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D’Andrea, Antonio. "Il Parlamento e il Governo: le ragioni del rispettivo disallineamento costituzionale (sempre reversibile)". DIRITTO COSTITUZIONALE, n.º 3 (noviembre de 2022): 9–40. http://dx.doi.org/10.3280/dc2022-003002.

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Da circa trent'anni il sistema di governo parlamentare, in Italia, ha funzionato in modo poco rispettoso del ruolo centrale che la Costituzione riserva agli organi parlamentari, a cominciare dall'esercizio della funzione normativa. Nella prassi sono stati il Governo e il suo leader, insieme allo stesso Presidente della Repubblica, ad assumere, non solo la guida politica dello Stato, ma anche il pieno controllo della maggioranza parlamentare via via faticosamente costituita. Nell'articolo si ipotizzano alcune soluzioni istituzionali incentrate principalmente su nuovi meccanismi elettorali in grado di rivitalizzare il parlamenta-rismo italiano, ritenuto sempre preferibile ad altri sistemi di governo.
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Pasquino, Gianfranco. "VARIANTI DEI MODELLI DI GOVERNO PARLAMENTARE". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 33, n.º 2 (agosto de 2003): 295–315. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200027192.

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Introduzione«Chi conosce il diritto costituzionale classico e ignora la funzione dei partiti, ha un'idea sbagliata dei regimi politici contemporanei; chi conosce la funzione dei partiti e ignora il diritto costituzionale classico ha un'idea incompleta ma esatta dei regimi politici contemporanei» (Duverger 1961, p. 412) Alla luce di questa preziosa indicazione metodologica dell'autorevole politologo e costituzionalista francese, il dibattito italiano sul «premierato» appare immediatamente e sostanzialmente inadeguato perché incapace, tranne pochissime eccezioni, di tenere insieme il sistema dei partiti e il modello di governo. Certo, è innegabile che le regole e le attribuzioni di poteri costituzionali hanno anche una dinamica e una forza propria e specifica. Tuttavia, il modo e il grado di successo con il quale regole e poteri incidono sui rapporti governo/parlamento e governo/elettorato differiscono in maniera significativa a seconda del sistema di partiti sottostante sul quale si applicano e con il quale interagiscono. In questa sede, manterrò l'analisi focalizzata esclusivamente sui modelli parlamentari di governo, ma, naturalmente, anche qualsiasi tentativo di comprendere e di rendere conto del funzionamento dei modelli presidenziali di governo appare altrettanto inadeguato se, per l'appunto, non tiene conto dei diversi sistemi di partito sui quali viene innestato ciascun modello presidenziale (per le indispensabili differenziazioni fra presidenzialismi e parlamentarismi, si veda Sartori 2000; per un tentativo, peraltro piuttosto confuso poiché si perde in eccessive specificazioni che non conducono ad opportune generalizzazioni, Shugart e Carey 1992).
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Cavaggion, Giovanni. "Minoranze e opposizioni in un Parlamento marginalizzato". DIRITTO COSTITUZIONALE, n.º 3 (noviembre de 2022): 95–124. http://dx.doi.org/10.3280/dc2022-003005.

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L'articolo studia il ruolo delle opposizioni e delle minoranze parlamentari alla luce delle trasformazioni in atto nella forma di governo italiana. A partire dalla stagione della "Se-conda Repubblica" il saldarsi dell'asse tra Governo e maggioranza parlamentare ha progressivamente ridotto i margini per la partecipazione dlle opposizioni e delle minoranze alla determinazione dell'indirizzo politico. La fine del bipolarismo e il ritorno a un sistema elettorale prevalentemente proporzionale sembrano avere aggravato anziché attenuare, le distorsioni in atto. L'articolo si interroga sui possibili rimedi, che potrebbero essere, alternativamente, la riaffermazione della centralità del Parlamento, ovvero l'introduzione di adeguati strumenti di tutela per le minoranze e le opposizioni parlamentari.
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Petrillo, Pier Luigi. "La perenne campagna elettorale dell'Opposizione parlamentare in Italia e in Gran Bretagna". Quaderni dell'Osservatorio elettorale QOE - IJES 51, n.º 1 (30 de junio de 2004): 81–118. http://dx.doi.org/10.36253/qoe-12736.

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Nei regolamenti di alcuni parlamenti europei, dove si vive una competizione tra due forze politiche prevalenti, una al governo e l’altra all’Opposizione, esistono diversi strumenti che, garantendo la funzione alternativa di quest’ultima, definisco un vero e proprio Statuto dell’Opposizione in quanto non si limitano a evitarne lo «schiacciamento» da parte del raccordo maggioranza-governo, ma ne assicurano la manifestazione in parlamento di un progetto politico alternativo. Tali garanzie, quindi, proprio per la loro natura, possono risolversi in strumenti di campagna elettorale in quanto permettono all’Opposizione di essere visibile all’esterno dell’aula. Di conseguenza il parlamento, rivitalizzato grazie alla presenza costante dell’Opposizione, diventa la sede di una perenne campagna elettorale intesa non già come un continuo conflitto politico a suon di ostruzionismi reciproci, ma come un costante dibattito, magari anche aspro ma legittimo, tra i due principali soggetti politici. Il dibattito, infatti, in questi sistemi, viene procedimentalizzato e si traduce in critica, confronto e proposta. È intorno a questa tesi che si ragiona nel lavoro che segue, puntando l’attenzione, ovviamente, alla realtà italiana e servendoci di quella britannica (ma non solo) come di un modello di sistema competitivo. Non si vuole, invece, analizzare l’informazione parlamentare tout court, cioè l’insieme di meccanismi che rendono pubblica l’attività comunque svolta in parlamento; né ci soffermeremo sul tema del giornalismo parlamentare e, quindi, di come l’informazione parlamentare è esternalizzata; né si cercherà di dimostrare quali siano i comportamenti politici che l’Opposizione deve tenere in parlamento per essere visibile al suo esterno. Più semplicemente, dopo aver definito che cosa intendere per Opposizione parlamentare e quale sia la sua funzione costituzionale, prendendo a modello la Gran Bretagna, si cercherà di comprendere in cosa si sostanzia la logica del parlamento in perenne campagna elettorale e come e perché questa stessa logica sia (stata?) assente in Italia. In secondo luogo analizzeremo alcune garanzie che la Costituzione italiana e i Regolamenti parlamentari pongono a favore dell’Opposizione, non già, però, per definirne lo status ma per capire come tali strumenti possano, da un lato, trasformarsi in meccanismi di campagna elettorale parlamentare e dall’altro definire il parlamento come il luogo privilegiato della comunicazione politica. È da qui che avvieremo le conclusioni del ragionamento.
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Sartori, Giovanni. "PREMIERATO FORTE E PREMIERATO ELETTIVO". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 33, n.º 2 (agosto de 2003): 285–93. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200027180.

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IntroduzioneLa dizione «premierato» indica un sistema parlamentare nel quale il potere esecutivo sovrasta il potere legislativo e nel quale il primo ministro comanda i suoi ministri. L'idea è di un governo sopra l'assemblea che ribalta il governo della assemblea (l'assemblearismo). Va da sé, pertanto, che il premierato sta per «governo forte» nel senso di governo efficiente, di governo in grado di governare. Dire «premierato forte» è pleonastico: se è premierato, è per definizione forte (strutturalmente parlando).
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Cavino, Massimo. "UNA CONCEZIONE SVALUTATIVA DELLA RAPPRESENTANZA PARLAMENTARE: IL CONTRATTO DI GOVERNO". Il Politico 251, n.º 2 (3 de marzo de 2020): 221–38. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2019.246.

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Resumen
Durante la XVIII legislatura, i leader della maggioranza parlamentare italiana hanno accettato di formare un governo di coalizione attraverso il "Contratto per il governo del cambiamento". L'approvazione di questo documento ha rappresentato una novità significativa nella politica italiana e, di conseguenza, merita un'attenta considerazione. Il saggio si concentra sulla forma giuridica del "Contratto" e prende in considerazione i suoi effetti sul funzionamento del Parlamento e del Gabinetto italiano.
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Landoni, Enrico. "GOVERNO E GOVERNABILITÀ NEL DIBATTITO POLITICO-PARLAMENTARE SULLE RIFORME (1975-1988)". Il Politico 256, n.º 1 (28 de junio de 2022): 108–28. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2022.685.

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Urbani, Giuliano. "IL GOVERNO: PROBLEMI CONCETTUALI E VERIFICHE EMPIRICHE". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 17, n.º 2 (agosto de 1987): 233–39. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200016671.

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IntroduzioneInnanzitutto, una doverosa premessa. Credo che si debba riconoscere all'articolo di Mauro Calise il non trascurabile merito di aver messo in tutta evidenza la fertilità contenuta in alcuni fondamentali temi di ricerca, sui quali converrà proseguire con maggiore sistematicità lo scandaglio appena iniziato. Mi limito a ricordarne uno solo: l'importanza di riconsiderare l'intera problematica del processo di «istituzionalizzazione del governo» nel nostro paese alla luce dell'abbondantissima letteratura non strettamente politologica. Penso, ovviamente, al diritto costituzionale e parlamentare; ma anche alla stessa storia parlamentare, alla scienza dell'amministrazione, alle molte branche della sociologia politica fino alla moderna teoria economica delle strutture organizzative complesse (com'è nel caso, tanto per citare gli autori più potenzialmente rilevanti per il nostro problema, della produzione di un James G. March o di un Wilson o di un Williamson). La ragione è evidente. Non si tratta, infatti, di abdicare al nostro ruolo specialistico di politologi per vivere alle spalle di qualcun altro quanto di riconoscere apertamente che le altrui prospettive specialistiche possono consentirci di vedere in termini nuovi (e, a volte, notevolmente complicati) le nostre stesse questioni peculiari: come sono quelle attinenti alla specifica «logica politica» dei modi di essere dell'istituzione-governo. Limitiamoci anche qui a un solo esempio: il funzionamento del collegio «Consiglio dei ministri», considerato come la più tipica manifestazione delle coalizioni interpartitiche, ma anche — e allo stesso tempo — come un'organizzazione «economica» (finalizzata a massimizzare i possibili benefici, minimizzando i relativi costi), come un organo disciplinato da precise norme giuridiche, come una struttura sociale caratterizzata da una propria storia autonoma e così via. L'ipotesi è, infatti, che la comprensione dei «comportamenti coalizionali» all'interno del Consiglio dei ministri possa giovarsi grandemente di una simile considerazione interdisciplinare, sia pure impostata e finalizzata all'ottica esclusiva del lavoro politologico.
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Grimaldi, Angelo. "La forma di governo nella Costituzione Romana del 1849". Misión Jurídica, n.º 20 (1 de julio de 2021): 174–96. http://dx.doi.org/10.25058/1794600x.1916.

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Resumen
Dalla Costituzione romana del 1849 emerge una forma istituzionale “quasi dualistica” o “dualismo zoppo”. Si prevede una separazione dei poteri che però non rende possibile l’influenza ex post di un organo sulla funzione dell’altro, uno dei due organi costituzionali è claudicante: il Presidente collegiale della Repubblica, pur partecipando direttamente alla funzione legislativa, non può esercitare il veto sospensivo (accompagnato dalle osservazioni presidenziali), ma può soltanto, “senza ritardo”, promulgare la legge. L’Assemblea nomina il Presidente collegiale della Repubblica; i tre consoli non possono essere scelti fra i parlamentari, quindi si stabilisce la separazione dei due più importanti attori costituzionali. Il Presidente collegiale della Repubblica era a capo del Governo, ad esso spettava la nomina e la revoca dei ministri, quindi i ministri erano legati al Consolato da un rapporto “interno” di fiducia, ma tale rapporto di fiducia non poteva instaurarsi tra il Consolato-Governo e l’Assemblea. I due poteri, Legislativo e Capo dello Stato-Esecutivo, si costituiscono in due centri di autorità distinti, congegnati in un modo tale ed unico da potersi definire forma “quasi dualistica”. L’istituto della controfirma stabilisce il principio della “non responsabilità dei Consoli”, ma in che modo la Costituzione avrebbe garantito la irresponsabilità del Presidente (collegiale) della Repubblica se si afferma l’esatto contrario negli articoli 43, 44, 45 e 55? Risulta difficile immaginare un’evoluzione al parlamentarismo, cioè la responsabilità giuridica avrebbe aperto la strada alla responsabilità politica e, di conseguenza, al sistema parlamentare?
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Lupo, Nicola y Giovanni Piccirilli. "Le recenti evoluzioni della forma di governo italiana: una conferma della sua natura parlamentare". DEMOCRAZIA E DIRITTO, n.º 1 (octubre de 2012): 85–109. http://dx.doi.org/10.3280/ded2012-001006.

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Fisichella, Domenico. "ALLE ORIGINI DELLA SCIENZA POLITICA ITALIANA: GAETANO MOSCA EPISTEMOLOGO". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, n.º 3 (diciembre de 1991): 447–70. http://dx.doi.org/10.1017/s004884020001786x.

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IntroduzioneLa riflessione epistemologica di Gaetano Mosca prende le mosse dall'osservazione che la scienza politica, come studio dei fenomeni politici con il metodo scientifico, è nel suo tempo ancora in fase di significativa arretratezza, per non dire nell'infanzia. Basta guardare allo sviluppo delle scienze naturali per rendersene conto. Già dalle pagine iniziali della Teorica dei governi e governo parlamentare, pubblicato in prima edizione nel 1884, il rilievo è esplicito e ricorrente: “i risultati ci dicono che, fino al giorno d'oggi, il metodo sperimentale ha fatto assai migliori prove nelle scienze fisiche che nelle sociali” (Mosca 1982, 197). D'altra parte, “che una scienza sociale non sia ancora nata”, talché ne deriva appunto “l'inferiorità di sviluppo scientifico che hanno le scienze sociali in rapporto alle naturali”, è tema ritornante anche negli Elementi di scienza politica, usciti in prima edizione nel 1896. “La scienza politica”, nota infatti il nostro autore, “non crediamo che neanche ora sia entrata interamente nel vero periodo scientifico” (ivi, 202, 199, 555).
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Piazzoni, Irene. "Il Pci e il "governo" delle televisioni negli anni del compromesso storico (1976-1979)". SOCIETÀ E STORIA, n.º 173 (noviembre de 2021): 493–520. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-173003.

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Negli anni della "solidarietà nazionale", per tutte le forze politiche italiane il "governo" del sistema televisivo, investito da un terremoto che ne disarticolava la geografia ridefinendo gli equilibri tra "mano" pubblica e soggetti privati, si pose come un ineludibile cimento. Tanto più ne fu investito il Pci, giunto nell'area della maggioranza e forte di una folta rappresentanza parlamentare. Qual fu il suo ruolo in quello snodo? Quali obiettivi il partito si proponeva? Quale la coesione interna con cui si mosse? Quali furono le strategie messe in campo? Quali i presupposti ideologici che le sostenevano? Quali gli alleati? Sono le questioni su cui l'articolo si interroga, ricostruendo la sintassi della concertazione tra i partiti cui il Pci si affidò e di cui fu protagonista. Ne emergono i nodi e le ragioni che portarono, anziché a una legge di regolamentazione, a un appeasement che si rivelò brodo di coltura di quelle storture che avrebbero generato l'anomalia del caso italiano.
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Riberi, Mario. "Giovanni de Foresta, deputato alla camera subalpina e Ministro della giustizia (1850-1859)". Italian Review of Legal History, n.º 7 (22 de diciembre de 2021): 199–255. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/16889.

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Il giurista nizzardo Giovanni de Foresta è un personaggio poco noto e pochissimo studiato, nonostante il suo notevole apporto dato alla causa dell'unità d'Italia. Sostenitore di Cavour, sedette alla Camera subalpina per due legislature, la IV e la V, e rivestì due importanti incarichi di governo: fu ministro di Grazia e Giustizia sia nel primo governo D’Azeglio sia nel secondo governo Cavour, nel periodo di entrata in vigore delle leggi Siccardi. Oggetto di questo articolo sono i progetti elaborati da De Foresta durante questi due incarichi ministeriali. Innanzitutto il progetto che si tradusse nella legge del 26 febbraio 1852 sull’introduzione di misure restrittive della libertà di stampa: il dibattito parlamentare che ne seguì portò alla frattura della destra e alla stagione del "connubio" Cavour-Rattazzi. Successivamente viene illustrata l’opera svolta da De Foresta negli anni 1855-59 per il rinnovamento della codificazione del Regno di Sardegna attraverso l’apertura di un cantiere sia per l’elaborazione del codice di procedura civile sia per la revisione dei codici penali, che nel 1860 sostituirono quelli albertini. È infine presentato il contributo dato nel 1858 da De Foresta all'alleanza con la Francia, ritenuta indispensabile da Cavour per realizzare l'unità d'Italia, quando il Guardasigilli, per venire incontro alle richieste del governo francese, fece approvare dal Parlamento subalpino la legge sulle sanzioni da infliggere ai cospiratori contro i capi di stato stranieri.
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Lijphart, Arend. "PRESIDENZIALISMO E DEMOCRAZIA MAGGIORITARIA". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, n.º 3 (diciembre de 1989): 367–84. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200008637.

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IntroduzioneNel suo noto saggio su Democracy, Presidential or Parliamentary: Does it Make a Difference? — ampiamente diffuso e da considerarsi ormai una sorta di classico non pubblicato — Juan Linz (1987, 2) osserva correttamente che gli scienziati della politica hanno trascurato le importanti differenze istituzionali e comportamentali tra regimi parlamentari, presidenziali e semipresidenziali e che, in particolare, queste differenze «ricevono solo scarsa attenzione nei due più recenti lavori di comparazione delle democrazie contemporanee», cioè Comparative Democracies di G. Bingham Powell (1982) e il mio Democracies (Ljiphart 1984). Una ragione per cui il presidenzialismo risulta relativamente trascurato nel mio libro è che nell'universo di 21 democrazie ivi considerato — definito da quei paesi che hanno avuto una ininterrotta esperienza di governo democratico approssimativamente dalla fine della seconda guerra mondiale — compare un solo chiaro caso di governo presidenziale (gli Stati Uniti) e due casi più ambigui (la V Repubblica francese e la Finlandia). Retrospettivamente ritengo di aver applicato i miei criteri in modo troppo stretto e che avrei dovuto includere anche l'India e il Costa Rica tra le mie democrazie «prolungate». Quest'ultimo avrebbe costituito un quarto caso di presidenzialismo. Powell fa ricorso ad una definizione meno esigente di democrazia (un minimo di 5 anni di democrazia nel periodo dal 1958 al 1976), il che gli mette a disposizione altri 4 casi di presidenzialismo: Venezuela, Cile, Uruguay e Filippine.Vorrei essere ancor più esplicitamente critico sul mio libro del 1984: la debolezza principale non è tanto lo scarso spazio dedicato al contrasto tra presidenzialismo e parlamentarismo (circa 12 pagine su 222, cioè un po’ più del 5% del libro) ma piuttosto il fatto che la discussione non è sufficientemente integrata con la comparazione della democrazia maggioritaria e consensuale, che costituisce il tema principale del lavoro. In particolare, ho definito presidenzialismo e parlamentarismo in riferimento a due caratteristiche contrastanti, ignorando una terza cruciale distinzione, ed ho poi legato il contrasto presidenziale/parlamentare ad una sola delle differenze tra democrazia consensuale e maggioritaria, ignorando il suo impatto su numerose altre distinzioni. L'obiettivo di questo articolo è correggere queste lacune e stabilire la connessione generale tra il contrasto presidenziale/parlamentare e quello maggioritario/consensuale.Come Linz, il mio atteggiamento sarà critico verso il presidenzialismo, ma tale critica si baserà su argomenti in parte diversi. L'argomento principale di Linz (1987, 11) riguarda «la rigidità che il presidenzialismo introduce nel processo politico e la flessibilità di gran lunga maggiore di questo processo nei sistemi parlamentari». Concordo pienamente con Linz e, in aggiunta, sono d'accordo che rigidità e immobilismo costituiscono i più seri punti deboli del presidenzialismo. In questo articolo la mia critica si concentrerà su una ulteriore debolezza della forma presidenziale di governo: la sua potente inclinazione verso la democrazia maggioritaria e il fatto che, nel gran numero di paesi in cui un naturale consenso di fondo è assente, appare necessaria una forma di democrazia consensuale invece che maggioritaria. Questi paesi comprendono non solo quelli caratterizzati da profonde fratture etniche, razziali e religiose, ma anche quelli con intense divisioni politiche che originano da una storia recente di guerra civile o dittatura militare, enormi diseguaglianze socio-economiche e così via. Inoltre, nei paesi in via di democratizzazione o di ri-democratizzazione le forze non-democratiche devono essere rassicurate e riconciliate ed è necessario fargli accettare l'idea non solo di abbandonare il potere, ma anche di non insistere nel pretendere il mantenimento di «domini riservati» di potere non-democratico all'interno del nuovo, e per gli altri versi democratico, regime. La democrazia consensuale, che è caratterizzata dalla condivisione, dalla limitazione e dalla dispersione del potere, ha molte più probabilità di raggiungere questo obiettivo che non il diretto dominio maggioritario. Come Philippe C. Schmitter ha suggerito, democrazia consensuale significa democrazia «difensiva», che per le minoranze etno-culturali e politiche risulta meno minacciosa dell' «aggres-sivo» governo maggioritario.Tratterò questo tema in tre fasi. In primo luogo definirò il presidenzialismo in riferimento a tre essenziali caratteristiche. In secondo luogo mostrerò che, specialmente come risultato della sua terza caratteristica, il presidenzialismo ha una forte tendenza a rendere la democrazia più maggioritaria. Infine, esaminerò le varie caratteristiche non-essenziali del presidenzialismo — caratteristiche che, benché presenti di frequente, non sono elementi distintivi della forma di governo presidenziale — ed il loro impatto sul grado di consensualità o maggioritarietà della democrazia.
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Rusconi, Gian Enrico. "QUALE «DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE»? LA CORTE FEDERALE NELLA POLITICA TEDESCA E IL PROBLEMA DELLA COSTITUZIONE EUROPEA". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 27, n.º 2 (agosto de 1997): 273–306. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024837.

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IntroduzioneLa Germania offre una interessante versione contemporanea dello «Stato costituzionale» o della «democrazia costituzionale» con le sue tipiche tensioni tra responsabilità politica parlamentare e giustizia costituzionale. Un esempio tanto più istruttivo in quanto si pone all'incrocio tra la tradizione tedesca dello «Stato di diritto» e la tendenza ad un «nuovo costituzionalismo» che suscita crescente attenzione nelle scienze politiche e giuridiche.Ma c'è di più. La centralità del ruolo della Germania in Europa fa sì che questa problematica si proietti sulla costruzione politico-costituzionale dell'Unione europea. L'istituzionalizzazione dell'Europa politica e la semplice ipotesi di una Costituzione europea rimettono in gioco i concetti classici di popolo, sovranità, statualità e legittimazione democratica e aggiornano i dilemmi del costituzionalismo e della Costituzione come statuto delle libertà, come contratto politico e come forma di governo. In questa ottica il progetto europeo acquista i tratti di una democrazia o Stato costituzionale tutto da esplorare, per il quale il modello tedesco diventa molto istruttivo.
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Strøm, Kaare. "GOVERNI DI MINORANZA E DEMOCRAZIE PARLAMENTARI". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 15, n.º 2 (agosto de 1985): 167–204. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200003129.

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IntroduzioneI governi di minoranza sono soluzioni anomale nelle democrazie parlamentari. Tale tipo di governo può essere definito come un governo composto da rappresentanti di partiti che, in totale, controllano meno della metà dei seggi parlamentari. Le alternative ai governi di minoranza sono due: 1) governi di maggioranza, 2) amministrazioni non-partitiche.
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Pereira, Matheus Mazzilli. "OPORTUNIDADES POLÍTICAS EM UM PRESIDENCIALISMO DE COALIZÃO". Lua Nova: Revista de Cultura e Política, n.º 105 (septiembre de 2018): 217–52. http://dx.doi.org/10.1590/0102-217252/105.

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Resumo Ao longo dos governos federais do PT, o movimento LGBT conquistou importantes resultados políticos que, porém, variaram negativamente a partir de 2011. Analisando-se o impacto de oportunidades políticas sobre os resultados de movimentos sociais, como explicar tal variação se, ao longo desse período, um mesmo partido chefiou o Poder Executivo e as redes desse movimento se mantiveram ativas na burocracia estatal? Sugiro, neste artigo, que oportunidades políticas se abrem e se fecham no Brasil pelo gerenciamento da chefia do Executivo sobre as preferências de sua burocracia e de seus aliados de coalizão de governo. Os dados aqui apresentados indicam que variações nos investimentos do Governo Federal no combate à homofobia foram concomitantes ao crescimento da Frente Parlamentar Evangélica nas coalizões de governo, sugerindo que o fortalecimento de grupos parlamentares conservadores afetou os resultados do movimento LGBT.
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Sani, Giacomo y Paolo Segatti. "PROGRAMMI, MEDIA E OPINIONE PUBBLICA". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 26, n.º 3 (diciembre de 1996): 459–82. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024485.

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Dall'inaugurazione del governo Berlusconi (maggio 1994) al giuramento della compagine guidata da Prodi intercorrono solo ventiquattro mesi. Ma sono due anni caratterizzati da una densa e convulsa vicenda politica nel corso della quale si verificano tutta una serie di episodi di rilievo. Tra i più salienti spiccano: la rottura dell'alleanza di centro-destra nata alla vigilia del 27 marzo 1994 (il cosiddetto «ribaltone»); il ricorso ad un governo «tecnico» che doveva costituire una soluzione provvisoria ma finisce col durare più del previsto; la nuova spaccatura che si produce nella maggior formazione di centro (il Ppi) nella primavera del 1995 e che porta alla nascita del Cdu e fa quindi salire a tre gli eredi della vecchia Dc; una ulteriore modifica delle regole del gioco con l'adozione di un nuovo sistema per le elezioni dei consigli regionali; e, infine, lo svolgimento di ben tre consultazioni elettorali a carattere nazionale (le elezioni per il Parlamento europeo 1994, le elezioni regionali ed amministrative dell'aprile 1995, la tornata referendaria del giugno dello stesso anno).Gli avvenimenti del biennio segnalano le evidenti difficoltà di un processo di transizione per il quale non si riesce a trovare una via di uscita. Dopo la fase di destrutturazione del periodo 1992-1993, con le elezioni del 1994 il sistema dei partiti pareva avviato ad assumere una configurazione di tipo (quasi) bipolare, accompagnata da una significativa riduzione del grado di frammentazione. Ma la dinamica della vita politica nei mesi successivi alla formazione del governo Berlusconi smentiva entrambe le ipotesi. Essa dimostrava, in primo luogo, che la doppia e anomala alleanza risultata vincente il 27 marzo era solo un precario cartello elettorale destinato a dissolversi nel breve periodo. In secondo luogo, risultava evidente che nonostante la prevalenza della quota maggioritaria e la clausola di sbarramento, il nuovo meccanismo elettorale non era riuscito ad incidere in maniera significativa sul numero delle formazioni politiche presenti nell'arena parlamentare e nel paese. Infine, che si trattasse di un bi-polarismo assai imperfetto risultava chiaro dal fatto che, caduto il governo di centro-destra per la defezione della Lega, risultava impraticabile la formazione di una maggioranza alternativa. In sostanza, le nuove regole e gli assetti usciti dalla consultazione e dai successivi rimescolamenti degli schieramenti e dell'offerta elettorale non avevano prodotto né un governo destinato a durare, né una opposizione pienamente in grado di sostituirlo.
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Vasselai, Fabricio y Umberto G. Mignozzetti. "O Efeito das Emendas ao Orçamento no Comportamento Parlamentar e a Dimensão Temporal: Velhas Teses, Novos Testes". Dados 57, n.º 3 (septiembre de 2014): 817–53. http://dx.doi.org/10.1590/00115258201425.

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Este artigo analisa se, entre 1996 e 2010, a execução por parte do Executivo das emendas individuais de deputados federais ao orçamento aproximou esses parlamentares das preferências do governo nas votações nominais. Os argumentos que enxergam componente não partidário, personalista e paroquial no apoio parlamentar ao Executivo inspiram-se na influência dessas emendas. No entanto, tanto sua defesa como sua refutação deixam lacunas importantes que mantêm aberta a questão, pois ou desconsideraram o fator tempo nos testes realizados ou seu tratamento metodológico necessita correções. Buscamos superar esses problemas verificando se a distância entre pontos ideais dos parlamentares e da indicação do líder do governo, em dado ano, é influenciada pelas emendas orçamentárias executadas tanto naquele ano como nos anteriores. Propomos modelar tal defasagem temporal entre emendas e apoio parlamentar, corrigindo autocorrelação serial, controlando por medidas de pertencimento à coalizão e lidando com os inerentes problemas de instrumentalização desses modelos.
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Treu, Tiziano. "Flessibilitŕ e tutele nella riforma del lavoro". GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, n.º 137 (febrero de 2013): 1–51. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2013-137001.

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Resumen
Il saggio contiene un'analisi generale della recente riforma del lavoro (l. n. 92/2012). In premessa si ricostruisce l'iter formativo del provvedimento anzitutto nel dibattito fra le parti sociali e il governo, di cui si sottolinea l'andamento contrastato, e poi in sede parlamentare, dove si č verificata una larga convergenza politica sul testo e sulle sue modifiche, che peraltro non ha impedito forti tensioni e diffuse critiche. Il saggio discute l'impostazione generale della legge ispirata al modello europeo della flexicurity, mettendola a confronto con le esperienze di altri paesi e tenendo conto delle particolaritŕ italiane. Sottolinea inoltre l'importanza della delega sulla partecipazione dei lavoratori nell'impresa, che č indicata fra i principi ispiratori del provvedimento. Il commento rileva la non completa corrispondenza dei principali blocchi della legge rispetto agli obiettivi dichiarati dal governo e ai modelli europei: la persistente debolezza degli ammortizzatori sociali, accentuata dalla storica inadeguatezza degli strumenti di politica attiva del lavoro; l'importanza della promozione dell'apprendistato come canale privilegiato di ingresso dei giovani al lavoro; le scelte contrastanti in tema di flessibilitŕ in entrata, consistenti da una parte in una parziale liberalizzazione del contratto a termine, dall'altra in interventi limitativi dei contratti a progetto, partite IVA, associazione in partecipazione, con il ricorso alla tecnica delle presunzioni e, per altro verso, con l'aumento dei costi contributivi (interventi non omogenei che riflettono la mancanza di una rivisitazione complessiva del lavoro autonomo); infine, la modifica dell'art. 18 dello St.lav. che realizza il superamento dell'anomalia italiana della reintegrazione come unica sanzione del licenziamento ingiustificato e riconduce la reintegrazione a ipotesi tassativamente indicate dalla legge, sostanzialmente marginali rispetto alla indennitŕ risarcitoria. Il saggio sottolinea, infine, l'importanza delle vicende applicative della legge, opportunamente soggette a monitoraggio, e il ruolo decisivo non solo della giurisprudenza, ma della contrattazione collettiva che č chiamata a modificare la normativa con interventi ai vari livelli nazionali e decentrati.
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Zucchini, Francesco. "VETO PLAYERS E INTERAZIONE FRA ESECUTIVO E LEGISLATIVO: IL CASO ITALIANO". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 31, n.º 1 (abril de 2001): 109–37. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200029567.

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Introduzione La maggior parte degli studi sul parlamento italiano durante la prima repubblica, rende conto delle caratteristiche permanenti della produzione legislativa (Di Palma 1978; 1987). Gli studiosi che hanno prestato attenzione al mutamento hanno finito per considerarlo come la manifestazione matura di quei fattori. Sia le spiegazioni delle caratteristiche generali del processo legislativo nel parlamento italiano, sia le spiegazioni della sua evoluzione nel tempo appaiono problematiche. Se per esempio la polarizzazione e la sfiducia reciproca fra le principali forze politiche servono a spiegare l'assenza (o la presunta assenza) di grandi riforme e sostanziali mutamenti di politica (Di Palma 1978; Sartori 1974), perché è proprio quando la polarizzazione, e verosimilmente anche il grado di sfiducia, si attenuano che il governo fatica maggiormente a ottenere per vie ordinarie l'approvazione dei propri disegni di legge, normalmente dal contenuto più ambizioso e indirizzati ad una platea più ampia di quelli di origine parlamentare? Se l'elevato grado di consenso nell'approvazione delle leggi è una conseguenza della peculiare attitudine culturale della nostra classe politica all'accordo, se non addirittura alla collusione (Pizzorno 1993), perché lo stesso fenomeno è presente in altri sistemi politici, come per esempio negli Stati Uniti, della cui somiglianza culturale al caso italiano è lecito dubitare?
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Darrieux, Rodolfo Scotelaro Porto. "OS GOVERNOS PSDB E PT: UMA ANÁLISE DOS PROJETOS DE LEI DO EXECUTIVO E DO LEGISLATIVO APROVADOS ENTRE 1995 E 2014 / THE PSDB AND PT GOVERNMENTS: AN ANALYSIS OF EXECUTIVE'S AND LEGISLATIVE'S APPROVED BILLS BETWEEN 1995 AND 2014". E-Legis - Revista Eletrônica do Programa de Pós-Graduação da Câmara dos Deputados 12, n.º 28 (8 de abril de 2019): 266–92. http://dx.doi.org/10.51206/e-legis.v12i28.479.

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O objetivo deste artigo é explicar as causas das mudanças no perfil dos projetos de lei aprovados no Brasil entre 1995 e 2014. Mais precisamente, nele é analisado por que houve variação no modo como o recurso da urgência nos projetos de lei ordinária de origem do Executivo e do Legislativo entre os dois governos. Por meio da revisão da literatura sobre organização legislativa, ao lado de uma análise sobre as diferenças políticas na composição partidário-ideológica e testes estatísticos, observa-se que a Câmara organizou seus trabalhos durante os governos PSDB de maneira mais centralizada, enquanto nos governos PT houve uma maior descentralização. Com isso, os projetos de lei de iniciativa do Executivo durante os governos PSDB receberam maior celeridade durante o processo de apreciação por meio de recorrente uso do pedido de urgência vis-à-vis os governos PT. Com relação aos projetos dos parlamentares, vemos que parlamentares da coalizão de governo tiveram seus projetos aprovados com mais celeridade vis-à-vis os da oposição durante os anos governados pelo PSDB, porém sem diferença robusta entre governo e oposição. Na análise estatística, os resultados encontrados apontam para maiores chances do uso de urgência em projetos do Executivo no governo FHC II e durante o período honeymoon. Nos projetos do Legislativo, FHC II e Lula I aparecem como os momentos mais propícios à urgência. Contrariando as expectativas, fazer parte da coalizão de governo não importa no uso da urgência.
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Ribeiro, Guilherme Leite y José Teles Mendes. "O NACIONAL-DESENVOLVIMENTISMO EM DEBATE: A PARTICIPAÇÃO DOS DEPUTADOS UDENISTAS NA FRENTE PARLAMENTAR NACIONALISTA DURANTE O GOVERNO JK (1956-1961) / NATIONALISM AND DEVELOPMENTALISM IN PERSPECTIVE: UDN CONGRESSMEN’ PARTICIPATION IN THE NATIONALIST PARLIAMENTARY COALITION DURING JUSCELINO KUBITSCHEK’S GOVERNMENT". E-Legis - Revista Eletrônica do Programa de Pós-Graduação da Câmara dos Deputados 9, n.º 21 (16 de diciembre de 2016): 62–84. http://dx.doi.org/10.51206/e-legis.v9i21.275.

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Este trabalho analisa a atuação de parlamentares da União Democrática Nacional (UDN) vinculados à Frente Parlamentar Nacionalista (FPN) – organização central no debate acerca dos rumos do desenvolvimento econômico do país – no Governo JK (1956-1961). Por meio da análise de documentos produzidos por Comissões Parlamentares de Inquérito (CPIs) e projetos de lei, investigamos como os deputados udenistas membros da FPN atuavam frente a projetos de cunho nacional-desenvolvimentista, enfatizando suas aderências e dissensões. Nossas hipóteses são de que, (1) a despeito de alguns udenistas seguirem a cartilha da FPN, a maioria se manteve disciplinada ao seu partido nas votações; (2) a aderência dos udenistas à FPN se mostrava mais forte através de projetos de lei e CPIs criados por esses deputados, em grande parte referentes à temática nacionalista.
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Degli Esposti, Fabio. "Sulla pelle dei soldati. Razioni di guerra, approvvigionamenti alimentari e speculazioni industriali (1914-1922)". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 293 (agosto de 2020): 9–46. http://dx.doi.org/10.3280/ic2020-293001.

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Nello scenario della guerra totale 1914-1918 la questione degli approvvigionamenti alimentari divenne un fattore essenziale. Il saggio prende in considerazione le politiche attuate dal governo italiano in un settore fondamentale, quello del consumo di carne. La strategia seguita fu in primo luogo quella di scoraggiare i consumi civili, che tuttavia, già piuttosto bassi, non poterono essere contratti in misura sufficiente. Le preoccupazioni sul progressivo depauperamento del patrimonio zootecnico nazionale per effetto delle massicce requisizioni militari indussero i vertici delle forze armate, dietro consiglio degli igienisti militari, a ridurre a fine 1916 anche la razione delle truppe mobilitate. Un provvedimento che, nei mesi successivi a Caporetto, suscitò accese polemiche nella classe medica, in quanto il peggioramento dell'alimentazione dei soldati fu individuata da alcuni come una delle concause del cedimento dell'autunno 1917. Una delle possibili soluzioni, l'incremento dell'importazione di carni congelate, era resa difficile da ostacoli di ordine tecnico come la pochezza della flotta frigorifera, la mancanza di grandi impianti frigoriferi e le deficienze nella rete di distribuzione che, dai porti tirrenici, doveva far arrivare il prodotto al fronte. Pur con gravi ritardi e sprechi, la guerra portò a una notevole espansione dell'industria del freddo italiana. Fra le novità del conflitto ci fu anche un fortissimo incremento nel consumo dei prodotti in conserva da parte dell'esercito. Il settore, gestito inizialmente da stabilimenti statali, vide nel corso della seconda parte del conflitto l'ingresso di un buon numero di industrie private. Queste tuttavia, secondo le indagini condotte nel dopoguerra dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle spese di guerra, si resero protagoniste di vere e proprie truffe nei confronti dell'amministrazione militare, rimaste in gran parte impunite.
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Peres, Paulo Sérgio y Gabriella Maria Lima Bezerra. "OPOSIÇÃO PARLAMENTAR: CONCEITO E FUNÇÕES". Lua Nova: Revista de Cultura e Política, n.º 110 (agosto de 2020): 247–98. http://dx.doi.org/10.1590/0102-247298/110.

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Resumo A literatura de política comparada considera que as oposições são um elemento fundamental da democracia. Porém, em suas análises, a governabilidade costuma ser privilegiada em detrimento das oposições parlamentares. Em função disso, não se desenvolveu uma tradição de pesquisas sobre o tema, e nem sequer dispomos de uma definição conceitual amplamente aceita que permita o seu estudo de maneira mais sistemática. Nossa proposta é contribuir para reduzir esse hiato teórico e metodológico, chamando a atenção para a necessidade de investigações sobre esse problema. Para tanto, procuramos atingir dois objetivos: apresentar uma definição conceitual mais delimitada de oposição parlamentar e identificar suas principais funções no processo de governo.
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Gambino, Silvio. "Sui militi alla revisione della costituzione nell'ordinamento italiano". Revista de Direitos e Garantias Fundamentais, n.º 8 (30 de octubre de 2010): 55. http://dx.doi.org/10.18759/rdgf.v0i8.26.

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L’analisi dei limiti (soprattutto materiali) alla revisione della Costituzione nell’ordinamento italiano, da sempre oggetto di studio da parte della dottrina costituzionale, di recente è stata oggetto di approfondimento con riguardo al testo di revisione costituzionale approvato da una maggioranza parlamentare (di destra) ma poi respinto dal corpo elettorale nel referendum costituzionale. Il quesito che, più in particolare, ha originato l’approfondimento riguardava la disponibilità o meno in capo al Parlamento del potere di revisione costituzionale che avesse ad oggetto uno sbilanciamento dei poteri a favore del Governo e soprattutto del Premier. Rispetto a tale questione contingente, l’analisi ha approfondito il tema per come esso si presenta nel quadro di un costituzionalismo rigido e giurisdizionalmente garantito. La letteratura giuridica, tuttavia, ha offerto nel corso degli ultimi sessanta anni una risposta di tipo evolutivo. Nel mentre fino agli anni ’70 ha assunto che nulla impedirebbe la revisione della Costituzione qualora siano rispettate le procedure rafforzate previste nell’art. 138 Cost. (approvazione con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi e sottoposizione a referendum popolare qualora il testo di revisione non sia stato approvato nella seconda votazione con una maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna delle Camere), nella dottrina successiva agli anni ’80, anche sulla base del limite costituzionale secondo cui la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale (art. 139 Cost.), ha individuato l’esistenza, accanto al limite formale, di un limite materiale, costituito dal rispetto dei principi supremi e dei diritti fondamentali, benché l’individuazione puntuale di tali principi appare molto più complessa e talora anche problematica. La giurisprudenza costituzionale ha sempre confermato una simile lettura allorché ha individuato, con una giurisprudenza stabile nel tempo, i principi e i diritti fondamentali come limite al processo di integrazione europea e prima ancora con riguardo ai rapporti fra diritto costituzionale e diritto canonico.
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Coelho, João Gilberto Lucas. "Forma de governo de acordo com realidade". Revista do Serviço Público 43, n.º 6 (13 de junio de 2017): 42–44. http://dx.doi.org/10.21874/rsp.v43i6.1925.

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Alinho-me entre os que em tese são favoráveis à forma, ao regime Parlamentar de governo considerando mais eficiente e menos crítico de que o regime presidencial. Enquanto na forma presidencialista o conflito entre poderes é insolúvel e em geral conduz à tentativa de desestabilização incondicional de um dos poderes, na forma parlamentar o conflito entre poderes que não possa ser mediado por eles mesmos é devolvido ao voto popular para ser resolvido através de nova eleição. Além disso, a forma parlamentar, o sistema parlamentarista é um sistema de co-responsabilidade entre Executivo e Legislativo enquanto regra quase geral nas formas presidencialistas o Legislativo fica desprovido de poderes mas também de responsabilidades.
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Pinto, Júlio Roberto de Souza. "Entre um sistema eleitoral dispersivo e um regramento parlamentar concentrador: O Comportamento dos Deputados Federais". Revista Direito GV 11, n.º 2 (diciembre de 2015): 589–622. http://dx.doi.org/10.1590/1808-2432201526.

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Resumo Este trabalho procura combinar uma explicação da ação dos deputados federais da 53ª Legislatura (2007-2011), a partir de elementos estruturais, sobretudo as constrições e as potencialidades objetivas inscritas nas estruturas partidárias, com uma compreensão das representações que esses parlamentares fazem da própria conduta. No curso desse processo, busca explicar/ compreender a influência da combinação presidencialismo/ representação proporcional com lista aberta, de um lado, e da combinação de poder de agenda do presidente da República/ centralização dos trabalhos da Câmara dos Deputados nas mãos dos líderes partidários, de outro, sobre o comportamento parlamentar, assim como as ações dos deputados tendentes a reproduzir ou transformar esse estado de coisas. Conclui que as regras políticas vigentes no Brasil têm concorrido para a formação de uma multiplicidade de partidos políticos fracos, com pouca capilaridade social, identidade ideológico-programática e coesão, consistindo de políticos individualistas, particularistas, personalistas e apartidários, bem como de lideranças parlamentares que não conseguem influenciar, de modo decisivo, o comportamento das respectivas bancadas. Em compensação, o governo tem ocupado todos os vazios de poder que os partidos e as lideranças partidárias não têm sido capazes de preencher nas estruturas da Câmara dos Deputados. Valendo-se dos poderosos recursos postos a sua disposição, o governo tem definido a configuração do tabuleiro político da Câmara, não somente cooptando deputados da oposição, mas também determinando a escolha e a manutenção dos líderes das bancadas partidárias que integram sua base de sustentação. A análise comparada das últimas tentativas de reforma do sistema eleitoral-partidário, de uma banda, e de limitação dos poderes de agenda do presidente, de outra, deixa claro que o governo é a grande força mobilizadora das estruturas existentes na Câmara dos Deputados.
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Amoretti, Ugo M. "DA ANDREOTTI A BERLUSCONI: LA RAPPRESENTATIVITÀ TERRITORIALE DEI GOVERNI ITALIANI, 1976–2001". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 32, n.º 2 (agosto de 2002): 269–304. http://dx.doi.org/10.1017/s004884020003015x.

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IntroduzioneIl governo è uno degli argomenti di cui si sono tradizionalmente occupati gli studi politici. Oltre che a tematiche di carattere generale, i cultori di questo tema si sono indirizzati prevalentemente verso questioni quali le forme di governo, la formazione (e dissolvimento) delle coalizioni governative nei sistemi parlamentari e multipartitici, il ruolo dei partiti politici, l'espansione della sfera pubblica, nonché lo studio dei governanti e delle loro carriere. A fianco di questi temi di ricerca, esiste tuttavia un'ulteriore area di indagine interessante e rilevante: la rappresentatività territoriale dei governi. Rimasta relativamente inesplorata perlopiù a causa delle originarie caratteristiche sistemiche di questi ultimi – nati come leve di comando dello stato e divenuti organi esecutivi delle leggi approvate in parlamento in seguito all'affermarsi del costituzionalismo liberale – tale problematica costituisce oggi, dato il ruolo di primo piano progressivamente acquisito dai governi nell'ambito del policy making (Pasquino 1997, 170–171), un tema di particolare importanza, soprattutto nei paesi eterogenei dal punto di vista geopolitico. Se gran parte della produzione legislativa ha origine nel governo, è tutt'altro che un esercizio scolastico esaminare come le unità territoriali in cui si suddivide amministrativamente o politicamente uno stato siano rappresentate al suo interno.
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Alves, Vinícius Silva. "Reflexões sobre o papel dos partidos no sistema político brasileiro: atividade parlamentar no contexto de preponderância do executivo". Em Tese 16, n.º 1 (6 de junio de 2019): 255–74. http://dx.doi.org/10.5007/1806-5023.2019v16n1p255.

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Resumen
O presente trabalho oferece uma reflexão sobre as possibilidades de atuação de deputados federais no sistema político brasileiro, marcado pela preponderância do Poder Executivo. Admite-se que a preocupação com a continuidade de suas carreiras políticas condiciona o comportamento e atuação dos parlamentares. O texto apresenta, após uma breve introdução, que ilustra as bases sobre as quais se desenvolvem as relações entre Executivo e Legislativo no Brasil, a literatura que nos auxilia a compreender as decisões que os atores políticos tomam ao longo de suas carreiras. Em seguida, são discutidas as interpretações e achados sobre a atuação dos deputados brasileiros, assim como as críticas que podem nos ajudar a compreender a atividade parlamentar sob uma perspectiva mais dinâmica. Ao final, sugerimos que os partidos políticos condicionariam as possibilidades de atuação de seus membros, oferecendo vantagens e obstáculos às atividades dos aliados e dos oposicionistas em relação ao governo federal.
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Ramos, Marise y Michelle Paranhos. "Contrarreforma do ensino médio". Retratos da Escola 16, n.º 34 (4 de junio de 2022): 71–88. http://dx.doi.org/10.22420/rde.v16i34.1488.

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Neste texto discutimos a noção de competência no âmbito do ‘Novo’ Ensino Médio e da atual contrarreforma curricular da educação brasileira, tendo em vista as continuidades e descontinuidades do discurso educacional hegemônico nos anos 1990. Examinamos o processo de construção dessa política, desde a crise do governo Dilma Rousseff até o governo Michel Temer instituído pelo golpe midiático-jurídico-parlamentar de 2016, contexto favorável à retomada do ideário neoliberal dos governos Fernando Henrique Cardoso. Analisamos os fundamentos epistemológicos da pedagogia das competências e algumas de suas características contemporâneas, como a exacerbação da dimensão ‘socioemocional’ da formação e a ênfase no empreendedorismo. Concluímos argumentando sobre a necessidade de se reafirmar a concepção da formação integrada e omnilateral na perspectiva da politecnia.
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Pereira, Vilma. "COMISSÃO PARLAMENTAR DE INQUÉRITO, REPRESENTAÇÃO PROPORCIONAL E MINORIA PARLAMENTAR: ESTUDO DE CASO". E-Legis - Revista Eletrônica do Programa de Pós-Graduação da Câmara dos Deputados 5, n.º 5 (8 de noviembre de 2010): 20–30. http://dx.doi.org/10.51206/e-legis.v5i5.65.

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O objetivo deste artigo é verificar se o direito da Minoria de propor a criação de comissões parlamentares de inquérito – CPIs, é usurpado pela composição das comissões pelo sistema de representação proporcional, que dá à Maioria superioridade de votos nas decisões das CPIs. Trata-se de pesquisa descritiva que teve como estratégia de pesquisa o estudo de caso. Para tanto, analisa dados numéricos e de conteúdo das notas taquigráficas da chamada CPI da Crise do Tráfego Aéreo, para verificar o uso da palavra pelos membros de cada partido representado na comissão, a votação das propostas oferecidas à CPI e o relatório final. Nos resultados apurados verifica-se que, apesar do contundente uso da palavra pela Minoria e dos requerimentos apresentados, visando responsabilizar órgãos do Governo Federal pela insuficiência na formação dos controladores de vôo e de equipamentos de controle, de irregularidades nos processos licitatórios para construção e manutenção de aeroportos, o resultado da votação é favorável ao Governo Federal pelo voto da Maioria governista.
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Felisbino, Riberti De Almeida y Paulo Magalhães Araújo. "Democracia e representação local: perfis de carreira e percepções políticas de vereadores da Grande Vitória (ES)". Em Tese 17, n.º 1 (2 de enero de 2020): 33–59. http://dx.doi.org/10.5007/1806-5023.2020v17n1p33.

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O objetivo deste artigo é analisar os perfis de carreira e as percepções políticas dos vereadores dos municípios de Vitória, Vila Velha, Serra e Cariacica, Estado do Espírito Santo. O recorte temporal foi o ano de 2015 e a técnica de coleta e análise dos dados foi baseada nos principais métodos de pesquisa nas Ciências Sociais. O artigo é dividido em quarto dimensões: I) Pesquisa e metodologia, II) Atributos adscritos e adquiridos dos vereadores, III) Perfis de carreira e partidário dos parlamentares e IV) Percepções políticas dos vereadores. Na dimensão I apresentamos aspectos metodológicos da pesquisa.Com as dimensões II e III mostramos a existência de diversos filtros, possibilitando traçar sociologicamente a imagem do parlamentar municipal. Na dimensão IV constatamos, entre outras coisas, que o centro da escala ideológica é o que mais agrega os vereadores entrevistados, que a democracia brasileira é muito ou bastante estável e é preferível a formas não democráticas de governo.
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Graton, Luis Henrique Teixeira, Carlos Alberto Grespan Bonacim y Sérgio Naruhiko Sakurai. "Práticas de barganha política por meio da execução orçamentária federal". Revista de Administração Pública 54, n.º 5 (octubre de 2020): 1361–81. http://dx.doi.org/10.1590/0034-761220190399.

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Resumen
Resumo O processo orçamentário brasileiro tem sido historicamente questionado pela suposta presença de barganha política na inclusão e na execução de emendas ao orçamento, fato que interfere nas premissas, nos critérios e nas práticas das escolhas alocativas. Este artigo, sustentado pela Teoria da Formação de Coalizões, investiga a existência de uma possível relação de barganha política entre os poderes Executivo e Legislativo no processo orçamentário na esfera federal. Tal pesquisa ocorre por meio da análise das execuções de emendas parlamentares singulares ao longo de cinco legislaturas (entre 2000 e 2017) e das decisões dos deputados na votação de projetos propostos pelo Executivo. Analisaram-se dados referentes à execução de emendas singulares, bem como aqueles concernentes à posição política do parlamentar com relação ao Executivo no instante da proposição das emendas. A metodologia envolveu técnicas econométricas que lidam com a correção do viés de seleção para avaliar a presença ou não da referida relação de barganha. Os resultados obtidos corroboram a hipótese de existência de barganha política entre os poderes Executivo e Legislativo, pois o parlamentar com maior aporte de execução de suas emendas singulares foi aquele que, além de ter exercido apoio ao Executivo através de votos favoráveis aos projetos enviados ao congresso nacional, era de fora da coligação de governo, alvo do Executivo na formação do quorum mínimo para a aprovação de seus projetos.
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Graton, Luis Henrique Teixeira, Carlos Alberto Grespan Bonacim y Sérgio Naruhiko Sakurai. "Political bargaining practices through federal budget execution". Revista de Administração Pública 54, n.º 5 (octubre de 2020): 1361–81. http://dx.doi.org/10.1590/0034-761220190399x.

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Resumo O processo orçamentário brasileiro tem sido historicamente questionado pela suposta presença de barganha política na inclusão e na execução de emendas ao orçamento, fato que interfere nas premissas, nos critérios e nas práticas das escolhas alocativas. Este artigo, sustentado pela Teoria da Formação de Coalizões, investiga a existência de uma possível relação de barganha política entre os poderes Executivo e Legislativo no processo orçamentário na esfera federal. Tal pesquisa ocorre por meio da análise das execuções de emendas parlamentares singulares ao longo de cinco legislaturas (entre 2000 e 2017) e das decisões dos deputados na votação de projetos propostos pelo Executivo. Analisaram-se dados referentes à execução de emendas singulares, bem como aqueles concernentes à posição política do parlamentar com relação ao Executivo no instante da proposição das emendas. A metodologia envolveu técnicas econométricas que lidam com a correção do viés de seleção para avaliar a presença ou não da referida relação de barganha. Os resultados obtidos corroboram a hipótese de existência de barganha política entre os poderes Executivo e Legislativo, pois o parlamentar com maior aporte de execução de suas emendas singulares foi aquele que, além de ter exercido apoio ao Executivo através de votos favoráveis aos projetos enviados ao congresso nacional, era de fora da coligação de governo, alvo do Executivo na formação do quorum mínimo para a aprovação de seus projetos.
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Santos, Homero. "É fundamental que os servidores sejam ouvidos". Revista do Serviço Público 42, n.º 1 (28 de junio de 2017): 63–64. http://dx.doi.org/10.21874/rsp.v42i1.2109.

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Discutir os problemas dos servidores públicos brasileiros exige, hoje, antes de qualquer posicionamento, uma definição sobre o que se pretende atingir num universo extremamente complicado, que tem desafiado sucessivos governos e regimes, sem mostrar um avanço significativo, que possa, pelo menos, ser considerado inovador. Na realidade, o que se tem assistido nos últimos anos, e nós, como parlamentares, somos testemunhas disso, foram tentativas frustradas do próprio Poder Legislativo em favor dos chamados «trabalhadores burocráticos». A luta pela adoção de um novo Estatuto para os servidores públicos, por exemplo, tem consumido tempo e dinheiro, e só agora parece que sairá das gavetas do Governo.
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Freitas, Felipe Corral. "Reformando a reforma e reestruturando o discurso: a perspectiva dos deputados do PT nas reformas da previdência dos governos FHC e Lula". Barbarói 2, n.º 50 (5 de julio de 2017): 39. http://dx.doi.org/10.17058/barbaroi.v0i0.9865.

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Conhecido por sua posição oposicionista ao governo FHC (PSDB), o PT e seus integrantes se colocaram contra a reforma da Previdência promovida pelo então governo do PSDB. No entanto, logo que se tornou governo, Lula (PT) não médio esforços para aprovar uma reforma nos mesmos moldes do governo antecessor. Neste sentido, o objetivo deste artigo é apresentar as propostas de reformas da Previdência dos governos FHC e Lula e identificar os argumentos dos deputados petistas proferidos durante as Seções do Grande Expediente da Câmara Federal no período que compreende a tramitação das reformas – entre 1995 e 1998 para a reforma do governo FHC, e em 2003 para a reforma do governo Lula –, com o intuído de verificar sua variação discursiva neste contexto entre as reformas, momento em que o partido inverte sua posição institucional. Para isso, serão utilizados os aspectos teóricos e metodológicos da teoria do discurso de Laclau e Mouffe, tais como discurso, articulação e antagonismo, imprescindíveis para captura dos sentidos atribuídos as reformas pelos parlamentares do PT. Então, com a chegada do PT ao comando do Executivo Federal, as reformas marcam, de forma elucidativa, a variação do discurso dos integrantes do partido e, por isso, do próprio partido, tendo em vista ser uma das primeiras políticas implementadas pelo partido assim que se tornou governo.
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Reining Jr., Henry y B. Siegel. "O D.A.S.P. e o Sistema Parlamentar". Revista do Serviço Público 95, n.º 3 (25 de octubre de 2017): 07–16. http://dx.doi.org/10.21874/rsp.v0i3.2932.

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Poucas vezes, no decorrer da história, uma nação teve que decidir sobre a transferência de subordinação de seu órgão central de administração, em virtude da substituição de um sistema de governo por outro. No último semestre de 1961, o Brasil defrontou- se com esse problema. A renúncia repentina do Presidente Jânio Quadros, a 25 de agosto de 1961, precipitou o Brasil numa aguda crise política. O Vice-Presidente João Goulart não se encontrava no País. O Congresso deu posse ao Sr. Ranieri Mazzili, Presidente da Câmara de Deputados, e terceiro na linha de sucessão, como Presidente em exercício. Os ministros militares de então opuseram-se à ascensão do Vice-Presidente João Goulart à Presidência. Pelo menos um governador estadual, apoiado em forças do Exército, declarou-se disposto a lutar pela posse do Vice-Presidente na Presidência. Em face do crescente sentimento público em favor da preservação da Constituição, sentimento que foi acentuado pela censura imposta à imprensa durante a crise, os líderes militares finalmente recuaram. Com a adoção de uma forma de governo parlamentar, através de um "Ato Adicional à Constituição e 1946, o qual restringiu os poderes do Presidente, chegou-se a um entendimento. Em 3 de setembro de 1961, o Presidente Goulart e um Conselho de Ministro, tendo à frente o Primeiro-Ministro Tancredo Neves, constituíram novo Governo.
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Bezerra, Gabriella Maria Lima y Márcia Paula Vieira. "Interpretações e poderes em disputa: o ressurgimento do Centrão na política brasileira". Caderno Eletrônico de Ciências Sociais 10, n.º 1 (10 de diciembre de 2022): 36–59. http://dx.doi.org/10.47456/cadecs.v10i1.39670.

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A vitória de Eduardo Cunha (PMDB/MDB-RJ) para a presidência da Câmara dos Deputados, em 2015, emplacou nas notícias sobre política o termo “centrão”. Diante da crescente utilização dessa denominação e da reviravolta dos poderes desse grupo de partidos nas relações entre executivo e legislativo no governo Bolsonaro, buscamos neste artigo: 1) refletir sobre o uso do termo nos debates políticos brasileiros, identificando, a origem dessa denominação e os sentidos correntes dessa caracterização, como também, 2) analisar as possíveis transformações na disputa política, com o seu ressurgimento e ascendência. No trabalho reconstruímos a origem do termo e seu ressurgimento, identificando a metamorfose da sua aplicação. Analisamos os significados do uso do termo “Centrão” nos debates políticos nacionais atuais nas colunas da Folha de São Paulo no período de 2016 a 2020. Como desdobramento, buscamos identificar os partidos vinculados ao Centrão no governo Bolsonaro e a composição das bancadas. Para finalizar, recuperamos o debate dos estudos legislativos sobre os incentivos institucionais e o comportamento parlamentar no Brasil, destacando a complexidade e o desafio analítico para a ciência política brasileira, na berlinda entre a crítica e uma visão moralizante da política. Consequentemente, nesse exercício argumentativo, destacamos que as contradições que o uso do termo carrega incentiva a ampliação analítica do fenômeno, especialmente, a inclusão dos incentivos institucionais para a compreensão do comportamento dos atores parlamentares identificados com esse bloco.
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Moreira, Davi. "Karaokê da Câmara dos Deputados: o uso do microfone na atividade parlamentar". Opinião Pública 25, n.º 3 (diciembre de 2019): 597–629. http://dx.doi.org/10.1590/1807-01912019253597.

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Resumo O artigo apresenta a tese de que a atividade parlamentar no âmbito da Câmara dos Deputados não se reduz ao processo decisório. Ele responde à seguinte questão: há indícios suficientes para afirmar que a frequência de comunicação parlamentar no âmbito da Câmara dos Deputados é governada pela relação governo-oposição, assim como constatado em sua atuação no processo decisório? Para respondê-la, foi realizada a análise da frequência de discursos proferidos por mais de 2 mil oradores diferentes ao longo de mais de 15 anos. Com evidências robustas sobre a frequência dos discursos proferidos, verifica-se que essa atividade não é governada pela relação governo-oposição. Os resultados apresentam a influência de outras variáveis sobre a atuação parlamentar.
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Morais, Marcelo Maurício de. "GOVERNO BOLSONARO, UM GOVERNO FUNDADO EM FAKE NEWS?" Revista da APG 1, n.º 1 (25 de agosto de 2022): 76–104. http://dx.doi.org/10.23925/2764-8389.2022v1i1p76-104.

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O presente artigo pretende discutir sobre as fakes news produzidas, disseminadas e impulsionadas dentro do governo bolsonarista. Trata-se não de apontar o governo bolsonarista como criador dessas notícias falsas, mas apurar como esse tipo de notícia tem ocorrido frequentemente nesse período. O artigo está dividido em duas partes: na primeira identificaremos qual tipo de fake news se verifica tentando categorizar essas notícias falsas propagadas dentro do governo bolsonarista de acordo com estudiosos e pesquisadores da área. A segunda parte está dedicada a análise das próprias fakes news identificando os alvos dessas notícias falas e suas repercussões. A metodologia e técnicas de pesquisa se concentraram em: a) Identificar “notícias falsas” e seus autores, através de categorias pré-definidas por outros estudiosos que possam auxiliar na identificação das “notícias falsas” disseminadas “dentro do governo”, a partir de então trabalharmos com a definição já conceituada anteriormente por pesquisadores da área; b) Os instrumentos utilizados para a coleta de dados e informações que serviram para realização da pesquisa foram extraídas de matérias jornalísticas de veículos tradicionais de comunicação, tanto, quanto de pesquisas realizadas por instituições de excelência como Reuters Institute Digital News Report e DataSenado instituo de pesquisas do Congresso Nacional Brasileiro. E por fim os resultados encontrados apresentam-se como uma complexa relação entre governo e segmentos da sociedade que promoveram notícias falsas produzidas por apoiadores, parlamentares e membros do governo Bolsonaro publicados em suas redes sociais e confirmados sua falsidade por agências de Fact-checking com a Agência Lupa seguida de rigorosa análise política.
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Bijos, Danilo. "Repensando as Transferências Voluntárias pela Perspectiva dos Atores e das Instituições Locais". Desenvolvimento em Questão 16, n.º 44 (8 de agosto de 2018): 322. http://dx.doi.org/10.21527/2237-6453.2018.44.322-350.

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Este trabalho faz um reexame do papel dos atores e das instituições políticas locais nas relações fiscais intergovernamentais no Brasil para avaliar a importância e os elementos determinantes das transferências voluntárias da União e dos Estados para os Municípios. Tradicionalmente, a literatura sobre política brasileira indica que os fortes desequilíbrios do sistema federativo, principalmente a dependência econômica das unidades subnacionais com relação ao governo central, e os incentivos produzidos pelo sistema proporcional com lista aberta induzem os parlamentares a cultivarem relações pessoais com seus eleitores mediante a provisão de benefícios locais geograficamente separáveis (pork-barrel politics). Todavia, as transferências voluntárias para os Municípios não decorrem exclusivamente de emendas parlamentares e podem ser concebidas de modo mais amplo. Além dos recursos destinados aos Municípios por meio das emendas parlamentares, entende-se que os Poderes Executivos federal e estadual guardam certa autonomia com relação à descentralização de seus programas de governo e que, portanto, são capazes de eleger – por meio de critérios técnicos – quais as localidades têm primazia na alocação de recursos. De modo semelhante, e independentemente da iniciativa dos parlamentares, os Municípios possuem capacidade institucional para demandar apoio do governo federal ou estadual para o financiamento conjunto de suas ações por meio da celebração de convênios e contratos de repasse que resultam em transferências voluntárias. As análises sugerem que, de fato, a participação dos Municípios e os interesses locais não podem ser considerados marginais quando se trata de transferências voluntárias.
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Silva, Noelle. "O Senado Federal: estudo do desempenho das comissões de Constituição e Justiça e de Assuntos Econômicos nos governos FHC e Lula". Caderno Eletrônico de Ciências Sociais 4, n.º 1 (15 de diciembre de 2016): 45. http://dx.doi.org/10.24305/cadecs.v4i1.14740.

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Considerando o poder político do Senado nas decisões federais e o importante papel das comissões permanentes na produção legislativa do Senado. Considerando que as comissões de Constituição, Justiça e Cidadania (CCJ) e de Assuntos Econômicos (CAE) são as mais influentes da Casa, este artigo apresenta os resultados de uma pesquisa que se propôs a analisar o desempenho destas comissões. A pesquisa se desenvolveu em quatro frentes: (a) análise do papel das comissões no processo legislativo do Senado; (b) análise da composição da CCJ e da CAE, com base no perfil social-político dos senadores que presidiram as comissões; (c) análise das decisões tomadas por essas comissões no tocante as propostas legislativas do Executivo, votadas no Senado entre 1995-1998 (governo FHC) e 2003-2006 (Governo Lula). Pode-se concluir com os resultados que de fato a CAE e a CCJ possuem uma atividade intensa em relação ao desempenho total do sistema comissional do Senado. Além disso, foi notado que, em relação ao desempenho destas comissões sobre os projetos enviados pelo Executivo, o governo FHC obteve um resultado mais satisfatório do que Lula, no período destacado. Pelo que os dados sugerem, essa variação reflete a maior solidez do apoio construído, no Senado, por FHC, que governou com uma base parlamentar constantemente majoritária.
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Junior, Franco Iacomini, Moisés Cardoso y Tarcis Prado Junior. "Os “nós” de Temer: uma análise dos discursos de posse de 2016". Compolítica 8, n.º 1 (30 de junio de 2018): 65–96. http://dx.doi.org/10.21878/compolitica.2018.8.1.139.

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A presente pesquisa trata dos dois primeiros discursos proferidos por Michel Temer após suas posses na Presidência da República, em 2016: em 12 de maio, quando tornou-se presidente interino, após a abertura de processo de impeachment contra Dilma Rousseff; e em 31 de agosto, depois de o Senado condená-la à perda do mandato. O objetivo é buscar uma melhor compreensão de como tais pronunciamentos públicos podem revelar a relação do novo governo com as forças políticas que o cercam. Para isso, seu marco teórico baseia-se amplamente no trabalho de Dominique Maingueneau sobre análise do discurso e na pesquisa de Guita Debert sobre discursos de posse. Os textos, obtidos por meio do website da Presidência da República, foram tratados com o software Iramuteq para análise lexicográfica. Os resultados apontam que os discursos revelam uma disposição de governar com uma elite parlamentar (expressa pelo uso frequente do pronome “nós”, em especial no segundo discurso), em oposição a um governo popular.
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Prestes, Anita Leocadia. "BRASIL: A TRANSIÇÃO DA DITADURA MILITAR PARA UMA DEMOCRACIA TUTELADA PELOS MILITARES. CAUSAS, CONSEQUÊNCIAS E ENSINAMENTOS". Revista Novos Rumos 58, n.º 1 (30 de junio de 2021): 79–88. http://dx.doi.org/10.36311/0102-5864.2021.v58n1.p79-88.

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No artigo é feita uma análise sucinta do golpe civil-militar de 1964 no Brasil, da ditadura militar que se estabeleceu no país e de sua evolução para um regime de tipo fascista. É abordada a crise do regime ditatorial e a sua institucionalização iniciada nos anos 1970 e concluída com a promulgação da Constituição de 1988. São examinadas as causas e as consequências do regime de democracia tutelada pelos militares que se formou no país como resultado da institucionalização promovida sob a égide do Alto Comando do Exército. Registram-se a permanência dessa democracia tutelada nos governos do PT e os seus desdobramentos: a deposição do governo Dilma Rousseff pelo golpe jurídico-parlamentar de 2016, a eleição de Jair Bolsonaro e as dificuldades para o avanço da luta antifascista no país.
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Lopo, Teresa Teixeira. "Apelo ao consenso e impossibilidades da retórica: o caso do XI governo constitucional português". Pro-Posições 27, n.º 2 (agosto de 2016): 203–20. http://dx.doi.org/10.1590/1980-6248-2015-0004.

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Resumo Neste artigo analisa-se como se formulou o apelo ao consenso no discurso pedagógico oficial do XI governo constitucional português, considerando os valores orientadores do processo de decisão e as crenças associadas ao impacto da política educativa e os seus resultados, em termos dos consensos alcançados na relação com os partidos políticos com representação parlamentar. Verificou-se ter sido uma construção retórica feliz do discurso, a desencadear, para além da concordância naturalmente pressuposta como consenso de base com o partido que apoiava parlamentarmente o governo, uma disposição para a ação dos outros partidos políticos com representação parlamentar. Tratou-se, contudo, de um consenso possibilitado pela ambivalência característica entre a convicção e a persuasão que se associa a qualquer consenso obtido por meios retóricos e não de decisões de motivação racional originadas por um discurso pedagógico oficial convincente.
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Friedmann, Gustavo Codas y Claudio A. Castelo Branco Puty. "Sailing against the Wind: The Rise and Crisis of a Low-Conflict Progressivism". Latin American Perspectives 47, n.º 1 (10 de diciembre de 2019): 83–99. http://dx.doi.org/10.1177/0094582x19884361.

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The governments of the Partido dos Trabalhadores (Workers’ Party—PT) in Brazil (2003– 2016) were part of a cycle of progressive governments in Latin America whose differences are more specific to the conditions of political struggle in each country—the conditions of arrival in government, the structure of the political system—than fundamentally programmatic. They can be characterized as a low-conflict progressivism in that, although there was no promotion of a neoliberal agenda on the model of European social liberalism, there was accommodation within the framework of the established order that was ultimately fundamental to the success of the 2016 parliamentary-judicial coup. Os governos do Partido dos Trabalhadores (PT) no Brasil (2003 a 2016) fizeram parte de um ciclo de governos progressistas na América Latina cujas diferenças dizem mais respeito às condições específicas de luta política em cada país—nas condições de chegada ao governo, na estrutura do sistema político—do que uma diferença programática fundamental. Podem-se caracterizar os governos do PT de um progressismo de baixo conflito à medida em que, não obstante não ter havido a promoção de uma agenda neoliberal nos padrões do social-liberalismo europeu, houve uma acomodação aos marcos da ordem estabelecida que, em última medida, foram fundamentais para o sucesso do golpe judiciário-parlamentar de 2016.
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Matias, Wagner. "Política social de esporte e lazer no governo Lula:". SER Social 16, n.º 34 (12 de septiembre de 2014): 134. http://dx.doi.org/10.26512/ser_social.v16i34.13073.

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Este estudo analisa o Programa Esporte e Lazer da Cidade (Pelc), de responsabilidade do Ministério do Esporte (ME). A pesquisa utilizou categorias e indicadores propostos por Boschetti (2009). Identificamos o marco legal, a abrangência, os critérios de acesso e permanência, as formas de articulação com esferas do governo e organizações não governamentais. Constatamos a asfixia orçamentária vivenciada pelo programa – que deve persistir tendo em vista a realização dos megaeventos esportivos no país –, a dependência de emendas parlamentares, a dificuldade dos gestores em compreender o desenho conceitualinovador do Pelc, que prevê um modelo de gestão compartilhada, a auto-organização, o trabalho coletivo e a vivência dos conteúdos do lazer de forma intergeracional.
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Ivo, Anete B. L. "O AJUSTE NEOLIBERAL CONTRA A DEMOCRACIA SOCIAL: O CONTEXTO DE 2015-2016, NO BRASIL". Cadernos do CEAS: Revista crítica de humanidades, n.º 243 (26 de julio de 2018): 32. http://dx.doi.org/10.25247/2447-861x.2018.n243.p32-57.

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<p>O artigo examina os fatores políticos de um liberalismo social apoiado nos programas de transferência de renda (PTR) e como esses influenciam a legitimidade dos governos e a subjetividade dos beneficiados. Parte da hipótese de que a reinvestida neoliberal do presente atua sobre os pilares políticos das teses neoliberais, implicando rupturas institucionais, crise social e de confiança entre os cidadãos e o Estado. Essa investida recente, no Brasil, alimenta-se do golpe parlamentar no polêmico <em>impeachment</em> da Presidente, sem crime de responsabilidade configurado, desrespeitando a soberania do voto popular. Segue-se um processo de desconstrução institucional dos direitos sociais constitucionais e a desregulação do patrimônio público e naturais em favor das corporações econômicas nacionais pelo novo governo, produzindo um “fascismo social”, segundo Santos (2016), quando o regime democrático aprofunda uma grave exclusão social.</p>
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Ribeiro, Pedro Floriano. "Em nome da coesão: parlamentares e comissionados nas executivas nacionais dos partidos brasileiros". Revista de Sociologia e Política 22, n.º 52 (diciembre de 2014): 121–58. http://dx.doi.org/10.1590/1678-987314225208.

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Quase nada sabemos sobre as cúpulas dirigentes dos partidos políticos brasileiros, espaços de coagulação de disputas e deliberações acerca de aspectos relevantes da vida política nacional. O objetivo do trabalho é começar a abrir a caixa preta desses espaços, delineando-se um perfil das elites dirigentes dos principais partidos brasileiros. São utilizados dados inéditos acerca das comissões executivas nacionais formadas entre 1980 e 2013, dos sete maiores partidos: PT, PSB, PDT, PMDB, PSDB, PP e DEM. Os dados sobre as executivas foram obtidos junto ao Tribunal Superior Eleitoral (TSE), DHBB (Fundação Getúlio Vargas) e junto aos próprios partidos. Além de apontar as diferenças entre os partidos no tocante ao peso da "face pública" nas executivas (mandatários eleitos e ocupantes de cargos de confiança), avaliou-se estatisticamente a força explicativa de algumas variáveis para compreender os padrões e diferenças identificados: ideologia e origem do partido, sua força eleitoral/parlamentar, e participação no governo federal. Indo além dos números, são apresentados alguns nomes de dirigentes que se destacam nas cúpulas partidárias, sublinhando que o núcleo decisório das máquinas (secretaria geral, de finanças etc.) pode apresentar uma fisionomia um pouco distinta das executivas como um todo. Um modelo explicativo integrado deu conta de explicar a maior parte da variabilidade observada, sugerindo a origem partidária (se interna ou não ao parlamento) como principal variável explicativa. Os partidos de origem interna (que são os de centro e direita) tendem a ter executivas de perfil mais parlamentarizado, enquanto os de origem não interna (os de esquerda) possuem menos parlamentares, com as executivas do PT se destacando por absorverem a maior quantidade de dirigentes sem histórico de cargos. Os resultados reforçam a importância de se atentar para o modelo originário de cada partido, e contestam uma das suposições mais arraigadas na literatura: a de que as instâncias centrais dos partidos brasileiros seriam monoliticamente controladas por deputados federais e senadores. É mais apropriado falar em elites partidárias do que em uma elite unida. Por trás da presença constante de parlamentares e ocupantes de cargos de confiança nas executivas está a busca de coesão e articulação entre distintos elementos do corpo partidário, tanto em sentido horizontal (direção nacional, bancadas no Congresso e governo federal) como no vetor vertical-federativo (direção nacional, bancadas, gestões e diretórios subnacionais).
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