Literatura académica sobre el tema "Grammatica descrittiva"

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Artículos de revistas sobre el tema "Grammatica descrittiva"

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Tekavčić, Pavao. "Italiano e dialetti nel tempo, Saggi di grammatica per Giulio C. Lepschy, a cura di Paola Beninca', Guglielmo Cinque, Tullio De Mauro, Nigel Vincent; Università di Roma "La Sapienza", Dipartimento di Scienze del Linguaggio; Bulzoni Editore, Roma, 1996, XI". Linguistica 36, n.º 1 (1 de diciembre de 1996): 118–21. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.36.1.118-121.

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Resumen
La presente Miscellanea, dedicata al grande linguista italiano da tempo resi­ dente e docente in Gran Bretagna, autore di volumi fondamentali (La linguistica strut­ turale 1966, La lingua italiana 1981 (originale inglese 1977), La linguistica del Nove­ cento 1992) e di numerosi saggi, riflette l'ampiezza dei suoi interessi scientifici e, con le parole dell'autrice della Presentazione (V-IX, bibliografia scelta X-XI), Anna Mor­ purgo Davies, racchiude «una serie di lavori di linguistica italiana scritti da punti di vista teorici diversi, senza dogmatismo» (V): grammatica generativa e descrittiva, dialettologia, linguistica storica, filologia ecc. Gli autori dei contributi sono linguisti italiani e stranieri, e gli idiomi studiati sono l'italiano (standard, regionale) e tutti i dialetti della Penisola.
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Tekavčić, Pavao. "Alcune riflessioni a proposito di una recentissima grammatica della lingua italiana". Linguistica 29, n.º 1 (1 de diciembre de 1989): 149–60. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.29.1.149-160.

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Resumen
L'Italia, che neppure nel passato mancava di grammatiche di indirizzo normativo e descrittivo, si è arricchita negli ultimi anni di una serie di opere glottodidattiche dedicate all'italiano. Una delle ultime è il poderoso volume La lingua e i testi, Grammatica de/la lingua italiana di P. Agazzi, A. Fallica e A. Menegoi, edito da Minerva Italica, Bergamo, 1988. II libro non è soltanto una grammatica in senso usuale: infatti, vi si trattano le nozioni fondamentali della teoria linguistica attuale (comunicazione, segno linguistico, codice, funzioni della lingua, metafora e metonomia, denotazione e connotazione, fattori della comunicazione), della teoria del testo (con alcuni campioni di testi di vario genere), in seguito l'origine e lo sviluppo della lingua italiana (dall'Indovinello veronese ai nostri giorni), i dialetti e le comunita alloglotte, e nell'ultima delle quattro appendici si danno gli elementi della composizione scritta. Il volume include dunque in notevole misura la sociolinguistica, la pragmatica, la comunicazione e la teoria dell'informazione (invece di parlante o locutore e collocutore si usano conseguentemente i termini emittente e destinatario ), la storia della lingua, la cultura del parlato e dello scritto. Si cerca insomma di avvicinare il Linguaggio all'alunno e di sviluppare in lui non solo la competenza grammaticale ma anche quella comunicativa, attiva e passiva.
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Malagnini, Francesca y Irene Fioravanti. "Tra testo, lessico e morfosintassi: analisi descrittiva di testi di italiano L2". Cuadernos de Filología Italiana 29 (24 de junio de 2022): 181–204. http://dx.doi.org/10.5209/cfit.79546.

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Resumen
La competenza testuale, lessicale e morfosintattica rappresentano tre competenze importanti per lo sviluppo e l’apprendimento di una seconda lingua (L2). Se da un lato, la competenza testuale si sviluppa linearmente fin dalle prime fasi dell’apprendimento della L2, altrettanto non si può affermare per la competenza lessicale e morfosintattica. Gli apprendenti L2, infatti, sembrano non individuare gli errori lessicali e a violare le regole di restrizione lessicale. Inoltre, alcuni aspetti morfosintattici, come la selezione delle forme verbali e l’uso di ordini sintattici complessi, sembrano essere problematici per gli apprendenti. Tenendo a mente ciò, il presente contributo indaga il livello testuale, lessicale e morfo-sintattico in testi di apprendenti di italiano di due livelli di competenza linguistica diversi: intermedio e avanzato. Lo scopo dell’analisi è stato quello di delineare i tratti più salienti in ciascuno dei tre piani di analisi sia nel livello intermedio che avanzato, e quanto i due livelli differiscano fra di loro. I risultati hanno mostrato che sia i testi intermedi che avanzati mostrano una buona architettura testuale. Dal punto di vista grammaticale, i due livelli sono caratterizzati dagli stessi errori (p.e., la selezione non corretta delle preposizioni e l’uso dei clitici). Tuttavia, i testi del livello intermedio mostrano una maggior correttezza grammaticale dei testi di livello avanzato. Al contrario, la competenza lessicale risulta superiore nei testi di livello avanzato rispetto ai testi di livello intermedio, suggerendo che gli apprendenti di livello avanzato tendono a dirigersi verso una struttura del testo più comunicativa che corretta grammaticalmente.
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Godzich, Anna. "I verbi di servizio (modali, aspettuali e causativi) e i verbi supporto nelle grammatiche descrittive d’italiano dal 1953 al 2005". Studia Romanica Posnaniensia 47, n.º 2 (15 de junio de 2020): 21–32. http://dx.doi.org/10.14746/strop.2020.472.002.

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Resumen
The paper deals with Italian helping verbs (modal, aspectual, causative verbs) and light verbs which form complex predicates and with the rules that guide its use in Italian descriptive grammars published in Italy between 1953 and 2005. The author shows that those forms in both – traditional and contemporary Italian descriptive grammars are treated at the level of word classes whereas it could be more appropriate to discuss them as clause elements as they form complex predicates. In our opinion this way of describing such verbs is due to the tradition in Italy to focus on a form and not on function of an element. What is more, Italian grammarians tend to omit in Italian descriptive grammars noun predicationand the role of semantic predicate (n pred.). The goal of the paper is to present the advantages of an integrated approach to helping verbs (modal, aspectual, causative verbs) and light verbs in modern Italian. The author emphasizes its importance for contemporary Italian FL syntax teaching.
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Tesis sobre el tema "Grammatica descrittiva"

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PERBELLINI, Maria. "Collocazioni lessicali in spagnolo: fra teoria linguistica e grammatica descrittiva". Doctoral thesis, 2009. http://hdl.handle.net/11562/337373.

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Resumen
Il presente studio propone un’analisi di tipo teorico del fenomeno delle collocazioni lessicali nella lingua spagnola. In particolare, si intende contribuire a una migliore definizione di un fenomeno riguardo al quale esistono molteplici studi descrittivi che ne hanno fornito analisi contrastanti. La prima questione fondamentale concerne la definizione della natura linguistica del fenomeno in esame: le collocazioni non vengono considerate il risultato di processi morfologici per la loro struttura sintagmatica, né possono dirsi meri oggetti sintattici, in relazione alla fissità nel loro uso. Inoltre non è ammissibile derivare la loro natura cristallizzata dalla frequenza d’uso, come molti approcci tradizionali sostengono (Firth 1968; Sinclair 1991; Halliday 2004). A tale proposito, un’ipotesi particolarmente convincente è formulata da Bosque (2001), il quale definisce le collocazioni prodotti di un’interfaccia lessico-sintattica. La loro specificità risiede nelle peculiari dinamiche di selezione dei componenti, nelle quali sono coinvolti complessi processi cognitivi. L’ipotesi fondamentale alla base di questo lavoro considera il vincolo collocazionale un’entità memorizzata nel lessico, alla stregua di molte parole ed espressioni polirematiche, in linea con la distinzione tra storage e computation formulata da Jackendoff (2002). Il modello del lessico formulato da quest’ultimo contrasta con quello di Chomsky - per il quale il lessico è una lista di elementi idiosincratici - principalmente poiché ammette nella memoria a lungo termine la presenza di entità linguistiche molto varie: dai morfemi flessivi a interi testi. L’eterogeneo insieme di elementi lessicalizzati può essere rappresentato come parte di un continuum Lessico- Sintassi composto di forme che variano dalle più cristallizzate (idioms) alle più libere (combinazioni libere). La scalarità che caratterizza questo continuum è argomento di controversia tra gli approcci più classici basati su sistemi rigidamente modulari, tuttavia essa si dimostra funzionale alla descrizione di unità intercategoriali come le collocazioni lessicali. La registrazione nel lessico del vincolo collocazionale è motivata dall’attivazione di specifici meccanismi semantico-cognitivi. In particolare, le strategie di decomposizione lessicale hanno duplice funzione: (i) rendono evidente che la selezione fra elementi di una collocazione (la base e il collocato) è ortogonale all’identificazione della testa “formale”; (ii) pongono l’accento sulla regolare attivazione di meccanismi cognitivi nei processi di selezione sottesi al vincolo collocazionale. Considerando le collocazioni V-N e N-A (o AN), l’elemento chiave corrisponde al lessema cognitivamente più saliente (la base, in questi casi il nome), il quale esibisce autonomia e trasparenza semantica ma non coincide necessariamente con la testa sintattica. Al contrario, il collocato (il verbo o l’aggettivo) dipende dalla base per la sua specificazione semantica e riceve solitamente un’interpretazione figurata. In questo quadro, si svilupperà l’ipotesi che il nome sia il componente che seleziona il verbo - non viceversa - attivando sottoparti della struttura 2 concettuale secondo il modello dei qualia formulato da Pustejovsky (1995) o processi indipendenti concernenti l’interpretazione metaforica. Nonostante la trasparenza semantica, la base viene sottoposta a una rappresentazione concettuale che legittima, attraverso precise dinamiche metaforiche, la selezione di un collocato appartenente a un dominio concettuale essenzialmente diverso. In particolare, i nomi di categorie astratte tendono a essere concettualizzati come oggetti concreti. Questo tipo di concettualizzazione (e il ruolo centrale che svolge in essa la nozione di spazialità) determina la selezione del collocato e la sua interpretazione figurata. In destapar un secreto, ad esempio, la concettualizzazione di secreto come un contenitore chiuso, da cui è possibile rimuovere il tappo, legittima la selezione semantica del verbo destapar, al quale viene assegnato un senso figurato. La coesione interna caratteristica delle collocazioni è a mio giudizio il risultato di peculiari relazioni metaforiche tra la base e il collocato. È pertanto plausibile che, data la complessità interpretativa del fenomeno collocazionale, l’insieme di processi ad esso sotteso sia affidato alla memoria a lungo termine (o storage). Infine, l’analisi del corpus di espressioni polirematiche analizzato in questa ricerca ha permesso una duplice categorizzazione: la prima classifica le collocazioni in base al tipo di processo metaforico sotteso alla loro formazione, secondo la tassonomia delle metafore proposta da Lakoff and Johnson (1980); la seconda ordina le costruzioni polirematiche in funzione della loro fissità sintattica. Il modello del continuum Lessico-Sintassi evidenzia la natura scalare della fissità e dell’idiomaticità e la loro diretta corrispondenza: al grado di idiomaticità di un’espressione corrisponde il grado della sua fissità e lessicalizzazione.
This study explores the phenomenon of lexical collocations in Spanish, aiming to provide a theoretical analysis of an intensely debated phenomenon which is still in need of a satisfactory definition. The research starts with the examination of a corpus of collocations extracted from the relevant literature and sheds light on the lack of homogeneity in the description of the combinations traditionally labeled “collocations”. Although this linguistic phenomenon has been approached from different perspectives in the literature, there is a fundamental question to be addressed concerning the definition of the linguistic nature of collocations: in fact, they cannot be considered the result of morphological processes because of their phrasal status; neither are they standard syntactic objects because of their fixity in use. Further, the frozen nature of collocations is not a consequence of their frequent use in common language, as argued in many traditional approaches (Firth 1968; Sinclair 1991; Halliday 2004). An appealing hypothesis, which has inspired the present research, is found in Bosque (2001), where it is argued that collocations are linguistic objects at the interface between lexicon and syntax. Their specificity lies in the peculiar selection restrictions that seem to involve complex metaphorical processes. The overall claim is that the collocational thread is stored in the lexicon along with most words and idioms. This idea finds support in Jackendoff (2002) who makes a clear distinction between storage and online computation. His conception of the lexicon is in contrast with Chomsky’s - whose lexicon is a list of irregularities - mainly because it allows the storage of items smaller or larger than words, from inflectional morphemes to whole texts. This heterogeneous set of lexical items can be viewed as part of a Lexicon-Syntax continuum of forms ranging from the most frozen (idioms) to the least ones (free combinations). The main feature of this pattern lies in scalarity - a property which is at odds with the classical view based on systems of categorization - which allows clarifying the proximity of collocations both to free combinations and to idioms, without forcing them into either one or the other class. Further, it is argued that the frozen nature of the collocational thread depends on the activation of some peculiar cognitive-semantic mechanisms. In particular, lexical decomposition processes can arguably shed light on the fact that the selection between the elements of a collocation (the base and the collocate) is orthogonal to the identification of the “formal” head of the construction. Specifically, concerning V-N and N-A (or A-N) collocations, the pivotal element corresponds to the more salient lexeme from a cognitive point of view (the base, namely N), which shows semantic autonomy and transparency but it does not automatically coincide with the syntactic head. On the contrary, the collocate (V or A) depends on the base for its semantic specification and it commonly receives a figurative interpretation. On these grounds, I will develop the hypothesis that it is the noun which selects its verb - and not viceversa - by activating subparts of its conceptual structure related to Pustejovsky’s qualia or to independent processes of metaphorical interpretation. Lexical 2 decomposition strategies also emphasize the regular activation of cognitive mechanisms in the selection processes in lexical collocations. Despite its semantic transparency, the base seems to undergo a conceptual representation which enables, through metaphorical mechanisms, the selection of a collocate belonging to a radically different conceptual domain. In particular, nouns belonging to abstract categories tend to be conceptualized as they were concrete objects. This kind of conceptualization (and the central role that spatial concepts play in it) triggers the selection of the collocate and its metaphorical interpretation. In destapar un secreto, for instance, the conceptualization of secreto ‘secret’ as a concrete, closed container which can be uncorked to let its content come out, triggers the semantic selection of a verb such as destapar ‘to uncork’, which is given a figurative sense. The internal cohesion of collocations is thus often the result of the metaphorical relationship between the base and its collocate. Given the high complexity of the interpretive mechanisms at the basis of the collocational thread, the most plausible option is its storage in long-term memory. To conclude, the corpus analysis has enabled us to propose a double categorization. Based on the taxonomy of metaphors proposed by Lakoff and Johnson (1980), the first categorization sorts collocations according to the type of metaphor detected on the collocate. The second one classifies different kinds of multi-word constructions on the basis of syntactic fixity. Further, the Lexicon-Syntax continuum model adopted in the present study highlights the scalar nature of fixity and idiomaticity, which are directly related in multiwords expressions: the more idiomatic a combination the more ‘fix’, hence ‘lexicalized’.
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Libros sobre el tema "Grammatica descrittiva"

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Saibene, Maria Grazia. Grammatica descrittiva della lingua tedesca. Roma: la nuova Italia scientifica, 1992.

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Vincelli, Antonio. Grammatica descrittiva del dialetto di Casacalenda. Campobasso: Edizioni Enne, 1995.

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Brunale, Arnaldo. Grammatica e sintassi descrittive del dialetto di Campobasso. Campobasso: Enne, 2003.

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Actas de conferencias sobre el tema "Grammatica descrittiva"

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Silva, Madalena Pinto da. "Guardare oltre il tempo". En International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7958.

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Resumen
È nostra convinzione che gli argomenti della dissoluzione del luogo contribuiscono a ideare una città che va aggiungendo architetture atopici, architetture dove si può manifestare più facilmente la spettacolarità delle sue forme, e dove la rottura spaziale della città diventa più evidente. D'altra parte, la difesa dell’anti-storicità del processo creativo architettonico, nel confronto con la città e la sua architettura in nome del progresso e del futuro, crea le forme di rottura e di disagio e dà forza ad una nuova visione puramente funzionalista. Oggi l'architettura appare come controllata d’altre aree del sapere, manifestandosi, tuttavia, esuberante nelle sue forme, in un’autonomia illusoria, e prigioniera di presupposti che le superano e svalutano. L'architettura contemporanea deve chiamare di nuovo a sé il concetto di continuità e permanenza, della prospettiva di creare nuove memorie e di contribuire alla definizione di riferimenti collettivi che possano edificare le forme della nostra storia attuale, e le forme di una città in crescita che oggi è già difficile da identificare. Siamo preoccupati, tuttavia, in un altro ordine, l'ordine che possiamo trovare attraverso esempi che mostrano una sequenza 'genomica', una struttura che stabilisca la continuità dei fatti che hanno determinato la città e che la hanno configurato in molti modi, nel corso della sua storia. In un processo dicotomico di causa ed effetto, la città contemporanea può anche vedere la sua forma descritta con la precisazione della forma dei suoi spazi pubblici (Il suo design e la sua posizione – una grammatica operativa), ma anche con il rapporto e i legami tra loro, (un ordine – una sintassi efficiente). We are convinced that the arguments surrounding the dissolution of place tend toward the materialization of a city which continues to amass atopic architectures, architectures that facilitate the spectacularism of their forms and where the spatial rupture of the city becomes more discernible. On the other hand, the vindication of the architectural creative process as anti-historical creates forms of rupture and discomfort, and empowers a new, merely functionalist, vision. Today architecture is seen as subsidiary to other branches of knowledge, and, despite its exuberant forms, it retains an illusory autonomy, confined by assumptions that surpass and depreciate it. Contemporary architecture must reclaim the notion of perpetuity and permanence, so as to create new memories and contribute to the maintenance of collective references that solidify our current history’s forms and the forms of a growing city increasingly difficult to identify. We are interested in the order that we can find by way of examples that feature a ‘genomic’ sequence, a structure capable of establishing the continuity of facts that throughout history have determined and configured the city in so many ways. By means of a dichotomous cause and effect process, we may also describe the contemporary city’s form by clarifying the form of public spaces (their design and position – an operative grammar) and the relation and articulation between public spaces (an order – an efficient syntax).
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