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Antoniolli, Elena. "Giornate internazionali di studio sul paesaggio 2021 e 2022. Percepire il co-divenire incarnando alterità". Ri-Vista. Research for landscape architecture 20, n.º 1 (1 de julio de 2022): 308–13. http://dx.doi.org/10.36253/rv-12694.

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La recensione propone una prospettiva critica della diciassettesima edizione delle Giornate Internazionali di Studio sul Paesaggio organizzata da Fondazione Benetton Studi Ricerche incentrata sul rapporto tra corpi e paesaggi. Come partecipa la nostra adesione corporea al paesaggio? Qual è la misura dell’interazione sensoriale con esso? Come si evolve il rapporto tra corpo e paesaggio nell’Antropocene? Attraverso queste domande si articola la riflessione tra realtà percepita e corporeità, tra esperienza sensoriale e immaginario mitopoietico, in un connubio tra arte, antropologia, storia dell'arte dei giardini, cultura del paesaggio e danza. Ripercorrendo i ragionamenti dei dieci contributi che hanno nutrito il convegno, emergono affinità tematiche tra “essere” nel paesaggio e “sentire” il paesaggio. Il coinvolgimento attivo e percettivo del corpo avviene grazie un’immersione reale nel paesaggio, ma anche attraverso la sua dimensione narrativa. Il corpo, specchio della paesaggio, muta nella sua fisicità e nella sua condizione psichica, richiamando un processo di metamorfosi reciproca e al contempo un approccio psicogeografico, in cui l’erranza ci invita ad accogliere l’Altro e l’ibridazione del paesaggio, secondo un neo-animismo del “sentire”.
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Venturi Ferriolo, Massimo. "Qualitŕ dei paesaggi, qualitŕ delle politiche. Aménager le futur". TERRITORIO, n.º 57 (junio de 2011): 135–39. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-057017.

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La Convenzione europea del paesaggio collega il processo di paesaggio al riconoscimento dell'ambito di vita percepito. Il paesaggio č una risorsa da governare per il benessere dei suoi abitanti, con potenzialitŕ propulsive per le culture locali nel variegato patrimonio culturale e naturale dell'Europa. La qualitŕ si dovrebbe affermare in ogni paesaggio indipendentemente dal giudizio estetico: essa č il fattore privilegiato e non la bellezza. Lo sviluppo dell'individuo e la sua affermazione socio-culturale si realizzano grazie ai tre concetti essenziali di benessere, soddisfazione, identitŕ: la vera bellezza di un paesaggio, che č il risultato dell'azione, quindi non astratta. A partire da qui si analizza il rapporto tra qualitŕ dei paesaggi e qualitŕ delle politiche, fondato sul riconoscimento, soprattutto quello dell'appartenenza: una straordinaria occasione democratica.
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Colby, Robert. "Dosso's early artistic reputation and the origins of landscape painting". Papers of the British School at Rome 76 (noviembre de 2008): 201–31. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200000477.

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Nei loro rispettivi resoconti biografici di Dosso Dossi (1487?—1542), Paolo Giovio e Giorgio Vasari descrissero l'artista della corte ferrarese con una buona reputazione per la pittura dei paesaggi. Con questo articolo si esamineranno le reazioni critiche alla luce del programma storiografico di ciascun autore, considerando come si evolvevano gli approcci di Dosso alla pittura dei paesaggi nel corso della sua carriera. I dipinti di Dosso sono stati a lungo visti come primi esempi di un ‘paesaggio indipendente’, costrutto che deve essere esaminato di nuovo al fine di comprendere pienamente lo scopo, il contesto e il significato delle inusuali scene di paesaggio della pittura di Dosso.
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Gianluca Cepollaro y Luca Mori. "Paesaggi alla finestra: percezione delle trasformazioni e immaginazione delle alternative durante e dopo il lockdown". Ri-Vista. Research for landscape architecture 19, n.º 1 (26 de julio de 2021): 34–49. http://dx.doi.org/10.36253/rv-10138.

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La Convenzione europea del paesaggio (CEP), siglata a Firenze il 19 luglio 2000, promuove un’idea di paesaggio non come semplice sfondo delle attività umane, come un luogo di eccezionale bellezza da contemplare “dalla finestra”, ma come “spazio di vita” delle popolazioni. Proprio nell’anno in cui si celebra il ventennale della sua ratifica, milioni di persone in tutto il mondo sono state costrette per diverse settimane, durante il periodo di lockdown dovuto all’emergenza pandemica, a non vivere i luoghi esterni alla propria abitazione e quindi, per così dire, a osservare i paesaggi “là fuori”, a guardarli da “finestre” reali o virtuali come gli schermi dei dispositivi digitali. In un progetto educativo svolto con i ragazzi delle scuole secondarie di secondo grado, il paesaggio diviene “uno specchio di mondi possibili”: esso non è solo l’occasione per rispecchiare lo stato d’animo che accompagna gli studenti durante l’isolamento, un oggetto “fuori dalla finestra” sul quale si posa lo sguardo, ma è soprattutto occasione per riflettere sulla trasformazione delle percezioni e sull’immaginazione del futuro.
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Martone, María. "Paesaggi culturali intesi come integrazione di processi dinamici: il vomero da luogo di delizie a luogo urbano". Norba. Revista de Arte, n.º 41 (26 de enero de 2022): 117–42. http://dx.doi.org/10.17398/2660-714x.41.117.

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Il contributo illustra, attraverso gli strumenti della rappresentazione e del rilievo, le trasformazioni che il paesaggio della collina del Vomero a Napoli ha subito nel corso della storia, passando da "luogo di delizie" a "luogo urbano", continuando a caratterizzare il paesaggio dell’intera città. A tale scopo, si è ritenuto importante riconoscere e identificare, in uno spazio fisico, vissuto ed eterogeneo di un luogo, nel caso specifico, della collina del Vomero, i paesaggi culturali che contengono sia i segni del passato che quelli della contemporaneità. Delineare, quindi, quei processi dinamici che rappresentano la storia degli insediamenti umani in continua trasformazione, significa anche delineare il nostro patrimonio identitario, la cui conoscenza è necessaria per ritrovare il racconto di “chi siamo” e di “chi eravamo” e per costruire il futuro delle nuove generazioni.
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Witcher, Robert. "Broken pots and meaningless dots? Surveying the rural landscapes of Roman Italy". Papers of the British School at Rome 74 (noviembre de 2006): 39–72. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200003226.

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VASI ROTTI E PUNTI PRIVI DI SIGNIFICATO? RICOGNENDO IL PAESAGGIO RURALE DELL'ITALIA ROMANAIn questo articolo mi domando come mai il rapido sviluppo metodologico delle indagini di superficie come tecnica per lo studio dell'Italia romana rurale non è stato accompagnato da sviluppi paralleli nelle branche teoretiche e interpretative. L'indagine di superficie rimane legata ad un limitato range di domande guidate da testi e domande ‘processuali’, ed è isolata da un più ampio pensiero archeologico circa la cultura materiale e il paesaggio. In forte contrasto con altre regioni e periodi, lo studio del paesaggio romano d'Italia continua a focalizzarsi sui siti, sulla ceramica e sui processi, piuttosto che sui luoghi, la gente e le idee. lo auspico un cambiamento epistemologico per portare gli studi verso un dialogo con la piu ampia disciplina. A questo scopo vengono sottoposte a critica pratiche teoretiche e metodologiche. La convinzione che la ricognizione è incapace di rispondere a questioni come l'identità sociale viene abbandonata attraverso una ‘decostruzione’ di come la conoscenza archeologica viene costruita. Una serie di potenziali soggetti di ricerca vengono discusse al fine di delineare una nuova agenda per le ricognizioni in Italia. Il fine è quello di stimolare una diversificazione degli approcci che realizzino pienamente il potenziale informativo della ricognizione come contributo alla studio dei paesaggi romani.
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Bertolucci, Attilio y Martin Rueff. "Paysage / Paesaggio". Po&sie 121, n.º 3 (2007): 6. http://dx.doi.org/10.3917/poesi.121.0006.

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Gabrielli, Alberto. "Paesaggio, cosa ?" Études de lettres, n.º 1-2 (15 de mayo de 2013): 359–70. http://dx.doi.org/10.4000/edl.521.

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Quaini, Massimo. "Utopie paesaggistiche : dal paesaggio-angelo al paesaggio-spaventapasseri". Études de lettres, n.º 1-2 (15 de mayo de 2013): 293–304. http://dx.doi.org/10.4000/edl.513.

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Dionisi, Chiara y Chiara Toscani. "Modelli comunicativi e operazioni compositive per il paesaggio contemporaneo". TERRITORIO, n.º 57 (junio de 2011): 140–46. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-057018.

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Nel confrontare la Convenzione dell'Unesco e la Convenzione Europea del Paesaggio č possibile evidenziare una differenza sostanziale nell'interpretazione del paesaggio. Il primo documento privilegia una visione del paesaggio come momento eccezionale rispetto ad uno sfondo neutrale; mentre il secondo pensa al paesaggio come tutto ciň che ci circonda. La prima definizione si avvale di una pratica consolidata di ‘operazioni compositive' e di ‘modelli comunicativi', mentre la seconda definizione necessiti di un approfondimento operativo, desumibile in giŕ alcune esperienze artistiche prima e architettoniche poi. La questione centrale č dunque capire quali nuove modalitŕ questo ampliamento di visuale sul termine paesaggio comporti nelle pratiche architettoniche, di restituzione e di trasformazione, specialmente in quei territori che inevitabilmente sono in evoluzione.
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Caravaggi, Lucina. "Disconnessioni e infrastrutture di paesaggio". CRIOS, n.º 19 (mayo de 2021): 20–33. http://dx.doi.org/10.3280/crios2020-019003.

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"Roma in movimento" è il titolo di una recente ricerca dedicata al rapporto tra le forme di prigionia urbana e la difficoltà di spostarsi nella città metropolitana di Roma. L'osservazione ravvicinata dello spazio urbanizzato intorno e oltre il GRA conferma che diverse forme di urbanizzazione contemporanea sono riconducibili non solo a nuove specie di insediamenti ma all'insieme di correlazioni ecologiche e servizi funzionali che ne permettono la sopravvivenza. L'ipotesi di lavoro sinteticamente delineata in questo testo è centrata sul concetto di infrastrutture flessibili declinate come nuove ‘infrastrut¬ture di paesaggio' a partire proprio dai temi dello spostamento sostenibile, motore della possibile riattivazione di vasti preziosi paesaggi marginali. L'ipotesi interpretativa indaga alcune categorie del progetto paesaggistico connesse al ‘movimento' (continuità, inter¬sezione e interazione) attraverso cui dare corpo a una nuova rete di spazi e collegamen¬ti verdi al servizio degli spostamenti alternativi alle auto, capaci di favorire nuove forme di accesso democratico alla città.
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Castiglioni, Benedetta, Massimo de Marchi y Monica Ruffato. "Paesaggi democratici: dalla partecipazione alla cittadinanza". RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, n.º 1 (abril de 2011): 65–83. http://dx.doi.org/10.3280/sa2011-001006.

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L'articolo esplora le potenzialitŕ offerte dal paesaggio (inteso nella sua dimensione sociale di mediatore sensibile tra societŕ e territorio) come occasione di partecipazione e di costruzione di una cittadinanza sostenibile e responsabile. Dopo una attenta analisi della dimensione sociale del paesaggio, alla luce della Convenzione Europea del Paesaggio (Firenze, 2000) la seconda parte dell'articolo affronta il quadro delle politiche per la partecipazione, e l'evolversi degli strumenti di misurazione dell'che obbligano ad un miglioramento della qualitŕ decisionale e dell'inclusione sociale sulle questioni relative ai rapporti tra comunitŕ e luoghi. Nella terza parte dell'articolo sono esaminati due tipologie di esempi relativi all'istituzionalizzazione di pratiche partecipative relative al paesaggio: gli Osservatori del Paesaggio e le reti di attori. L'ultima parte dell'articolo evidenzia come il "fare partecipazione" sul paesaggio rappresenti una grande occasione pubblica per ricostruire e approfondire la dimensione della cittadinanza sostenibile a partire dal delineare nuove regole di appartenenza e responsabilitŕ nei confronti di comunitŕ e luoghi.
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Voghera, Angioletta. "Comunicare il paesaggio". TERRITORIO, n.º 85 (septiembre de 2018): 166–67. http://dx.doi.org/10.3280/tr2018-085022.

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Spagnolo, Roberto. "Costruzione e paesaggio". TERRITORIO, n.º 54 (octubre de 2010): 87–89. http://dx.doi.org/10.3280/tr2010-054013.

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Pittaluga, Alessandro. "Ripercorrere il paesaggio: cultura e pratica del paesaggio come rappresentazione". TERRITORIO, n.º 55 (enero de 2011): 89–100. http://dx.doi.org/10.3280/tr2010-055014.

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Potter, T. W. y Simon Stoddart. "A century of prehistory and landscape studies at the British School at Rome". Papers of the British School at Rome 69 (noviembre de 2001): 3–34. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200001744.

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UN SECOLO DI STUDI PREISTORICI E DEL PAESAGGIO ALLA ‘BRITISH SCHOOL AT ROME’Questo articolo esamina i cento anni di tradizione di studi preistorici e del paesaggio della ‘British School at Rome’. Questo secolo di ricerca consiste in tre fasi principali: la direzione di Ashby, quella di Ward-Perkins e gli ultimi tre decenni del ventesimo secolo. Le prime due sezioni, scritte principalmente da Tim Potter prima della sua scomparsa, ripercorrono lo sviluppo degli studi topografici dai primi decenni del ventesimo secolo fino allo studio regionale degli anni’ 60. Nell'ultima sezione l'attivita della ‘British School at Rome’ è inserita nel contesto delle tendenze più recenti nell'archeologia del paesaggio: una combinazione di orientamento delle problematiche ed un'accresciuta intensità di ricerca. Nonostante l'Etruria sud-orientale sia generalmente considerata come il principale interesse delle ricerche sul paesaggio condotte dalla ‘British School’, questo articolo cerca di sottolineare anche l'importanza di ricerche condotte altrove, particolarmente nell'Africa settentrionale, Malta ed in Italia meridionale. L'obiettivo per il futuro è di vedere fino a che punto la tradizione britannica di sintesi riuscirà a collegare queste nuove tendenze negli studi sull'archeologia di paesaggio.
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Amato, Fabio, Giovanni Laino y Cristina Mattiucci. "Ripensare l'ospitalità. I migranti nei paesaggi campani in trasformazione". CRIOS, n.º 19 (mayo de 2021): 60–71. http://dx.doi.org/10.3280/crios2020-019006.

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L'articolo presenta una sintesi di un'indagine sulla presenza degli stranieri in Cam¬pania, concepita come contributo alla descrizione interpretativa del paesaggio su scala regionale. I dati restituiscono un paesaggio abitato secondo traiettorie di residenza e di impiego da parte di stranieri che configurano in modo peculiare parti di territorio, facendo rilevare componenti di una path dependency cui corrispondono vocazioni territoriali, ovvero opportunità di attivare efficaci politiche territoriali e per il paesaggio. Sulla base dell'evidenza della componente straniera della popolazione, che connota di fatto il paesaggio e indica alcuni squilibri locali (demografico, del mercato del lavoro e degli alloggi), gli autori sostengono che l'indagine contribuisce al riconoscimento di una risorsa locale, che si configura come una opportunità per il governo del territorio e interroga politicamente lo statuto biunivoco dell'ospite. .
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Aristone, Ottavia. "Paesaggi del mutamento: le colline adriatiche dell'appoderamento". TERRITORIO, n.º 96 (septiembre de 2021): 67–76. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-096006.

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Le colline adriatiche conservano paesaggi agrari di pregio. Storie, geografie ed economie hanno caratterizzato la campagna e gli insediamenti. Le recenti trasformazioni dello spazio aperto ridefiniscono la relazione tra la campagna e la natura sulla base di processi di abbandono e riscritture del paesaggio agrario; mutamento che riguarda anche i luoghi dell'abitare. Il contributo, per costruire le proprie evidenze, assume ambiti areali a progressiva specificazione: il radicamento nella regione, la collina adriatica e le specializzazioni successive. A partire dagli assetti consolidati e dall'attuale riuso, il focus sulle colline della provincia di Chieti ne approfondisce i caratteri anche in relazione ad esperienze innovative che declinano esternalità e coesione sociale.
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López Sánchez, Marina, Rossella Salerno, Mercedes Linares, Gómez del Pulgar y Antonio Tejedor Cabrera. "Pianificazione del paesaggio e patrimonio digitalizzato: verso una convergenza necessaria". TERRITORIO, n.º 99 (agosto de 2022): 101–6. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-099014.

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In Europa il paesaggio si è consolidato come un tema che richiede un nuovo approccio etico al governo del territorio. Con riferimento alla Convenzione Europea del Paesaggio, il paesaggio si è già confermato come l'attuale sfida della pianificazione territoriale. Derivante dalla revisione di diverse pratiche europee convergenti sul tema, questo testo evidenzia il ruolo centrale del patrimonio nell'affrontare sfide poste dalla visione paesaggista e sostiene la necessità di stabilire sinergie con ricerche che propongono una strategia della conoscenza del patrimonio basata sulla rappresentazione e visualizzazione digitale. Queste tecniche possono contribuire efficacemente all'inclusione della dimensione sociale nella pianificazione territoriale come oggi richiede l'approccio paesaggistico.
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Di Carlo, Fabio. "Prospettiva e rifugio nella pandemia, ovvero il paesaggio visto come uccelli". Ri-Vista. Research for landscape architecture 19, n.º 1 (26 de julio de 2021): 50–63. http://dx.doi.org/10.36253/rv-10323.

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Se ogni attività progettuale presuppone un quadro di riferimento -stabile o di previsione e visione- nel quale inscrivere ogni prefigurazione, lo stato di conoscenze e mutazioni sul futuro post-pandemico non è chiaro, né lo sono le necessità e i processi utili per affrontarle. Anche rispetto al ruolo del progetto di paesaggio è possibile organizzare solo risposte parziali e transitorie, che sono forse più prese di coscienza che figurazioni, o che possono essere parte di un ragionamento che pone nuovi e diversi elementi di orientamento. Nella convinzione che questa fase non possa essere trattata né con strumenti consolidati, né con un processo unitario, questo scritto è volutamente frammentario. È quasi una raccolta non ordinata di riflessioni su alcuni aspetti che pongono in relazione il lavoro sul progetto di paesaggio con l’attuale condizione. Qui paesaggio e giardino sono visti come condizioni di prospettiva e rifugio, secondo la teoria di Jay Appleton sull’esperienza del paesaggio, che ci è utile come riferimento.
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Nusseibeh, Sari. "Il futuro di Gerusalemme. The Nusseibeh-Ayalon agreement". FUTURIBILI, n.º 3 (septiembre de 2012): 114–20. http://dx.doi.org/10.3280/fu2011-003007.

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L'Autore affronta il tema del futuro di Gerusalemme evidenziando l'importanza del simbolismo nel rendere unica la cittŕ, ma anche nel rendere divisa la cittŕ. Due sono i punti che vengono affrontati. E cioč anzitutto che l'occupazione dell'Est Gerusalemme deve finire. In secondo luogo, e anche come ragione per porre fine a questa occupazione, č il carattere speciale e divino di Gerusalemme: per questo Gerusalemme non č conquistabile con la forza e la violenza, in quanto per la sua divinitŕ ha lo status di cittŕ santa. E poi l'entrata a Gerusalemme deve avvenire sulla base dell'uguaglianza degli uomini e del loro status. Guardando al futuro di Gerusalemme essa deve essere ricomposta tenendo presente due elementi: il paesaggio fisico del suo aspetto urbanistico-architettonico e il paesaggio umano dei tanti gruppi sociali che vivono la cittŕ. Paesaggio fisico, paesaggio umano e fine dell'occupazione sono le basi perché le due parti (palestinese e israeliana) possano negoziare come realisti ma anche come idealisti.
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Trovenzi, Davide. "Mindscapes. Psiche nel paesaggio". SETTING, n.º 44 (marzo de 2021): 197–200. http://dx.doi.org/10.3280/set2020-044010.

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Portas, Nuno. "Il paesaggio delle megastrutture". TERRITORIO, n.º 48 (mayo de 2009): 60–61. http://dx.doi.org/10.3280/tr2009-048010.

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- The theme of mega structures is associated in the article to the relationship between inner city and suburbs. Large buildings and the infrastructures which connect them - through the nodes - to the transport networks, ask for a new approach to the project of public space, often reduced to fragments difficult to practice, and to the project of landscape: the aim is to understand better the characters of the contemporary city. Two main elements are supposed to be taken in account to enhance urban design approach: the scale of projects and its coherence with context; the long time necessary for decisions, related to the various actors involved, especially in the case of mega infrastructures, and to the difficulty to coordinate them.
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Peterson, Thomas. "Fortini's Paesaggio con serpente". Italian Culture 11, n.º 1 (enero de 1993): 285–300. http://dx.doi.org/10.1179/itc.1993.11.1.285.

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Barbieri, Marco, Enrico Boffa, Francesca Camorali y Andrea Delpiano. "Abitare il paesaggio. Lavorare nel paesaggio. Il caso di Langhe e Roero". TERRITORIO, n.º 54 (octubre de 2010): 127–30. http://dx.doi.org/10.3280/tr2010-054018.

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Journals, FrancoAngeli y Massimiliano Grava. "Dalle fabbriche ai nuovi spazi dell' innovazione: transizioni socio-economiche e mutamenti dei paesaggi della produzione". RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, n.º 4 (diciembre de 2021): 45–72. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa4-2021oa12959.

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Il presente contributo si pone l'obiettivo di combinare l'analisi dei cambiamenti urbani generati dalle dinamiche di transizione socio-economica con lo studio delle trasformazioni di spazi industriali e l'emergere di segni e significati riconducibili ai nuovi paesaggi dell'innovazione. Partendo dagli approcci evolutivi applicati in campo geografico e adottando alcune chiavi di lettura di matrice storico-culturale elaborate dalla letteratura sul paesaggio, il lavoro ricostruisce la storia dei processi di industrializzazione, di abbandono e di recupero che hanno riguardato tre aree industriali, situate in contesti urbani di piccolee medie dimensioni della provincia di Pisa, e la loro trasformazione in luoghi dell'università, della cultura, dell'imprenditorialità high-tech. Oltre alla trattazione dei contenuti progettuali e del ruolo dei soggetti convolti, l'articolo mira ad evidenziare le nuove forme di materialità collegate ai paesaggi dell'innovazione e le interconnessioni con le tendenze di sviluppo post-fordista e le strategie promosse a livello locale.
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Ingarao, Giulia. "Javier Garcerá. L’insider del paesaggio". Boletín de Arte, n.º 35 (31 de octubre de 2014): 159–68. http://dx.doi.org/10.24310/bolarte.2014.v0i35.3375.

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Il testo analizza l’opera dell’artista Javier Garcerá dalla ne degli anni novanta ad oggi. Nella sua ricerca è centrale il tema «paesaggio», inteso come scenario del mondo in cui si consuma la diatriba tra natura e cultura. L’analisi delle diverse serie pittoriche realizzate a partire dal 1999 mostra come l’artista abbia condotto un’indagine parallela alla storia della rappresentazione del paesaggio, ripercorrendone ambiguità ed evoluzioni. Dalla natura sublime del romanticismo e la nascita delle scienze borghesi si passa all’a ermarsi della fotogra a come alternativa competitiva nella rappresen- tazione del mondo. Lo studio di Garcerá attraversa anche le avanguardie, attingendo alla velocità e mobilità di visione del Futurismo e al desiderio di contemplazione della pittura or ca o del più tardo Color Field. Javier Garcerá, metabolizza tutta questa informazione traducendola in immagine viva, cangiante e, attraverso il ricercato uso delle luci e di tessuti preziosi, raggiunge nelle sue opere una soluzione estetica che o re un’alternativa valida all’atro a del paesaggio del XX secolo: il fruitore cessa di essere spettatore passivo per diventare parte viva del paesaggio.
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Simioli, Maria y Michelangelo Russo. "Due tagli nella sostanza del mondo. Il Reno di Hölderlin e altri paesaggi contemporanei". Ri-Vista. Research for landscape architecture 19, n.º 1 (26 de julio de 2021): 282–87. http://dx.doi.org/10.36253/rv-11390.

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Due tagli nella sostanza del mondo, Libria 2021, collana Paesaggio, è un agile pamphlet di 68 pagine di Roberto Pasini con note di Rahul Mehrotra e Peter Rowe. Il volume ricostruisce attraverso una sofisticata, attenta e mai scontata lettura critica del paradigma spaziale proposto da Walter Benjamin e delle sue molteplici interpretazioni, la trama di un discorso denso e complesso sul paesaggio, nel suo duplice valore estetico ed ecosistemico, e nella sua capacità di incidere sulla produzione dello spazio contemporaneo. Si sottolinea e si riafferma la centralità per il progetto, della costruzione di un modello spaziale per l’esplorazione, la descrizione e l’interpretazione della realtà, una lente interpretativa da cui traguardare il paesaggio.
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Di Cosmo, Antonio Pio. "Santa Brigida ed il Monte Gargano: un paesaggio dell’anima. La descrizione dell’ambiente come stratagemma d’ammaestramento morale". Espacio Tiempo y Forma. Serie III, Historia Medieval, n.º 34 (12 de julio de 2021): 263–92. http://dx.doi.org/10.5944/etfiii.34.2021.30046.

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L’extravagantes delle Revelationes coelestes di Santa Brigida narra l’ascesa al Monte Gargano. Questo testo racconta un episodio della vita di Brigida e invia un preciso messaggio ai lettori, mentre opera su diversi livelli: il simbolico, il narrativo ed il teologico. Pertanto, la descrizione del paesaggio, proposta da Santa Brigida, rappresenta piuttosto un paesaggio dell’anima. L’ambiente è però dipinto con colori foschi e non rimanda alla realtà. L’esposizione culmina nella visione angelica nella grotta di San Michele. Qui gli angeli giustificano il decadimento generale con la corruzione morale delle popolazioni locali. Sicché si può ritenere che la descrizione del paesaggio del Gargano costituisce piuttosto un ammaestramento morale. Un espediente di successo dunque, che trasmette messaggi incisivi.
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Camaioni, Chiara y Rosalba D’Onofrio. "La ricostruzione del Centro Italia: la necessità di un approccio paesaggistico per Arquata del Tronto". ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, n.º 132 (noviembre de 2021): 26–50. http://dx.doi.org/10.3280/asur2021-132002.

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I terremoti intervengono all'improvviso e violentemente sul paesaggio. In questo articolo si sostiene la tesi che facendo leva sulla identita e sulla memoria collettiva si possano selezionare gli elementi di permanenza e di stabilita del paesaggio che potranno guidare la ricostruzione, favorendo una responsabile sperimentazione progettuale. Il Documento Direttore della Ricostruzione di Arquata del Tronto ha provato a riflettere su questi temi, suggerendo un possibile percorso progettuale.
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Gotero, Enrico. "Interazioni tra agricoltura e paesaggio". ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, n.º 106 (abril de 2013): 40–59. http://dx.doi.org/10.3280/asur2013-106004.

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Gilli, Monica. "Mutamenti climatici e paesaggio simbolico". SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, n.º 101 (julio de 2013): 120–34. http://dx.doi.org/10.3280/sur2013-101010.

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Tognon, Alisia. "Memorie di un paesaggio industriale". TERRITORIO, n.º 70 (septiembre de 2014): 80–85. http://dx.doi.org/10.3280/tr2017-070014.

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Nanni, Paolo y Nanni Paolo. "Storia dell’agricoltura e del paesaggio". a. LIII, n. 2. dicembre 2013, n.º 2 (20 de abril de 2014): 111–12. http://dx.doi.org/10.35948/0557-1359/2014.1608.

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Maculan, Simone. "APPUNTI SUL PAESAGGIO LIRICO VENETO". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 40, n.º 2 (septiembre de 2006): 366–90. http://dx.doi.org/10.1177/001458580604000210.

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Biondi, Edoardo. "L'approccio geobotanico all'ecologia del paesaggio". Giornale botanico italiano 129, n.º 1 (enero de 1995): 287–88. http://dx.doi.org/10.1080/11263509509436139.

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Cepollaro, Gianluca y Luca Mori. "Apprendere paesaggi e paesaggi dell’apprendimento: dall’utopia alla sperimentazione". Contesti. Città, territori, progetti 1, n.º 1 (27 de octubre de 2022): 18–35. http://dx.doi.org/10.36253/contest-13440.

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Resumen
Abstract Il ripensamento degli spazi dedicati all’educazione procede ricorsivamente con quello dei metodi e delle prassi a supporto dell’apprendimento. Nel nesso tra luoghi, spazi dell’educazione e processi di apprendimento, il costrutto di paesaggio rileva forti potenzialità. Attraverso la riflessione su alcuni esiti che emergono da tre esperienze educative con insegnanti e alunni di scuole di diverso ordine e grado, si sostiene che un approccio alla progettazione partecipata fondata sull’esercizio dell’immaginazione utopica è utile non solo per l’apprendimento dei paesaggi che viviamo, ma anche per la costruzione di paesaggi dell’apprendimento caratterizzati da un’alta vivibilità. Abstract The rethinking of spaces dedicated to education is strictly connected with that of the methods and practices to support learning. Landscape idea shows a strong potential in the link between places, educational spaces and learning processes. Considering the outcomes emerging from three educational experiences with teachers and students of different schools, it is argued that a participatory-planning approach, based on the exercise of the utopian imagination, is useful not only for the learning of the landscapes we live in, but also for the construction of learning landscapes characterized by high liveability.
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Salizzoni, Emma. "Paesaggi della strada in pandemia: progetti per l’emergenza e oltre". Ri-Vista. Research for landscape architecture 19, n.º 1 (26 de julio de 2021): 218–41. http://dx.doi.org/10.36253/rv-10157.

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Resumen
Sin dai primi mesi della pandemia è risultato chiaro come, per far fronte all’emergenza sanitaria, i futuri scenari urbani avrebbero dovuto prevedere significative innovazioni in tema di mobilità e di progetto del paesaggio stradale. L’emergere delle istanze connesse al distanziamento sociale e al contingentamento dei mezzi pubblici hanno portato diverse città a prevedere sistemi di mobilità sostenibile in grado di contrastare una incontrollata crescita nell’uso del mezzo privato. Al contempo, si è guardato con rinnovato interesse alla strada come spazio in grado di supplire alla carenza di aree aperte pubbliche di prossimità, emersa in diversi contesti urbani a seguito delle misure di limitazione agli spostamenti. L’interpretazione della strada come paesaggio complesso, in grado, soprattutto all’interno di tessuti urbani densi, di assolvere a funzioni non solo di mobilità, ma anche sociali ed ecologiche è stata pertanto posta alla base di diverse sperimentazioni progettuali, in Italia e all’estero. Questo articolo riporta e discute alcune iniziative di ridisegno del paesaggio stradale urbano, innescate dalla contingenza pandemica, attualmente in corso a Torino, città tra le più colpite dalla prima come dalla seconda “ondata”. La lettura di queste esperienze, oltre a gettare luce su una realtà locale in fieri e non scontata in una città tradizionalmente “auto-centrica”, apre a riflessioni più generali sul ruolo della crisi, non solo sanitaria, come effettivo motore di innovazione urbana e su obiettivi e modi del progetto di paesaggio per la strada nella contingenza pandemica e oltre.
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Nuti, Lucia. "Le alterne fortune dell'acqua nella storia del territorio". STORIA URBANA, n.º 125 (abril de 2010): 5–9. http://dx.doi.org/10.3280/su2009-125001.

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Resumen
Questa nota introduttiva propone alcune riflessioni sulla presenza dell'acqua nel paesaggio della Toscana e sulle sue variazioni nel corso dei secoli. Momenti di forte espansione dell'acqua nelle sue diverse forme, acque vive,morte,naturali, artificiali,navigabili o di deflusso, si sono alternati a momenti di regressione in favore delle terre coltivate. Nell'attuale clima culturale sembrano risorgere le fortune dell'acqua ed i piani di recupero urbano e territoriale le assegnano un ruolo attivo come componente del paesaggio e si torna a invocarne la presenza anche nei luoghi da cui č stata tenacemente estromessa.
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Garzilli, Francesca. "Latenze del paesaggio periurbano: in dialogo con François Jullien". CRIOS, n.º 19 (mayo de 2021): 34–45. http://dx.doi.org/10.3280/crios2020-019004.

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Resumen
Il paper rilegge criticamente il territorio periurbano e le sue potenzialità a partire da un'intervista rilasciata da François Jullien in merito ad alcuni concetti, pertinenti all'oggetto di riflessione, espressi all'interno del libro "Vivre de paysage ou l'impensé de la raison" (2014) . Scopo del sag¬gio è di mettere in relazione il concetto di paesaggio espresso da Jullien, riferito alla tradizione cinese, ed in particolare le sue condizioni di spazio entre ed ècart, con le caratteristiche tipiche del territorio periurbano. Questa impostazione sembra particolarmente utile per superare i limiti descrittivi e prefigurativi legati alla condizione topologica di questo spazio, frammentario, ibrido, discontinuo, contradditorio. La visione olistica sostenuta dallo studioso francese sembra infatti esaltare le potenzialità del periurbano come "campo di transizione", aiutando ad uscire da alcune secche concettuali persistenti nel dibattito disciplinare. La contaminazione tra questa interpretazione del paesaggio e gli studi provenienti dalla tradizione del landscape ecology possono così contribuire a un nuovo discorso sul paesaggio periurbano e sulle possibilità di una sua risignificazione mediante una rinnovata idea di progetto.
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Talŕ, Paola. "Acque trasportate: l'acquedotto di Colognole e l'entroterra di Livorno". STORIA URBANA, n.º 125 (abril de 2010): 169–86. http://dx.doi.org/10.3280/su2009-125009.

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Resumen
Costruito tra il 1793 e il 1872 su progetto di illustri architetti ed ingegneri delle Regie Fabbriche Granducali, l'Acquedotto di Colognole funziona per la cittŕ fino al 1957; da allora viene abbandonato e approvvigiona solo alcuni piccoli centri collinari. Oggi ci troviamo di fronte ad un manufatto monumentale che ha perso la funzione per cui era stato costruito, ma non il suo valore storico e architettonico e la relazione con il paesaggio. La costruzione di questo acquedotto ha segnato l'evoluzione delle consuetudini delle popolazioni collinari e dei territori che ha attraversato trasformandone gli scenari. La comprensione dei complessi cambiamenti nel tempo consente una lettura del paesaggio di grande attualitŕ in merito a rilevanti questioni di conservazione e tutela. Il contributo inquadra il tema a partire dalle accresciute necessitŕ dell'approvvigionamento idrico della cittŕ e del porto di Livorno, illustra la complessa articolazione del lungo cantiere per la costruzione del nuovo acquedotto; infine dedica un'ultima parte all'importanza della conoscenza geografica del paesaggio, cosě come emerge dalle descrizioni dalle principali guide storiche del XIX secolo e dalle vicende della realizzazione della Passeggiata degli Acquedotti.
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Metozzi, Candela. "LIVERANI, Mario (2018) Paradiso e dintorni. Il paesaggio rurale dell’ antico Oriente. Bari: Laterza". Claroscuro. Revista del Centro de Estudios sobre Diversidad Cultural, n.º 19 (30 de diciembre de 2020): 1–4. http://dx.doi.org/10.35305/cl.vi19.62.

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Penone, Giuseppe y Marina Câmara. "Foglia e Paesaggio del Cervello (Imagem)". Em Tese 21, n.º 3 (18 de julio de 2016): 208. http://dx.doi.org/10.17851/1982-0739.21.3.208-218.

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Resumen
Talvez possamos afirmar que todos os trabalhos do artista trazem a poética do devir-outro: seja o devir-outro de si no tempo, como, por exemplo, em sua obra Cedro di Versailles, 2000-03, ou devir a forma e a imagem de outra matéria, como nos trabalhos aqui apresentados, Foglia e Paesaggio del cervello, ambos realizados a partir de 1990.
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Ponticelli, Loredana. "Paesaggio e linguaggio: pratiche di relazione". Ladinia 29 (2005): 73–105. http://dx.doi.org/10.54218/ladinia.29.73-105.

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Pezzoni, Nausica. "Il paesaggio come narrazione del presente". TERRITORIO, n.º 52 (abril de 2010): 117–21. http://dx.doi.org/10.3280/tr2010-052020.

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Colafranceschi, Daniela y Joan Nogué. "Abitare l’intangibile: paesaggio e spazio pubblico". Ri-Vista. Research for landscape architecture 19, n.º 2 (27 de enero de 2022): 5–23. http://dx.doi.org/10.36253/rv-12447.

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Resumen
Nella geografia complessa delle nostre città, quella dello Spazio Pubblico è entità oggi quanto mai flessibile, aperta e contraddittoria, concettualmente più permeabile e necessariamente rispondente ai cambiamenti così incisivi e profondi delle comunità che le abitano. Il progetto come dispositivo, in coerenza con il portato della Convenzione Europea del Paesaggio, indirizza le ragioni di una strategia di intervento sui valori intangibili come strumenti operativi che ne determinano qualità e successo. Livelli di identità e appropriazione diventano strumenti del fare, insieme a relazioni percettive e dinamiche, flessibilità e pluralità di funzioni, traiettorie e tempi che scandiscono forme e maniere di vivere ed abitare nelle città. Quando da ‘pubblici’ gli ambiti urbani passano ad essere collettivi, partecipati, quotidiani, condivisi. Quando da ‘spazi’ diventano ‘luoghi’. Il numero presenta ricerche, esperienze, tendenze e attitudini di progetto che lasciano emergere i caratteri di un progressivo allontanarsi da un’attenzione prevalente agli aspetti stilistico-formali e compositivi di piazze, strade, marciapiedi, passeggi, giardini, parchi per essere trattati come spazi emozionali della nostra esistenza. Esso raccogliere esperienze progettuali innovative in cui antropologia, filosofia, questioni sociali, si fondono alla composizione architettonica, all’urbanistica, alla progettazione urbana e alimentano ricerca, sperimentazione, sensibilità operativa per sostanziare un progetto di paesaggio più consapevole e complesso.
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Quadri, Demis. "Il paesaggio sonoro del teatro fisico". Métis história e cultura 16, n.º 32 (1 de julio de 2017): 91–97. http://dx.doi.org/10.18226/22362762.v16.n.32.05.

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김민동. "La Nozione Giuridica Del Paesaggio Culturale". Ilkam Law Review ll, n.º 41 (octubre de 2018): 47–72. http://dx.doi.org/10.35148/ilsilr.2018..41.47.

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Scarcia, Gianroberto. "Il paesaggio di Guillaume de Jerphanion". Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes 110, n.º 2 (1998): 851–57. http://dx.doi.org/10.3406/mefr.1998.3659.

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Bagutti, A. "Evoluzione del paesaggio viticolo del Mendrisiotto". Geographica Helvetica 42, n.º 4 (31 de diciembre de 1987): 249–57. http://dx.doi.org/10.5194/gh-42-249-1987.

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Resumen
Abstract. The decline and the fragmentation of the areas devoted to viticulture in the Mendrisio district (Ticino) since the end of last Century, as revealed by topographic maps, is a sign of the profound transformation of both landscape and society. It is not only the surface which has changed but also the human activities: - mixed culture has been replaced by specialized cultivation (monoculture) - the variety of vine grown has decreased considerably - the vintner has become independent, working his vineyard parttime only. These transformations reflect the mutual relationship between space and society, inside and towards the outside. Thus three different explanations can be offered: - the "inherited space" from the end of the last Century - the "polysemic space", i. e. the space at the intersection of relations between the Mendrisiotto and other regions, in particular Ticino and Lombardy, Switzerland and Italy - the existing relations between space and society as far as considered.
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