). It examines various kinds of images, such as works of art, graphic works in illustrated magazines, commercial art and illustrations for children, as well as many articles taken by old Italian magazines and newspapers. The work wants to frame the various sources critically and to outline the evolution of some stereotypes related to the black colonial population and produced by an Eurocentric point of view. The first chapter presents the methodology which has been used to set the work; the second one, instead, is divided into two sections: the one contextualizes the European art with exotic subject and, specifically, the Orientalism trend and some of its Italian members; the other is devoted to the presentation of the artistic debate related to the Italian colonial artworks of the fascist period. The third chapter, which is the core of the work, is divided into various sections, which analyze the different male and female stereotypes emerged from the observation of images and texts. The study takes account of some historical situations, such as the Italo-Ethiopian wars of the late nineteenth century and of the 1935-36 biennium, which contributed to the spread of many clichés and iconographies about the black populations. The research also offers information about many of the Italian artists mentioned: these notes are useful for the comprehension of the fascist colonial art, of its exhibitions and its protagonists. The last part of the work presents the bibliography, a selection of the artistic and ethnographic articles found during the researches and used in the work, and the catalogue of the illustrations, which consists in a selection of over eight hundred images.
Il presente lavoro è dedicato alla raccolta e all'€™analisi di un nutrito corpus di fonti visive e letterarie italiane, aventi come soggetto le popolazioni nere dell'€™Africa durante il periodo coloniale; l'arco cronologico indagato è, nello specifico, quello del Ventennio fascista (1922-1943). La ricerca prende in esame svariate tipologie di veicoli delle immagini, quali opere d'arte, riviste illustrate e grafica per l'infanzia, nonché numerosi articoli d'epoca tratti da riviste e quotidiani. Lo scopo del lavoro è quello di indagare le diverse modalità  di rappresentazione dell'alterità nera, al fine di mettere in luce i pregiudizi e gli stereotipi generati dalla visione eurocentrica. Prima di passare alla disamina dei diversi clichés emersi dall'insieme delle immagini reperite, il lavoro propone un capitolo introduttivo, dedicato a presentare la metodologia con la quale è stata impostata la ricerca. Il secondo capitolo è suddiviso in due sezioni, l'una rivolta alla contestualizzazione dell'€™arte a soggetto esotico, della corrente ottocentesca dell'€™Orientalismo e di alcuni suoi esponenti italiani, l'altra riservata alla presentazione del dibattito in merito all'arte a soggetto coloniale nell'ambito della critica d'€™arte del Ventennio. Il terzo capitolo, suddiviso anch'€™esso in diverse sezioni, analizza gli stereotipi maschili e femminili emersi dall'osservazione delle immagini e dalla lettura dei testi d'epoca, tenendo conto di alcuni particolari frangenti storici, quali le guerre italo-etiopiche del tardo Ottocento e del biennio 1935-36, che hanno contribuito alla diffusione di determinati soggetti e iconografie. Il lavoro propone, oltre all'analisi delle immagini, notizie in merito a molti degli artisti citati, utili per comprendere l'arte coloniale del periodo fascista e le vicende dei suoi protagonisti. Concludono il lavoro l'apparato bibliografico, una parte dello spoglio degli articoli d'epoca rintracciati, divisi in fonti a tema artistico e fonti a soggetto etnografico, e il catalogo delle illustrazioni, consistente in una selezione di oltre ottocento elementi.
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Ruccella, Loredana. "L’économiquement correct : analyse du discours euphémique sur la crise dans la presse française et italienne". Thesis, Paris 10, 2014. http://www.theses.fr/2014PA100033/document.

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Resumen
Notre recherche trouve sa raison d’être au cours de l’été 2007 lorsque le marché américain des prêts immobiliers hypothécaires - les désormais célèbres prêts subprimes, octroyés aux ménages en situation de difficulté financière et dont la capacité de remboursement était très faible, voire nulle - s’effondre en engendrant une crise très violente qui, en l’espace de quelques mois, s’étend au monde entier et frappe les secteurs les plus divers de la finance jusqu’à atteindre, comme il était prévisible, l’économie réelle. Confrontés à ces faits et inondés par une avalanche de mots identiques, de discours dangereusement uniformes, de solutions uniques étrangement partagées par tout le monde, nous avons été envahis par un sentiment de mécompréhension, de perplexité et de méfiance qui nous a incité à lire entre les lignes, à analyser, filtrer et interpréter l’information qui nous parvenait. Cette activité nous a permis de porter notre réflexion sur l’hypothèse que la presse diffuse un type de discours homogène, unique et standardisé se caractérisant par le recours à certaines techniques discursives permettant de soutenir le modèle économique néolibéral et d’orienter le lecteur vers une perception de la réalité économique façonnée à l’image de celui-ci. Nous appellerons ce discours, discours économiquement correct. Cette hypothèse sera vérifiée suite à l’analyse d’un ensemble d’articles issus des pages économiques de trois quotidiens français et de trois quotidiens italiens d’information générale et d’importance majeure : Le Monde, Libération, Le Figaro, La Stampa, La Repubblica et Il Corriere della Sera. Compte tenu de ces considérations, notre objectif sera celui d’analyser la manière dont la presse traite le problème de la crise et notre domaine de recherche sera celui des pages économiques de la presse générale ; nous serons donc confrontés à l’analyse d’un langage – ou plus exactement, d’un discours – de vulgarisation économique. Dans la première partie de notre travail – conçue comme un état des lieux de la problématique posée – nous introduirons les concepts clés de notre recherche. Nous approcherons donc ici les questions définitionnelles en proposant, dans un premier temps, une description historique retraçant les étapes principales du développement de l’euphémisme du Moyen Âge au XXIe siècle et, dans un deuxième temps, une réflexion autour du concept même d’euphémisme. Nous prêterons également attention à l’évolution du journalisme économique. La deuxième partie de notre travail fera donc l’objet d’une étude dont la problématique s’inscrit dans la volonté de préciser la nature du discours économiquement correct. La troisième partie de notre thèse se présentera comme une réflexion autour du caractère manipulatoire du discours économiquement correct.Dans la quatrième partie, nous élaborerons un outil lexicographique bilingue, répertoriant les substituts potentiellement euphémiques identifiés au cours de notre recherche
The aim of this work is to study the way in which the euphemization of economic speech, vulgarized by general press, supports the elaboration of a homogeneous and standardized speech characterized by the use of some speech techniques supporting neoliberalism. This speech will be called economically correct. This work is based upon a corpus consisting of a set of articles from the economic pages of the national French and Italian dailies Le Monde, Libération, Le Figaro, La Stampa, La Repubblica et Il Corriere della Sera
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FEDERICO, LUCA. "L'apprendistato letterario di Raffaele La Capria". Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2020. http://hdl.handle.net/11567/1005664.

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Superati «novant’anni d’impazienza» e dopo un lungo periodo votato all’autocommento e all’esplorazione delle proprie intenzioni, Raffaele La Capria ha raccolto le sue opere in due Meridiani curati da Silvio Perrella. La Capria ne ha celebrato l’uscita nella prolusione inaugurale di Salerno Letteratura, poi confluita nel breve autoritratto narrativo "Introduzione a me stesso" (2014). In questa sede, l’autore è tornato su alcuni punti essenziali della sua riflessione sulla scrittura, come la relazione, reciproca e ineludibile, fra tradizione e contemporaneità. All’epilogo del «romanzo involontario» di una vita, La Capria guarda retrospettivamente alla propria esperienza come ad un’autentica educazione intellettuale. Perciò, muovendo da un’intervista inedita del 2015, riportata integralmente in appendice, la tesi ha l’obiettivo di ricostruire l’apprendistato letterario di La Capria dai primi anni Trenta, quando l’autore ancora frequentava il ginnasio, fino all’inizio dei Sessanta, quando ottenne il premio che ne avrebbe assicurato il successo. Il percorso, che riesamina l’intera bibliografia lacapriana nella sua varietà e nella sua stratificazione, si articola in una serie di fasi interdipendenti: la partecipazione indiretta alle iniziative dei GUF (intorno alle riviste «IX maggio» e «Pattuglia»); l’incursione nel giornalismo e l’impegno culturale nell’immediato dopoguerra (sulle pagine di «Latitudine» e di «SUD»); l’attività di traduttore dal francese e dall’inglese (da André Gide a T.S. Eliot); l’impiego alla RAI come autore e conduttore radiofonico (con trasmissioni dedicate a Orwell, Stevenson, Saroyan e Faulkner); la collaborazione con «Il Gatto Selvatico», la rivista dell’ENI voluta da Enrico Mattei e diretta da Attilio Bertolucci; e le vicende editoriali dei suoi primi due romanzi, “Un giorno d’impazienza” (1952) e “Ferito a morte” (1961), fino alla conquista dello Strega. La rilettura dell’opera di uno scrittore semi-autobiografico come La Capria, attraverso il costante riscontro di fonti giornalistiche, testimonianze epistolari e documenti d’archivio che avvalorano e occasionalmente smentiscono la sua versione dei fatti, diventa allora un’occasione per immergersi nella sua mitografia personale e avventurarsi in territori finora poco esplorati: come la ricostruzione del suo profilo culturale, a partire dal milieu in cui La Capria vive e opera, o l’incidenza delle letture e delle esperienze giovanili sulla sua prassi letteraria.
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Manfren, Priscilla. "Niger alter ego: stereotipi e iconografie coloniali nell'Italia del Ventennio". Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3341347.

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Resumen
Il presente lavoro è dedicato alla raccolta e all'analisi di un nutrito corpus di fonti visive e letterarie italiane, aventi come soggetto le popolazioni nere dell’Africa durante il periodo coloniale; l’arco cronologico indagato è, nello specifico, quello del Ventennio fascista (1922-1943). La ricerca prende in esame svariate tipologie di veicoli delle immagini, quali opere d’arte, riviste illustrate e grafica per l’infanzia, nonché numerosi articoli d’epoca tratti da riviste e quotidiani. Lo scopo del lavoro è quello di indagare le diverse modalità di rappresentazione dell’alterità nera, al fine di mettere in luce i pregiudizi e gli stereotipi generati dalla visione eurocentrica. Prima di passare alla disamina dei diversi cliché emersi dal corpus delle immagini reperite, il lavoro propone un primo capitolo introduttivo, dedicato a presentare la metodologia con la quale è stata impostata la ricerca. Il secondo capitolo è suddiviso in due sezioni, l’una rivolta alla contestualizzazione dell’arte a soggetto esotico, della corrente ottocentesca dell’Orientalismo e di alcuni suoi esponenti italiani, l’altra riservata alla presentazione del dibattito in merito all'arte a soggetto coloniale nell'ambito della critica d’arte del Ventennio. Il terzo capitolo, suddiviso anch’esso in diverse sezioni, analizza gli stereotipi maschili e femminili emersi dall'osservazione delle immagini e dalla lettura dei testi d’epoca, tenendo conto di alcuni particolari frangenti storici, quali le guerre italo –etiopiche del tardo Ottocento e del biennio 1935-36, che hanno contribuito alla diffusione di determinati cliché e iconografie. Il lavoro inoltre propone, a margine dell’analisi delle immagini, notizie in merito a molti degli artisti citati, utili per comprendere il contesto e le vicende dell’arte coloniale del periodo fascista e dei suoi protagonisti. Concludono il lavoro l’apparato bibliografico, una selezione degli articoli d’epoca rintracciati, divisi in fonti a tema artistico e fonti a soggetto etnografico, e il catalogo delle illustrazioni, consistente in una selezione di oltre ottocento elementi.
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SBARBATI, Claudia. "LE STRAGI E LO STATO. NARRAZIONI SU CARTA DELLO STRAGISMO ITALIANO:CRONACA, MEMORIA E STORIA". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251127.

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Resumen
Oggetto del presente studio è la narrazione pubblica delle stragi degli anni Settanta, realizzata attraverso il filtro della carta stampata di ieri e di oggi. In particolare, le stragi delle quali è stato ricostruito il pubblico racconto sono quelle di Milano (12 dicembre 1969), di Brescia (28 maggio 1974) e di Bologna (2 agosto 1980). L’interesse di ricerca è nato dalla percezione di un vuoto storiografico rispetto all’“impressione di realtà” - quindi all’immaginario - che nel corso dei decenni quotidiani e periodici nazionali hanno edificato riguardo allo stragismo neofascista. In generale, l’eversione di destra – seppur oggetto di preziosi studi - è stata meno analizzata rispetto a quella di sinistra e quello che è divenuto il cosiddetto “caso Moro”, perché sovente stigmatizzata come subalterna allo Stato e quindi priva di una sua dimensione particolare. È esattamente in questo spazio che la ricerca s’inserisce, guardando alla storia d’Italia attraverso l’interpretazione dello stragismo offerta dall’informazione a stampa. La scelta della fonte giornalistica come fonte storica per analizzare le categorie interpretative e i quadri di riferimento messi a disposizione dell’opinione pubblica, ha richiesto di tenere in considerazione gli elementi distintivi del giornalismo italiano e i suoi rapporti con il contesto politico nazionale coevo alle stragi, con attenzione anche per i cambiamenti occorsi nel tempo nel mondo dell’informazione e nel panorama internazionale, definendo un arco temporale che dal 1969 giunge sino al 2017. Inoltre, gli scenari politici sovranazionali della Guerra Fredda sono costantemente richiamati in virtù dell’intima connessione fra eversione di destra, forze dell’ordine e servizi di sicurezza italiani da un lato, ed equilibri geopolitici internazionali dall’altro. Si è scelto di attingere a numerose testate nazionali per dare conto delle diverse linee editoriali, delle molteplici caratterizzazioni politiche delle stesse, dei differenti stili comunicativi e della pluralità di lettori cui ogni quotidiano o periodico è destinato. Fra gli archivi storici più attenzionati emergono quelli del “Corriere della Sera”, “La Stampa”,“la Repubblica”, “L’Unità”, “Il Giorno”, “La Notte”, “La Nazione”, “L’Avanti!”, “il Manifesto”, “Lotta Continua”, “Umanità Nova”, “Il Popolo”, “il Secolo d’Italia”, “Candido” e “il Borghese”. A ogni strage è stato dedicato uno specifico capitolo in cui sono introdotti i fatti e gli esiti giudiziari, analizzate le prime reazioni della stampa, ricostruiti gli anni dei processi e la ricezione delle sentenze, sino a riproporre l’eco pubblica delle opere che nel corso dei decenni sono intervenute sul tema. Gli articoli di cronaca e gli editoriali di approfondimento analizzati permettono di vagliare la riproposizione su carta delle versioni ufficiali delle forze dell’ordine, della magistratura e della politica; le memorie dei protagonisti degli eventi e l’analisi offerta dagli opinion makers che di volta in volta hanno raccontato le stragi dell’Italia repubblicana (giornalisti, storici, magistrati, scienziati sociali). L’ultimo capitolo è stato invece dedicato al problema della Memoria e dei suoi rapporti con la Storia, analizzando la produzione memorialistica degli ex terroristi, delle vittime di prima, seconda e terza generazione, sino al tema della riconciliazione e della pacificazione. Si è dunque ricostruito il dibattito sviluppatosi “a caldo” ed “ex post”, nella consapevolezza che l’informazione e la comunicazione pubblica della Storia sono fondamentali per la storicizzazione del passato traumatico della Nazione.
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Libros sobre el tema "La Domenica del Corriere"

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Giovanna, Ginex, Fondazione Corriere della Sera y Palazzo reale di Milano, eds. La Domenica del Corriere: Il Novecento illustrato. Milano: Skira, 2007.

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2

Alberto, Manodori, Museo storico navale di Venezia (Italy) y Circolo nautico generali, eds. Venezia illustrata: Venezia nelle tavole della Domenica del Corriere. [Italy: s.n., 2004.

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3

Piccoli mostri crescono: Nero, fantastico e bizzarrie varie nella prima annata de "La domenica del Corriere" (1899). [Ozzano dell'Emilia, Italy]: Perdisa pop, 2010.

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4

Il giornale come cura: Medicina e sanità nelle pagine della "Domenica del Corriere" dalle origini alla Grande Guerra. Roma: Aracne editrice S.r.l., 2014.

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5

Diluincis, Marianna. Romanzi racconti poesie drammi nelle edizioni del Corriere della sera 1876-1918. Pontassieve (Firenze): Pirani bibliografica, 2003.

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Diluincis, Marianna. Romanzi racconti poesie drammi nelle edizioni del Corriere della sera, 1876-1918. Pontassieve (Firenze): Pirani bibliografica, 2003.

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7

1871-1945, Beltrame Achille, ed. La "Domenica del Corriere" va alla guerra: Il 1915-18 nelle tavole di Achille Beltrame. Udine: P. Gaspari, 2012.

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8

La Domenica del Corriere alla Grande Guerra degli altri: I disegni a colori di Achille Beltrame (Giugno 1914-Maggio 1915). Udine: Gaspari, 2015.

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9

Il baco del Corriere. Milano: Feltrinelli, 2006.

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10

La storia del "Corriere del Ticino". Muzzano: San Giorgio, 2003.

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Capítulos de libros sobre el tema "La Domenica del Corriere"

1

Milani, Ernesto R. "II Corriere del Pomeriggio of the Gruppo Lonatese of San Rafael, Marin County, California". En Oral History, Oral Culture, and Italian Americans, 41–53. New York: Palgrave Macmillan US, 2009. http://dx.doi.org/10.1057/9780230101395_4.

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