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Ghirardo, Diane y Maurizio Vaudagna. "L'estetica della Politica: Europa e America negli Anni Trenta." American Historical Review 96, n.º 1 (febrero de 1991): 140. http://dx.doi.org/10.2307/2164041.

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Mastrolillo, Gabriele. "Alfonso Leonetti e il gruppo dirigente del Pci dalla destalinizzazione alla segreteria Natta". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 296 (agosto de 2021): 38–62. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-296002.

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Questo articolo descrive le relazioni intercorse tra Alfonso Leonetti e il Pci dalla riammissione al partito (1962) alla sua morte (1984). Il nuovo tesseramento al partito da cui era stato espulso nel 1930 avvenne due anni dopo il suo ritorno in Italia, nel contesto della destalinizzazione, e fu il primo passo verso l'inizio di un intenso dialogo con i principali dirigenti del partito, un dialogo che fu collegato all'attività storiografica di Leonetti (incentrata sul movimento operaio italiano e sul suo ruolo nel partito negli anni Venti) e che riguardò anche temi più ampi quali lo stalinismo e la "svolta" del 1929-1930. Mentre il primo paragrafo di questo articolo fornisce una sintetica ricostruzione dell'attività politica di Leonetti negli anni Venti e Trenta, il secondo analizza il processo di riammissione, mentre il terzo si occupa della collaborazione intercorsa tra Leonetti e Palmiro Togliatti, anch'egli a quel tempo impegnato negli studi sulla figura di Antonio Gramsci e sul movimento operaio. Il quarto paragrafo, invece, si concentra sul dialogo tra Leonetti e alcuni dei principali dirigenti del Pci negli anni Sessanta-Ottanta quali Pietro Secchia, Giancarlo Pajetta, Giorgio Amendola, Enrico Berlinguer e Alessandro Natta.
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Carteny, Andrea. "A favore della “grande mutilata”. La pubblicistica italiana filo-ungherese e la questione transilvana nel periodo interbellico". Italianistica Debreceniensis 25 (29 de marzo de 2020): 54–63. http://dx.doi.org/10.34102/itde/2019/5554.

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Il saggio descrive come è stata affrontata la questione della Transilvania durante il periodo tra le due guerre mondiali in Italia da una parte dell'intellighenzia italiana particolarmente pro ungherese.Autori e libri riflettono in qualche modo la posizione pro Ungheria emersa durante gli anni Venti in Italia, supportata dal revisionismo del governo fascista e amplificata negli anni Trenta. Numerosi libri e saggi proposero di cambiare i confini tra Ungheria e Romania, fino ai negoziati italo-tedeschi e al Diktat di Vienna del 1940
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d’Orsi, Angelo y Cristina Accornero. "Primo Levi racconta. Fascismo, antifascismo, ebrei a Torino negli anni Trenta". HISTORIA MAGISTRA, n.º 26 (octubre de 2018): 108–20. http://dx.doi.org/10.3280/hm2018-026009.

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López de Lucio, Ramón. "Comercio y periferia: El caso de la región de Madrid". Ciudades, n.º 10 (1 de febrero de 2018): 185. http://dx.doi.org/10.24197/ciudades.10.2007.185-202.

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Le attività commerciali in Spagna hanno vissuto negli ultimi trenta anni dei cambiamenti sostanziali, accompagnati dalle trasformazioni nelle relazioni di tali attività con lo spazio urbano ed il trasporto pubblico. La città si è frammentata, le sue parti si sono specializzate e nella struttura insediativa della città diffusa sono sorte le grandi superfici commerciali extraurbane.Gli anni ottanta sono stati un periodo di transizione. A Madrid sono stati aperti dei grandi magazzini in centro e contemporaneamente dei centri commerciali nelle zone periferiche. Negli anni novanta si verifica una esplosione di grandi strutture nell’area metropolitana. All’inizio del nuovo secolo, i centri commerciali rappresentano le nodalità territoriali della regione urbana di Madrid. Nasce una nuova gerarchia dei centri urbani, influenzata dalla localizzazione di questi nuovi complessi commerciali. La presenza di queste superfici in Spagna diventa tripla rispetto a quella europea.I nuovi formati commerciali generano degli effetti sulle reti tradizionali e sulla vitalità dello spazio urbano.
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Mondolo, Silvia. "Il Lanificio di Manerbio e la riorganizzazione marzottiana degli anni trenta". STORIA IN LOMBARDIA, n.º 1 (julio de 2010): 41–77. http://dx.doi.org/10.3280/sil2010-001002.

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Il saggio ripercorre le trasformazioni che coinvolsero lo stabilimento bresciano negli anni trenta. A partire dall'acquisizione da parte di Gaetano Marzotto Jr nel corso del 1927, si tracciano i passaggi fondamentali della riorganizzazione aziendale che portarono il lanificio bresciano, attraverso un progressivo processo di co- ordinazione e accentramento, ad essere parte importante della piů grande impresa laniera italiana quale divenne l'industria Marzotto nel corso degli anni trenta. L'imposizione di una razionalizzazione gestionale prende avvio da un piano di riduzione dei costi e da una rigida organizzazione del personale e del lavoro accompagnata da progressivi ammodernamenti e potenziamenti tecnico-impiantistici, e da una articolata politica di welfare aziendale. Note biografiche: Silvia Mondolo laureata in Storia presso l'Universitŕ degli studi di Milano con una tesi dal titolo Il Lanificio di Manerbio dalla nascita alla seconda guerra mondiale (1907-1940), attualmente frequenta il Master in "Conservazione, gestione e valorizzazione del patrimonio industriale" presso l'Universitŕ degli studi di Padova. Email: silvia.mondolo@virgilio.it
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De Michele, Grazia. "Un antirazzismo mancato? Classe e razza nel dibattito di area comunista su bambini meridionali e classi differenziali negli anni Settanta". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 297 (marzo de 2022): 100–123. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-297-s1oa-005.

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Uno degli elementi caratterizzanti le migrazioni interne verso le città del triangolo industriale negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento è stato il razzismo antimeridionale. Nelle scuole elementari molti tra i figli dei nuovi arrivati vennero immessi nelle cosiddette classi differenziali anche grazie al supporto scientifico offerto da psichiatri, psicologi e assistenti sociali che, nello stesso periodo, definirono i bambini di origine meridionale come disadattati, in ragione di una supposta incapacità di adattarsi a un ambiente più progredito. Negli anni Settanta, il fenomeno venne sottoposto ad aspre critiche, ma il razzismo che l'aveva alimentato non fu riconosciuto come tale. L'articolo analizza i limiti del dibattito sviluppatosi tra educatori e intellettuali di area comunista, che lessero la discriminazione nei confronti degli alunni meridionali esclusivamente in termini di classe sociale secondo i dettami di un marxismo tipicamente eurocentrico. 
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Pioli, Marco. "(Ri)scoprire la Spagna attraverso la traduzione: Leonardo Sciascia e l’affaire Lorca". Quaderni d'italianistica 41, n.º 1 (31 de diciembre de 2020): 43–68. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v41i1.35894.

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Secondo Carlo Bo, dopo secoli di antispagnolismo, solamente con lo scoppio della Guerra civil la cultura spagnola entrò di nuovo “nel giro delle nostre idee.” Il presente studio, pertanto, intende indagare il caso letterario che probabilmente meglio documenta il tentativo di riappropriazione letteraria e ideologica che gli intellettuali italiani hanno operato a vantaggio della cultura spagnola a partire dalla fine degli anni Trenta, ossia la straordinaria fortuna del Llanto por Ignacio Sánchez Mejías di Federico García Lorca. Nello specifico, si analizzerà la traduzione realizzata da Leonardo Sciascia e la conseguente diatriba letteraria sorta con i precedenti interpreti lorchiani, con l’obiettivo di evidenziare, all’interno del più ampio contesto ricettivo dell’elegia, le peculiarità ideologiche insite nell’operazione, non sempre fortunata, dell’autore siciliano.
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Scalia, Vincenzo. "La criminalità organizzata in Italia e in Messico. Dalla costruzione sociale al contrasto: una comparazione". SICUREZZA E SCIENZE SOCIALI, n.º 3 (noviembre de 2022): 185–96. http://dx.doi.org/10.3280/siss2022-003010.

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Negli ultimi anni la criminalità organizzata è diventata un elemento di richiamo nelle cronache messicane. In Italia, negli ultimi trenta anni, la lotta alla criminalità organizzata ha conosciuto la ribalta pubblica, costituendo un elemento attorno a cui costruire le politiche pubbliche e orientare l'azione di diversi governi. Ma che cosa è la criminalità organizzata? Come nasce? Come si sviluppa? Quali sono le differenze e le similitudini in Italia e in Messico? Analizzando gli approcci teorici e la storia delle organizzazioni criminali, l'autore prova a fornire uno spunto analiti-co che ruota attorno ai concetti di "legalità illegalizzata" e "illegalità legalizzata", provando a inquadrare il fenomeno come una costruzione sociale inscritta nei conflitti di potere che si formano in ogni società. Si prova a dimostrare come il ruo-lo dello stato è fondamentale nella definizione del problema, e che le politiche di repressione, in quanto non guardano alla rete criminale, ma solo al fenomeno este-riore, tendono ad aggravare il problema e a violare i diritti umani.
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Basciani, Alberto. "Tra politica culturale e politica di potenza. Alcuni aspetti dei rapporti tra Italia e Albania tra le due guerre mondiali". MONDO CONTEMPORANEO, n.º 2 (diciembre de 2012): 91–113. http://dx.doi.org/10.3280/mon2012-002004.

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Durante gli anni Venti e Trenta la politica estera fascista fece dell'Albania uno degli obiettivi piů importanti dell'espansione politica, economica e culturale dell'Italia nel Sud-Est dell'Europa. Il saggio, con l'ausilio di molti documenti inediti provenienti dall'Archivio del ministero degli Affari esteri e dall'Archivio Centrale dello Stato, analizza alcune delle principali direttrici della politica estera e della politica culturale italiana nel paese adriatico. Nonostante i tentativi di re Zog di conservare dei margini di autonomia, a partire dalla metŕ degli anni Trenta la pressione italiana non fece altro che aumentare: cospicui prestiti finanziari, aiuti militari, aumento del numero delle scuole italiane, imposizione della lingua italiana quale materia obbligatoria di insegnamento, il ricorso massiccio alla corruzione, che non risparmiň neppure il sovrano albanese e la sua cerchia, furono i metodi che il regime fascista utilizzň per aumentare la propria influenza politica e la capacitŕ di ingerenza negli affari interni albanesi. Il fine apertamente dichiarato da Ciano era quello di ottenere l'annessione del paese vicino quando la situazione internazionale avesse reso possibile l'aggressione
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d’Orsi, Angelo. "Tra penne e fucili. Albert Camus e gli ambienti intellettuali nell’Europa fra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta". Cahiers de la Méditerranée, n.º 94 (15 de junio de 2017): 161–73. http://dx.doi.org/10.4000/cdlm.8632.

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Mingardi, Alberto. "OAKESHOTT E HAYEK". Il Politico 254, n.º 1 (7 de junio de 2021): 134–36. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2021.570.

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Lo stesso titolo di questa silloge di Oakeshott, Razionalismo in politica, evoca la critica di Hayek al ‘costruttivismo’. Il tema delle convergenze e differenze fra Hayek e Oakeshott è ormai un campo molto arato. Secondo Kenneth Minogue, Hayek e Oakeshott erano “buoni amici”. A chi legga le opere dell’uno e quelle dell’altro non sfugge che il punto di partenza era assai diverso: la denuncia della “presunzione fatale” degli ingegneri sociali viene a Hayek dall’aver partecipato al dibattito sul calcolo economico nell’economia di piano, negli anni Trenta.
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De Matteo, Alice. "I primi mazziniani liguri e la Giovine Italia. Il caso di Elia Benza (1823-1833)". IL RISORGIMENTO, n.º 2 (noviembre de 2022): 38–57. http://dx.doi.org/10.3280/riso2022-002002.

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Quest'articolo ricostruisce la fisionomia del primo gruppo genovese che, negli anni Venti e Trenta dell'Ottocento, condivise il periodo universita- rio, l'esperienza carbonara e la fondazione della Giovine Italia assieme a Giuseppe Mazzini. Al fine di dimostrare l'importante influenza esercitata dalla prima generazione di mazziniani nella formazione dell'innovativo sistema associativo proposto dal Genovese, il saggio si concentra in parti- colare sul profilo biografico di Giuseppe Elia Benza, la cui esperienza in- dividuale viene criticamente analizzata all'interno del più ampio contesto del difficile inserimento dei territori liguri nel governo sabaudo.
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Hametz, Maura. "La prova della razza: cultura giuridica e razzismo in Italia negli anni trenta". Journal of Modern Italian Studies 21, n.º 1 (enero de 2016): 163–64. http://dx.doi.org/10.1080/1354571x.2016.1112077.

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Pisu, Stefano. "Luce in periferia: rappresentazioni della Sardegna negli audiovisivi del fascismo". MONDO CONTEMPORANEO, n.º 3 (marzo de 2013): 5–30. http://dx.doi.org/10.3280/mon2012-003001.

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Luce in periferia: rappresentazioni della Sardegna negli audiovisivi del fascismo, Stefano Pisu Oggetto del contributo sono le rappresentazioni cinematografiche della Sardegna offerte dai documentari e dai cinegiornali dell'Istituto Luce durante il fascismo. Nella produzione Luce l'autore riscontra una continua tensione fra le immagini di una Sardegna tradizionale - idillica ma anche arretrata - e quelle di un'isola piů dinamica, che viene trasformata dal regime fascista e proiettata nella modernitŕ. La diversitŕ delle rappresentazioni del Luce č ascrivibile al generale cambiamento di prioritŕ nell'agenda del potere, anche se non si puň parlare di cesure nette. Per l'autore č tuttavia sensibile il passaggio dalla rappresentazione dominante degli aspetti folclorici e tradizionali - frutto anche della mitologia ruralista degli anni Venti, che concedeva visibilitŕ all'esotismo locale delle periferie - al cambio di segno dalla seconda metŕ degli anni Trenta. L'Italia fascista, diventata una potenza imperiale e poi ufficialmente razzista, poteva rappresentare con il cinema la sua missione "civilizzatrice" anche negli spazi nazionali periferici, ancor piů in quelle aree, come la Sardegna, oggetto giŕ in etŕ liberale di discorsi pseudoscientifici e discriminatori.
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Di Majo, Antonio. "L'indirizzo sociologico della Scienza delle finanze italiana: riflessioni dei posteri". QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, n.º 1 (marzo de 2010): 95–108. http://dx.doi.org/10.3280/qu2010-001005.

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Un recente volume di McLure ha rivisitato il pensiero degli economisti italiani dei primi decenni del Novecento che costituirono quello che in Italia č definito l'indirizzo sociologico della Scienza delle finanze e che facevano riferimento alla metodologia sviluppata da Pareto. Tale indirizzo criticava l'approccio basato sull'individualismo metodologico e tentava di trovare spiegazioni delle scelte di finanza pubblica che tenessero conto della peculiaritŕ delle decisioni prese da gruppi. Il tentativo dell'indirizzo sociologico purtroppo si esaurě negli anni Trenta, ma si puň sostenere che contribuě a porre le fondamenta delle ulteriori ricerche economiche sulla finanza pubblica, avviate nei decenni piů recenti.
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Morlino, Leonardo. "PROBLEMI E SCELTE NELLA COMPARAZIONE. INTRODUZIONE". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 20, n.º 3 (diciembre de 1990): 381–95. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200009552.

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IntroduzionePrimo esempio: negli ultimi quindici anni la democrazia sembra essersi affermata in diverse aree del mondo, dal Sud Europa all'America Latina, all'Est Europa; ma quali democrazie si sono realmente affermate e come spiegare complessivamente questo fenomeno?Secondo esempio: durante il 1989 e gran parte dell'anno successivo vi sono state le trasformazioni dei regimi non democratici in Europa Orientale; quali profondi cambiamenti politici vi sono effettivamente stati in quei paesi, oltretutto a un ritmo così rapido?Terzo esempio: in Italia, durante gli ultimi quaranta anni il partito comunista è stato piò forte di quello socialista; come spiegarlo?Quarto esempio: di fronte ai problemi di rappresentatività e democrazia che l'Italia ha, molti politici e intellettuali propongono certe riforme istituzionali; ma quali riforme sono le piò adatte rispetto a determinati obiettivi, quali accrescere la responsabilità dei governanti e la capacità di punizione dei governati oppure raggiungere maggiore efficacia decisionale o ancora riuscire ad innescare l'alternanza al governo tra partiti o coalizioni partitiche?
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D'Amia, Giovanna. "L'urbanistica coloniale di Giovanni Pellegrini e la pianificazione dei villaggi libici". TERRITORIO, n.º 57 (junio de 2011): 125–34. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-057016.

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Nel quadro del nuovo ciclo di studi sull'architettura coloniale italiana, il saggio prende in esame la posizione di Giovanni Pellegrini in tema di pianificazione urbana e la progettazione di alcuni centri rurali realizzati in Libia negli anni Trenta. A partire dal Manifesto dell'architettura coloniale pubblicato nel 1936, Pellegrini rifiuta infatti il ‘folclorismo' di molte opere contemporanee, sostenendo una metodologia progettuale rigorosamente moderna che sappia trarre dalla tradizione locale soluzioni e motivi adeguati alle condizioni geografi che e climatologiche. I villaggi realizzati per la colonizzazione demografica intensiva del 1938-1939 confermano questa linea metodologica e - rispetto a quelli di altri professionisti - evidenziano un'impostazione piů funzionale e un piů attento inserimento ambientale, rifiutando il ricorso alla retorica monumentale della classicitŕ.
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Caravale, Giorgio. ""A mutual admiration society". Amicizie intellettuali alle origini del legame tra George L. Mosse e l'Italia". MONDO CONTEMPORANEO, n.º 3 (mayo de 2012): 79–111. http://dx.doi.org/10.3280/mon2011-003003.

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Il saggio si sofferma sulla rete di amicizie intellettuali di George L. Mosse in Italia. Per quale motivo Mosse era cosě affezionato all'Italia, perché il nostro paese contava cosě tanto per lui e perché l'Italia č forse il paese che ha attribuito piů riconoscimenti al lavoro dello storico tedesco? Queste pagine rispondono a tali interrogativi prendendo in considerazione l'ammirazione che Mosse nutriva per Benedetto Croce, la sua fascinazione per la cultura barocca italiana, la sua prima vera amicizia intellettuale con Giorgio Spini nei primi anni Sessanta del secolo scorso, lo stretto legame con l'editore Vito Laterza e naturalmente la sua grande amicizia con lo storico del fascismo Renzo De Felice. In particolare, quella che č stata felicemente definita una «mutual admiration society», questo legame cosě importante per comprendere il destino dell'opera di Mosse in Italia, viene ricostruito attraverso il filtro dell'influenza esercitata dal grande storico Delio Cantimori sull'allievo De Felice, nonché attraverso il ricco epistolario di Michael Ledeen, giovane allievo americano di Mosse, giunto in Italia negli anni Settanta per studiare con De Felice. Alcune lettere inedite scambiate tra Mosse e De Felice sono pubblicate qui in appendice per la prima volta, insieme ad altri documenti inediti.
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Zarri, Gabriella. "La «mamma» di Guglielmo VIII Paleologo: Maddalena Panattieri da Trino, terziaria op (1443-1503)". Anuario de Historia de la Iglesia 30 (18 de mayo de 2021): 191–212. http://dx.doi.org/10.15581/007.30.011.

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Dopo un breve excursus sulle «sante vive» italiane vissute tra il secondo Quattrocento e il Cinque­cento e una precisazione del concetto storiografico di «sante vive», il saggio presenta il caso fino ad ora non approfondito, della terziaria domenicana Maddalena Panatieri da Trino (1443-1503). Mentre viveva in un piccolo centro del Monferrato, ricca terra situata nella regione del Piemonte, Maddalena si segnalò al mar­chese Guglielmo viii Paleologo per aver profetizzato la sua vittoria in un torneo tenutosi in Francia. Venerata in seguito dal principe, che la considerò una madre, la vita della beata venne composta da Girolamo da Mi­lano op sull’esempio della leggenda agiografica della beata Osanna da Mantova, dopo il passaggio del Mon­ferrato al ducato dei Gonzaga negli anni Trenta del Cinquecento.
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Piras, Mauro. "La stampa politica in Libano e Siria negli anni Trenta fra sopravvivenza e formazione dell'opinione pubblica". MONDO CONTEMPORANEO, n.º 1 (julio de 2012): 35–66. http://dx.doi.org/10.3280/mon2012-001002.

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Gli anni Trenta videro uno sviluppo senza precedenti della stampa araba periodica in Libano e Siria, nonostante gli ostacoli rappresentati, da un lato, dalla sempre piů rigida censura esercitata dalle autoritŕ, e dall'altro, dalla crisi economica, che metteva in grandi difficoltŕ un settore ancora debole. Questo saggio descrive innanzitutto la legislazione sulla stampa e la prassi repressiva seguita dalle autoritŕ per controllarne l'atteggiamento; sottolinea quindi il ruolo centrale che avevano le sovvenzioni, provenienti sia dal governo locale e dall'amministrazione francese, sia da governi stranieri o gruppi di interesse di diverso tipo, nel permettere a giornali con una diffusione estremamente limitata di far fronte alla precaria situazione politica ed economica. Illustra quindi la crescita quantitativa e qualitativa della stampa nel mandato francese, in particolare delle due capitali Beirut e Damasco, dal 1930 al 1940, per trarre infine delle conclusioni su come le strategie di sopravvivenza del giornalismo arabo incisero sulle caratteristiche peculiari della stampa siro-libanese tra le due guerre.
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Fergonzi, Flavio. "Visitare gli studi d'artista, in parola e in immagine". L'uomo nero. Materiali per una storia delle arti della modernità 19, n.º 19-20 (13 de diciembre de 2022): 62–83. http://dx.doi.org/10.54103/2974-6620/uon.n19-20_2022_pp62-83.

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Si infittiscono, nel ventennio tra le due guerre e specialmente negli anni Trenta, i resoconti giornalistici di visite ad artisti nel loro studio. Lettori di quotidiani o di riviste di cultura né militante né specialistica sembravano gradire queste incursioni di occhi fintamente ingenui in spazi altri: piaceva che lo scrivente assumesse la posizione incuriosita e vagamente scettica del lettore, cui era riservato il privilegio di penetrare nelle officine di lavoro degli artisti più fortunati, e discussi, e premiati alle grandi mostre, Casorati o Martini o De Pisis.Il saggio passa in rassegna una serie di studi di artisti attraverso i resoconti reportagistici e fotografici, evidenziando diverse situazioni possibili all’interno dello studio: dall’artista al lavoro o in posa alle opere disposte o accatastate nello studio, fino alla modella in posa o a riposo.
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Maconi, Simone. "Un tentativo di propaganda locale: i protagonisti dell'Istituto fascista di cultura di Milano negli anni Venti". STORIA IN LOMBARDIA, n.º 1 (septiembre de 2022): 94–114. http://dx.doi.org/10.3280/sil2022-001003.

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Nel 1924 nasce a Milano l'Istituto fascista di cultura. I suoi fondatori sono il presidente Dino Alfieri e il direttore Leo Pollini. Entrambi danno vita al nuovo ente con l'intenzione di arginare la violenza squadrista attraverso il dibattito culturale. Successivamente Alfieri pone come obiettivo principale quello di diffondere i principi fascisti tra i cittadini milanesi non inquadrati nel Partito. Ad affiancarlo è presente Pollini, il quale organizza le attività da cui emergono i tratti identificativi dell'Istituto, come il legame con Milano o l'educazione delle nuove generazioni. Il suo operato è guidato da una concezione elitaria della cultura che impedisce tuttavia il raggiungimento degli scopi del presidente. La prova è data dai corsi del quinto anno accademico, ideati appositamente a fini propagandistici. La scelta delle lezioni e dei conferenzieri dimostra la capacità dell'Istituto di procurarsi le attenzioni del regime e la collaborazione di intellettuali di prestigio, sebbene non sempre aderenti all'ideologia fascista, ma anche la difficoltà a includere la popolazione milanese. Il presente saggio si propone dunque di analizzare il ruolo dell'Istituto nella propaganda locale e i suoi risultati.
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Bersier, Ladavac Nicoletta. "Diritto e pace in Hans Kelsen". SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, n.º 1 (julio de 2012): 79–96. http://dx.doi.org/10.3280/sd2012-001004.

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Hans Kelsen ha dedicato una parte importante della sua produzione giuridica al diritto internazionale. La sua riflessione internazionalistica iniziň negli Anni Venti e si protrasse fino alla fine della sua vita. Le tematiche affrontate da Kelsen a partire dagli Anni Trenta, soprattutto durante il suo insegnamento a Ginevra, sono dedicate alla pace in rapporto al diritto e alla politica nel contesto delle istituzioni internazionali. A Ginevra elaborň vaste critiche rivolte soprattutto alla Societŕ delle Nazioni e un proprio progetto per assicurare la pace che raccolse in diversi scritti poco conosciuti. Particolarmente interessante appare il progetto per la pace che Kelsen mise a confronto con la scienza giuridica e collocň nel contesto politico. In tale documento il giurista viennese si sofferma per la parte teorica sulla giustizia internazionale e per la parte pratica traccia le linee per un Tribunale Internazionale, teorizzando al contempo il postulato della obbligatorietŕ della giustizia internazionale. Inoltre nella sua elaborazione del diritto internazionale, Kelsen dedica molto spazio alla civitas maxima, tema che rappresenta indubbiamente il nocciolo ideale della sua riflessione internazionalistica e rivela la sua concezione globale e federale tra utopia e Realpolitik
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Piazzoni, Irene. "Le Collezioni del Palladio. "Quaderni" antifascisti nella Vicenza del 1943". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 296 (agosto de 2021): 9–37. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-296001.

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L'articolo ricostruisce la vicenda delle Collezioni del Palladio, che si snoda nel corso del 1943, a Vicenza, e ha per protagonisti alcuni intellettuali antifascisti, in testa Antonio Giuriolo, Mario Dal Pra e Licisco Magagnato, approdati l'anno precedente nelle fila del Partito d'Azione e dall'8 settembre impegnati nella Resistenza. Le due collane impostate si configurano come una cartina al tornasole dell'evoluzione filosofica e ideologica, tra contraddizioni e ripensamenti, vissuta negli anni della guerra da molti uomini di cultura, come punto di arrivo degli studi e degli interessi dei suoi animatori e momento seminale per recuperi e linee di ricerca che di lì a poco saranno propri di altre iniziative editoriali antifasciste, come tassello dell'articolato mosaico della pubblicistica azionista e come terreno di indagine per studiare le vie delle transizioni politiche, in forza delle mediazioni, delle contaminazioni e degli intrecci che il lavoro editoriale implica e favorisce.
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Bassi, Jacopo. "La periferia ecclesiastica ortodossa nel Sud-Est europeo negli anni Venti e Trenta. Il caso dell'Epiro e dell'Albania". MONDO CONTEMPORANEO, n.º 3 (abril de 2011): 5–24. http://dx.doi.org/10.3280/mon2010-003001.

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La caduta dell'Impero ottomano comportň un mutamento anche nelle relazioni interne al mondo cristiano ortodosso. La creazione e il consolidamento degli Stati nazionali balcanici e delle Chiese ortodosse autocefale posero le basi per la ridefinizione dei confini giurisdizionali delle Chiese nazionali. Negli anni Venti e Trenta l'Albania e la Grecia cercarono di manovrare le istituzioni religiose ortodosse per esercitare pressione sul Patriarcato ecumenico: obiettivo delle azioni diplomatiche greche e albanesi era quello di spostare l'influenza culturale esercitata dalle istituzioni religiose sulle popolazioni dell'area dell'odierna Albania meridionale, abitata in prevalenza da fedeli ortodossi. Lo Stato greco era desideroso di poter avanzare rivendicazioni su questi territori: la difesa della popolazione ortodossa rappresentava una giustificazione ideale. La zona oggetto della disputa divenne cosě una, contesa tra la tradizionale giurisdizione patriarcale, la nascente Chiesa ortodossa albanese e la Chiesa di Grecia, desiderosa di ereditare da Costantinopoli il prestigio e il retaggio storico della cristianitŕ orientale.
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Ferrando, Anna. "Donne oltre i confini. La traduzione come percorso di emancipazione durante il fascismo". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 294 (diciembre de 2020): 205–34. http://dx.doi.org/10.3280/ic294-oa1.

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Č nota a tutti la definizione che Cesare Pavese, cogliendo lo spirito dell'epoca, diede degli anni Trenta come il "decennio delle traduzioni". Meno noti i protagonisti di questa massiccia operazione di mediazione culturale. O, forse, sarebbe meglio dire, le protagoniste. Molte furono infatti le donne che scelsero l'attivitŕ traduttoria: si trattava di un lavoro flessibile, ‘nascosto', che si poteva svolgere a casa, e per di piů ancillare al lavoro dell'autore, un lavoro ‘adatto' alle donne, ma che molte donne, perň, usarono per ritagliarsi uno spazio di vita pubblica, di indipendenza e di libertŕ, esercitato anche nel selezionare i testi da tradurre e nel proporli agli editori. Quando nel 1938 Ada Gobetti tradusse uno dei libri di riferimento dell'american black feminism, Their eyes were watching God della Hurston, non si trattava certo di un'operazione unicamente letteraria. Chi furono dunque le intellettuali protagoniste del "decennio delle traduzioni"? E questo processo di mediazione culturale influenzň le pratiche, gli stili di vita, le mentalitŕ delle traduttrici stesse? L'archivio privato della traduttrice Alessandra Scalero permette di circoscrivere un caso di studio emblematico delle ‘mutazioni di genere' che investirono l'industria delle traduzioni fra le due guerre.
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Ciammaruconi, Clemente. "Memoria democratica e retorica pubblica della "redenzione" pontina. Il caso di Latina, una volta Littoria". SOCIETÀ E STORIA, n.º 126 (marzo de 2010): 634–68. http://dx.doi.org/10.3280/ss2009-126003.

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Fin dalla loro fondazione, le «cittÀ nuove» sorte nell'Agro Pontino bonificato dal regime fascista negli anni trenta costituirono lo scenario ideale di molteplici liturgie politiche attraverso cui celebrare il «culto del littorio». L'autore si propone d'indicare secondo quali processi, nel corso del secondo dopoguerra, a Latina (giÀ Littoria) si sia cercato di costruire una memoria condivisa ed un senso di appartenenza comunitaria capaci di ricomporre in chiave democratica l'ereditÀ di quella «impresa» indelebilmente connessa al fascismo, nonché alla figura stessa di Mussolini. In tale prospettiva cerimonie, monumenti, anniversari, hanno rappresentato i cardini dell'opera di rielaborazione di un passato ancora recente che amministrazioni, prima democristiane e poi di destra, hanno condotto spesso non senza ambiguitÀ: lo studio ne ricostruisce le diverse fasi, sia esaminando i nessi e le reciproche influenze tra memoria e retorica pubblica, sia indagando i criteri informatori che hanno orientato questa faticosa e tutt'altro che compiuta ricerca identitaria.
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Paci, Deborah. ""Proudhon in esilio". La ricezione del pensiero proudhoniano negli ambienti del fuoruscitismo italiano in Francia (anni venti e trenta)". SOCIETÀ E STORIA, n.º 131 (mayo de 2011): 104–31. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-001004.

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L'autore intende analizzare la ricezione di Pierre-Joseph Proudhon da parte degli antifascisti italiani esuli in Francia negli anni tra le due guerre, prendendo in esame l'interpretazione del pensiero proudhoniano fornita dal sociologo russo Georges Gurvitch. Fu grazie alla mediazione di Gurvitch che fuorusciti italiani come Andrea Caffi e Silvio Trentin accolsero con favore le intuizioni proudhoniane relative al "Diritto economico". La nozione gurvitchiana di "Diritto sociale" (rielaborazione del "Diritto economico" proudhoniano) - l'unico principio normativo in grado di governare in maniera equa il corpo sociale stabilendo una condizione di equilibro all'interno del conflitto - ha suscitato una grande influenza sulla cultura antitotalitaria che gravitava intorno agli ambienti giellisti. L'autore illustra le differenti sensibilitÀ espresse dai fuorusciti a partire da un'indagine dei loro scritti rintracciando i riferimenti teorici presenti nell'opera proudhoniana e nel lavoro di Gurvitch.
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Desideri, Paola. "Origini e sviluppi delle analisi e delle teorie sul linguaggio politico: (1920-1960)". Linguistica 49, n.º 1 (29 de diciembre de 2009): 41–53. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.49.1.41-53.

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Scopo di questo contributo è di ricostruire le origini e gli sviluppi degli studi, sia teorici che applicati, sul linguaggio politico dal 1920 al 1960, a cominciare dagli articoli di alcuni autorevoli formalisti russi pubblicati nel 1924 sulla rivista sovietica Lef. Vengono ripercorse le tappe fondamentali di questo interessante e complesso settore di studi, che vede, soprattutto negli anni Trenta, le prime analisi applicate indirizzate all'esame delle peculiarità stilistiche degli idioletti di tre capi carismatici che hanno fatto la storia del primo Novecento: Lenin, Hitler e Mussolini. Di tali linguaggi sono particolarmente messi in luce quei tratti semantici e retorici che, lessicalizzati da parole d'ordine e slogan ad effetto, hanno reso possibile quel passivo e irrazionale rapporto popolo-capo che ha caratterizzato inquietanti regimi nel secolo scorso. Inoltre sono prese in considerazione le prime teorie novecentesche sulla specificità del discorso politico, del quale si tenta di identificare modi e usi, tenendo conto del comportamento segnico di questa particolare produzione linguistica. A tale riguardo, la teoria predominante è certamente quella della Content analysis, che, a partire dagli anni 1930-1940 in avanti, sarà il punto di riferimento metodologico per intraprendere ricerche, anche quantitative, sulla persuasione politica e sulle strategie comunicative di massa.
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Rebellato, Elisa. "Vincenzo Errante, Fernando Palazzi e "La Scala d'Oro": due letterati-editori all'origine di una collana per ragazzi negli anni trenta". SOCIETÀ E STORIA, n.º 135 (julio de 2012): 89–118. http://dx.doi.org/10.3280/ss2012-135005.

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Tra il 1932 e il 1936 la casa editrice Utet pubblicň "La Scala d'Oro", una collana graduata per l'infanzia che riscosse fin da subito un enorme successo. Ideatori e direttori della collana furono Vincenzo Errante e Fernando Palazzi, un germanista e un magistrato prestati al mondo dell'editoria. Collaboratori di numerose case editrici, concepirono il loro progetto durante la loro attivitÀ presso Mondadori, come tentativo di risposta ai mutamenti che stavano investendo il mercato del libro scolastico, a seguito dell'imposizione del Testo Unico per la scuola elementare. Tuttavia, le incomprensioni tra i direttori e Arnoldo finirono per favorire la casa editrice torinese. Numerosi corrispondenti scrissero a Palazzi in merito alla pubblicazione della collana. Da tali lettere emerge che punti di forza della serie furono la sapiente scelta dei testi, che mescolavano antico e moderno per fornire al giovane lettore un vasto panorama di conoscenze, e la ricchezza dell'apparato illustrativo, realizzato dai migliori artisti.
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Salvatore, Armando. "Dilemmi e Opzioni Dell'internazionalismo Arabo-Islamico Dinanzi Alla Politica Araba di Roma Negli Anni Trenta. Il Caso di Šakīb Arslān II". Oriente Moderno 71, n.º 1-6 (12 de agosto de 1991): 75–102. http://dx.doi.org/10.1163/22138617-0710106004.

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Cammaroto, G., F. Montevecchi, G. D’Agostino, E. Zeccardo, C. Bellini, G. Meccariello y C. Vicini. "Palatal surgery in a transoral robotic setting (TORS): preliminary results of a retrospective comparison between uvulopalatopharyngoplasty (UPPP), expansion sphincter pharyngoplasty (ESP) and barbed repositioning pharyngoplasty (BRP)". Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, n.º 05 (octubre de 2017): 406–9. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1321.

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Negli ultimi anni si è diffusa l’opinione che la chirurgia multilivello nel trattamento della sindrome delle apnee ostruttive garantisca risultati pià soddisfacenti. L’obiettivo del nostro lavoro è quello di confrontare tre tecniche palatali associate alla TORS: l’uvulopalatofaringoplastica (UPPP), l’expansion sphincter pharyngoplasy (ESP) e la barbed repositioning pharingoplasty (BRP). Trenta pazienti, trattati con TORS, tonsillectomia e settoturbinoplastica e chirurgia palatale sono stati retrospettivamente studiati. I seguenti valori pre e post-operatori sono stati presi in considerazione: AHI, ESS, VAS per la valutazione del dolore, tempi operatori palatali, data di dimissione e complicanze (tipi ed incidenza). Sia la BRP che l’ESP hanno garantito dei valori postoperatorio di AHI inferiori rispetto all’UPPP con un maggior tasso di successo chirurgico. Dall’altra parte non è stato possibile dimostrare una superiorità della BRP sull’ESP. I tempi operatori più lunghi sono stati registrati nel gruppo ESP mentre i più brevi sono stati riscontrati nel gruppo BRP. Riassumendo, ESP e BRP sono risultate più efficaci dell’UPPP in un setting robotico multilivello. Inoltre, essendo una tecnica rapida, di facile apprendimento e dal basso tasso di complicanze, la BRP si presenta come una valida opzione chirurgica nel trattamento dell’OSAS.
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Oriani, Aldo. "Dati storici sulla presenza circummediterranea del francolino nero Francolinus francolinus francolinus (Linnaeus, 1766)". Rivista Italiana di Ornitologia 84, n.º 1 (20 de marzo de 2015): 11. http://dx.doi.org/10.4081/rio.2014.217.

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Si espone la distribuzione storica del francolino nero sulle coste del Mediterraneo; da quelle asiatiche, dove era endemico, venne introdotto e si naturalizzò in Grecia fin dall’antichità e dal XIII secolo in Sicilia ed Aragona. In quel secolo ne parlò Federico II di Svevia nel suo trattato di falconeria dimostrandone una approfondita conoscenza e contemporaneamente la specie veniva citata nelle leggi dell’Aragona. Da queste due regioni il francolino venne diffuso in ampie zone della Spagna, della Francia sud-occidentale, della Toscana e forse anche della Lombardia ed è emersa l’ipotesi che la specie fosse presente anche in Egitto. <br />Il francolino scomparve, tra la fine del Settecento e la metà dell’Ottocento, da tutti i territori dove era stato introdotto a scopo venatorio a causa delle modifiche ambientali conseguenti alle bonifiche e alla antropizzazione e della caccia non regolamentata, ormai non più prerogativa esclusiva della nobiltà che, per secoli, si era adoperata a tutelare la specie. Analoghe cause portarono, nel corso dell’Ottocento, alla scomparsa del francolino anche da quasi tutti gli ambienti costieri del Mediterraneo orientale, tanto che, già negli anni Trenta del secolo scorso, si nutrivano preoccupazioni sulla sua salvaguardia anche nei territori dove era indigeno.
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Giorgi, Chiara. "Das faschistische System der sozialen Vorsorge im Spannungsverhältnis zwischen autoritären Maßnahmen und sozialer Integration". Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, n.º 1 (20 de diciembre de 2017): 44–62. http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2017-0005.

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Riassunto Il saggio ripercorre alcuni passaggi fondamentali inerenti lo sviluppo dello Stato sociale italiano durante gli anni del fascismo, inquadrandoli tanto nel dibattito storiografico piu recente, quanto nell’ambito di alcune issues nazionali e internazionali. In questo senso le politiche assicurative e previdenziali fasciste verranno prese in esame sia nel contesto piu complessivo della crescita delle politiche sociali degli anni Trenta (europee e non solo), sia in riferimento alle principali istituzioni italiane (in primis l’INFPS, l’Istituto nazionale fascista di previdenza sociale). In particolare il testo e teso a mettere in evidenza la centralita dell’esperienza fascista rispetto al consolidamento storico del welfare nazionale, i cui connotati originali si collocano proprio negli anni di costruzione del regime. Il periodo fascista pose infatti le basi di quel sistema cosiddetto „particolaristico-clientelare“ che si sarebbe poi sviluppato e intensificato nel secondo dopoguerra e che rappresenta, secondo varie voci storiografiche, il tratto piu distintivo della vicenda italiana. I dati conclusivi che emergono sono che, in relazione ad una media europea, l’Italia riusci a recuperare sotto il profilo quantitativo, aumentando la spesa per la sicurezza sociale e il grado di copertura assicurativa. Tuttavia, la cifra impressa dal regime al welfare nazionale ne avrebbe segnato gli sviluppi successivi, facendo emergere la centralita dell’esperienza fascista in ordine alle caratteristiche (e alle dimensioni) di quest’ultimo. Secondariamente, la riorganizzazione avvenuta sotto il fascismo dell’ambito assicurativo e previdenziale - in ordine all’estensione delle forme di tutela, del numero degli assistiti e soprattutto in materia di sistematizzazione - riguardo per lo piu gli aspetti gestionali. Invariata resto una politica di differenziazione delle spettanze che anzi venne accentuata e utilizzata dal regime ai fini del controllo sociale. Il fascismo infatti moltiplico forme e regimi assicurativi diversi e differenziati, nella misura, nella qualita e nel tempo. La ricostruzione delle vicende previdenziali italiane nel periodo tra le due guerre e cosi inserita in un piu ampio contesto sia geografico (europeo e d’Oltreoceano), sia economico, politico e sociale.
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Giorgi, Chiara. "Das faschistische System der sozialen Vorsorge im Spannungsverhältnis zwischen autoritären Maßnahmen und sozialer Integration". Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, n.º 1 (5 de marzo de 2018): 44–62. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2017-0005.

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Resumen
Riassunto Il saggio ripercorre alcuni passaggi fondamentali inerenti lo sviluppo dello Stato sociale italiano durante gli anni del fascismo, inquadrandoli tanto nel dibattito storiografico più recente, quanto nell’ambito di alcune issues nazionali e internazionali. In questo senso le politiche assicurative e previdenziali fasciste verranno prese in esame sia nel contesto più complessivo della crescita delle politiche sociali degli anni Trenta (europee e non solo), sia in riferimento alle principali istituzioni italiane (in primis l’INFPS, l’Istituto nazionale fascista di previdenza sociale). In particolare il testo è teso a mettere in evidenza la centralità dell’esperienza fascista rispetto al consolidamento storico del welfare nazionale, i cui connotati originali si collocano proprio negli anni di costruzione del regime. Il periodo fascista pose infatti le basi di quel sistema cosiddetto „particolaristico-clientelare“ che si sarebbe poi sviluppato e intensificato nel secondo dopoguerra e che rappresenta, secondo varie voci storiografiche, il tratto più distintivo della vicenda italiana. I dati conclusivi che emergono sono che, in relazione ad una media europea, l’Italia riuscì a recuperare sotto il profilo quantitativo, aumentando la spesa per la sicurezza sociale e il grado di copertura assicurativa. Tuttavia, la cifra impressa dal regime al welfare nazionale ne avrebbe segnato gli sviluppi successivi, facendo emergere la centralità dell’esperienza fascista in ordine alle caratteristiche (e alle dimensioni) di quest’ultimo. Secondariamente, la riorganizzazione avvenuta sotto il fascismo dell’ambito assicurativo e previdenziale – in ordine all’estensione delle forme di tutela, del numero degli assistiti e soprattutto in materia di sistematizzazione – riguardò per lo più gli aspetti gestionali. Invariata restò una politica di differenziazione delle spettanze che anzi venne accentuata e utilizzata dal regime ai fini del controllo sociale. Il fascismo infatti moltiplicò forme e regimi assicurativi diversi e differenziati, nella misura, nella qualità e nel tempo. La ricostruzione delle vicende previdenziali italiane nel periodo tra le due guerre è così inserita in un più ampio contesto sia geografico (europeo e d’Oltreoceano), sia economico, politico e sociale.
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Forte, Fabiana, Claudia De Biase y Pierfrancesco De Paola. "The multicultural territory of domitian coast: housing condition and real estate market [Il territorio multiculturale del litorale domizio: condizione abitativa e mercato immobiliare]". Valori e Valutazioni 28 (julio de 2021): 81–92. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20212808.

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In Italy, which has traditionally been a country of emigration since the unification of Italy, in the last thirty years there has been an intense increase in the flow of immigrants, resulting in economic, social and spatial problems. If the housing conditions represents one of the main indicators to measure the degree of social integration, in Italy a particularly weak segment in the housing demand is represented precisely by immigrants to whom the most degraded and inadequate sector of the housing stock is often destined. A phenomenon of particular note is represented by the settlement choices in the hinterland of large urban areas where there is a high percentage of foreign population (both official and unofficial). This is what happened in the Campania region, in the territory that starts from Caserta to get to Salerno, passing through the metropolitan city of Naples. In Italia, tradizionalmente paese d’emigrazione dall’unità in poi, negli ultimi trenta anni, si è assistito ad un intenso incremento del flusso di immigrati, con conseguenti impatti di carattere economico, sociale e spaziale. Se la condizione abitativa rappresenta uno dei principali indicatori per misurare il grado di integrazione sociale, un segmento particolarmente debole della domanda abitativa in Italia è rappresentato proprio dagli immigrati, cui spesso risulta destinato il settore più degradato e inadeguato del patrimonio abitativo. Un fenomeno di particolare rilievo è rappresentato dalle scelte insediative nell’hinterland delle grandi aree urbane, dove si registra un alta concentrazione di popolazione straniera (sia ufficiale che ufficiosa). Ed è quanto è successo in regione Campania, nell’area che parte da Caserta per arrivare a Salerno, passando per la città metropolitana di Napoli.
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Cameron, Samuel. "A Model of Victim Compensation". Journal of Public Finance and Public Choice 9, n.º 1 (1 de abril de 1991): 57–65. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345216.

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Abstract Il risarcimento a favore delle vittime di crimini è un meccanismo statale che è stato istituito, negli Stati Uniti, a partire dagli anni sessanta e che attualmente è in vigore in più di trenta stati.Questa forma di assistenza è stata criticata dagli economisti della scuola della Public Choice, sia perché potrebbe far aumentare l’«offerta di reati», sia perché coloro che amministrano il sistema di pagamento, perseguendo il proprio interesse personale, potrebbero favorirne l’espansione oltre la dimensione ottimale.Il primo argomento, sottoposto a verifica in un altro scritto dello stesso A., non ha trovato riscontro nell’evidenza empirica disponibile. Il fine del presente lavoro è stato quello di approfondire, sulla base dei dati disponibili, la validità del secondo argomento: quello attinente alia potenziale espansione di origine burocratica delle prestazioni di risarcimento.Se si considerano le norme in base alle quali i pagamenti devono essere eseguiti, si vede che di per sé esse rendono poco probabile una espansione eccessiva del sistema di risarcimento, dato che presuppongono che i pagamenti siano effettuati soltanto qualora si verifichino particolari circostanze (che il reato sia commesso da persone che non siano parenti del danneggiato, che le vittime cooperino con la polizia, che siano esclusi dal risarcimento coloro che hanno redditi elevati e che i crimini siano violenti).L’evidenza empirica, d’altra parte, dimostra che non vi è alcun elemento che suffraghi l’ipotesi che la probabilità di ricevere il risarcimento dipenda dal livello di criminalita. Inoltre, la relazione tra risarcimento e numero di impiegati à negativa, fenomeno del tutto contrario alle attese, ma forse spiegabile con il maggior tempo libero di cui dispone il personale, quando la burocrazia si espande. Il ritardo medio tra l’inizio della pratica e la sua conclusione tenderebbe ad aumentare con l’aumento degli impiegati e ciò ridurrebbe la probabilità media del risarcimento.
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Michelotto, Pier Giuseppe. "Sette lettere inedite di Mikhail I. Rostovtzeff a Vittorio Macchioro (1910-1913)". LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano, 27 de diciembre de 2021, 71–105. http://dx.doi.org/10.54103/2035-4797/16948.

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Rostovtzeff e Macchioro, studiosi diversissimi sui piani umano e scientifico, non coltivarono mai un rapporto di amichevole collaborazione, tranne che negli anni 1910-13, come attestano le uniche sette lettere sinora note dello studioso russo a Macchioro, conservate nel “Fondo Macchioro” dell’Università di Trieste. Nelle due lettere del 1910 Rostovtzeff richiese a Macchioro fotografie di pitture murali pompeiane, nelle cinque lettere del 1912-1913 concordò l’argomento di un breve articolo per la neonata rivista “Neapolis” diretta da Macchioro. Nell’articolo Rostovtzeff sintetizzò la propria interpretazione storico-artistica degli Ipogei Lagrasta di Canosa, a cui si interessò anche Macchioro. Alla fine degli anni Trenta, lo studioso triestino fu contattato da un Vito Lagrasta, funzionario della Segreteria del PNF, che ambiva a comporre una monografia sugli Ipogei canosini.
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Bauch, Martin. "Der Regen, das Korn und das Salz: die Madonna di San Luca und das Wettermirakel von 1433". Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 95, n.º 1 (11 de enero de 2016). http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2015-0008.

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RiassuntoIl miracoloso cambiamento del tempo, avvenuto dopo settimane di incessante pioggia nel luglio del 1433 a Bologna durante una processione della Madonna di San Luca, viene collocato ora per la prima volta in un contesto che va oltre la storia della pietà: nel presente articolo si studiano le fonti fi scali e amministrativi di Bologna per tracciare la situazione socio-economica e politica della città e del contado nella prima metà degli anni Trenta del XV secolo e per valutare l’eventuale parte avuta dalle avversità metereologiche nell’inasprire la crisi. In particolare si esaminano le carte dell’Uffi cio del Sale e della Tesoreria e la loro utilità per le ricerche storico-climatici. La ricostruzione - sulla base di fonti narrative - di eventi metereologici estremi, di epidemie e carestie, verifi catisi negli anni Trenta del XV secolo in tutta Italia, e un accenno alla situazione europea mostrano che il rischio di avversità climatiche è meno forte nell’area mediterranea che nei territori a nord delle Alpi. Infi ne si indaga il nesso causale tra precipitazioni e periodi di carestia e si tematizza la mancata considerazione di fattori naturali da parte della ricerca italiana sulla fame.
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Parisini, Roberto. "Luoghi del commercio, edilizia pubblica e organizzazione dello spazio urbano. Su Bologna e la Bolognina negli anni Trenta". Storia e Futuro Giugno 2022, n.º 55 (20 de septiembre de 2022). http://dx.doi.org/10.30682/sef5522c.

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La Bolognina è storicamente ritenuto il più grande quartiere operaio bolognese. Negli anni Trenta la sua crescita è tale da rendere evidente la necessità, per le autorità fasciste, di una sua funzionale integrazione nella città organizzata. Le modalità privilegiate sono quelle di una nazionalizzazione piccolo-borghese fondata sull’intrusione senza precedenti del pubblico negli spazi anche privati della città, in termini di pratiche abitative, uso dello spazio urbano e logiche dei consumi. Tra questi specifici percorsi è in particolare l’ultimo quello su cui più mi concentro, quello che, finora, meno ha goduto dell’attenzione degli storici. Quello dove un ruolo significativo viene assunto dalle vie dei negozi e dagli spazi connessi al dettaglio commerciale, dai commercianti e dalle loro vetrine elevate ora a “nuovi e molto trasparenti confini tra pubblico e privato”. Bolognina is considered the largest historic working-class district in Bologna. Given its rapid growth during the 1930s, fascist authorities decided it was time to integrate it with the city at the functional level. Their preferred strategy was a petit-bourgeois nationalization based on an unprecedented intrusion of the public even into the city’s private spaces, by way of housing practices, use of urban space and consumption patterns. Among these issues, the latter is the one I will focus on the most since it is the one that has so far received the least attention from historians. Shopping streets, retail spaces, shopkeepers and their shop windows – which have now become “new and rather transparent borders between public and private” – play a crucial role dealing with this theme.
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Becker, Rotraud. "Das Heilige Offizium und die Nuntiatur in Wien". Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 95, n.º 1 (11 de enero de 2016). http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2015-0010.

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RiassuntoAlla nunziatura presso la corte imperiale a Vienna arrivavano negli anni Venti e Trenta del XVII secolo qualche volta delle notizie o istruzioni da parte della Congregazione dell’Inquisizione, trasmesse dalle missive settimanali della Segreteria di Stato romana. Esisteva però anche un carteggio diretto, di cui si conservano dei resti nell’archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede (ACDF). Emerge che l’attribuzione di particolari facoltà di missione coninvolgeva la nunziatura nelle attività per la ricattolicizzazione dei territori asburgici più di quanto risulti dai rapporti raccolti nelle edizioni dei „Nuntiaturberichte aus Deutschland“. Si osserva che il conferimento indiretto di tali facoltà attraverso la nunziatura suscitava forti dissapori tra il clero in loco. Si nota inoltre che il campo d’attività dell’Sant’Uffizio si estendeva in alcuni casi particolari a settori che non ci si sarebbe aspettati. La consultazione di queste fonti contribuisce dunque a ottenere, rispetto al passato, un quadro più realistico delle mansioni e delle attività quotidiana nelle nunziature apostoliche dell’età moderna.
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Torresetti, Matteo, Giovanni Di Benedetto y Alessandro Scalise. "Esiste un'alternativa alla matrice dermica acellulare per la gestione delle ferite? Rivisitazione del ruolo di una medicazione bioattiva a base di collagene e acido ialuronico". Italian Journal of Wound Care 4, n.º 2 (26 de enero de 2021). http://dx.doi.org/10.4081/ijwc.2020.70.

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La guarigione delle ferite è un processo complesso che coinvolge molte interazioni sinergiche tra diverse linee cellulari, citochine, enzimi e fattori di crescita. Negli ultimi anni sono stati introdotti diversi biomateriali e medicazioni bioattive che si ritiene svolgano un ruolo attivo nella guarigione delle ferite. Sia il collagene che l’Acido Ialuronico (AI) sono stati ampiamente adottati per la gestione delle ferite e la sua combinazione, utilizzata come medicazione bioattiva, è stata studiata. Abbiamo riportato la nostra esperienza clinica con una medicazione avanzata composta da AI più collagene eterologo di tipo I applicato su ferite acute e croniche di diversa eziologia in una coorte retrospettiva di 30 pazienti. Tutti i pazienti inclusi avevano ferite cutanee portate a guarigione completa per seconda intenzione, e tutte le ferite sono state trattate utilizzando Bionect Pad® (BP). Se necessario, alcuni casi sono stati gestiti con trattamenti combinati al fine di ottenere un’adeguata preparazione del letto della ferita prima dell’applicazione di BP. Trenta pazienti con età media di 60,2 anni sono stati trattati per ferite di diversa eziologia. La tipologia di ferite trattate includeva ulcere venose, ferite post-traumatiche, complicanze di ferite chirurgiche, lesioni da decubito, ustioni, ulcerazioni peristomali e ulcerazioni cutanee dopo radioterapia. Il tempo medio di guarigione è stato di 31 giorni (range: 21-76 giorni). Sulla base dei nostri risultati incoraggianti, riteniamo che tali medicazioni bioattive possano essere considerate un’alternativa utile e affidabile ad altri metodi di trattamento ben noti e consolidati, come le matrici dermiche acellulari o altre medicazioni avanzate, in casi selezionati.
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"maurizio vaudagna, editor. L'estetica della politica: Europa e America negli anni Trenta. (Biblioteca di cultura moderna.) Bari: Laterza. 1989. Pp. xiv, 237. L. 35,000". American Historical Review, febrero de 1991. http://dx.doi.org/10.1086/ahr/96.1.140.

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Tognotti, Eugenia. "Storia dell’arrivo del colera negli anni Trenta dell’Ottocento. Lo shock e la cesura tra il “prima” e il “dopo”". Storicamente 17, n.º 2021 (2021). http://dx.doi.org/10.52056/9788833138732/15.

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Silvestrelli, Paola. "Problematiche socio-economiche dei processi produttivi e distributivi di beni contraffatti". ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, n.º 3 (mayo de 2018). http://dx.doi.org/10.3280/edt3-2017oa6264.

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Negli ultimi trenta anni &egrave; stata rilevata una consistente espansione della produzione e della distribuzione di beni contraffatti a livello globale, in concomitanza allo sviluppo delle imprese industriali del Made in Italy e alla crescente attrattivit&agrave; dei prodotti "di marca". Sono numerosi i settori merceologici colpiti dalla contraffazione di prodotti e di marchi, la quale si configura come un fenomeno "strutturale" degli attuali sistemi economici, coinvolgendo imprese di produzione (regolari e illegali), differenti tipologie di intermediari commerciali (soprattutto quelli abusivi) e cittadini.Il presente lavoro &egrave; diretto ad analizzare i fattori-causa e le caratteristiche tecniche, economiche e sociali della contraffazione, collegando tali variabili alle trasformazioni verificatesi nelle strutture produttive, nei sistemi di distribuzione e nei modelli di consumo del nostro Paese. A tal fine, si evidenziano le interdipendenze tra questi fenomeni e i comportamenti dei soggetti economici, alla luce dell'evoluzione del modus operandi di fare affari, indotta dalla globalizzazione economica.Si delinea cos&igrave; uno "schema interpretativo" del fenomeno, che appare ormai come un insieme di attivit&agrave; illegali non del tutto avulse dalle filiere e dai distretti produttivi. Analizzando le ripercussioni socio-economiche della contraffazione e i danni da questa provocati ai vari soggetti (imprese, lavoratori, Stato e cittadini), vengono presentati alcuni strumenti per contrastare i comportamenti illeciti delle organizzazioni criminali; ci&ograve; al fine di tutelare i prodotti Made in Italy e le strategie di investimento delle imprese virtuose italiane.
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Pederzini, Giulia. "Proposta di rifunzionalizzazione di antichi reservoir in rapporto con un nuovo villaggio per bambini in Cagliari, regione Sardegna (Italia)". Revista M 18 (13 de diciembre de 2021). http://dx.doi.org/10.15332/rev.m.v18i0.2667.

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Cagliari, capoluogo della soleggiata isola italiana della Sardegna, è ricca di storia, cultura e carattere. Con il suo spettacolare scenario di imponenti montagne e dolci colline lungo il Mediterraneo, questa città possiede caratteristiche distintive che nessun altro luogo in Italia possiede. Secoli di storia a Cagliari hanno dato origine a un'architettura unica in tutta la città e luoghi che testimoniano il suo passato storico. Tra questi, c’è un sito interessante posto sul Monte Urpinu, dove giacciono quattro giganteschi serbatoi scavati sottoterra, abbandonati, utilizzati originariamente dalla marina come deposito di carburante negli anni Trenta (Sardegna sotterranea, 2020). Riguardante la memoria storica del luogo, l'articolo mostra lo sviluppo di una proposta volta a riabilitare i bacini come serbatoi d'acqua, funzionali al contesto naturale esistente e al nuovo intervento. Il progetto è una scuola materna ed elementare, integrata nella pineta e, a seconda delle diverse stagioni della città, può essere vissuta su due diversi livelli, come scuola invernale al piano superiore ed estiva al piano terra. L'obiettivo principale è quello di abitare la montagna, sfruttando le potenzialità naturali della luce, dell'acqua, degli alberi. Il sito recuperato diventa luogo privilegiato per il metodo Montessori che propone l'educazione dei bambini a costante contatto con la natura durante il giorno: sono spronati a "farlo da soli", anche in un ambiente selvaggio. Trattandosi di quattro enormi cisterne d'acqua, si propone un sistema idrico autosufficiente. In fine, prendendo coscienza di un recente fenomeno naturale chiamato "bomba d'acqua", l'intervento paesaggistico mira a recuperare anche grandi quantità di acqua che altrimenti verrebbero disperse nel terreno.
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