Artículos de revistas sobre el tema "Gruppi di difesa della donna"

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Ruggiero, Agnese, Stefano Magno, Laura Agostini, Annalisa Di Micco, Claudia Maggiore, Bianca Maria De Cesaris, Roberta Rossi, Chiara Simonelli y Filippo Maria Nimbi. "Fattori cognitivi ed emotivi nella sessualità: uno studio esplorativo in un gruppo di donne con cancro al seno". RIVISTA DI SESSUOLOGIA CLINICA, n.º 1 (junio de 2021): 5–22. http://dx.doi.org/10.3280/rsc2021-001001.

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Resumen
Il carcinoma mammario rappresenta la neoplasia maligna più diffusa nella popolazione femminile e, nonostante i significativi progressi nella diagnosi e nel trattamento, essa si configura come la neoplasia con la più alta mortalità tra le donne in Occidente. La diagnosi e le terapie rappresentano non solo uno sconvolgimento sul piano fisico della donna, ma hanno spesso delle conseguenze significative nella sfera emotiva, cognitiva, relazionale e sessuale delle pazienti e dei loro cari. Per quanto concerne la sfera sessuale, molti studi hanno evidenziato che le donne con diagno-si di carcinoma mammario hanno più probabilità, rispetto alle donne sane, di sviluppare disfunzioni sessuali. Partendo da questo dato l'obiettivo dello studio è quello di osservare l'eventuale relazione tra aspetti cognitivi e emotivi e le disfun-zioni sessuali nelle donne con carcinoma mammario. Sono stati indagati l'alessitimia, i pensieri automatici, gli script culturali e gli schemi cognitivi, quali fat-tori che possono caratterizzare l'esperienza sessuale di donne con tumore al seno. Lo studio è stato condotto su donne affette da carcinoma mammario che sta-tisticamente sembrano sviluppare più frequentemente disfunzioni sessuali, rispetto alle donne sane. I risultati emersi sembrano indicare che le donne del gruppo clinico evidenziano sia livelli più alti di alessitimia, sia un numero più elevato di credenze disfunzionali inerenti alla sfera sessuale, rispetto al gruppo di controllo. Partendo da questi elementi si potrebbero effettuare non solo utili lavori pre-ventivi dell'insorgenza dei disturbi sessuali nelle donne con carcinoma, ma anche efficaci interventi per contrastare il mantenimento di queste disfunzioni, avvalen-dosi di tecniche cognitivo-comportamentali, di ristrutturazione cognitiva ed introspettive.
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Russo, Marcello, Filomena Buonocore y Maria Ferrara. "Inquadramento concettuale, prospettive teoriche e tendenze evolutive negli studi sulla diversitŕ nei gruppi di lavoro". STUDI ORGANIZZATIVI, n.º 1 (diciembre de 2012): 33–63. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-001002.

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Resumen
La diversitŕ nei gruppi di lavoro rappresenta un tema di grande interesse per il mondo accademico e manageriale. La crescente attenzione verso tale tematica č riconducibile a due fenomeni ricorrenti nelle realtŕ organizzative moderne. Da un lato si consideri la diffusa tendenza nelle aziende ad un estensivo utilizzo del gruppo quale strumento per favorire processi decisionali su problemi complessi, una maggiore flessibilitŕ ed una efficace gestione della complessitŕ ambientale. Dall'altro lato si osserva la rilevanza dei recenti cambiamenti demografici della forza lavoro, caratterizzati da un incremento della partecipazione delle donne, degli ultracinquantenni e delle minoranze etnico-razziali alla vita lavorativa che hanno reso la diversitŕ un fenomeno o una condizione quotidianamente presente nell'organizzazione. La letteratura sul tema evidenzia che la diversitŕ rappresenta un'arma a doppio taglio, rappresentando al tempo stesso un valore aggiunto ed un elemento di debolezza per le organizzazioni. L'eterogeneitŕ dei componenti di un gruppo, infatti, rappresenta un valore aggiunto per le aziende alla luce della pluralitŕ di competenze, abilitŕ e frame cognitivi presenti che favorisce la considerazione di prospettive di analisi nuove e altrimenti mai considerate. Tuttavia, se non adeguatamente gestita, la diversitŕ puň trasformarsi rapidamente in un elemento di debolezza. La diversitŕ, infatti, puň accrescere la tensione all'interno del gruppo, favorendo la nascita di coalizioni o sottogruppi che possono minare la coesione interna e ridurre la capacitŕ decisionale di un gruppo. Alla luce delle presenti considerazioni, questo articolo si propone di illustrare i principali meccanismi di azione della diversitŕ all'interno dei gruppi di lavoro. Al fine di favorire una maggiore comprensione del tema, sarŕ affrontato in primis il problema dell'inquadramento concettuale attraverso un'analisi delle principali definizioni presenti in letteratura ed una descrizione delle dimensioni piů rilevanti con cui la diversitŕ puň manifestarsi all'interno dei gruppi di lavoro. Nella seconda parte del lavoro si considerano gli effetti che la diversitŕ produce sulle dinamiche organizzative dei gruppi di lavoro. L'attenzione č posta su una serie di prospettive di analisi che permettono di illustrare gli effetti che la diversitŕ puň generare sui processi relazionali e sui processi decisionali di gruppo. Infine, considerati i recenti contributi sul tema, il lavoro si conclude delineando tre aree di ricerca futura che possono stimolare un proficuo dibattito tra gli studiosi sul tema e rappresentare allo stesso tempo un'interessante research agenda per gli anni avvenire.
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Dentale, Rosa Celeste. "Dentro e fuori di sé". PSICOBIETTIVO, n.º 1 (agosto de 2010): 131–34. http://dx.doi.org/10.3280/psob2010-001009.

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Resumen
La rinarrazione di una storia di esperienze traumatiche precoci che segnano l'esistenza di una giovane donna. La difesa dal dolore mentale impedisce le parole e genera somatizzazioni: l'infertilitŕ sine causa.
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Morelli, Federico. "SB XXIV 16219: Una lettera di Atias in difesa di una donna". TYCHE - Contributions to Ancient History, Papyrology and Epigraphy 29, n.º 1 (31 de marzo de 2014): 95–98. http://dx.doi.org/10.15661/tyche.2014.029.08.

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Parolari, Paola. "Francesco Remotti tra critica dell'identitŕ e difesa della cultura". SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, n.º 1 (julio de 2012): 161–72. http://dx.doi.org/10.3280/sd2012-001011.

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Resumen
Nella recente raccolta di saggi Cultura. Dalla complessitŕ all'impoverimento, Francesco Remotti si impegna in un'analisi critica e in una proposta di ridefinizione del concetto di cultura. Particolarmente attento ai problemi della convivenza tra persone e gruppi che si riconoscono in culture diverse, Remotti mette in guardia dalle derive essenzialiste e razziste che possono derivare dall'associare il concetto di cultura a quello di identitŕ. In continuitŕ con la critica del concetto di identitŕ formulata in precedenti lavori, invita, anzi, a strappare la cultura (aperta e dinamica) alla morsa dell'identitŕ (chiusa e statica): a suo parere, il concetto di identitŕ dovrebbe essere del tutto abbandonato, mentre quello di cultura andrebbe conservato nella cassetta degli attrezzi degli antropologi come un utile strumento di analisi. Abbandonare completamente il concetto di identitŕ potrebbe, tuttavia, non essere facile, né, forse, necessario, come suggeriscono le analisi volte a mettere in evidenza il carattere ibrido, complesso e dinamico delle diverse identitŕ culturali.
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Bruno, Davide y Marie Rose Moro. "La lunga notte dell'esilio. Gruppi istituzionali e centri per immigrati in Italia". GRUPPI, n.º 3 (octubre de 2011): 95–105. http://dx.doi.org/10.3280/gru2010-003010.

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I Centri di Permanenza Temporanei (CPT) accolgono gli stranieri in una situazione di irregolaritŕ rispetto alle leggi italiane sull'immigrazione. Si tratta essenzialmente di persone in attesa dell'esecuzione del provvedimento di espulsione o che, non trovandosi in possesso di documenti d'identitŕ, devono essere identificate. A partire da una esperienza sul campo svolta in un CPT italiano e dall'analisi della letteratura, l'autore analizza la dinamica istituzionale propria di queste strutture e le interazioni con l'esterno. Lo scopo di questo lavoro č infatti quello di interrogarci sulla funzione di questi luoghi nella societŕ. Attraverso un parallelo con istituti che hanno caratteristiche analoghe di istituzioni totali, giungeremo alla conclusione che il funzionamento di tali centri sembra essere legato alla messa in campo di meccanismi di difesa rispetto al sentimento del "perturbante", suscitato dall'incontro con lo straniero. Verranno inoltre presentati approcci terapeutici di gruppo per la presa in carico del paziente migrante, che tengano in considerazione gli aspetti di sofferenza psichica legati al trauma migratorio.
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Stella, Clara. "Da Eva a Eleonora di Toledo: Le Difese delle donne di Domenico Bruni (1552)". Cuadernos de Filología Italiana 30 (13 de noviembre de 2023): 289–308. http://dx.doi.org/10.5209/cfit.84443.

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Il saggio analizza nel contesto della querelle des femmes l’unico trattato scritto da Domenico Bruni intitolato Le difese delle donne, dedicato alla consorte spagnola di Cosimo I, Eleonora di Toledo. Questo testo non solo ci permette di tracciare la retorica e gli argomenti tipici nella difesa dell’onore femminile e nel contesto storico e letterario del Cinquecento italiano, ma è anche in dialogo con la tradizione giuridica, e prospettive eterodosse che continuavano a riscuotere successo tra i letterati difensori delle donne. La combinazione di tali elementi porta Bruni a costruire una difesa delle donne partendo dal riscatto di Eva, fino ad approdare all’esaltazione della donna di governo e al disvelamento della sovrastruttura patriarcale che organizza la società. Nel saggio, in particolare, si mette in luce l’affondo semi-realistico di Bruni sulla condizione di subordinazione e sacrificio delle giovani donne maritate. Con gli strumenti dell’analisi testuale e di un approccio storico-culturale, si propone la riattualizzazione di questo testo e del suo autore, aggiungendo alla querelle des femmes una voce maschile ad oggi ancora approfondita parzialmente, ma che contribuisce alla discussione su vari livelli interpretativi.
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Cattaneo, Marina. "Le scrittrici della rivista La Difesa delle Lavoratrici". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 54, n.º 1 (13 de marzo de 2020): 166–88. http://dx.doi.org/10.1177/0014585820909297.

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Partendo dall’esperienza che alcune scrittrici socialiste lombarde avviano fondando, nel 1912, la rivista La Difesa delle Lavoratrici, viene effettuata un’analisi della produzione letteraria e politica di intellettuali donne che in quella rivista opereranno a vario titolo. Si tratta di: Anna Kuliscioff, Angelica Balabanoff, Rosa Genoni, Maria Gioia, Maria Giudice, Linda Malnati, Abigaille Zanetta, Enrica Viola, Maria Perotti Bornaghi. Alcune, come Kuliscioff e Balabanoff, sono ricordate soprattutto per il contributo dato alla lotta politica, anche se la poesia di Angelica Balabanoff è anche un riferimento obbligato nella storia letteraria del primo Novecento. Altre soprattutto per i valori che trasfondono nella loro narrativa, in particolare quando fanno scorrere le storie all’interno dei rapporti di classe dell’epoca, improntati all’atteggiamento padronale dei ceti più favoriti. La guerra, il dolore umano, la famiglia, il ruolo della donna nella società, la situazione di povertà di tanti bambini, sono tra i temi maggiormente trattati. Molti i riferimenti al proprio vissuto, anche quando non assumono la veste formale di vere e proprie autobiografie. Il fatto che la funzione pedagogica mostri, nel lavoro delle scrittrici qui presentato, una evidenza maggiore di quella estetica e puramente narrativa è inevitabile, data l’epoca e il contesto al quale i testi fanno riferimento.
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D'Ascanio, Alessandro. "Sport, classe, genere e nazione negli studi di Eric J. Hobsbawm". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 261 (febrero de 2011): 721–27. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-261008.

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Il riferimento al fenomeno sportivo, nell'opera storiografica di Eric J. Hobsbawm, č frequente e significativo. Il saggio si propone di presentare un percorso di lettura in grado di ricostruire le connessioni evidenziate dallo storico britannico tra sport e dinamiche storiche quali l'affermazione della borghesia, l'emancipazione della donna, la formazione di una cultura operaia, il processo di costruzione delle identitŕ nazionali. Il tentativo di Hobsbawm di mettere a fuoco le componenti espressive, culturali e sociali degli orientamenti di classi, generi e gruppi nazionali verso lo sport si inserisce in maniera del tutto coerente e significativa nel filone dei suoi studi sull'evoluzione della cultura, della mentalitŕ, delle concrete esperienze di vita di uomini e lavoratori nel corso dell'etŕ contemporanea.
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della Porta, Donatella y Liborio Mattina. "I MOVIMENTI POLITICI A BASE ETNICA: IL CASO BASCO". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 15, n.º 1 (abril de 1985): 35–67. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200002999.

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Resumen
IntroduzioneNel corso degli ultimi venti anni in molte regioni dell'emisfero nord-occidentale sono riemersi quei movimenti politici a base etnica il cui declino era sembrato ineluttabile dopo la ridefinizione dei confini nazionali seguita alle due guerre mondiali. Tali movimenti hanno perseguito obiettivi diversi da un caso all'altro — dalla difesa della lingua regionale alla richiesta dell'autonomia politica, all'indipendenza — e talvolta anche divergenti tra le diverse componenti del medesimo schieramento. Nonostante le differenze essi sono stati contrassegnati da una comune caratteristica: quella di rivalorizzare attributi culturali oggettivi condivisi dai loro militanti — la razza, la lingua, la religione, l'insediamento in un determinato territorio, il riferimento a precedenti istituzioni, simboli, tradizioni storiche. Questi attributi sono serviti ad alimentare processi di identificazione politica che ai governi centrali è stato richiesto di riconoscere. Tuttavia, sebbene l'esistenza di attributi culturali oggettivi comuni ai membri di gruppi etnici sia stata una condizione necessaria del riemergere dei movimenti, non ne ha però costituito il fattore decisivo.
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Locati, Ilaria, Mary Bottarel, Maria Teresa Gervasi y Lenio Rizzo. "Gruppi di donne in ostetricia. Il lavoro psichico con le donne ricoverate per gravidanza a rischio". GRUPPI, n.º 1 (octubre de 2010): 113–26. http://dx.doi.org/10.3280/gru2010-001010.

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Resumen
Gli autori descrivono la nascita e l'evoluzione di gruppi di donne in un reparto di ostetricia a partire da una considerazione integrata degli aspetti biologico-organici e di quelli psicologico- relazionali delle pazienti ricoverate. Ritenendo che l'esperienza del ricovero per patologia ostetrica puň aggravare i fattori di rischio psicologico ed incidere negativamente sul benessere psicofisico della donna, si č cercato di favorire la mentalizzazione di aspetti angoscianti e spesso non detti della maternitŕ mediante il lavoro col gruppo omogeneo. L'articolo descrive le fasi evolutive dei lavori di gruppo che hanno coinvolto le unitŕ operative di neuropsichiatria infantile ed ostetricia, le ostetriche del reparto e le pazienti ricoverate. L'esperienza svolta suggerisce che questa modalitŕ di lavoro possa favorire un processo di mentalizzazione di quegli aspetti della maternitŕ che, se rimangono bloccati nel soma, possono ostacolare l'evoluzione della maternitŕ psichica e del rapporto madre-bambino.
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Gilliver, C. M. "A mercator bovarius from Veii in a new inscription from the Mola di Monte Gelato". Papers of the British School at Rome 58 (noviembre de 1990): 193–96. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200011648.

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UN MERCATOR BOVARIUS VEIENTE DA UNA NUOVA ISCRIZIONE DALLA MOLA DI MONTE GELATOAmpie parti di un'iscrizione appartenente a un rilievo funerario marmorea dell'inizio del I secolo d.C. sono venute alla luce da una calcara durante gli scavi alla Mola di Monte Gelato, nell'Etruria Meridionale. Il rilievo, tipico fra quelli realizzati da gruppi di liberti durante la tarda fase repubblicana e la prima età imperiale, risente nelle caratteristiche di un'influenza urbana. Uno dei liberti menzionati, C. Valerius Faustus, fu un mercator bovarius, probabilmente legato al commercio di bestiame a Roma, e sacerdote del culto imperiale nel limitrofo municipio di Veio. La sola donna commemorata nel monumento, forse la moglie di Faustus, ha anch'essa un nesso con Veio come si evince dall'evidenza epigrafica. Questo complesso appare utile per illustrare, dunque, i legami presenti fra il sito di Mola di Monte Gelato, in rapporto al municipio veiente e alla non lontana città di Roma.
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Guccini, Gerardo. "«Un fremito percosse l’aria». Elogio dell’isegoria". Italogramma, n.º 18 (25 de mayo de 2020): 1–7. http://dx.doi.org/10.58849/italog.2020.guc.

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Nel mondo greco il termine isegoria designava l'eguale possibilità di prendere la parola nelle pubbliche assemblee. Il saggio mostra come questa prerogativa alla base della democrazia ateniese fosse fin dall'origine una componente essenziale della cultura teatrale. I grandi tragici - Eschilo ed Euripide - celebrano infatti la pratica assembleare della isegoria, mostrando di considerare il teatroun luogo in cui il drammaturgo poteva rivolgersi alla polis prendendo la parola su questioni fondamentali e urgenti. Le tragedie in cui Eschilo ed Euripide si diffondono sulla pratica assembleare della isegoria, presentano argomenti diversi e uno stesso titolo: Supplici. Non è un caso. Supplicanti erano infatti coloro che, portando rami avvolti in candida lana e graffiandosi a sangue le guance, rivolgevano, individualmente o riuniti in gruppi, specifiche richieste agli dei oppure a sovrani ai quali chiedevano di tutelare valori comunque protetti dal mondo olimpico. Nelle Supplici (463 a. C.) di Eschilo, Danao e le sue cinquanta figlie, in fuga dall'Egitto, chiedono a Pelasgo, re degli Argivi, ospitalità e difesa dai loro inseguitori. In quelle di Euripide (423 a. C.), le sette madri degli eroi morti a Tebe per sostenere Polinice, domandano a Teseo, re di Atene, d'imporre al sovrano tebano, l'inflessibile Creonte, di dare sepoltura ai loro cari
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Stramaccioni, Alberto. "L'eredità di Raniero Panzieri. Una nuova cultura anticapitalistica". SOCIETÀ E STORIA, n.º 174 (enero de 2022): 724–46. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-174003.

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L'autore ricostruisce l'azione politica e l'elaborazione teorica compiuta da Raniero Panzieri (1921-1964) negli anni della modernizzazione economica e sociale del secondo dopoguerra al fine di individuare le principali tematiche che, sulla base di una consistente produzione memorialistica e di un altrettanto rilevante indagine storiografica, hanno costituito i riferimenti per una nuova cultura anticapitalistica alternativa a quella della sinistra storica. Il dirigente socialista-secondo l'autore- esprimendo forti critiche alle politiche del Pci e del Psi , considerate riformiste, propone di realizzare una nuova sinistra per una migliore efficacia nella difesa degli interessi dei lavoratori. In questa prospettiva ritiene che si debba superare il modello leninista nella gestione del partito per dar vita ad una struttura organizzativa realmente al servizio della classe operaia; intende poi affermare nuove forme di democrazia diretta contro la tradizionale mediazione sindacale e politico-parlamentare; sostiene inoltre di dover rileggere la teoria marxista oltre il dogmatismo storicista al fine di elaborare una nuova sociologia della classe operaia. Queste tematiche "secondo l'autore-non trovano consenso nell'area della sinistra storica ma alimentano l'azione politica di una nuova generazione di militanti attiva nel biennio ‘68-'69 e poi trovano spazio negli anni settanta e ottanta in molteplici riviste e gruppi politici e ancora oggi ,fuori da ogni anacronismo o analogia comparativa, possono comunque suscitare un qualche interesse difronte ai profondi mutamenti del sistema capitalistico indotti dal rapido progresso tecnologico.
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Müller, Monika. "Le prospettive sull'Islam dei giovani maschi: sempre in equilibrio instabile tra l'identificazione e l'esclusione". MONDI MIGRANTI, n.º 2 (enero de 2011): 171–99. http://dx.doi.org/10.3280/mm2010-002009.

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Nei dibattiti pubblici in Svizzera gli immigrati musulmani vengono spesso percepiti come una minaccia ai valori svizzeri. In questo con-tributo, al contrario, si cerca di distogliere l'attenzione dai modi di vedere problematici e invece, di concentrarsi sui processi complessi dell'auto-rappresentazione. Il contributo analizza come i giovani maschi musulmani nelle loro discussioni di gruppo trattino il tema dell'Islam, come lo situino nel contesto e come si identifichino con esso. Il gruppo oggetto della ricerca č quello formato da giovani della seconda generazione di immigrazione i cui genitori sono immigrati in Svizzera dal Kosovo e dalla Macedonia, che hanno un'etŕ compresa tra 16 e 21 anni e che frequentano regolarmente la moschea cittadina in un gruppo giovanile. I dati sono stati raccolti con l'aiuto di focus-group e con una traccia aperta. I due esempi selezionati mostrano che entrambi i gruppi giovanili assumono una posizione di difesa nei confronti dell'Islam e si preoccupano di esprimere la loro relativa specifica appartenenza sia all'Islam che alla societŕ svizzera. Il processo dell'appartenenza multipla viene reso difficoltoso a causa dell'opposizione presunta tra l'Islam e le societŕ occidentali. Questo processo non contiene solo le rappresentazioni della religione e della cittadinanza statale bensě rinvia in generale al superamento delle frontiere sociali ad esempio attraverso la sensazione di essere contemporaneamente musulmano e svizzero, giovane e religioso, come anche di essere musulmano e contemporaneamente appartenente alla corrente di pensiero principale.
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Di Salvo, Rosaria. "I Musulmani della Sicilia occidentale : aspetti antropologici e paleopatologici". Mélanges de l École française de Rome Moyen Âge 116, n.º 1 (2004): 389–408. http://dx.doi.org/10.3406/mefr.2004.8860.

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L’analisi osteologica dei gruppi umani rinvenuti nelle necropoli islamiche della Sicilia occidentale ha messo in risalto le caratteristiche antropologiche degli inumati, gli aspetti biodemografici ed anche le forme patologiche da cui erano afflitti. A Palermo nella necropoli di Castello San Pietro risalente al X sec. d. C., cronologicamente la più antica, si sono evidenziati individui maschili di morfologia berbera piuttosto arcaica e una donna di morfologia araboide. Lo studio antropologico dei campioni coevi, rinvenuti nelle necropoli musulmane di Entella, Caliata, Monte Maranfusa, Monte Iato e di Segesta, ha rilevato una certa eterogeneità, più o meno marcata a secondo del gruppo umano preso in esame. In epoca tarda anche la diversa tipologia funeraria riscontrata in alcune aree cimiteriali sembra convalidare la presenza di due etnie. I dati conclusivi emersi dall’analisi antropologica mettono quindi in risalto una sostanziale differenza fra la fase cronologicamente più antica, i cui esemplari sono di provenienza extrainsulare (i primi Musulmani d’Africa), e la fase più tarda, con insediamenti umani dislocati nella Sicilia occidentale, in cui emerge un evidente ibridismo morfologico fra etnie musulmane e cristiane a conferma della loro pacifica convivenza.
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Viafora, Corrado. "La dimensione etica all’interno delle istituzioni sanitarie: i comitati di etica clinica". Medicina e Morale 53, n.º 5 (31 de octubre de 2004): 903–38. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.625.

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Il saggio propone una ricognizione del processo di istituzionalizzazione dei Comitati etici per la pratica clinica prendendo in considerazione la prospettiva nord-americana, segnata dall’evoluzione dal paradigma orientato alla difesa dei diritti al paradigma orientato all’etica dell’organizzazione; la prospettiva europea, orientata verso una duplice direzione: Comitati come forum per il dibattito sulle questioni etiche all’interno dell’ospedale o Comitati etici come strutture direttamente di supporto al processo decisionale; la prospettiva italiana, marcata ancora da una situazione di incertezza e fragilità. Partendo dalla convinzione che l’istituzione di Comitati etici per la pratica clinica comporta importanti potenzialità per ravvivare la dimensione etica all’interno delle istituzioni sanitarie, il saggio individua e discute tre modelli attraverso cui potrebbero prendere corpo queste potenzialità. Un primo modello di Comitato si sviluppa in una prospettiva professionale, con la prevalenza delle seguenti funzioni: a. fornire un aiuto alle decisioni per gli operatori sanitari alle prese con problemi etici sempre più complessi; b. istituire uno spazio dedicato all’integrazione delle diverse istanze etico-professionali. Un secondo modello di Comitato etico si sviluppa in prospettiva organizzativa, ed ha le seguenti funzioni: a. fornire all’Amministrazione una consulenza che dia credibilità pubblica a indirizzi e direttive istituzionali che abbiano implicanze etiche; b. sensibilizzare alla dimensione etica, con la speranza di coinvolgere maggiormente la responsabilità diretta di ogni operatore sanitario. Un terzo modello di Comitato etico si sviluppa in prospettiva pubblica, con le funzioni di: a. contribuire a dare pubblicità e profondità al dibattito relativo alle questioni bioetiche e istituire procedure e occasioni di una reale comunicazione tra la società in generale e i gruppi di professionisti coinvolti nella produzione e nell’utilizzazione del nuovo sapere biomedico.
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Cirimwami, Ezéchiel Amani y Pacifique Muhindo Magadju. "Prosecuting rape as war crime in the Democratic Republic of the Congo: lessons and challenges learned from military tribunals". Military Law and the Law of War Review 59, n.º 1 (1 de junio de 2021): 44–70. http://dx.doi.org/10.4337/mllwr.2021.01.03.

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Resumen
Several armed conflicts have marked the past two decades in the Democratic Republic of the Congo (DRC). As a result, the DRC is facing an unprecedented humanitarian disaster with the death of hundreds of thousands of people, the large-scale displacement of civilians and the rape of thousands of women, girls and men. These armed conflicts have led to the metamorphosis of the concept of ‘crime’ with the emergence of new forms of sexual violence, particularly the widespread sexual violence used by armed groups as a tactic of war. In response to this avalanche of sexual violence, the DRC has taken a series of legislative measures. It began with the ratification of the Statute of the International Criminal Court (Rome Statute) on 11 April 2002. This was followed by the promulgation of the Military Judicial Code and the Military Criminal Code on 18 November 2002 (MJC and MCC, respectively) criminalizing, inter alia, war crimes, crimes against humanity and genocide. In 2006, the Congolese legislator criminalized various forms of sexual crimes as defined by international law in the Military Penal Code. On 31 December 2015, the Congolese authorities promulgated Law No. 15/022, amending and supplementing the Military Penal Code, for the implementation of the Rome Statute. Through this Law, the legislator has included in the Congolese Ordinary Criminal Code rape and other sexual assaults constituting war crimes, and in some circumstances, crimes against humanity. In terms of prosecutions, around 40 cases of rape classified as war crimes and crimes against humanity have been tried by Congolese military courts, and a few other cases are being investigated. This article seeks to assess the progress made by the DRC in prosecuting rape as a war crime and the challenges to such prosecutions. La République démocratique du Congo (RDC) a été marquée par plusieurs conflits armés au cours des deux dernières décennies. Il en résulte que ce pays est confronté à une catastrophe humanitaire sans précédent avec la mort de centaines de milliers de personnes, le déplacement à grande échelle de civils et le viol de milliers de femmes, de filles et d'hommes. Ces conflits armés ont entraîné une métamorphose du concept de ‘crime’ avec l'émergence de nouvelles formes de violence sexuelle, notamment la violence sexuelle généralisée utilisée par les groupes armés comme tactique de guerre. En réponse à cette avalanche de violences sexuelles, la RDC a adopté une série de mesures législatives. La première fut la ratification du Statut de la Cour pénale internationale (Statut de Rome) le 11 avril 2002. Cette ratification fut suivie par la promulgation du Code judiciaire militaire et du Code pénal militaire le 18 novembre 2002 (respectivement le CMJ et le CCM) qui criminalisent, entre autres, les crimes de guerre, les crimes contre l'humanité et le génocide. En 2006, le législateur congolais a incriminé dans le Code pénal militaire diverses formes de crimes sexuels tels que définis par le droit international. Le 31 décembre 2015, les autorités congolaises ont promulgué la loi no 15/022, modifiant et complétant le Code pénal militaire, pour la mise en œuvre du Statut de Rome. A travers cette loi, le législateur a inclus dans le Code pénal ordinaire congolais les viols et autres agressions sexuelles constitutifs de crimes de guerre, et dans certaines circonstances, de crimes contre l'humanité. En termes de poursuites, une quarantaine de cas de viols qualifiés de crimes de guerre et de crimes contre l'humanité ont été jugés par les tribunaux militaires congolais, et quelques autres cas sont en cours d'instruction. Cet article vise à évaluer les progrès réalisés par la RDC en matière de poursuites pénales pour viol en tant que crime de guerre et les défis auxquels ces poursuites sont confrontées. Verschillende gewapende conflicten hebben de afgelopen twee decennia hun stempel gedrukt op de Democratische Republiek Congo (DRC). Als gevolg daarvan wordt de DRC geconfronteerd met een ongekende humanitaire ramp die gepaard gaat met de dood van honderdduizenden mensen, de grootschalige ontheemding van burgers en de verkrachting van duizenden vrouwen, meisjes en mannen. Die gewapende conflicten hebben geleid tot een metamorfose van het begrip ‘misdaad’ met de opkomst van nieuwe vormen van seksueel geweld, in het bijzonder het wijdverspreide seksuele geweld dat door gewapende groepen als oorlogstactiek wordt gebruikt. Als reactie op die lawine van seksueel geweld heeft de DRC een reeks wetgevende maatregelen genomen. Het begon met de ratificatie van het Statuut van het Internationaal Strafhof (Statuut van Rome) op 11 april 2002, gevolgd door de afkondiging van het militair gerechtelijk wetboek en het militair strafwetboek op 18 november 2002. Daarin worden onder meer oorlogsmisdaden, misdaden tegen de mensheid en genocide strafbaar gesteld. In 2006 heeft de Congolese wetgever verschillende vormen van seksuele misdrijven, zoals omschreven in het internationaal recht, strafbaar gesteld in het militair strafwetboek. Op 31 december 2015 hebben de Congolese autoriteiten wet nr. 15/022 tot wijziging en aanvulling van het militair strafwetboek uitgevaardigd, met het oog op de uitvoering van het Statuut van Rome. Met die wet heeft de wetgever verkrachting en andere vormen van seksueel geweld die te beschouwen zijn als oorlogsmisdaden, en in sommige omstandigheden misdaden tegen de mensheid, in het gewone Congolese Wetboek van Strafrecht opgenomen. Wat vervolging betreft, zijn ongeveer 40 gevallen van verkrachting die als oorlogsmisdaden en misdaden tegen de mensheid werden aangemerkt, door de Congolese militaire rechtbanken berecht, en enkele andere gevallen worden momenteel onderzocht. Deze studie heeft tot doel na te gaan welke vooruitgang de DRC heeft geboekt bij de vervolging van verkrachting als oorlogsmisdaad en voor welke uitdagingen dergelijke vervolgingen staan. Varios conflictos armados han dejado huella en las dos décadas pasadas en la República Democrática del Congo (RDC). A resultas de ello, la RDC se está enfrentando a un desastre humanitario sin precedentes con la muerte de cientos de miles de personas, desplazamiento de civiles a gran escala y la violación de miles de mujeres, niñas y hombres. Estos conflictos armados han llevado a la metamorfosis del concepto de ‘crimen’ con la aparición de nuevas formas de violencia sexual, en particular el uso generalizado de la violencia sexual por grupos armados como táctica de guerra. En respuesta a esta avalancha de violencia sexual, la RDC ha adoptado una serie de medidas legislativas. Todo comenzó con la ratificación del Estatuto de la Corte Penal Internacional (Estatuto de Roma) el 11 de abril de 2002. A esto siguió la promulgación del Código Judicial Militar y del Código Penal Militar el 18 de noviembre de 2002 (Código Judicial Militar y Código Penal Militar, respectivamente), penalizando, entre otros, los crímenes contra la humanidad y el genocidio. En 2006, el legislador congoleño introdujo en el Código Penal Militar varias modalidades de crimen sexual tal y como se definen en el Derecho Internacional. El 31 de diciembre de 2015, la autoridades congoleñas promulgaron la Ley Núm. 15/022, reformando y complementando el Código Penal Militar, con objeto de implementar el Estatuto de Roma. A través de esta ley, el legislador ha tipificado en el Código Penal Común la violación y otros ataques sexuales que constituyen crímenes de guerra y, en algunas circunstancias, crímenes contra la humanidad. En términos de procedimientos instruidos, cerca de 40 casos de violación tipificada como crímenes de guerra y crímenes contra la humanidad han sido tramitados por los tribunales militares congoleños, y varios casos más continúan siendo objeto de investigación. Este estudio busca valorar el progreso de la RDC en la persecución de la violación como crimen de guerra y los retos a los que se ha tenido que hacer frente en dicha tarea. Gli ultimi due decenni della Repubblica Democratica del Congo (RDC) sono stati segnati da diversi conflitti armati. Di conseguenza, la RDC sta affrontando un disastro umanitario senza precedenti con la morte di centinaia di migliaia di persone, lo sfollamento di civili su larga scala e lo stupro di migliaia di donne, ragazze e uomini. Questi conflitti armati hanno portato alla metamorfosi del concetto di ‘crimine’ con l'emergere di nuove forme di violenza sessuale, in particolare la diffusa violenza sessuale usata dai gruppi armati come tattica di guerra. In risposta a questa valanga di violenza sessuale, la RDC ha adottato una serie di misure legislative. È iniziato tutto con la ratifica dello Statuto della Corte penale internazionale (Statuto di Roma) l'11 aprile 2002. A ciò è seguita la promulgazione del Military Judicial Code and the Military Criminal Code il 18 novembre 2002 (rispet­tivamente Codice giudiziario militare e Codice penale militare), che hanno criminalizzato, tra l'altro, crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio. Nel 2006, il legislatore congolese ha definito come crimini varie forme di reati sessuali così come definito dal diritto internazionale nel Codice Penale Militare. Il 31 dicembre 2015 le autorità congolesi hanno promulgato la Legge n. 15/022, che modifica e integra il Codice Penale Militare, per l'attuazione dello Statuto di Roma. Attraverso questa legge, il legislatore ha incluso nel Codice penale Ordinario congolese lo stupro e altre aggressioni sessuali definiti crimini di guerra e, in alcune circostanze, crimini contro l'umanità. In termini di procedimenti penali, circa 40 casi di stupro classificati come crimini di guerra e crimini contro l'umanità sono stati processati dai tribunali militari congolesi e alcuni altri casi sono oggetto di indagine. Questo studio cerca di valutare i progressi compiuti dalla RDC nel perseguire lo stupro come crimine di guerra e l’impegno in tali procedimenti penali. Mehrere bewaffnete Konflikte haben die vergangenen zwei Jahrzehnte in der Demokratischen Republik Kongo (DRK) geprägt. Als Folge dessen steht die DRK vor einer beispiellosen humanitären Katastrophe mit dem Tod von Hunderttausenden von Menschen, der massiven Vertreibung von Zivilisten und der Vergewaltigung von Tausenden von Frauen, Mädchen und Männern. Diese bewaffneten Konflikte haben zu einer Metamorphose des Begriffs ‘Verbrechen’ mit dem Aufkommen neuer Formen sexueller Gewalt geführt, insbesondere der weit verbreiteten sexuellen Gewalt, die von bewaffneten Gruppen als Kriegstaktik eingesetzt wird. Als Reaktion auf diese Lawine sexueller Gewalt hat die DRK eine Reihe von gesetzlichen Maßnahmen ergriffen. Es begann mit der Ratifizierung des Statuts des Internationalen Strafgerichtshofs (Römisches Statut) am 11 April 2002. Es folgte die Verkündung des Militärgerichtsgesetzbuchs und des Militärstrafgesetzbuchs am 18. November 2002, die unter anderem Kriegsverbrechen, Verbrechen gegen die Menschlichkeit und Völkermord unter Strafe stellen. Im Jahr 2006 hat der kongolesische Gesetzgeber im Militärstrafgesetzbuch verschiedene Formen von Sexualverbrechen im Sinne des Völkerrechts unter Strafe gestellt. Am 31. Dezember 2015 haben die kongolesischen Behörden das Gesetz Nr. 15/022 zur Änderung und Ergänzung des Militärstrafgesetzbuchs im Hinblick auf die Umsetzung des Römischen Statuts verkündet. Mit diesem Gesetz hat der Gesetzgeber Vergewaltigung und andere sexuelle Übergriffe, die Kriegsverbrechen und unter gewissen Umständen auch Verbrechen gegen die Menschlichkeit darstellen, in das kongolesische ordentliche Strafgesetzbuch aufgenommen. Was die Strafverfolgung anbelangt, so wurden etwa 40 Fälle von Vergewaltigung, die als Kriegsverbrechen und Verbrechen gegen die Menschlichkeit eingestuft werden, von kongolesischen Militär­gerichten abgeurteilt, und einige weitere Fälle werden derzeit untersucht. Diese Studie versucht, die Fortschritte der DRK bei der strafrechtlichen Verfolgung von Vergewaltigung als Kriegsverbrechen und die Herausforderungen für solche Verfolgungen zu bewerten.
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Cembrani, Fabio. "La contraccezione di emergenza con Upristal acetato (EllaOne), farmaco da banco dispensabile senza obbligo di ricetta medica anche alle minorenni". Stato, Chiese e pluralismo confessionale, 23 de enero de 2023. http://dx.doi.org/10.54103/1971-8543/19740.

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Emergency contraception with EllaOne, an over-the-counter drug dispensed without a prescription SOMMARIO: 1. Introduzione - 2. Contraccezione di emergenza e libertà di coscienza: profili generali - 3. La determina del Direttore generale dell’AIFA dell’8 ottobre 2020 che ha eliminato l’obbligo della prescrizione medica per la dispensazione e vendita anche alle minorenni dell’Upristal acetato (EllaOne) - 4. Prima il TAR del Lazio e poi il Consiglio di Stato respingono il ricorso presentato da un gruppo di Associazioni impegnate nella difesa della vita ritenendo che l’azione di EllaOne sia quello di interferire l’ovulazione senza esercitare alcun effetto incapacitante l’annidamento dell’ovulo fecondato - 5. La contraccezione di emergenza esula davvero dal perimetro dell’atto medico? Una discutibilissima forzatura che spegne gli effetti del principio-guida del consenso informato quando la donna è minorenne - 6. Conclusioni. ABSTRACT: The Author, starting from the decision of the Director General of AIFA of 8 October 2020 who liberalized the dispensation to the public of EllaOne, comments on the recent sentence of the Council of State which rejected the appeal presented by some associations for its annulment. And he criticizes the contents, highlighting the incompleteness of the scientific reconstruction regarding the effects of emergency hormonal contraceptives and the danger of the choice to alienate the dispensing of over-the-counter drugs from the general rules of health treatment. Especially in the case of minor women whose sexual and reproductive health requires not abandoning them but really taking charge of them without medicalising their choices.
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Basile, Fabio. "Diritto penale e multiculturalismo: teoria e prassi della c.d. cultural defense nell’ordinamento statunitense". Stato, Chiese e pluralismo confessionale, 12 de junio de 2024. http://dx.doi.org/10.54103/1971-8543/23694.

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Il presente saggio è destinato a confluire nella seconda edizione della monografia di F: BASILE, "Immigrazione e reati ‘culturalmente motivati’. Il diritto penale nelle società multiculturali europee", la cui pubblicazione è prevista per il prossimo inverno. SOMMARIO: PARTE PRIMA: CONSIDERAZIONI INTRODUTTIVE - 1. Premessa. - 2. La società multiculturale degli Stati Uniti. - 3. La cultural defense. - 3.1. Una definizione ‘di massima’ di cultural defense. - 3.2. La funzione della cultural defense: la spiegazione della motivazione culturale della condotta dell’imputato. - 3.3. Cultural defense e reati culturalmente motivati. - 3.4. L’esistenza di alcuni risalenti casi giurisprudenziali coinvolgenti una cultural defense “ante litteram”. - 3.5. La cultural defense dal 1985 ad oggi, nella giurisprudenza e nella dottrina. - PARTE SECONDA: RASSEGNA DI GIURISPRUDENZA - 4. Premessa: riconduzione dei reati rispetto ai quali è stata invocata una cultural defense a (poche) categorie tipologiche. - 4.1. Omicidio dei figli e tentativo di suicidio da parte del coniuge tradito. - 4.2. Reati di sangue a difesa dell’onore. - 4.2.1. Uxoricidi per causa d’onore sessuale. - 4.2.2. Altri omicidi per causa d’onore sessuale. - 4.2.3. Omicidi a difesa dell’onore personale (autostima/reputazione). - 4.3. Altri fatti di sangue culturalmente motivati. - 4.4. Reati contro la libertà sessuale. - 4.4.1. Abusi sessuali a danno di minori. - 4.4.1.1. Rapporti sessuali con spose-bambine. - 4.4.1.2. Baci, carezze e toccamenti alle parti intime di fanciulli. - 4.4.2. Altre violenze sessuali. - 4.5. Reati in materia di sostanze stupefacenti. - 4.6. Reato di porto abusivo di armi.- 4.7. Altro. - PARTE TERZA: UN BILANCIO DELLA PRASSI E DELLA DOTTRINA AMERICANA - 5. I vari canali attraverso i quali può assumere rilievo la motivazione culturale. - 5.1. Rilevanza della motivazione culturale in sede di plea bargaining. - 5.2. Rilevanza della motivazione culturale in sede dibattimentale al fine del riconoscimento di una criminal defense tradizionale. - 5.3. Rilevanza della motivazione culturale in sede di sentencing. - 6. La prova culturale. - 6.1. Le modalità con le quali può essere fornita la prova culturale. - 6.2. Ammissibilità e rilevanza della prova culturale. - 6.2.1. I requisiti di ammissibilità e di rilevanza della prova culturale concernenti la persona dell’imputato. - 6.2.2. I requisiti di ammissibilità e di rilevanza della prova culturale concernenti la relazione tra cultura d’origine e fatto commesso. - 7. Il dibattito dottrinale sulla opportunità di riconoscere rilevanza alla cultural defense. - 7.1. Argomenti della dottrina a sostegno della cultural defense. - 7.1.1. Colpevolezza e individualized justice. - 7.1.2. Pluralismo culturale e diritto alla cultura. - 7.1.3. Mancanza di esigenze preventive. - 7.2. Argomenti della dottrina contraria alla cultural defense. - 7.2.1. Violazione del principio di uguaglianza a vantaggio degli autori e a discapito delle vittime dei reati culturalmente motivati. - 7.2.2. Rischio di pregiudizi per le donne appartenenti ai gruppi culturali di minoranza. - 7.2.3. Difficoltà concettuali ed applicative poste dal concetto di “cultura”. - 7.2.4. Rafforzamento e diffusione di stereotipi culturali negativi sui gruppi di minoranza. - 7.2.5. Pregiudizio per la funzione di prevenzione generale del diritto penale. - 7.2.6. Effetti negativi sul processo di integrazione degli immigrati. - 8. Il dibattito dottrinale sulla opportunità di formalizzare la cultural defense come nuova ed autonoma defense. - 8.1. Argomenti a sostegno della formalizzazione della cultural defense. - 8.2. Argomenti contrari alla formalizzazione della cultural defense. - 9. Conclusioni. Alcune indicazioni per l’osservatore italiano.
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Abdo, Samah. "L’Africa di Dacia Maraini, un altrove seducente o una realtà travolgente?" Forum Italicum: A Journal of Italian Studies, 6 de mayo de 2024. http://dx.doi.org/10.1177/00145858241252117.

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L’Africa costituisce un topos di rilievo negli scritti di Dacia Maraini La seduzione dell’altrove, Sguardo a Oriente e Caro Pier Paolo. Lontano da ogni tipo di pregiudizio o stereotipo, Maraini cerca di scoprire l’eterogeneità culturale del continente nero e le sue peculiarità etnico-tribali. Tuttavia, non risparmia critiche all’invadente distruzione delle culture primitive e degli animali selvatici. La scrittrice nota che, mentre i ricchi ad Addis Abeba e Nairobi si barricano nelle loro ville, la povertà del popolo è assoluta; il neocolonialismo impera ancora in diversi paesi e il potenziale economico di alcuni paesi africani come il Sudafrica e la Rhodesia potrebbe superare il potenziale economico di tutta l’Africa indipendente. Tanti di questi paesi che sono tutt’ora un serbatoio di povertà e bacino di conflitti, furono suddivisi sotto l’imperialismo secondo criteri arbitrari per rispondere a un immediato interesse materiale. Per far fronte alla miseria e alla guerra, alcuni sono costretti all’immigrazione clandestina, altri ricorrono alla prostituzione minorile, al traffico di droga, o a fare parte di gruppi terroristici che promettono grandi guadagni; come citato in uno studio che porta la testimonianza di tre giovani che hanno fatto parte di questi gruppi. Maraini discute il diritto all’istruzione negato a molti bambini – soprattutto le ragazze – a causa della povertà. Lo studio passa anche in rassegna le sfide che la donna africana deve affrontare, dalla violenza all’analfabetismo, dalla negata istruzione all’infibulazione. Tuttavia, bisogna ricordare che il 70% della popolazione africana ha meno di trent’anni; l’esplosione di giovinezza significa avere più forza. Questo continente è al bivio tra dramma ed energia esplosiva. Attraverso una scrittura impegnata, Maraini offre uno sguardo profondo sulla complessità del continente africano, facendo capire che l’Africa non va considerata solo come un continente problematico, ma soprattutto come terra ricca di bellezza e valore.
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Paternoster, Annick. "La distanza sociale nei manuali di etichetta dell’Ottocento: il caso del cut ‘troncamento’". Altre Modernità, 21 de diciembre de 2023, 79–95. http://dx.doi.org/10.54103/2035-7680/22138.

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Negli studi sulla cortesia storica il Discernment descrive l’adesione obbligatoria all’asse simbolico verticale improntato alla gerarchia sociale. Qui si esamina la dimensione orizzontale del Discernment in base alla compartimentazione della distanza sociale. Il saggio si avvale di un'analisi manuale e qualitativa, basata su un corpus di 92 manuali di etichetta dell’Ottocento lungo (1800-1920) composto da fonti in inglese americano, inglese britannico, francese, italiano e neerlandese, tutte provenienti da biblioteche digitali. Il grado di intimità sociale permette di distinguere tre gruppi: i parenti e gli amici intimi, i conoscenti e, infine, gli estranei. I rituali di accesso quali la lettera di presentazione e le presentazioni in persona attribuiscono il potere decisionale saldamente a chi è socialmente superiore. Inoltre, esistono procedure per disfare una presentazione già fatta. Nel mondo angloamericano, il cut ‘troncamento’ consiste nel non riconoscere (not recognise) la persona appena presentata. Consapevoli delle differenze culturali, alcune scrittrici italiane colgono con nitidezza il fatto che il cut rappresenta per la donna una rara opportunità di gestire indipendentemente la sua cerchia sociale. L’etichetta minuziosa che tiene conoscenti separati da estranei dimostra che la portata vincolante del Discernment incide non solo sulla gerarchia sociale, ma anche sulla distanza sociale, fino a Novecento inoltrato.
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Casini, Carlo y Marina Casini. "La Legge 194 di fronte alle decisioni della Corte Costituzionale". Medicina e Morale 57, n.º 6 (30 de diciembre de 2008). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2008.264.

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Il contributo prende in esame le numerose decisioni della Corte Costituzionale riguardanti la legge 194 del 1978 che ha introdotto la disciplina dell’aborto in Italia. La principale impugnazione riguarda il principio di autodeterminazione della donna, ma vengono in questione anche la mancata previsione dell’obiezione di coscienza del giudice tutelare; il ruolo subordinato ed eventuale del padre del concepito nelle procedure che portano all’autorizzazione dell’aborto; la pretesa lesione dei diritti dei genitori rispetto alla minorenne che intende abortire; il diverso trattamento delle minorenni rispetto alle maggiorenni; la mancanza di difesa del concepito dinanzi al giudice tutelare. Gli Autori esaminano anche le decisioni che riguardano l’ammissibilità dei referenda proposti contro la Legge 194, perché consentono di cogliere elementi dai quali traspare il pensiero della Corte in ordine alla L. 194/1978 sia sotto il profilo dell’interpretazione, sia sotto quello della costituzionalità. Nonostante ripetute richieste di intervento, la Corte ha sempre evitato di pronunciarsi sul punto più critico della legge, ovvero la disciplina dell’aborto infratrimestrale dominata dal “principio di autodeterminazione”. Nello stesso tempo la Consulta non ha mai negato l’umanità del concepito e in un caso ne ha affermato chiaramente il diritto alla vita. ---------- The contribution deals with the large number of Constitutional Court’s decisions concerning the law 194/1978 that has introduced the regulation of abortion in Italy. The main impugnation deals with the principle of woman’s self-determination, but also non-prevision of the tutelary judge’s objection of conscience is argued; the subordinate and possible role of the father of new born in the procedures that lead to the authorization of the abortion; the supposed damage of the parents’ rights compared with minor who intends to abort; the different treatment of minors in comparison with adults; the lack of defence of new born compared with the tutelary judge. The Authors also examine the decisions that concern the admissibility of referenda proposed against the Law 194, because they allow to understand elements from which the Court’s thought for what concern the Law 194/1978 under the interpretative and constitutionality profile is showed. Although the several intervention calls, the Supreme Court has always avoided to pronounce a decision on the crucial point of the law, i.e. the regulation on the midtrimestrial dominated by the “self-determination principle”. At the same time the Council has never denied the humanity of the new born and in one case it has clearly affirmed the right to life.
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