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1

Esposito, Diego. "Il dibattito critico sulla scultura contemporanea in Italia (1960 – 2010)". Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2014. http://hdl.handle.net/10556/1869.

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Resumen
2011-2012
Intorno agli anni Sessanta in Italia la ricerca sulla scultura si rinnova, sperimentando nuove e inaspettate relazione con lo spazio circostante con l’intenzione di stabilire col pubblico un diretto e più intimo dialogo. Lontana ormai dalla distinzione del piedistallo, la scultura cerca un rapporto più serrato e complice con l’ambiente, abbattendo ogni separazione tra luogo aulico dell’arte e spazio comune della vita. In questa nuova prospettiva, la scultura rifiuta la “figuratività” e la “verticalità”, che da sempre la connotano e mette in discussione le tecniche e i materiali tradizionali. Si assiste così al tramonto dell’intaglio e della modellatura a favore della sperimentazione di nuovi processi costruttivi, di procedimenti, come l’accumulo o l’assemblaggio, che non richiedono una particolare manualità; contestualmente, si assiste al rifiuto delle materie tradizionali della scultura sostituite, o, talvolta, affiancate, da materiali di origine industriale o da elementi prelevati dalla natura. La scultura intraprende dunque un radicale processo di rinnovamento estetico la conduce verso territori linguistici i cui confini appaiono sfumati, tanto poco decodificabili che la scultura è, a detta di Meneguzzo, “oggi la disciplina più difficile da definire” [a cura dell'autore]
XI n.s.
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2

Marino, Andrea. "Forza Italia. Nascita, evoluzione e sviluppo del centro destra italiano (1993-2001)". Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2012. http://hdl.handle.net/10556/357.

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Resumen
2010 - 2011
Nel 1994 culminò la crisi del sistema politico e si aprì una nuova fase della democrazia in Italia. Nelle elezioni di marzo vinse il Polo delle Libertà. Forza Italia ottenendo il 21 per cento ed otto milioni di voti divenne il primo partito in Italia. Il suo leader, Silvio Berlusconi, veniva nominato presidente del Consiglio. Dopo cinquanta anni di sostanziale immobilità del sistema politico a guidare l’esecutivo ci sarebbe stato un partito nato solo pochi mesi prima. La crisi del biennio 1992-93 aveva portato al dissolvimento delle forze politiche che avevano guidato l’Italia dal postfascismo. L’alleanza di pentapartito che aveva retto le redini del governo nell’ultimo decennio semplicemente non esisteva più. Compariva Forza Italia, il movimento attorno al quale, Silvio Berlusconi, aveva costruito la coalizione che aveva sconfitto l’alleanza di sinistra. Nei suoi quattordici anni di vita, Forza Italia, ha rappresentato la novità più consistente del quadro politico scaturito dopo la crisi e la fine della «Prima repubblica». Berlusconi è stato due volte presidente del Consiglio e il suo partito ha avuto sempre risultati elettorali eccellenti, radicandosi, con il passare del tempo, sul territorio, con migliaia di militanti ed amministratori. Elettoralmente Forza Italia ereditò, come è emerso dalle ricerche sui flussi elettorali, sempre con maggiore consistenza, il voto moderato e il radicamento territoriale che fu del pentapartito. A cui poi seguì anche un trasferimento dei gruppi dirigenti della vecchia maggioranza di governo. Partito in sordina, in periferia, attraverso le elezioni amministrative, è poi diventato un fenomeno rilevante anche a livello nazionale, soprattutto dopo il 2001. Nel contempo molti dirigenti nazionali artefici della “rivoluzione del ‘94” invece, seguendo il percorso inverso, tornarono in provincia come sindaci e governatori... [a cura dell'autore]
X n.s.
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3

Meloni, Costanza <1988&gt. "Fondazioni private di arte contemporanea in Italia e negli Stati Uniti". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2408.

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4

Casini, Valentina <1981&gt. "Sinistra extraparlamentare e Partito comunista in italia 1968-1976". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7070/1/AMS_TESI.pdf.

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Resumen
La ricerca affronta il rapporto tra il Partito comunista italiano e le organizzazioni della sinistra extraparlamentare nate nel biennio 1968-1969. Sulla base di documentazione d’archivio e fonti a stampa, vengono ricostruite ed analizzate le relazioni tra questi due soggetti nel periodo compreso tra la fine degli anni Sessanta e la metà del decennio successivo, quando i principali gruppi politici della sinistra extraparlamentare si dotarono di una struttura organizzativa più stabile che segnava una discontinuità con l’esperienza precedente. Nel corso della prima metà degli anni Settanta, i rapporti tra il PCI e queste organizzazioni furono complessi e talvolta contraddittori. Il conflitto si consumò prevalentemente sulla reciproca pretesa di possedere l’esclusiva rappresentanza politica del fermento sociale che attraversava il paese in quegli anni: il PCI rappresentando se stesso come l’unica forza politica capace di mediare tra movimenti sociali e istituzioni; i gruppi della sinistra parlamentare come «avanguardie» di un irrealizzabile progetto «rivoluzionario».
The aim of the research is to reconstruct and interpret the relationship between the Italian Communist Party and the Radical Left-Wing Groups in Italy from 1969 to 1976. Based on researches in the archives of the Italian Communist Party, Ministry of Interior and small archives that conserve unpublished documents of the groups, the paper will focus on the constant attention and monitoring that the Italian Communist Party addressed to the extreme left groups and on how those political organizations have been changed their approach and strategy toward the PCI during this period. During the first half of the Seventies, the relationship between the PCI and these organizations were complex and sometimes contradictory. The conflict was consumed mainly on the mutual claim to possess the exclusive political representation of the social unrest that crossed the country in those years: the PCI representing himself as the only political force capable of mediating between social movements and institutions; the Radical Left-Wing Groups as «avant-garde» of a unfeasible «revolutionary» project.
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Casini, Valentina <1981&gt. "Sinistra extraparlamentare e Partito comunista in italia 1968-1976". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7070/.

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La ricerca affronta il rapporto tra il Partito comunista italiano e le organizzazioni della sinistra extraparlamentare nate nel biennio 1968-1969. Sulla base di documentazione d’archivio e fonti a stampa, vengono ricostruite ed analizzate le relazioni tra questi due soggetti nel periodo compreso tra la fine degli anni Sessanta e la metà del decennio successivo, quando i principali gruppi politici della sinistra extraparlamentare si dotarono di una struttura organizzativa più stabile che segnava una discontinuità con l’esperienza precedente. Nel corso della prima metà degli anni Settanta, i rapporti tra il PCI e queste organizzazioni furono complessi e talvolta contraddittori. Il conflitto si consumò prevalentemente sulla reciproca pretesa di possedere l’esclusiva rappresentanza politica del fermento sociale che attraversava il paese in quegli anni: il PCI rappresentando se stesso come l’unica forza politica capace di mediare tra movimenti sociali e istituzioni; i gruppi della sinistra parlamentare come «avanguardie» di un irrealizzabile progetto «rivoluzionario».
The aim of the research is to reconstruct and interpret the relationship between the Italian Communist Party and the Radical Left-Wing Groups in Italy from 1969 to 1976. Based on researches in the archives of the Italian Communist Party, Ministry of Interior and small archives that conserve unpublished documents of the groups, the paper will focus on the constant attention and monitoring that the Italian Communist Party addressed to the extreme left groups and on how those political organizations have been changed their approach and strategy toward the PCI during this period. During the first half of the Seventies, the relationship between the PCI and these organizations were complex and sometimes contradictory. The conflict was consumed mainly on the mutual claim to possess the exclusive political representation of the social unrest that crossed the country in those years: the PCI representing himself as the only political force capable of mediating between social movements and institutions; the Radical Left-Wing Groups as «avant-garde» of a unfeasible «revolutionary» project.
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Fameli, Pasquale <1986&gt. "Le poetiche del comportamento in Italia negli anni Settanta". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amsdottorato.unibo.it/8607/1/FAMELI%20Pasquale%20-%20Tesi%20Dottorato.pdf.

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Resumen
Questo studio offre una panoramica comparata delle poetiche comportamentiste sorte in Italia tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta. Una tale impresa non può che partire da un attento riesame del paradigma critico dell’Arte Povera, messo a punto da Germano Celant tra il 1967 e il 1971, sia per il ruolo di assoluta centralità che essa ha rivestito in quel periodo sia per l’importanza storica gradualmente conquistata negli ultimi decenni attraverso grandi mostre in gallerie e musei italiani e internazionali di elevato prestigio. A fronte della visione “ristretta” che il monopolio poverista offre oggi di quella fertile stagione, intendiamo offrire una visione più ampia e sistematica che ponga in primo piano i valori e la varietà delle poetiche rispetto ai settarismi della critica militante di allora che, ancora oggi, influenzano e condizionano la critica storiografica. Da questa revisione si passa al recupero di esperienze che hanno costeggiato e anticipato le soluzioni dell’Arte Povera. Si prendono perciò in esame le esperienze antiform e performative di Eliseo Mattiacci e di Paolo Icaro, nonché quelle di altre personalità autonome attive sul territorio italiano come Claudio Cintoli, Mario Nanni, Hidetoshi Nagasawa e Germano Olivotto, ricostruendo inoltre la situazione dello Studio Bentivoglio di Bologna. Un’indagine a tutto campo sulle poetiche comportamentiste italiane permette infine di individuare tipologie operative condivise indirizzate oltre i riduzionismi dell’Arte Povera: l’uso processuale e relazionale del medium fotografico con Franco Vaccari, Luca Patella, Aldo Tagliaferro, Adriano Altamira, Ugo Mulas e altri; l’uso immaginifico-simbolico del linguaggio con Vincenzo Agnetti, Emilio Isgrò, Ketty La Rocca, Maurizio Nannucci, Bruno Di Bello e altri, la materializzazione performativa dell’immaginario da parte di Giuseppe Desiato, Fabio Mauri, Luigi Ontani, Cioni Carpi, Michele Zaza e le “mitologie individuali” di Gino De Dominicis, Vettor Pisani e Claudio Parmiggiani.
This study offers a comparative overview of the poetics of Comportamento [behavior] that arose in Italy in the late 1960s and early 1970s. Such a feat can only start from a careful reexamination of the critical paradigm of Arte Povera, developed by Germano Celant between 1967 and 1971, both for the role of absolute centrality that it has played in that period and for the historical importance gradually conquered in the last decades through large exhibitions in high-prestige Italian and international galleries and museums. Faced with the "restricted" vision that the poverista critics monopoly offers today of that fertile season, we intend to offer a broader and more systematic vision that focuses on the values ​​and variety of poetics compared to the sectarianism of the militant criticism of the time that, even today, influence and condition historiographic criticism. From this review we move on to the recovery of experiences that have skirted and anticipated the solutions of Arte Povera. We therefore examine the antiform and performative experiences of Eliseo Mattiacci and Paolo Icaro, as well as those of other autonomous personalities active in Italy such as Claudio Cintoli, Mario Nanni, Hidetoshi Nagasawa and Germano Olivotto, also reconstructing the situation of the Bentivoglio Studio in Bologna. An all-encompassing survey on Italian behavioral poetics finally allows us to identify shared operative typologies that go beyond the reductionism of Arte Povera: the processual and relational use of the photographic medium with Franco Vaccari, Luca Patella, Aldo Tagliaferro, Adriano Altamira, Ugo Mulas and others; the imaginative-symbolic use of language with Vincenzo Agnetti, Emilio Isgrò, Ketty La Rocca, Maurizio Nannucci, Bruno Di Bello and others, the performative materialization of the imaginary by Giuseppe Desiato, Fabio Mauri, Luigi Ontani, Cioni Carpi, Michele Zaza and the "individual mythologies" of Gino De Dominicis, Vettor Pisani and Claudio Parmiggiani.
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7

Bullo, Eleonora <1985&gt. "La fotografia sportiva in Italia: dal Fascismo ad oggi". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3512.

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La tesi analizza le finalità che la fotografia sportiva ha avuto in Italia. Il primo capitolo serve ad individuare quali siano stati gli sviluppi a livello internazionale delle tecniche ed espressioni che hanno contribuito al nascere di questa disciplina. La seconda parte, invece, tende a dimostrare come, in Italia, la fotografia di sport sia stata utilizzata, in epoca fascista, a fini propagandistici e dal secondo dopoguerra in poi, a seguito del boom fotogiornalistico, come sostegno visivo alle cronache di avvenimenti sportivi e come veicolo pubblicitario.
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Soares, dos Santos Jacia Maria <1979&gt. "Il malessere docente nella scuola contemporanea : uno studio tra Brasile e Italia". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/10260.

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Questa ricerca, di natura qualitativa, ha come focus lo studio del malessere docente nella scuola contemporanea, un tema antico, ma che oggi assume caratteristiche diverse rispetto al passato. La ricercatrice ha unito le proprie conoscenze del contesto brasiliano, dove ha lavorato sia come insegnante, sia nel campo della gestione delle politiche pubbliche per l’Educazione, e quelle recentemente acquisite in Italia, per studiare il tema in ambito scolastico nei due Paesi sopraindicati. L’obiettivo è stato quello di indagare i fattori che portano gli insegnanti italiani e brasiliani a sperimentare il malessere nei due differenti contesti, cercando di comprendere il problema dal punto di vista di chi lo vive, ovvero, gli insegnanti stessi. L’ipotesi sostiene che il malessere docente, più che frutto dalle cattive condizioni di lavoro, come ad esempio la bassa rimunerazione o l’eccesso di compiti, sia risultato dell’insicurezza del docente nel far fronte alle nuove esigenze della scuola. Il malessere si rivelerebbe, pertanto, come conseguenza della paura del fallimento espressa dai docenti. Paura di essere considerati inadeguati di fronte alle nuove richieste della scuola, in un momento in cui non è più sufficiente possedere le conoscenze da trasmettere, in quanto oggi ai docenti viene richiesto di svillupare negli alunni i processi cognitivi, mentali, relazionali, emotivi, ecc. Negli ultimi vent’anni, gli studi sul malessere docente si sono diffusi in molti Paesi ocidentali. Tuttavia, la maggior parte di essi è dedicata ai docenti della scuola media e superiore, considerati come più suscettibili al malessere e allo sviluppo di malattie correlate al lavoro, dovute ai problemi da affrontare, tra cui: indisciplina degli adolescenti e giovani, ritenuti molto più ribelli comparati ai bambini; difficoltà nello stabilire partnership, data la frammentazione delle discipline che contribuisce alla chiusura dei docenti nel proprio campo specifico; assenza di collaborazione delle famiglie che, gradualmente, tendono ad allontanarsi dalla vita scolastica dei figli, ecc. In questo studio, tuttavia, l’interesse principale ricade sulla scuola primaria, dove il problema, anche se presentando con minore intensità, influenza quotidianamente le prestazioni dei docenti. I partecipanti alla ricerca sono, pertanto, maestri delle scuole pubbliche brasiliane e italiane, che volontariamente hanno accettato di collaborare. Gli strumenti metodologici consistono nella realizzazione di interviste semi-strutturate, sottoposte a tecniche di analisi del contenuto. L’analisi dei dati ha dimostrato che la complessità dei compiti a cui devono rispondere i docenti, abbinati al basso ritorno, non solo in termini economici, ma anche in termini di fiducia, di collaborazione, di investimenti, fa sì che l’insegnamento, gradualmente, diventi insopportabile per alcuni giovani insegnanti, con alte aspettative lavorative. In questo senso, il gruppo di maestre brasiliane, essendo più giovane di quello italiano, ha dimostrato un livello di insoddisfazione e di malessere molto più elevato. Ad eccezione di questa particolarità, i due gruppi di insegnanti hanno lamentato problemi piuttosto simili, denunciando il malessere docente come una caratteristica comune della scuola moderna, diffusa nei più diversi Paesi, indipendentemente del livello di sviluppo e dei problemi ancora presentati dal sistema scolastico.
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Pizzato, Fedra Alessandra <1984&gt. "Fossili della nazione : paleontologia, antropologia e nazionalismo in Italia (1871-1915)". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8836.

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L’obiettivo generale della tesi è analizzare i rapporti tra paletnologia e antropologia e il nation building process italiano tra 1871 e 1915. Per fare questo il lavoro si è svolto su due fronti, corrispondenti a due parti della tesi. Una prima parte dedicata alle strategie di autopromozione degli scienziati e alla costruzione di diverse teorie sulle origini nazionali e alle relazioni che intercorrevano tra queste e diverse anime del nazionalismo italiano. I casi di studio analizzati in questa sezione sono in particolare quelli delle figure e delle opere di Giuseppe Sergi e Luigi Pigorini. Una seconda parte della tesi è invece dedicata alla divulgazione di tali idee e ad alcune significative modalità di interazione tra mondo scientifico, società e politica. In questa prospettiva si affrontano alcune questioni relative alla nascita dei musei nazionali e locali; si riflette sul tema dell’associazionismo borghese; si discute il problema del Trentino e della definizione dei confini nazionali dal punto di vista degli scienziati.
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POLA, FRANCESCA. "MITICO PLASTICO MAGICO. Italia e Germania 1918-1925. Episodi e figure di un dialogo artistico". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/218.

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Resumen
La ricerca ha individuato come elemento specifico d'interesse la ricostruzione storico-critica delle relazioni artistiche tra Italia e Germania, nel periodo compreso tra il 1918 e il 1925, nel corso del quale sono stati riscontrati gli episodi più rilevanti e i momenti originanti di sviluppi significativi per gli artisti, i galleristi e gli intellettuali coinvolti in queste relazioni. La ricostruzione storica delle vicende espositive, bibliografiche, documentarie, che hanno costituito il tessuto attraverso il quale si sono sviluppati e intrecciati i percorsi dei due ambiti culturali, è stata arricchita dall'individuazione e dall'approfondimento di alcuni aspetti e tematiche che si sono riconosciuti come ricorrenti e fondanti il dialogo artistico tra Italia e Germania nel corso del periodo preso in esame. Il primo capitolo si concentra sul quadro di riferimento storico-critico e sulle figure di mediatori che ne hanno permesso gli scambi, mentre il secondo sull'ambito delle relazioni tra Valori Plastici e la Germania. Il terzo capitolo ricostruisce le vicende di alcuni artisti tedeschi che nel periodo in questione soggiornano in Italia (Georg Schrimpf, Carlo Mense, Alexander Kanoldt, Christian Schad). L'ultimo capitolo accenna invece ad alcune ipotesi di analisi comparativa, che testimoniano del comune terreno di ricerca.
This research has been considering as a specific element of interest the historical-critical reconstruction of the artistic relationships between Italy and Germany in the period 1918-1925. During these years, it has recognized the most relevant episodes and the originating moments for meaningful developments in the following decades, for artists, galleries, intellectuals involved in these relationships. The historical reconstruction of exhibitions, publications, documents, which determined the environment for the courses of the two cultural surroundings to develop and intertwine, has been enriched by the identification and study of some aspects and themes recognized as recurring and founding for the artistic dialogue between Italy and Germany in the analyzed period. The first chapter focuses on the historical-critical frame of reference and on the figures of mediators who allowed these exchanges, while the second concentrates on the relationships between Valori Plastici and Germany. The third chapter reconstructs the Italian stays of some German artist who reside in Italy during this period (Georg Schrimpf, Carlo Mense, Alexander Kanoldt, Christian Schad). The last chapter proposes some hypotheses for comparative analysis, that testify the common ground of research.
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POLA, FRANCESCA. "MITICO PLASTICO MAGICO. Italia e Germania 1918-1925. Episodi e figure di un dialogo artistico". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/218.

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La ricerca ha individuato come elemento specifico d'interesse la ricostruzione storico-critica delle relazioni artistiche tra Italia e Germania, nel periodo compreso tra il 1918 e il 1925, nel corso del quale sono stati riscontrati gli episodi più rilevanti e i momenti originanti di sviluppi significativi per gli artisti, i galleristi e gli intellettuali coinvolti in queste relazioni. La ricostruzione storica delle vicende espositive, bibliografiche, documentarie, che hanno costituito il tessuto attraverso il quale si sono sviluppati e intrecciati i percorsi dei due ambiti culturali, è stata arricchita dall'individuazione e dall'approfondimento di alcuni aspetti e tematiche che si sono riconosciuti come ricorrenti e fondanti il dialogo artistico tra Italia e Germania nel corso del periodo preso in esame. Il primo capitolo si concentra sul quadro di riferimento storico-critico e sulle figure di mediatori che ne hanno permesso gli scambi, mentre il secondo sull'ambito delle relazioni tra Valori Plastici e la Germania. Il terzo capitolo ricostruisce le vicende di alcuni artisti tedeschi che nel periodo in questione soggiornano in Italia (Georg Schrimpf, Carlo Mense, Alexander Kanoldt, Christian Schad). L'ultimo capitolo accenna invece ad alcune ipotesi di analisi comparativa, che testimoniano del comune terreno di ricerca.
This research has been considering as a specific element of interest the historical-critical reconstruction of the artistic relationships between Italy and Germany in the period 1918-1925. During these years, it has recognized the most relevant episodes and the originating moments for meaningful developments in the following decades, for artists, galleries, intellectuals involved in these relationships. The historical reconstruction of exhibitions, publications, documents, which determined the environment for the courses of the two cultural surroundings to develop and intertwine, has been enriched by the identification and study of some aspects and themes recognized as recurring and founding for the artistic dialogue between Italy and Germany in the analyzed period. The first chapter focuses on the historical-critical frame of reference and on the figures of mediators who allowed these exchanges, while the second concentrates on the relationships between Valori Plastici and Germany. The third chapter reconstructs the Italian stays of some German artist who reside in Italy during this period (Georg Schrimpf, Carlo Mense, Alexander Kanoldt, Christian Schad). The last chapter proposes some hypotheses for comparative analysis, that testify the common ground of research.
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Cannarozzo, Glenda. "Memoria, regionalismo e arte nella narrativa ebraica contemporanea in Italia e negli U.S.A. /". Frankfurt am Main : P. Lang, 2002. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb40064436s.

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Guiducci, Chiara. "Tadao ando in italia. Il confronto con l'antico". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8782/.

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Resumen
La ricerca ha l’intento di cercare di comprendere come l'architetto giapponese Tadao Ando, proveniente da una formazione autodidatta, da una cultura orientale e da una realtà in cui solo architetti con una specifica formazione possono intervenire su architetture vincolate dalla locale Legge sulla Tutela dei Beni Culturali, si approcci ad una materia di certo per lui nuova, realizzando progetti su edifici dichiarati di interesse dal Ministero dei Beni Culturali o da istituzioni equivalenti. Quindi comprendere, in modo specifico, con quale spirito e/o con quale filosofia Tadao Ando ha approcciato i progetti di restauro su edifici esistenti e quale sforzo interiore ha dovuto affrontare per adeguare la sua idea istintiva ai vincoli storici, culturali, paesaggistici e urbanistici, propri della nostra nazione. Operando, inoltre, in un Paese nel quale l’architettura costituisce una parte cospicua della memoria solida dell’umanità e il recupero dell’esistente patrimonio architettonico è uno degli elementi fondamentali che lega la comunità al territorio, il passato al presente, garantendo a quest’ultimo il futuro; in un Paese nel quale le architetture contemporanee devono, o avrebbero dovuto, dialogare in modo armonico con il preesistente. Per analizzare il suo “modus operandi” si studiano e analizzano tutte le opere che l’architetto ha realizzato o sta realizzando in Italia su edifici di interesse storico-architettonico, tenendo sempre presenti, oltre agli aspetti culturali, anche gli obiettivi della committenza, lo stato di fatto delle architetture oggetto di intervento, l'analisi delle scelte progettuali iniziali, l'indagine di tutti i cambiamenti avvenuti nel corso della progettazione e dell’esecuzione dell’opera e i rapporti che intercorrono tra l’architetto e le Soprintendenze, al fine di comprendere le circostanze in base alle quali Tadao Ando abbia avviato le sue riflessioni progettuali su edifici “antichi”; sulle quali egli è stato in grado di relazionare la sua architettura con l’architettura l’"antica".
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Marchi, Michele <1977&gt. "Il cattolicesimo politico e il tornante degli anni Sessanta in Italia e Francia". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/607/1/marchi.pdf.

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Marchi, Michele <1977&gt. "Il cattolicesimo politico e il tornante degli anni Sessanta in Italia e Francia". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/607/.

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Pizzirani, Silvia <1991&gt. "Consumismo virtuoso? Il rapporto tra politica e consumi in Italia negli anni Settanta". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amsdottorato.unibo.it/10420/1/Consumismo%20virtuoso%20-%20Tesi%20di%20Silvia%20Pizzirani.pdf.

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Resumen
Attraverso l’analisi di riviste femminili, d’attualità e di intrattenimento, fonti raccolte in archivi d’impresa (Eni e Fiat) e fonti legate al mondo pubblicitario, questa tesi vuole indagare il rapporto tra politica e consumo in Italia durante gli anni Settanta. L’analisi è partita dallo studio della crisi petrolifera del 1973, le politiche di austerità e le loro conseguenze sui costumi e i consumi, per poi estendere lo sguardo fino agli anni Ottanta, il decennio definito della “svolta edonistica”. L’analisi delle fonti ha fatto emergere come la sfera del consumo fosse un campo di confronto politico per diverse componenti della società italiana, che appoggiarono o misero in discussione, con modalità e gradi di radicalità differenti, le valutazioni sull’accesso ai consumi proprie della classe politica. I casi studio hanno fatto emergere come sui temi dell’educazione al consumo e l’accesso all’informazione ci sia stato un confronto risultato in una formalizzazione istituzionale, diventata dominante, dell’azione e dei diritti di consumatori e consumatrici. Analizzare questi meccanismi ci permette di complicare la lettura evitando una polarizzazione che veda il consumatore o come totalmente passivo e senza autonomia di pensiero o come investito di un’eccessiva possibilità di azione e di una idealizzata carica progressista. Nel corso degli anni Settanta, infatti, le visioni e prospettive sulla sfera del consumo erano molteplici e complesse e si intrecciavano con l’attualità politica, sia per quel che riguardava gli scandali e le polemiche legate alla élite politica ed economica, sia per quel che concerneva dibattiti come quello sul ruolo della donna nella società e sulla questione ambientale. L’analisi di alcune di queste narrazioni sia problematizza il rapporto tra democrazia e benessere, sia mostra alcune tappe del percorso che ha portato alle definizioni odierne di consumo e consumatore, che sono ancora oggi centrali nel rapporto tra sfera politica e sfera del consumo.
The aim of this thesis is to investigate the relationship between politics and consumption in Italy during the 1970s, through the analysis of female, news and entertainment magazines, of sources collected in corporate archives (Eni and Fiat) and of sources related to the advertising world. The research started with the study of the 1973 oil crisis and the analysis of austerity policies and their consequences on customs and consumption; then it was extended to the 1980s, a decade famous for its 'hedonistic turn'. The analysis of the sources showed that consumption was a field of political confrontation for different parts of the Italian society, which supported or questioned, in different ways and to different degrees of radicality, how the political ruling classes managed the access to consumption. The case studies showed how consumer education and the access to information were subjected to a confrontation that resulted in an institutional formalisation of the action and rights of the consumers (an interpretation which became dominant). Analysing these mechanisms allows us to avoid a polarisation in which the consumer is either totally passive or is invested with an idealised progressive capacity. During the 1970s, as a matter of fact, the readings and perspectives on consumption were multiple and complex and also intertwined with current political events, such as political and economic scandals. Consumption issues emerged in connection with controversies related to political and economic elite, but also with topics such as the role of women in society and the environmental question. The analysis of some of these narratives, which emerged during the 1970s, both problematises the relationship between democracy and welfare and shows some of the stages on the path that led to today's definitions of consumption and consumer, which today are still politically relevant.
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Boldrin, Serena <1986&gt. "La protezione dei migranti forzati in Italia. Una storia, anche orale. 1992-2017". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12044.

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Resumen
Scopo di questa ricerca è tracciare la storia dei sistemi di accoglienza e protezione di richiedenti e titolari di protezione internazionale in Italia. L’excursus storico si avvale dell’analisi di dati e statistiche relative alle richieste di asilo, della normativa in materia, di materiale bibliografico di varia natura ed anche di testimonianze orali raccolte durante la ricerca sul campo. Il punto di vista privilegiato è quello dell’operatore direttamente impegnato nella gestione dell’accoglienza, una figura che è evoluta fino a diventare un vero e proprio mestiere. Il sistema italiano di accoglienza e protezione di richiedenti e titolari di protezione internazionale e umanitaria è stato formalmente istituito nel 2002 con il nome di Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, SPRAR. Esso trae origine da esperienze spontanee e volontarie di accoglienza a favore degli sfollati della ex Jugoslavia che si realizzarono dal 1992-93, ispirate ai principi del pacifismo concreto. Dal 2011 oltre al modello SPRAR le istituzioni italiane hanno creato un sistema parallelo, ispirato da principi securitari ed emergenziali, che, pur nato come straordinario, accoglie oggi circa il 70% dei richiedenti asilo presenti in Italia. In questo “sistema rovesciato” reso incerto da un quadro normativo e giuridico frammentato, si incontrano e scontrano due generazioni di professionisti, motivati da ideali comuni, ma orientati da approcci metodologici talvolta divergenti
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Cappellesso, Martina <1985&gt. "Arte e contestazione - Arte in Italia tra gli anni Sessanta e Settanta". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1567.

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Ferraretto, Arianna <1993&gt. "La “grande rivelazione”. Giuseppe Marchiori e l’arte astratta in Italia (1935-1975)". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13199.

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Il presente studio propone un’analisi dell’attività critica di Giuseppe Marchiori (1901-1982) inerente alla nascita e allo sviluppo dell’astrattismo in Italia. In un paese ancorato alla valorizzazione dlla tradizione, la figura di Marchiori si distinse in qualità di portavoce di una delle più fresche proposte d’avanguardia, sposando a partire dal 1935, la causa dell’arte astratta. L’analisi degli importanti contributi del critico d'arte polesano è strutturata in due parti fondamentali: la prima è dedicata al periodo degli anni ’30 e alla nascita del primo astrattismo italiano così come appariva attraverso gli occhi di Marchiori: dalla nona sala della II Quadriennale d’Arte Nazionale a Roma (1935) alle recensioni di Kn, il vangelo dell’arte astratta di Carlo Belli, alla frequentazione degli ambienti del Milione e all’inizio del sodalizio con Osvaldo Licini, per finire con la pubblicazione nel 1937 della pagina dell’astrattismo nel “Corriere Padano”; la seconda, più breve temporalmente, prende in esame il periodo successivo alla fine del secondo conflitto mondiale, che vide un Marchiori, ritornato dalla Libia, riprendere il discorso nel punto in cui l’aveva lasciato attorno al 1938, spostando il suo interesse verso la città lagunare e la nuova generazione d’astrattisti veneziani.
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Streppone, Maria Victoria <1975&gt. "Victoria Ocampo, mediatrice delle arti tra Argentina e Italia: il caso "Sur"". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/14976.

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Resumen
Victoria Ocampo (Buenos Aires 1890-1979) ha svolto un ruolo importante come mecenate, scrittrice ed editrice a partire dagli anni Trenta in Argentina fino alla sua scomparsa. Tuttavia la sua personalità sfugge alle strette definizioni di intellettuale cosmopolita o di raffinata traduttrice. Lei si è occupata tanto di letteratura, quanto di critica cinematografica e di architettura. Le sue testimonianze scritte sono state pubblicate nella raccolta miscellanea Testimonios, divisa in dieci fascicoli, così come nella sua autobiografia pre-postuma raccolte in sei volumi. Questo materiale permette di approfondire efficacemente la sua figura di mediatrice culturale, occupandosi delle manifestazioni artistiche contemporanee. Tuttavia il suo operato più rappresentativo rimane la creazione della rivista Sur (1931-1992), della quale è stata fondatrice, direttrice e finanziatrice. Il suo operato letterario nella rivista, che poi darà origine all'omonima casa editrice, sarà un contributo fondamentale nella cultura ispano-americana. La tesi si occupa di presentare la figura di Victoria Ocampo nella sua relazione con la cultura italiana moderna a partire dagli anni Trenta, evidenziando il suo ruolo intellettuale come mediatrice culturale. Lo studio della sua figura è fondamentale per capirne il ruolo nel generare una serie di rapporti culturali trasversali, che si articola in una serie di eventi intellettuali attorno a personaggi notevoli della cultura Argentina e della cultura Italiana. A testimonianza di ciò, la pubblicazione del numero 225, Letras Italianas della rivista Sur nel 1953. Per quanto riguarda la gestione del materiale utilizzato per lo svolgimento della ricerca, essa si concentra sulla consultazione di materiale archivistico e fondi privati, tra cui Victoria Ocampo Papers, 1908 1979, Houghton Library, Harvard University e La Academia Argentina de Letras, così come la collezione digitale della Biblioteca Nacional de la República Argentina.
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Salza, Elena <1982&gt. "Mario Diacono: tra avanguardia e nuova iconografia : Italia-Stati Uniti, 1960-1984". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15590.

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Resumen
La ricerca analizza il percorso di Mario Diacono, autore in prima persona di operazioni editoriali, poemi visuali, libri- oggetto, gallerista. La sua differente e trasversale figura di critico d’arte, connotata da un reciproco rispecchiarsi dell’attività curatoriale, della speculazione critica e dell’operare artistico, è indagata nel contesto della vicenda artistica italiana, dagli anni Sessanta agli inizi degli anni Ottanta, attrraverso l’analisi dei soggiorni americani che, alternati ai ritorni in Italia, determinano la sua partecipazione attiva a molteplici contesti di discussione, e la cui comprensione chiarisce la genesi e gli sviluppi del suo esercizio di scrittura critica, e contribuisce a stabilire termini di confronto nell’elaborazione dei nuovi linguaggi della contemporaneità.
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De, Giampaulis Giorgia <1994&gt. "Alternative Spaces: una riflessione storico-economica sugli spazi indipendenti dell'arte in Italia". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19124.

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L’obiettivo del mio lavoro di tesi sarà quello di approfondire il concetto di spazio indipendente andando a analizzare inizialmente le due parole che costituiscono questo concetto: quello di spazio, ovvero come l’idea di spazio nell’arte abbia subito un cambiamento nel corso del ‘900 influenzando anche le modalità espositive delle opere, e quello di indipendenza, intesa come opposizione e/o alternativa a un sistema ufficiale, istituzionalizzato. Si partirà dunque da un’analisi di ciò che viene definito sistema dell’arte, riprendendo le definizioni che diversi teorici e critici ne hanno dato, per poi concentrarsi sulle modalità attraverso le quali gli artisti stessi iniziano ad opporsi a questo sistema, in particolare in riferimento all’esperienza della Critica Istituzionale. La necessità di staccarsi da una struttura istituzionale e acquistare nuova libertà espressiva ed espositiva porterà alla nascita delle prime realtà indipendenti la cui apparizione e diffusione verrà raccontata in un approfondimento storico. Seppur un fenomeno inizialmente americano e storicamente legato alla scena newyorkese, realtà di questo tipo iniziano a comparire anche in Europa e in Italia. Cercherò dunque di definire una cronologia delle principali esperienze alternative italiane. Nella seconda parte del lavoro si approfondirà l’indipendenza o non indipendenza di queste realtà da un punto di vista gestionale e amministrativo; i vantaggi e i limiti del definirsi indipendenti. Darò una definizione di cos’è un’associazione no profit, quali sono le modalità di autosostentamento e inoltre quale rapporto queste intrattengono con la realtà istituzionalizzata, cercando di analizzare quali sono le politiche culturali italiane che comprendono queste realtà e che agevolano la loro sostenibilità. Il lavoro si concentrerà sulla situazione italiana. L’ultima parte del lavoro riguarderà un approfondimento sullo spazio indipendente Ramdom di Gagliano del Capo (Lecce). Mi concentrerò sulla storia dell’associazione, la sue metodologie operative, la sua sostenibilità. L’attività di Ramdom diventa emblematica non tanto per la sua natura di spazio indipendente, ma proprio per la sua gestione che mette in crisi il concetto stesso di indipendenza.
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Pomiato, Francesco <1987&gt. "Letteratura, sport e società in Italia nel secondo dopoguerra (1945-1960)". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2380.

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L’elaborato intende prendere in considerazione tre diversi ambiti: la letteratura, lo sport e la società, cercando le relazioni tra essi. Il periodo preso in esame è quello immediatamente successivo alla seconda guerra mondiale, nello specifico il quindicennio 1945-1960 e ci si è soffermati solo sulla situazione italiana. La prima parte è dedicata allo sport e mira a sottolinearne l’evoluzione, gli eventi più importanti, gli atleti di maggiore spicco, con uno sguardo internazionale nel caso delle edizioni dei Giochi olimpici e, brevemente, dei vari campionati europei e mondiali. Lo scopo primario è vedere come la società si poneva nei confronti dello sport, quali erano gli sport maggiormente amati, seguiti, praticati, quali i personaggi più apprezzati e le imprese più discusse. La seconda parte chiama in causa la letteratura con lo scopo di vedere se gli scrittori trasferivano nelle loro opere quanto accadeva nella quotidianità a livello sportivo. Dopo una prima riflessione sull’esistenza o meno di un genere letterario specifico, la letteratura sportiva, si sono presi in esame i vari sport, per vedere che risonanza hanno avuto nella letteratura, che significato hanno assunto, e se confermavano o meno la realtà sociale di cui erano espressione.
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Vignuzzi, Maria Cecilia <1981&gt. "La partecipazione femminile al giornalismo politico-letterario. Italia e Francia tra Otto e Novecento". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1103/1/Tesi_Vignuzzi_Maria_Cecilia.pdf.

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By examining seven major reviews (the French “Revue des deux Mondes”, the “Revue de Paris” and the “Nouvelle Revue”; the Italian “Nuova Antologia”, the “Rassegna Nazionale”, the “Rivista europea” and the “Revue internationale”) this thesis investigate the female participation in high quality journalism in Italy and France between the 1870s and the First World War. The aim is to show that despite some obvious limitations, women found room in that apparently very ‘male’ space of culture and emerged on a considerable scale in all walks of the profession. Many women regularly published on high quality reviews. Some of them even rose to high positions on editorials board. With the exception of a few fields of knowledge – albeit fundamental to the journals’ overall structure – such as economics, finance and matters to do with the army and the colonies, women contributors covedered nearly all the range of subjects contained in this periodicals: not only fiction, but also literary criticism, travelogues, politics and others. Quality and cultural journals offered women writers a considerable space for entering the public sphere, as both authors and readers. It may thus construed on a dual plane: as an opportunity for women writers to join the new professional ranks of modern publishing, but also as an important terrain for acknowledgment of their standing as intellectuals.
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Vignuzzi, Maria Cecilia <1981&gt. "La partecipazione femminile al giornalismo politico-letterario. Italia e Francia tra Otto e Novecento". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1103/.

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By examining seven major reviews (the French “Revue des deux Mondes”, the “Revue de Paris” and the “Nouvelle Revue”; the Italian “Nuova Antologia”, the “Rassegna Nazionale”, the “Rivista europea” and the “Revue internationale”) this thesis investigate the female participation in high quality journalism in Italy and France between the 1870s and the First World War. The aim is to show that despite some obvious limitations, women found room in that apparently very ‘male’ space of culture and emerged on a considerable scale in all walks of the profession. Many women regularly published on high quality reviews. Some of them even rose to high positions on editorials board. With the exception of a few fields of knowledge – albeit fundamental to the journals’ overall structure – such as economics, finance and matters to do with the army and the colonies, women contributors covedered nearly all the range of subjects contained in this periodicals: not only fiction, but also literary criticism, travelogues, politics and others. Quality and cultural journals offered women writers a considerable space for entering the public sphere, as both authors and readers. It may thus construed on a dual plane: as an opportunity for women writers to join the new professional ranks of modern publishing, but also as an important terrain for acknowledgment of their standing as intellectuals.
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Gambino, Antonio <1981&gt. "Italia e Francia nell'Ungheria di Trianon (1919-1939): due modelli di penetrazione politico-culturale". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3938/1/gambino_antonio_tesi.pdf.

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Resumen
Italy and France in Trianon’s Hungary: two political and cultural penetration models During the first post-war, the Danubian Europe was the theatre of an Italian-French diplomatic challenge to gain hegemony in that part of the continent. Because of his geographical position, Hungary had a decisive strategic importance for the ambitions of French and Italian foreign politics. Since in the 1920s culture and propaganda became the fourth dimension of international relations, Rome and Paris developed their diplomatic action in Hungary to affirm not only political and economic influence, but also cultural supremacy. In the 1930, after Hitler’s rise to power, the unstoppable comeback of German political influence in central-eastern Europe determined the progressive decline of Italian and French political and economic positions in Hungary: only the cultural field allowed a survey of Italian-Hungarian and French-Hungarian relations in the contest of a Europe dominated by Nazi Germany during the Second World War. Nevertheless, the radical geopolitical changes in second post-war Europe did not compromise Italian and French cultural presence in the new communist Hungary. Although cultural diplomacy is originally motivated by contingent political targets, it doesn’t respect the short time of politics, but it’s the only foreign politics tool that guarantees preservations of bilateral relations in the long run.
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Gambino, Antonio <1981&gt. "Italia e Francia nell'Ungheria di Trianon (1919-1939): due modelli di penetrazione politico-culturale". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3938/.

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Italy and France in Trianon’s Hungary: two political and cultural penetration models During the first post-war, the Danubian Europe was the theatre of an Italian-French diplomatic challenge to gain hegemony in that part of the continent. Because of his geographical position, Hungary had a decisive strategic importance for the ambitions of French and Italian foreign politics. Since in the 1920s culture and propaganda became the fourth dimension of international relations, Rome and Paris developed their diplomatic action in Hungary to affirm not only political and economic influence, but also cultural supremacy. In the 1930, after Hitler’s rise to power, the unstoppable comeback of German political influence in central-eastern Europe determined the progressive decline of Italian and French political and economic positions in Hungary: only the cultural field allowed a survey of Italian-Hungarian and French-Hungarian relations in the contest of a Europe dominated by Nazi Germany during the Second World War. Nevertheless, the radical geopolitical changes in second post-war Europe did not compromise Italian and French cultural presence in the new communist Hungary. Although cultural diplomacy is originally motivated by contingent political targets, it doesn’t respect the short time of politics, but it’s the only foreign politics tool that guarantees preservations of bilateral relations in the long run.
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Zanette, Riccardo <1995&gt. "Retoriche e pratiche della violenza in Italia tra età giolittiana e fascismo delle origini". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18656.

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All’indomani della Grande guerra, dalla quale era pur uscita vittoriosa, l’Italia si trovò ad attraversare una stagione drammatica di conflittualità sociale, tensioni politiche e crescente instabilità istituzionale, al termine della quale salì al potere Mussolini. Nella crisi che sfibrò il sistema liberale fino all’instaurazione della dittatura, un ruolo di primo piano spettò all’affermazione della violenza come strumento di lotta politica. Questa ricerca prende in considerazione non soltanto le forme dello squadrismo dilagante fra il 1921 e il 1922, già dettagliatamente ricostruite da studi di carattere generale e locale, ma anche e soprattutto le dinamiche mediante le quali, negli anni precedenti, la violenza si era ricavata un proprio spazio sulla scena pubblica. Intersecando il piano degli eventi con quello delle retoriche che li accompagnarono, muoverò da alcuni significativi fermenti individuabili nell’anteguerra, passerò per le trasformazioni che in certi ambienti la mobilitazione bellica produsse nella disposizione verso la politica, metterò in luce i sentimenti di rivalsa e gli odi incrociati che segnarono i mesi e poi gli anni successivi all’armistizio: all’interno di queste coordinate, emergeranno i percorsi della violenza politica come tendenza di lungo corso, i caratteri e i significati che essa via via assunse, la capacità che essa rivelò di esprimere valori e creare consenso in determinati settori dell’opinione pubblica.
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Lotta, Daniela <1974&gt. "Arte e design in Italia dalla metà degli anni Sessanta alle ultime tendenze". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7056/1/lotta_daniela_tesi.pdf.

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Resumen
Il lavoro di ricerca è rivolto ad indagare l’emersione di schemi di variazione comuni all’arte e al design, limitatamente al contesto italiano e in un arco di tempo che va dalla metà degli anni Sessanta del secolo scorso a oggi. L’analisi vuole rintracciare, mediante l’applicazione della metodologia fenomenologica, un sentire condiviso tra le due discipline e, nel pieno rispetto dei relativi linguaggi e con nessuna volontà di sudditanza degli uni rispetto agli altri, individuare i rapporti di corrispondenza omologica capaci di mettere in luce lo spirito del tempo che le ha generate. La ricerca si pone l’obiettivo di estendere gli studi sul contemporaneo attraverso un’impostazione che intende applicare gli strumenti metodologici della critica d’arte all’evoluzione stilistica delle tendenze del design italiano. Non si è voluto redigere una “storia” del design italiano ma, considerata anche l’ampiezza dell’argomento, si è necessariamente proceduto a delimitare il territorio di applicazione scegliendo di prendere in considerazione il solo settore del design dell’arredo. Si è dunque optato per una visione globale delle vicende del design del prodotto, tesa ad indagare gli snodi principali, concentrando pertanto l’analisi su alcuni protagonisti della cultura del progetto, ossia su quelle figure risultate dominanti nel proprio tempo perché capaci con il loro lavoro di dare un contribuito determinante alla comprensione delle fasi evolutive del design italiano. Gli strumenti utili a condurre l’analisi provengono principalmente dalla metodologia binaria individuata dallo storico dell’arte Heinrich Wölfflin e dagli studi di Renato Barilli, il cui impianto culturologico ha fornito un indispensabile contributo al processo di sistematizzazione dei meccanismi di variazione interni alle arti; sia quelli di tipo orizzontale, di convergenza reciproca con gli altri saperi, che di tipo verticale, in rapporto cioè con le scoperte scientifiche e tecnologiche della coeva cultura materiale.
The analysis was designed to track, through the application of a phenomenological method, a feeling that is common to the two disciplines. It also aims to identify relationships of homological correspondence able to highlight the spirit of the time that generated them, while fully respecting the relevant languages and in no way subjecting one to the other. The research therefore intends to extend the studies on contemporary art and design by applying the methodological tools of art criticism to the stylistic evolution of trends in Italian design. The intention was not to draw up a "history" of Italian design but it was necessary to define the area of application by choosing to consider only the field of furniture design. I have therefore opted for a global view of the sequence of events in product design, aimed at investigating major turning points and thus focusing the analysis on some of the leading figures in design culture. The tools used to conduct the analysis come mainly from the binary method identified by the art historian Heinrich Wölfflin and the studies of Renato Barilli, whose culturological system provided an essential contribution to the process of systematization of the mechanisms of variation internal to the arts; both horizontal ones, which mutually converge with other fields of knowledge, and vertical ones, which relate to the scientific and technological discoveries of contemporary material culture.
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Lotta, Daniela <1974&gt. "Arte e design in Italia dalla metà degli anni Sessanta alle ultime tendenze". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7056/.

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Il lavoro di ricerca è rivolto ad indagare l’emersione di schemi di variazione comuni all’arte e al design, limitatamente al contesto italiano e in un arco di tempo che va dalla metà degli anni Sessanta del secolo scorso a oggi. L’analisi vuole rintracciare, mediante l’applicazione della metodologia fenomenologica, un sentire condiviso tra le due discipline e, nel pieno rispetto dei relativi linguaggi e con nessuna volontà di sudditanza degli uni rispetto agli altri, individuare i rapporti di corrispondenza omologica capaci di mettere in luce lo spirito del tempo che le ha generate. La ricerca si pone l’obiettivo di estendere gli studi sul contemporaneo attraverso un’impostazione che intende applicare gli strumenti metodologici della critica d’arte all’evoluzione stilistica delle tendenze del design italiano. Non si è voluto redigere una “storia” del design italiano ma, considerata anche l’ampiezza dell’argomento, si è necessariamente proceduto a delimitare il territorio di applicazione scegliendo di prendere in considerazione il solo settore del design dell’arredo. Si è dunque optato per una visione globale delle vicende del design del prodotto, tesa ad indagare gli snodi principali, concentrando pertanto l’analisi su alcuni protagonisti della cultura del progetto, ossia su quelle figure risultate dominanti nel proprio tempo perché capaci con il loro lavoro di dare un contribuito determinante alla comprensione delle fasi evolutive del design italiano. Gli strumenti utili a condurre l’analisi provengono principalmente dalla metodologia binaria individuata dallo storico dell’arte Heinrich Wölfflin e dagli studi di Renato Barilli, il cui impianto culturologico ha fornito un indispensabile contributo al processo di sistematizzazione dei meccanismi di variazione interni alle arti; sia quelli di tipo orizzontale, di convergenza reciproca con gli altri saperi, che di tipo verticale, in rapporto cioè con le scoperte scientifiche e tecnologiche della coeva cultura materiale.
The analysis was designed to track, through the application of a phenomenological method, a feeling that is common to the two disciplines. It also aims to identify relationships of homological correspondence able to highlight the spirit of the time that generated them, while fully respecting the relevant languages and in no way subjecting one to the other. The research therefore intends to extend the studies on contemporary art and design by applying the methodological tools of art criticism to the stylistic evolution of trends in Italian design. The intention was not to draw up a "history" of Italian design but it was necessary to define the area of application by choosing to consider only the field of furniture design. I have therefore opted for a global view of the sequence of events in product design, aimed at investigating major turning points and thus focusing the analysis on some of the leading figures in design culture. The tools used to conduct the analysis come mainly from the binary method identified by the art historian Heinrich Wölfflin and the studies of Renato Barilli, whose culturological system provided an essential contribution to the process of systematization of the mechanisms of variation internal to the arts; both horizontal ones, which mutually converge with other fields of knowledge, and vertical ones, which relate to the scientific and technological discoveries of contemporary material culture.
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Botteon, Silvia Maria <1986&gt. "Il design democratico di Ikea in Italia, tra tradizione nordica e abitare contemporaneo". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1670.

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La ricerca analizza il fenomeno Ikea nell’ottica della storia del design,percorre l’evoluzione dei prodotti, le influenze della tradizione scandinava e l’inserimento nel contesto dell’arredamento italiano. È esaminato poi il concetto di design democratico e della mission Ikea, spina dorsale della filosofia aziendale trattata anche sotto il punto di vista sociologico ed economico, nello specifico strategie di marketing e merchandising.
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ROSSA, Maria. "Arte, pornografia e rivoluzione sessuale in Italia tra anni sessanta e settanta". Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2022. http://hdl.handle.net/11384/124942.

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Toss, Michele <1982&gt. "La canzone sociale in Italia e in Francia tra protesta, nazione e rivoluzione (1830-1870)". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/5129/1/Toss_Michele_Tesi.pdf.

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La tesi di ricerca si propone di esaminare due tipologie della canzone sociale nel XIX secolo, ed in particolare attorno al 1848. Lo studio del canto nei contesti presi in esame (l’Italia e la Francia) viene analizzato attraverso due piste di ricerca parallele tra loro. Da una parte si è utilizzato il concetto di sociabilité per conoscere i luoghi di produzione e di diffusione del canto (l’importanza della strada, dell’osteria, delle goguette parigine, degli chansonniers des rues e dei cantastorie) e le circostanze di utilizzazione della canzone (la canzone in quanto forma d’espressione orale ma anche come scrittura murale, foglio volante e volantino). Dall’altra l’analisi si è focalizzata sui contenuti dei testi musicali per mette in luce le differenti tematiche, le immagini linguistiche e le figure retoriche cantate dall’artigiano-operaio per far emergere le differenze dell’idea di nazione tra i due contesti presi in esame. L’attenzione posta alla comparazione condurrà all’evidenziazione di punti di contatto tra le due nazioni. Il canto, infatti, costituisce un terreno privilegiato per comprendere l’immagine dell’“altro”: quale immagine possedevano i lavoratori francesi dell’Italia risorgimentale? E gli artigiani italiani come percepivano la nazione francese? Il canto viene analizzato non solamente come un “testo” ma anche come una “pratica sociale”. Queste operazioni permetteranno di sondare più in profondità la funzione sociale svolta dalla canzone all’interno della cultura popolare e la sua importanza in quanto forma d’espressione e vettore di politicizzazione. La duplice utilizzazione del canto, in quanto “testo” e “pratica”, consente di inserire la ricerca all’interno di un filone storiografico che dalla storia sociale si muove a quella culturale. La canzone sociale rappresenta un fertile terreno di ricerca, non solamente all’interno di un singolo territorio nazionale, ma possiede un prezioso valore euristico in funzione comparativa.
The thesis aims to examine two types of social song in the nineteenth century, and in particular around 1848. The study of the song in the Italian and French context is analyzed through two lines of research. In the first part of the thesis, through the concept of sociability, attention is focused on the spread of the music production. The archival research, based on police documents, puts in relevance the sites of song diffusion (such as streets, tavern, cafés-concerts, the popular music associations and the goguettes) and the different uses of the song (the song as a form of oral expression but also as a writing on the wall and protest leaflet). In the second part the author conducts a detailed study of musical texts to highlight the different themes, images, figures of speech and some important aspects about politics and thoughts of artisans-workers to emphasize the differences of the idea of nation between the two contexts considered. It will be clear the role of songs as a place of emancipation and worker’s claim. The point of view adopted allows the author to consider the song in its entirety, both as “text” and as “social practice”. These operations allow to probe the social function of the song within the popular culture and its importance as a form of expression and vector of politicization. The author presents an international historical overview of studies on the popular song, paying particular attention to the new approaches came from the social and cultural history. The study of social song is a heuristic research tool, not only in a national context, but especially for its comparative function.
La thèse de doctorat vise à analyser deux typologies de la chanson sociale au milieu du XIX siècle, et en particulier autour du 1848. L’approche à l’étude du chant dans le deux contextes examinés (l’Italie et la France) privilégie deux pistes de recherches parallèles : d’une part on a utilisé le concept de sociabilité pour prendre en considération les lieux de production et de diffusion du chant populaire (on pense à l’importance du cabaret, à la goguette parisienne et à la sociabilité informelle qui se forme sur la rue et sur la place) et les nombreux usages de la chanson (le chant comme forme d’expression orale mais aussi comme inscription murale, l’affichage de vers manuscrits et la distribution de chansons, comme un tract et une feuille volante, sur le trottoir ou aux coins des rues). De l’autre part on a analysé les contenus de textes musicaux pour mettre en évidence les thématiques, les images linguistiques, les représentations et les figures de rhétorique chantées par l’ouvrier-artisan. Dans cette partie on s’est interrogé, en outre, sur les différentes représentations de l’idée de nation dans les deux contextes et sur les images de l’autre : quelle image avaient les ouvriers quarante-huitards de l’Italie du Risorgimento ? Et dans quelle manière les artisans italiens regardaient la nation française ? Analyser la chanson comme un texte et comme une pratique permet de comprendre la fonction sociale du chant au sein de la culture et de la vie populaire et de mieux définir son importance en tant que forme de prise de parole et vecteur de politisation. Cette recherche se situe au carrefour des démarches issues de l’histoire sociale et de l’histoire culturelle. L’étude de la chanson sociale représente un outil de recherche euristique, non seulement dans un contexte national, mais surtout pour sa fonction comparative.
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Toss, Michele <1982&gt. "La canzone sociale in Italia e in Francia tra protesta, nazione e rivoluzione (1830-1870)". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/5129/.

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La tesi di ricerca si propone di esaminare due tipologie della canzone sociale nel XIX secolo, ed in particolare attorno al 1848. Lo studio del canto nei contesti presi in esame (l’Italia e la Francia) viene analizzato attraverso due piste di ricerca parallele tra loro. Da una parte si è utilizzato il concetto di sociabilité per conoscere i luoghi di produzione e di diffusione del canto (l’importanza della strada, dell’osteria, delle goguette parigine, degli chansonniers des rues e dei cantastorie) e le circostanze di utilizzazione della canzone (la canzone in quanto forma d’espressione orale ma anche come scrittura murale, foglio volante e volantino). Dall’altra l’analisi si è focalizzata sui contenuti dei testi musicali per mette in luce le differenti tematiche, le immagini linguistiche e le figure retoriche cantate dall’artigiano-operaio per far emergere le differenze dell’idea di nazione tra i due contesti presi in esame. L’attenzione posta alla comparazione condurrà all’evidenziazione di punti di contatto tra le due nazioni. Il canto, infatti, costituisce un terreno privilegiato per comprendere l’immagine dell’“altro”: quale immagine possedevano i lavoratori francesi dell’Italia risorgimentale? E gli artigiani italiani come percepivano la nazione francese? Il canto viene analizzato non solamente come un “testo” ma anche come una “pratica sociale”. Queste operazioni permetteranno di sondare più in profondità la funzione sociale svolta dalla canzone all’interno della cultura popolare e la sua importanza in quanto forma d’espressione e vettore di politicizzazione. La duplice utilizzazione del canto, in quanto “testo” e “pratica”, consente di inserire la ricerca all’interno di un filone storiografico che dalla storia sociale si muove a quella culturale. La canzone sociale rappresenta un fertile terreno di ricerca, non solamente all’interno di un singolo territorio nazionale, ma possiede un prezioso valore euristico in funzione comparativa.
The thesis aims to examine two types of social song in the nineteenth century, and in particular around 1848. The study of the song in the Italian and French context is analyzed through two lines of research. In the first part of the thesis, through the concept of sociability, attention is focused on the spread of the music production. The archival research, based on police documents, puts in relevance the sites of song diffusion (such as streets, tavern, cafés-concerts, the popular music associations and the goguettes) and the different uses of the song (the song as a form of oral expression but also as a writing on the wall and protest leaflet). In the second part the author conducts a detailed study of musical texts to highlight the different themes, images, figures of speech and some important aspects about politics and thoughts of artisans-workers to emphasize the differences of the idea of nation between the two contexts considered. It will be clear the role of songs as a place of emancipation and worker’s claim. The point of view adopted allows the author to consider the song in its entirety, both as “text” and as “social practice”. These operations allow to probe the social function of the song within the popular culture and its importance as a form of expression and vector of politicization. The author presents an international historical overview of studies on the popular song, paying particular attention to the new approaches came from the social and cultural history. The study of social song is a heuristic research tool, not only in a national context, but especially for its comparative function.
La thèse de doctorat vise à analyser deux typologies de la chanson sociale au milieu du XIX siècle, et en particulier autour du 1848. L’approche à l’étude du chant dans le deux contextes examinés (l’Italie et la France) privilégie deux pistes de recherches parallèles : d’une part on a utilisé le concept de sociabilité pour prendre en considération les lieux de production et de diffusion du chant populaire (on pense à l’importance du cabaret, à la goguette parisienne et à la sociabilité informelle qui se forme sur la rue et sur la place) et les nombreux usages de la chanson (le chant comme forme d’expression orale mais aussi comme inscription murale, l’affichage de vers manuscrits et la distribution de chansons, comme un tract et une feuille volante, sur le trottoir ou aux coins des rues). De l’autre part on a analysé les contenus de textes musicaux pour mettre en évidence les thématiques, les images linguistiques, les représentations et les figures de rhétorique chantées par l’ouvrier-artisan. Dans cette partie on s’est interrogé, en outre, sur les différentes représentations de l’idée de nation dans les deux contextes et sur les images de l’autre : quelle image avaient les ouvriers quarante-huitards de l’Italie du Risorgimento ? Et dans quelle manière les artisans italiens regardaient la nation française ? Analyser la chanson comme un texte et comme une pratique permet de comprendre la fonction sociale du chant au sein de la culture et de la vie populaire et de mieux définir son importance en tant que forme de prise de parole et vecteur de politisation. Cette recherche se situe au carrefour des démarches issues de l’histoire sociale et de l’histoire culturelle. L’étude de la chanson sociale représente un outil de recherche euristique, non seulement dans un contexte national, mais surtout pour sa fonction comparative.
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Angelini, Margherita <1976&gt. "Allievi e maestri: una generazione di studiosi di storia tra Italia ed Europa (1930-1960)". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2007. http://hdl.handle.net/10579/477.

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Gambrioli, Francesco <1995&gt. "La privatizzazione delle ferrovie negli anni Ottanta e Novanta: Una comparazione tra Italia e Argentina". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17006.

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Negli anni ottanta e novanta, molti governi adottarono politiche neoliberali ispirate agli Usa e al Regno Unito con l’obiettivo di “snellire” la grande macchina dello Stato imprenditore, per combattere l’indebitamento in cui erano incorse molte delle imprese di Stato. Uno dei settori più importanti investiti da questo tipo di riforme fu il servizio ferroviario. La tesi prende in esame le grandi aziende ferroviarie pubbliche di Italia e Argentina che, dal secondo dopoguerra, avevano sperimentato un declino nella domanda e una crescita del debito. In entrambi i casi si decise di procedere con la privatizzazione, ma con esiti differenti. Il primo capitolo esaminerà le cause che hanno portato i governi dei rispettivi paesi, dopo il 1980, alla riforma del sistema. Il secondo sarà dedicato alle problematiche associate al processo di privatizzazione. Infine, nel terzo capitolo, attraverso un esercizio di comparazione, si cercheranno di spiegare i diversi esiti nei due contesti nazionali. In Italia, infatti, agli inizi del nuovo millennio, cominciavano a vedersi i frutti delle nuove regole del mercato ferroviario. In Argentina, invece, le politiche neoliberali avevano ottenuto l’effetto di portare alla dissoluzione di Ferrocarriles Argentinos e alla concessione totale del trasporto merci sulle poche linee ancora in funzione e dei treni addetti al trasporto metropolitano. In questo modo si troverà una risposta alla domanda di ricerca: perché il processo di privatizzazione ha avuto conseguenze tanto differenti tra Italia e Argentina? Così facendo si potrà contribuire alla letteratura esistente con un’analisi comparativa che aiuti a comprendere gli effetti del neoliberismo nel lungo periodo in materia di politica ferroviaria.
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Dalla, Bella Nicola <1995&gt. "La stampa periodica di Cl e la Chiesa in Italia dal delitto Moro a Tangentopoli". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18653.

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Attraverso lo studio delle riviste Il Sabato e 30 Giorni, entrambe vicine al movimento Comunione e Liberazione, si vuole approfondire un periodo dinamico e vivace della storia cattolica italiana. Fin dalla sua fondazione avvenuta nel 1978 (a cui si aggiunse poi 30 Giorni solo nel 1981), Il Sabato svolse principalmente una funzione di mediazione assieme ad alte figure ecclesiastiche del momento (come il gesuita Bartolomeo Sorge) per favorire un processo di riaggregazione tra i cattolici a seguito della loro diaspora. Nell'intimo delle riviste tuttavia maturò progressivamente la coscienza di una maggiore corrispondenza ideale con i valori culturali e religiosi promossi da Comunione e Liberazione. Tale coscienza fu emersa solo nel 1985 con il Convegno di Loreto, e poi espressa orgogliosamente durante il noto "caso Lazzati". Ben presto l'identificazione delle riviste nel movimento non risultò affatto indifferente, tanto che quest'ultimo decise infine di affermare una distinzione tra le realtà per rivendicare una maggiore libertà di movimento nella Chiesa. Il Sabato proseguì la sua attività editoriale fino al tracollo economico verificatosi nel 1993.
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Cappellazzo, Silvia <1989&gt. "Esposizioni d’arte umoristica e di caricatura tra fine Ottocento e primo Novecento in Italia". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3915.

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L'oggetto della ricerca riguarda un periodo della storia artistica italiana poco studiato, ovvero le esposizioni d'arte umoristica e di caricatura che si sono svolte nelle maggiori città italiane, dal 1878 al 1919. Il lavoro viene suddiviso in una parte generale, relativa alla pratica caricaturale nel tempo, dopodiché si andranno ad approfondire i singoli eventi d'arte umoristica e di caricatura, fornendo non solo indicazioni pervenute dallo studio dei documenti scritti, ma anche corredando la tesi con un consistente corpus figurativo.
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Masutti, Isabella <1996&gt. "L'Africa di Ottavio Missoni per "Italia 90". Citazione e reinvenzione di una cultura visiva". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21337.

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La tesi andrà ad analizzare un evento particolare per la storia degli stilisti Ottavio e Rosita Missoni: la partecipazione all’inaugurazione dei Mondiali di Calcio del 90, durante la quale venne chiesto a quattro famosi stilisti italiani di rappresentare i quattro continenti da cui provenivano le squadre presenti al torneo calcistico. Alla casa Missoni venne affidato il continente africano che viene interpretato, seguendo la linea stilistica della maison di moda, mediante una ricca collezione di abiti accompagnati da accessori significativi. Attraverso i resoconti della rassegna stampa, vengono ripercorsi anche i punti salienti della serata svoltasi a Milano e l’impatto che ha avuto. Inquadrato l’evento, la tesi descrive dettagliatamente gli abiti cercando di ricostruire il processo creativo che sottende la loro creazione: infine la ricerca si prefigge di delineare - tramite le fonti tessili - il lavoro artistico dei Missoni, quanto questa collezione ci parla della loro storia e quanto invece può raccontare del continente africano. Partendo da un evento sportivo, uno spettacolo internazionale, la moda trova il suo spazio fondamentale grazie a degli interpreti che hanno una storia molto legata al sistema delle arti contemporaneo e che fanno da ponte tra due mondi percepiti ancora oggi come lontani fra loro.
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NOBILI, Duccio. "Ideologia della scultura : crisi e sopravvivenza di una disciplina in Italia 1967-1978". Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2022. http://hdl.handle.net/11384/112208.

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Grasso, Mirko <1979&gt. "L’alternativa democratica: Umberto Zanotti Bianco, il sud Italia e il Mediterraneo tra grande guerra e fascismo". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6164/1/grasso_mirko_tesi.pdf.

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L’impegno civile di Umberto Zanotti Bianco (1889-1963) intrecciandosi ai principali eventi storici della prima metà del Novecento ha concorso a fare del Mezzogiorno d’Italia un laboratorio per una concreta emancipazione delle fasce sociali più umili. In queste coordinate l’azione di Zanotti Bianco è emblematica: supera la visione conservatrice di un sud incapace di fare emergere saperi e capacità organizzative mirando invece attraverso chiari, determinati e moderni progetti di riforma a far crescere il lievito della consapevolezza e della capacità di governarsi. Si può legittimamente sostenere che la complessa azione di Zanotti Bianco, pur partendo dalle migliori e più avanzate forme del pensiero meridionalista di inizio secolo, nella pratica tende a superare anche queste collocando la questione del Mezzogiorno d’Italia non solo nello scenario nazionale, tipico della fondamentale e già innovativa riflessione intorno al sud sviluppatasi da Villari a Salvemini, ma proietta le problematiche del meridione all’interno di un quadro europeo con una spiccata vocazione mediterranea. In sostanza i piani dell’intervento sociale, studiati e messi a punto inizialmente in Calabria e nelle regioni economicamente depresse del nostro Mezzogiorno, per Zanotti Bianco sembrano essere da modello anche per le più complesse questioni sociali di altri popoli del bacino del Mediterraneo i quali (come le popolazioni dell’Italia meridionale in quegli anni) apparivano deficitarii di strumenti per lo sviluppo economico, sociale, politico: è questa la tesi qui proposta.
Umberto Zanotti Bianco’s social commitment (1889-1963), intertwining as it did with the main historical events of the early XX century, contributed to making the South of Italy a workshop for the concrete enfranchisement of the lowest classes. He was the driving force of the Associazione Nazionale degli Interessi del Mezzogiorno d’Italia founded in 1910 after the Messina earthquake, with the clear objective of intervening in the name of civil progress in the areas in which the State’s action was weak, or often absent. His work became an important experiment in mobilisation linking the South of Italy to the great international issues of the early XX century. He was fascinated by Mazzini. This allowed the young intellectual to contextualise the Italian problems of the age, especially those of his South, in the complex European political frame and, in an hitherto unheard of way, also in the context of the Southern Mediterranean. Here too compared to Italian culture in general and to the most advanced movements dealing with the South of Italy at the time, which he had inevitably looked to in planning his social reform interventions. The plan for action initially studied and developed in Calabria and in the other depressed regions of the South, according to Zanotti Bianco served as a model also for an intervention in the more complex social issues of other peoples of the Mediterranean, similarly lacking tools for their economic, social and political development. In the light of the current implications of the Southern issues and renewed interest in the “souths” of the Mediterranean basin, in particular after the recent North African events and the scenario opened by the global economic crisis, the plan organised by Zanotti Bianco consequently appears interesting and full of critical ideas, well implementable in the current period.
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Grasso, Mirko <1979&gt. "L’alternativa democratica: Umberto Zanotti Bianco, il sud Italia e il Mediterraneo tra grande guerra e fascismo". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6164/.

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L’impegno civile di Umberto Zanotti Bianco (1889-1963) intrecciandosi ai principali eventi storici della prima metà del Novecento ha concorso a fare del Mezzogiorno d’Italia un laboratorio per una concreta emancipazione delle fasce sociali più umili. In queste coordinate l’azione di Zanotti Bianco è emblematica: supera la visione conservatrice di un sud incapace di fare emergere saperi e capacità organizzative mirando invece attraverso chiari, determinati e moderni progetti di riforma a far crescere il lievito della consapevolezza e della capacità di governarsi. Si può legittimamente sostenere che la complessa azione di Zanotti Bianco, pur partendo dalle migliori e più avanzate forme del pensiero meridionalista di inizio secolo, nella pratica tende a superare anche queste collocando la questione del Mezzogiorno d’Italia non solo nello scenario nazionale, tipico della fondamentale e già innovativa riflessione intorno al sud sviluppatasi da Villari a Salvemini, ma proietta le problematiche del meridione all’interno di un quadro europeo con una spiccata vocazione mediterranea. In sostanza i piani dell’intervento sociale, studiati e messi a punto inizialmente in Calabria e nelle regioni economicamente depresse del nostro Mezzogiorno, per Zanotti Bianco sembrano essere da modello anche per le più complesse questioni sociali di altri popoli del bacino del Mediterraneo i quali (come le popolazioni dell’Italia meridionale in quegli anni) apparivano deficitarii di strumenti per lo sviluppo economico, sociale, politico: è questa la tesi qui proposta.
Umberto Zanotti Bianco’s social commitment (1889-1963), intertwining as it did with the main historical events of the early XX century, contributed to making the South of Italy a workshop for the concrete enfranchisement of the lowest classes. He was the driving force of the Associazione Nazionale degli Interessi del Mezzogiorno d’Italia founded in 1910 after the Messina earthquake, with the clear objective of intervening in the name of civil progress in the areas in which the State’s action was weak, or often absent. His work became an important experiment in mobilisation linking the South of Italy to the great international issues of the early XX century. He was fascinated by Mazzini. This allowed the young intellectual to contextualise the Italian problems of the age, especially those of his South, in the complex European political frame and, in an hitherto unheard of way, also in the context of the Southern Mediterranean. Here too compared to Italian culture in general and to the most advanced movements dealing with the South of Italy at the time, which he had inevitably looked to in planning his social reform interventions. The plan for action initially studied and developed in Calabria and in the other depressed regions of the South, according to Zanotti Bianco served as a model also for an intervention in the more complex social issues of other peoples of the Mediterranean, similarly lacking tools for their economic, social and political development. In the light of the current implications of the Southern issues and renewed interest in the “souths” of the Mediterranean basin, in particular after the recent North African events and the scenario opened by the global economic crisis, the plan organised by Zanotti Bianco consequently appears interesting and full of critical ideas, well implementable in the current period.
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Lovecchio, Agnese <1992&gt. "Arte di gruppo: una selezione dei movimenti artistici in Italia dagli anni Ottanta ad oggi". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10500.

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L'elaborato mira a tracciare la storia di alcuni gruppi e movimenti artistici nel panorama italiano degli ultimi decenni. La ricerca si focalizza sulle tendenze che, nate in anni di repentino cambiamento e di multiformi espressioni del reale, sono caratterizzate dall'eterogeneità degli obiettivi e dei mezzi.
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Bianchi, Valentina <1994&gt. "Artisti contemporanei giapponesi in Italia: le esperienze di Kiyohara O’Tama, Shimamoto Shōzō e Izumi Ōki". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/16067.

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Con questo elaborato si vuole analizzare la presenza di artisti giapponesi attivi in Italia, in particolare nel ventesimo secolo. Nel primo capitolo si vuole introdurre la vicenda storica dell'arte giapponese in Italia e le prime esposizioni e collezioni che la rappresentavano. Nei capitoli seguenti, Kiyoahra O’Tama, Shimamoto Shōzō e Izumi Ōki sono i tre principali artisti di cui si tratta, date le loro particolari caratteristiche, la specificità del loro rapporto con l'Italia e il momento storico in cui hanno operato. Di ogni artista viene descritta la produzione e partecipazione alla scena artistica italiana: nel primo caso si presenta il raro esempio di un'artista donna giapponese in Italia alla fine del diciannovesimo secolo, nel secondo le ultime performance italiane di un ex componente del Gutai, nel terzo la ricerca sperimentale di una scultrice giapponese che tutt'ora lavora a Milano. Tutti e tre gli artisti presi in esame hanno espresso in modo più o meno esplicito la volontà di creare canali di comunicazione tra le due culture, tra i due modi di intendere l’arte. In conclusione, si è cercato di individuare nelle tre esperienze estetiche elementi di eventuale "giapponesità", discutendone la nozione e mettendo in luce l'individualità degli artisti.
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Meschini, Emanuele Rinaldo <1984&gt. "Socially engaged art e pratiche artistiche nel sociale in Italia a partire dagli anni 2000". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/17855.

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La ricerca si propone di analizzare lo sviluppo delle pratiche socially engaged in Italia attraverso il confronto con la critica e la pratica statunitense di inizio anni '90. La critica italiana pur avendo recepito la socially engaged ha sempre preferito il termine public art limitando di fatto lo sviluppo teorico della pratica stessa. In mancanza di una programmaticità critica, i progetti urbani complessi di fine anni '90 si sono dimostrati la "palestra" migliore per testare questa nuova pratica. A partire da uno scambio sempre più stretto tra arte e urbanistica, a partire dal 2010 si sono iniziati a sviluppare premi e bandi ad hoc pensati soprattutto per giovani artisti emergenti. La tesi è accompagnata dai risultati della mia ricerca sul campo attraverso la realizzazione di progetti inseriti all'interno della cornice della riqualificazione urbana proprio per testare e verificare le possibilità di una nuova pratica.
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Covallero, Cinzia <1995&gt. "I rapporti tra università e musei. Lo status quo in Italia e uno sguardo all'estero". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17994.

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Il lavoro di ricerca presenta la situazione attuale dei rapporti tra le università e i musei, d'arte e non. Si analizzeranno le ragioni di tali collaborazioni attraverso i fondamenti legislativi e deontologici, le questioni sollevate e le iniziative più interessanti con esempi significativi e casi studio. Inoltre, si dedicherà una certa attenzione alle attività e progetti promossi di comitati internazionali, come ICOM e UMAC a riprova dell' attualità del tema. Una particolare attenzione sarà dedicata alla situazione in Italia, soprattutto con quanto avviene nei musei universitari, luoghi privilegiati per tali collaborazioni e sperimentazioni, in rapporto con quanto succede nei paesi anglofoni dove il dibattito su tali tematiche è vivace. Per completare il quadro generale, un capitolo sarà dedicato a mostrare cosa succede negli altri Paesi europei, ma anche extraeuropei, con una selezione di esperienze significative tra le molte possibili.
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GEUNA, ANDREA. "Aspetti dell’antimilitarismo socialista in Italia dagli anni ’80 del XIX secolo alla Prima Guerra Mondiale". Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2021. http://hdl.handle.net/11384/105972.

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In the 1960s and 1970s, scholarship on socialism in the age of the Second International was mostly rooted in militant leftist parties and movements. Since the 1980s, however, with the crisis and the collapse of the communist experience, the interest of scholars in this topic has decreased. Only recently the focus on the transnational dimension of socialism has revived this field of studies. This dissertation is part of such a revival. The analysis of a case study (the Italian socialism’s foreign policy between the 1880s and Italy’s entry into World War I in 1915) shows the relations of the PSI (Italian Socialist Party) with the “Estrema Sinistra” (democrats, republicans, radicals, “bourgeois” pacifists) and the International and its main parties (mostly SPD and SFIO). A long-period analysis of socialist antimilitarism in Italy which does not only focus on the Italo-Turkish War and World War I (two topics that have already been largely explored by scholars) clearly shows the limits of the validity of two main historiographic paradigms: “betrayal” and “failure”. On the one hand, the Leninist analysis insisted on the incompatibility between nation and proletariat. Consequently, the choices of 1914-1915 (“né aderire né sabotare”, which expressed both the impossibility to prevent war and the refusal to start a Revolution) were considered a “betrayal”. However, during the considered period, the opposite position prevailed within the PSI: the workers were an integral part of the nation and a war (limited to the scope of national defense) was considered legitimate. On the other hand, according to the paradigm of “failure”, Summer 1914 is seen as the final goal of a multi-decennial path and, a posteriori, the benchmark to interpret the whole history of the International. This dissertation constitutes a paradigm shift and offers a different interpretation of socialist antimilitarism in Italy. In the three decades that it considers, the PSI and the “Estrema” campaigned to increase the parliamentary control on every aspect of the decision-making process of the Kingdom, whose institutions reserved only to the Crown and the executive branch the duty (and responsibility) to lead foreign and military policies. Additionally, Italian socialism was able to elaborate original theories on these topics and implement anti-war campaigns with increasing popular consent, from the anti-colonial battles of Andrea Costa to the general strikes against the Italo-Turkish War and the “Cassa del soldo al soldato”. Within this context, the neutrality choice in 1914-1915 no longer appears to be a mere ethical opposition, as it is commonly interpreted by scholars, but an effective political proposition.
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Franco, Daniele <1980&gt. "Dalla Francia all'Italia: impegno politico, inchiesta e transfers culturali alle origini della sociologia del lavoro in Italia". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1470/1/DANIELEFRANCO.pdf.

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Sociology of work in Italy revived at the end of WWII, after thirty years of forced oblivion. This thesis examines the history of discipline by considering three paths that it followed from its revival up to its institutionalization: the influence of the productivity drive, the role of trade unions and the activity of early young researchers. European Productivity Agency's Italian office Comitato Nazionale per la Produttività propagandised studies on management and on the effects of the industrialization on work and society. Academicians, technicians, psychologists who worked for CNP started rethinking sociology of work, but the managerial use of sociology was unacceptable for both trade unions and young researchers. So “free union” CISL created a School in Florence with an eager attention to social sciences as a medium to become a new model union, while Marxist CGIL, despite its ideological aversion to sociology, finally accepted the social sciences lexicon in order to explain the work changes and to resist against the employers' association offensive. On the other hand, political and social engagement led a first generation of sociologists to study social phenomenon in the recently industrialized Italy by using the sociological analysis. Finally, the thesis investigate the cultural transfers from France, whose industrial sociology (sociologie du travail) was considered as a reference in continental Europe. Nearby the wide importance of French sociologie, financially aided by planning institutions in order to employ it in the industrial reconstruction, other minor experiences such as the social surveys accomplished by worker-priests in the suburbs of industrial cities and the heterodox Marxism of the review “Socialisme ou Barbarie” influenced Italian sociology of work.
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Franco, Daniele <1980&gt. "Dalla Francia all'Italia: impegno politico, inchiesta e transfers culturali alle origini della sociologia del lavoro in Italia". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1470/.

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Sociology of work in Italy revived at the end of WWII, after thirty years of forced oblivion. This thesis examines the history of discipline by considering three paths that it followed from its revival up to its institutionalization: the influence of the productivity drive, the role of trade unions and the activity of early young researchers. European Productivity Agency's Italian office Comitato Nazionale per la Produttività propagandised studies on management and on the effects of the industrialization on work and society. Academicians, technicians, psychologists who worked for CNP started rethinking sociology of work, but the managerial use of sociology was unacceptable for both trade unions and young researchers. So “free union” CISL created a School in Florence with an eager attention to social sciences as a medium to become a new model union, while Marxist CGIL, despite its ideological aversion to sociology, finally accepted the social sciences lexicon in order to explain the work changes and to resist against the employers' association offensive. On the other hand, political and social engagement led a first generation of sociologists to study social phenomenon in the recently industrialized Italy by using the sociological analysis. Finally, the thesis investigate the cultural transfers from France, whose industrial sociology (sociologie du travail) was considered as a reference in continental Europe. Nearby the wide importance of French sociologie, financially aided by planning institutions in order to employ it in the industrial reconstruction, other minor experiences such as the social surveys accomplished by worker-priests in the suburbs of industrial cities and the heterodox Marxism of the review “Socialisme ou Barbarie” influenced Italian sociology of work.
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Di, Giangirolamo Gianluigi <1979&gt. "L'evoluzione delle politiche culturali in Italia tra centro e periferia con uno sguardo alla Francia (1959-1975)". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/6935/4/Tesi_Di_Giangirolamo.pdf.

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L’obiettivo di questo studio è comprendere come si sia evoluto il concetto di bene culturale in Italia nella seconda metà del Novecento. Pertanto si ritiene rilevante l’analisi delle vicende storiche e politiche sulla gestione, valorizzazione e tutela del patrimonio culturale. In particolare si focalizza l’attenzione sullo sviluppo delle politiche pubbliche in Italia tra la fine degli anni Sessanta e la prima metà degli anni Settanta. Un momento che si definisce come un punto cardine del dibattito e delle azioni politiche che prendono avvio, in Italia, nel periodo post-unitario. Passaggi centrali di questo processo si considerano l’istituzione del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali e le prime iniziative regionali nel campo della cultura. Ed è proprio nel rapporto tra centro e periferia che emerge una nuova attenzione ai beni culturali e all’elaborazione di politiche in questo campo. Al fine di uno sguardo europeo, nell’evoluzione delle politiche culturali, si considera peculiare il caso francese, con la creazione del Ministero degli Affari Culturali, alla fine degli anni Cinquanta.
The aim of this study is to understand how the concept of cultural heritage in Italy developed during the second half of the Twentieth Century. Therefore the analysis of historical and political events on the management, development and protection of cultural heritage is considered relevant. The attention is focused especially on the development of public policies in Italy between the late Sixties and the first half of the Seventies. This period can be defined as a summit of the debate and policies that in Italy began, after the Unification. The establishment of the Ministry of Cultural Heritage and the first regional initiatives in the field of culture, are the central passages of this process. In this way, in the relationship between national and local organization appears a new attention to the development of cultural policies. Finally, for a European look in the evolution of cultural policies the case of France is considered peculiar for the creation of the Ministry of Cultural Affairs, in the late Fifties.
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