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Gibelli, Antonio. "Scritture popolari e Grande Guerra". REVISTA DE HISTORIOGRAFÍA (RevHisto), n.º 37 (21 de julio de 2022): 39–57. http://dx.doi.org/10.20318/revhisto.2022.7054.

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Le classi subalterne hanno scritto il loro «diario» della prima guerra mondiale? Fino agli anni Settanta gli storici, in Italia e non solo, pensavano di no. Avevano dimenticato lezioni come quella del filologo austriaco Leo Spitzer, il primo a raccogliere e a studiare le lettere dei prigionieri di guerra italiani. Negli anni Settanta ci fu un improvviso risveglio dell’attenzione sulle lettere, i diari e le memorie dei soldati semplici e della gente comune. Il saggio descrive i protagonisti, le tappe e le caratteristiche di questa rivoluzione di prospettiva sull’evento sconvolgente che ha aperto il secolo ventesimo.
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Rizza, Elisabetta. "Una storia modicana nella Grande Guerra". ARCHIVIO STORICO PER LA SICILIA ORIENTALE, n.º 1 (julio de 2022): 131–39. http://dx.doi.org/10.3280/asso2021-001007.

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Attraverso un carteggio privato inedito, il saggio ricostruisce la storia di una famiglia modicana di piccoli proprietari terrieri, la cui esistenza viene stravolta dallo scoppio del primo conflitto mondiale. I temi sono quelli tipici delle scritture di guerra: la separazione, la distanza tra i membri della famiglia, la paura, ma anche il germogliare di nuovi concetti di Patria, unità territoriale e partecipazione, intesi con grande varietà di significati e sentimenti. Su tutto emerge soprattutto la fondamentale, insostituibile, vitale necessità di comunicare, che sostituisce i legami di carta e inchiostro a quelli fisici e materiali.
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Caffarena, Fabio. "Testimonianze di soldati in trincea tra fiumi di parole e silenzi." Mnemosyne, n.º 2 (11 de octubre de 2018): 15. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i2.11953.

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I soldati che hanno combattuto la Grande Guerra hanno lasciato un immenso patrimonio di testimonianze in grado di raccontare la guerra dall’interno e ‘dal basso’. Si tratta spesso di scritture disseminate di contenuti ‘non detti’ per l’incapacità di esprimersi, per timori di censura, per non preoccupare i parenti o per pudore. Nel suo diario di guerra, compilato nel 1915 prima di morire in combattimento, il giovane tenente Flavio Gioia descrive invece le sue avventure sessuali al fronte, le azioni belliche, non risparmia critiche ai superiori e parla dei suoi soldati con uno stile narrativo, ‘pittorico’, in grado di far vedere al lettore ciò che sta leggendo. Chi è Flavio Gioia e cosa ‘non dice’ il suo diario?
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Petrović, Ljiljana. "BARICCO E JAPRISOT TRA STORIA E MEMORIA-TRAUMA TRANSGENERAZIONALE". Nasledje Kragujevac 18, n.º 49 (2021): 277–88. http://dx.doi.org/10.46793/naskg2149.277p.

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Sebastien Japrisot nel romanzo Una lunga domenica di passioni (Une longue dimanche de fiançailles) e Alessandro Baricco in Questa storia trattano lo stesso tema – la Prima guerra mondiale. I due romanzi sono caratterizzati da una specifica carica emotiva e da un realismo nelle descrizioni. Dato che entrambi gli scrittori non sono stati contemporanei degli eventi descritti, rimane poco chiaro quali siano state le fonti su cui è basata la loro narrazione. Infatti, il lettore non comprende se le due storie siano state costruite soltanto sui resti materiali, volontariamente cercati, di un’epoca passata, o se gli autori siano stati in contatto diretto e spontaneo con un “portatore vivente della memoria”. A questo proposito si esaminano le attuali teorie sulla memoria e le situazioni familiari degli autori. Si scopre che ognuno di questi due scrittori è cresciuto accanto a un nonno che aveva partecipato alla Prima guerra mondiale e ne era uscito con traumi specifici. Un’ulteriore analisi mette in luce, da un lato, la somiglianza tra i personaggi dei romanzi, i loro destini, i caratteri e gli atteggiamenti, e dall’altro i destini, i caratteri e gli atteggiamenti dei nonni di Japrisot e Baricco. Seguendo questa traccia, si esplora la possibilità della trasmissione transgenerazionale dei traumi di guerra subita da questi scrittori, concentrandosi soprattutto sul concetto di postmemoria di Marianne Hirsh. Viene esaminato anche il ruolo della narrazione nella liberazione dal trauma.
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Medda, Laura. "Scrivere per il teatro Il mondo sardo nei racconti drammatici di Giuseppe Dessì". Revista Italiano UERJ 12, n.º 1 (5 de septiembre de 2021): 18. http://dx.doi.org/10.12957/italianouerj.2021.61943.

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ABSTRACT: Questo articolo riguarda i testi per il teatro dello scrittore sardo Giuseppe Dessì (Cagliari, 1909 – Roma, 1977). Nell'ordine, presentiamo i Racconti drammatici - Qui non c'è guerra, La Giustizia - (Feltrinelli, 1959) e il dramma storico Eleonora D'Arborea (Mondadori, 1964). Importante autore di romanzi e racconti, in questi testi, Giuseppe Dessì rappresenta la complessità del mondo sardo in linea di continuità con quanto espresso nelle sue pagine narrative e saggistiche. Il teatro permette allo scrittore di sperimentare un nuovo linguaggio capace di rappresentare, attraverso i personaggi, non solo azioni e fatti ma anche atmosfere, percezioni e poetiche ragioni caratterizzanti i significati più profondi della sua scrittura. La produzione teatrale dell'autore, ancora oggi considerata di minor rilevanza e non abbastanza studiata dalla critica, è degna invece di maggiore attenzione e approfondimenti: per questo motivo, abbiamo deciso di presentare la figura di Giuseppe Dessì attraverso tre importanti testi drammatici poco conosciuti al grande pubblico estero.Parole chiave: Giuseppe Dessì. Letteratura italiana. Teatro. Narrativa. Sardegna. RESUMO: Este artigo trata da textos para o teatro do escritor sardo Giuseppe Dessì (Cagliari, 1909 – Roma, 1977). Apresentamos os Racconti drammatici - Qui non c'è guerra, La Giustizia - (Feltrinelli, 1959) e o drama histórico Eleonora D'Arborea (Mondadori, 1964). Importante autor de romances e contos, nestes textos, Giuseppe Dessì representa a complexidade do mundo sardo em paralelo com o que expressa nas suas páginas narrativas e ensaísticas. O teatro permite ao escritor experimentar uma nova linguagem capaz de representar, através das vozes dos personagens, não apenas ações e fatos, mas também os ambientes, as percepções e as poéticas, que permeiam os significados mais profundos da sua escrita. A produção teatral do autor, ainda hoje considerada de menor relevância e não suficientemente estudada pela crítica, é digna de maior atenção e aprofundamento: por esse motivo, decidimos apresentar a figura de Giuseppe Dessì através de três importantes textos dramáticos pouco conhecidos do grande público estrangeiro.Palavras-chave: Giuseppe Dessì. Literatura italiana. Teatro. Narrativa. Sardenha. ABSTRACT: This article concerns the texts for the theater of the Sardinian writer Giuseppe Dessì (Cagliari, 1909 - Rome, 1977). In order, we present the Racconti drammatici - Qui non c'è guerra, La Giustizia - (Feltrinelli, 1959) and the historical drama Eleonora D'Arborea (Mondadori, 1964). Important author of novels and short stories, in these texts, Giuseppe Dessì represents the complexity of the Sardinian world in line with what is expressed in his narrative and non-fiction pages. The theater allows the writer to experience a new language capable of representing, through the characters, not only actions and facts but also atmospheres, perceptions and poetic reasons characterizing the deepest meanings of his writing. The theatrical production of the author, still today considered of minor importance and not sufficiently studied by the critics, is instead worthy of greater attention and insights: for this reason, we have decided to present the figure of Giuseppe Dessì through three important dramatic texts little known to the large foreign public.Keywords: Giuseppe Dessì. Italian literature. Theater. Fiction. Sardinia.
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Guidi, Andrea. "Armi proprie” e machiavellismo militare: con alcune note sul concetto di “autore” nella trattatistica del Cinquecento". Las Torres de Lucca. International Journal of Political Philosophy 11, n.º 2 (13 de junio de 2022): 285–95. http://dx.doi.org/10.5209/ltdl.80659.

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La circolazione dell’Arte della guerra di Machiavelli ha dato un fondamentale contributo allo sviluppo della cultura militare europea in volgare del Cinquecento. Questo saggio analizza alcuni specifici aspetti della ricezione di quest’opera nella produzione scrittoria militare del tempo e in particolare si concentra su quegli elementi di pensiero legati al tema delle “armi proprie” fortemente propagandato dal libro machiavelliano. A questo proposito, si è qui deliberatamente scelto di offrire l’esempio di due opere diverse per natura ideologica e altezza cronologica: l’una risalente alla prima metà del Cinquecento, l’altra originatasi nell’ambito delle guerre di religione e della diaspora dei protestanti francesi in area elvetica. Si tratta, in effetti, di due libri che permettono di comprendere sfumature poco note del processo di riuso di certi concetti machiavelliani che all’epoca potevano essere considerati politicamente controversi. Al tempo stesso, le due opere sono capaci di far risaltare le difficoltà che emergono ogni volta che si prova ad applicare il moderno concetto di autore a testi nati in un contesto caratterizzato da un continuo riutilizzo e dalla rielaborazione di temi ed elementi ascrivibili a una lunga e articolata tradizione di scrittura militare che si sviluppò lungo il corso del secolo, la quale, tuttavia, aveva trovato un momento di passaggio cruciale nel contributo di Machiavelli
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Padovese, Giulia. "I "disertori" di Caporetto nelle memorie di alcuni militari lombardi (1917-1919)". STORIA IN LOMBARDIA, n.º 1 (septiembre de 2022): 48–93. http://dx.doi.org/10.3280/sil2022-001002.

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Nonostante l'elevato numero di uomini coinvolti, vicende personali e socio-politiche portarono a "relegare nell'ombra" la memoria della prigionia vissuta da migliaia di soldati italiani durante la Grande guerra, riscoperta solo intorno alla fine del secolo scorso, grazie, in particolar modo, alla possibilità di analizzare documenti contenenti forme di scrittura popolare raccolti e conservati all'interno di archivi pubblici e privati. Prendendo in esame fonti edite e inedite, viene quì ricostruita l'esperienza di prigionia vissuta da alcuni soldati di origine lombarda (Angelo Rognoni, Giuseppe Resegotti, Giulio Salaroli e Carlo Colombo), dalla cattura a Caporetto fino al ritorno in Italia, descrivendo le terribili condizioni di vita all'interno dei campi dell'Impero austro-ungarico e della Germania, in particolar modo in quello di Cellelager, destinato ai soli ufficiali, e soffermandosi a riflettere sull'importanza della memoria e sui motivi che portarono a "dimenticare" tali avvenimenti.
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Colozza, Roberto. "Socialisti ai tempi di Stalin: il caso di Giuseppe Garretto a Ragusa (1950-1953)". MONDO CONTEMPORANEO, n.º 2 (diciembre de 2011): 79–107. http://dx.doi.org/10.3280/mon2011-002003.

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Il saggio propone una lettura delle diverse identitŕ del socialismo italiano negli anni finali dello stalinismo, attraverso un ampio uso di fonti d'archivio e a stampa. Questo socialismo plurale č colto nell'evoluzione di un caso di storia locale, quello del dirigente siciliano Giuseppe Garretto. Ingegnere, scrittore per vocazione, antifascista, egli fu un rivoluzionario estraneo al mito stalinista che connotň il Psi di Guerra Fredda. Garretto incrociň, da amico o avversario, i destini dei maggiori dirigenti nazionali del Psi del dopoguerra: Nenni, Basso, Panzieri, Morandi. Protagonista del Psi siciliano, prima come epuratore antiriformista e poi come reprobo antistalinista, egli incarnň le passioni dei socialismi del tempo. Attraverso le vicissitudini politiche e personali di Garretto, questi socialismi emergono con un linguaggio specifico di cui l'articolo mette in evidenza le caratteristiche semantiche e stilistiche.
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Fornari Čuković, Maria. "“LA NAZIONE GIOVINETTA RESISTEVA AL COLOSSO”: FRACCAROLI E L’IMMAGINE DELLA SERBIA NEL LIBRO LA SERBIA NELLA SUA TERZA GUERRA: LETTERE DAL CAMPO SERBO (1915)". Филолог – часопис за језик књижевност и културу 13, n.º 25 (30 de junio de 2022): 389–405. http://dx.doi.org/10.21618/fil2225389f.

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Questo contributo ha come intento quello di presentare il rapporto tra uno dei giornalisti italiani più importanti di inizio Novecento, Arnaldo Fraccaroli, e la Serbia nei primi mesi della Grande Guerra. Fraccaroli viene annoverato dagli studiosi tra quei giornalisti quali Barzini, Civinini, Ojetti e altri che, con il loro lavoro e il loro stile di scrittura, hanno rappresentato un punto di svolta nella storia della carta stampata italiana. Piuttosto noto al grande pubblico durante la lunga carriera, il giornalista veronese, in parte fnito nel dimenticatoio dopo la sua morte, è stato riportato di recente all’attenzione dei lettori da un’accurata biografa scritta nel 2019 da Gian Pietro Olivetto. “La dolce vita di Fraka, cronista del Corriere della Sera” è il titolo dell’opera, da cui questo lavoro attinge parte delle informazioni sull’autore. La riscoperta di Fraccaroli, però, non si limita soltanto al libro di Olivetto, poiché nel 2017 la casa editrice Prometej di Novi Sad ha pubblicato la traduzione del libro “La Serbia nella sua terza guerra: lettere dal campo serbo”, scritto dal cronista italiano nel 1915. Questo testo, una raccolta di osservazioni e impressioni di viaggio annotate dal giornalista durante un viaggio da Salonicco a Belgrado nell’inverno del 1915, offre la possibilità, fnora poco approfondita, di considerare il lavoro di Fraccaroli nella prospettiva di un tramite tra i lettori italiani e la difcile realtà serba in quei primi mesi di guerra.
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Cinelli, Gianluca. "La memoria, la traccia e la funzione del narratore in "Ritorno sul Don" di Mario Rigoni Stern". Quaderni d'italianistica 29, n.º 1 (1 de enero de 2008): 165–82. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v29i1.8498.

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L'esperienza della guerra combattuta in Russia nel 1942-1943 è centrale nell'opera di Mario Rigoni Stern. In questo articolo l'attenzione si concentra sul racconto "Ritorno sul Don" (1973) in cui lo scrittore, narrando il viaggio compiuto all'inizio degli anni Settanta sui luoghi dove aveva combattuto, scopre l'importanza delle tracce in cui il passato si incide nel paesaggio e nella memoria. In riferimento a un'osservazione di Paul Ricoeur, e soprattutto alla filosofia nietzschiana dell'eterno ritorno, sarà interpretato il modo in cui la traccia fonda qui la testimonianza di un passato che il narratore vivifica come verità celata sotto l'apparenza del presente, mostrando la morte come il confine metaforico oltre il quale l'esperienza diventa racconto, memoria e testimonianza.
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ELGHARBI, Hamza. "L’impresa coloniale libica tra letteratura coloniale e stampa (The Libyan colonial enterprise between colonial literature and the press)". ALTRALANG Journal 2, n.º 02 (31 de diciembre de 2020): 133–47. http://dx.doi.org/10.52919/altralang.v2i02.80.

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ABSTRACT: This article aims to analyze the war in Libya, also called the Italian-Turkish war from a historical, literary and journalistic point of view. To find out how colonial literature and the press of the 11th and 12th century presented the historical event, we decided to focus our work on two authors and two journalists. The colonial writers who have dedicated their works to the Libyan war are Enrico Corradini and Giovanni Pascoli, while the journalists are Renato Serra and Giuseppe Bevione. Colonial literature and the press contributed to the Libyan war with the task of spreading colonial consciousness and nationalism in Italian society RIASSUNTO: Il presente articolo mira ad analizzare la guerra di Libia, detta anche la guerra italo-turca da punto di vista storico letterario e giornalistico. Per saper come la letteratura coloniale e la stampa degli anni 11 e 12 del Novecento hanno presentato l’evento storico, abbiamo deciso di concentrare il nostro lavoro su due autori e su due giornalisti. Gli scrittori coloniali che hanno dedicato le loro opere alla guerra di Libia sono Enrico Corradini e Giovanni Pascoli, invece i giornalisti sono Renato Serra e Giuseppe Bevione. La letteratura coloniale e la stampa hanno contribuito alla guerra di Libia con il compito di diffondere la coscienza coloniale e il nazionalismo nella società italiana.
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Bellezza, Simone Attilio. "In cerca della madrepatria: la diaspora ucraina e il dilemma dei rapporti culturali con l'Ucraina sovieti". MONDO CONTEMPORANEO, n.º 2 (mayo de 2021): 257–74. http://dx.doi.org/10.3280/mon2020-002013.

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L'articolo traccia una prima ricostruzione dei rapporti fra la comunità ucraina della diaspora e la Repubblica sovietica dell'Ucraina, cercando di comprendere come questi siano cambiati nel contesto della Guerra Fredda. Per prima cosa si affronta la questione della formazione della diaspora ucraina come un soggetto transnazionale e con identità nazionali multiple, ma allo stesso tempo dotato di una certa compattezza, espresso attraverso la creazione di organizzazioni politiche e associazioni culturali sovranazionali. Si passa quindi ad analizzare queste relazioni dando rilievo a differenti elementi: i rapporti preferenziali con l'Urss degli ucraini canadesi comunisti, i viaggi di istruzione nell'Ucraina sovietica, il periodo di rinnovamento culturale rappresentato dagli sistdesjatnyky, la nascita del rapporto con i dissidenti all'interno del movimento transnazionale per la difesa dei diritti umani, la battaglia giocata sul piano della propaganda e il contributo dell'Associazione degli scrittori ucraini all'estero "Slovo" e infine il ruolo giocato dallo Harvard Ukrainian Research Institute nella liberazione e nel sostegno ai dissidenti scappati dalle repressioni brezneviane.
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Del Zoppo, Paola. "La microforma letteraria in lingua tedesca tra il 1960 e i primi anni del 2000. Tratti storico-letterari, teorici e di scrittura di una forma dell’engagement". Microtextualidades. Revista Internacional de microrrelato y minificción, n.º 2 (28 de noviembre de 2017): 57–71. http://dx.doi.org/10.31921/microtextualidades.n2a6.

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Las Kürzestgeschichten constan en la literatura alemana desde hace muchas décadas, procediendo de géneros muy difundidos, sea en la literatura alta sea en la popular (anécdota, Kalendergeschichte). A comienzos del s. XX su forma se va caracterizando en el sentido de la expresión de una postura o protesta política. Al acabar la Segunda Guerra Mundial, muchos autores de microrrelatos se alejan en sus textos del realismo que se consideraba necesario para encarar la reconstrucción, desarrollando un estilo más subjetivo que se acerca a ciertos rasgos de la literatura expresionista. Un estilo de carácter más psicológico, tanto en el empleo del punto de vista como en los asuntos y temas. Entre los autores más interesantes de los años Sesenta y Setenta, Günter Kunert, Helmut Heissebüttel, Wolfdietrich Schnurre, Günter Bruno Fuchs. Peter Bichsel, Ror Wolf, Adelheid Duvanel, Urs Widmer son algunos de los mejores autores que privilegian este género para expresar el disagio y la ironía de la condición humana. El carácter más libre y la posibilidad de experimentar hacen del microrrelato un género adecuado a la deconstrucción de categorías y esquemas socioculturales, por lo que se puede definir como el género del compromiso por excelencia. Su tendencia a desconcertar y a no confortar el lector se vuelve un mensaje poderoso contra la homologación y la falta de conciencia.
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Vittore, Tania. "La scrittura femminile privata nella Svizzera italiana del ʻ700". Romanistik in Geschichte und Gegenwart 27,1 27, n.º 1 (noviembre de 2021). http://dx.doi.org/10.46771/2366078300271_4.

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L'italiano dei semicolti ha interessato la linguistica italiana solamente a partire dagli anni ‘70 sia nel territorio italiano che in quello d’Oltralpe. La maggior parte degli studi, a partire dalla ricerca svolta dall’austriaco Leo Spitzer su lettere private scritte da prigionieri durante la prima guerra mondiale, si è concentrata sulla scrittura privata di uomini di guerra. Le caratteristiche principali che accomunano queste scritture sono il grado d’istruzione degli scriventi e lo scopo della scrittura usata come unico mezzo per comunicare con familiari o conoscenti residenti in un altro paese. In questo contributo si vuole indagare, invece, la scrittura privata di scriventi donne. Si tratta di quattro donne di estrazione medio-borghese, originarie e residenti nella Svizzera italiana nel XVIII secolo. Lo studio si basa su lettere private edite da Sandro Bianconi (2013) e mira alla realizzazione di un campione di glossario del lessico dialettale al fine di contribuire alla ricostruzione della storia linguistica dell’italiano scritto delle donne nella Svizzera italiana.
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Kutzner, Olga. "L’amore al tempo della guerra nelle novelle di Federico De Roberto: «La Cocotte» e «L’Ultimo Voto»". Toruńskie Studia Polsko-Włoskie, 17 de diciembre de 2020, 155–68. http://dx.doi.org/10.12775/tsp-w.2020.010.

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Federico De Roberto (1861–1927), autore dei «Viceré», è uno dei più importanti narratori siciliani. Nei primi anni della sua attività letteraria il riconoscimento da parte degli autori veristi garantisce al giovane scrittore una certa attenzione dei lettori. Col passare del tempo, però, egli viene considerato un epigono dei veristi, un letterato ottocentesco, le cui opere non attingono alle maggiori tendenze letterarie del primo Novecento. Non condivide l’interesse per i movimenti rinnovatori della letteratura italiana dell’epoca, tra cui i futuristi e la loro fascinazione per la modernità e la guerra; lo scrittore catanese assume una posizione antitetica nei loro confronti e così, all’indomani dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, si dichiara a favore dell’anti-interventismo.
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Soglia, Nunzia. "L'orrore degli stupri di guerra nelle opere di Annie Vivanti". altrelettere, 11 de enero de 2016. http://dx.doi.org/10.5903/al_uzh-33.

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Il contributo analizza due opere di Annie Vivanti scritte durante la Grande Guerra: il dramma L’invasore e il romanzo ricavato da quest’ultimo Vae Victis!. I testi prendono spunto dalle violenze sessuali compiute dai tedeschi in Belgio all’inizio del conflitto, fatti che suscitarono indignazione ovunque. In particolare, l’autrice si sofferma sulle scelte delle donne di fronte alle gravidanze frutto delle violenze, inserendosi in questo modo nel delicatissimo e controverso problema dell’aborto a fini eugenetici. Le protagoniste delle due opere quando si accorgono di essere rimaste incinte fanno scelte completamente diverse rispetto alla gravidanza, ma Annie Vivanti con perfetta imparzialità presenta al lettore le ragioni di entrambe.
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Zaffonato, Andrea. "Federico Mazzini, “Cose de laltro mondo”: una cultura di guerra attraverso la scrittura popolare trentina, 1914-1918". Diacronie, N° 16, 4 (20 de diciembre de 2013). http://dx.doi.org/10.4000/diacronie.959.

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