Literatura académica sobre el tema "GOVERNO COSTITUZIONALE"

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Artículos de revistas sobre el tema "GOVERNO COSTITUZIONALE"

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Buchanan, James M. "The Constitutional Moment of the 1990s *". Journal of Public Finance and Public Choice 9, n.º 3 (1 de octubre de 1991): 175–85. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345379.

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Resumen
Abstract In questo scritto vengono delineate le prospettive costituzionali che nel decennio in corso si stanno aprendo sia nell’ambito della Comunità europea che per i paesi dell’ex-Unione Sovietica, in un’ottica di economica costituzionale del federalismo e del secessionismo. In particolare, l’autore sostiene che nell’elaborare una costituzione per l’Europa sia opportuno attribuire ad un potere federale il ruolo di «Stato protettivo », con il compito di garantire la creazione di un grande mercato, e agli stati membri della federazione il ruolo di «Stato produttivo», cui sono quindi assegnate le altre funzioni di natura governativa.Allo scopo poi di impedire che il governo centrale travalichi i limiti previsti dalla costituzione, viene auspicata la previsione costituzionale di un diritto di secessione che consenta agli stati membri di recedere dal contratto originario.
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Cattaneo, Fabrizio. "Democrazia costituzionale". DESC - Direito, Economia e Sociedade Contemporânea 2, n.º 2 (21 de febrero de 2020): 110–26. http://dx.doi.org/10.33389/desc.v2n2.2019.p110-126.

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Resumen
Il saggio si focalizzerà sull’analisi del rapporto tra costituzione e democrazia, innanzitutto sotto un profilo teorico ricostruendo il modello della democrazia costituzionale secondo alcune delle più autorevoli linee di pensiero del costituzionalismo contemporaneo. La natura della democrazia costituzionale è infatti, come si cercherà di argomentare, innanzitutto concettuale, e designa un modello teorico che in parte fornisce elementi per una conoscenza analitica, in parte dà indicazioni normative alle costituzioni democratiche positive dei regimi politici contemporanei e agli embrioni di costituzioni democratiche delle istituzioni politiche sovranazionali come l’Unione Europea e l’Organizzazione delle Nazioni Unite. Il saggio si articolerà in due parti. La prima sarà dedicata alla ricostruzione del modello teorico della democrazia costituzionale, come si è detto seguendo alcune delle più autorevoli linee di pensiero del costituzionalismo contemporaneo: nello specifico ripercorrendo e ricostruendo sommariamente le teorie di Norberto Bobbio e Luigi Ferrajoli. La seconda parte sarà dedicata all’osservazione storico-empirica della ‘divaricazione deontica’ (Ferrajoli) tra il modello teorico e la realtà, cioè la distanza che si può osservare tra modello teorico e le costituzioni formali e ‘materiali’ dei regimi politici fondati su tale modello. Senza ovviamente pretendere minimamente un’analisi esaustiva, si tenterà di rintracciare una linea evolutiva (o involutiva?) nell’arco temporale che va dalla nascita delle democrazie costituzionali con costituzione rigida e forma di governo democratica, (sostanzialmente dunque dalla fine della seconda guerra mondiale) ai nostri giorni.
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Rusconi, Gian Enrico. "QUALE «DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE»? LA CORTE FEDERALE NELLA POLITICA TEDESCA E IL PROBLEMA DELLA COSTITUZIONE EUROPEA". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 27, n.º 2 (agosto de 1997): 273–306. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024837.

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Resumen
IntroduzioneLa Germania offre una interessante versione contemporanea dello «Stato costituzionale» o della «democrazia costituzionale» con le sue tipiche tensioni tra responsabilità politica parlamentare e giustizia costituzionale. Un esempio tanto più istruttivo in quanto si pone all'incrocio tra la tradizione tedesca dello «Stato di diritto» e la tendenza ad un «nuovo costituzionalismo» che suscita crescente attenzione nelle scienze politiche e giuridiche.Ma c'è di più. La centralità del ruolo della Germania in Europa fa sì che questa problematica si proietti sulla costruzione politico-costituzionale dell'Unione europea. L'istituzionalizzazione dell'Europa politica e la semplice ipotesi di una Costituzione europea rimettono in gioco i concetti classici di popolo, sovranità, statualità e legittimazione democratica e aggiornano i dilemmi del costituzionalismo e della Costituzione come statuto delle libertà, come contratto politico e come forma di governo. In questa ottica il progetto europeo acquista i tratti di una democrazia o Stato costituzionale tutto da esplorare, per il quale il modello tedesco diventa molto istruttivo.
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Pasquino, Gianfranco. "VARIANTI DEI MODELLI DI GOVERNO PARLAMENTARE". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 33, n.º 2 (agosto de 2003): 295–315. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200027192.

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Resumen
Introduzione«Chi conosce il diritto costituzionale classico e ignora la funzione dei partiti, ha un'idea sbagliata dei regimi politici contemporanei; chi conosce la funzione dei partiti e ignora il diritto costituzionale classico ha un'idea incompleta ma esatta dei regimi politici contemporanei» (Duverger 1961, p. 412) Alla luce di questa preziosa indicazione metodologica dell'autorevole politologo e costituzionalista francese, il dibattito italiano sul «premierato» appare immediatamente e sostanzialmente inadeguato perché incapace, tranne pochissime eccezioni, di tenere insieme il sistema dei partiti e il modello di governo. Certo, è innegabile che le regole e le attribuzioni di poteri costituzionali hanno anche una dinamica e una forza propria e specifica. Tuttavia, il modo e il grado di successo con il quale regole e poteri incidono sui rapporti governo/parlamento e governo/elettorato differiscono in maniera significativa a seconda del sistema di partiti sottostante sul quale si applicano e con il quale interagiscono. In questa sede, manterrò l'analisi focalizzata esclusivamente sui modelli parlamentari di governo, ma, naturalmente, anche qualsiasi tentativo di comprendere e di rendere conto del funzionamento dei modelli presidenziali di governo appare altrettanto inadeguato se, per l'appunto, non tiene conto dei diversi sistemi di partito sui quali viene innestato ciascun modello presidenziale (per le indispensabili differenziazioni fra presidenzialismi e parlamentarismi, si veda Sartori 2000; per un tentativo, peraltro piuttosto confuso poiché si perde in eccessive specificazioni che non conducono ad opportune generalizzazioni, Shugart e Carey 1992).
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Anderson, Gary M. y Robert D. Tollison. "Constitutional Job Creation". Journal of Public Finance and Public Choice 14, n.º 2 (1 de octubre de 1996): 139–52. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907540327.

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Resumen
Abstract La Costituzione americana viene considerata da mold come un esempio concreto del modo in cui i vincoli costituzionali aH’opportunismo politico abbiano favorito lo sviluppo di un sistema istituzionale nel cui ambito l’economia ha avuto modo di prosperare.Peraltro, studi recenti hanno sostenuto che le decisioni dei partecipanti alia Convenzione repubblicana del 1787 sono state influenzate dagli interessi che essi rappresentavano. In tal modo è stata riveduta la diffusa opinione secondo cui i costituenti erano persone disinteressate, con il solo obiettivo del bene pubblico.Un aspetto che in questi studi è stato trascurato riguarda il fatto che questi rappresentanti, che erano prevalentemente ambiziosi, nel disegnare la Costituzione hanno creato una serie di cariche che essi stessi si sono poi candidati ad occupare.Questo studio costituisce un primo tentativo di analisi di un aspetto sin ora trascurato della storia costituzionale americana. Da esso appare che dei 39 firmatari, ben 32 occuparono importanti posizioni nel governo federale.
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Gambino, Silvio. "Sui militi alla revisione della costituzione nell'ordinamento italiano". Revista de Direitos e Garantias Fundamentais, n.º 8 (30 de octubre de 2010): 55. http://dx.doi.org/10.18759/rdgf.v0i8.26.

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Resumen
L’analisi dei limiti (soprattutto materiali) alla revisione della Costituzione nell’ordinamento italiano, da sempre oggetto di studio da parte della dottrina costituzionale, di recente è stata oggetto di approfondimento con riguardo al testo di revisione costituzionale approvato da una maggioranza parlamentare (di destra) ma poi respinto dal corpo elettorale nel referendum costituzionale. Il quesito che, più in particolare, ha originato l’approfondimento riguardava la disponibilità o meno in capo al Parlamento del potere di revisione costituzionale che avesse ad oggetto uno sbilanciamento dei poteri a favore del Governo e soprattutto del Premier. Rispetto a tale questione contingente, l’analisi ha approfondito il tema per come esso si presenta nel quadro di un costituzionalismo rigido e giurisdizionalmente garantito. La letteratura giuridica, tuttavia, ha offerto nel corso degli ultimi sessanta anni una risposta di tipo evolutivo. Nel mentre fino agli anni ’70 ha assunto che nulla impedirebbe la revisione della Costituzione qualora siano rispettate le procedure rafforzate previste nell’art. 138 Cost. (approvazione con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi e sottoposizione a referendum popolare qualora il testo di revisione non sia stato approvato nella seconda votazione con una maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna delle Camere), nella dottrina successiva agli anni ’80, anche sulla base del limite costituzionale secondo cui la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale (art. 139 Cost.), ha individuato l’esistenza, accanto al limite formale, di un limite materiale, costituito dal rispetto dei principi supremi e dei diritti fondamentali, benché l’individuazione puntuale di tali principi appare molto più complessa e talora anche problematica. La giurisprudenza costituzionale ha sempre confermato una simile lettura allorché ha individuato, con una giurisprudenza stabile nel tempo, i principi e i diritti fondamentali come limite al processo di integrazione europea e prima ancora con riguardo ai rapporti fra diritto costituzionale e diritto canonico.
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Cotta, Maurizio. "IL SOTTO-SISTEMA GOVERNO-PARLAMENTO". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 17, n.º 2 (agosto de 1987): 241–83. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200016683.

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Resumen
IntroduzioneIl tema dei rapporti governo-parlamento è stato spesso all'ordine del giorno della discussione sia politica che accademica nell'Italia del secondo dopoguerra. Nell'ultimo quindicennio poi questo interesse si è ulteriormente sviluppato fino a cristallizzarsi in una serie di proposte di ingegneria costituzionale che dovrebbero, nelle intenzioni dei proponenti (operatori politici o studiosi che siano), ovviare alle disfunzionalità del sistema politico italiano.
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Criscitiello, Annarita. "ALLA RICERCA DELLA COLLEGIALITÀ Dl GOVERNO: I VERTICI Dl MAGGIORANZA DAL 1970 AL 1994". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 26, n.º 2 (agosto de 1996): 365–89. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024266.

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Resumen
PremessaLe radici della debolezza del governo collegiale nell'Italia repubblicana sono state individuate nel modello costituzionale formale così come fu ideato dai padri fondatori. Ma anche nel fatto che i governi italiani, tranne qualche eccezione, sono sempre stati governi di coalizione, una condizione che necessariamente rende il processo decisionale collegiale molto più complicato e controverso (Pappalardo 1978; Bogdanor 1983; Pridham 1986; Budge e Keman 1990; Laver e Schofield 1990).
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Congleton, Roger D. "Constitutional Federalism and Decentralization: A Second Best Solution". Journal of Public Finance and Public Choice 12, n.º 1 (1 de abril de 1994): 15–29. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907539806.

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Abstract In questo scritto si analizza in quale misura dovrebbe essere decentrata l’autorità di un governo costituzionale in modo da ridurre i problemi dell’informazione pubblica.In assenza di problemi di rappresentanza politica, un sistema di governo accentrato potrebbe operare meglio di governi decentrati e tra loro in concorrenza. Poiché, tuttavia, vi è ampia evidenza che i governi accentrati operano in modo imperfetto, sembra ragionevole assumere che il federalismo consenta di affrontare una serie di importanti problemi informativi e di incentivazione.L’analisi svolta dimostra che, in generale, nella misura in cui i governi locali competono attivamente per aumentare il numero dei residenti e la base fiscale, il federalismo incoraggia l’innovazione e la produzione efficiente di servizi pubblici locali.Inoltre, la maggior capacità degli enti locali di resistere alla «cattura» da parte di gruppi d’interesse rispetto al governo centrale, riduce la possibilità di sfruttare i cittadini.
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Carcano, Domenico. "Il CSM dopo i 50 anni: amministrazione della giurisdizione e funzione disciplinare". QUESTIONE GIUSTIZIA, n.º 2 (mayo de 2009): 13–21. http://dx.doi.org/10.3280/qg2009-002003.

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Resumen
- Malgrado siano trascorsi 50 anni da quando, con la legge 24 marzo 1958 n. 195, č stata data attuazione alla norma costituzionale con la quale si sono trasferite dal Ministro della giustizia a un organo di governo autonomo tutte quelle funzioni mediante le quali si realizza la gestione del personale della magistratura, non sembra che sia stata ancora colta nella sua giusta dimensione la centralitŕ del Consiglio superiore della magistratura nell'assetto costituzionale.
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Tesis sobre el tema "GOVERNO COSTITUZIONALE"

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Peruzzo, Fiorenza. "Il governo delle emergenze e la conservazione (?) della politica". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422973.

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Resumen
The complex fluency of various events and transformations in progress within contemporary democracies is imposing a peculiar focus to those processes related – with justified basis – to the many-sided dynamics of exceptions. Actually, it appears particularly difficult to set the series of extraordinary events and of legal emergency measures that have occurred one after the other in recent years within western democracies. On one side, from them we get a representation of historical events and categories (legal, philosophic, political) stating elements of contiguity and continuity with the constitutive processes of modern and political rationalization; on the other side, we face the presence of events that underline with directness the importance of epoch-making events the setting to uncommon paths and unreadable scene. The reference is, first of all, to the declaration of état d’urgence in France, with the allocation of exceptional police powers to the civil authorities to face the banlieus’s rebellion, where new immigrants generations, with new temporary employee, propose a claim for legal recognition and safeguard for the great lack of job. But the real exception is England, considering the scene of measures aimed to fight terrorism: the law concerning civil unexpected events has provided, in fact, to widen all the exceptional powers assigned to the civil Government from previous bills enacted in 1920 and 1926 (the last declared specifically for the land of North Ireland). In the United States, then, again against terrorism, in response to the 9/11 occurrences, the adoption of the Patrioct Act limits consistently the constitutional rights tenure. Crucial are, anyway, also the usual exercise of commissioner powers and the extension of the use of administrative powers in the majority of the western democracies and, moreover, the reticular spread of practices and means of so-called governance in every single part of the globe. The above mentioned are phenomena definitely different one from each other and that call back rents in advanced background and jurisdictions of democratic life, but they represents also new political and legal instruments that introduce uncommon opportunities for communitarian organization: signs of transformation operating in the contest of human life and in the civil organizational forms we have known since now. In this contest, it is necessary a great theoretical effort directed to give, in a precise and useful way, the names of emergency or exception to actions, means, instruments and strategies that are recognized as cause or, even, accelerator of the update process on-going.
È la complessa fenomenologia delle trasformazioni in corso all’interno delle democrazie contemporanee ad imporre un’attenzione particolarissima a quei processi che vengono riferiti – con argomentate motivazioni - alle dinamiche multiformi delle eccezioni. In effetti risulta davvero difficile inquadrare la serie degli avvenimenti straordinari e delle misure giuridiche di emergenza che si sono susseguiti in questi anni recenti nei contesti delle democrazie occidentali. Da un lato, troviamo in essi rappresentati eventi storici e registri categoriali (giuridici, filosofici, politologici) che attestano elementi di contiguità e di continuità con i processi costitutivi della razionalizzazione politica moderna; per altri aspetti, ci troviamo in presenza di accadimenti che segnalano con immediatezza il rilievo di eventi epocali che aprono a percorsi inediti ed a scenari indecifrabili. Il riferimento è, anzitutto, alla proclamazione dell’état d’urgence in Francia, con l’assegnazione di poteri eccezionali di polizia alle autorità civili per fronteggiare le rivolte delle banlieus, dove le nuove generazioni di immigrati, congiuntamente ai nuovi precari, mettono in campo una richiesta di riconoscimento e tutela per le gravi condizioni di assenza di lavoro. Ma l’eccezione è anche in Inghilterra, nel contesto delle misure finalizzate a combattere il terrorismo: la legge sugli eventi civili imprevisti ha provveduto, infatti, ad ampliare tutte le misure di poteri eccezionali assegnati al governo civile dalle precedenti leggi del 1920 e del 1926 (quest’ultima proclamata in particolare per il territorio dell’Irlanda del Nord). Negli Stati Uniti, poi, ancora contro il terrorismo, in risposta agli avvenimenti del 9/11 del 2001, l’emanazione del Patrioct Act viene a limitare in forma consistente il godimento dei diritti costituzionali. Significativi sono, però, anche l’esercizio normale di poteri commissariali e l’estensione dell’utilizzo di poteri regolamentari nella maggior parte delle democrazie occidentali e, da ultimo, la reticolare diffusione di dispositivi e pratiche di c.d. governance in ogni parte del mondo. Si tratta di fenomeni che presentano sicure differenze, che richiamano lacerazioni in contesti avanzati del vivere democratico, ma che rappresentano anche nuovi dispositivi politici e giuridici che annunciano possibilità inedite dell’organizzazione comunitaria: segnali di veloci scorrimenti trasformativi nelle condizioni di vita e nelle forme di organizzazione civile che abbiamo finora conosciuto. Di fronte a tanti e tali eventi, risulta indispensabile uno sforzo teorico finalizzato ad attribuire in modo determinato e utile le qualifiche dell’emergenza o dell’eccezione ad azioni, dispositivi, strategie che vengono riconosciuti come causa o addirittura acceleratori delle trasformazioni in atto.
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Catalano, S. "La forma di governo regionale". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2006. http://hdl.handle.net/2434/35466.

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Masiero, Larry <1980&gt. "IL SENATO NEL DISEGNO DI RIFORMA COSTITUZIONALE DEL GOVERNO RENZI". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9400.

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Resumen
IL DISEGNO DI LEGGE DI RIFORMA COSTITUZIONALE PRESENTATO DAL GOVERNO RENZI MODIFICA LA COMPOSIZIONE E LE FUNZIONI DEL SENATO DELLA REPUBBLICA. VIENE ANALIZZATA LA COMPOSIZIONE ED IL FUNZIONAMENTO DEL PARLAMENTO E CONFRONTATO CON I PARLAMENTI PRESENTI NEI PRINCIPALI STATI EUROPEI E NEGLI STATI UNITI. L’ANALISI DELLA RIFORMA PARTE DAL SENATO COSTITUITOSI A SEGUITO DELLA FONDAZIONE DEL REGNO D’ITALIA SINO ALL’ASSEMBLEA COSTITUENTE, PASSANDO POI AI TENTATIVI DI RIFORMA POSTI IN ESSERE IN PRECEDENTI LEGISLATURE.
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Nardelli, Jacopo. "Governo della moneta e Costituzione". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424762.

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Resumen
The thesis is entitled “Monetary policy and the Constitution” and is organized in four areas corresponding to the four chapters the document is divided into. The first introductory chapter aims at providing the definition of monetary policy: the candidate, in particular, while determining the fundamental lines of such definition highlights how monetary flows management, although having an undeniable technical component, is, as a matter of fact, a political activity. At the same time the candidate analyzes some issues that are traditionally disregarded in other juridical studies on the matter, such as the transmission mechanism in monetary policy. The examination of such subject enables to fully understand the importance and the effects of all monetary policy decisions, whose influence on real economy needs a certain amount of time to be acknowledged and which, being potentially affected by many variables, suffer for undeniable uncertainties. At the same time, the candidate analyzes issues connected with central bank independence dedicating a remarkable attention to the institution’s accountability. In almost all judicial systems central banks are entrusted with monetary policy governance; to that end, a comparative examination of different institutions appears quite crucial: in particular, the candidate deepens the architecture of the European Central Bank, the Federal Reserve, the Bank of England and the Bank of Japan. The second chapter, entitled “Monetary policy in the Constitution”, first of all contains a deep and thoughtful investigation concerning the Constitution’s preparatory minutes and puts a particular accent on those by the De Maria Commission. Such analysis is also accompained by an examination of the work of public law’s experts and of the Constitutional Court’s case law which, during the years dealt with monetary stability and with its position within constitutional values’ hierarchy. Such study concludes that in the original canvas of the Constitution the monetary metre’s defense, although representing a value enjoying a certain protection, was not considered an objective to be absolutely obtained but, on the opposite, appeared as a value to be balanced with others. The third chapter begins with a deep examination of the work of those authors who dealt with Bank of Italy’s independence as it was before the enforcement of all reforms implemented so that Italy could join the European monetary and economical union. The same chapter deepens the new features brought by Maastricht Treaty in the field of currency governance, such as monetary stability becoming the sole and absolute end of Eurozone’s monetary policy and the consequences of such an innovation: its recognition determined the clear overturning of the drawers of the Constitution idea, deleting the previously widely recognized opinion according to which monetary policy was to be considered ancillary to economic policy. In the last chapter the candidate meditates on the European System of Central Banks’ architecture and modus operandi, together with its compatibility with the so called counter-limit of the democratic principle: if, on one hand, the European Central Bank – as all of us are aware of – is entrusted with powers having a strong impact on all citizen of the old continent, on the other the institution seems to lack any mechanism fostering its accountability. On the contrary, the European Central Bank remains jealously attached to a certain secrecy which has been abandoned by other central banks by now. Such an issue appears, on the other hand, sharpened by two other elements: first of all, the broad interpretation the Eurotower gives to its mandate, which brought German Constitutional Court to raise the notorious reference for preliminary ruling before the European Court of Justice. Secondly, the impossibility to enforce such counter-limit within Italian judicial system, in which no mechanism of individual access to constitutional ruling is granted, unlike in German and Spanish experience.
La ricerca ha per titolo “Governo della moneta e Costituzione” ed è articolata in quattro aree tematiche, ciascuna delle quali viene trattata, rispettivamente, nei quattro capitoli in cui è strutturato l’elaborato finale. Il primo capitolo ha carattere introduttivo e prende le mosse dalla nozione di governo della moneta: nello specifico, il dottorando, nel tracciare i confini del concetto in parola, pone in risalto come la regolazione dei flussi monetari, nonostante la sua innegabile componente tecnica, rappresenti un’attività invincibilmente politica. Nel medesimo contesto, egli indaga, altresì, temi che sono abitualmente trascurati negli studi giuridici sulla materia de qua, come, ad esempio, il meccanismo di trasmissione della politica monetaria: l’analisi di un simile argomento permette di comprendere appieno la portata e gli effetti delle decisioni attinenti del governo della moneta, le quali necessitano di un significativo lasso di tempo per incidere sull’economia reale e, risultando influenzate da numerose variabili, scontano margini di incertezza. Allo stesso tempo, il candidato affronta i problemi attinenti all’indipendenza della banca centrale, dedicando molta attenzione all’accountability dell’istituzione alla quale, nella quasi totalità degli ordinamenti, è affidata la conduzione della politica monetaria: a tal fine, assume centrale importanza l’analisi di carattere comparatistico, che coinvolge la Banca Centrale Europea, la Federal Reserve, la Banca d’Inghilterra e la Banca del Giappone. Il secondo capitolo, intitolato “Governo della moneta e politica monetaria nella Costituzione”, contiene, anzitutto, una meditata lettura dei lavori preparatori della Costituzione ed, in particolare, di quelli condotti dalla Commissione presieduta da G. De Maria, alla quale si affianca lo studio della dottrina pubblicistica e della giurisprudenza costituzionale che, nel corso degli anni, hanno affrontato le questioni che attengono alla stabilità monetaria e, nello specifico, alla sua collocazione nella gerarchia dei valori costituzionali: una simile ricostruzione pone in luce come, nel disegno originario della Carta fondamentale, la difesa del metro monetario, pur rappresentando un bene di rango costituzionale, non possa essere reputata una finalità da perseguire in via assoluta e sottratta, quindi, ad ogni possibile bilanciamento. Il terzo capitolo, poi, inizia con un ampio esame della letteratura che ha avuto modo di esprimersi sui margini di autonomia riconosciuti alla Banca d’Italia prima dell’attuazione delle riforme funzionali all’adesione del nostro paese all’Unione economica e monetaria. Lo stesso, inoltre, indaga una delle principali novità introdotte dal Trattato di Maastricht nell’ambito del governo della moneta, ovverosia l’elevazione della stabilità dei prezzi a fine unico ed assoluto della politica monetaria dell’Eurozona, nonché le conseguenze di una simile innovazione: l’isolamento dell’obiettivo de quo, infatti, ha determinato un netto rovesciamento dell’opzione fatta propria Costituenti, eliminando tra l’altro l’idea, precedentemente consolidata, della subordinazione della politica monetaria alla politica economica. Il capitolo conclusivo ospita le riflessioni del dottorando in merito alla struttura ed al modus operandi del Sistema Europeo delle Banche Centrali, nonché alla compatibilità dei medesimi con il c.d. controlimite costituito dal principio democratico: infatti, se, da un lato, la Banca Centrale Europea – come ognuno ormai sa – dispone di poteri di notevole impatto sulla vita di ogni cittadino del Vecchio continente, dall’altro, sembra mancare qualunque momento di vera responsabilizzazione dell’istituzione in parola, la quale, anzi, rimane gelosamente affezionata a pratiche di segretezza ormai abbandonate da tutte le altre banche centrali. La criticità appena evidenziata appare, peraltro, acuita da due ulteriori fattori: in primis, dall’interpretazione estensiva che la l’Eurotower dà al proprio mandato, la quale ha indotto il Tribunale costituzionale tedesco al sollevare il ben noto rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia dell’Unione Europea; in secondo luogo, dalla impossibilità di far valere il suddetto controlimite nell’ambito dell’ordinamento italiano, che non conosce meccanismi di accesso individuale al sindacato di legittimità costituzionale, paragonabili a quelli che contraddistinguono l’esperienza tedesca e quella spagnola.
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Rubechi, Massimo <1979&gt. "La forma di governo regionale nel diritto vivente". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/510/1/TesiMassimoRubechi.pdf.

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Rubechi, Massimo <1979&gt. "La forma di governo regionale nel diritto vivente". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/510/.

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7

CARRER, Matteo (ORCID:0000-0002-2558-3455). "Il principio di sussidiarietà: dalle regole costituzionali all'azione di governo". Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2010. http://hdl.handle.net/10446/589.

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8

SORRENTINO, EDOARDO. "BANCA CENTRALE, FORMA DI GOVERNO ITALIANA E INTEGRAZIONE EUROPEA". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2023. https://hdl.handle.net/2434/955257.

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Resumen
Central bank, Italian form of government and European integration Edoardo Sorrentino PhD in Public, International and European Law Università degli Studi di Milano The purpose of my thesis is to highlight an aspect that could redefine today’s theory of forms of gov-ernment. It is well known that the latter has, as its object of study, the provisions governing the relations between the constitutional bodies that participate at the function of political orientation. And this func-tion, in contemporary states, almost entirely coincides with the public management of the economy. Sus-tained growth of national income has become the primary objective of contemporary States, both to en-sure high levels of employment and to find the necessary tax revenue to finance the services provided by the State itself. It is immediately appropriate to point out that the public government of the economy is not the exclusive prerogative of fiscal policy. Monetary policy has an equally fundamental function. We cannot ignore the role that central banks have played in the public management of the economy. Through its operations – such as the fixing of interest rates, credit facilities to the Treasury and the pur-chase and sale of public and private securities – central banks are able to influence the growth of nation-al income, the general level of prices and the evolution of external accounts. In other words, the results of the economic policies adopted by governments are conditioned by the choices made by the issuing institutions. Consequently, a complete theory of the forms of government cannot be separated from the analysis of the relationship that the central bank has with the Government and with the Parliament, in other words with the political orientation circuit. The first chapter highlights the history of central banks and the evolution of their function, explaining how the position of the issuing institution is intimately linked to the purposes chosen by the State. A clear separation of roles has characterized nineteenth-century liberal democracies, dedicated to the safe-guard of markets. A government that had the monetary support of the central bank would, in fact, have interfered with the right of ownership and the freedom of economic initiative. An issuing institution in-dependent from the executive power and committed to maintaining price stability was therefore a means of making the Government to adopt a balanced economic policy. But in the substantial post-war democ-racies the government had to take an active role in order to correct the most intolerable inequalities produced by the market. In this framework, the central bank had to operate in a manner that served the government’s economic policy draft by ensuring that it would be financed on more favourable terms than those determined by the market. Obviously, this worldwide phenomenon has involved the Italian Republic. The constituents outlined, in addition to a poorly rationalized parliamentarism, an “economic constitution” that lacked clear guidance on the management of fiscal and monetary policy. The original 1948 text allowed the use of public debt without substantive, but only procedural, limits and did not openly enshrine the principle of monetary stability. The action of public authorities had to be oriented towards achieving full employment and reducing inequalities. The second chapter deals with the development of the Italian form of government during the first twen-ty years of the Republic. It is well known that the lack of rationalization of parliamentarism has led to the development of a political system with an extreme multi-party situation where the element of alter-nation of government has failed, due to the conventio ad excludendum of the anti-system forces. However, the ministerial instability do not affect the development of the country, which benefits from a particular international framework: the fixed exchange rate system designed at Bretton Woods in fact allows the acceding countries to modulate economic policy according to their growth goals, given that large capi-tals were not free to circulate internationally. Moreover, the expansionary economic policy of the United States – the center of the international monetary system – ensures high economic growth and low infla-tion levels in all western countries. In this period, the monetary policy of the Bank of Italy has been functional to the achievement of the economic policy goals of many governments. Despite the instability of the executives, in fact, the fundamental lines of development remain firm: an export-oriented econo-my in order to maintain the equilibrium of balance of trade of a country without raw materials and en-ergy sources. In other words, the monetary system built after the war allowed the development of a de-featist party system without this calling into question its constitutional assumptions. The third chapter analyses the effects of the collapse of the monetary system devised at Bretton Woods and the subsequent “stagflation” on the Italian institutional system. In fact, ministerial instability does not make it possible to counter the rise of prices during the 1970’s caused by wage demands and the oil shock. In this decade, Italy has experienced the highest levels of inflation among the large Western coun-tries accompanied by severe trade deficits. Only thanks to the governments of national unity the country succeeds in embarking on a path of recovery, crowned by the entry of Italy into the European Monetary System. This is a new system of fixed exchange rates in which the objective of ensuring the free move-ment of capital is expressly pursued. The entry into the Ems is supposed to push Italy to reduce state in-tervention in the economy. The so-called “divorce” between the Treasury and the Bank of Italy in 1981 is, in this regard, the tool to reduce the central bank’s financial support for the State’s borrowing ma-noeuvres. However, the 1980’s see an inflation fall, but at the same time the explosion of public debt and the formation of a large trade deficit financed by foreign capital, especially German ones. The continuing ministerial instability does not allow any serious restructuring of public expenditure. Moreover, in the 1980,s the fragmentation of the party system increases due to the crisis of the two political parties pro-tagonists of the previous thirty years. The fourth chapter focuses, in particular, on the crisis of the first half of the 1990’s, in which Italy leaves the Ems and faces the final crisis of the traditional parties, which give way to a new party system that re-volves on two opposite poles. At this stage there is a strengthening of the role of the President of the Republic in the resolution of government crises. The Head of State promotes the formation of technical governments that begin a serious work of fiscal consolidation, guaranteeing the commitments made by Italy at European level. In fact, the Maastricht Treaty, signed in 1992, will lead in 1999 to the creation of a single currency and a fixed exchange rate regime. The future currency will be managed by a central bank independent from member States of the monetary union and committed to the sole maintenance of price stability. The direct consequence of this priority objective is the prohibition of direct financial support to States which will be bound to finance themselves on the market under the conditions laid down for any private entity. In short, since 1992 the Italian “economic constitution” has entered a new phase: the democratically legitimized constitutional organs completely lose the levers of monetary policy. Price stability becomes an overarching value, to be pursued even when it goes against other objectives, such as a high level of employment. Fiscal policy itself is conditioned by quantitative parameters which the European institutions monitor. However, thanks to the consolidation work begun in the first half of the 1990’s, Italy also managed to join the single currency. The fifth chapter analyses the effects of Italy’s entry into the single currency area on the form of gov-ernment. The 2008 financial crisis led to a tightening of European budgetary constraints, while the Eu-ropean Central Bank has launched monetary support programmes that have allowed States to finance themselves on better terms than market conditions. At this juncture there was a new intervention by the Head of State as guarantor of Italy’s European commitments. A new technical government was formed whose primary objective was to reduce the country’s trade deficit and introduce the principle of budget-ary balance in the Italian Constitution. With this step, the “economic constitution” completed the turn-ing point towards the depoliticization of the public law of the economy that began in 1992. The crisis has determined the end of the fragile Italian bipolarism with the emergence of political forces alien to the traditional camps. The renewed political instability has led to a further strengthening of the Presi-dent of the Republic in his role of guarantor of the permanence of Italy in the single currency area. In this regard, the events surrounding the formation of a eurosceptic government in 2018 are emblematic. Following the 2020 pandemic, it was decided to lift budgetary constraints, while the Ecb expanded its monetary support to member States. It seems that a new phase of monetary union has been reached, but the rise in prices due to the Ukrainian conflict could force European States to adopt deflationary measures even more stringent than those adopted in the previous decade, with perhaps even more evi-dent effects on the party system and on the Italian form of government.
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9

Billè, Roberta <1978&gt. "Qualità della legge e forme di governo. Controlli e garanzie costituzionali in prospettiva comparata". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/750/1/Tesi_Bille_Roberta.pdf.

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10

Billè, Roberta <1978&gt. "Qualità della legge e forme di governo. Controlli e garanzie costituzionali in prospettiva comparata". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/750/.

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Libros sobre el tema "GOVERNO COSTITUZIONALE"

1

Silvio, Gambino y Convegno "Quale governo? Modelli stranieri e riforma costituzionale" (1996 : Università degli studi della Calabria), eds. Democrazia e forma di governo: Modelli stranieri e riforma costituzionale. Rimini: Maggioli, 1997.

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2

Il governo del territorio nella giurisprudenza costituzionale: La recessività della materia. Torino: G. Giappichelli editore, 2012.

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3

Saulle, Panizza, ed. Il contributo della giurisprudenza costituzionale alla determinazione della forma di governo italiana. Torino: G. Giappichelli, 1997.

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4

Zanfarino, Giovanni. Alle origini del governo rappresentativo: L'"ideologia" costituzionale di Destutt de Tracy. Roma: Bonacci, 1993.

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5

Pinelli, Cesare. Forme di Stato e forme di governo: Corso di diritto costituzionale comparato. 2a ed. Napoli: Jovene editore, 2009.

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6

Giancarlo, Rolla, ed. Le Forme di governo nei moderni ordinamenti policentrici: Tendenze e prospettive nell'esperienza costituzionale italiana e spagnola. Milano: Giuffrè, 1991.

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7

Ruffia, Paolo Biscaretti di. Introduzione al diritto costituzionale comparato: Le "forme di Stato" e le "forme di governo", le costituzioni moderne. 6a ed. Milano: A. Giuffrè, 1988.

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8

Ventura, Luigi. Le Crisi di governo nell'ordinamento e nell'esperienza costituzionale: Atti di un Convegno, Catanzaro, 22 e 23 ottobre 1999. Torino: G. Giappichelli, 2001.

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9

Dal governo Badoglio alla Repubblica italiana: Saggio di storia costituzionale del quinquennio rivoluzionario, 25 luglio 1943- 1 ̊gennaio 1948. Genova: Associazione culturale Italia, 2010.

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10

Dal governo Badoglio alla Repubblica italiana: Saggio di storia costituzionale del "quinquennio rivoluzionario", 25 luglio 1943-1⁰ gennaio 1948. Genova: Associazione culturale Italia, 2010.

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Capítulos de libros sobre el tema "GOVERNO COSTITUZIONALE"

1

"“Costituzione” del Governo Centrale di Belluno (1797)". En Constitutional Documents of Italy and Malta 1787–1850, Part I: National Constitutions / Constitutions of the Italian States (Ancona – Lucca), editado por Jörg Luther. Berlin, New York: De Gruyter, 2009. http://dx.doi.org/10.1515/9783598441530.131.

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