Literatura académica sobre el tema "Grande stile"

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Artículos de revistas sobre el tema "Grande stile"

1

Morchio, Bruno. "Note sull'evoluzione del genere crime: ieri oggi.. e domani?" EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 37 (September 2022): 207–21. http://dx.doi.org/10.3280/eds2022-037018.

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I libri assomigliano alle persone e la loro lettura richiede un setting che contestualizzi la relazione con il testo. L'autore si interroga sui possibili sviluppi del noir italiano, genere di grande successo. La serialità ha privilegiato i personaggi con i loro tic a scapito delle storie. Propugna un ritorno ai classici, compie una disamina dello sviluppo della letteratura crime e conclude che è arrivato il momento di liberare i romanzi crime dalla gabbia del genere, lavorando sulle strutture narrative, sulla lingua e sullo stile.
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2

Ferchiou, Naidè. "Le Mausolée de Q. Apuleus Maxssimus à El Amrouni." Papers of the British School at Rome 57 (November 1989): 47–76. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009089.

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Resumen
IL MAUSOLEO DI Q. APULEUS MAXSSIMUS A EL AMROUNIIl mausoleo di El Amrouni (Tunisia), nel mostrare associati elementi pertinenti ad ambiti culturali tra loro differenti, fornisce una testimonianza di grande interesse per la conoscenza della “civilizzazione del limes”. Il proprietario del sepolcro e la sua famiglia, di origine indigena, sono ricordati in due iscrizioni: una in latino, l'altra in neopunico. Il monumento, in forma di torre, presenta grandi bassorilievi con scene mitologiche di ispirazione greco-latina piuttosto che non semitica od orientale (Orfeo con animali selvaggi; Orfeo agli Inferi; Ercole ed Alcesti), insieme al ritratto dei defunti. Altre scene mitologiche ornavano l'epistilio (Licurgo nell'atto di tagliare le viti; figura di un genio e rami di acanto). Agli angoli della torre si trovano pilastri di stile corinzio. Gli elementi epigrafici e la decorazione architettonica permettono di collocare il mausoleo alia fine del I sec. d.C. o nel primo terzo del II sec. Il sepolcro di questa famiglia associa dunque elementi culturali tra loro contraddittori rivelando così la propria pertinenza ad una cultura punico-libica nella lingua e greco-romana nella iconografia.
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3

Caffarena, Fabio. "Testimonianze di soldati in trincea tra fiumi di parole e silenzi." Mnemosyne, no. 2 (October 11, 2018): 15. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i2.11953.

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I soldati che hanno combattuto la Grande Guerra hanno lasciato un immenso patrimonio di testimonianze in grado di raccontare la guerra dall’interno e ‘dal basso’. Si tratta spesso di scritture disseminate di contenuti ‘non detti’ per l’incapacità di esprimersi, per timori di censura, per non preoccupare i parenti o per pudore. Nel suo diario di guerra, compilato nel 1915 prima di morire in combattimento, il giovane tenente Flavio Gioia descrive invece le sue avventure sessuali al fronte, le azioni belliche, non risparmia critiche ai superiori e parla dei suoi soldati con uno stile narrativo, ‘pittorico’, in grado di far vedere al lettore ciò che sta leggendo. Chi è Flavio Gioia e cosa ‘non dice’ il suo diario?
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4

Fera, D., V. Bonori, M. T. De Marco, M. P. Fiorito, M. P. Potenza, and L. Tridici. "Nursing multiculturale in emodialisi: diffcoltà e opportunità." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 2 (2018): 93–96. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1146.

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Resumen
Sul principio di Human Care nasce il concetto più ampio di Nursing transculturale che tratta del prendersi cura dell'individuo o di un gruppo per migliorarne la condizione o lo stile di vita. Il Nursing transculturale promuove riflessioni sulle continue modifiche della società le cui prime criticità assistenziali sono quelle linguistiche, grande ostacolo comunicativo tra infermiere e paziente. L'obiettivo diventa darsi strumenti culturali e pratici che nella quotidianità siano utili per migliorare la comunicazione e favorire l'instaurarsi del rapporto di educazione terapeutica. Focus group, analisi della letteratura, analisi e condivisione delle difficoltà del gruppo assistenziale sono i primi passi attuati nel percorso di miglioramento. Il ricorso alla risorsa del mediatore culturale è stato uno strumento di facile accesso e utilizzo. Nasce l'esigenza di rendere l'assistenza culturalmente competente con il contributo dell'antropologia a complemento delle scienze infermieristiche.
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5

Fornari Čuković, Maria. "“LA NAZIONE GIOVINETTA RESISTEVA AL COLOSSO”: FRACCAROLI E L’IMMAGINE DELLA SERBIA NEL LIBRO LA SERBIA NELLA SUA TERZA GUERRA: LETTERE DAL CAMPO SERBO (1915)." Филолог – часопис за језик књижевност и културу 13, no. 25 (2022): 389–405. http://dx.doi.org/10.21618/fil2225389f.

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Resumen
Questo contributo ha come intento quello di presentare il rapporto tra uno dei giornalisti italiani più importanti di inizio Novecento, Arnaldo Fraccaroli, e la Serbia nei primi mesi della Grande Guerra. Fraccaroli viene annoverato dagli studiosi tra quei giornalisti quali Barzini, Civinini, Ojetti e altri che, con il loro lavoro e il loro stile di scrittura, hanno rappresentato un punto di svolta nella storia della carta stampata italiana. Piuttosto noto al grande pubblico durante la lunga carriera, il giornalista veronese, in parte fnito nel dimenticatoio dopo la sua morte, è stato riportato di recente all’attenzione dei lettori da un’accurata biografa scritta nel 2019 da Gian Pietro Olivetto. “La dolce vita di Fraka, cronista del Corriere della Sera” è il titolo dell’opera, da cui questo lavoro attinge parte delle informazioni sull’autore. La riscoperta di Fraccaroli, però, non si limita soltanto al libro di Olivetto, poiché nel 2017 la casa editrice Prometej di Novi Sad ha pubblicato la traduzione del libro “La Serbia nella sua terza guerra: lettere dal campo serbo”, scritto dal cronista italiano nel 1915. Questo testo, una raccolta di osservazioni e impressioni di viaggio annotate dal giornalista durante un viaggio da Salonicco a Belgrado nell’inverno del 1915, offre la possibilità, fnora poco approfondita, di considerare il lavoro di Fraccaroli nella prospettiva di un tramite tra i lettori italiani e la difcile realtà serba in quei primi mesi di guerra.
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6

Cappella, A. W., E. Giacchi, G. Pompa, and C. Castagna. "Metodi naturali e cultura della vita Valutazione di una esperienza di insegnamento." Medicina e Morale 45, no. 4 (1996): 669–82. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.902.

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Resumen
L’insegnamento dei Metodi Naturali viene impartito nel nostro Centro da almeno 20 anni ed esso è sempre stato caratterizzato dalla proposta di uno stile di vita per le coppie, piuttosto che da una mera tecnica per la regolazione della fertilità. Acquisito il valore della propria fertilità attraverso i Metodi Naturali, le coppie sono state soprattutto stimolate a sviluppare un atteggiamento di rispetto e di responsabilità verso la nuova vita che essi possono generare. Inoltre, esse sono aiutate a crescere nel dialogo, nella partecipazione e nel mutuo rispetto.
 Incoraggiati dai risultati di una precedente ricerca condotta negli anni 1986-1990, nel 1993 avviammo uno studio statistico multicentrico al fine di valutare l'accettabilità, l'efficacia e la diffusione in Italia del Metodo Billings. Furono analizzate 1730 schede di collezione di dati fornite da insegnanti del Metodo Billings che lavoravano in differenti province italiane. Esse corrisposero a un totale di 9360 cicli mestruali esaminati. 502 utenti mostrarono interesse a una semplice conoscenza del Metodo, ma essi non lo hanno applicato poiché erano single oppure erano fidanzati ma non avevano rapporti prematrimoniali. Dei 1228 utenti che hanno usato il Metodo, il 14,8% aveva lo scopo di ottenere una gravidanza, il 55,5% di posporla e il 29,7% di evitarla.
 Per le 1047 coppie che volevano posporre o evitare una gravidanza, il maggior stimolo ad imparare il Metodo derivava da una motivazione laica nel 50% dei casi e il 40% di queste coppie aveva avuto precedenti esperienze contraccettive. Soddisfazione per gli eccellenti risultati del Metodo si ebbero nell'85% dei "vecchi" utenti e nel 60,4% dei "nuovi", mentre i risultati furono insoddisfacenti nel 4,5% e nel 8,9% rispettivamente. L'associazione con i metodi di barriera fu abituale solo nel 2% dei casi e fu sporadico nel 9,6% degli utenti. La percentuale dell'abbandono nell'uso del Metodo fu del 5.95%. Questi dati mostrano che una precedente esperienza contraccettiva non sembra avere effetti sull'accettabilità del Metodo Naturale e dello stile di vita che esso richiede. La valutazione effettuata con l'Indice di Pearl modificata in accordo con l'Organizzazione Mondiale della Sanità evidenzia 0 gravidanze dovute al metodo, 3,7 gravidanze dovute all’inadeguato apprendimento o insegnamento del Metodo e 13.8 gravidanze dovute a scelta consapevole.
 In un totale di 66 gravidanze, 19 (28,7%) furono desiderate. Il considerevole numero di gravidanze dovute a scelta consapevole o di gravidanze intenzionalmente cercate, verificatesi perfino in coppie che volevano evitare una gravidanza come prima motivazione, mette in evidenza il progressivo sviluppo in queste coppie di un atteggiamento di apertura verso la vita, che rappresenta il grande successo dell'insegnamento dei Metodi Naturali.
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7

Molins, Joaquim M., and Sergi Pardos-Prado. "Il voto di "castigo" anti-immigrazione nelle elezioni comunali in Catalogna." Quaderni dell'Osservatorio elettorale QOE - IJES 56, no. 2 (2006): 39–67. http://dx.doi.org/10.36253/qoe-12704.

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Resumen
In questo articolo vorremmo tracciare un quadro teorico del tema dell’immigrazione nel contesto dello studio del comportamento elettorale. L’esercizio teorico ci consente di arrivare a formulare l’ipotesi che un alto livello di presenza di immigrati o di segregazione residenziale degli stessi può produrre, in taluni comuni, modelli di «voto di castigo» dettati da attitudini di avversità verso l’immigrazione che penalizzano il partito di governo quale che sia il suo colore. Dopo aver giustificato l’ipotesi, svolgeremo le analisi per verificarla in quattro paragrafi che corrispondono alle quattro forme di «voto di castigo»1 prodotto dal problema dell’immigrazioneche, secondo noi, si sono avute in Catalogna: a) il voto di protesta anti-immigrazione canalizzato da una lista che si è presentata in maniera coordinata in diversi comuni, con uno stile simile a quello di altri partiti xenofobi in Europa; b) il voto di protesta anti-immigrazione canalizzato da una lista radicata in un solo comune; c) il voto di protesta anti-immigrazione che non si canalizza in una lista espressamente xenofoba e monotematica; d) il voto anti-immigrazione in una grande città.
 L’analisi e la messa a confronto di queste quattro forme di voto di protesta in elezioni locali, voto dovuto ad atteggiamenti verso l’immigrazione, vorrebbe essere un primo passo per comprendere l’effetto di questa issue nella dinamica elettorale. Partendo da qui, analisi successive potranno comprovare se qualcuno di questi modelli si ritroverà in prossime consultazioni e in differenti arene (non solo locali, cioè, ma anche regionali e nazionali) e si sarà esteso a altri paesi.
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8

Popovic, Dusan. "Paideia i nasledje helenske kulture u inauguracionoj besedi Dimitrija Halkondila." Zbornik radova Vizantoloskog instituta, no. 45 (2008): 301–12. http://dx.doi.org/10.2298/zrvi0845301p.

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Resumen
(italijanski) Nell'articolo l'autore cerca di identificare, tra gli elementi della tradizione retorica tardoantica greca, i principali argomenti con i quali Demetrio Calcondila, uno dei maggiori esponenti dell'umanesimo bizantino della seconda meta del Quattrocento nell'Occidente, si e servito nella sua elaborazione del significato della cultura greca (paideia) non solo per quanto riguarda la civilta europea occidentale, ma anche quella cristiana in generale. Ora, il suo discorso, pronunciato nell'anno 1463 in occasione dell'inaugurazione della cattedra di studi greci all'Universita di Padova rappresenta una testimonianza di primo grado sull'adozione della cultura greca nell'Occidente durante il periodo rinascimentale. Partendo dall'edizione di testo del discorso, pubblicato da Geanakoplos (cfr. n. 1 dell'articolo), e possibile individuare certe particolarita che distinguono il concepimento, da parte di Calcondila, dell'importanza di educazione greca per la formazione di future generazioni di intellettuali nell'ambiente culturale dell'Occidente latino. Demetrio sottolinea anche il vantaggio da ricavare dallo studio di poeti ellenici, soprattutto Esiodo, per le altre artes liberales nel curriculum scolastico, cosi come la disposizione delle discipline dentro il sistema scolastico tardobizantino (cfr. n. 9). L'argomento cruciale della parte esortativa del discorso e il tentativo che lo sforzo, necessario per impossessarsi di queste discipline, ci si giustifici con profitto da esse ottenuto. Questo viene realizzato facendo riferimento al famoso verso sull'acquisizione di virtu attraverso lavoro duro, che e un passo tratto dal poema didattico esiodeo di Opere e giorni, v. 289. La forma sotto la quale questo verso e riportato in greco e molto scorretta, pero Calcondila ne ha proposto, poco piu sotto, una traduzione esatta. Fenomeno, quest'ultimo, abbastanza raro nell'impiego retorico di detti formativi (gr. gnwmai, lat. sententiae). Tra i pochi autori classici, i quali hanno usato il procedimento del genere, si annovera il piu grande grammatico latino, Prisciano di Cesarea, nella sua versione degli eserzici preliminari di retorica ermogeniana, sotto il titolo di Praeexercitamina. Qui lo stesso verso egli ha tradotto dal greco senza molta destrezza, cosicche il verso in latino apparve molto male, trovatosi in contrasto con lo stile elegante del latino (la cosiddetta latinitas). E percio che Prisciano non puo essere considerato quale modello direttamente adoperato da parte di Calcondila. L'impiego del verso citato, nell'ambito della tradizione parenetico- -encomiastica, presso gli scrittori greci, sia quelli bizantini che quelli classici, e abbastanza frequente. Eccone qualche esempio eclatante. Alla meta del Quattrocento Giovanni Eugenico questo topos lo utilizza nella sua Descrizione di Trapezunto, riferendosi al verso esiodeo gia menzionato (cfr. n. 18). Nel secolo dodicesimo, Eustazio di Salonicco lo impiega, all'occasione, perche esalti le imprese dell'imperatore Manuele I. D'altra parte, l'autore anonimo degli scolii ad Aftonio cita questi versi in valore di argomenti, messi nel contesto di un'altro esercizio preliminare quello di dimostrazione (kataskeuh). Simile elaborazione di questo motivo viene intrapresa anche dal platonico Massimo di Tiro, nel quadro della proposizione (qesij), con la quale si cerca di corroborare l'affermazione sulla preminenza della vita attiva sopra quella contemplativa. Peraltro, gia Luciano di Samosata aveva notato che questi versi diventarono convenzionali nelle declamazioni retoriche, e tale sviluppo del loro significato possiamo rintracciare partendo dalla Repubblica e dai Leggi platonici, attraverso le Reminiscenze di Senofonte, fino al Corpus etico di Plutarco. Nel suo discorso inaugurale, in qualita di argomento a contrario, Calcondila riporta anche il verso 287 dello stesso poema esiodeo, e lo traduce in latino. Per il simile procedimento egli, molto probabilmente, si e ispirato al saggio Sull'ebbrezza di Filone di Alessandria, dentro il quale questi versi sono stati utilizzati nel contesto simile, cioe rilevando il contrasto tra virtu ed ignoranza (cfr. n. 37). L'altro modello per l'uso del tema presso Demetrio puo ritenersi il celebre scritto di Basilio di Cappadocia a proposito, visto che quest'ultimo ci sta elaborando il rilievo dell'educazione di gioventu cristiana, basata sulla letteratura pagana. Insomma, la conclusione principale, riguardo alla tecnica compositiva di Demetrio, deriverebbe dal fatto che il suddetto pensiero esiodeo appare anche quale testimonianza degli antichi (marturia palaiwn) dentro il manuale ermogeniano di Progumnasmata, dove si trova appunto per quanto riguarda il procedimento d'elaborazione di una chria, in questo caso quella espressa attraverso la sentenza pseudoisocratea che le radici dell'educazione sono amare, ma che i suoi frutti, invece, sono dolci. A parte i luoghi tratti da alcuni poeti appartenti alla cosiddetta Commedia attica nuova, la metafora di sapienza e di impegno emerge, tra i romani anche presso Catone il Vecchio e si riconferma con il lessico adoperato da Demetrio ai vari posti del suo discorso inaugurale scritto in latino. Infine vanno inoltre menzionate anche delle particolarita che segnalano la meticolosita che Calcondila dimostra nei confronti dello stile elevato (gr. semnothj). Termine, quest'ultimo, cui e stata prestata grande importanza da parte di Ermogene, nell'ambito della sua teoria sopra le Idee (varieta di stile), la quale, poi, avrebbe in gran parte influenzato diversi prodotti letterari rinascimentali, sia quelli scritti in latino che quelli in lingua volgare.
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Gendre, Renato. "Nota Gotica." Linguistica 42, no. 1 (2002): 5–7. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.42.1.5-7.

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Dalla documentazione presentata, ancorché in modo non completo, si può constatare che ogni qual volta il testo greco presenta i1 verbo nella posizione 'in incastro', 2 anche in quello gotico troviamo la stessa situazione. E benché crediamo a una sostanziale dipendenza dal greco dalla prassi sintattica gotica, 3 tuttavia riteniamo che non si possa del tutto escludere di trovarsi in presenza di uno stesso tratto sintattico, cioé di uno stesso modo di distribuire l'informazione, secondo un preciso ordine dei costituenti di frase, di origine indoeuropea. La "spezzatura di ciò che secondo il nostro sentimento linguistico è unito [ ... ] è comune sia tra i Greci che tra i Latini e gli Indiani4 e si trova in tracce ben riconoscibili anche nell'epica germanica".5 Purtroppo, come già G. Bonfante, anche noi pur "scandagliando l'epopea germanica [non abbiamo] trovato nulla in questo senso".6 La presenza sicura di questo tratto nel gotico però e, per chi come noi gli dà valore, l 'uso della tmesi 7 in testi epici germanici 8 sono 1í ad avvalorare l'ipotesi che la posizione 'in incastro' del verbo rappresenta "il modo più antico, facilmente c omprensibile dal p unto di v ista psicologico, di ordinare le paro le n ella frase idg". 9 È ben vero che il passo del Vangelo di Luca (2, 25) "7tveuμa. Tiv &ytov E7t' a.u't6v", reso in gotico "ahma weihs was ana imma", sembrerebbe opporsi a quanto è stato appena affermato. Ma cosí non è. Infatti, "il ne faut pas perdre de vue que Wulfila a suivi un manuscrit grec du type de *K ou *Kt, mais que la version gotique présente des leçons propre à 1cxo5" .1 O E molti manoscritti appartenenti al 'Ti po I' 11 riportano la lezione "7tveuμa. &ytov Tiv". 12 Pertanto, l'unica conclusione che da questo esempio si deve trarre è che il grande Vescovo dei Goti abbia avuto sotto gli occhi un testo di questa ultima famiglia e, come è nel suo stile, ne sia stato condizionato.
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Kałowski, Julian. "Ewolucja prawodawstwa kościelnego dotyczącego instytutów zakonnych o ślubach prostych." Prawo Kanoniczne 34, no. 3-4 (1991): 75–103. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1991.34.3-4.04.

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Resumen
L ’autore ha provato la tesi che gli istituti religiosi con i voti semplici, cioè tali che i loro membri facevano la professione semplice e non furono obbligati della legge di osservare la clausura papale, hanno avuto una ricca evoluzione giuridica. Tali istituti, partendo dal primo momento di esistere, fino alla piena approvazione formale, cioè al conferimento della personalità giuridica fatta dalla Santa Sede, hanno subito numerose limitazioni da parte della legislazione ecclesiastica. L’autore ha analizzato la costituzione Circa pastorialis di Pio V e Lubricum vitae genus che contenevano una normativa di grande importanza e l’influsso per la legislazione riguardante degli istituti religiosi con i voti semplici. L’autore ha sottolineato il fatto che documenti promulgati dal Pio V hanno ridotto la vita religiosa alla forma con i voti solenni ed obbligo della clausura papale. Dopo questi considerazioni l’autore ha messo in evidenza inefficacia delle norme emesse dal Pio V. E’ stato provato che la vita e la pratica usata delle autorità ecclesiali si furono mostrate più forti dei rigidi divieti di fondazione degli istituti religiosi con i voti semplici. E proprio tale tendenza si è manifestata, sotto la pressione delle circostanze e delle necessità (per esempio bisogno d’assistenza delle persane con le malattie mentali) e perciò l’autorità ecclesiali permettevano non solamente alla fondazione di numerosi istituti religiosi con i voti semplici, ma anche alla fondazione degli associazioni che imitavano lo stile di vita religiosa. L’autore ha considerato anche il problema della piena approvazione degli istituti religiosi con i voti semplici e il processo di ottenere della piena personalità giuridica. E’ stato provato che quel processo fu lungo e che si svilupava evolutivamente col passare del tempo. L’autore rivelato anche il fatto che il periodo del tempo più significativo per la stabilizzazione giuridica degli istituti religiosi di voti semplici ricadava a cavallo del XIX e XX secolo. Alla fine l’autore si occupava del diritto canonico riguardante l’argomento dal codice di diritto canonico del 1917 fine alla promulgazione del codice 1983.
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