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Tesis sobre el tema "Giustificazione"

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LAMA, ROBERTO. "La giustificazione del licenziamento disciplinare". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2016. http://hdl.handle.net/10281/129842.

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Resumen
The justification of disciplinary dismissal The thesis examines the subject of disciplinary dismissal, that is of the kind of dismissal which is caused by the worker’s breach of contract. In particular, the paper first goes deep into the various interpretative theories about nature and foundation of the employer’s disciplinary power, pointing out before all its uniquity in the range of contractual relations, since it enables the employer to take unilaterally disciplinary measures against the worker who has been responsible for breaches of contract. It must be noticed that especially in the second half of the last century Italian labour legislation progressively set several limits, both substantial and procedural, to the employer’s power of dismissal, in order to avoid adding a situation of legal subjection to the employer’s disciplinary power to the condition of social and economic weakness of the worker (who offers his work done to the owner of the means of production to support himself and his family). Furthermore, the paper states the remedies provided for by Italian labour law to sanction unlawful dismissals, considers the foundation of each remedy and analyses the legislative measures recently taken by Italian Government. In this connection, for nearly fourty years the worker’s means of protection have been kept more or less unchanged; because of the reforms begun in 2012, however, margins for application of the remedy of “reinstatement in job” (“reintegrazione nel posto di lavoro”) got much narrower, or even don’t exist nearly any more. Consequently, quite new interpretative problems have arisen from this, which could even question the foundations themselves of the whole matter.
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2

Agostini, Francesca <1986&gt. "La tragedia e la giustificazione dell'esistenza". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2697.

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Resumen
In questo studio è stato analizzato il percorso storico della tragedia greca per poterne capire l'essenza e scoprire per quali motivi sia stata così importante per la nostra cultura. Il carattere della tragedia è stato strettamente connesso all'emotività degli spettatori: essa, essendo incentrata su vicende in grado di provocare un forte coinvolgimento emotivo in coloro che la seguivano, aveva la capacità di purificare, tramite la catarsi. Coloro che assistevano a questi spettacoli, apprendevano una grande lezione di vita, grazie alle complesse vicende che venivano messe in scena. Trattando temi di carattere universale come il rapporto tra bene e male, colpa e punizione, legge e libertà, l'umano e il divino, essa si era resa alla portata di tutti. Tramite l'analisi storica e grazie  a Nietzsche, convinto della superiorità dei Greci, si è potuto capire il motivo per il quale si ritiene che, da questo popolo abbia avuto origine la tragedia. Si deduce che la filosofia fonda le sue radici anche dal connubio di culto, fede, teatro, poesia , musica, esperienze che oggi chiameremmo arte. Sono stati pure presi in esame due dei termini più significativi, fondamento su cui si appoggia l’intera opera di Nietzsche: l’ apollineo e il dionisiaco, i quali non sarebbero altro che i due aspetti contrapposti della vita che lottano incessantemente e traggono vita da questa lotta. Esaminando la visione del mondo da parte di Nietzsche è emersa la superiorità della dimensione estetica su quella morale.
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3

CONTI, ANNACLARA. "La malattia del lavoratore subordinato: giustificazione e controlli". Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2008. http://hdl.handle.net/2108/681.

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Resumen
Disciplina legislativa e orientamenti dottrinali e giurisprudenziali sulla malattia del lavoratore subordinato, con particolare attenzione ai profili relativi alla giustificazione dell'assenza per malattia dal lavoro da parte del lavoratore ed al diritto del datore di lavoro di esercitare i controll sulla malattia stessa previsti dalla legge.
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Holc, Paweł. "Un ampio consenso sulla dottrina della giustificazione : studio sul dialogo teologico cattolico-luterano /". Roma : Ed. Pontificia Univ. Gregoriana, 1999. http://www.gbv.de/dms/spk/sbb/recht/toc/319719197.pdf.

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5

Grompi, Alessandra <1965&gt. "Le radici etiche del diritto: una ricostruzione genetica e una giustificazione filosofica in prospettiva post-habermasiana". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2009. http://hdl.handle.net/10579/135.

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6

Livieri, Paolo. "Il pensiero dell'oggetto. Genesi e giustificazione storico-concettuale della sezione Oggettività nella Scienza della logica di Hegel". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3426383.

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Resumen
Aim of my research was that of determining the logical meaning of the Objectivity section within Hegel's work Science of Logic. The starting point of my dissertation has been a careful analysis of all those objections moved against Hegel's inclusion - within the Science of Logic - of the section and all its chapters (Mechanism, Chimism, and Teleology): such an inclusion, it has been claimed, seems to indicate a departure of logic from pure thought. Through a careful analysis of the gymnasial courses held by Hegel in Nuernberg, I was able to isolate some elements and logical structures particularly relevant to delineate the genesis of the section. With such elements at hand, in the second part of the dissertation, I have analysed the Science of Logic, trying to explain how the Objectivity section should be taken rather as a prosecution and a completion of the logical elements and of the speculative meaning of the Subjectivity section.
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7

PAGANUZZI, Marco. "La coerenza del sistema fiscale nazionale quale causa di giustificazione nella giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione Europea". Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2013. http://hdl.handle.net/10446/28804.

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8

DI, LISCIANDRO ALESSIO. "DOTTRINE PENALI MINIMALISTE NELLA CULTURA GIURIDICA CONTEMPORANEA". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/170397.

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Resumen
This dissertation deals with doctrines defined as ‘minimalist’ in criminal law. The analysis, developed in the fields of Italian and Anglo-American jurisprudence, has the aim of reconstructing theories and justifications of criminalization and punishment which refer to the word “minimalism”, thus pointing out a peculiar position in the philosophy of criminal law, different both from abolitionism and ‘classic’ penal theories. The main topics of the first part of the work are the “harm principle”, proportionality and parsimony, evaluated under a critical approach as regards their possible impact on decriminalization strategies. This, also considering the basis of criminal prohibitions as limited by the rule of law and constitutional rights. The last section, whose theme is justification of punishment, focuses on characterizing as “minimalist doctrines” those integrated frameworks which suggest substantial reductions in the severity of criminal sanctions, as regards both their typology and their amount.
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ORSO, CRISTINA ELISA. "Three essays on microcredit and poverty". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1957.

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Resumen
Partendo da una concettualizzazione multidimensionale della povertà, il presente lavoro di ricerca studia l’effetto prodotto dalla partecipazione a programmi di microcredito su specifiche dimensioni di genere: l’empowerment delle donne e la violenza domestica. Il primo capitolo analizza la letteratura empirica sul tema in un’ottica critica, gettando le basi per lo sviluppo dei successivi. La seconda parte esamina la relazione fra partecipazione al microcredito e due distinte dimensioni di empowerment utilizzando un modello ad equazioni strutturali (SEM). Accanto alla partecipazione a tali programmi, considero, quale potenziale causa del processo di empowerment femminile, le attitudini maschili in merito al ruolo svolto dalle donne all’interno e al di fuori del contesto familiare. Dai risultati emerge un’associazione positiva fra microcredito e dimensioni di empowerment considerate, ma l’effetto delle attitudini maschili non è significativo. Infine, nell’ultimo capitolo esamino come la partecipazione al microcredito, congiuntamente ad altri fattori socio-demografici, influenza il subire violenza domestica e le attitudini femminili circa la giustificazione della stessa in determinati contesti. Dall’analisi empirica emerge un’associazione positiva tra microcredito e violenza domestica, mentre il partecipare a tali programmi non produce alcun effetto significativo sulle attitudini femminili in merito alla giustificazione della stessa.
The focus of this dissertation is about the influence of participation in microcredit programs on gendered dimensions of poverty. Specifically, I refer to multidimensional poverty in terms of women’s empowerment and domestic violence. The first chapter reviews the empirical literature on microcredit and poverty in a critical perspective and lays the foundations for the two later chapters. The second part explores the relationship between participation in microcredit programs and two distinct dimensions of women’s empowerment using a structural equation model with categorical observed variables. I consider a set of potential causes of the empowerment dimensions including participation in microcredit programs and men’s attitudes towards women’s role in intra-household relationships and in the social context. Interestingly, the former is positively associated with empowerment while the men’s perception about the women’s role do not produce a significant effect on both empowerment dimensions. The last chapter investigates how participation in microcredit programs along with other socio-demographic factors affect the likelihood to experience physical violence and the likelihood of women’s beating justification in different situations. The most interesting result concerns the influence of microcredit on the outcomes variables: it doesn’t affect women’s beliefs about beating justification but it is positively associated with physical violence.
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ORSO, CRISTINA ELISA. "Three essays on microcredit and poverty". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1957.

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Partendo da una concettualizzazione multidimensionale della povertà, il presente lavoro di ricerca studia l’effetto prodotto dalla partecipazione a programmi di microcredito su specifiche dimensioni di genere: l’empowerment delle donne e la violenza domestica. Il primo capitolo analizza la letteratura empirica sul tema in un’ottica critica, gettando le basi per lo sviluppo dei successivi. La seconda parte esamina la relazione fra partecipazione al microcredito e due distinte dimensioni di empowerment utilizzando un modello ad equazioni strutturali (SEM). Accanto alla partecipazione a tali programmi, considero, quale potenziale causa del processo di empowerment femminile, le attitudini maschili in merito al ruolo svolto dalle donne all’interno e al di fuori del contesto familiare. Dai risultati emerge un’associazione positiva fra microcredito e dimensioni di empowerment considerate, ma l’effetto delle attitudini maschili non è significativo. Infine, nell’ultimo capitolo esamino come la partecipazione al microcredito, congiuntamente ad altri fattori socio-demografici, influenza il subire violenza domestica e le attitudini femminili circa la giustificazione della stessa in determinati contesti. Dall’analisi empirica emerge un’associazione positiva tra microcredito e violenza domestica, mentre il partecipare a tali programmi non produce alcun effetto significativo sulle attitudini femminili in merito alla giustificazione della stessa.
The focus of this dissertation is about the influence of participation in microcredit programs on gendered dimensions of poverty. Specifically, I refer to multidimensional poverty in terms of women’s empowerment and domestic violence. The first chapter reviews the empirical literature on microcredit and poverty in a critical perspective and lays the foundations for the two later chapters. The second part explores the relationship between participation in microcredit programs and two distinct dimensions of women’s empowerment using a structural equation model with categorical observed variables. I consider a set of potential causes of the empowerment dimensions including participation in microcredit programs and men’s attitudes towards women’s role in intra-household relationships and in the social context. Interestingly, the former is positively associated with empowerment while the men’s perception about the women’s role do not produce a significant effect on both empowerment dimensions. The last chapter investigates how participation in microcredit programs along with other socio-demographic factors affect the likelihood to experience physical violence and the likelihood of women’s beating justification in different situations. The most interesting result concerns the influence of microcredit on the outcomes variables: it doesn’t affect women’s beliefs about beating justification but it is positively associated with physical violence.
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ROSSI, LUCREZIA SILVANA. "LA LEGITTIMA DIFESA NEL DOMICILIO (ART. 52 C. 2-4 C.P.) UN¿INDAGINE TRA STORIA, COMPARAZIONE, TEORIA E PRASSI". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2021. http://hdl.handle.net/2434/852006.

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Resumen
L’elaborato tratta il delicato tema della legittima difesa esercitata nel domicilio, che è stato oggetto di due riforme negli ultimi quindici anni – prima nel 2006, poi nel 2019 –, suscitando diffuse critiche e contrastanti pareri in ordine alla sua esatta portata. La grande attenzione pubblica per l’istituto e i due interventi legislativi hanno stimolato l’interesse e il desiderio di approfondire l’origine, la ratio e l’evoluzione della scriminante di cui all’art. 52 c.p. Lo scopo della presente indagine è duplice: da una parte, si è cercato di comprendere le esigenze sottostanti alle riforme e, più in generale, il fondamento del bisogno così ben radicato nella società contemporanea di una differenziazione di trattamento per le aggressioni perpetrate all’interno dell’abitazione; dall’altra, invece, partendo dallo studio della disciplina attualmente in vigore e dell’applicazione concreta della medesima ad opera della giurisprudenza, si è provato a trovare un equilibrio più soddisfacente tra le esigenze diffuse e il rispetto della Carta costituzionale e della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, in sintesi una “contro-riforma sostenibile”. La tesi si articola in tre parti, di cui la prima è dedicata all’analisi storico-comparatistica della causa di giustificazione. In particolare, lo studio ripercorre le origini dell’istituto a partire dal diritto romano sino ai giorni nostri, cercando di evidenziare i precedenti storici atti a spiegare l’attuale predisposizione di una figura speciale di legittima difesa a beneficio di colui che sia aggredito in luoghi privati in ordine ai quali vanti uno ius excludendi alios nei confronti dell’aggressore. La ricerca storica è affiancata da un’indagine comparatistica, anch’essa impostata in prospettiva storica, che allarga lo sguardo alle scelte compiute in argomento dai principali ordinamenti europei – segnatamente quello francese e inglese –, nonché dal sistema federale statunitense. La seconda parte della tesi ha ad oggetto il diritto interno vigente; in particolare l’elaborato affronta prima la legge n. 59 del 13 febbraio 2006 e poi la legge n. 36 del 26 aprile 2019, ossia le riforme che hanno conferito rilievo alla figura speciale della legittima difesa domiciliare. A tal fine, si considera tanto il contesto politico criminale che ne ha segnato l’origine, quanto il contenuto delle riforme alla luce della giurisprudenza di legittimità; è stato infatti svolto uno studio su tutte le pronunce emesse dalla Corte di Cassazione in materia di legittima difesa domiciliare dal 1° gennaio 2000 sino al 1° gennaio 2021. Grazie a tale ricerca è emerso da una parte come la prima riforma risulti sostanzialmente priva di ricadute concrete e, dall’altra, come il secondo intervento legislativo, ove non sottoposto a un’interpretazione correttiva alla luce delle direttrici costituzionali e convenzionali europee, sia pericoloso per la tenuta del sistema. Lungo tale direttrice, l’indagine si sofferma in particolare sul ruolo che dovrebbero assumere il requisito della necessità e le presunzioni normative di legittimità della reazione. Con riferimento al caso dell’eccesso, poi, si prospettano i criteri rilevatori del grave turbamento e delle condizioni di minorata difesa a cui si ricollegano effetti scusanti. La terza ed ultima parte dell’elaborato, infine, tratta l’istituto in una prospettiva de iure condendo; nello specifico, prendendo le mosse dai risultati raggiunti attraverso l’indagine realizzata, si è provato ad avanzare una proposta di risistemazione della causa di giustificazione che si articola in tre passaggi, idealmente collegati tra loro. Secondo tale ipotesi di lavoro, l’art. 52 c.p. guadagnerebbe in razionalità ed efficacia se, anzitutto, fossero eliminati i commi disciplinanti la legittima difesa domiciliare attualmente in vigore; inoltre, alla disposizione di cui al c. 1 dell’art. 52 c.p. dovrebbe affiancarsi una scusante legata allo stato di turbamento emotivo vissuto dall’aggredito, applicabile alla fattispecie generale per i casi di eccesso e di errore sulla legittima difesa; infine, si potrebbe prevedere una presunzione iuris tantum di pericolo attuale per la sola incolumità dei presenti in caso di aggressione perpetrata all’interno del domicilio e dell’esercizio commerciale. La compresenza di tali proposte modificative sembrerebbe in grado di conferire un rinnovato equilibrio alla causa di giustificazione, da una parte dando voce e riconoscimento alle istanze diffuse, dall’altra rispettando i principi e i valori di cui la Costituzione e la Convezione europea dei diritti dell’uomo sono espressione, dall’altra ancora imprimendo una spinta contraria rispetto all’attuale tendenza antistatalista, se non addirittura anticostituzionale, di cui le due recenti riforme in materia si sono rese portavoce.
The thesis deals with the delicate issue of self defence exercised in the home, which has been the subject of two reforms in the last fifteen years – first in 2006, then in 2019 –, arousing widespread criticism and conflicting opinions regarding its exact scope. The great public attention for the institute and the two legislative interventions have stimulated the interest and the desire to investigate the origin, the ratio and the evolution of the justification regulated by art. 52 c.p. The purpose of this survey is twofold: on the one hand, an attempt has been made to understand the needs underlying the reforms and, more generally, the foundation of the need so well rooted in contemporary society for a differentiation of treatment for attacks perpetrated inside the house; on the other hand, starting from the study of the discipline currently in force and the concrete application of the same by jurisprudence, an attempt has been made to find a more satisfactory balance between the widespread needs and compliance with the Constitutional Charter and the European Convention of human rights, in short a "sustainable counter-reform". The thesis is divided into three parts, of which the first is dedicated to the historical-comparative analysis of the justification. In particular, the study traces the origins of the institute starting from Roman law up to the present day, trying to highlight the historical precedents capable of explaining the current predisposition of a special figure of self defence in favour of anyone who is attacked in private places, where individuals boasts an ius excludendi alios against the aggressor. The historical research is accompanied by a comparative survey, also set in a historical perspective, which broadens the gaze to the choices made on the subject by the main European systems – notably the French and English ones –, as well as by the US federal system. The second part of the thesis concerns the internal law in force; in particular, the paper first deals with law no. 59 of 13 February 2006 and then the law n. 36 of 26 April 2019, i.e. the reforms that have given prominence to the special figure of home self defence. To this end, both the criminal political context that marked its origin and the content of the reforms in the light of the jurisprudence of legitimacy are considered; in fact, a study was carried out on all the rulings issued by the Court of Cassation regarding home self defence from 1 January 2000 until 1 January 2021. Thanks to this research, it emerged on the one hand how the first reform is substantially devoid of concrete repercussions and, on the other hand, how the second legislative intervention, if not subjected to a corrective interpretation in the light of constitutional and conventional guidelines, is dangerous for system tightness. Along this line, the investigation focuses in particular on the role that the requirement of necessity and the normative presumptions of legitimacy of the reaction should assume. With reference to the case of excess, then, are presented the criteria for detecting the serious disturbance and the conditions of impaired defence to which excuse effects are linked. Finally, the third and last part of the paper deals with the institution from a de iure condendo perspective; specifically, starting from the results achieved through the survey carried out, an attempt was made to put forward a proposal for reorganization of the justification which is divided into three steps, ideally connected to each other. According to this working hypothesis, art. 52 c.p. would gain rationality and effectiveness if, first of all, the paragraphs governing home self defence currently in force were eliminated; furthermore, beside the provision referred to art. 52 c. 1 c.p., there should be an excuse linked to the state of emotional disturbance experienced by the attacked, applicable in cases of excess and error in self defence; finally, an iuris tantum presumption of current danger could be envisaged for the sole safety of those present in the event of aggression perpetrated within the home and business. The coexistence of these amending proposals would seem capable of giving a renewed balance to the justification, first of all giving voice and recognition to the widespread requests, furthermore respecting the principles and values of which the Constitution and the European Convention of human rights are an expression, and lastly still giving a push contrary to the current anti-statist tendency, if not even anti-constitutional, of which the two recent reforms on the subject have become spokesmen.
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Caliandro, A. "IL LAVORO AFFETTIVO DEI CONSUMATORI VOLTO ALLA CO-CREAZIONE DI VALORE SUI SOCIAL MEDIA: UN' INDAGINE NETNOGRAFICA". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/172622.

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Resumen
The affective labor of consumers in regards to the co-creation of value onto social media: a netnographic enquiry This work is, ideally, divided in two part. In the first one I address some theoretical issues, basically reflecting upon the concept of affective labor featured by Autonomist Marxism and Elisabeth Wissinger. In the second one I address some methodological issues, basically re-elaborating the netnographic method of Robert Kozinets. The aim of my thesis has been to study and understand in a systematic way the affective labor performed by consumers onto the social media, intended as a leading practice of co-creation of value. On one hand I define ‘affective labor’ as the ability of a social group, situated in a contingent social context, to arouse an affective flow and to fix it in transient shapes (emotions), in order to channel it toward a productive purpose. On the other hand I considered the ‘co-creation of value’ onto social media as an activity which pertains to the discourse of consumers rather than to the consumers per se. Therefore my guiding hypothesis: ‘Since the Internet is a discourse-created phenomena, it is hypnotizable that it would be a certain dynamic of consumer discourse at creating value, rather than the bodies of consumers’. Following this hypothesis I actually discovered that online co-creation of value not only depends on the discourse but also on a specific discursive dynamic hinged on as system of communicative frictions. As it is well-known online consumers create value since their communicative interactions are systematically monitored by companies, which (by means of techniques and devices for Sentiment Analysis) transform them in product innovation and brand reputation. Therefore my cognitive question: How do online consumers perform affective labor? Or, thorough which kind of practices online consumers do manage their affective investment in order to create that flux of information that companies harness and capitalize? In order to answer this qualitative question a drew on the netnographic method, basically developing a personal declination of it rather than just applying it. In order to do so I elaborated a ‘practice-based netnographic approach’, mainly drawing on Richard Rogers’ epistemological motto: ‘Follow the medium’. My empirical research has produced two key heuristics: the concepts of web tribe and narrations of self. On one hand, differently from classical tribal marketing, I conceive of a web tribe as a social space rather than a social group made out of people ‘in love with’ a particular brand. Specifically I define a web tribe as a flux of communication that: a) flows through and springs from specific ‘places’ of the 2.0 web (forums, blogs, social networks, etc); b) converges on specific brands or products; c) converges on specific topics of conversation. On the other hand I conceived of ‘narrations of self’ as common discursive practices through which the members of a web tribe valorise the brand and themselves. In this way online consumers interacting within a ‘tribal space’ come to converge on some shared practices by which defining the brand value and their identities, rather than on a specific brand value and on common definition of identity per se. Thus, I finally came out to the conclusion that the web tribe is a dispositif that catalyses and formalizes the affective flow of consumer; in this way the ‘tribal dispositive’ governs the affective labor of consumers organizing it in a form that is suitable to be harnessed and exploited by companies and brands.
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TAVERRITI, SARA BIANCA. "L'AUTOCONTROLLO PENALE. RESPONSABILITÀ PENALE E MODELLI DI AUTONORMAZIONE DEI DESTINATARI DEL PRECETTO". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/619498.

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Resumen
La ricerca prende l’abbrivio dalla constatazione della crescente importanza acquisita, nel panorama delle fonti penalistiche, dal fenomeno dell’autonormazione: prodotto del diritto penale post-moderno consistente nell’autoimposizione, da parte dei destinatari stessi della norma, di precetti comportamentali in chiave criminal-preventiva. Oltre al ruolo ambivalente del principio di legalità penale (effetto e causa, al contempo, del fenomeno qui preso in considerazione), l’interesse del penalista per l’approfondimento scientifico del fenomeno è sollecitato dal potenziale che quest’ultimo rivela come alternativa (sostitutiva o integrata) rispetto al diritto penale. Il primo capitolo è dedicato alla ricostruzione delle cause che hanno dato origine al fenomeno, all’uopo ripartite in due macro-categorie: (i) le cause di ordine generale, per l’enucleazione delle quali è stata condotta una ricerca che spazia nelle materie sociologiche, economiche e giusfilosofiche; (ii) le cause di natura giuridica, che sono state investigate considerando sia le manifestazioni comuni all’intero ordinamento giuridico, sia quelle specifiche della penalistica, in cui la crisi del principio della riserva di legge e il declino del diritto penale classico assumono un’importanza cruciale. Nel secondo capitolo, il focus dell’analisi si concentra sulla dimensione strutturale del paradigma autonormativo per come emerso nelle sue principali manifestazioni e nelle concettualizzazioni teoriche maturate soprattutto grazie all’approfondimento riservato al fenomeno della Self-Regulation dagli studiosi di area anglosassone. La paradigmatica dell’autonormazione viene scrutinata tanto nelle sue singole componenti costitutive statiche, quanto nei suoi moti dinamici come strategia regolatoria all’interno dell’ordinamento. La ricerca si sposta nel terzo capitolo dalla struttura alla funzione, con l’obiettivo di ricavare i criteri di politica-criminale strumentali all’impiego dell’autonormazione nel sistema penale. A tal fine, sono state esplorate le possibili relazioni interordinamentali di raccordo tra sistemi autonormativi e ordinamento statale, applicando una metodologia mutuata dall’impostazione di Santi Romano ma ambientata sul terreno del diritto penale e delle sue alternative. Nel quarto capitolo l’indagine si rivolge verso i più eminenti esempi di autonormazione manifestatisi nell’ordinamento italiano: i modelli organizzativi ex D. Lgs. 231 del 2001; i piani per la prevenzione della corruzione nella P.A.; le linee guida medico-chirurgiche per lo svolgimento delle attività sanitaria. Oltre a una disamina ricognitiva della disciplina di questi sub-sistemi normativi, i tre banchi di prova vengono scandagliati in chiave struttural-funzionalistica alla luce dei criteri di analisi illustrati nel secondo capitolo e ricavati nel terzo. Il capitolo 5 chiude il lavoro proiettando i risultati delle ricerche sul piano della teoria del reato, per verificare quale impatto abbia/possa avere l’autonormazione sulla dogmatica. Dopo aver passato in rassegna le possibili ricadute sulle diverse categorie penalistiche, la chiosa finale valorizza il potenziale del diritto riflessivo come candidato ideale per la concretizzazione della clausola di extrema ratio in materia penale. L’uso dell’autonormazione come strumento alternativo rispetto al diritto penale viene ritenuto, infatti, il profilo applicativo più promettente e degno di essere ulteriormente esplorato.
One of the crucial challenges of Criminal Law in the new millennium is to deal with the complexity of contemporary society. The traditional approach based on the State monopoly on criminal matters keeps abreast no longer with the scientific-technological sophistication and the rate of changes in criminal behavior in the era of globalization. In this scenario, we witness the rise of Self-Regulation as an auxiliary tool of crime prevention, whose main goal is to fill the vacuum and to compensate for the rapid obsolescence of state legislation. Compliance Programs, Anti-Bribery Plans, Clinical Guidelines are some of the elements of a diverse constellation of cases in which preventive measures, behavioral rules, surveillance, and sanctions are issued and enforced by a legislator who coincides with the recipient, and which is often a private actor. Nevertheless, the ambivalence of Self-Regulation lies in the fact that – in the face of some positive externalities promised – this paradigm could jeopardize some of the fundamental principles of Criminal Law. The aim of this work is to provide a critical analysis of such phenomenon in order to verify the compatibility of Self-Regulation with the Rule of Law and to assess its efficacy in deterring and detecting misconducts.
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Todaro, Giuseppa. "Naturalizzazione della dialettica. L'errore nella giustificazione dialogica delle credenze". Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/10447/102363.

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TODARO, Giovanni. "Il bene molto più del male. Il paradigma paolino nella giustificazione di Paul Ricoeur". Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/10447/102364.

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Cecchi, Marco. "La "motivazione rafforzata" del provvedimento. Un nuovo modello logico-argomentativo di stilus curiae". Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/2158/1237996.

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Resumen
La tesi prende in esame un istituto sperimentato, nel magma della prassi, dalla giurisprudenza e recentemente richiamato, in sede dottrinale, da alcuni contributi scientifici: la c.d. "motivazione rafforzata" del provvedimento. La tematica che viene affrontata interessa quindi tanto l’operatore pratico quanto lo studioso teorico e attiene a uno dei momenti più delicati di tutto il procedimento: la spiegazione delle ragioni decisorie. Più in particolare, la motivazione rafforzata rappresenta una nuova metodica valutativo-motivativa - cioè, di giudizio e di giustificazione - costruita a step (logico-argomentativi) obbligati, che rende ancora più trasparente l'agire e l'operato decisionale.
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RECCHI, Simonetta. "THE ROLE OF HUMAN DIGNITY AS A VALUE TO PROMOTE ACTIVE AGEING IN THE ENTERPRISES". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251122.

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Resumen
Ogni azienda che si riconosca socialmente responsabile deve occuparsi dello sviluppo delle carriere dei propri dipendenti da due punti di vista: quello individuale e personale e quello professionale. La carriera all’interno di un’azienda coinvolge, infatti, la persona in quanto individuo con un proprio carattere e una precisa identità e la persona in quanto lavoratore con un bagaglio specifico di conoscenze e competenze. L’azienda ha, quindi, il compito di promuovere carriere professionalmente stimolanti che si sviluppino in linea con i suoi stessi valori, la sua visione e la sua missione. Nel panorama moderno, aziende che sviluppano la propria idea di business nel rispetto dei lavoratori proponendo loro un percorso di crescita, si mostrano senza dubbio lungimiranti. Un tale approccio, però, non basta a far sì che vengano definite socialmente responsabili. I fattori della Responsabilità Sociale d’Impresa sono infatti numerosi e, ad oggi, uno dei problemi principali da affrontare è quello del progressivo invecchiamento della popolazione. Dal momento che la forza lavoro mondiale sta invecchiando e che si sta rispondendo al problema spostando la linea del pensionamento, tutte le aziende sono obbligate a mantenere le persone il più a lungo possibile attive e motivate a lavoro. L’età è spesso visto come un fattore di diversità e di discriminazione, ma nello sviluppare la mia argomentazione, cercherò di dimostrare che una politica del lavoro che supporti l’idea dell’invecchiamento attivo può trasformare questo fattore da limite in opportunità. Il rispetto degli esseri umani, a prescindere dalle differenze legate all’età, dovrebbe essere uno dei valori fondanti di ogni impresa. Nel primo capitolo della tesi, svilupperò il tema della dignità umana così come è stato concepito a partire dalla filosofia greca fino alla modernità. La dignità intesa come valore ontologico, legato all’essenza dell’uomo, diventerà con Kant il fattore di uguaglianza tra tutti gli esseri viventi, la giustificazione del rispetto reciproco. Il concetto di dignità verrà, poi, definito nel secondo capitolo come il principale valore che deve ispirare l’azione sociale delle imprese, come l’elemento che garantisce il rispetto di ogni dipendente che prima ancora di essere un lavoratore è un essere umano. La dignità è ciò che rende l’essere umano degno di essere considerato un fine in se stesso piuttosto che un mezzo per il raggiungimento di un fine esterno. Nell’era della globalizzazione, dove il denaro è il valore principale, gli esseri umani rischiano di diventare un mezzo al servizio dell’economia. A questo punto, il rispetto della dignità deve divenire il fondamento di un ambiente di lavoro che promuove la crescita e la fioritura dell’essere umano. Nel secondo capitolo cercherò quindi di dimostrare come l’idea di dignità possa promuovere un management “umanistico” centrato sul rispetto dell’essere umano. Un’impresa socialmente responsabile può promuovere il rispetto di ogni lavoratore se fa propri i valori di dignità e uguaglianza. Attraverso la teoria dello Humanistic Management che veicola tali valori, il lavoro diventa un luogo in cui l’uomo può esprimere se stesso, la sua identità, le sue conoscenze e competenze. Inoltre, dal momento che la popolazione sta invecchiando, le aziende devono farsi carico della forza lavoro più anziana, come è emerso sopra. A questo punto, nel terzo capitolo, il concetto della Responsabilità Sociale d’Impresa sarà analizzato nel suo legame con i temi dell’invecchiamento attivo e della diversità sul posto di lavoro. Conosciamo diverse ragioni di differenza a lavoro: genere, cultura, etnia, competenze, ma qui ci concentreremo sul fattore età. È naturale che i lavoratori anziani abbiano un’idea di lavoro diversa da quella dei giovani e che le loro abilità siano differenti. Ma questa diversità non deve essere valutata come migliore o peggiore: essa dipende da fattori che analizzeremo e che l’impresa socialmente responsabile conosce e valorizza per creare un ambiente di lavoro stimolante e collaborativo, eliminando possibili conflitti intergenerazionali. Alcune delle teorie che permettono di raggiungere tali obiettivi sono il Diversity Management e l’Age Management: ogni impresa può promuovere pratiche per valorizzare gli anziani, permettendo loro di rimanere più a lungo attivi e proattivi a lavoro e di condividere le proprie conoscenze e competenze. L’ultimo capitolo della tesi si concentrerà su un caso di azienda italiana che ha sviluppato uno strumento di valorizzazione di collaboratori over 65. Sto parlando della Loccioni, presso cui ho svolto la ricerca applicata e che promuove il progetto Silverzone, un network di persone in pensione che hanno conosciuto l’azienda nel corso della loro carriera e che continuano a collaborare con essa ancora dopo il pensionamento. Per capire l’impatto qualitativo e quantitativo che il progetto ha sull’azienda, ho portato avanti un’analisi qualitativa dei dati ottenuti grazie a due tipi di questionari. Il primo ha visto il coinvolgimento dei 16 managers della Loccioni a cui sono state sottoposte le seguenti domande: 1. Chi sono i silver nella tua area di business? Quali i progetti in cui essi sono coinvolti? 2. Qual è il valore del loro supporto per l’azienda? E, allo stesso tempo, quali sono le difficoltà che possono incontrarsi durante queste collaborazioni? 3. Qual è la frequenza degli incontri con i silver? 4. Perché l’azienda ha bisogno di questo network? Successivamente, ho sottoposto un altro questionario agli 81 silver della rete. Di seguito i dettagli: 1. Qual è il tuo nome? 2. Dove sei nato? 3. Dove vivi? 4. Qual è stato il tuo percorso formativo? 5. Qual è stata la tua carriera professionale? 6. Come e con chi è avvenuto il primo contatto Loccioni? 7. Come sei venuto a conoscenza del progetto Silverzone? 8. Con quali dei collaboratori Loccioni stai lavorando? 9. In quali progetti sei coinvolto? 10. Potresti descrivere il progetto in tre parole? 11. Che significato ha per te fare parte di questa rete? 12. Nella tua opinione, come deve essere il Silver? 13. Che tipo di relazioni hai con i collaboratori Loccioni? 14. Quali dimensioni umane (dono, relazione, comunità, rispetto) e professionali (innovazione, tecnologia, rete) emergono lavorando in questo progetto? Il progetto Silverzone è sicuramente una buona pratica di Age Management per mantenere più a lungo attivi i lavoratori over 65. I progetti in cui i Silver sono coinvolti hanno un importante impatto economico sull’impresa, in termini di investimento ma anche di guadagno. Ad ogni modo, qui la necessità di fare profitto, stando a quanto è emerso dai risultati delle interviste, è subordinata al più alto valore del rispetto dei bisogni umani che diventa garante di un posto di lavoro comfortable, dove si riesce a stringere relazioni piacevoli, collaborative e produttive.
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