Literatura académica sobre el tema "Giardini storici"

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Artículos de revistas sobre el tema "Giardini storici"

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Limido, Luisa. "Historical Gardens, Truth and Fiction: Critical Readings of Historical Models in the Landscapes of the 20th and 21st Centuries Giardini storici, verità e finzione: Letture critiche dei modelli storici nel paesaggio dei secoli XX e XXI". Journal of Landscape Architecture 17, n.º 1 (2 de enero de 2022): 92–94. http://dx.doi.org/10.1080/18626033.2022.2110437.

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Magnani, Galileo y Maurizio Marchetti. "Il giardino storico della villa di Corliano". a. L, n. 1. giugno 2010, n.º 1 (20 de octubre de 2010): 69–96. http://dx.doi.org/10.35948/0557-1359/2010.1523.

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D'Agostino, Alfonso. ""plurale di magnitudo"". Carte Romanze. Rivista di Filologia e Linguistica Romanze dalle Origini al Rinascimento 9, n.º 2 (30 de diciembre de 2021): 313–23. http://dx.doi.org/10.54103/2282-7447/16659.

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L’autore discute un particolare tipo di plurale, che definisce “di magnitudo”: si tratta di una forma che non indica una pluralità di designata, ma è collegata a un’idea di grandezza o d’importanza storica o sociale e ad altri parametri affini, in riferimento a un unico designatum. Propone tre esempî: le cucine, i giardini, le carceri.
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Fossati, F., R. Pedrazzini y M. A. Favali. "Il “Giardino Ducale” di Parma: Un Prezioso Patrimonio Storico -Ambientale". Giornale botanico italiano 128, n.º 1 (enero de 1994): 410. http://dx.doi.org/10.1080/11263509409437226.

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Mazzola, P., F. M. Raimondo y P. Pedone. "Contributo Alla Conoscenza del Verde Storico Siciliano. I Giardini di Torrearsa e Villaragut". Giornale botanico italiano 130, n.º 1 (enero de 1996): 296. http://dx.doi.org/10.1080/11263509609439552.

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Grigoletto, Lorena. "I giardini di pietra. “Figura totale” e cartografie dell’umano nella riflessione zambraniana." Bajo Palabra, n.º 25 (14 de junio de 2021): 165–86. http://dx.doi.org/10.15366/bp2020.25.008.

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Resumen
Questo articolo ha il proposito di riflettere sulla tensione tra il giardino e la città, considerati nel loro valore metaforico, come luoghi dell’umano costruire nel suo orizzonte storico-temporale. Luoghi, ovvero, originari e futuri, reali o immaginari, nei quali l’uomo stesso e la società possono ripensarsi. In questo senso, è possibile descrivere una specie di topografia filosofica interna alla riflessione zambraniana, capace di mettere in questione i limiti dell’umano ed il suo rapporto con la natura.
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Andreucci, Flora. "Recupero e Restauro del Giardino Storico di Villa Cesarini di Corinaldo". Giornale botanico italiano 128, n.º 1 (enero de 1994): 259. http://dx.doi.org/10.1080/11263509409437100.

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Anderson, Graham. "P. R. Tiberga: Commento storico al libro V dellľ Epistolario di Q. Aurelio Simmaco. Introduzione, commento storico, testo, traduzione, indici. (Biblioteca di studi antichi, 67.) Pp. 298. Pisa, Giardini Editori, 1992. Paper, L. 90,000." Classical Review 44, n.º 1 (abril de 1994): 214. http://dx.doi.org/10.1017/s0009840x00291464.

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Maria Samuelli, Anna. "Il diritto dei più vulnerabili e dei più deboli non è un diritto debole: povertà e difficoltà educative nel tempo della pandemia". MINORIGIUSTIZIA, n.º 4 (junio de 2021): 27–36. http://dx.doi.org/10.3280/mg2020-004003.

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Resumen
La pandemia ha reso visibile il tema della povertà educativa ereditato dal passato. Si parla di generazione Covid che vede il futuro come incognita. La mancanza di attenzione da parte della politica verso la scuola, la ricerca e la cultura non è nuova. Lo sviluppo economico teso alla conquista del benessere, ha subìto una accelerazione senza precedenti e ha determinato nel mondo globalizzato lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali con la conseguenza di catastrofi umanitarie. La violazione dei diritti umani solo formalmente conquistati ma di fatto negati hanno reso più fragili le nostre democrazie. Urge una mobilitazione civile, possibile se si ripensa il processo di formazione della persona. La sollecitazione alla resilienza e il ripristino del valore della relazione per ricreare la dimensione comunitaria, è compito degli educatori. La scuola è il luogo della cura, non il problema. Gariwo, Il Giardino dei Giusti dell'Umanità, propone un diverso approccio al lavoro storico nelle scuole, fondato sulla memoria del bene. I giusti che riconoscono il volto dell'altro, esemplificano il valore del coraggio, della libertà, dell'autonomia di pensiero e ripropongono il tema della responsabilità personale per affrontare le sfide del presente. Aprono al cambiamento e al futuro.
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Longo, Mario. "Il corso della storia come graduale "emancipazione" della ragione dal "grembo materno" della natura: L'alternativa kantiana a herder". Trans/Form/Ação 37, n.º 3 (diciembre de 2014): 143–58. http://dx.doi.org/10.1590/s0101-31732014000300012.

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Resumen
L'immagine del "grembo materno della natura" da cui la ragione umana si deve emancipare per guadagnare la libertà è usata da Kant in uno scritto polemico contro Herder, Mutmasslicher Anfang der Menschengeschichte (1786), che può essere considerato una risposta al libro decimo delle Ideen zur Philosophie der Geschichte der Menschheit, uscito nel 1785. Seguendo il racconto biblico, anche Kant pone la prima coppia umana in un "giardino", un luogo sicuro e ben fornito di alimenti; ma il vero inizio della storia è fatto consistere nella rottura di questo equilibrio ad opera della ragione che gradualmente si è sottratta alla tutela della natura, imparando un po' alla volta a dominarla. Kant dichiara di condividere l'ideale rousseauiano di una cultura che non neghi la natura dell'uomo ma la promuova in quella che dovrà diventare la sua condizione fondamentale di esistenza, che è la libertà. Pone tuttavia questo ideale come termine finale del processo storico, non come condizione da recuperare nella sua purezza iniziale, ritornando alle origini, come invece appariva nella visione della storia proposta da Herder, che avrebbe su questo punto frainteso il pensiero di Rousseau.
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Tesis sobre el tema "Giardini storici"

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Imperoli, Fausto. "Rilievo e documentazione di uno spazio tricliniare collocato a nord dei Giardini di Palazzo della Villa Adriana". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/17851/.

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Resumen
La tesi riguarda la documentazione e il rilievo digitale della zona Tricliniare, situata a nord dei giardini di palazzo Imperiale e adiacente alla Piazza d’Oro di Villa Adriana (Tivoli). L’obiettivo è documentare in forma digitale l’oggetto di studio con strumenti di rilievo evoluti, inquadrandolo nella zona circostante, per ricavarne successivamente planimetrie, piante e sezioni. Il lavoro è stato suddiviso in tre fasi: ricerca storica; ottimizzazione della metodologia di rilievo con laser scanner; estrazione e rielaborazione di elaborati tecnici 2D. L’attività di rilievo è stata suddivisa in tre fasi fondamentali: acquisizione dei dati (fase di campagna), elaborazione dei dati catturati e restituzione di elaborati bidimensionali (fase di post-produzione). Nella fase di post produzione sono state esportate tutte le scansioni ed eliminate le parti non necessarie alla documentazione. In seguito alla fase di elaborazione dei dati ed alla registrazione delle diverse scansioni necessarie per completare la zona di studio mediante i punti comuni, si è ottenuta una nuvola di punti densa globale descrittiva dell’intero complesso. Da questa sono state estratte le informazioni utili per produrre gli elaborati tecnici che descrivono l’area ottimizzati per la scala 1:100, per un totale di 4 disegni che rappresentano la planimetria del complesso con la vicina Piazza d’Oro. Una fase non trascurabile ha riguardato il confronto di questi elaborati con i rilievi eseguiti nel passato, che risulta originale in quanto la zona oggetto di tesi finora non era mai stata rilevata dettagliatamente.
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Dini, Alessandra y Claudia Casadio. "Forma della città e forme dell'abitare. Giardino botanico a Mirandola". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/6894/.

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Resumen
Il lavoro di tesi ha avuto come oggetto la progettazione di un giardino botanico per Mirandola nella zona del centro storico. Il terremoto è divenuto il pretesto per ridefinire il “limite” tra centro storico e circonvallazione, in passato segnato dalle antiche mura e per riprogettare alcuni luoghi della città avendo come riferimento il testo dell'Hypnerotomachia Poliphili, opera di Giovanni Pico della Mirandola, determinante nella nascita del giardino rinascimentale all'italiana. Il progetto a scala urbana, oltre che nella ridefinizione del limite, consiste nella riqualificazione di tre giardini posti lungo la circonvallazione. L'area di progetto per il giardino botanico è occupata da un edificio storico, prima del terremoto adibito a banca, che diventa elemento di partenza del progetto oltre che ingresso al giardino. Vengono progettate una serie di serre vetrate, per conservare diverse specie di piante, alternate a elementi di collegamento dedicati alla didattica. Nella parte del giardino all'aperto viene creato un percorso sensoriale volto sia alla conservazione che alla didattica e al tempo libero.
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Pierini, Anna <1995&gt. "I Giardini Segreti di Villa Borghese a Roma. Storia e gestione". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16954.

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Resumen
L’obiettivo che questo lavoro si propone è quello di presentare e far conoscere le vicende che hanno interessato i Giardini Segreti di Villa Borghese a Roma. Il lavoro effettuato si suddivide in due parti distinte ma correlate ai fini di una maggiore comprensione del caso. La prima sezione, che comprende i capitoli II, III e IV, si incentra sulla ricerca storico-artistica che indaga le origini e le trasformazioni dei Giardini Segreti dalla loro creazione, che risale al 1609, al restauro storico, di alcuni di essi, avvenuto nel 2016. Nel dettaglio la trattazione inizia con l’analisi di alcuni aspetti riguardanti lo sviluppo del parco della Villa e di coloro che l’hanno posseduta, utilizzata e trasformata, dal XVII secolo ad oggi. Prosegue successivamente con la ricerca sul collezionismo botanico della famiglia che tocca l’apice nella prima del Seicento con il capostipite Scipione Caffarelli Borghese ma che propone interessanti spunti di riflessione anche con altre personalità che hanno ereditato, oltre la proprietà, questa particolare passione. Si conclude infine questa prima parte con un’indagine storica relativa ai Giardini cosiddetti Segreti: dalla loro creazione, sempre agli albori del Seicento, sino all’acquisizione di essi da parte dello Stato nel 1903, il quale poi li diede in gestione al Comune di Roma.La seconda parte, che comprende i capitoli V e VI, è, invece, di ambito economico e consiste in un’analisi della gestione dei sopracitati Giardini e delle particolari modalità operative che hanno permesso il loro restauro tramite il finanziamento e la collaborazione della Onlus “Mecenati della Galleria Borghese”.
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Jurova, Klara <1994&gt. "Storia ed evoluzione del giardino di Villa de Brandis". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21513.

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Caporello, Marta <1995&gt. "Giardini Inglesi, la geografia del gusto in un secolo: Inghilterra 1630-1730". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16795.

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Resumen
Nel 1780 Horace Walpole scrisse: “We have discovered the point of perfection. We have given the true model of gardening to the world... original in it’s elegant semplicity” in questa frase l’autore mostra tutto l’orgoglio degli inglesi per aver creato un'arte dal sapore britannico che non copiava quello di altre nazioni. Infatti dalla metà del XVII secolo fino ai primi decenni del XVIII secolo lo stile dei giardini inglesi, ebbe una lenta evoluzione che portò alla nascita del Landscape Garden. Questo stile, tipicamente inglese, nacque dall’incontro di nuove idee maturate, nell’arco di un secolo, tra filosofi, poeti, artisti e scienziati, che portò alla progettazione di giardini il cui principale obiettivo era mettere al primo posto la “Natura” e di conseguenza liberarli dalle restrizioni imposte dal giardino formale del periodo Stuart e dalle forme architettoniche barocche. Questo studio ha esaminato la genesi del design dei giardini tra il 1630 e il 1730 in Gran Bretagna, in particolar modo le origini del Landscape Garden. Per capire come mai il gusto nel design dei giardini è mutato, nell’arco di cent’anni, mi sono soffermata ad analizzare alcuni argomenti: i cambiamenti politici, i comportamenti sociali, gli orientamenti culturali, i principali personaggi e la produzione artistica dell’epoca. Nell’analisi del cambiamento ho cercato inoltre di valutare quanto ha contribuito la conoscenza dell’architettura e dei più importanti giardini italiani.
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Bellentani, Andrea. "Il giardino dei campanelli: Progetto di rigenerazione urbana per il centro storico di Castelfranco Emilia". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/24060/.

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Il tema principale del seguente elaborato è un progetto di rigenerazione urbana di un isolato nel centro storico di Castelfranco Emilia, in collaborazione con l’amministrazione comunale della città. L’isolato in oggetto è situato all’estremo Ovest della via emilia, ai limiti del centro storico, e attualmente contiene: il Teatro Dadà, storico teatro cittadino, una serie di aggregati storici situati in Via della Vacca, un edificio residenziale a torre, e una serie di edifici in cemento armato estremamente difformi in materiali costruttivi e geometrie rispetto alle esistenze del centro storico. L’isolato in oggetto è in evidente stato di degrado e di abbandono, motivo per cui nasce la collaborazione con l’amministrazione comunale e il lavoro contenuto in questa Tesi. Il Progetto ha posto le sue basi sull’analisi storico-critica della città e nello specifico del centro storico di Castelfranco Emilia, con approfondimenti sullo sviluppo della conformazione urbana della città nei secoli. Successivamente, tramite un approfondimento sul caso studio di San Michele in Borgo dell’ Architetto Massimo Carmassi, il Progetto ha acquisito un linguaggio espressivo e concettuale. A seguito di questa fase di preparazione il progetto ha preso forma come “Giardino dei Campanelli”: un vero e proprio giardino, con padiglione e soppalco a servizio del Teatro e un edificio residenziale e commerciale a completamento della rigenerazione del luogo. Per concludere il lavoro la Tesi cerca un metodo applicativo alla realtà di ciò che è stato ideato in fase di progettazione, ipotizzando un percorso a fasi progettuali distinte per poter realizzare il progetto in diversi momenti, a seconda delle esigenze e delle possibilità dell’amministrazione e dei cittadini.
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Carraro, Martina <1967&gt. "I Belgi e la Biennale: premesse e protagonisti del primo padiglione nazionale ai giardini (1895-1914)". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2010. http://hdl.handle.net/10579/1030.

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La tesi prende in esame il contributo degli artisti belgi alla Biennale di Venezia. L'interesse nasceva da due questioni di fondo: capire le ragioni che hanno fatto del Belgio la prima nazione a costruire un padiglione nei giardini dell'esposizione (1907) e valutare il ruolo che quel padiglione poteva aver avuto nell'istituzione del nuovo sistema espositivo policentrico. In relazione al primo quesito la ricerca ha evidenziato due dati fondamentali: - l'apporto dell'arte belga e di alcuni suoi protagonisti aveva già segnato profondamente l'ambiente lagunare a partire dal 1895, cioè dalla prima edizione dell'esposizione; - l'invenzione del padiglione nasce dalla volontà di mettere in pratica il principio della sintesi delle arti che costituisce il principale terreno d'intesa tra Belgi e Biennale, in quanto obiettivo perseguito da entrambi almeno fino al 1914. Quanto alla seconda ipotesi, va invece riconosciuto che la storia del padiglione belga non costituisce una chiave d'accesso utile a comprendere il nuovo corso della Biennale. Nella sua specificità, questo primo edificio rappresenta un episodio del tutto particolare: l'esatto opposto di un modello ripetibile.
This doctoral dissertation is about the contribution of Belgian artists to the Venice Biennale from its foundation to 1914. Two main questions were at the basis of the research: which the reasons have been why Belgium was the first country to build a national pavilion at the Giardini and what role the Pavilion had in the creating of the new polycentric exhibition system. As to the first point, the research has highlighted two fundamental issues: - Belgian art and some of its protagonists had deeply influenced the Venetian context since 1895, year of the first Biennale. - The invention of the pavilion is grounded on the will to put into practice the principle of the Synthesis of Arts. Both the Belgians and the Biennale were mostly concerned with it and eager to pursue it at least up to 1914. About the second assumption, it must be acknowledged that the making of Belgium Pavilion cannot be seen as a useful tool to understand Biennale's new deal. In its specifity, this first building represents a singular event, not at all an example to refer to.
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Zanini, Alessandra Owen <1993&gt. "L'estetica del giardino cinese nella poesia e nella pittura di paesaggio". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12614.

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Attraverso un'analisi dei componimenti appartenenti al genere della poesia paesaggistica e dei dipinti di paesaggio circoscritti al periodo storico compreso dalle dinastie Wei-Jin (220-420) fino alla dinastia Song (960-1279), la tesi studierà l'origine e il significato degli elementi paesaggistici e architettonici contenuti nel giardino cinese.
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Antonini, Daniela y Francesca Baldazzi. "Forma della città e forme dell'abitare. Centro culturale a Mirandola". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/6890/.

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Il progetto si sviluppa in primo luogo a scala urbana nel centro storico di Mirandola, insistendo sul tema del limite andato perduto con la demolizione della cinta muraria. Il disegno del centro nasce dalla suggestione che identifica in Giovanni Pico della Mirandola l’autore dell’”Hypnerotomachia Poliphili”. Il nucleo storico della città diventa il luogo del percorso onirico di Polifilo alla ricerca dell’amata, che collega aree verdi trasformate in giardini all’area del castello. L’approfondimento a scala progettuale coinvolge l’area dell’antica cittadella del castello. Il tema principale è quindi il costruire nel costruito, il confronto con le preesistenze e le tante trasformazioni che il luogo ha subito. Il progetto si basa sul disegno degli spazi pubblici e sul tema culturale che l’area stessa offre, data la presenza del museo civico e del teatro. Il nuovo edificio è un centro culturale nel quale si accolgono ulteriori esposizioni museali e spazi dedicate a sedi di associazioni culturali cittadine.
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Proia, Federica. "Porta Adriana in Ravenna e le sue adiacenze storiche: valorizzazione e restauro di un'eredità da preservare". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Resumen
L’area oggetto di studio e’ collocata all’interno del comune di Ravenna, piu’ precisamente sul tratto settentrionale del perimetro dell’antica cinta muraria, e comprende una porta urbica, denominata porta adriana, con i due torrioni prospicienti ed un tratto di mura storiche con l’adiacente giardino pubblico. La tesi inizia con una fase conoscitiva costituita da una ricerca storico-documentale sui principali eventi che hanno interessato la città di ravenna. il periodo storico analizzato prende avvio dall’origine della citta’ romagnola e si protrae fino ai giorni d’oggi. L’indagine si sofferma principalmente sulla cinta muraria e sui corsi d’acqua limitrofi al fine di ottenere maggiori informazioni circa l’area oggetto del progetto. Il progetto di restauro prende avvio dalla valutazione della costituzione materiale, per poi analizzare lo stato di conservazione dei manufatti che saranno caratterizzati da aspetti conservativi, di riutilizzo e di riqualificazione. Gli interventi sono mirati a salvaguardare, restaurandole, le strutture esistenti ripristinando le parti che presentano degrado ed eliminando le cause di alcuni fenomeni dannosi. Al fine di individuare potenziali nuove destinazioni d’uso per i vari volumi, e’ stato analizzato il rapporto delle varie strutture con il territorio limitrofo, evidenziandone sistemi di connessione stradale, peculiarita’ e necessita’. In conseguenza di quanto riscontrato nella fase conoscitiva, sono stati delineati gli obiettivi e le linee di progetto che hanno portato alla definizione di alcuni interventi caratterizzati da una forte reversibilità e tesi al recupero di spazi abbandonati. Con l’introduzione di nuove destinazioni d’uso compatibili con le preesistenze sotto il profilo tipologico e storico-artistico, si ha lo scopo di arrestare lo stato di degrado incombente per mezzo di valorizzazione e manutenzione ordinaria. Il progetto garantisce la totale accessibilità agli spazi di uso pubblico per ogni tipo di fruitore.
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Libros sobre el tema "Giardini storici"

1

Margiotta, Maria Luisa. Giardini storici napoletani. [Naples]: Electa Napoli, 2000.

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2

Judith, Wade y Grandi giardini italiani (Organization), eds. Guida ai giardini storici. Milano: Mondadori, 2008.

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3

Margiotta, Maria Luisa. Giardini storici di Napoli. Napoli: Electa Napoli, 2000.

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4

Guaita, Ovidio. Ville e giardini storici in Italia. Milano: Electa, 1995.

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5

Pozzana, Maria Chiara. Giardini storici: Principi e tecniche della conservazione. Firenze: Alinea, 1996.

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6

Cristina, Bonagura Maria, Comitato nazionale per lo studio e la conservazione dei giardini storici (Italy) y Certosa di S. Lorenzo (Padula, Italy), eds. Parchi e giardini storici: Conoscenza, tutela e valorizzazione. Roma: Leonardo-De Luca, 1991.

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7

Franco, Panzini, ed. Giardini storici: Teoria e tecniche di conservazione e restauro. Roma: Officina, 1985.

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8

Pozzana, Maria Chiara. Materia e cultura dei giardini storici: Conservazione, restauro, manutenzione. Firenze: Alinea, 1989.

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9

Adriano, Amendola, ed. Giardini storici: Artificiose nature a Roma e nel Lazio. Roma: Gangemi, 2009.

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10

Caucci, Adele G. Il paesaggio dei giardini storici: Firenze e il suo territorio. Firenze: Medicea, 1994.

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Capítulos de libros sobre el tema "Giardini storici"

1

Lia Maria Papa. "Alberi monumentali e giardini storici: un processo virtuoso di disseminazione e fruizione". En DIALOGHI / DIALOGUES • visioni e visualità / visions and visuality. FrancoAngeli srl, 2022. http://dx.doi.org/10.3280/oa-832-c113.

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2

Ciaravolo, Massimo. "8 • I segni della città rimandano altrove. Inferno di Strindberg: 1897-1898". En Libertà, gabbie, vie d’uscita Letteratura scandinava della modernità e della città: 1866-1898. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2022. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-600-8/008.

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8.1 Più romanzi in uno. – 8.2 Atemporalità o storicità? – 8.3 Grande disordine e coerenza infinita. – 8.4 Verso quale fede? – 8.5 Labirinto e mappa. – 8.6 Interni ed esterni. – 8.7 Posizionamento sulla Rive gauche. – 8.8 Città dei morti e città giardino. – 8.9 Chiaroveggenza naturalistica. – 8.10 Ritorno al caffè di Parigi.
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3

Pepa, Paola Natalia. "L’Argentina alla Biennale d’Arte di Venezia". En Storie della Biennale di Venezia. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2019. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-366-3/019.

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Resumen
The presence of Argentinian art at Venice Biennale was hosted for the first time in 1901, and then in 1903 and 1922. Argentina, not owning a building at the Giardini venue, showed its artists in the Central Pavilion, in collective or solo exhibitions, since when in 1972 the Argentinian artists took part at the newly founded Latin American Pavilion. In 2011 an arrangement was set to give it a space – finally the Argentina Pavilion – in the Sale d’Armi at the Arsenale. Other important presences were for instance, Lucio Fontana, Nicolás Garcia Uriburu, Oscar Bony and León Ferrari, who was awarded as Best Artist in Biennale during 2007. In conclusion, a comparison is carried out between some significant examples in the lagoon event, up to the most recent participants of last years.
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4

Chia, Samantha. "Il Padiglione coreano a Venezia: una questione identitaria". En Storie della Biennale di Venezia. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2019. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-366-3/024.

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Resumen
The Korean Pavilion was held at Venice Biennale’s Centenary, in 1995. This essay reconstructs historical events that led to the creation of a National pavilion for the whole Korean peninsula, which eventually found its place in the traditional site of the Biennale: the ‘Giardini’ area. The analysis of its exhibitions and the story of the pavilion mesh and intertwine. During these twenty-four years, between 1995 and 2019, the Korean contemporary art changed and today it is so different from the typical Orientalist idea of Korean traditional art. Identity issue is leitmotiv of those art shows and of a generation of artists born after the Korean war, traumatised by political fast changes, in a different economical and social scene. The Korean Pavilion at the Venice Biennale is a proof of this artistic and social journey.
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