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Sciacovelli, Antonio. "Restare o partire? Sulle rappresentazioni non stereotipate di Napoli". Italianistica Debreceniensis 25 (29 de marzo de 2020): 36–53. http://dx.doi.org/10.34102/itde/2019/5553.

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L'immagine letteraria di Napoli, "Capitale del Sud", che vede periodiche alternanze di crisi e splendore nelle arti, è sicuramente dicotomica: da un lato il locus amoenus in cui fiorisce l'inventiva e diverse tradizioni culturali si intersecano e convivono; dall'altro, il luogo simbolico di immense disparità sociali, uno scoppio di epidemie e la culla di una mentalità rilassata e reazionaria. L'immagine usata da Benedetto Croce per definire la città, "un paradiso abitato dai diavoli", risale al Medioevo, e viene negata di volta in volta dagli autori che intendono costruire un mito positivo di napoletanità, ma già agli inizi 20° secolo, e quindi soprattutto nel periodo dal 1943 (ai giorni nostri), ci sono accenti sempre più critici nei confronti di questa immagine, che risultano - più che nell'odio o nel disprezzo per la città e i suoi abitanti - nella tendenza ad allontanarsi da Napoli, per abbandonare una realtà contraddittoria che non risolve i suoi problemi, ma come una foresta vergine ricresce distruggendo ogni elemento del progresso. Gli autori esaminati nell'articolo sono: Carlo Bernari, Anna Maria Ortese, Raffaele La Capria, Fabrizia Ramondino, Ermanno Rea, Giuseppe Montesano, Elena Ferrante.
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Di Pasquale, Fabrizio. "Approcci interdisciplinari: letteratura e cartografia. Tra immagini e parole". e-Scripta Romanica 4 (27 de diciembre de 2017): 43–53. http://dx.doi.org/10.18778/2392-0718.04.04.

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Nell’ultimo ventennio, un numero importante di lavori sono stati consacrati allo studio della rappresentazione dello spazio nei testi letterari. Tale interesse sembra inscriversi sia nell’evoluzione dei generi, caratterizzati da una spazializzazione crescente delle forme narrative, sia nello sviluppo di pratiche artistiche legate alla creazione di carte letterarie. In seguito all’affermarsi dello spatial turn negli studi letterari e culturali, parte della critica ha focalizzato la sua attenzione sulla relazione che intercorre tra spazio immaginario, spazio referenziale e pratica cartografica. Quest’ultimo aspetto costituisce uno dei temi più interessanti della metodologia geocritica. Il presente articolo mira a studiare questa “convergenza” tra la letteratura e la cartografia, con l’intento di esaminare la testualità delle carte letterarie e, in particolare, la loro dimensione retorica. Le carte letterarie sono in grado di rappresentare i luoghi in cui si svolge l’azione di un romanzo, o di più romanzi, permettendo allo scrittore di costruire un mondo immaginario che i lettori esplorano assieme ai personaggi.
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Vilei, Leonardo. "Il socialismo dei professori nella Torino di fine Ottocento: immagini letterarie ed echi cinematografici". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 54, n.º 1 (17 de marzo de 2020): 277–96. http://dx.doi.org/10.1177/0014585820910904.

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Il presente articolo prende in esame la vicenda del socialismo dei professori, con particolare riferimento all’esperienza, sia politica che letteraria, di Edmondo De Amicis, autore di un romanzo postumo, Primo Maggio, che è stato letto in chiave anti Cuore o come un Cuore socialista. La stessa vicenda che accompagna la gestazione e la pubblicazione dell’opera permette di comprendere meglio la complessità del fermento socialista della fine dell’Ottocento, ma anche i timori di una società borghese e conservatrice che aveva proprio nello scrittore di Oneglia il suo referente letterario più amato. Si prenderà infine in esame il film I compagni di Mario Monicelli, che con l’eredità di De Amicis, e con alcuni nodi irrisolti della sinistra italiana, dialoga a distanza di decenni, volente o nolente.
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Finozzi, Anna. "Riscrivere la storia coloniale tramite l’uso dell’oralità: Il caso di Adua (2015)". Memoria y Narración. Revista de estudios sobre el pasado conflictivo de sociedades y culturas contemporáneas, n.º 2 (5 de marzo de 2021): 131–45. http://dx.doi.org/10.5617/myn.8669.

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L’articolo si propone di analizzare l’uso dell’oralità nel romanzo Adua (2015) di Igiaba Scego. Tradizionalmente, il testo letterario postcoloniale è stato considerato come una ‘traduzione’ da una lingua orale Africana ad una scritta Europea. Lo scopo dell’articolo è spostare l’attenzione dall’oralità come segno di alterità all’oralità come modalità di trasmissione; questo slittamento critico è necessario per una rivalutazione della letteratura postcoloniale italiana, di cui spesso si considera più la portata documentaristica di quella letteraria. Attraverso i Memory Studies, e in particolare concetti quali la postmemory di Marianne Hirsch, la countermemory di Yael Zerubavel e la travelling memory di Astrid Erll, l’analisi mostra come Adua sia modellata dalla comunicazione orale della memoria attraverso i dialoghi dei personaggi e da altre immagini connesse all’atto di ascoltare e tramandare. Infine, la dicotomia oralità-africanità viene respinta in favore di quella oralità-trasmissione.
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Giuffrč, Martina. "Immagini dell'Altrove a Capo Verde: Terra Longe e Terra Mamaizinha". MONDI MIGRANTI, n.º 3 (marzo de 2011): 131–45. http://dx.doi.org/10.3280/mm2010-003009.

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L'immigrazione č un elemento strutturale della societŕ capoverdiana attorno al quale č stato costruito un diffuso immaginario sia in campo letterario-poetico che nel corpus di racconti tradizionali. In questo saggio metterň in luce come il fenomeno migratorio sia, per coloro che restano a Capo Verde, un processo fortemente polisemico e ambivalente tanto nelle pratiche sociali quanto sul piano simbolico. In particolare tratterň del potere aggiunto che viene attribuito alle persone e alle cose che provengono da fuori, dell'immaginario che si costruisce attorno all'Altrove (Terra Longe) e al luogo d'origine (Terra Mamaizinha) e dei cambiamenti che questo immaginario ha subito da quando l'altrove č diventato terreno di pratiche femminili.
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Pontis, Annalisa. "Book Review: Il racconto delle immagini. La fotografia nella modernità letteraria italiana. Pisa". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 45, n.º 1 (marzo de 2011): 260–64. http://dx.doi.org/10.1177/001458581104500124.

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Ponzio, Luciano. "Enunciazione non iterabile e interrelazione tra scrittura e immagini del mondo". Letrônica 14, sup. (31 de diciembre de 2021): e42539. http://dx.doi.org/10.15448/1984-4301.2021.s.42539.

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Produrre e comprendere segni significa partecipare ai processi comunicativi. Il segnico è il campo dell’ambivalenza, della somiglianza, della deviazione, della creatività, in cui tutto si decide per relazioni e pratiche sociali (io-per-me, l’altro-per-me e io-per-l’altro, come dice Bachtin). Il testo artistico fornisce la possibilità di cogliere al meglio la struttura dialogica dell’enunciazione. Bachtin mostra come il senso del testo non dipenda dagli elementi ripetibili del sistema di segni con cui è composto (interpretanti di identificazione) ma nella sua stessa costituzione, e non solo nella sua manifestazione; esso è situato nei rapporti di rinvio, di differimento (interpretanti di comprensione rispondente) che danno luogo ad una catena di testi ad esso antecedenti e ad esso successivi. Nel dispiegarne la trama, pur rispettandone regole, forme e strutture, l’enunciazione letteraria del discorso indiretto libero è capace di trasgredirle in un fitto dialogo intertestuale e, diacronicamente, tra autori differenti.
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Longo, Giorgio. "Gesualdo il cieco. Il gioco delle immagini in Bufalino e nella tradizione letteraria siciliana". PRISMI, n.º 3 (2 de octubre de 2022): 7–28. http://dx.doi.org/10.4000/prismi.404.

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Francisca de Souza, Marinete Luzia. "Rapporti tra lettere e pastorali di Giovanni Franzoni e di Pedro Casaldaliga". Texto Poético 18, n.º 36 (29 de mayo de 2022): 95–113. http://dx.doi.org/10.25094/rtp.2022n36a862.

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Questo articolo tratta due lettere pastorali, Uma Igreja na Amazônia em conflito com o latifúndio e a marginalização social (1971), di Pedro Casaldaliga e La terra è di Dio (1973), di Giovanni Franzoni nel loro rapporto con il modo in cui teorizzano la Teologia della Liberazione e, nel caso specifico di Casaldaliga, con la reiterazione di immagini poetiche nella loro prosa. Sono stati utilizzati Borges (2000), Pace (2007), Luckmann (2002) e Berger (2004) come fondamento teorico. Il metodo di studio e stato l’analisi testuale e discorsiva con alcuni tratti di stile letterario. Si conclude che loro presentano forme di scrittura simili per quanto riguarda l’insieme di metafore, vale a dire, relative alla terra e al sacro.
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Radici Tavernese, Livia. "Il pretesto. Insegnare a leggere letteratura per realizzare di essere come tutti". DIDIT. Didattica dell’italiano. Studi applicati di lingua e letteratura, n.º 1 (9 de noviembre de 2021): 101–15. http://dx.doi.org/10.33683/didit.21.01.05.

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Il presente contributo si propone di presentare un’attività didattica volta allo sviluppo e all’allenamento delle competenze di lettura e comprensione del testo letterario per allievi di 13/14 anni secondo un approccio induttivo. In particolare, l’attività è stata strutturata in tre momenti (preparazione alla lettura/ascolto, fruizione del testo, ritorno sul testo) e la riflessione degli allievi è stata stimolata attraverso l’uso di immagini e l’attenzione a locuzioni opportunamente individuate. Il confronto tra le ipotesi e le osservazioni degli allievi è risultato determinante allo scopo di entrare in empatia con i sentimenti evocati dal testo. Grazie all’apporto interpretativo attivo che i giovani lettori hanno offerto, si è realizzato il principio di intersoggettività e cooperazione tra autore e lettore.
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Bosco, Alessandro. "L’"orribile gioia" o della noia in Brancati". Quaderni d'italianistica 30, n.º 1 (1 de enero de 2009): 131–46. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v30i1.8429.

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Ripercorrendo l'opera brancatiana da Singolare avventura di viaggio a Paolo il caldo, si esamina la tematica della noia nel suo significato sia letterario che esistenziale, evidenziando come sia il discorso politico (la giovanile infatuazione per il fascismo e il successivo passaggio all'antifascismo) come quello stilistico (l'indole e la pratica diaristica) siano strettamente connesse in Brancati — in un implicito dialogo con Leopardi e Baudelaire — all'esperienza e alla coscienza della noia, simboleggiata da alcune immagini fondamentali dell'universo dello scrittore siciliano (la torre, la luce). Emerge così, insieme alla natura ossimorica del motivo, l'assoluta centralità della riflessione sulla noia in Brancati, vero e proprio nucleo sia esistenziale che poetico attorno al quale ruota l'intera sua opera, che in questa prospettiva andrebbe attentamente e approfonditamente riletta.
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Russo, Vincenzo. "Filologie della speranza postcoloniale". SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), n.º 44 (septiembre de 2012): 71–82. http://dx.doi.org/10.3280/las2012-044006.

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Il saggio prova a leggere Il principio speranza di Bloch non solo come l'ultima grande difesa filosofica della speranza ma anche come vero e proprio lavoro di restituzione filologica di tutti quei luoghi situabili fra gli interstizi delle tradizioni teologiche, teologiche-naturali, mistiche e storico-filosofiche, e le spie delle manifestazioni letterarie e artistiche "in cui si insinua l'utopico". La teoria postcoloniale puň contribuire, almeno nella riconfigurazione politicamente piů radicale delle sue posizioni, a pensare ancora alla speranza come coscienza anticipatrice ed emancipatrice. Il romanzo postcoloniale africano, in particolare un romanzo come La generazione dell'utopia, diventa un luogo di osservazione privilegiato per rintracciare le immagini o i simulacri della speranza stessa in tutte le sue rifrazioni passionali e politiche, individuali e collettive.
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Solis, Teresa. "Barbara Tonzar, Colonie letterarie. Immagini dell’Africa italiana dalla fine del sogno imperiale agli anni Sessanta". Narrativa, n.º 40 (1 de diciembre de 2018): 187–88. http://dx.doi.org/10.4000/narrativa.580.

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Polanowska, Patrycja. "La voce “sull’orlo della notte.” Milo De Angelis e Stéphane Mallarmé". Quaderni d'italianistica 43, n.º 1 (26 de enero de 2023): 185–208. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v43i1.40186.

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Con la poesia moderna l’immagine onirica e il sogno di un’unità nuova, fortemente presenti nel Romanticismo, sfociano spesso nel quadro della lacerazione e dell’impossibilità della notte. Dal punto di vista filosofico tale tendenza viene rappresentata da Maurice Blanchot che nel saggio Lo spazio letterario propone una distinzione tra prima e altra notte. Il suo modello risulta direttamente applicabile all’opera di Stéphane Mallarmé, considerando soprattutto l’ottica di Igitur. L’articolo si propone di esaminare tale aspetto, mettendolo in contrasto con la poesia contemporanea di Milo De Angelis, l’autore che esordisce nel 1976 con Somiglianze, opponendosi in modo esplicito al mallarmeano “sogno” della purezza. Nelle sue raccolte, la notte viene tendenzialmente riscoperta attraverso la dimensione lirico-tragica. Un’analisi contrastiva di questi approcci permette di definire il senso profondo delle immagini notturne, ma anche i prerequisiti necessari perché esse si realizzino, indipendentemente dalle distanze poetiche.
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Cipolla, Giuseppe. "scrittura d’arte in Leonardo Sciascia: un caleidoscopio critico". Quaderns d’Italià 27 (22 de diciembre de 2022): 93–110. http://dx.doi.org/10.5565/rev/qdi.548.

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La scrittura d’arte di Leonardo Sciascia si inserisce in maniera singolare nell’ampio filone letterario della critica artistica del Novecento, con una discendenza da un lato, alla tradizione italiana (Longhi e altri) e, dall’altro, alla écriture d’artiste francese e anglosassone ottocentesca. Le immagini e le opere d’arte vengono lette da Sciascia in maniera affine e parallela alla letteratura, come mezzo unico e flagrante per rappresentare i fatti della vita e dell’uomo, nei loro aspetti di realtà e immaginazione. Nell’arte “la logica del visibile si è messa al servizio dell’invisibile”. Il discorso sull’arte diventa quindi una scrittura “in funzione d’altro”, capace di restituire la presenza dell’assenza di potenzialità. In tale dimensione la sua critica mostra una personale possibilità di ermeneutica ‘sternianamente’ sentimentale, itinerante e ironicamente scettica, che va a costituirsi, per l’ampiezza di prospettive e chiavi di lettura, in uno straordinario caleidoscopio critico.
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Signorini, Lia. "Memorie del 150° dell'Unitŕ d'Italia: attivitŕ editoriale e iniziative per la celebrazione". STORIA URBANA, n.º 132 (febrero de 2012): 397–468. http://dx.doi.org/10.3280/su2011-132014.

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La bibliografia del centocinquantesimo anniversario dell'unificazione d'Italia č molto vasta. Un gran quantitŕ di iniziative culturali si sono aggiunte all'attivitŕ pubblicistica: itinerari storici, mostre e convegni, documentate da atti, video ed immagini disponibili sul web. I siti internet sono stati ampiamente presi in considerazione ed essi rappresentano un'enorme banca dati, facilmente consultabile. A dispetto delle precedenti celebrazioni in occasione del cinquantesimo e centesimo, questo anniversario pone particolare attenzione alle rievocazioni storiche. L'obiettivo di tale rassegna č di raccogliere e suddividere la vasta ed eterogenea produzione letteraria classificandola secondo differenti argomenti. Questa retrospettiva riflette l'interpretazione del processo di unificazione fatto da esperti, dal Comitato garante delle celebrazioni e anche dall'opinione pubblica, sottolineando problemi e tematiche ancora aperte. La prima sessione raccoglie i contributi a carattere generale, relativi al periodo pre e post unificazione. Un paragrafo raccoglie le piů rilevanti figure del Risorgimento. In seguito il lettore trova quei contributi che riportano tematiche specifiche, statistiche, economia e cartografia storica. Ai luoghi della memoria, nella loro doppia dimensione fisica e di memoria, č dedicata una sessione speciale.
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Barbieri, Michele. "Guerra, politica, letteratura in Foscolo e Clausewitz". DILEF. Rivista digitale del Dipartimento di Lettere e Filosofia, n.º 1 (23 de marzo de 2022): 66–87. http://dx.doi.org/10.35948/dilef/2022.3288.

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AbstractLa generazione di Foscolo e di Clausewitz assistette in un quarto di secolo all’avvicendamento di una decina di costituzioni, si assoggettò o si ribellò a vari cambi di sovranità o di regime, e si spense infine in un regime di sovranità coatta. Hölderlin ne impazzì, mentre essi non conobbero il successo personale, nel doppio significato del riconoscimento pubblico e del raggiungimento dei propri scopi letterari ultimi. Caos e catastrofe non furono soltanto nozioni astratte, bensì esperienza e spettacolo. L’esperienza si narra, allo spettacolo si assiste o lo si immagina. In a quarter of a century, the generation of Foscolo and Clausewitz witnessed the advancement of a dozen constitutions, subjected or rebelled to various changes of sovereignty or regime, and finally died out in a regime of forced sovereignty . Hölderlin went mad, while they did not know personal success, in the double meaning of public recognition and the achievement of their ultimate literary goals. Chaos and catastrophe were not just abstract notions, but experience and spectacle. The experience is told, the spectacle is witnessed or imagined.
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Damiani, Martina. "Un "artista della penna consumato e geniale"". SPONDE 1, n.º 1 (27 de julio de 2022): 91–102. http://dx.doi.org/10.15291/sponde.3893.

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Filippo Zamboni (Trieste, 1826-Vienna, 1910) si contraddistingue per i suoi studi su Dante, riportati, per esteso, in gran parte delle sue opere. Tra queste, ci siamo soffermati su due in particolare Gli Ezzelini, Dante, e gli schiavi. Pensieri storici e letterari (1864) e Il bacio nella luna: Pandemonio. Ricordi e bizzarrie (1911). Oltre all'analisi delle sue interpretazioni di alcuni passi sue interpretazioni di alcuni passi della Divina Commedia, è stata approfondita la singolare riscrittura del contrappasso dantesco destinato ai peccatori del quarto cerchio dell’Inferno. Nel Pandemonio, l’autore immagina puniti, tra gli avari, i proprietari delle miniere che non si potevano limitare a spingere pesanti massi, come nell’immaginario dantesco, ma si vedono condannati a simulare per l’eternità il lavoro massacrante dei minatori. Sono state sviluppate inoltre le considerazioni sullo scrittore daparte della critica, riportando le recensioni e i giudizi espressi nella stampa periodica con particolare riferimento agli scritti della poetessa istriana Giuseppina Martinuzzi, che più di altri si è occupata di Filippo Zamboni. A tale proposito, ci si è concentrati su un manoscritto della Martinuzzi, intitolato Alcuni stampati e manoscritti di Filippo Zamboni ed altri che di lui dicono, conservato presso in Museo popolare di Albona, che ci ha permesso di approfondire l’importanza di questo dantista triestino, oggi poco conosciuto.
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Clark, Gillian. "Animals and animal products in medieval Italy: a discussion of archaeological and historical methodology". Papers of the British School at Rome 57 (noviembre de 1989): 152–71. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009120.

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ANIMALI E PRODOTTI ANIMALI NELL'ITALIA MEDIEVALE: UNA DISCUSSIONE DI METODO STORICO E ARCHEOLOGICOQuesto studio discute i diversi tipi di approccio — quello archeologico e quello storico che, in generale, si possono adottare nello studio dei sistemi economici del passato ed in particolare nello studio del ruolo degli animali e dei prodotti animali nell'Italia medievale. Una serie di problemi vengono anzitutto posti come punto di partenza dell'indagine; sono poi discusse le fonti disponibili: archeologiche, storiche, artistiche e letterarie; sono infıne prese in considerazione le risposte possibili allo stato attuale. E' chiaro che tutti e quattro i tipi di fonti sono in grado di apportare preziosi contributi alla ricerca, fornendo in taluni casi dei quadri simili, in altri immagini tra loro contrastanti. E' chiaro al tempo stesso che ciascun tipo di fonte ha i suoi dementi di forza, quelli di debolezza, le sue lacune. Le testimonianze archeologiche rappresentano, ad esempio, un potenziale enorme per la comprensione dei aspetti produttivi del sistema economico, per i quali i dati documentari sono scarsi; le fonti storiche devono essere considerate come il mezzo più importante per la comprensione delle complesse forme di organizzazione del commercio urbano. Viene comunque messo in evidenza come il ruolo di animali e prodotti animali debba essere defınite all'interno di ogni singolo contesto e come tale ricerca non possa che assumere un carattere interdisciplinare.
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Delledonne, Nicola. "L’arte del realismo onirico: architettura, pittura e letteratura nell’opera di Arduino Cantàfora". Quaderni d'italianistica 38, n.º 1 (18 de octubre de 2018): 223–50. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v38i1.31167.

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Il presente contributo critico interpreta l’opera di Arduino Cantàfora (1945) — architetto, pittore e scrittore — attraverso la nozione di realismo onirico, coniata per evidenziare la propensione dell’artista milanese a trasfigurare gli elementi della realtà secondo un processo tipico del mondo dei sogni. Tra l’inizio degli anni Settanta e la fine degli anni Ottanta del Novecento, egli affina una tecnica di lavoro destinata a diventare una peculiarità del suo modo di operare: prima progetta architetture, poi le dipinge e, infine, ne trae spunti per componimenti letterari. La sua è una ricerca che sottende una riflessione sullo spazio e sul tempo, ma, soprattutto, sulla frammentazione di queste due entità e sulla ricomposizione dei frammenti spaziali e temporali in un nuovo contesto. In ogni opera — per lo più racconti accompagnati da dipinti di architettura, ma anche grandi tele per mostre di pittura nonché libri di narrativa — ne sortisce un effetto straniante che sembra voler avvertire il lettore o l’osservatore dell’esistenza di una realtà onirica accanto a quella fattuale. È la realtà del ricordo che, trasformato dal trascorrere del tempo, diviene materiale per la creazione artistica. Il ‘ricordare’ così concepito, però, non è il risultato di una nostalgia insoddisfatta, bensì lo strumento attraverso cui l’artista avanza le sue personali idee di architettura, pittura e letteratura. Ecco allora che dietro l’apparenza malinconica delle immagini e le narrazioni allucinate prende corpo un’idea di città fatta di molte sedimentazioni storiche, nella quale il ricordo personale diviene memoria collettiva. Non solo. Esso diventa anche la testimonianza di una lotta per la città nel momento in cui la città si appresta a scomparire, subissata dalla metropoli, dalla megalopoli o, più banalmente, dal territorio diffuso. Tutte le opere menzionate nell’articolo suonano come un monito a non dimenticare quella città. Forse anche a sognarla.
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Miccoli, Paolo y Maria Teresa Venturi. "PER UN MUSEO MULTIMEDIALE DELLA LINGUA ITALIANA. PARTIRE DAL VISITATORE: UNA PRIMA INDAGINE SULL’INTERESSE PER LO SPAZIO LINGUISTICO ITALIANO". Italiano LinguaDue 14, n.º 1 (28 de julio de 2022): 833–60. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/18330.

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Resumen
L’articolo presenta i primi risultati di un’indagine sull’interesse della popolazione per i diversi aspetti dello spazio linguistico dell’italiano, condotta attraverso la somministrazione di un questionario a un campione di circa 1200 intervistati. L’obiettivo della ricerca è stato quello di individuare quali argomenti suscitavano un maggiore coinvolgimento del pubblico, in vista della creazione di una sezione sullo spazio linguistico per il Museo multimediale della lingua italiana (MULTI). Il questionario, che ha previsto diverse fasi di lavoro (intervista agli esperti, pretest, questionario finale, campionatura e diffusione), è stato strutturato al fine di condurre un’analisi descrittiva con mezzi statistici. I dati rilevati mediante il questionario hanno permesso di individuare quali sono i temi di maggiore e minore interesse per il pubblico, rendendo evidente la necessità di attuare una strategia divulgativa differenziata sia per visitatori sia per argomenti. I temi sui quali si è concentrato maggiormente l’interesse del pubblico sono stati da un lato, per quel che riguarda lo spazio “interno” alla penisola, le diverse manifestazioni dei dialetti (testimonianze letterarie e artistiche, nuovi ambiti d’uso del dialetto), dall’altro, rispetto allo spazio “esterno” (quello dell'italiano nel mondo), gli italianismi più amati all’estero, la lingua degli emigrati e quella degli immigrati. Le conclusioni di questa indagine permettono di immaginare la sezione del MULTI dedicata allo spazio linguistico italiano come uno spazio digitale dialogico e inclusivo, costruito mettendo al centro il visitatore e i suoi interessi. For a multimedia museum of the Italian language. Starting with the visitor: an initial survey of interest in the Italian language space The article presents the first results of a survey about the interest of Italians in various linguistic aspects of the Italian language. The survey was conducted using a questionnaire, with a sample of about 1200 respondents. The aim of the study was to identify a list of attention-grabbing topics, in order to develop a section of the Multimedial Museum of the Italian Language (MULTI) dedicated to linguistics. The questionnaire, which consisted of different work phases (interviews with experts, pretest, final questionnaire, sampling and dissemination), was structured in order to conduct a descriptive analysis with statistical means. The data collected through the questionnaire identified the issues that aroused more or less interest among the target audience, highlighting the need for customized digital dissemination strategies according to visitors and topics. Some topics emerged as particularly attractive for the audience: in regards to the “inside” space, the most appreciated theme was the world of dialects (especially the literary and artistic production and the new uses of dialect); for the “external” space (that of Italian in the world), respondents regarded the “Italianisms”, the language of emigrants and that of immigrants, as the most interesting issues. The conclusions of this survey allow us to imagine the section of the MULTI dedicated to the linguistic space of Italian as a dialogic and inclusive one, which puts the visitor and his/her creativity and own interests at the core.
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Garau, Sara, Marco Maggi y Vega Tescari. "Premessa". Versants. Revista suiza de literaturas románicas 2, n.º 68 (22 de octubre de 2021). http://dx.doi.org/10.22015/v.rslr/68.2.1.

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Questo numero di Versants è dedicato all’orizzonte della fototestualità nella cultura contemporanea (secoli XX e XXI) di lingua italiana, radunando voci provenienti dalla critica letteraria e fotografica e dall’ambito della creazione. Keywords: fototesto, iconotesto, immagine, poesia, testualità.
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Full, Bettina y Karin Westerwelle. "Poeta fui. Dante und Vergil". Deutsches Dante-Jahrbuch 90, n.º 1 (28 de enero de 2015). http://dx.doi.org/10.1515/dante-2015-0002.

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RiassuntoÈ Virgilio ad aprire la serie di incontri con autori, soprattutto latini ed italiani, che ha luogo nella Commedia - Virgilio, che come »poeta« e »maestro« salva Dante, personaggio ed autore, dal suo smarrimento nella selva. Contro lo svanire della fama terrena si afferma, nell’agire e nel parlare dei due protagonisti, una genealogia letteraria che diviene tangibile tanto nella figura dell’antico poeta - lo evidenziano anche le miniature dei manoscritti - quanto nel valore intrinseco di un linguaggio figurativo che si trova in concorrenza con l’allegoria teologica. Sulle tracce del sottile rimando al (peccaminoso) piacere visivo che può derivare dal pelo maculato della lonza, della trasformazione stilnovistica di Virgilio, ma anche del confronto tra arte divina ed arte umana questo saggio ripercorre la riflessione di Dante su metafora e immagine come si manifesta nel rapporto con Virgilio.
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GEYMONAT, MARIO. "IMMAGINI LETTERARIE E REALI DEL PAESAGGIO DI MONTAGNA IN VIRGILIO". Philologus 144, n.º 1 (1 de enero de 2000). http://dx.doi.org/10.1524/phil.2000.144.1.81.

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Ponzio, Luciano. "L’arte come struttura pensante e generatrice di nuovi mondi". RUS (São Paulo) 13, n.º 23 (19 de diciembre de 2022). http://dx.doi.org/10.11606/issn.2317-4765.rus.2022.202310.

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Resumen
Da angolature prospettiche diverse, letteraria, poetica, cinematografica, i corpora teorici di Jurij Lotman tracciano una strada comune, rivolta fin dall’inizio allo studio di quei linguaggi che caratterizzano l’essere umano come animale semiotico, ovvero i testi artistici capaci di raffigurazione [izobraženie]. Si tratta della caratterizzazione specifica di un testo che vuole assurgere a testo artistico, modellato in senso semiotico sulla base della funzione che esso svolge in una cultura e del riconoscimento che questa gli assegna come appartenete ad un genere testuale. L’approccio lotmaniano di tipo “culturologico” amplia e specifica la nozione di testo che da struttura sincronica chiusa assurge a “testo culturale” con la sua specifica funzione creativa/estetica/poetica, con il suo valore etico e sociale, con i suoi legami con la realtà nella sua dimensione cronotopica. Tali studi hanno assegnato una speciale centralità ai testi artistici, ai “generi di discorso secondari” (qui nell’accezione bachtiniana riferita ai generi letterari). Ciò ha reso possibile, di riflesso, l’assunzione del testo artistico e dei suoi specifici linguaggi quale modello e strumento essenziali per lo studio/comprensione della Cultura, per sua natura dinamica e eterogenea, tanto da non lasciarsi facilmente descrivere, da non rendersi riducibile a modelli caratterizzati dalla codificazione-decodificazione, a farsi uniformare/unificare, situare dentro un sistema (quale la langue), presentandosi invece, come un insieme di pratiche sociali. Ciò permette di riconoscere/ristabilire l’importanza vitale che ha, per il rinnovamento del “reale”, la visione artistica con le sue rifrazioni estetiche intersemiotiche. E ciò sia come risultato dell’interrelazione tra scrittura e immagini del mondo, sia anche tramite una particolare lente meta-semiosica, con l’assumersi la responsabilità del mantenimento della vita stessa dei segni in una prospettiva semioetica, dimostrandoci come Lotman possa essere considerato attualmente tra gli autori in campo semiotico più creativi e anche specificamente “modellizzatori”, costruttori, innovatori nei confronti del “reale”.
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Minisci, Alessandra. ""Succede sempre qualcosa" di Andrea Fazioli: tra libro e blog". Versants. Revista suiza de literaturas románicas 2, n.º 68 (22 de octubre de 2021). http://dx.doi.org/10.22015/v.rslr/68.2.9.

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Resumen
L’articolo si propone di indagare il rapporto tra scrittura e atto del fotografare nella raccolta di racconti Succede sempre qualcosa dell’autore ticinese Andrea Fazioli. Il libro riunisce testi etorogenei, legati tra loro da un progetto nato originariamente per il blog dell’autore. Per questa ragione parte dell’articolo è dedicata alla reciproca influenza tra la scrittura su web e quella più tradizionale su carta stampata. Se la comunicazione, anche letteraria, attraverso il mezzo digitale invita di per sé ad associare immagini e parole, lo sguardo rimane il punto di partenza che unisce l’occhio del fotografo alla prospettiva dello scrittore. Keywords: Andrea Fazioli, sguardo, autobiografia, blog, web.
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Barni, Roberta. "A TRADUÇÃO LITERÁRIA: IMAGENS DA PROXIMIDADE NA DISTÂNCIA ENTRE ITÁLIA E BRASIL / LA TRADUZIONE LETTERARIA: IMMAGINI DELLA PROSSIMITÀ NELLA DISTANZA TRA L’ITALIA ED IL BRASILE". Revista Italiano UERJ 1, n.º 1 (21 de enero de 2011). http://dx.doi.org/10.12957/rev.ital.uerj.2010.1090.

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Corso, Antonio. "The Position of Portraiture in early Hellenistic Art Criticism",. EULIMENE, 31 de diciembre de 2004, 11–25. http://dx.doi.org/10.12681/eul.32767.

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Resumen
La posizione del ritratto nella critica d’arte del primo ellenismo. L’autore cerca di delineare quale sia stato lo svolgimento della ritrattistica delineato dai critici d’arte del primo ellenismo e in particolare da Senocrate di Atene, un allievo della scuola sicionia attivo nei decenni centrali del III sec. a.C. Notizie desunte dai due trattati di Senocrate sulla bronzistica e sulla pittura sembrano infatti esser confluite nella trattazione sulle arti antiche di Plinio il Vecchio cosiccome in altre opere letterarie di eta’ ellenistica o romana imperiale. L’inizio dell’arte di rappresentare un individuo in particolare sarebbe stato attribuito a Butade di Sicione, che avrebbe fatto un primo ritratto coroplastico del fidanzato della figlia. Meno certa é invece l’eventualitá che Senocrate avesse incluso nella sua sequenza storica le immagini iconiche di Cleobi e Bitone, erette a Delfi e replicate ad Argo, ad opera di scultori argivi. Invece, la caricatura di Ipponatte ad opera di Bupalo e Atenide e l’autoritratto di Teodoro di Samo dovevano aver costituito momenti salienti nella dinamica storica ricostruita da Senocrate. Altri momenti importanti della medesima ricostruzione sembrano esser state statue di Olimpionici, il gruppo di Armodio e Aristogitone di Antenore e le raffigurazioni dei generali Greci e Persiani nella battaglia di Maratona dipinta nella Stoa Poikile. L’etá di Pericle potrebbe aver costituito –nella teoria senocratea– una battuta d’arresto nel processo di affermazione del ritratto realistico. La compiuta espressione del ritratto fisiognomico sarebbe stata attribuita a Demetrio di Alopeke.Infine, il culmine di quest’ arte sarebbe stato posto nell’etá di Alessandro e dei primi diadochi e sarebbe stato segnato dalle personalitá di Lisippo, Lisistrato, Apelle e Protogene.
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