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Bertozzi, Marco. "Mentre Accade e Gia Futuro: Il Cinema di Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi". Revista Laika 4, n.º 7 (18 de mayo de 2021): 1–9. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2316-4077.v4i7p16-24.

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Mentre il documentario tradizionale utilizza le immagini quali portatrici di realtà naturali - in una probatorietà che avviluppa il pensiero critico nell’illusione della pura referenzialità – il cinema di Gianikian e Ricci Lucchi apre all’idea che le immagini possano/debbano significare “ancora”. E “altro”. Se il cinema contemporaneo diviene progressivamente un giacimento di sguardi meticci le pratiche del riciclo di Gianikian e Ricci Lucchi godono di una esemplarietà unica. In essa l’analisi storico-filologica dei materiali di partenza è momento preliminare, non mero escamotage all’atto trasformativo. Origine, dispositivo, immagine, corpo sono termini in fibrillazione, piattaforme per ri-lanci ermeneutici di un’immaginazione storiografica in cui i film dimenticati ritrovano una verità contemporanea: la nuova possibilità di significazione esce dalla dimensione archeologica e indaga, e mostra, il processo che ha portato l’immagine a perdere valore. Per poi recuperarlo, facendo deflagrare nuove significazioni.
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Bertozzi, Marco. "Mentre Accade e Gia Futuro: Il Cinema di Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi". Revista Laika 4, n.º 7 (18 de mayo de 2021): 34–42. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2316-4077.v4i7p34-42.

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Mentre il documentario tradizionale utilizza le immagini quali portatrici di realtà naturali - in una probatorietà che avviluppa il pensiero critico nell’illusione della pura referenzialità – il cinema di Gianikian e Ricci Lucchi apre all’idea che le immagini possano/debbano significare “ancora”. E “altro”. Se il cinema contemporaneo diviene progressivamente un giacimento di sguardi meticci le pratiche del riciclo di Gianikian e Ricci Lucchi godono di una esemplarietà unica. In essa l’analisi storico-filologica dei materiali di partenza è momento preliminare, non mero escamotage all’atto trasformativo. Origine, dispositivo, immagine, corpo sono termini in fibrillazione, piattaforme per ri-lanci ermeneutici di un’immaginazione storiografica in cui i film dimenticati ritrovano una verità contemporanea: la nuova possibilità di significazione esce dalla dimensione archeologica e indaga, e mostra, il processo che ha portato l’immagine a perdere valore. Per poi recuperarlo, facendo deflagrare nuove significazioni.
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Tozzi, Chiara. "Le emanazioni oscure della psiche. Ombre e bagliori nel Libro Rosso di Jung, nelle fiabe, nei film e nella psiche individuale e collettiva". STUDI JUNGHIANI, n.º 49 (mayo de 2019): 107–30. http://dx.doi.org/10.3280/jun1-2019oa7912.

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Intervistata da Chiara Tozzi, Nancy Swift Furlotti narra il suo percorso esistenziale individuale intrecciandolo a quello di analista junghiana e illustrando il suo rapporto con le "emanazioni oscure della psiche": dai fantasmi individuali e collettivi alle immagini archetipiche rappresentate da Jung nel Red Book, di cui Furlotti ha curato, insieme ad altri per la Philemon Foundation, la scannerizzazione e pubblicazione. Furlotti illustra la sua prospettiva sulla pratica dell'immaginazione attiva e la correlazione fra le immagini archetipiche e quelle dei film, in virtù della sua partecipazione alla realizzazione di documentari su Jung ed altri esponenti della comunità junghiana, e della sua attività come membro del Direttivo del Mercurius Prize.
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Tozzi, Chiara. "Le emanazioni oscure della psiche". STUDI JUNGHIANI, n.º 49 (mayo de 2019): 161–79. http://dx.doi.org/10.3280/jun1-2019oa7915.

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Resumen
Intervistata da Chiara Tozzi, Nancy Swift Furlotti narra il suo percorso esistenziale individuale intrecciandolo a quello di analista junghiana e illustrando il suo rapporto con le "emanazioni oscure della psiche": dai fantasmi individuali e collettivi alle immagini archetipiche rappresentate da Jung nel Red Book, di cui Furlotti ha curato, insieme ad altri per la Philemon Foundation, la scannerizzazione e pubblicazione. Furlotti illustra la sua prospettiva sulla pratica dell'immaginazione attiva e la correlazione fra le immagini archetipiche e quelle dei film, in virtù della sua partecipazione alla realizzazione di documentari su Jung ed altri esponenti della comunità junghiana, e della sua attività come membro del Direttivo del Mercurius Prize.
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Giuffrč, Martina. "Immagini dell'Altrove a Capo Verde: Terra Longe e Terra Mamaizinha". MONDI MIGRANTI, n.º 3 (marzo de 2011): 131–45. http://dx.doi.org/10.3280/mm2010-003009.

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L'immigrazione č un elemento strutturale della societŕ capoverdiana attorno al quale č stato costruito un diffuso immaginario sia in campo letterario-poetico che nel corpus di racconti tradizionali. In questo saggio metterň in luce come il fenomeno migratorio sia, per coloro che restano a Capo Verde, un processo fortemente polisemico e ambivalente tanto nelle pratiche sociali quanto sul piano simbolico. In particolare tratterň del potere aggiunto che viene attribuito alle persone e alle cose che provengono da fuori, dell'immaginario che si costruisce attorno all'Altrove (Terra Longe) e al luogo d'origine (Terra Mamaizinha) e dei cambiamenti che questo immaginario ha subito da quando l'altrove č diventato terreno di pratiche femminili.
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Pizzo, Marco. "“Fare digitale”: progetti didattici e sociali nella scuola e nel carcere". DigItalia 16, n.º 2 (diciembre de 2021): 116–21. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00040.

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Con l’avvio dell’ampio progetto di digitalizzazione delle fonti documentarie sulla Prima guerra mondiale appartenute dall’Istituto per la storia del Risorgimento e la realizzazione del portale 14-18 – Documenti e immagini della grande guerra si sono svolte una serie di attività didattiche che hanno coinvolto scuole e centri di detenzione. Queste iniziative possono essere raggruppate in due aree: la prima è quella relativa alla rielaborazione dei contenuti digitali presenti sul sito dagli studenti e dai detenuti; la seconda è stata la creazione di contenuti nuovi, realizzati informatizzando e digitalizzando direttamente le fonti d’archivio con la creazione di primi metadati funzionali. Il focus è stato così messo direttamente sul “fare digitale”. Queste attività digitali e “virtuali” si sono così caricate di un nuovo valore sociale.
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Di Pasquale, Fabrizio. "Approcci interdisciplinari: letteratura e cartografia. Tra immagini e parole". e-Scripta Romanica 4 (27 de diciembre de 2017): 43–53. http://dx.doi.org/10.18778/2392-0718.04.04.

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Nell’ultimo ventennio, un numero importante di lavori sono stati consacrati allo studio della rappresentazione dello spazio nei testi letterari. Tale interesse sembra inscriversi sia nell’evoluzione dei generi, caratterizzati da una spazializzazione crescente delle forme narrative, sia nello sviluppo di pratiche artistiche legate alla creazione di carte letterarie. In seguito all’affermarsi dello spatial turn negli studi letterari e culturali, parte della critica ha focalizzato la sua attenzione sulla relazione che intercorre tra spazio immaginario, spazio referenziale e pratica cartografica. Quest’ultimo aspetto costituisce uno dei temi più interessanti della metodologia geocritica. Il presente articolo mira a studiare questa “convergenza” tra la letteratura e la cartografia, con l’intento di esaminare la testualità delle carte letterarie e, in particolare, la loro dimensione retorica. Le carte letterarie sono in grado di rappresentare i luoghi in cui si svolge l’azione di un romanzo, o di più romanzi, permettendo allo scrittore di costruire un mondo immaginario che i lettori esplorano assieme ai personaggi.
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Lo Presti, Veronica. "La valutazione del segretariato sociale nei municipi di Roma. Utilitŕ e pratica di un'osservazione sul "campo"". RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, n.º 4 (enero de 2011): 9–27. http://dx.doi.org/10.3280/sa2010-004002.

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Questo articolo illustra alcuni risultati di una ricerca empirica sui segretariati sociali in 4 municipi della cittŕ di Roma dopo la promulgazione della legge 328/2000 che ha riformato il sistema dei servizi sociali in Italia. La prospettiva di ricerca selezionata pet l'analisi delle micro-organizzazioni del welfare locale č quella che fa riferimento all'etnografia sociale, frutto di una originale sintesi di alcuni concetti e pratiche tipiche del "fare etnografia" e del "fare etnometodologia" sul terreno. Il presente trattamento mostra, attraverso esempi e "immagini" assunte dal campo di analisi, l'utilitŕ dell'approccio "integrato" e dell'osservazione "partecipata" nei contesti organizzativi come quelli dei servizi sociali.
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Ponzio, Luciano. "Enunciazione non iterabile e interrelazione tra scrittura e immagini del mondo". Letrônica 14, sup. (31 de diciembre de 2021): e42539. http://dx.doi.org/10.15448/1984-4301.2021.s.42539.

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Produrre e comprendere segni significa partecipare ai processi comunicativi. Il segnico è il campo dell’ambivalenza, della somiglianza, della deviazione, della creatività, in cui tutto si decide per relazioni e pratiche sociali (io-per-me, l’altro-per-me e io-per-l’altro, come dice Bachtin). Il testo artistico fornisce la possibilità di cogliere al meglio la struttura dialogica dell’enunciazione. Bachtin mostra come il senso del testo non dipenda dagli elementi ripetibili del sistema di segni con cui è composto (interpretanti di identificazione) ma nella sua stessa costituzione, e non solo nella sua manifestazione; esso è situato nei rapporti di rinvio, di differimento (interpretanti di comprensione rispondente) che danno luogo ad una catena di testi ad esso antecedenti e ad esso successivi. Nel dispiegarne la trama, pur rispettandone regole, forme e strutture, l’enunciazione letteraria del discorso indiretto libero è capace di trasgredirle in un fitto dialogo intertestuale e, diacronicamente, tra autori differenti.
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Dini, Roberto. "Nuovi sguardi sulla montagna. Elementi per il progetto alla grande scala". TERRITORIO, n.º 56 (marzo de 2011): 158–63. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-056024.

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In quanto spazio ‘altro' le Alpi costituiscono un terreno di sperimentazione privilegiato per tentare di rispondere ad alcune domande centrali nel dibattito sulla pianificazione e sul progetto d'area vasta: dalle problematiche connesse alla patrimonializzazione del paesaggio, all'intreccio tra dato fisico e sociale, alla sostenibilitŕ ambientale, alla tutela del patrimonio storico e ambientale. Č fondamentale ragionare su modalitŕ di trasformazione in grado di tenere assieme immagini, progettualitŕ, dinamiche di natura differente, al fi ne di generare ‘territori abitati' nella complessitŕ dei loro valori. Anche nel contesto alpino emerge la necessitŕ di una riflessione intorno al tema dell'architettura alla grande scala, nell'incrocio tra strutturazioni insediative, morfologie del substrato territoriale con l'insieme delle pratiche dell'abitare e delle politiche di sviluppo locale.
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Ronzon, Francesco. "Ogun, Rambo, St. Jacques. Spiriti, immagini e pratiche cognitive nel vodou di Port-au-Prince (Haiti)". La Ricerca Folklorica, n.º 45 (abril de 2002): 53. http://dx.doi.org/10.2307/1480156.

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Pierotti, Federico. "Film didattico e pedagogia del cinema in Italia nel secondo dopoguerra". Quaderni d'italianistica 34, n.º 2 (25 de marzo de 2014): 65–84. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v34i2.21035.

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Il saggio presenta i principali temi che caratterizzano il dibattito sulla pedagogia del cinema in Italia tra la fine degli anni quaranta e l’inizio degli anni cinquanta. La prima parte ripercorre le diverse posizioni in relazione alla dimensione emotiva delle immagini cinematografiche, considerata da taluni come un ostacolo all’attività didattica, da altri come una base da sfruttare per una nuova forma di azione educativa. La seconda parte è dedicata al problema della comprensione delle strutture narrative e linguistiche del film in relazione al grado di sviluppo intellettivo dei giovani spettatori. Il dibattito nazionale evidenzia un terreno fortemente ricettivo nei confronti delle teorie metodologiche che negli stessi anni vanno maturando nell’ambito della filmologia. In questo senso, esso offre un’occasione di aggiornamento e di modernizzazione delle pratiche discorsive sul mezzo cinematografico.
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Dei, Fabio. "Ricordare la violenza. Il contributo di Francesca Cappelletto agli studi sulle memorie di guerra". DiPAV - QUADERNI, n.º 26 (marzo de 2010): 29–40. http://dx.doi.org/10.3280/dipa2009-026003.

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Nel lavoro antropologico di Francesca Cappelletto, un ruolo centrale ha svolto la ricerca sulla memoria delle stragi di civili compiute dalle truppe nazifasciste nella Toscana del 1944. In particolare, Francesca ha condotto una ricerca etnografica su due paesi colpiti da gravissimi eccidi, Civitella Val di Chiana e Sant'Anna di Stazzema. Questo articolo discute brevemente quattro aspetti fra i piů significativi ed originali degli studi di Francesca: a) il rilievo dato al ruolo della "comunitŕ mnemonica" come soggetto delle pratiche pubbliche del ricordo; b) la critica alla nozione di "memoria collettiva" e l'accento posto sul conflitto come elemento strutturante della memoria; c) il ruolo complementare delle narrazioni e delle immagini nella trasmissione generazionale della memoria; d) i problemi cognitivi ed etici che caratterizzano il rapporto tra ricercatore e narratori nello studio della memoria traumatica.
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Calefati, Christopher. "«Gli abbiamo tagliato la testa». Repertori e attori dell'iconoclastia politica nelle Puglie del 1848-­49". SOCIETÀ E STORIA, n.º 174 (enero de 2022): 700–723. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-174002.

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L'articolo si focalizza sulle forme di violenza iconoclasta durante la mobilitazione del 1848-49 nelle province di Puglia. Al centro dell'analisi vi è l'attenzione sulle pratiche simboliche di dissenso politico, che vedono nelle immagini reali il loro bersaglio per il recupero di spazi d'azione. La presenza del regime nelle aree periferiche del Regno delle Due Sicilie era spesso determinata da un ampio repertorio di busti, statue e ritratti che diventano obbiettivi sensibili durante le proteste nei confronti del sovrano. Il pattern iconoclasta è riletto attraverso la risemantizzazione di questa pratica in chiave politica, in quanto evoluzione delle manifestazioni collettive popolari che in passato fungono da strumento di risoluzione delle controversie locali, e che nell'ottocento assumono una rilevante portata comunicativa. La rottura definitiva dei rapporti politici tra le élites locali e la monarchia, dopo gli eventi del 15 maggio a Napoli, porta ai tentativi di liberazione dello spazio pubblico provinciale dai simboli reali con la successiva instaurazione di nuove idee e forme politiche che mirano a coinvolgere la maggioranza della popolazione attraverso l'esecuzione figurata del sovrano.
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Maniscalco, Maria Luisa. "Le minoranze religiose in Europa: costruire il legame sociale in uno spazio post-secolare". CITTADINANZA EUROPEA (LA), n.º 1 (diciembre de 2010): 11–31. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2010-001002.

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La difficile costruzione di uno spazio pubblico europeo si trova oggi ad affrontare le complesse problematiche che vedono, da un lato, una radicata secolarizzazione delle societŕ europee e, dall'altro, la rinascita del fenomeno religioso anche sotto la spinta di minoranze che reclamano riconoscimento e ruolo pubblico come comunitŕ di credenti. Da questa tensione emerge l'esigenza di un dialogo, attraverso cui aiutare a costruire una piattaforma di valori comuni per una pacifica convivenza. La prospettiva post-secolare di questo articolo suggerisce di accantonare la dimensione religiosa come fonte di identitŕ di gruppo in favore di un'enfasi sulla religiositŕ come aspirazione universale al trascendimento e come legame sociale. Nello spazio pubblico europeo esistono le condizioni e i presupposti per pensare in termini di complessitŕ e di autoriflessivitŕ critica, per muoversi con creativitŕ e immaginazione in direzione di un futuro comune, per guardare alla storia e all'evoluzione delle culture (religione, costumi, stili di vita) non soltanto nella loro genesi identitaria, ma anche nel loro essere contesti aperti in cui le pratiche umane si organizzano in linguaggi, immagini, attribuzioni di significati e di simboli plurali che, seppure contrastanti, possono comunque incontrarsi e dialogare nel reciproco rispetto.
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Dunbabin, Katherine M. D. "Baiarum grata voluptas: pleasures and dangers of the Baths". Papers of the British School at Rome 57 (noviembre de 1989): 6–46. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009077.

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BAIARUM GRATA VOLUPTAS. PIACERI E PERICOLI DELLE TERMESono predominanti nella ideologia delle terme romane le idee di piacere, bellezza e voluttuoso godimento. Gli epigrammi e le iscrizioni relativi alle terme ruotano costantemente intorno ai temi dellacharis, apolausis, euphrosyneod ai loro equivalenti latini. Temi siffatti sono rappresentati di frequente nella decorazione degli edifici termali con immagini che riproducono in mosaici, pitture e sculture le figure di Venere, Grazie e Nereidi, circondate da fiori e gioielli. Programmi decorativi piu complessi vengono talora concepiti, per esprimere, attraverso una varietà di temi, il lussuoso piacere rappresentato dalla acque. Un elemento dalle tinte più sinistre è però anch'esso presente: oltre al pericolo reale rappresentato da qualche vero e proprio incidente di natura fisica che potrebbe sempre capitare durante il bagno, vi sono testimonianze relative ad un diverso genere di timore, nei confronti del male che l'Invidia o lo sguardo maligno dell'invidioso potrebbero causare sia agli edifici stessi che ai bagnanti. Paure di questo tipo possono essere ricollegate sia alle tradizioni nelle quali le terme appaiono come covo di demoni che alla connessione esistente tra terme e pratiche magiche. La decorazione degli edifici termali può dunque anche essere intesa a fornire protezione contro tali pericoli, attraverso l'uso di iscrizioni e di simboli e motivi apotropaici.
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Malagrinò, Ilaria y Maria Teresa Russo. "Dilemmi etici sulla “relazione a ultrasuono”: tecnologia e personificazione della gravidanza / Ethical dilemmas on “ultrasound bond”: technology and pregnant embodiment". Medicina e Morale 65, n.º 4 (6 de octubre de 2016): 433–58. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2016.442.

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Come afferma I. M. Young, alcune concettualizzazioni e pratiche odierne della medicina sembrano alienare la donna incinta dalla sua esperienza corporea. Oggigiorno, il sottoporre la gestante a ripetuti esami ecografici è diventata pratica routinaria. D’altra parte, sembra ormai assodato che una visione precoce delle immagini fetali possa facilitare il sorgere di una relazione emozionale della madre al bambino. Lo scopo di questo articolo è, pertanto, quello di fornire un’analisi dei principali studi presenti in letteratura sull’argomento al fine di chiarire se davvero il mezzo ecografico favorisce lo sviluppo di una relazione materna al feto, quali sono le caratteristiche di tale relazione e, infine, di discutere le implicazioni che tale processo di ridefinizione della gravidanza come evento biomedico ha sulla donna. Infatti, il boom ecografico sembra aver incoraggiato la diffusione di una visione della gestazione come appartenente soltanto al feto: il centro dello schermo diventa il solo fulcro del processo riproduttivo e “fetalità” diventa il sinonimo vero di procreazione. Da questo punto di vista, pertanto, l’uso di tale tecnica, fornendo un’immagine “separata” del bambino, colto nella sua autonomia, sembra aver incoraggiato la diffusione di una visione individualista del soggetto e delle sue caratteristiche, nonché di una cultura disincarnata della gestazione in cui la fragilità materna sembra essere completamente ignorata.----------As Young states, some conceptualizations and practices of medicine seem to alienate the pregnant subject from her bodily experience. Nowadays the use of the ultrasound technique in pregnancy has become a routine practice, especially because early fetal images encourage the maternal emotional relationship to the fetus. Thus, the aim of this paper is to survey the extant literature in order to clarify whether ultrasounds actually encourage the maternal bond to the fetus, to make explicit what kind of bond ultrasounds are really able to produce, and finally to discuss the repercussion on the position of women in the process of redefinition of pregnancy as a biomedical event. Indeed, the boom of ultrasound in obstetric practice seems to have encouraged the spread of a vision of gestation as an event belonging only to the fetus. Thus, the center of the screen becomes the only center of the reproductive process and “foetality” becomes the real synonymous of procreation. In this light, ultrasound technology seems to implement an individualistic vision of the subject and its future, as it separates the fetus from its mother and to cooperate to create a disembodied culture of gestation and procreation where the “maternal fragility” is completely ignored.
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Ragusa, Gaetana Concetta. "SUPERSTIZIONE, MALOCCHIO E SCARAMANZIA DIFFERENZA DI PERCEZIONE DA PARTE DEI GIOVANI E DEGLI ANZIANI DELLA SICILIA". International Journal of Developmental and Educational Psychology. Revista INFAD de Psicología. 1, n.º 2 (28 de octubre de 2016): 317. http://dx.doi.org/10.17060/ijodaep.2016.n2.v1.676.

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Abstract.Superstition is a set of beliefs and ritual practices of irrational nature, typical of the underdeveloped background. It found its own space and its followers in every age and culture by meddling on thought and people’s behaviours in decisive way. Christianity, for instance, ended up by assimilating all the things remaining from the ancient pagan worships in the first centuries of life. Also in the sphere of laical culture, the term superstition housed in all the beliefs contrasting with rationality and belonging to the imagery universe: from astrology to various forms of divination. Even today, superstition survives by all the people and settles in different social classes, from the lowest to the highest. The primitive man, searching for answers to events such as thunder and lightning, eclipses, birth and death, knowing not the law of nature and having not acquired sufficient scientific knowledge yet, began to ascribe the reasons of those events to invisible spirits. Different are the forms through which superstition reveals itself. Among these, we will mention touching wood, four-leaf clover, thirteen people. To these forms it is associated the belief very common of the existence of months and lucky and unlucky days. The evil eye is one of the most rooted popular belief in humankind; it gives to the gaze of certain men and women the power to produce some effects on the observed person. The traditional “it’s not true, but I’ll believe”, is genuinely logic: maybe it does not work, but avoiding a specific behaviour costs nothing so it is better to be on the safe side and be relaxed.Keywords: Superstition – Evil eye - Luck – Amulets – TalismansRiassunto.La superstizione è un insieme di credenze e di pratiche rituali di natura irrazionale, tipiche degli ambienti arretrati. La sua influenza sulla vita quotidiana si è modificata ed adattata man mano che mutavano i tempi e i costumi. Il Cristianesimo, ad esempio, nei primi secoli di vita finì con l’assorbire tutto ciò che restava degli antichi culti pagani. Anche nell’ambito della cultura laica, la superstizione racchiudeva in se tutte le credenze che contrastavano con la razionalità e che appartenevano all’universo dell’immaginario: dall’astrologia alle varie forme di divinazione. Ancora oggi la superstizione sopravvive presso tutti i popoli e si annida nei ceti più disparati, dai più bassi ai più elevati. L’uomo primitivo, alla ricerca di risposte a fenomeni quali il lampo, il tuono, le eclissi, la nascita e la morte, non conoscendo le leggi della natura e non avendo ancora acquisito sufficienti conoscenze scientifiche, cominciò ad attribuire le cause di questi fenomeni a spiriti invisibili. Diverse sono le forme con cui si manifesta la superstizione. Tra queste ricordiamo toccare ferro, il quadrifoglio, essere tredici a tavola ecc. Ad essi si associa la credenza che esistano mesi e giorni fausti e infausti. Il malocchio è una delle convinzioni popolari più radicate nel genere umano; esso attribuisce allo sguardo di certi uomini e di certe donne il potere di produrre effetti sulla persona osservata. Ogni tempo e ogni cultura hanno avuto una propria visione della superstizione, che si è via via adattata con il mutare dei tempi. Oggi, ogni tema superstizioso proviene da lontano e rievoca distanti visioni del mondo e immagini seppellite.Parole Chiave: Superstizione - Malocchio – Scaramanzia – Amuleti - Talismani
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SILVA, Dhones Stalbert Nunes, Marcelo Henrique Gonçalves de MIRANDA y Maria do Carmo Gonçalo SANTOS. "Homofobia e interseccionalidade: sentidos condensados a partir de uma pesquisa bibliográfica". INTERRITÓRIOS 6, n.º 10 (14 de abril de 2020): 200. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i10.244903.

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RESUMO Atualmente, diante de um crescimento neoconservador e neoliberal, as práticas homofóbicas se tornaram mais frequentes e evidenciadas, sobretudo, quando se tem outros marcadores de subalternidades como gênero, classe, raça, dentre outros. Tais interseccionalidades trazem relações de poder que reproduzem violências, exclusões e desigualdades sociais. A partir desse contexto, torna-se necessário analisar os sentidos veiculados em textos de produções teóricas abordados em uma disciplina de formação continuada de docentes. Assim, temse como objetivo geral analisar os sentidos condensados sobre a homofobia e suas relações com as interseccionalidades, contidos em textos teóricoepistemológicos, em uma disciplina da Pós-Graduação stricto sensu, na área de educação em Pernambuco. Dessa maneira, a pesquisa é qualitativa e foi realizada a partir da pesquisa documental e bibliográfica. Como resultados foi constatado que os quatro textos partem de uma perspectiva construtivista ou desconstrutivista. E que três deles estabelecem relações entre homofobia, lesbofobia e sinaliza para interseccionalidades entre gênero, classe e raça. Entretanto, sublinha-se que é necessária a ampliação dessas interseccionalidades com a homofobia e lesbofobia, como campo de saber, visto que permitirá que os estudantes desconstruam sentidos naturalizados e essencialistas que categorizam indivíduos como corpos abjetos.Homofobia. Interseccionalidade. Abordagens teóricas. Homophobia and intersectionality: condensed meanings from a bibliographic researchABSTRACTCurrently, in face of a neoconservative and a neoliberal growing wave, homophobic practices have become more common and are shown especially when there are other markers of subalternities such as gender, class, race, among others. Such intersections bring power relations that reproduce violence, exclusions and social inequalities. From this context, it is necessary to analyze the meanings conveyed in texts of theoretical productions addressed in a discipline of continuing education for teachers. Thus, the general goal is to analyze the condensed meanings about homophobia and its relations with the intersectionality, contained in theoretical-epistemological texts in a graduation course, in the area of education in Pernambuco. In this way, it is qualitative and was carried out based on documentary and bibliographic research. As a result, it was found that the four texts start from a constructivist or deconstructivist perspective. And that three of them establish relationships between homophobia, lesbophobia signals for intersectionality among gender, class and race. However, it is emphasized that it is necessary to expand these intersectionalities with homophobia and lesbophobia as a field of knowledge since it will allow students to deconstruct naturalized and essentialist senses that categorize individuals as abject bodies.Homophobia. Intersectionality. Theoretical approaches. Homofobia e interseccionalidad: sentidos condensados de una búsqueda bibliográficaRESUMEN Actualmente, frente al crecimiento neoconservador y neoliberal, las prácticas homofóbicas se han vuelto más frecuentes y evidentes, especialmente cuando hay otros marcadores de subalternidades como el género, la clase, la raza, entre otros. Tal interseccionalidad trae relaciones de poder que reproducen violencia, exclusiones y desigualdades sociales. Desde este contexto, es necesario analizar los significados transmitidos en textos de producciones teóricas abordadas en una disciplina de educación continua para docentes. Por lo tanto, el objetivo general es analizar los significados condensados sobre la homofobia y sus relaciones con las interseccionalidades, contenidos en textos teóricoepistemológicos, en una disciplina de Post-Graduación stricto sensu, en el área de la educación en Pernambuco. De esta forma, el estudio es cualitativo y se realizó en base a la investigación documental y bibliográfica. Como resultado, se encontró que los cuatro textos comienzan desde una perspectiva constructivista o deconstructivista. Y que tres de ellos establecen relaciones entre homofobia, lesbofobia y muestran señales con la interseccionalidad entre género, clase y raza. Sin embargo, se enfatiza que es necesario expandir estas interseccionalidades con la homofobia y la lesbofobia, como un campo de conocimiento, ya que permitirá a los estudiantes deconstruir los sentidos naturalizados y esencialistas que categorizan a los individuos como cuerpos abyectos.Homofobia. Interseccionalidad. Enfoques teóricos. Omofobia e intersezionalitá: sensi condensati da una ricerca bibliograficaSINTESEAttualmente, di fronte alla crescita neoconservativa e neoliberale, le pratiche omofobe sono diventate più frequenti ed evidenti, specialmente quando ci sono altri marcatori di subalternità come genere, classe, razza, tra gli altri. Tale intersezionalità porta relazioni di potere che riproducono violenza, esclusioni e disuguaglianze sociali. Da questo contesto, è necessario analizzare i significati trasmessi nei testi delle produzioni teoriche affrontati in una disciplina di formazione continua per gli insegnanti. Pertanto, l'obiettivo generale è quello di analizzare i significati condensati sull'omofobia e le sue relazioni con le intersezionalità, contenuti nei testi teorico-epistemologici, in una disciplina di Stricto sensu post-laurea, nell'area dell'educazione a Pernambuco. In questo modo la ricerca è qualitativa ed è stata condotta sulla base di ricerche documentarie e bibliografiche. Di conseguenza, si è scoperto che i quattro testi partono da una prospettiva costruttivista o decostruttivista. E che tre di loro stabiliscono relazioni tra omofobia, lesbofobia e segnali di intersezionalità tra genere, classe e razza. Tuttavia, si sottolinea che è necessario espandere queste intersezioni con l'omofobia e la lesbofobia, come campo di conoscenza, poiché consentirà agli studenti di decostruire i sensi naturalizzati ed essenzialisti che categorizzano gli individui come corpi abietti.Omofobia. Intersezionalità. Approcci teorici.
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Ponzio, Luciano. "L’arte come struttura pensante e generatrice di nuovi mondi". RUS (São Paulo) 13, n.º 23 (19 de diciembre de 2022). http://dx.doi.org/10.11606/issn.2317-4765.rus.2022.202310.

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Resumen
Da angolature prospettiche diverse, letteraria, poetica, cinematografica, i corpora teorici di Jurij Lotman tracciano una strada comune, rivolta fin dall’inizio allo studio di quei linguaggi che caratterizzano l’essere umano come animale semiotico, ovvero i testi artistici capaci di raffigurazione [izobraženie]. Si tratta della caratterizzazione specifica di un testo che vuole assurgere a testo artistico, modellato in senso semiotico sulla base della funzione che esso svolge in una cultura e del riconoscimento che questa gli assegna come appartenete ad un genere testuale. L’approccio lotmaniano di tipo “culturologico” amplia e specifica la nozione di testo che da struttura sincronica chiusa assurge a “testo culturale” con la sua specifica funzione creativa/estetica/poetica, con il suo valore etico e sociale, con i suoi legami con la realtà nella sua dimensione cronotopica. Tali studi hanno assegnato una speciale centralità ai testi artistici, ai “generi di discorso secondari” (qui nell’accezione bachtiniana riferita ai generi letterari). Ciò ha reso possibile, di riflesso, l’assunzione del testo artistico e dei suoi specifici linguaggi quale modello e strumento essenziali per lo studio/comprensione della Cultura, per sua natura dinamica e eterogenea, tanto da non lasciarsi facilmente descrivere, da non rendersi riducibile a modelli caratterizzati dalla codificazione-decodificazione, a farsi uniformare/unificare, situare dentro un sistema (quale la langue), presentandosi invece, come un insieme di pratiche sociali. Ciò permette di riconoscere/ristabilire l’importanza vitale che ha, per il rinnovamento del “reale”, la visione artistica con le sue rifrazioni estetiche intersemiotiche. E ciò sia come risultato dell’interrelazione tra scrittura e immagini del mondo, sia anche tramite una particolare lente meta-semiosica, con l’assumersi la responsabilità del mantenimento della vita stessa dei segni in una prospettiva semioetica, dimostrandoci come Lotman possa essere considerato attualmente tra gli autori in campo semiotico più creativi e anche specificamente “modellizzatori”, costruttori, innovatori nei confronti del “reale”.
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